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• mittente: colui che codifica e trasmette il messaggio, pensa al concetto da trasferire e lo trasferisce,
la sua funzione viene detta emotiva
• il messaggio: è il contenuto della comunicazione trasmesso attraverso una serie di regole specifiche
e linguistiche
• il contesto: è l’insieme di condizioni in cui si svolge la comunicazione
• il destinatario: decodifica e interpreta il messaggio, la sua funzione è detta conativa
• il codice: è l’insieme strutturato di regole che permettono la comunicazione
• il contatto: è il canale utilizzato per trasmettere il messaggio, ha una funzione che viene detta fatica
A che cosa serve la comunicazione: la comunicazione avviene perché vogliamo che il destinatario reagisca al
nostro messaggio, vogliamo portare il nostro destinatario da un comportamento iniziale a un
comportamento finale. Bisogna considerare che quasi mai il nostro desiderio si concretizza nel mittente,
ovvero il comportamento terminale (Ct) che si ottiene è normalmente minore rispetto al comportamento
iniziale (Ci) sperato.
Il comportamento terminale effettivo è sempre minore del comportamento terminale teorico.
In generale da ingegneri possiamo dire che il rapporto tra il comportamento finale effettivo e quello teorico
è sempre < di 1, questo è dovuto agli errori di comunicazione che intercorrono tra il mittente e il destinatario.
il fatto che il rendimento della comunicazione sia
sempre < di 1 è dovuto alle “interferenze” durante la
comunicazione e che questa non è mai un processo
perfetto, tutte le variabili che influiscono sul
rendimento della comunicazione sono quelle che sono
segnate a fianco e devono essere moltiplicate tra di loro
in modo da avere una “percentuale” di riuscita della
comunicazione. Questo è ciò che distingue i buoni e i
cattivi comunicatori e cerchiamo di tenere a mente che
queste variabili sono moltiplicate tra loro e che quindi
basta avere un valore basso per abbassare il rendimento
totale.
Definizione dei comportamenti
Il comportamento terminale a cui noi vogliamo tendere è fatto da diverse parti, per riuscire a far sì che il
destinatario lo metta in pratica dobbiamo:
1. Parte informativa: dobbiamo far sì che il destinatario riceva l’informazione
2. Parte critica: dobbiamo far sì che il destinatario comprenda l’informazione
3. Parte applicativa: dobbiamo far sì che il destinatario faccia sua l’informazione e sia in grado di imitarla
e rielaborarla
1) PARTE INFORMATIVA CCM
Per operare deve toccare 3 diversi elementi del nostro essere:
• conoscenza
• comprensione
• memorizzazione
2) PARTE CRITICA ASV
Anche questa si divide in 3 momenti:
• analisi
• sintesi
• valutazione: comprendere se quello che ho sintetizzato mi serve oppure no
3) PARTE APPLICATIVA ICA
Altri 3 momenti:
• imitazione
• controllo
• automazione: ripetere quella operazione in modo automatico senza sforzi mentali
tutti questi punto operano sul nostro terreno affettivo ovvero si presuppone:
• che io sia ricettivo
• che produca una risposta
• che io interiorizzi i contenuti
Progettazione del processo comunicativo
Si definisce l’obiettivo da raggiungere, il sistema per raggiungerlo, poi si procede con una concretizzazione
qualitativa, poi quantitativa, e infine con il rilascio. Graficamente abbiamo:
Strutturazione dei concetti
L’unità di comunicazione
Esistono 2 sistemi principali per comunicare e permettere la fissazione di un concetto, queste regole
prendono il nome di:
RULEG: REGOLA – ESEMPIO – ESEMPIO: prima descrizione poi esempio completo, e infine esempio
incompleto da risolvere (per interiorizzazione)
EGRUL: ESEMPIO – REGOLA – ESEMPIO: prima esempio, poi spiegazione dell’esempio, e infine esempio
incompleto da risolvere (per interiorizzazione)
Estensione dell’unità di comunicazione
C’è sempre da stabilire l’importanza, ovvero il tempo da
dedicare a ogni unità di comunicazione, che dipende
dall’importanza e dall’estensione del concetto, dalla difficoltà
del concetto e dal numero di legami con altri concetti. In base a
questi 3 criteri a ogni concetto viene attribuito un suo peso.
ARTICOLO SCIENTIFICO
È uno scritto che presenta i risultati di un’attività di ricerca teorica o sperimentale, e ha l’obiettivo di
permettere a chi legge di risolvere gli stessi problemi che ho risolto io nella mia ricerca.
Come è suddiviso un articolo?
• università
• enti di ricerca
• aziende
• istituzioni
che in genere devono condividere:
Ovviamente prima dell’introduzione del nostro prodotto sul mercato ci saranno una grossa serie di spese da
sostenere.
Nel caso del nostro prodotto noi dobbiamo sviluppare un oggetto che sia un sostegno per un trolley su CAD
e seguiremo tutti i seguenti passaggi:
Noi dovremo occuparci dei seguenti momenti:
Questa è quello che ci interessa per quanto riguarda il nostro progetto, ognuna di queste fasi può essere
suddivisa in un ulteriore numero di passaggi più precisi.
1) Analisi di mercato:
Entrare nel mercato dei carrelli (TROLLEY) per la movimentazione di porte scorrevoli (SLIDING DOORS).
2) Planning
Per determinare in maniera più PRECISA e SCIENTIFICA quale sia il tipo di rotaia migliore si utilizza la HOUSE
OF QUALITY, che trasforma le richieste del cliente in specifiche di progettazione
La house of quality non è l’unico strumento utilizzato nel design di un prodotto, infatti una prerogativa per
noi è il fatto che il nostro prodotto sia durevole nel tempo, quindi dovremo creare una matrice in cui
catalogare tutti i possibili guasti che potrebbero generarsi nel tempo, danneggiando o rendendo inutilizzabile
il nostro prodotto. Ai guasti devono essere abbinate le possibili cause di quei guasti, il livello di gravità, il
livello di frequenza, le misure di sicurezza per evitarli, ecc…
Un altro elemento importante è quello di conoscere come sono stati fatti altri prodotti dello stesso tipo, in
modo da prendere questi come base per poi innovare e migliorare.
I sistemi PLM
Data la grande mole di dati da gestire in questo momento è molto importante avere a disposizione delle
piattaforme in cui tenere e organizzare tutte le informazioni relative al nostro prodotto e a prodotti simili al
nostro
Un database come ARAS può raccogliere tantissime informazioni in modo strutturato riguardo a un qualsiasi
tipo di prodotto, che si tratti di CAD, dati legati ai test sul prodotto o altro. Questo tipo di piattaforme sono
necessarie in quanto ormai nessuno lavora più autonomamente a nessun tipo di prodotto e questi database
hanno delle casseforti a cui alcuni utenti con un permesso possono accedere per modificare ciò che è
contenuto all’interno. Mentre è in corso la modifica gli altri utenti ne sono a conoscenza e non possono
intervenire fino a quando questa non viene ultimata. Inoltre all’interno di questi database è possibile definire
come strutturare il processo di produzione, una volta fatto questo subentreranno dei nuovi ingegneri che si
occuperanno di altri elementi più particolari. In questo modo vengono raccolti anche tutti i lavoratori a cui
vengono date le autorizzazioni giuste per operare nel settore del prodotto di cui si occupano. Anche per chi
controlla tutto lo svolgimento delle operazioni è uno strumento potente grazie al quale poter capire quando
le varie parti del lavoro sono finite in modo da avere un’idea sul quadro generale. Altro elemento utile è il
fatto che tutte le versioni intermedie del prodotto vengono conservate per sapere tutte le tappe del
prodotto, questo può essere importante anche per chi produrrà qualcosa di simile in futuro, in modo da poter
riconoscere tutti i problemi delle progettazioni fatte prima, e poterli evitare.
Il motivo per cui sono utili i PLM è che c’è la necessità di gestire una grandissima quantità di dati, che devono
poter essere consultati, modificati, condivisi, ecc… e mantenuti in maniera ordinata e chiara. Solo grazie a
tutte le informazioni del PLM possiamo riuscire ad arrivare dall’inizio della sua progettazione fino alle fasi
finali
Nel PLM di oggi si va addirittura oltre in quanto bisogna programmare il riutilizzo degli scarti, dunque si deve
portare il proprio prodotto dalla culla ad una nuova culla, ovvero quella in cui verrà convertito in un nuovo
prodotto.
Il PLM è stato introdotto circa 20 anni fa in quanto i nostri prodotti stanno diventando sempre più complessi
e si stanno aggiornando sempre più velocemente. Le applicazioni dei PLM sono tantissime, qui abbiamo una
rappresentazione più schematica:
PLM nelle industrie
A seconda del numero di componenti e dati e della complessità di configurazione e dei problemi tecnologici
si possono classificare i vari tipi di impresa in questo diagramma.
Un altro dato interessante è la volatilità dei dati per quanto riguarda ambiti diversi
Al grafico possiamo aggiungere questi colori che in generale indicano la complessità degli standard e le regole
in quel determinato campo
Design della ruota:
Alla fine delle nostre analisi avevamo
definito che la forma più adeguata
per la nostra ruota sarebbe stata
questa, se volessimo fare una sezione
apparirebbe in questo modo:
Dobbiamo andare a investigare quello che è il contatto tra il foro della ruota e l’albero della staffa, che è di
fatto il punto in cui avviene l’attrito
se avessimo una porta particolarmente pesante l’attrito di strisciamento
sarebbe molto alto, rischiano non solo di rovinare la ruota ma anche di
impedire il corretto scorrimento della porta
per ridurlo il metodo più utilizzato è quello dei cuscinetti che fanno in
modo che tra la ruota e il perno ci sia un terzo elemento, il cuscinetto
stesso, che trasformi l’attrito dinamico di strisciamento in attrito statico
Probabilmente questa soluzione potrebbe essere interessante dal punto di vista tecnico ma potrebbe essere
molto costosa dal punto di vista economico, in quanto si dovrebbero comprare i cuscinetti ecc…, allora
potremmo pensare a una soluzione diversa più semplice.
Una volta definite le specifiche del nostro carrello, e capito come mai si è scelta questa particolare forma, è
il momento di iniziare a progettare più da vicino il nostro pezzo, che avrà una parvenza tridimensionale simile
a questa:
Partiamo dai pezzi più semplici per arrivare poi a quelli più difficili, il pezzo più semplice sarebbero
sicuramente le sfere dei cuscinetti, ma quelle solitamente si comprano sempre sul mercato, in quanto
conviene dal punto di vista economico e se ne trovano di tutti i tipo, di conseguenza inizieremo dal pezzo blu
scuro.
Per disegnarlo cerchiamo innanzitutto di capire quante viste sono necessarie per rendere comprensibili ed
esaustive le informazioni che emergeranno dal nostro disegno.
1) ELEMENTO BLU:
L’elemento blu apparirà in questo modo,
dovremo creare degli smussamenti in modo da
evitare che ci siano punti angolosi, ovviamente
questi smussamenti dovranno essere
evidenziati anche sulla vista laterale.
Per la produzione di questa ruota dovremmo partire da una barra lunga 6m, che ruota all’interno di una sorta
di supporto, e partendo da questo avremo un utensile che toglie il materiale dalla barra in modo da ottenere
una forma desiderata. Una volta ottenuta la forma esterna desiderata dobbiamo in qualche modo ottenere
il foro centrale
Dopo aver fatto il foro dobbiamo anche ottenere la pista interna in cui scorrano i cuscinetti e allora avremo
un altro utensile che vada a “scavare” questo buco → tutte queste lavorazioni seguono quelle che sono le
tolleranze da noi imposte seguendo gli standard a cui ci rifacciamo, una rappresentazione finale della
lavorazione sarebbe questa:
Tolleranze di lavorazione
Le dimensioni che inseriamo quando andiamo a modellare dei prodotti, poi quando vengono rese realtà
attraverso la fabbricazione di un oggetto, sono sempre leggermente diverse, questo a causa delle lavorazioni.
Per questo è necessario inserire le TOLLERANZE, dimensionali (che si riferiscono alle dimensioni dei pezzi) o
geometriche (che si riferiscono alle forme).
Le tolleranze, quindi, sono dei range di misure ammissibili che io tollero in produzione e si possono definire
attraverso due caratteristiche:
Ampiezza: definita come differenza (in valore assoluto) tra
scostamento superiore e inferiore prescritto
Posizione: individua la collocazione dell’ampiezza rispetto
alla quota nominale (quella nella modellazione) del pezzo.
La linea dello zero rappresenta la quota nominale
Gli accoppiamenti si eseguono tra due pezzi, ognuno dei quali ha le sue tolleranze dimensionali, gli
accoppiamenti che si possono creare sono 3;
• Accoppiamento forzato: l’intervallo di dimensioni ammissibili per
l’albero è maggiore delle dimensioni ammissibili del foro. Le due parti
diventano solidali
per diminuire il numero di combinazioni fra gli accoppiamenti possibili nel sistema di tolleranza ISO, è comune
lavorare mantenendo costante la posizione della tolleranza del foro (sistema foro base) prendendo come
riferimento la posizione individuata dalla lettera H, e facendo variare la posizione dell’albero. È possibile
anche procedere in maniera inversa (sistema albero base). Seguendo il criterio foro base, quelli riportati in
tabella sono gli accoppiamenti di uso più comune.
2) Calcolare lo scostamento esistente tra la dimensione minima accettabile del foro e la dimensione massima
accettabile dell’albero in un accoppiamento H7/f6 con grandezza nominale pari a 80 mm. Dichiarare inoltre
la tipologia di accoppiamento designato.
Le macchine a controllo numerico possono essere programmate in due modi: creando l programma
direttamente dalla plancia di controllo oppure trasmettendo alla macchina il programma generato tramite
CAM (che è un software che permette di fare la programmazione dei movimenti a partire da una
programmazione grafica dell’oggetto da modellare). Ad oggi dato che ci sono vari programmi abbastanza
evoluti, piuttosto che programmare dalla plancia, si preferisce modellare dalla rappresentazione grafica su
CAM.
I campi di applicazione di questo controllo numerico sono:
• Fresatura
• Foratura
• Alesatura
• Torniatura
• Rettificatura, ecc…
Assi Macchina
Nel caso del tornio invece l’asse z è l’asse del pezzo (figure a sinistra)
Nel caso della fresa invece l’asse z è quello intorno al quale
gira il pezzo in lavorazione (figure a destra)
• P(4) = 40,30
• P(5) = 60, 20
• P(6) = 80, 20
• P(7) = 80, 0
Teniamo in conto il fatto che
quando ci si sposta lungo l’asse
che in questo caso si chiama X si
considera non lo spostamento
radiale ma quello diametrale
(quindi due volte il radiale)
Programmazione
• La programmazione EIA/ISO è in formato alfanumerico
• Il programma è costituito da più blocchi
• Ogni blocco comprende informazioni geometriche e tecnologiche e sulla natura del comando
Indirizzo N
Indirizzo G
G90 – G91: definisce se vogliamo usare coordinate assolute oppure incrementali, viene espresso all’inizio del
programma → G90: coordinate assolute, G91: coordinate incrementali
G00: spostamento in rapido: indica che il nostro utensile si muoverà alla massima velocità possibile, non è
un modulo di lavoro ma serve ad avvicinare l’utensile al pezzo. Il punto finale non deve mai essere il punto di
contatto tra l’utensile e il pezzo, ci deve essere sempre un margine.
G01: è un modulo di lavoro, l’utensile si muove a una determinata velocità di avanzamento (F0.2) che deve
essere espressa
Se non troviamo variazioni su una dimensione vuol dire che quella dimensione non cambia per quel modulo
di lavorazione (ad esempio nella riga 2)
Nella riga 3 invece non è indicato nuovamente il valore della velocità di avanzamento perché è già indicata
nel comando precedente e non cambia
G02 – G03: interpolazione circolare: è un moto di lavoro (G02 → interpolazione oraria) (G03 → interpolazione
anti oraria) per definire la traiettoria circolare bisogna indicare oltre al punto finale della traiettoria le
coordinate del centro (utilizzando I,J,K) o le dimensioni del raggio
come vediamo prima stiamo indicato il
punto finale della traiettoria e
successivamente invece per indicare le
coordinate del centro della
circonferenza non si usano X,Y,Z ma
bensì I,J,K
Per indicare il raggio invece si usa R, seguito dalla distanza in mm del raggio stesso.
Indirizzi F/S – G94 – G95 – G96 – G97
Di solito si una velocità di taglio in giri al minuto (G97) e una velocità di avanzamento in mm/min per la
fresatrice (G94) mentre in mm/giro per le macchine con i pezzi in rotazione (tornitura) (G95).
Indirizzo T
Indirizzo M
Esercizio:
Il cerchio azzurro rappresenta l’utensile che ruotando passa intorno al pezzo e rimuove il materiale in eccesso,
la compensazione del raggio utensile serve a evitare di dover calcolare sempre dove si trovi il centro di questo
utensile e regolare le coordinate in base a quello.
Con la compensazione del raggio fa tutto la macchina per conto suo senza che noi ci dobbiamo preoccupare
più di tanto.