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LE DOTTRINE POLITICHE DEL RISORGIMENTO, DIBATTITO SULL’UNITÀ

Lo studio del risorgimento non è stato liberare perché per tu o l’800 e sino ai primi del 900 ciò che è stato
scri o a riguardo è stato celebra vo ed epico (“l’epopea risorgimentale”). È a par re dal 1930 che l’idea
della rinascita viene abbandonata e che l’a vità degli storici si è volta a ripulire la storia da tali elemen
celebra vi.

Il 17 marzo 1861 venne proclamato il Regno d’Italia (sappiamo che lo fu già il 14 presso il palazzo dei
Savoia, ma la data che viene ricordata è quella della proclamazione in parlamento) con capitale Torino. Sulla
carta si aveva un’unità completata, ma in realtà si tra a solo dell’inizio della storia unitaria del nostro paese.

L’embrione di servizi segre italiani nasce in questo periodo in Piemonte, infa è Camillo Renzo, conte di
Cavour, a decidere di is tuire un u cio con sede a Parigi per controllare e seguire le scelte di Napoleone
III, che prenderà potere in Francia dopo che Filippo d’Orlens venne cacciato. Questa carica venne a data
a Costan no Nigra.

Ci chiediamo dunque se l’unità è il fru o della volontà del popolo? Se c’è stata una richiesta da parte del
popolo a nché si me esse in moto tale processo di uni cazione?
Il processo dell’unità fu abbastanza di cile, con molto spargimen di sangue. Dal punto di vista linguis co
sappiamo che non esisteva un’unica lingua per tu a l’Italia, ma vi erano solo diale . È di cile quindi
credere che la richiesta di unità provenisse dal popolo. Mol furono, invece, gli intelle uali che già da
tempo, ovvero a par re dalla rma del tra ato di Campoformio da parte di Napoleone, dove si era veri cata
una delusione da parte dell’ex-repubblica di Venezia che era stata ceduta all’Austria, iniziarono a proge are
e ri e ere riguardo l’unità del nostro paese. Tra i patrio italiani si aprì dunque un diba to in merito ai
problemi emersi nei preceden anni di a vità insurrezionale e cospira va (il problema delle società segrete
era quello di non riuscire a creare una cospicua partecipazione popolare nell’organizzazione e realizzazione
dei mo insurrezionali, erano quindi un fenomeno d’élite des nato al fallimento).

Vincenzo Giober , prete e cappellano di casa Savoia, è il teorico del neoguel smo (il termine fa riferimento
le due fazioni che si erano scontrate al tempo dei comuni e delle signorie in molte ci à italiane; guel erano
i seguaci del Papa, ghibellini quelli dell’imperatore).
Nella sua opera “Del primato morale e civile degli italiani” pubblicata tra il 1843 e il 1844, Giober propone
che si cos tuisca una federazione di sta , gli sta regionali italiani, che e e vamente già esistevano, ma
ques per Giober dovevano essere governa dal ponte ce. Quest’organizzazione federale di sta so o il
ponte ce riecheggia i temi medievali e rimanda anche al tenta vo fa o dai romani di federare alcune
province per ridare la spinta all’impero che era già in crisi (il tenta vo non andò a buon ne). Lo storico
Omodeo me e in evidenza il punto di forza del pensiero di Giober , dicendo che questo funzionò da mito
opera vo, ovvero diede la spinta verso il percorso unitario. Egli inserisce la chiesa come capo di questa
uni cazione perché l’Italia è a maggioranza ca olica, quindi un percorso unitario so o la chiesa poteva
essere possibile.

La teoria del CATTOLICESIMO LIBERALE è an -papalista e nasce in Francia con Hugues-Félicité Robert de
Lamennais, che pubblicò un’opera a riguardo nel 1829. Parte dall’idea di gius zia (anche sociale) pica del
Cris anesimo (uguaglianza tra i fratelli) e in più prevede una modernizzazione dello stato, con modello di
governo una monarchia cos tuzionale. Ques temi li ritroveremo in Italia in Don Sturzo, il padre fondatore
del Par to polare italiano (che dopo la II guerra mondiale diventa Democrazia Cris ana).

L’idea del ca olicesimo liberale la vediamo anche in gure come scri ori e poe , per esempio Alessandro
Manzoni, che si pose il problema dell’unità linguis ca in Italia. In Italia non esisteva un’unica lingua parlata,
Manzoni è colui che ebbe il merito di avvicinare la lingua scri a a quella parlata, egli nel suo romanzo “I
Promessi Sposi” u lizza il oren no parlato dalle persone colte, eliminando tu e le espressioni diale ali. Il
romanzo andò a cos tuire un modello per la lingua comune.

Carlo Ca aneo è un intelle uale dedito loso a poli ca, colui che organizzerà e guiderà le 5 giornate di
Milano nel marzo 1848, ovvero un’insurrezione armata che portò alla temporanea liberazione della ci à dal

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dominio austriaco. L’obie vo di Ca aneo era l’uni cazione dell’Italia, che era a prevalenza rurale, con una
modernizzazione e industrializzazione del se ore primario e un ordinamento poli co repubblicano. Per lui
infa alla base del progresso civile e del rinnovamento poli co ci doveva essere il progresso industriale,
scien co ed economico.

Giuseppe Ferrari era un intelle uale patriota spinto su posizioni radicali, ovvero per il tempo era moderno
(modernità = irrompere nella contemporaneità per portare elemen di ri essione innova vi). Egli voleva
un’unità italiana basata su una repubblica federale. Il federalismo di Ferrari lo possiamo assimilare al
sistema federale degli USA o della Germania (fermo restando che le stesse cause non producono gli stessi
e e , due even storici sono sempre diversi). La Germania era divisa in Landers, ovvero territori con una
certa autonomia che si riferiscono ad un sistema centrale. Il federalismo di Ferrari è veramente avan , nulla
ha a che vedere con gli sta regionali medievali e principeschi di Giober , tu avia quest’ul mo ebbe un
maggior successo (aveva infa una maggiore compa bilità con la mentalità del tempo). Questo proprio
perché le idee di Ca aneo sono veramente troppo moderne: le idee corrono a raverso gli uomini che sono
più avan , ma prima che si modi chi la mentalità altrui, ovvero prima che diven no patrimonio
dell’immaginario colle vo ci vuole molto tempo, perché la mentalità rispe o alle idee è più lenta.
Accanto a Ferrari poniamo Carlo Disacane che aderisce al federalismo perché crede che il nostro paese per
la sue stru ure geologica, geogra ca e produ va eterogenee è necessariamente da dividere in aree
geogra che minori. In merito a ciò Ferrari pensa che bisogna u lizzare il sistema del decentramento poli co
dando alle diverse regioni spazio decisionale in modo da sfru are al meglio le loro risorse naturali (non
viene apprezzata come idea perché questo è il periodo del nazionalismo e dello spirito di iden tà —>
l’autonomia delle regioni va in direzione opposta). Per esempio in Sicilia c’erano delle miniere di zolfo, il
commercio di quest’ul mo avveniva con l’Inghilterra, che proteggerà infa la marcia dei 1000 per
quest’interesse economico.

Con Giuseppe Mazzini vediamo lo spirito nazionalista roman co, egli dunque parte dall’idea che ci sia un
popolo reale italiano con uno spirito unitario in nome del quale unirsi per l’unità d’Italia. Inizialmente è
a liato della società segreta della Carboneria, ma se ne allontana perché non è d’accordo con il sistema
piramidale basato sulla non comunicazione dire a. Egli constatò che fu proprio la segretezza ad ostacolare il
raggiungimento della persuasione delle masse, il diba to e la circolazione delle idee, oltre che a rendere
di coltoso il coordinamento opera vo. Mazzini trasse dal roman cismo il principio iden tario dei popoli e
il conce o di nazione, agli vede dunque il popolo nella sua interezza, un popolo che parte dal basso, dai ce
rurali e non solo piccole componen del popolo come la borghesia e la nobiltà. In linea con il conta o di
nazione per Mazzini il popolo deva essere unito e libero tanto dal dominio straniero quanto dal dominio di
un sovrano (contadini —> liberi dalla dipendenza economica dai grandi proprietari terrieri). Conclude la sua
cri ca alle società segrete dicendo che queste sono di derivazione tardo illuminista e dunque partono del
presupposto che solo un gruppo di intelle uali sia in grado di operare per il popolo. Egli pensa che questo
sistema non con ene uno spirito nazionalista, perché non comprende il popolo ed è proprio nel popolo che
consiste lo stato.
Con ques ideali Mazzini proge ò la propria organizzazione, “La Giovine Italia”, in ne a opposizione
rispe o alle società segrete, era “pubblica” e cos tuita da uomini con ideali e scopi comuni che si
confrontano fra loro. Mazzini venne esiliato e dopo alcuni primi insuccessi della Giovine Italia registra tra il
1833 e il 1834 fondò una nuova organizzazione, “l'unione degli operai italiani”. Questo però non impedì
un’ulteriore scon a nel 1844, quando i fratelli A lio ed Emilio Bandiera, u ciali della marina asburgica,
organizzarono una spedizione contro i Borbone, sbarcando in Calabria con pochi compagni. Vennero tradi
da un compagno e immediatamente arresta , processa e fucila . Agli occhi dell'opinione pubblica le
responsabilità ricaddero su Mazzini, nonostante i due fratelli avessero agito di loro inizia va. Mazzini venne
accusato di mandare allo sbaraglio giovani idealis senza valutare l'e e va possibilità di successo delle
insurrezioni.
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