La riflessività in educazione si dice in molti modi, di conseguenza l'espressione situare la pratica riflessiva può portare a pensare a professionisti impegnati in una inntrospezione solitaria a quella di dialogo con altri. Si può pensare ad un approccio di pensiero alla pratica o un'attività autoindulgente di osservzione. John Smith si è espresso notando come "riflessione" sia un termine ombrello che indica un qualcosa di buono e desiderabile. Ognuno ha la propria interpretazione sul termine e di fatto apre un ventagio semantico ampio. Questa polisemicità non ha una valenza negativa ma sintomo di un appello alla riflessività nelle pratiche professionali e in special modo nell'educazione. Ha rappresentato una risposta alle esigenze della modernità. Certo è che la sua plurivocità corra il rischio di indurre in un "aequivocatio" ovvero l'utilizzo dello stesso termine per enti diversi. Si apre a opzioni teoriche differenti che possono anche condividere degli aspetti ma aprono ad otizzonti epistemici diversi. Il modello Dewey-Shon è la risposta più avanzata alla crisi della razionalità moderna dove la crisi delle professioni e nelle professioni è un campo critico. Il modello Dewey-Shon è basatp sulla "logica del giudizio di pratica". Toulmin, fiosofo della scienza, invita ad abbandonare il Mito della Stabilità del XVII secolo che veda la Razionalità a sostituzione della Ragionevolezza. Nel XVII secolo, per Toulmin, la ragione perse il suo equilibrio e si priviligiò la Razionalità che vede in Cartesio la sua incarnazione. La Ragionevolezza d'altra parte si iscrive in un paradigma saggistico di Montaigne. Il contrasto avviene fra la solidità di argomentazioni sostanziali che hanno capaacità di veicolare convinzione (ragionevolezza) e la validità di argomenti formali le cui conclusioni sono determinate per deduzione da punti di partenza (razionalità). Per usare le riflessioni di Tom Nagel possiamo dire che la Ragionevolezza si riferisce all'esperienza nei termini di "dove e quando", "qui e ora" o un "là e allora". La Razionalità invece pretende un sapere valido "sempre e dappertutto" e di fatto "in nessun luogo in particolare". L'opzione Cartesiana offre ad un'Europa in crisi un' ancora di salvataggio per questo si parla di Mito della Stabilità. Ciò avvenne sacrificando la "saggezza pratica", la phronesis aristotelica, una modalità di pratica attenta alla specificità dei contesti di azione. Questi "casi particolari" vennero iscritti come "casi" di leggi universali che la teoria elabora e valida prescindendo dalle situazioni particolari. La ragionevolezza prevedeva un pensatore pratico di stampo aristotelico che viene sostitutuito dalla figura dell'esperto. L'esperto è il possessore di un sapere teorico solido, "scientificamente assicurato", che fornisce soluzioni oiù corrette ai problemi della pratica. La pratica diviene subordinata alla teoria e l'azione per operare nela pratica viene dedotta dal sapere teorico. L'azione subordinata alla deduzione esige un grado di deducibilità che mutava a seconda dei diversi domini della pratica. Questo ha portato a creare una gerarchia fra le aree della pratica nella misura della loro scientificità e ha portato le stesse alla corsa al riconosicmento di potere essere trattate scientificamente. Toulmin da degli esempi: come l'economia quanto le arti cliniche come la medicina non erano intese come discipline scientifiche prima della corsa alla Razionalità. Esse non potevano prescindere gli asoetti circostanziali ed individuali poichè non si prestano a una formalizzazione, misurabilità o matematizzazione: erano ingestibili in senso razionalstico. Toulmin chiude indicando come la figura del professionista riflessivo sia frutto del fallimento della deriva epistemica razionalista. Il rapporta fra teoria e pratica converge con il modello di indagine di Dewey. "Oltre il feticismo dell'evidence based" Robert Slavin fara notare che a fronte della rivoluzione scientifica l'ambito dell'educazione avesse il potenziale di trasformare le poliche la pratica e la ricerca. La rivoluzione scientifica trasformerà diversi ambiti ma all'inizio del XX secolo sembra aver dimenticato il campo dell'educazione. Per Slavin ciò che èe mancato in campo pedagogico è stata la sperimentazione in senso stretto che impiega esperimenti alla ricerca di nessi causali stretti. "Se attuiamo il programma X invece del programma Y quali sono gli esiti probabili?" L'intezione per Slavine altri autori era lo sviluppo di programmi che potessero funzionare "dappertutto" assumendo quell'ottica razionalistica denunciata da Toulmin. Slavin non ho inteso la scientificità come metodo ma come corpus di teorie da applicare. Per Dewey è errato pensare di poter dedurre regole per la pratica dalle leggi della scienza per porle "in nessun luogo in particolare" Per Dewey ciò non esclude la necessità di una "scienza dell'educazione" ma si contesta la visione di scienza come ricerca della certezza (mito della stabilità) Questo è il germe dell'evidence based education EBE nei quali dai suoi assunti generali si denota la versione contemporanea del Mito della Stabilità: 1) la ricerca pedagogica e l'deazione di programmi devono seguire il modello di altre discipline sviluppando paradigmi. 2) ci si dovrebbe ispirare alla meidcina, ad esempio, la ricerca pedagogico e la pratica dovrebbero essere simili al rapporto tra ricerca medica e pratica medica. La ricerca pedagogica dovrebbe vere più impatto sulla pratica degli insegnanti. Nell'ottica delle scienze del "what works", il campo dell'educazione fonzionera in questo modo scientificamente. Per Dewey l'educazione è un'arte più che una scienza. Dewwy parla della distinzione dai due ambiti ma non vede l'opposizione. Questo permette di accedere alla situazionalità della pratica. Il carattere di arte non esclude la scienza, ma esclude che teorie scientifiche astratte posssano essere applicate alla pratica. La medicina intesa come paradigma tra ricerca e professione e teoria e azione porta a dover dire di nuovo citando toulmin che: 1) è doveroso distinguere le affermazioni generali Ragionevoli e le leggi universali Razionaliste. 2) usare un approccio "clinico" non significa abbandonare la spernza di stabilire verità generali. Per Gert Biesta il paradigma medico evidenziato per l'EBE risiede altrove: Nel nesso causa-effetto fra intervento-esito valutando l'efficacia. L'efficacia è un valore strumentale che si riferisce alla qualità dei processi ma non dice nulla su cosa si sipponga che l'intervento produca. Non ci si interroga sui valori e i fini in campo e si presume la certezza di determniati effetti garantiti da conoscenz univerali non generali. Per Biesta questo comporta che la pratica EBE come trattamento o intervento, strumento causale per produrre esiti universali, non è adeguata. Bisognerebbe riconoscere la natura non casuale dell'interazione educativa. L'educazione è una pratica morale più che tecnica o tecnologica. "Razionalità riflessiva e giudizio di pratica" Shon ci da modo di comprendere attreverso auna metaforo topografica come secondo lui si dividono gli ambiti della conoscenza intrpresi. E' present un terreno stabile ad un livello superiore rispetto ad una palude. Sul terreno stabile si collocano i problemi facilmente risolti e risolvibili attraverso l'applicazione di teorie e tecniche basate sulla ricerca (razionalità). Nell palude vi sono i problemi irrisolti e indetermninati che non si prestano a teorie e leggi formali e non si puo risolverli tramite un sapere tecnico. Per Shon sul terreno stabile si trovano le questioni di meno interesse umano e poco importanti per gli individui e la società, viceversa nella palude si trovano quelli con maggiore interesse. Il professionista allora deve scegliere se rimanere sul terreno stabile o affrontare la palude. I problemi della palude sono quelli abbandonati dal Mirto della Stabilità. Shon prende le parti della palude poiche la conquista della stabilità si ha a prezzo della superficialità. Si cimenterà a disegnare un profilo di razionalità (riflessiva) che permetta uan gestione intelligente della palude. Con la razionalità riflessiva si oppone alla razionalità tecnica. Nella visione Shoniana la "razionalità tecnica" è la visione della conoscenza professionale secondo cui l'attività professionale consiste nella soluzione strumentale di problemi con l'applicazione di teorie e tecniche a base scientifica (l'esperto di Toulmin). Si prevede allora che la professione sia sistemica possedendo quattro qualità: specializzazione, solidamente definita, scientificità e standard. Ciò si presta anche alla visione gerarchica delle conoscenze di matrice "razionale-tecnica", dove i principi generali sono più in alto e la soluzione di problemi più in basso. Il modello epistemico-piramidale vede al vertice le "hard sciences" pure, teoretiche che rappresentano la garanzia. Da esse derivano le "scienze applicate" che producono tecniche diagnostiche e solutorie di problemi per la prestazione di servizi. Le scienze applicate si fondano da quelle di base e più le conoscenze sono di base e generali più è alto lo status di chi le produce. La Razionalità Tecnica si costruisce su un presupposto fondamentale: i problemi della pratica si iscrivono come esemplificazioni di una teoria formalizzata, per questo sono suscettibili di soluzioni certe purchè in possesso di adeguata teoria. La Razionalità Tecnica è incapace di riconoscere che le situazioni della pratica hanno altre caratteristiche: i problemi della pratica non si presentano ai professionsiti come come strutture ben formulate bensì come sturtture indeterminate e caotiche. Razionalità Riflessiva è per Shon il modo "intelligente" di affrontare queste situazioni. Il riconosciemnto della dei limiti della Razionalità Tecnica si traduce in una rivisitazione di che cosa si debba intendere per scienza. Shon riprende Dewey: la modernità che ha idolatrato la scienza come dispensatrice di certezza è una modernità che non fatto i conti con la rivoluzione scientifica. E' una modernità che svaluta il circuito prassi-teoria-prassi e si consegna ad un atteggiamento "spettatoriale" al perdeguimento di conoscenze teoriche garantite in assoluto. Per Dewey la postura scientifica adeguata è costituita dall'andamento sperimentale esplorativo, da un meotdo di indagine che non pretende di attingere conoscenze evidenti ma di operare in modo "intelligente". Il giudizio di pratica è una proposizione che si riferisce a cose da fare in una situazione che esige che si agisca. Implica l'esistenza di una situazzione incompleta. In quanto là richiede quel qualcos'altro. Tre sono gli aspetti da notare: 1) il concetto di "situazione", distinto da cio che è definito come "oggetto" - per "situazione" si intende all'esistenza complessa tenuta insieme da una singola qualità. - per "oggetto" si intende un qualche elemento della totalità complessa che è definito togliendolo dalla complessità. La Razionalità Tecnica prescinde dalla "situazione" e opera sugli "oggetti" La Razionalità Riflessiva non parte dagli "oggetti" ma dalla situazione complessiva assunta nella sua problematicità unica. Nel caso di uno studente non udente si possono prendere 2 strade: della razionalità tecnica o di quella riflessiva. La prima partirà dagli "oggetti" come la sordità, il programma da svolgere etc... La seconda partirà da un "questo studente in questa condizione in questo anno". Se si vuole rimandare a situazioni simili passate la razionalità tecnica apllicherebbe uno standard mentre la razionalità riflessiva facendo ciò non optrebbe per espedienti tecnici al ricconoscimento di "oggetti" ma nello stabilire che il "caso familiare" funga da medio attraverso cui la "situazione attuale" viene determinata osservando le differenze rispetto alle qualità dei casi. Il riferimento alle qualità della situazione permettono che i casi passati non diventino espedienti tecnici. Si potrebbe avere Razionalità Tecnica annidando nel caso passato uno standard o un assolutismo nelle soluzioni trasferito alla situazione attuale. Bisogna fare anche una distinzione tra interazione e transazione. Nell'interazione gli enti sono considerati nella loro interconnessione causale. I poli dell'inteconnessione conservano una loro autonomia consento una conscenza oggettivistica. Nella transazione i sitemi di descrizione e denominazione sono sono usati per le fasi dell'azione senza attribuire nulla a elementi o entità presumibilmente indipendenti. Ciò che esiste è la totalità della situazione che evolve e non un polo soggettivo (che conosce) e uno oggettivo (che è conosciuto). Il concetto di transazione consnte di superare la scissione fra soggetto (conoscente) e oggetto (conosciuto) come dispositivo ddella scienza moderna. Solo interpretando il rapporto tra il professionista e la situazione problemantica nell'ottica della transazione si sventano i rischi della della razionalità tecnica che applicherebbe un mero problem solving. Per Shon sarebbe impreciso parlare del professionista riflessivo che affronta la situazione come se egli fosse estraneo: il professionsta è parte della situazione problematica. Il conoscere non è a-parte rispetto all'agire ma costituisce uno dei momenti dell'agire nella sua evoluzione. Dewey argomenta, il giudizio è determinante nella trasformazione della situazione: ci si trova in una situazione che richieda che si intervenga poiche è riscontrata una mancanza, l'azione costituirà un'evoluzione della situazione verso un assetto più soddisfacente. Una proposizione pratica prevede due aspetti: - indica che il dato è da trattare in specificato modo - allo stesso tempo indica che il dadto e passibile di un trattamento. Il giudizio è anche relativo ai risultati da ottenere e ai mezzi disponibili. Il pimo compito del professionista è "leggere" la situazione nel senso di ciò che si deve fare sulla base di ciò che si può fare. Il modella della Razionalità riflessiva si oppone allo standard della razionalità tecnica. Non vuol dire rifiutare la valutazione delle pratriche, significa contestare la valutazione sulle pratiche a prescindere da esse. Per Dewey lo standard è un pacchetto preconfezionato di parametri di valutazione da applicare alle situazioni, laddove il giudizio di pratica evince i criteri di valutazione dall'interno della pratica.