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Pascoli, Giovanni - La Grande Proletaria si è mossa 12/11/23, 12:37

Pascoli, Giovanni - La Grande Proletaria si è


mossa
Appunto di Italiano sull'opera, "La Grande Proletaria si è mossa" di
Giovanni Pascoli, con riassunto ed analisi del discorso scritto nel
1911. …continua

di yya 7' di lettura


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La Grande Proletaria si è mossa


Giovanni Pascoli

Questo è un discorso pronunciato e scritto il 29 novembre 1911 in onore dei morti e dei
feriti in Libia durante la guerra italo-turca. La grande proletaria è l’Italia che è vista
come
Cerca una grande
appunti, Nazione
riassunti con molti Mgli e gravi problemi economici. Questi Mgli per lo
o versioni
più devono svolgere lavori umili, faticosi e sono costretti a emigrare, ma anche fuori
dall’Italia sono costretti a "Fare tutto ciò che è più diRcile e faticoso, più umile e perciò
più diRcile ancora".

Pascoli poi paragona gli italiani ai negri, i quali venivano emarginati: "erano diventati

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come dei negri". L’Italia non merita questo destino per i suoi Mgli, poiché secondo il
poeta è una grande Nazione e ha al mondo pensatori, geni, esploratori: "ha dato
potenti conquistatori, i più sapienti, i più profondi pensatori, i più ispirati poeti".

Per cercare di superare il problema dell’emigrazione, Pascoli accetta anche la guerra e


la vede come lo strumento per :
le barriere tra regioni;
Le barriere fra classi sociali perché, secondo l’ideale di Pascoli, l’esercito è formato da
italiani poveri e ricchi, del nord e del sud, i quali combattendo per la stessa patria non
hanno più una diYerenza di origine. Questo discorso sottolinea la necessità di abolire la
lotta fra le classi sociali; per Pascoli dovrebbe esistere una società senza conMni sociali
in cui dovrebbero permanere le classi sociali e in cui ciascuno dovrebbe essere
contento di quello che possiede senza contrapporsi al ceto superiore.

Il poeta rinnega il concetto marxista di classe, poiché non possono essere deMnite classi
quei ceti in cui si può entrare e si può uscire liberamente. In questo modo però il poeta
entra in contraddizione perché:
da una parte esalta una società in cui ognuno può passare con facilità da una classe
all’altra;
D'altra parte auspica a una società in cui ognuno realizza se stesso ed è felice della
posizione che occupa.

Proseguendo nel discorso, egli continua ad aYrontare il tema dell’emigrazione,


sottolineando il fatto che gli italiani all’estero si vergognano di essere italiani ("era una
vergogna e un rischio farsi sentire a dire sì come Dante").
Infatti all’estero pur di essere accettati gli italiani cambiano le loro tradizioni.

Pascoli aYerma che sia auspicabile la guerra in Libia, perché per lui la Libia è la
prosecuzione dell’Italia, quindi la sua conquista è vista dal poeta in modo positivo,
perché in questo modo gli italiani potevano recarvisi, trovare lavoro e non dover più
emigrare. Quindi la conquista della Libia è vista come un mezzo per combattere la
piaga dell’emigrazione.
Del resto l’opera che farebbero gli italiani conquistando la Libia è un’opera meritoria,
perché la Libia è formata da deserti a causa dell’inerzia dei popoli nomadi e neghittosi.

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Inoltre, secondo il poeta, gli italiani andando là compirebbero una missione umanitaria
e civilizzatrice: infatti, potrebbero coltivare o boniMcare i deserti. Gli italiani potrebbero
essere accettati benevolmente, perché potranno costruire ediMci, case, porti per i libici.
In questo modo la guerra il Libia viene vista come:
- un’opera civilizzatrice;
- Un elemento di aYratellamento per gli italiani: l’esercito elimina la divisione sociale.

Questi sono gli anni in cui in Italia trionfa il nazionalismo, i cui esponenti erano
preoccupati per il fenomeno dell’emigrazione soprattutto perché:
gli italiani emigravano nelle regioni più avanzate e prospere che erano soprattutto
Stati Uniti e Francia;
Vedevano la dispersione delle energie degli italiani verso le terre straniere;
e consideravano questo fenomeno come un attentato all’integrità del popolo italiano e
un’umiliazione dell’Italia
Pascoli aderì a questa idea nazionalista anche perché così come il tema del nido veniva
applicato alla singola famiglia, rappresentando il luogo protettivo e chiuso, lo stesso
concetto veniva applicato dal poeta alla patria: il nido coincideva con la patria, in cui il
popolo italiano manteneva le proprie tradizioni, era al sicuro e protetto dalle Nazioni
più forti e violente. Questo fenomeno dell’emigrazione appariva ai suoi occhi come un
fenomeno traumatico, perché gli italiani uscivano dal nido (la patria).

Ciò che Pascoli ha sempre predicato è l’ideale di una società:


in pace con sé stessa;
Senza barriere di classi sociali;
In cui ognuno possa realizzare se stesso.
Egli aveva sempre avuto orrore per la violenza e voleva un’Italia unita e in pace
(socialismo umanitario). Il poeta trovava delle giustiMcazioni per conciliare l’idea di
un’Italia in pace, unita, aYratellata con l’idea della guerra:

1. sosteneva che le colonie erano il prolungamento della loro patria, conquistare la


colonia libica signiMcava quindi restare in patria e non andare all’estero;

2. La guerra consentiva di acquisire delle proprietà, dei terreni da suddividere in modo


da creare delle piccole proprietà terriere che avrebbero permesso agli italiani di vivere

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dignitosamente. Nell’ideologia di Pascoli, la piccola proprietà terrieraeraè la base della


dignità di un uomo;

3. L’impresa bellica avrebbe potuto riscattare l’onore nazionale che era stato distrutto
dalla piaga dell’emigrazione;

4. La guerra diventava un’azione civilizzatrice dell’Italia: le popolazioni arabe avevano


distrutto la Libia non coltivandola, gli italiani avrebbero invece potuto ricostruire
l’economia libica (nazionalismo che si trasformò in razzismo: gli arabi erano considerati
incivili e inferiori);

5. Questa guerra non era oYensiva, ma difensiva, perché l’Italia difendeva i suoi
abitanti, i quali avevano il diritto ad alimentarsi e vestirsi con il prodotto della proprio
terra;

Il poeta aYermava che la guerra fosse un’occasione per l’Italia di dimostrare di essere
una vera Nazione che difendeva i diritti dei propri Mgli.

In questo testo sono presenti le varie contraddizioni pascoliane, poiché un uomo così
mite e incline alla pace, ai valori della famiglia, della semplicità e della bontà inizia a
volere e a decantare la guerra.

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