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Anni 2004/2005
PROJECT WORK
Autori
Marco D’Innocenzo
M.Paola D’Innocenzo
Gonario Zidda
Tutor:
Simone Sbardellati
ABSTRACT Pag. 4
PREMESSA
1. INTRODUZIONE Pag. 9
1.1. PERCEZIONE, AZIONE E MOVIMENTO Pag. 89
1.1.1. La percezione della posizione e del movimento del
proprio corpo Pag. 10
1.1.2. Cinestesia Pag. 10
1.1.3. L’attenzione Pag. 12
1.1.4. Informazione sensoriale e azione Pag. 14
1.2. DEFINIZIONE DI ALLENAMENTO MENTALE (A.M.) Pag. 17
1.2.1. Le basi fisiologiche Pag 18
1.2.2. Il periodo ottimale di esecuzione e utilizzazione A.M. Pag. 19
1.2.3. Fattori interpersonali che influenzano l’efficacia Pag. 20
dell’A.M.
1.2.4. Valutazione riassuntiva dei vantaggi e dei limiti Pag. 20
dell’A.M.
2. TECNICHE UTILIZZABILI PER UN PROGRAMMA DI A.M. Pag. 23
2.1. Stato di Flow Pag. 23
2.2. Goal setting Pag. 24
2.3. Arousal, la gestione dell’energia fisica e mentale Pag. 28
2.4. Immagine mentale (Imagery) Pag. 29
2.5 Il training visivo Pag. 33
2.6. Tecniche per ottimizzare attenzione e concentrazione Pag. 34
2.7. Il training autogeno Pag. 36
2.8. Il Biofeedback Pag. 39
3. CONSIDERAZIONI SULLA MOTIVAZIONE Pag. 48
4. VARIABILI, ABILITÀ TECNICHE E PSICOLOGICHE Pag. 50
5. LE FASI PER LA REALIZZAZIONE DI UN PROGRAMMA DI A.M. Pag. 52
2
5.1. Apprendimento e memorizzazione Pag. 52
6. PERCHÉ ATLETI E ALLENATORI INVESTONO POCO TEMPO Pag. 54
NELL’ALLENAMENTO DELLE ABILITÀ MENTALI, QUANDO GLI
STESSI RITENGONO LA COMPONENTE PSICOLOGICA TANTO
IMPORTANTE PER IL SUCCESSO COMPETITIVO?
7. LINEE GUIDA Pag. 55
8. CONCLUSIONI Pag. 59
9. ALLEGATI Pag. 62
All.A Verifica dell’efficacia dell’allenamento con Imagery Pag. 63
nell’esecuzione di attività motorie (Colpo del servizio)
All. B Condizionamento alla risposta visiva (Tennis: Pag. 79
allenamento specifico alla concentrazione
All. C Influenza di programmi di Visual Training sulla Pag. 85
prestazione di giocatori di tennis principianti
nell’approccio a rete.
All. D La five-step strategy adattata al servizio nel gioco del Pag. 91
tennis
All. E Esempio di applicazione del Training Autogeno Pag. 97
All. F Valutazione psicologica di un gruppo di tennisti Pag. 102
All. G L’applicazione del Biofeedback nella psicofisiologia Pag. 105
dello sport e nell’allenamento
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Pag. 121
3
Abstract.
4
PREMESSA
5
Nell’ambito delle discipline individuali il tennis rappresenta sicuramente
l’esempio più rappresentativo di attività sportiva nella quale l’informazione
sensoriale influenza in modo sostanziale la qualità dell’esecuzione tecnico-tattica
in quanto contribuisce all’organizzazione al controllo ed all’esecuzione del colpo.
Il grado di sviluppo di un giocatore di tennis è principalmente dato dalla capacità
di stabilire precisi percorsi tattici, tecnici, fisici, biomeccanici e mentali.
“Il tennis è 80% testa e 20% gambe”. Questa è un’affermazione comune tra gli
operatori del settore, e seppure trascura l’importanza fondamentale di tecnica e
tattica, evidenzia come queste ultime non siano sufficienti a consentire ad
un’atleta, seppure giovane, di esprimersi ai massimi livelli e di raggiungere la
propria peak performance.
Oltre all’aspetto di sport prettamente individuale, occorre tener presente che nel
tennis sia la vittoria che la sconfitta si giocano a volte in brevi ping-pong di stati
d’animo, di sensazioni, di sicurezze e di paure e che in alcuni momenti della
partita l’approccio mentale riveste importanza pari se non superiore a quello
tecnico e fisico. I tre aspetti citati sono dunque correlati tra loro. Nel tennis il
pareggio non esiste e questo lo rende uno sport ricco di partecipazione emotiva.
Per questi motivi e per altri ancora l’allenamento mentale del tennista, anche in
età puberale, deve essere tenuto nella giusta considerazione insieme agli aspetti
tecnici, tattici e della preparazione fisica. In Figura 1 è riportato un modello
esemplificativo della correlazione tra preparazione e prestazione.
Figura 1
6
Nel caso della prestazione sportiva gli allenatori svolgono un ruolo importante nel
promuovere un sistema di autoregolazione nell’atleta, sono fonte di informazioni
insostituibili su aspetti importanti della prestazione e della sua personalità e
rappresentano un tramite essenziale per conoscere le reazioni e le variazioni del
rendimento dell’atleta nel tempo e nelle diverse situazioni. Quando il feedback
corrisponde ad una rendicontazione attenta e fedele degli esiti prodotti da specifici
comportamenti in diverse situazioni, esso rappresenta fonte di informazione sulle
prestazioni raggiunte, occasione di verifica delle proprie capacità e motivo di
riflessione sulle proprie azioni.
Nel perfezionamento di una prestazione sportiva è anche utile disporre di modelli
di riferimento, osservare altri costituisce un modo efficace di accumulare
esperienze proiettando l’atleta in situazioni nuove, innescando processi generativi
di nuove strategie da adottare nel corso di un allenamento o di una gara. Si impara
a perfezionare le proprie abilità confrontando le proprie prestazioni con quelle
altrui.
L’allenamento mentale utilizza gli stessi principi generali dell’allenamento
atletico. Nell’allenamento atletico gli stimoli sono i carichi di lavoro motorio che
provocano continui cambiamenti strutturali e biochimici nella fibra muscolare e
nei sistemi centrali.
Nell’allenamento mentale si lavora su attività cognitiva, emozionale e
ideomotoria. L’obiettivo è lo sviluppo di abilità mentali specifiche per aumentare
il rendimento e ottimizzare la prestazione.
L’allenamento mentale prevede, al pari dell’allenamento atletico, sedute di
allenamento con cadenza regolare e sulla base di un programma che può essere
gestito da un tecnico con adeguata formazione. In alcuni casi i programmi
richiedono competenze particolari e la collaborazione tra il tecnico e lo psicologo
dello sport.
Premesso che la bibliografia più recente su allenamento mentale e argomenti
correlati è estremamente vasta, in questo P.W. ci siamo proposti di analizzare
come, quando e perché un allenatore deve inserire, nel programma di allenamento
di giocatori compresi tra 12 e 14 anni, non solo esercizi tecnici, atletici e tattici ma
anche un adeguato allenamento mentale allo scopo di far emergere tutte le
7
potenzialità che possono portare all’ottenimento dei livelli massimi di prestazione
individuale. Abbiamo cercato di selezionare tecniche utili per progettare un
programma di allenamento mentale ed abbiamo riportato, in allegato, alcune
sperimentazioni effettuate da alcuni autori sul campo.
8
1. INTRODUZIONE
9
1.1.1. La percezione della posizione e del movimento del proprio corpo
1.1.2. Cinestesia
10
Il sistema somatosensoriale è costituito da due tipi di propriocettori (recettori
sensibili a stimoli che originano all’interno degli organi): i recettori muscolari e i
recettori situati nelle capsule e nei legamenti articolari. Oltre a questi recettori
contribuiscono alla cinestesia anche i recettori cutanei sensibili alla pressione che
svolgono un ruolo importante nel segnalare il contatto tra il corpo ed altri oggetti.
I segnali generati da recettori periferici localizzati in un lato del corpo sono
trasmessi attraverso vie sensoriali ascendenti alla corteccia cerebrale
controlaterale somatosensitiva primaria, mediante sinapsi che si trovano a vari
livelli sottocorticali. Questa corteccia, localizzata a livello postcentrale del lobo
parietale, comprende quattro regioni: le aree 1,2,3a e 3b (Figura 2).
11
Aree diverse ricevono afferenze da un tipo specifico di recettori. La regione 3a
riceve in prevalenza dai recettori dello stiramento muscolare, le aree 1 e 3b
ricevono principalmente dai recettori cutanei e la regione 2 dai recettori articolari.
Le afferenze non si distribuiscono a caso all’interno di ogni regione, ma sono
disposte ordinatamente in modo che le informazioni che provengono da recettori
situati in zone vicine sulla superficie del corpo siano elaborate in regioni adiacenti
a livello corticale.
Dalla corteccia primaria l’informazione somatosensoriale è inviata ad altre
cortecce, dette di ordine superiore: la corteccia somatosensoriale secondaria e le
cortecce parietali posteriori.
Come la corteccia primaria anche quella secondaria è organizzata
somatotopicamente, ossia in modo ordinato. Essa si trova adiacente alla corteccia
primaria ed attua analisi più complesse. Ad esempio i neuroni della corteccia
somatosensoriale secondaria elaborano segnali che provengono da porzioni più
estese del corpo. Inoltre la corteccia secondaria ha una rappresentazione bilaterale
e non controlaterale come quella primaria.
Le cortecce parietali 5 e 7 (Fig.2) svolgono un ruolo di integrazione tra modalità
somatosensoriali diverse e ricevono anche informazioni visive e vestibolari
1.1.3. L’attenzione
12
consapevolezza un solo aspetto per volta in un processo seriale, non parallelo
come avviene nell’elaborazione dell’informazione.
Molti sport sono caratterizzati da notevoli richieste attenzionali. In particolare
nelle discipline con la palla, dette open skill, come ad esempio il tennis, è
richiesto un elevato grado di flessibilità attenzionale in quanto il comportamento
dell’atleta deve continuamente confrontarsi con la situazione variabile del campo.
Nel 1980 Posner ha proposto per lo studio dell’attenzione spaziale selettiva un
paradigma, utilizzato da altri autori in diversi studi successivi.
Il soggetto fissa un punto al centro di uno schermo senza muovere gli occhi. Dopo
un breve tempo appare un segnale (freccia o altro) detto stimolo cue che indica il
lato in cui comparirà lo stimolo. Dopo un breve intervallo, definito SOA
(Stimulus Onset Asynchrony) appare lo stimolo cui il soggetto deve rispondere,
detto stimolo imperativo o bersaglio, dallo stesso lato o dal lato opposto rispetto
allo stimolo cue iniziale. Il confronto tra le risposte ottenute nella condizione
valida (cue valido, stimolo dallo stesso lato) rispetto a quella invalida (cue
invalido, stimolo da lato opposto) consente di valutare l’efficienza della risposta
ad uno stimolo atteso rispetto ad uno inatteso. I risultati che si ottengono da
questo paragone possono essere confrontati con una situazione neutra di stimolo
cue (stimolo che non informa il soggetto o lo informa con un segnale diverso).
Il paradigma di Posner può essere modificato per studiare anche caratteristiche
diverse dall’attenzione spaziale. Ad esempio la durata del SOA è un parametro
importante per distinguere tra fenomeni legati ad attivazioni automatiche o
volontarie. Esso è stato applicato a diverse categorie di sportivi ed nella seguente
tabella sono riportati dati relativi ad uno studio effettuato da Nougier, Stein e
Bonnel nel 1991 relativamente ad alcuni sport. (Tabella 1)
13
Tabella 1 – Tempi di reazione (in millesecondi) misurati con il parasigma di Posner.
14
Figura 3 - Modello gerarchico della prestazione nella versione proposta da Schmidt e Wrisberg
(2000). Il modello comprende tre sistemi principali: esecutore, effettore, comparatore.
15
senza che vi sia sforzo da parte del braccio; viceversa il colpo non centrato
produce una sensazione di sforzo della mano. La traiettoria della palla e il tempo
di contatto sono registrati visivamente ma il centro di percussione no. Ad esempio
nel tennis gli occhi sono rivolti sempre verso l’avversario e mai verso la racchetta.
La percezione del “punto dolce” della racchetta è dunque dovuta all’attività dei
recettori somatosensoriali. Ovviamente per colpire bene la palla la visione e il
tatto devono coordinarsi e ciò avviene mediante ripetute esperienze. Gli autori non
si concentrano su questa integrazione visivo-tattile-motoria ma solo sull’aspetto di
percezione tattile implicato nell’azione e dimostrano che anche i soggetti che non
hanno fatto alcuna esperienza di tennis sono in grado di localizzare il punto dolce
della racchetta.
L’informazione disponibile risulta dalla modalità sensoriale che Gibson (1966) ha
definito tatto dinamico, in questo caso l’esperienza di maneggiare la racchetta. La
letteratura biodinamica ha dimostrato che il tatto dinamico informa non solo sulla
massa degli oggetti che si tengono in mano ma anche sulla localizzazione della
massa relativamente alla mano che regge o impugna l’oggetto. L’esperienza di
Carello e collaboratori dimostra che il centro di percussione è percepibile
mediante tatto dinamico anche se la persona non ha fatto grande esperienza con
racchetta e palla. (Figura 4)
Figura 4 – Valutazione mediante tatto dinamico del “punto dolce” della racchetta, Il soggetto non
vede la racchetta da tennis che tiene nella mano destra: la vista della racchetta è preclusa da una
tenda scura (non rappresentata nella figura) Si chiede al soggetto di individuare il centro di
percussione della racchetta e di indicarlo spostando un marcatore ben visibile ( la pallina da tennis
montata su un supporto). ( da Carello et al., 1999).
16
1.2. DEFINIZIONE DI ALLENAMENTO MENTALE
17
1.2.1. Le basi fisiologiche
18
Figura 7 – Accelerazione delle frequenza respiratoria durante la rappresentazione mentale della
percorrenza a nuoto di una distanza in un tempo definito. R = durata dei singoli atti respiratori (in
s); freccia = inizio e fine dell’esecuzione psicomotoria. Nella curva della respirazione è
chiaramente visibile la virata dopo metà della distanza (da Frester 1984, 123)
Non è possibile fornire dati univoci per quanto concerne il tempo di esercitazione
o il numero di ripetizioni. Sono tutti d’accordo che, se si vuole che l’AM sia
efficace, deve essere eseguito con la massima regolarità possibile. Secondo Syer,
Connoly (1987, 71), l’AM dovrebbe essere realizzato quotidianamente, sempre
nello stesso orario, per una durata da cinque a dieci minuti.
L’AM, richiedendo molta concentrazione e capacità rappresentativa, è molto
faticoso, per cui, secondo Ter Owanesjan (1971, 5 sequenza, 4), la durata di un
simile allenamento dovrebbe essere limitata a due, tre minuti, ripetuta durante una
19
giornata, esercitando principalmente dettagli del movimento che sono difficili da
capire.
Il numero delle ripetizioni dipende dal compito che deve essere realizzato e dallo
stato di apprendimento dell’atleta. Inoltre la durata ed il numero delle ripetizioni
dipendono in larga misura dalla sua maturità, dai suoi interessi e dalla sua capacità
di concentrazione.
- Età
Come mostrato dalla figura 8, l’efficacia dell’AM aumenta con l’età.
Figura 8 - Miglioramento medio della capacità di allenamento mentale di gruppi d’età diversa
(Medler, Schmidt-Walther 1972, 422)
Vantaggi dell’AM
20
•Esercitare mentalmente lo svolgimento di un movimento aumenta la stabilità di
una abilità
motoria.
•L’AM aumenta la precisione ed anche la velocità di esecuzione di un movimento.
•L’AM permette un’elevata frequenza di ripetizioni nell’unità di tempo e, quindi,
permette un
risparmio di energie.
•Negli sport e nelle discipline sportive, nelle quali l’allenamento è intensivo e
richiede un elevato
dispendio di energie e di tempo, l’AM offre una possibilità di rendere più
economico il lavoro.
•Soprattutto nelle pause provocate da infortuni, l’AM ha fornito buoni risultati
nel conservare la
rappresentazione del movimento e nel ridurre processi di atrofia.
•L’AM può essere utilizzato per la simulazione di situazioni pre-gara e di gara.
Ciò permette
all’atleta di diminuire lo stress psichico in quanto, precedentemente, si è
rappresentato
mentalmente più volte lo svolgimento della gara e del gesto tecnico.
•Durante il riscaldamento, l’AM può essere utilizzato come metodo integrativo ed
abbrevia il
tempo del riscaldamento stesso (risparmio di energie).
•L’AM è utile in quegli sport nei quali il tempo di allenamento è ridotto per
scarsa disponibilità
delle palestre o degli impianti.
•L’AM permette lo studio mentale dei movimenti al “rallentatore”, facilitando
così, soprattutto nel
caso di gesti tecnicamente difficili, un miglioramento della rappresentazione
mentale del
movimento.
•L’utilizzazione dell’AM è vantaggiosa in quegli sport dove esiste un rischio
elevato di infortuni.
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•In questi sport, l’AM è utile per ridurre la paura in quanto, se ci si rappresenta
intensamente il
movimento, vengono identificati quali sono i suoi elementi che non sono stati
appresi con
sicurezza e che, così, diventano meglio realizzabili.
•L’AM è utile nella correzione di tecniche apprese in modo sbagliato, in quanto,
ripetendone la
rappresentazione mentale, “rompe” i vecchi schemi gestuali, consentendo la
programmazione di
altri.
Limiti dell’AM
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2. TECNICHE UTILIZZABILI PER UN PROGRAMMA DI
ALLENAMENTO MENTALE RIVOLTO A GIOVANI TENNISTI
NELLA FASCIA 12-14 ANNI
1. Stato di Flow
2. Goal Setting
3. Arousal
4. Immaginazione (Imagery)
7. Training Autogeno
8. Biofeedback
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Anche un giovane atleta deve essere messo nella condizione di verificare i propri
obiettivi. L’obiettivo della vittoria esiste ma deve trovare un giusto
dimensionamento e diventa una conseguenza spesso naturale del raggiungimento
di obiettivi primari quali giocare meglio, mantenere la giusta concentrazione,
avere autostima, fiducia in sé stessi, divertirsi.
Nei bambini e nei giovani atleti le mete da raggiungere, le ambizioni e le decisioni
sono determinate dallo stato di consolidamento dell’identità personale, dalla
capacità di autodirigersi e di trarre vantaggio dalle esperienze. L’esperienza del
successo, in particolare, contribuisce a rafforzare l’impegno e il desiderio di
migliorare le proprie prestazioni. Nella progressione dello svolgimento di
un’attività sportiva il raggiungimento di determinati livelli di prestazione genera
sentimenti di orgoglio, soddisfazione e autostima che contribuiscono a mantenere
e migliorare le proprie prestazioni. L’ottimizzazione delle proprie risorse
personali è influenzato dalla capacità di monitorare le prestazioni e consente di
esprimere al meglio le proprie potenzialità contribuendo ad innalzare il livello
della prestazione.
In questo ambito acquisisce importanza il concetto di goal setting.
24
Ogni obiettivo deve avere una direzione (come dirigere una propria azione verso
un obiettivo specifico) ed una qualità (quanto tempo dovranno essere impiegati
per raggiungere il risultato desiderato), e dev’essere definito in base all’equilibrio
tra sfida ed abilità. Chiaramente le mete più a lungo termine dovranno essere
rimisurate a seconda dei risultati che si acquisiscono durante il lavoro.
Nella ricerca del goal setting il contributo di una preparazione psicologica degli
atleti mirata, che tenga in considerazione sia le caratteristiche peculiari dello
sport, sia aspetti individuali dell’atleta può assumere importanza rilevante. Per
poterlo realizzare il buon senso non è sufficiente ma occorre competenza.
In questo contesto può inserirsi una preparazione psicologica degli atleti che
prevede l’applicazione rigorosa di strategie appropriate perché si raggiunga un
determinato stato mentale e la realizzazione di una condotta (o di un insieme di
condotte) che risulti rilevante per il rendimento. Essa si realizza tramite la
manipolazione di variabili psicologiche (come la motivazione, l’attenzione,
l’autoefficacia…), con l’obiettivo di conseguire il rendimento sportivo e personale
più appropriato per ogni momento (allenamento, pregara, gara, finali di partita…).
25
livello di difficoltà rispetto alle capacità ≡ "noia") come quello di "subire una
sfida", avendola persa già prima di cominciare a giocare (percezione di una
difficoltà troppo elevata per le capacità ≡ eccesso d’ansia). Partendo dal
presupposto della necessità di un lavoro per obiettivi chiari di ogni allenatore con
il proprio giocatore, si può utilizzare il goal setting per gestire la "noia" e l’"ansia"
in eccesso nelle situazioni di partita.
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Il lavoro per obiettivi è semplice e dà risultati evidenti, viene utilizzato con gli
atleti olimpici di ogni fascia e disciplina. Nasce dalla definizione secondo cui "un
obiettivo è ciò che una persona cerca coscientemente di fare", non l’eseguire un
ordine.
Si intende per goal setting a breve termine quello che riguarda l’arco di una partita
o di un allenamento. Bisogna gestire questo momento in gruppo, prevedendo la
possibilità di fornire al giocatore anche degli obiettivi individuali cui far
particolarmente attenzione per quell’evenienza.
Il momento migliore per svolgere questo tipo di lavoro è poco prima di entrare in
campo.
Lo stretching sarà poi il momento in cui ogni atleta può dirigere l’attenzione su
queste precise richieste, adottando tecniche di concentrazione ed attivandosi in
virtù di quelle richieste.
Può venir fatto per tutti gli aspetti dell’allenamento (tecnica, tattica, preparazione
atletica e mentale), con i responsabili dello staff tecnico (allenatore, vice
allenatore, preparatore atletico, preparatore mentale).
27
- Goal setting stagionale
E’ quello i cui obiettivi sono più difficili da raggiungere e più facili a variare. Si
tratta del risultato in virtù del quale un allenatore deve programmare la stagione.
Può però riguardare anche i miglioramenti del giocatore.
Una delle questioni più rilevanti in psicologia dello sport è la gestione dell’
arousal dell’atleta. Con il termine arousal è indicata in psicofisiologia l’intensità
dell’attivazione fisiologica e comportamentale dell’ organismo.
Quando l’organismo deve effettuare una prestazione deve attivarsi, cioè mettere in
moto una serie di processi caratteristici dello stato di arousal, tra i quali:
1. aumento della vigilanza e dell’attenzione (attivazione del sistema nervoso
centrale)
2. i muscoli si preparano allo sforzo (attivazione del sistema muscolo –
scheletrico)
3. cuore e polmoni si attivano per sopportare lo sforzo (sistema vegetativo –
simpatico)
28
percezione e decisione, uno stato di eccitazione eccessivo
comprometterebbe la performance);
o Nella durata del tempo della partita in cui le migliori prestazioni si hanno
con un moderato livello di ansia.
29
accelerare il processo di apprendimento ed essere utile nella correzione dell'errore
o nella modifica di abitudini precedentemente acquisite. Questa pratica è
senz'altro allenante ed ha mostrato effetti positivi in discipline ad elevata
componente coordinativa, e nel recupero dagli infortuni da parte degli atleti.
30
compito può esser eseguito controllando le interferenze “del cosa” e “del come”
eseguire un gesto.
Secondo questa teoria l’allenamento mentale avrebbe maggior efficacia nella
prima fase dell’apprendimento in quanto aiuterebbe ad organizzare il programma
del movimento a livello del sistema nervoso centrale.
31
Al di là della teoria che vuole spiegare il funzionamento dell’allenamento con
l’imagery, dai vari studi emergono delle indicazioni pratiche e generali, anche se
non sempre concordi, per aumentare l’efficacia di questo tipo d’allenamento.
Come premessa bisogna dire che la capacità di imagery non è una cosa scontata
ma è un’abilità che si acquisisce con l’esercizio cosi come ogni altro tipo di gesto
atletico e la sua qualità e raffinatezza è in relazione diretta con l’allenamento e il
grado di professionalità dell’atleta.
Si riscontra inoltre che l’utilizzo dell’allenamento con imagery è utilizzato come
pratica quotidiana di allenamento nella maggior parte degli atleti di livello
mondiale.
L’utilizzo dell’imagery favorisce, oltre al miglioramento del gesto atletico, il
controllo dell’ansia dei pensieri negativi, l’autoregolazione dello stress, le
capacità attentive selezionando gli stimoli rilevanti da quelli irrilevanti, la capacità
d’attivazione alla gara, la motivazione, parti importanti per la valutazione di una
prestazione sportiva complessiva.
Sono consigliabili programmi di imagery personalizzati e modificabili in funzione
delle necessità dell’atleta.
La qualità di una buona immagine mentale è derivata dalla capacità soggettiva di
sperimentare il più possibile vividamente gli aspetti sensoriali del gesto prodotto
nell’immagine.
Ryan e Simons (1981) hanno dimostrato una superiorità nelle prestazioni in
soggetti che mostravano immagini particolarmente intense oppure cinestesiche,
rispetto a coloro che non riuscivano ad avere immagini mentali di questo tipo.
Altro elemento importante è la capacità di produrre immagini mentali positive che
contrasterebbero il diffondersi di quelle negative, confermando in tal modo la
rilevanza del pensiero positivo.
Rimangono ancora dati contrastanti se il far precedere l’allenamento con imagery
da uno stato di rilassamento sia utile o meno.
32
2.5. Il training visivo (Visual Training)
Varie ricerche hanno evidenziato che più del 70% delle informazioni che
giungono al cervello provengono dal sistema visivo ed è stato dimostrato che la
funzione visiva nell'uomo gioca un ruolo di fondamentale importanza nella
espressione delle varie attività che lo caratterizzano: attività cognitive, creative e
sportive. Vedere è una funzione così abituale e spontanea che viene spesso
utilizzata senza rendersene conto. L'azione dell'uomo rappresenta il prodotto
finale di una catena incredibilmente complessa di fenomeni che iniziano con la
percezione degli stimoli, continuano con l'elaborazione degli stessi ed infine
producono l'azione; la funzione visiva è la principale guida del corpo. La
dinamicità di ogni nostro gesto può essere espressa attraverso due componenti
inscindibili: lo spazio e il tempo. La funzione visiva è la funzione sensoriale che
ci fornisce il maggior numero di informazioni spazio-temporali e cognitive sulla
base delle quali l'individuo organizza la propria risposta all'ambiente. Vedere è in
larga misura un processo appreso, frutto di esperienze percettive, ed in quanto tale
può essere migliorato. Attraverso un originale e specifico approccio diagnostico,
una serie di procedure mettono in risalto gli aspetti ed il rendimento della
funzione visiva integrata con altre competenze dell'individuo, valutando aspetti
percettivi e comportamenti cognitivi e motori, verificando l'integrazione tra i
diversi sistemi funzionali sollecitando anche la coordinazione e l'equilibrio
corporeo. L'insegnamento di tecniche di concentrazione, di rilassamento e di
visualizzazione completa la preparazione per ottenere un ottimo stato di
rendimento psico-fisico e cognitivo. Certe attività richiedono lo sviluppo di alcune
particolari abilità ed il Visual Training consente di allenare e specializzare alcuni
aspetti della funzione visiva particolarmente utili: la velocità di lettura e
l'integrazione visivo-linguistica, la concentrazione, la coordinazione occhio-mano
e occhio-corpo, la rapidità di risposta alla percezione periferica, il mantenimento
prolungato della fissazione, ecc. Del resto, nell'ambito del lavoro e dello sport
ruoli diversi richiedono abilità diverse. Il Visual Training, opportunamente
integrato con altre metodiche, può modificare l'attitudine percettiva, gli
atteggiamenti comportamentali, ridurre le distrazioni, migliorare l'abilità
33
dell'individuo ad interagire con l'ambiente, analizzarlo e trarre da esso un maggior
numero di informazioni e rispondere in modo più rapido ed efficiente.
Quali sono i concetti di base del Visual Training?
Il Visual Training comprende una serie di tecniche di apprendimento ed
allenamento finalizzate al miglioramento del rendimento visivo e percettivo. Il
concetto di base di tali tecniche è il fatto che "vedere" è un continuo processo di
apprendimento e di educazione. Esperienze condotte su molti bambini di giovane
età hanno permesso di individuare alcune relazioni fondamentali tra il livello di
maturazione dell'apprendimento visivo e l'evoluzione del comportamento
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Dialogo interno o self talk: si considera che parole e frasi positive possano
svolgere una funzione positiva sulla percezione di efficacia di sé. Il dialogo,
sempre positivo, può essere di tre tipi:
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2. Centrare l’attenzione internamente per rilevare tensioni ed attivazione ottimali;
L’impiego nello sport delle tecniche di rilassamento è dovuto al fatto che ogni
disciplina o specialità di destrezza o di potenza, si caratterizza per
l’interessamento di alcuni distretti somatici rispetto ad altri, che vengono così ad
assumere importanza primaria sia nella preparazione che nell’impiego agonistico
dell’atleta. In alcuni muscoli particolarmente interessati e sollecitati può
preesistere, accumularsi o residuare una certa e talvolta fastidiosa tensione,
caratterizzata da un aumento del tono muscolare, sia in quelli agonisti, ma
soprattutto negli antagonisti; tensione fisica che coinvolge anche la mente o
viceversa, e che potrebbe influenzare limitando o frenando la biomeccanica
articolare e quindi la fluidità esecutiva del gesto sportivo. Nel tennis , come in
36
tutti gli sport di precisione, è infatti necessario mantenere uno stato di calma
interiore proprio per evitare di irrigidirsi nel momento del colpo, per evitare di
entrare in un leggero stato di confusione e di incertezza nel mirare e dosare la
forza: un'emozione negativa, come l'irritazione o l'ansia, sopraggiunte durante
l'andamento della gara, rendono le difficoltà molto maggiori.
Metodo e tecnica
Per controllare le proprie reazioni fisiologiche, derivanti da particolari situazioni
di conflitto psicologico, in oriente vengono praticate diverse discipline come lo
joga o lo zen. Queste, che coinvolgono l’individuo in maniera totale, sono dei veri
e propri modelli di vita sociale e spirituale.
Il Training Autogeno, invece, maturato ai primi del ‘900 dagli studi sull’ipnosi di
Bernheim e Charcot in Francia ed elaborato dallo psichiatra J. Schultz intorno agli
anni ’30, è essenzialmente una tecnica di rilassamento, utile anche per curare i
disturbi organici e psichici.
L’obiettivo di Schultz era quello di rendere il paziente meno vincolato alla
dipendenza del terapeuta e divenire lui stesso autore del proprio cambiamento e
del proprio benessere. Il termine Autogeno vuole mettere in risalto come le
modificazioni psichiche e somatiche vengono provocate autonomamente dal
praticante, adattando il metodo alle proprie esigenze.
In generale la pratica del Training Autogeno influenza varie funzioni dipendenti
dal Sistema Nervoso Vegetativo quali la respirazione, la circolazione del sangue
ed il metabolismo. Inoltre consente di mutare il tono dell’umore ed attenuare gli
stati emotivi e l’ansia, portando ad un sempre maggiore grado di distensione,
benessere ed equilibrio psicosomatico. Permette, infatti, di combattere lo stress, le
tensioni muscolari e psichiche, la mancanza di energia, l’ansia e le sue
somatizzazioni.
Per mezzo del Training Autogeno si può raggiungere un’armonia interiore e
realizzare se stessi utilizzando al meglio le circostanze della vita.
37
Training autogeno e tennis
Nello sport il training autogeno è un ottimo ausilio per contrastare l’ansia e la
tensione preagonistica. Specialmente se utilizzato con particolari sollecitazioni
assertive può arricchire la personalità dell’atleta rendendolo più consapevole delle
proprie potenzialità.
Chi pratica sport è un soggetto, di solito, che, per quanto tenace, determinato,
tollerante alla frustrazione e disponibile all’applicazione per ciò che riguarda la
possibilità di miglioramento del gesto tecnico è, per contro, superficiale,
disabituato, disattento, svalutante verso il miglioramento mentale: in altre parole
vorrebbe ottenere i benefici derivanti da queste tecniche senza perdere tempo.
Infatti, per mancanza di tempo o per una vera e propria programmazione di
allenamento, una seduta di mental-training a discapito di un allenamento in campo
è vista dall’atleta come un giorno perso, come un giorno in cui non ha fatto niente
e non riesce ad accettarlo. Occorre, pertanto, proporre tecniche brevi, semplici e
rapide il più possibile; è per questo motivo che un programma di training
autogeno tradizionale non può essere facilmente realizzato in ambito sportivo. E’
quindi consigliabile proporre un programma di traning autogeno che non superi le
sei settimane (preferibilmente durante la fase di preparazione invernale) con
sedute giornaliere di non più di 15 minuti. Ogni settimana sarà dedicata ad uno
degli esercizi di training autogeno, con l’obiettivo di riuscire ad ottenere il
rilassamento nel più breve tempo possibile, verosimilmente intorno ai 5-6 minuti
alla fine della settimana. Il contenimento del tempo è essenziale per poter
esercitare tali esercizi con efficacia durante il pre-partita, ai cambi di campo e ,
per i più bravi, nell’intervallo tra un punto e l’altro, quando non è né possibile né
utile ricercare un rilassamento prolungato.
Sedute di training autogeno tradizionale possono invece essere utili per un più
rapido recupero psicofisico dopo partite molto intense.
38
tensione, di risparmiare e recuperare le energie migliorando cosi’ l’efficienza
fisica e mentale.
Le condizioni preliminari per poterlo realizzare sono: ambiente più possibile
tranquillo, luce bassa,temperatura equilibrata, abbigliamento comodo.
2.8. Il Biofeedback
39
In questa prospettiva emergono quattro tipi di ansia, in relazione alle diverse
specializzazioni emisferiche. L'aspetto interessante del modello, dal punto di vista
applicativo, è che per ogni manifestazione dell'ansia sono individuate le tecniche
specifiche di intervento maggiormente appropriate:
Nelle situazioni reali, comunque, va tenuto presente che i quattro tipi di ansia
sono difficilmente distinguibili e separabili, potendosi manifestare
contemporaneamente in diverse combinazioni. Per esempio, l'ansia somatica
condizionata dalla presenza del pubblico tende a suscitare preoccupazioni (ansia
cognitiva) per i sintomi fisici. Pensieri e immagini negative, sono potenzialmente
in grado di provocare risposte tensive somatiche. Per tali ragioni è necessario
considerare attentamente le modalità soggettive di risposta alle situazioni
40
stressanti, in relazione anche alle richieste del compito, per progettare procedure
individualizzate e multimodali di intervento finalizzate alla gestione dello stress.
41
ed emotivi siano associati alle modificazioni delle attività biologiche analizzate e
quindi diventa possibile modifìcare queste funzioni col solo ausilio della volontà
consapevole.
42
Questa scelta dipende dal fatto che questi muscoli riflettono più, di altri il grado
globale di tensione dell’organismo e permettono di utilizzare solo pochi elettrodi
di misura, anziché molti disseminati su tutto il corpo.
Il biofeedback termocutaneo
Il display può essere visivo o acustico o entrambi; spesso è utilizzata una soglia
pre - programmata che quando è superata comporta l'emissione di un segnale per
il paziente.
43
Il biofeedback della frequenza cardiaca
Questa tecnica prende il nome di GSR dalle parole inglesi Galvanic Skin
Resistence. La pelle si comporta infatti approssimativamente come un resistore.
Se si piazzano due elettrodi sulla superfice cutanea (in genere su due dita vicine) e
si applica ad essi una debole corrente costante, si genera un voltaggio da cui è
possibile calcolare la resistenza apparente della pelle.
Stimoli di tipo emozionali esterni (un rumore improvviso, un sospiro, una frase o
una parola detta da qualcuno) provocano una caduta della resistenza elettrica in
alcuni distretti cutanei, in particolare a livello palmare e della pianta dei piedi.
Questa risposta transitoria, che prende il nome di riflesso psico - galvanico, ha una
forma d'onda caratteristica con un tempo di salita di circa 1-2 secondi ed un tempo
di discesa più lungo.
Il tempo necessario affinché il valore della resistenza elettrica ritorni al livello pre
- stimolo è circa 20 secondi.
44
La temperatura ideale per registrare i riflessi psicogalvanici è di circa 20 - 28
gradi. Il valore assoluto della resistenza elettrica della pelle può variare nei diversi
individui e nelle diverse situazioni fra 10 Kohms e 2000 Kohms/cm2.
Le modificazioni del valore assoluto della resistenza elettrica della pelle in genere
non superano il 5-10%.
Il valore assoluto della resistenza elettrica dipende dal grado di sudorazione delle
mani, quindi dall’attività delle ghiandole sudoripare.
E' l'intervento del terapeuta che permette la giusta lettura ed interpretazione dei
segnali provenienti dal corpo e garantisce quel clima psicologico che consente il
graduale apprendimento di nuove risposte neurovegetative.
Il ritmo Alfa consiste in onde elettriche prodotte dal nostro cervello alla frequenza
di circa 10 Hz (oscillazioni al secondo) e la sua importanza nasce dalla
constatazione che i soggetti impegnati in esercizi di rilassamento psicofisico, ad
45
occhi chiusi, ma in veglia, come per esempio nella meditazione, fanno registrare
alti livelli di attività EEG di tipo Alfa.
Questa sede e' più adatta per il training Alfa essendo il ritmo Alfa più forte ai lobi
temporali.
Non può essere utilizzato un feedback visivo perché il ritmo Alfa è abolito
dall'input sensoriale visivo.
Il biofeedback Alfa può essere vantaggioso anche per soggetti normali che
vogliano aumentare il loro livello di autocontrollo e di lucidità mentale. Il ritmo
Alfa e' un buon indicatore di una mente non impegnata in pensieri, ma sveglia e
pronta a recepire stimoli sensoriali.
L'apertura degli occhi o forti rumori fanno cessare il ritmo Alfa che è sostituito dal
ritmo Beta.
Anche il ritmo Theta (4 - 8Hz) può essere utilizzato come biofeedback. In questo
caso è consigliato solo a soggetti normali che vogliano aumentare il loro livello di
coscienza o imparare a modificare lo stato di coscienza.
46
Il Theta è un ritmo cerebrale che appare spontaneamente in prossimità del
passaggio dalla veglia al sonno. Per questo motivo, di norma è un ritmo che non e'
possibile prolungare a volontà (come l'Alfa) ma il training Theta permette piano
piano di ottenere e mantenere questo ritmo senza sprofondare nel sonno. Di
norma è più difficile effettuare il training Theta rispetto all'Alfa, quindi è bene
utilizzare questa tecnica solo in soggetti che abbiano già effettuato con successo il
training Alfa.
47
3. CONSIDERAZIONI SULLA MOTIVAZIONE
L’automotivazione
L’automotivazione serve a tutti, però uno dei settori dove l’automotivazione sta
fornendo ottimi risultati è proprio quello dello sport e del tennis in particolare:
quando abbiamo una partita da disputare, sia essa la finale dei campionati del
mondo o un incontro di terza categoria non bisogna avere la sola preoccupazione
di allenare per ore ed ore solo il fisico. Se si ha davvero il desiderio di raggiungere
importanti traguardi, è necessario non trascurare lo sviluppo della psiche,
48
Prima regola: pensare positivo.
Ma in cosa consiste, in pratica, l’automotivazione? Il metodo è un mosaico di
esercizi e tecniche basato sulla visualizzazione, in altre parole, sul potere delle
immagini mentali evocate dall’ inconscio, in grado di mettere in luce le forze
psicologiche nascoste e, per questa via, restituire entusiasmo e fiducia, rimuovere
le influenze negative, tirare fuori il meglio da ciascuno. Lo sforzo più grande
consiste nel far pratica ed esperienza di nuovi modi di pensare, grazie ai quali è
possibile cambiare in positivo l’immagine del proprio io. Per prima cosa bisogna
imparare a neutralizzare i pensieri negativi.
Per vincere la partita è necessario provare a pensare in positivo: ossia, vedersi
vincitori. Poiché ci vuole un chiaro disegno mentale della partita prima di poterla
vivere con successo, il trucco consiste nell’esercitarsi a rivederla più e più volte
con l’immaginazione. A ricrearla nei più piccoli dettagli in quel laboratorio che è
la mente, fino a conoscere perfettamente come comportarsi quando si sarà
impegnati sul campo.
Perché funziona? Il fatto è che cervello, sistema nervoso e massa muscolare
funzionano come un servo meccanismo cioè nella stessa maniera di una macchina
automatica volta ad un fine. Date al cervello uno scopo ed il resto verrà da sé.
Quando la mente “vede” con chiarezza ciò che si vuole fare, comincerà a
funzionare eseguendo il lavoro molto meglio di quanto non ci sia modo di
ottenere per mezzo dei soli mezzi fisici. Il fatto che l’automotivazione sia un
metodo che funziona, non è pura teoria. Il cervello non riesce a stabilire la
differenza tra un’esperienza reale e una immaginata con grande intensità e nei
minimi particolari. Ad ogni modo non devono esserci malintesi: la visualizzazione
non sostituisce l’allenamento. È un’utile integrazione nei giorni precedenti la gara
e un sostituto temporaneo dell’allenamento nel caso di malattia, infortunio o
lunghi trasferimenti. Ma l’automotivazione ha bisogno di altro ancora. Così
sempre attraverso la visualizzazione, ossia le immagini mentali, prevede esercizi
di rilassamento e di respirazione.
49
4. VARIABILI, ABILITÀ E TECNICHE PSICOLOGICHE
In ogni caso queste abilità potranno venire perfezionate attraverso uno specifico
allenamento psicologico che ne corregga i difetti e le ponga all’interno di un
sistema con una struttura organizzata. Queste abilità (tra cui possiamo citare
l’autovalutazione dell’attivazione, l’autoregolazione, l’imagery, il self-talk, le
strategie di controllo dell’attenzione, la scelta e l’analisi degli obiettivi…) non
vanno allenate di per sé, singolarmente, ma in relazione alle variabili
(motivazione, stress, attenzione…) ed alla direzione (incremento o diminuzione)
individuata come maggiormente vantaggiosa. E’ infatti un grave e comune errore
il ridurre l’intervento psicologico sportivo al mero allenamento delle abilità, senza
discriminare quale sia la variabile su cui si intende avere un effetto. Ciò rende il
lavoro non strutturato, e gli effetti molto più evanescenti. Le abilità rilevanti
dell’allenatore hanno una doppia valenza: includono l’applicazione di determinate
tecniche perché i propri atleti rendano il massimo, ma si riferiscono anche alla
propria capacità di rendere al massimo. Non è infatti raro che gli allenatori
50
sappiano controllare lo stato di attivazione dei giocatori ma non il proprio,
rendendo meno efficace la propria condotta.
51
5. LE FASI PER LA REALIZZAZIONE DI UN PROGRAMMA DI ALLENAMENTO
MENTALE
52
(descrizione dell’esercizio) e quelle già presenti nella sua esperienza. Dopo di che
questo elaborerà un’anticipazione mentale dell’esercizio da eseguire (feed-
forward o meccanismo anticipatorio), ricontrollerà le condizioni reali
dell’ambiente dove dovrà eseguire l’esercizio per eventuali correzioni (feed-back)
ed infine eseguirà il gesto tecnico; gli stimoli ambientali vengono così ricercati
attivamente con una costruzione dei dati percettivi e mantenendo una propria
autonomia.
In pratica, l’esistenza di processi cognitivi con funzioni di anticipazione è tale da
facilitare la successiva focalizzazione dell’attenzione selettiva cosciente. Si
attuano tutti quei meccanismi che il cervello umano mette in atto per recuperare le
informazioni dell’ambiente, al fine di confrontarli in base alla propria realtà
interiore. Tutte queste informazioni acquisiscono valore in base alla realtà
soggettiva che ognuno di noi costruisce sulla base delle proprie emozioni:
emozioni positive danno input positivi, emozioni negative danno input negativi.
Emozioni e input interagiscono al fine di costruire la realtà del soggetto e questo è
di fondamentale importanza per comprendere le leggi dell’apprendimento. Ogni
tecnico deve intendere che i risultati dell’insegnamento spesso dipendono dalla
soggettività emozionale personale e del singolo atleta.
53
6. PERCHÉ ATLETI E ALLENATORI INVESTONO POCO TEMPO
NELL’ALLENAMENTO DELLE ABILITÀ MENTALI, QUANDO GLI STESSI
RITENGONO LA COMPONENTE PSICOLOGICA TANTO IMPORTANTE PER IL
SUCCESSO COMPETITIVO?
Per spiegare tale fenomeno possono essere chiamati in causa alcuni stereotipi o
pregiudizi e ragioni di ordine pratico (Weinberg & Gould, 1995). Tra i più
frequenti citiamo:
la psicologia dello sport cura gli atleti che hanno problemi psicologici. La
psicologia dello sport è, invece, di per sé orientata alla crescita
dell’individuo “sano”, attraverso l’ottimizzazione delle sue risorse
emotivo-cognitive, nell’intento di migliorarne la performance agonistica e
la qualità dell’esperienza. La cura dell’atleta con disturbo psichico spetta
alla medicina e alla psicologia clinica (Orlick, 1989; Ferraro & Rush,
2000);
le abilità psicologiche sono innate e immodificabili. Convinzione messa in
discussione da numerose ricerche sul campo (Mahoney, 1984; Felts &
Landers, 1983; Biddle, 1986; Ravizza, 1987; Hall et al. 1990; Gould &
Udry, 1994; Weinberg, 1994);
il training mentale non è utile. L’efficacia del training mentale è stata
dimostrata da numerose ricerche (Madigan et al.,1992; Valey 1994; Orlick
&Partington, 1986, 1988; McCaffrey & Orlick, 1989; Greenspan & Feltz,
1989);
il training mentale è riservato agli atleti d’elite. Il training mentale non è
prerogativa dei soli atleti d’elite, ma può essere applicato per tutti i livelli
tecnici: oltre che con atleti agonisti, anche in età evolutiva (Gould, 1988;
Hellstedt, 1987; Weiss, 1991), in soggetti portatori di handicap (ritardo
mentale, Travis & Sahs, 1991; disabilità fisiche, Asken, 1991;
audiolesione, Clark & Sachs, 1991);
mancanza di tempo. Un fattore contraddittorio, poiché, a fronte delle
stesse dichiarazioni che vogliono il fattore mentale come maggiormente
critico, molti allenatori e atleti tendono a dedicare il 100% del tempo
disponibile esclusivamente all’allenamento fisico, tecnico e tattico
(Ferraro & Rush, 2000).
54
7. LINEE GUIDA
55
se utilizzi strategie mentali spontanee e, in caso affermativo, se
possano essere ulteriormente sviluppate, o debbano essere
modificate o sostituite. Spesso, infatti, molti atleti sviluppano
tali strategie, attraverso anni di esperienza, con un
procedimento per prove ed errori, che, non sempre ne
garantisce l’efficacia;
quali aspettative nutra nei confronti della preparazione mentale,
riducendole se eccessive o irrealistiche, sostituendole con altre
maggiormente produttive. Tali informazioni possono essere
acquisite attraverso un assessment psicodiagnostico, i cui
risultati costituiscono, poi, motivo di approfondimento e
discussione in sede di colloquio;
56
& Rotella, 1987). Anche in questo caso, può risultare di
estrema utilità il supporto dell’allenatore; e lo sviluppo delle
abilità mentali richiede investimento di tempo e applicazione
metodica: è necessario dedicarsi alla pratica in modo
costante e sistematico. Il tempo necessario
all’apprendimento di una nuova capacità varia in funzione
di:
o livello di motivazione e coinvolgimento dell’atleta,
o abilità mentali già esistenti;
o caratteristiche della disciplina, anche in termini di maggior o
minor facilità di trasferimento dell’abilità appresa in
situazioni di gara. L’off-season o il pre-season costituiscono
i momenti ottimali per iniziare un programma di
preparazione mentale, poiché garantiscono la maggior
disponibilità di tempo ed una pressione minore – interna ed
esterna – operata dai risultati;
57
o rappresenta l’unica modalità per valutare in modo oggettivo
se il programma ha raggiunto gli obiettivi prefissati. A tale
scopo, risultano molto utili strumenti di supporto, quali
interviste strutturate e schede di valutazione. Il loro impiego
permette di supportare sia i feedback di natura qualitativa
(come sensazioni, pensieri e stati d’animo dell’atleta o
dell’allenatore) che quelli di natura quantitativa (come
statistiche di prestazione e registrazioni audiovisive).
58
8. CONCLUSIONI
stata perciò volutamente ristretta agli ultimi 5 anni ed ha messo in luce l’esistenza
campo. Questo può derivare da diversi motivi uno dei quali è sicuramente la
tecnica.
di 12 anni lo stress, che si genera in giocatori adulti nel corso di una gara, non è
59
presente. Nella ricerca effettuata l’ansia veniva misurata mediante il questionario
durante l’allenamento e dopo tre turni di campionato. Nei ragazzi non è stata
Lo studio riporta l’impatto del PMT stagionale su due giocatori juniores sottoposti
Abbiamo voluto riassumere queste due esperienze nella parte conclusiva di questo
project work per mettere in luce quanto la sperimentazione in questo campo non
60
sia ancora in grado di valutare in modo univoco l’efficacia di un programma di
disponibili possono essere utilizzate con successo. Crediamo altresì che alcune
allenamento “tradizionale”, incentrato sugli aspetti tecnici e atletici, non può tener
conto di tutti gli aspetti trattati nel project work e la massimizzazione dei risultati
positivi non può che essere ottenuta utilizzando una combinazione delle tecniche
descritte.
A.M. che utilizzino gli strumenti fino ad oggi ritenuti più efficaci peccano a
nostro avviso nel numero di soggetti coinvolti e nel tempo utilizzato per la
il colpo del servizio, un’attività closed skill mentre quasi nulla è stato trovato su
azioni open skill quali dritto e rovescio che sarebbe invece interessante indagare.
61
9. ALLEGATI : Esperienze selezionate da bibliografia recente
62
ALLEGATO A
ASPETTI METODOLOGICI
63
Nella stessa giornata della prima prova si inizia l’allenamento con imagery col
gruppo sperimentale. Viene fornita agli atleti una semplice spiegazione teorica di
questo tipo di allenamento, la sua utilità e la dimostrazione pratica. Si esegue una
sessione pratica dell’allenamento per la durata circa di 45 minuti strutturata in 10
minuti di rilassamento classico volto alla percezione del proprio corpo, alla
sensazioni interne e di pesantezza degli arti partendo da quelli inferiori a quelli
superiori. Per 20 minuti circa si porta l’atleta a visualizzarsi, possibilmente con
una percezione “dall’interno” nell’atto di eseguire il servizio. La visualizzazione
viene guidata secondo la classica catena cinetica del servizio ponendo importanza
ai tre momenti fondamentali: l’equilibrio iniziale e la sensazione del tono
muscolare, il momento angolare la sensazione dell’impatto con la pallina e quello
lineare dell’uscita del gesto tecnico, cercando di rendere il più realistica e vivida
ai cinque sensi l’esperienza immaginativa.
Si introducono anche frasi positive, di fiducia, di concentrazione e di sensazione
di benessere nell’esecuzione del gesto. I circa, 15 minuti rimanenti vengono
utilizzati per discutere l’esperienza, risolvere difficoltà incontrate e dubbi vari.
Nel gruppo viene instaurato un clima di collaborazione e di fiducia. Questo
allenamento è svolto per una seduta la settimana, per un totale di 4 volte, sotto la
guida del sottoscritto Silvano Poeta Paccati e giornalmente, in autonomia, dagli
atleti. Inoltre viene chiesto agli atleti di compilare giornalmente due tabelle una
che riguarda le aree di tensione muscolare ed una che riguarda l’autovalutazione
delle capacità immaginative (allegato 2). Le tabelle compilate mi vengono
consegnate ogni incontro successivo. Queste vengono utilizzate sia per valutare
una progressione delle capacità di allenare l’imagery sia per verificare e risolvere
problemi soggettivi riguardo questo tipo d’allenamento.
Viene inoltre stilato per ogni atleta il profilo del gesto tecnico secondo una
valutazione fornitami dal Maestro Leonardo Mora (allegato 3). Questo profilo
verrà ristilato all’atto della seconda prova d’abilità del servizio per controllare se
l’allenamento con imagery ha influenzato la capacità di eseguire il gesto tecnico
oltre che l’aumentare della percentuale delle palle messe a segno nel bersaglio.
64
ANALISI DEI DATI
Servizi in zona su 20
Servizi in zona su 20 servizi
servizi
L. 8 10 D. 3 4
D. 9 5 F. 2 2
L2 3 6 S. 10 8
C. 4 6 F2 4 5
A. 2 2 C2 6 5
Media 26% 29% Media 25% 24%
Tab. 1 – Risultati delle prove del gruppo sperimentale pre e post allenamento con
imagery e del gruppo di controllo pre e post allenamento standard.
35%
29%
30% 25% 26% 24% Gruppo di controllo
25%
20%
15% Gruppo allenato per
10% un mese con
imagery
5%
0%
pre post
Grafico 1 – Andamento dei risultati ottenuti con l’allenamento standard e con imagery dal
gruppo sperimentale e quello di controllo.
65
differenze sulla m edia di prestazione della battuta
6
5,8
5,6
5,4
media assoluta
5,2 gruppo
sperimentale
5
gruppo di controllo
4,8
4,6
4,4
4,2
4
prova pre prova post
Un accurata analisi statistica dei dati ci dice che l’aumento percentuale ottenuto
dal gruppo allenato per un mese con imagery nel mettere a segno il servizio
potrebbe essere dovuto alla casualità.
Si dovrebbe logicamente concludere che in questo esperimento e per questo
campione l’allenamento con imagery non migliora la percentuale dei servizi messi
a segno nel bersaglio.
66
- I grafici della variazione delle medie assolute e percentuali suggeriscono
un andamento chiaro dei dati a favore dell’utilità del training
- Il tempo necessario per un allenamento efficace di un colpo tennistico non
è stato sufficientemente lungo per permettere una stabilizzazione delle
nuove capacità acquisite così come probabilmente non è stata adeguata la
frequenza settimanale dell’intervento dell’autore di questa tesi.
- Si è cercato di ovviare alla non alta disponibilità di tempo degli atleti
strutturando un allenamento per settimana con Imagery guidato dall’autore
ed un allenamento giornaliero praticato in autonomia dagli stessi usando
come verifica di controllo le tabelle di aree di tensione muscolare ed di
autovalutazione delle capacità immaginative (allegato 2). Ritengo che una
maggior frequenza degli allenamenti guidati avrebbero portato a risultati
migliori dell’autoallenamento e quindi della prova sperimentale, in quanto
gli atleti eran completamente nuovi e non avvezzi a questo tipo
d’allenamento. Inizialmente, un allenamento guidato più frequente (in
letteratura scientifica anche se non si riscontra una concordanza si
ritengono adeguate dalle 2 alle 4 sedute settimanali) probabilmente
avrebbe rimosso in misura maggiore le difficoltà e gli ostacoli che
impediscono alla mente di esser produttiva ed efficace. La capacità di
imagery infatti non è una cosa scontata ma è un’abilità che si acquisisce
con l’esercizio cosi come ogni altro tipo di gesto atletico, la sua qualità e
raffinatezza è in relazione diretta con l’allenamento e il grado di
professionalità dell’atleta.
- Ancora a questo proposito, allenamenti con Imagery personalizzati alle
specifiche esigenze dell’atleta, quando possibile, sono preferibili in quanto
offrono risultati qualitativamente migliori.
- Un membro del gruppo sperimentale, D., ha avuto un crollo prestazionale
alla prova di controllo dovuto evidentemente ad un forte stato di
agitazione emotiva causata da ansia prestazionale
- Tutti gli altri soggetti del gruppo sperimentale hanno mantenuto inalterato
il loro score di servizi (A.), migliorato (C., L.)e addirittura raddoppiato
67
(L2); questo fatto non si è verificato nel gruppo di controllo che ha avuto
un andamento decisamente più stabile
- Dal raffronto prima-dopo del profilo del gesto tecnico fornitomi dal
Maestro Leonardo Mora si evidenzia chiaramente un miglioramento del
gesto tecnico del servizio nel gruppo sperimentale, cosa che non si può
affermare per il gruppo di controllo.
CONCLUSIONI
68
d’attivazione alla gara, la motivazione, parti importanti per la valutazione di una
prestazione sportiva complessiva.
L’esperienza condotta ha portato l’autore a valutare con un maestro esperto, il
Maestro Leonardo Mora, la possibilità di un intervento a sfondo psicologico più
generale e completo rivolto agli atleti della sezione agonistica della Scuola
Tennis di Curno.
69
SubAllegato 1
70
SubAllegato 2
AREE DI TENSIONE MUSCOLARE Nome e cognome………… Data…………
Mani . . . . . . .
Braccia . . . . . . .
Spalle . . . . . . .
Collo . . . . . . .
Mascella . . . . . . .
Occhi . . . . . . .
Fronte . . . . . . .
Torace . . . . . . .
Stomaco . . . . . . .
Pancia . . . . . . .
Schiena . . . . . . .
Cosce . . . . . . .
Polpacci . . . . . . .
Piedi . . . . . . .
71
continua SubAllegato 2
Lunedì . . . .
Martedì . . . .
Mercoledì . . . .
Giovedì . . . .
Venerdì . . . .
Sabato . . . .
Domenica . . . .
72
SubAllegato3
Profilo atleti compilato dal Maestro Leonardo Mora
Lancio palla: alza troppo laterale verso sx Lancio palla: alza troppo laterale verso sx
Mulinello: buona scioltezza ma poca Mulinello: buona scioltezza ma poca
accelerazione accelerazione
Impatto: non sempre pieno causa lancio palla Impatto: non sempre pieno causa lancio palla non
non sempre buono sempre buono
Spinta gambe: poca oscillazione iniziale in Spinta gambe: discreta oscillazione iniziale
uscita buona buona spinta in uscita
Ritmo esecuzione: troppo veloce e continuo Ritmo esecuzione: troppo veloce e continuo
(assenza accelerazione in fase di mulinello) (assenza accelerazione in fase di mulinello)
Note: Note:
Servizi in zona: 2 Servizi in zona: 2
73
L2 ▪ 13 anni L2 ▪ 13 anni
74
L. ▪ 13 anni L. ▪ 13 anni
Lancio palla: non regolare, a volte alto a Lancio palla: regolarmente basso
volte basso
Mulinello: buona velocità d’esecuzione del Mulinello: buona velocità d’esecuzione del
mulinello mulinello
Impatto: non sempre è pieno a causa del Impatto: pieno
lancio incostante
Spinta gambe: discreta spinta delle gambe e Spinta gambe: buona spinta delle gambe e
gestione dello spostamento dei pesi gestione dello spostamento dei pesi
Ritmo esecuzione: non regolare causa Ritmo esecuzione: troppo veloce, errore che
lancio ad altezza incostante determina la mal riuscita del colpo
Note: Note: impugnatura leggermente spostata sul
dritto, non convince
Servizi in zona: 8 Servizi in zona: 10
C. ▪ 13 anni C. ▪ 13 anni
Lancio palla: discreto, lascia la palla Lancio palla: buono e regolare
leggermente troppo presto
Mulinello: poca accelerazione in fase di Mulinello: sufficiente, sciolto e regolare
mulinello causa mano aperta
Impatto: poca forza/velocità all’impatto Impatto: si sente pieno
Spinta gambe: poco lavoro di gambe Spinta gambe: coordinazione discreta deve
migliorare fisicamente
Ritmo esecuzione: discreto Ritmo esecuzione: discreto
Note: da migliorare la gestione dello Note: sicuramente migliorato, le lacune atletiche
spostamento dei pesi per aumentare la gli impediscono l’ottimo
spinta e mano in fase del mulinello
Servizi in zona: 4 Servizi in zona: 6
75
◊ gruppo di controllo 1° prova ◊ gruppo di controllo 2° prova
D. ◊ 18 anni D. ◊ 18 anni
Lancio palla: non sempre regolare Lancio palla: non sempre regolare
Mulinello: buona velocità in fase di Mulinello: buona velocità in fase di mulinello
mulinello
Impatto: buono ma incostante causa lancio Impatto: pieno ma incostante causa lancio palla
palla non regolare non regolare
Spinta gambe: poco lavoro di gambe, non Spinta gambe: cattiva gestione del trasferimento
c’è un buon trasferimento del peso da dietro del peso da dietro in avanti
in avanti
Ritmo esecuzione: discreto Ritmo esecuzione: discreto
Note: Note: da migliorare lancio palla e spostamento
pesi
Servizi in zona: 3 Servizi in zona: 4
F. ◊ 13 anni F. ◊ 13 anni
Lancio palla: regolare ma forse Lancio palla: regolare troppo alto
eccessivamente alto
Mulinello: discreta accelerazione in fase Mulinello: discreta accelerazione in fase di
di mulinello mulinello
Impatto: non sempre pieno Impatto: non sempre pieno
Spinta gambe: presente ma senza Spinta gambe: presente ma cade su se stesso
trasferimento del peso da dietro in avanti
Ritmo esecuzione: discreto Ritmo esecuzione: discreto
Note: cattiva gestione del bilanciamento Note: cattiva gestione del bilanciamento in fase
in fase di uscita di uscita
Servizi in zona: 2 Servizi in zona: 2
76
S. ◊ 14 anni S. ◊ 14 anni
Lancio palla: regolare Lancio palla: regolare
Mulinello: buona velocità nell’esecuzione Mulinello: buona velocità nell’esecuzione del
del mulinello mulinello
Impatto: buono e pieno Impatto: buono e pieno
Spinta gambe: sufficiente, non c’e’ una Spinta gambe: sufficiente, non c’e’ una grande
grande utilizzo delle gambe anche se lo utilizzo delle gambe anche se lo spostamento dei
spostamento dei pesi è corretto pesi è corretto
Ritmo esecuzione: buono e regolare Ritmo esecuzione: buono e regolare
Note: Note:
Servizi in zona: 10 Servizi in zona: 8
F2 ◊ 13 anni F2 ◊ 13 anni
Lancio palla: abbastanza regolare, a volte Lancio palla: a volte troppo avanzato
troppo avanzato
Mulinello: discreto mulinello, molto Mulinello: discreto mulinello, molto utilizzo del
utilizzo del polso polso
Impatto: buono Impatto: pieno
Spinta gambe: quasi assente Spinta gambe: quasi assente
Ritmo esecuzione: buon ritmo d’esecuzione Ritmo esecuzione: buon ritmo d’esecuzione
Note: migliorare l’utilizzo delle gambe e Note: migliorare l’utilizzo delle gambe del busto
spostamento dei pesi per trasferire il peso
Servizi in zona: 4 Servizi in zona: 5
77
C2 ◊ 13 anni C2 ◊ 13 anni
Lancio palla: troppo alto e laterale a sx Lancio palla: troppo alto e laterale a sx
Mulinello: sufficiente in fase di mulinello Mulinello: poca accelerazione, movimento
ma con poca accelerazione, movimento troppo continuo
troppo continuo
Impatto: non sempre pieno causa lancio Impatto: non sempre pieno causa lancio palla
palla
Spinta gambe: non corretta gestione del Spinta gambe: non corretta gestione del
bilanciamento e spostamento del peso bilanciamento e spostamento del peso
Ritmo esecuzione: poco fluido Ritmo esecuzione: poco fluido
Note: migliorare l’utilizzo della spinta delle Note: migliorare l’utilizzo della spinta delle
gambe e dello spostamento dei pesi gambe e dello spostamento dei pesi
Servizi in zona: 6 Servizi in zona: 5
78
ALLEGATO B
Condizionamento alla risposta visiva (Tennis: allenamento specifico
alla concentrazione)
Zanolli S., Faccini P.
Il canale visivo
79
tempo, sollecitando l’asse visione-memoria di fissazione.
È una sorta di associazione mentale: cioè se io associo ad un colore un’azione
gratificante, più facilmente ogni qualvolta che mi capiterà di pensare a quel colore
assocerò la stessa azione; ed il fatto importante sarà che automaticamente scatterà
l’idea-azione frutto di questo allenamento condizionato.
Se si fissa un cerchio rosso e si guarda poi una superficie grigia uniforme, è facile
vedere su di essa un cerchio verde: si ha, cioè un immagine consecutiva negativa;
negativa perché il verde è il colore complementare del rosso. I colori
complementari possono anche servire ad aumentare la reciproca intensità.
Quando due colori complementari si trovano uno accanto all’altro, ciascuno di
essi appare ad un grado più alto di saturazione che non quando è vicino ad un
colore non complementare. Questo effetto, denominato contrasto simultaneo, è
la ragione della scelta di coppie di colori complementari (rosso/verde-giallo/blu)
per le insegne e segnalazioni navali.
Nella figura 1 sono rappresentati i livelli di regolazione dell’azione sui quali si
può intervenire metodologicamente (da Schnabel 1986).
80
Figura 1
81
a breve termine, l’inserimento strutturale di queste proteine specifiche forma, di
contro, la memoria a lungo termine). Di fondamentale importanza è il tenere
presente che questa connessione interneuronale che costituisce la memoria
motoria non si sviluppa solo con la maturazione, ma anche attraverso un processo
di attivazione continua. Nelle fasi iniziali l’atleta tende ad apprendere lo schema
del movimento, tenendo ben presente l’obiettivo da raggiungere. Egli, nel
costruirsi mentalmente il movimento da apprendere usufruisce degli stimoli forniti
dall’allenatore, ma soprattutto sfrutta prevalentemente le impressioni sensoriali
coscienti, per lo più visive. Se il processo motorio viene ripetuto più volte si
attivano i collegamenti interneuronali o sinapsi neuronali e nella corteccia
cominciano a rappresentarsi fasi grezze di esso, e gli stessi movimenti muscolari,
tradotti in azione, risulteranno scarsamente economici ed assai poco coordinati.
Successivamente, queste attivazioni sinergiche scompariranno, fino ad arrivare, da
parte del soggetto, ad una esecuzione del movimento precisa ed armoniosa.
Questo avviene anche attraverso la cosiddetta fase di concentrazione. La fase di
stabilizzazione-automatizzazione dell’esecuzione motoria avviene, in ultima
analisi, quando l’atleta tende e cerca di concentrarsi solo sullo specifico gesto,
eliminando tutti i movimenti superflui e parassiti nel processo che porta ad una
perfetta esecuzione. Per un miglior rendimento occorre, pertanto, sintetizzare e
concentrare l’attenzione sui compiti tecnico-tattici e far si che anche essi vengano
automatizzati in modo da consentire all’atleta, nelle situazioni non previste, di
comportarsi sempre al meglio.
In ultima analisi, è stato dimostrato recentemente (Castiello, Umiltà 1988) che, la
reazione ad uno stimolo visivo avente un fuoco ristretto è più rapida rispetto ad
una che si svolge in un campo visivo aperto a fuoco più largo; si può allenare
quindi l’attenzione su di un campo visivo ristretto ed ideale, organizzando
l’attenzione nello spazio anche nelle fasi più estenuanti dell’attività fisica.
Dopo queste premesse, passiamo in rassegna alcune esercitazioni specifiche adatte
ad allenare la concentrazione nel tennis.
82
di verde brillante (se il fondo del campo è rosso). Si può utilizzare del trasparente
lucido da applicare direttamente sulla linea. L’esercizio dovrà mirare a centrare
tali settori (figura 2). Senza cambiare la disposizione dei colori, si passa
all’esercizio b) che richiede (figura 3) una sagoma colorata di cartone a rete (in
mancanza di uno sparring partner) nelle diverse disposizioni di attacco. A
seconda di queste, l’allenatore dovrà indirizzare la palla da colpire o alla destra o
alla sinistra del tennista, il quale dovrà rispondere con un lungolinea o con un
cross, ma sempre indirizzando la palla nel settore colorato (esso potrà venire
semmai gradualmente spostato per simulare angolazioni più spinte). In un
momento successivo, per rendere più facile l’esecuzione del colpo, si potrà
usufruire di un anello (colorato anche esso), posto sulla linea in prossimità della
rete (figura 4, in tratteggio). Centrando perfettamente il cerchio la palla cadrà nel
settore colorato delle linee di fondo, seguendo una traiettoria parallela alla linea
interna.
c) l’allenamento al servizio adotterà gli stessi sistemi di risposta neuromotoria o
per meglio dire visivo motoria. Infatti, colorando la linea dove è contenuta l’area
del rettangolo del servizio, ci si potrà allenare agli effetti od alle angolazioni
spinte a seconda della disposizione della sagoma o dell’allenatore (figura 5).
83
tennista dovrà insistere per due colpi (cominciando, ad esempio di dritto) sul
primo dischetto per poi passare a piccoli passi all’altro e così via per tutta la linea
di fondo campo fino a colpirli in una serie tutti quanti. Si esalterà con ciò la
precisione e la destrezza del colpo (oltre al metabolismo anaerobico). Allorquando
la destrezza acquisita dall’atleta consentirà di eseguire le serie senza errori, si
potrà diminuire il diametro dei cerchietti posti sulla linea che indica la rete (figura
6).
Figure 2-6
Per avere un confronto statistico della validità del metodo, abbiamo sottoposto a
tale sperimentazione cinque tennisti dei quali due di elevato valore atletico
(gruppo A) e 3 non classificati (Nc) (gruppo B) dotati di buona esperienza
84
agonistica. La scelta dell’esercizio da utilizzare come protocollo di ricerca è stato
l’allenamento al servizio (l’esercizio c del paragrafo 1).
La ricerca è stata divisa in quattro fasi:
1a fase: gli atleti sono stati invitati ad eseguire 30 colpi di servizio ciascuno
mirando all’angolo alla loro sinistra, battendo da destra, cercando di indirizzare il
proprio colpo il più vicino possibile alla linea di battuta. È stata, quindi, calcolata
l’area totale geometrica in cui cadevano i servizi per ogni atleta, non considerando
i tiri out e, naturalmente, quelli a rete.
2a fase: gli atleti hanno di nuovo eseguito 30 servizi, questa volta però colorando
il vertice sinistro del rettangolo di battuta con il verde. Anche questa volta è stato
fatto il calcolo dell’area.
3a fase: a questo punto, dopo una riunione con gli atleti, abbiamo deciso di
inserire tale esercizio nella metodologia di allenamento di ognuno, e cioè quattro
sedute di allenamento settimanali di 25 minuti di durata per due settimane,
continuando ad utilizzare il colore verde.
4a fase: dopo due settimane di allenamento gli atleti sono stati sottoposti
nuovamente al test: 30 colpi all’angolo sinistro battendo da destra. Inoltre, e
questo per avere una conferma dell’avvenuto orientamento-dimensionamento
dell’attenzione, i tennisti hanno ripetuto l’esercizio eliminando l’area colorata, ma
facendo in modo di “pensare” (questa è stata la frase che abbiamo detto loro) “nel
momento immediatamente precedente al servizio, al colore che era posto ai vertici
del rettangolo di servizio”. I dati raccolti nella ricerca fanno pensare ad un
effettivo avvenuto condizionamento alla concentrazione- attenzione con l’ausilio
del colore. Senza voler prendere in considerazione le alte significatività statistiche
fra il confronto dei gruppi, giustificate, probabilmente, dalla esiguità del
campione, il dato che si evidenzia è la progressiva diminuzione dell’area che
racchiude le battute e quindi l’aumento della precisione di questo colpo,
cinesteticamente molto complesso.
È chiaro che sarebbe auspicabile ripetere la prova con un campione più vasto,
allargato anche a soggetti che iniziano l’apprendimento della singola disciplina, e,
soprattutto a quegli atleti che dimostrano un rendimento di gara di basso livello a
causa della non perfetta esecuzione di alcuni colpi.
85
ALLEGATO C
Vicente Luis del Campo (1) Raúl Reina Vaíllo,PhD, (1) David Sanz Rivas, PhD, (2) and Francisco
J. Moreno Hernández, PhD (1)
Negli ultimi 20 anni sono stati effettuati molti studi sulla percezione ed il tempo di
risposta nello sport. Nel campo del comportamento motorio è negli ultimi anni
emerso un nuovo campo di ricerca, “La visione e lo Sport” che focalizza
l’attenzione sulle strategia di ricerca visiva, del tempo di reazione e della
precisione dei colpi di risposta. L’introduzione di programmi di allenamento
visivo nel normale programma di allenamento di giocatori di tennis è risultato
utile nel ridurre il tempo tra la percezione visiva e la reazione alla risposta. Molti
programmi hanno utilizzato come strumenti operativi video atti a migliorare il
tempo di reazione alla risposta ed alcuni studi sono stati effettuati in contesti di
vita reale sul campo.
In questo studio trovano applicazione i concetti di apprendimento motorio e di
controllo del processo di allenamento nel tennis. Esso analizza l’influenza di
alcuni programmi di allenamento visivo sul tempo di reazione alla risposta e sulla
precisione della risposta in 40 giocatori di tennis principianti, sia in laboratorio
che sul campo. E’ stata simulata una situazione di colpo di approccio in seguito al
quale il giocatore deve reagire velocemente ed in modo preciso nel tentativo di
fare il punto mediante una volèe. Questi programmi, basati sull’anticipo, sono
diretti al miglioramento del tempo di reazione alla risposta e all’incremento del
numero di risposte corrette nell’esercizio specifico.
METODO
Per valutare l’anticipo e la precisione della risposta sono stati utilizzati due metodi
di allenamento. Un metodo prevedeva l’utilizzo di un segnale di pre-avvertimento,
l’altro l’occlusione. Dopo aver valutato inizialmente il loro tempo di risposta, i 40
86
giocatori principianti sono stati suddivisi in 4 gruppi sperimentali. Un gruppo
sottoposto al segnale di pre-avvertimento, un gruppo sottoposto all’occlusione, un
gruppo ha svolto l’esercizio pratico sul campo e un gruppo ha esercitato il
controllo sul colpo.
In laboratorio è stato utilizzato uno schermo di retro-proiezione di 5 x 3 m. I
giocatori dovevano simulare un approccio alla rete allo scopo di fare il punto con
una volèe (Figura 1).
87
Il training di percezione visiva è stato condotto in laboratorio, benché le
valutazioni siano state fatte sia in laboratorio che in situazioni reali sul campo
(Figure 2,3).
88
partecipato solamente al test iniziale e a quello finale. Ogni gruppo è stato
sottoposto a 8 sessioni di Visual Training ed ogni sezione durava circa 15 minuti.
I tempi di reazione alla risposta sono stati registrati utilizzando il sistema
tecnologico ideato da Moreno e altri e la precisione delle risposte è stata
analizzata visivamente utilizzando una macchina fotografica digitale.
RISULTATI
E’ stata stilata un’analisi descrittiva prima e dopo l’utilizzo dei programmi di
Visual Training, allo scopo di valutare le differenze tra i gruppi in termini di
tempo di reazione alla risposta e di precisione del colpo di risposta.
Tabella 1. Deviazione Media (M) e deviazione Standard (SD) della reazione alla
risposta (RR) in millisecondi (ms) per ogni gruppo sperimentale prima e dopo
l’utilizzo di programmi di Visual Training
89
295.9 ms). I migliori tempi per ogni gruppo sono stati registrati in laboratorio
prima e dopo l’attuazione dei programmi di Visual Training.
90
ALLEGATO D
Il servizio nel gioco del tennis è un’attività closed skill in cui l’ambiente è
relativamente stabile e l’atleta ha un certo tempo per prepararsi ad eseguire una
prestazione il più possibile conforme ad un modello ideale; ciò lo differenzia dalle
altre azioni presenti nel gioco del tennis che sono open skill, nelle quali il
soggetto deve rispondere rapidamente e in modo appropriato a situazioni
costantemente mutevoli (sport di situazione). L’obiettivo che si vuole conseguire
con l’utilizzo della Five-Step Strategy è quello di migliorare la consapevolezza
corporea, incrementare l’abilità di controllare immagini, pensieri , attenzione,
arousal, stress e enfatizzare l’importanza del recupero delle sensazioni di peak
performance, derivanti da precedenti esperienze sportive di successo.
91
• concentrazione (focusing),
• esecuzione (executing),
• valutazione (evaluating)
92
km/h), ma che richiede anche un’elevata precisione, si può affermare che viene
svolto più accuratamente con livelli di arousal intermedi.
Per il servizio nel tennis, nella fase di preparazione le esercitazioni sono
finalizzate a:
a) rilevare sensazioni derivanti da vari distretti corporei in fase preparatoria;
b) rilevare sensazioni provenienti dal contatto dei piedi con la superficie e dal
contatto delle mani con la racchetta e con la pallina;
c) percepire e controllare il respiro (la frequenza della respirazione toracica e
diaframmatrica con gli aspetti di aumento o decremento dell’arousal ad essa
connessa)
d) percepire il battito cardiaco
Le sensazioni somatiche si rilevano facilmente rivolgendo semplicemente
l’attenzione ai distretti corporei in posizione preparatoria (inventario corporeo),
agendo sui diversi analizzatori sensoriali: analizzatore cinestetico, analizzatore
tattile, analizzatore visivo, analizzatore uditivo. Attraverso questa procedura sono
attivati singolarmente o in combinazione tra loro gli analizzatori sensoriali
coinvolti nel servizio del tennis.
Per percepire il battito cardiaco e controllare il respiro sono molto utili esercizi
respiratori (quali ispirazioni e espirazioni forzate), rivolgendo l’attenzione sui
movimenti del torace e del diaframma.
Per conseguire una stato preparatorio ottimale, infine, si chiede all’atleta di
recuperare, in maniera dettagliata, le sensazioni derivanti da una precedente
prestazione ideale (peak performance).
93
momentaneamente l’azione. Gradualmente si arriva alla visualizzazione
dell’azione da una prospettiva interna, da “dentro”, recuperando così più
facilmente le sensazioni cinestesiche del movimento. L’immaginazione interna
consente di anticipare più volte il gesto corretto in maniera multisensoriale (visiva
e cinestetica, in particolare, ma anche tattile e uditiva), collegando la sensazione
corporea alla visualizzazione.
94
Quarto passo: ESECUZIONE
Dopo le fasi di preparazione, immaginazione e concentrazione segue l’esecuzione.
In questo quarto passo il tennista non ha più bisogno di pensare al movimento o ai
possibili risultati dell’azione; anzi, il pensare in maniera analitica al movimento in
questa fase, tende a danneggiare lo svolgimento fluido e corretto dell’azione come
programmato. Per un’esecuzione completamente “involontaria”, e quindi libera
dal controllo consapevole, è comunque necessario che le tecniche siano state
sufficientemente automatizzate e che le sensazioni siano state acquisite, elaborate
ed integrate tra loro. Nelle fasi iniziali dell’apprendimento o nel perfezionamento,
quando sono necessari il controllo cosciente dell’azione e la memorizzazione di
informazioni importanti, può essere ancora richiesta la ricezione di sensazioni
cinestesiche, tattili, enterocettive (attività respiratoria e cardiaca) durante
l’esecuzione. Per apprendere, perfezionare e correggere la tecnica sono quindi
utili esercitazioni di consapevolezza corporea e visualizzazioni anche in questa
fase.
95
esecuzioni. Informazioni eccessive tendono a creare dipendenza da una guida
esterna a scapito del feedback intrinseco e dell’analisi personale.
Conclusioni
La Five-Step Strategy è stata elaborata da Singer per poter essere applicata, con
opportune modifiche, ad un’ampia gamma di attività motorie e sportive a closed
skill. Sviluppata durante l’allenamento, la strategia è di agevole applicazione e si
integra in maniera coerente con le esercitazioni tecniche per potenziarne gli
effetti. Le richieste fanno riferimento ad attività cognitive e comportamenti che il
soggetto normalmente già utilizza per proprio conto in modo spesso
inconsapevole e non sistematico. Per rendere la strategia pienamente efficace e
per potenziarne ulteriormente gli effetti si possono utilizzare altre tecniche di
preparazione mentale come, per esempio, procedure per il controllo dei pensieri,
formulazione degli obiettivi (goal setting) o individualizzazione e
perfezionamento della strategia.
Gli obiettivi perseguibili sono:
• consapevolezza corporea
• modulazione degli stati di attivazione
• incremento delle abilità immaginative
• controllo dell’attenzione
• esecuzione automatica
• sviluppo del senso critico e valutazione autonoma della prestazione
• controllo dei pensieri
• formulazione degli obiettivi
• recupero delle sensazioni di peak performance
• gestione dello stress
96
ALLEGATO E
97
ricadere su se stesso espirando profondamente in modo che la testa e le
spalle cadano in avanti. Raggiunta questa posizione portare gli avambracci
sulle cosce.
Il cardine su cui ruota il Training Autogeno è la calma, stato che si raggiunge
progressivamente e gradualmente in 6 stadi (esercizi) che agiscono sui muscoli,
vasi sanguigni, cuore, respirazione, organi addominali e capo.
Gli esercizi si suddividono in inferiori e superiori. Nei primi l’attenzione mentale
viene rivolta a particolari sensazioni corporee, nei secondi invece, l’attenzione
viene rivolta a particolari rappresentazioni mentali.
Il Training degli esercizi superiori, proprio perché rivolto alla mente e
all’inconscio, richiede la presenza di un terapeuta, mentre gli esercizi inferiori
possono essere eseguiti anche da soli.
In tutto sono sei, i primi due sono detti fondamentali e gli altri quattro
complementari:
1) esercizio della pesantezza, che agisce sul rilassamento dei muscoli;
2) esercizio del calore, che agisce sulla dilatazione dei vasi sanguigni
periferici;
3) esercizio del cuore, che agisce sulla funzionalità cardiaca;
4) esercizio del respiro, che agisce sull’apparato respiratorio;
5) esercizio del plesso solare, che agisce sugli organi dell’addome;
6) esercizio della fronte, che agisce a livello cerebrale.
Gli esercizi fondamentali sono utili per raggiungere un livello di rilassamento
elevato, intervenendo attivamente nei meccanismi che solitamente scattano in
maniera automatica. Gli esercizi complementari, invece, sono mirati in maniera
specifica verso un organo. Nella pratica sportiva i primi due assumono importanza
prioritaria.
L’esecuzione degli esercizi avviene in questo modo:
predisporsi adeguatamente chiudendo gli occhi ed effettuando qualche respiro
profondo. Non offrire resistenza ai pensieri che arrivano alla mente, lasciarli
scivolare via da soli. Ora ripetere più volte e molto lentamente la formula: “Io
sono calmo…calmo…perfettamente calmo…calmo, sereno…, rilassato…”
98
Inizialmente, per aiutarsi nel rilassamento, si può utilizzare la respirazione
profonda (diaframmatica) che può tornare utile in molte altre situazioni
quotidiane: per una migliore concentrazione, per abbassare il livello di stress
fisico e psichico e rilassare mente e corpo, per diminuire lo stato di emotività e
ritrovare la calma, per conciliare il sonno, ecc. Inoltre esercita un efficace
messaggio sugli organi interni e contribuisce a disintossicare l’organismo.
Si effettua nel modo seguente:
1) inspirare profondamente e lentamente per circa 6 secondi, riempiendo
prima l’addome e poi la parte media e alta del torace. Pertanto sentire in
progressione
l’addome che si gonfia, le costole che si allargano e lo sterno (parte
anteriore
medio-alta del torace) che si alza;
2) trattenere l’aria per circa 3 secondi;
3) espirare lentamente per circa 6 secondi, espellendo l’aria prima dal torace
e poi dall’addome. Pertanto sentire in progressione inversa
dell’inspirazione lo sterno che si abbassa, le costole che si chiudono e
l’addome che si sgonfia;
4) restare senza aria per circa 3 secondi;
5) riprendere il ciclo e proseguire per almeno 5-6 atti respiratori; per 10
minuti almeno si utilizza la respirazione profonda come unico metodo di
rilassamento. Nel tempo, progressivamente, si possono aumentare anche le
fasi del ciclo respiratorio che, rispettando sempre il rapporto in secondi di
6-3-6-3 (2 di inspirazione-1 di apnea inspiratoria-2 di espirazione-1 di
apnea espiratoria), arriveranno a raddoppiarsi, quindi 12-6-12-6 secondi).
99
Ripetere la formula 5-6 volte.
Con la stessa formula si procede poi in sequenza sulle altre parti del corpo.
Mentre si ripetono le formule concentrarsi sull’arto che si sta rilassando
visualizzandone i muscoli che progressivamente si rilasciano.
Soprattutto nelle sedute iniziali, è opportuno soffermarsi su ogni arto per 5-6 volte
in maniera continuativa prima di passare all’altro arto.
2 – Esercizio del calore: la sequenza è la stessa dell’esercizio precedente. Anche
la formula è la stessa, sostituendo a “pesante” la parola “caldo”: “Io sono
calmo…, calmo…, perfettamente calmo… Il mio braccio destro è caldo…,
caldo…, molto caldo… e mi sento completamente rilassato…”
Ripetere la formula per 5-6 volte.
Con la stessa formula si procede poi per le altre parti del corpo.
Mentre si ripetono le formule concentrarsi sull’arto che si sta scaldando
visualizzandone i muscoli che progressivamente si rilasciano ed i capillari che
vengono irrorati e dilatati dal flusso sanguigno.
Soprattutto nelle sedute iniziali è opportuno soffermarsi su ogni arto per 5-6 volte
in maniera continuativa prima di passare all’altro arto.
3 – Esercizio del cuore: concentrandosi sul cuore, visualizzarlo al centro del
torace, ripetendo la formula:”Io sono calmo…, calmo…, perfettamente calmo…Il
mio cuore è forte e batte calmo…calmo e regolare…Io mi sento calmo e
tranquillo…”
Ripetere la formula 5-6 volte.
Secondo Schultz, in soggetti ben allenati, il ritmo cardiaco può essere volutamente
accelerato o rallentato con le opportune formule.
4 – Esercizio del respiro: visualizzando il corpo, ed in particolare i polmoni,
concentrarsi sul respiro, ripetendo la formula:”Io sono calmo…, calmo…,
perfettamente calmo…Il mio respiro è calmo e regolare…Io mi sento calmo e
tranquillo…”Fino a giungere a:”Il mio respiro diventa sempre più profondo…,
calmo…, regolare…Io mi sento calmo e tranquillo…”
Progressivamente spostare la visualizzazione al centro del corpo, immaginandolo
come un grande polmone:”Il mio corpo respira con me…Il respiro mi respira…”
Ripetere la formula 5-6 volte.
100
Un aiuto può venire visualizzandosi immerso nel mare sotto forma di spugna che
si sgonfia al ritmo delle onde. Immaginare che il respiro assuma il ritmo della
spugna.
5 – Esercizio del plesso solare: concentrandosi nella zona centrale tra lo sterno e
l’ombelico ripetere la formula:”Io sono calmo…, calmo…, perfettamente
calmo…Il mio plesso solare è caldo…, molto caldo…Il mio plesso solare è caldo
e irradia calore…
Ripetere la formula 5-6 volte.
Immaginare un piccolo sole posto nell’addome che diffonde calore tutto intorno
oppure il sangue che affluisce in quella zona apportandovi energia vitale e calore,
calore che scioglie tutte le tensioni.
6 – Esercizio della fronte: concentrarsi sulla fronte con la formula:”Io sono
calmo…, calmo…, perfettamente calmo…La mia fronte è fresca... piacevolmente
fresca…”
Ripetere la formula 5-6 volte.
Un’immagine efficace può essere quella di vedersi sdraiato su un prato o su una
spiaggia col sole che riscalda il corpo mentre una piacevole brezza sfiora la fronte.
Al termine di ogni seduta, eseguire dei piccoli movimenti detti esercizi di ripresa.
Consistono in movimenti di flessione ed estensione dei piedi e delle mani fino al
coinvolgimento delle braccia e delle gambe, prima piccoli e via via sempre più
energici. Quindi respirare profondamente e aprire gli occhi.
101
ALLEGATO F
Gerin Birsa M.
E' interessante e molto positivo il fatto che la scala che ha riportato nel complesso
il valore più elevato sia quella della motivazione: questo dato fa ben sperare nel
sereno e felice futuro agonistico dei piccoli atleti, che trovano in sè motivi e
stimoli adeguati per perseguire i loro obiettivi. I ragazzi fanno del loro meglio per
riuscire come atleti e lavorano duramente a questo scopo.
102
SCALA DEL CONTROLLO DELL'AROUSAL: 19.5 (65%)
Al quarto posto si colloca la scala del controllo dell'attenzione, che offre una
misura dell'abilità degli atleti di concentrarsi sugli elementi importanti della
partita. Anche in questo caso la valutazione è buona, il gruppo riesce spesso a
trovare la giusta concentrazione agonistica.
La scala dell'autostima offre una misura della carica interiore degli atleti e di
quanto ripongano fiducia nelle loro capacità e si proiettano verso un futuro
vincente.La valutazione verte su valori positivi; i ragazzi tendono a viversi la
maggior parte delle volte come vincenti.
103
risultato inferiore al 50% del punteggio totale; ciò sta a significare che è il tallone
di Achille del piccolo gruppo che globalmente non sempre sa mantenersi positivo
ed entusiasta in ogni momento della competizione, non sempre dà il meglio di sé,
non sempre si ritiene responsabile di quello che fa e spesso non sopporta di fare
errori. Lo screening psicodiagnostico non ha evidenziato particolari problemi nel
gruppetto dei sei ragazzini, ma si è proposto di approfondire l'indagine per
qualche elemento.
104
ALLEGATO G
Modalità applicative
Uno degli aspetti più qualificanti per l’efficacia degli interventi basati sul BFB è
quindi la peculiare possibilità di erogare i rinforzi con continuità ed
automatismo, con grande aderenza alle situazioni, in quanto è il soggetto stesso a
105
provvedervi, prima in laboratorio e poi in ogni momento della vita quotidiana,
senza necessità di ricorrere a complesse schedule di rinforzo intermittente o al
coinvolgimento di terzi, né ad istituzioni altamente professionalizzate e costose.
Durante il trattamento di BFB si rilevano continue modificazioni cognitive:
imparando a riconoscere le proprie risposte fisiologiche (tensione muscolare,
frequenza cardiaca, ecc.) e a controllarle con l’aiuto dello strumento segnalatore,
il paziente compie nuove attribuzioni alle emozioni provate, migliora le capacità
di valutazione dei propri stati interni e incrementa le aspettative di autocontrollo
nelle situazioni ansiogene il cui significato psicologico percepito, più che le
conseguenze fisiologiche, è il principale responsabile delle alterazioni
adrenocorticali connesse allo stress.
L’impiego terapeutico
La terapia di BFB interviene sulla sfera cognitiva in tre fasi successive:
di concettualizzazione, di training e di trasferimento dal laboratorio alla realtà.
Nella prima fase, il soggetto viene informato sul metodo di lavoro, ne viene
evidenziata la motivazione alla terapia e la necessità della sua attiva
partecipazione e del rigoroso rispetto delle procedure di training. Si mette in luce
il significato che egli attribuisce ai propri disturbi, come li concettualizza e quale
importanza attribuisca loro.
Dopo che l’indagine ha individuato le situazioni ansiogene per il soggetto, le
definizioni che egli ne dà nonché il livello di informazioni che possiede sul
proprio stato di tensione e sulla sua evoluzione prima e dopo il verificarsi della
situazione temuta, si passa alla fase di training.
Anzitutto, perciò, si chiede al soggetto di distogliere l’attenzione dai propri stati
interni somatici e cognitivi, rilassandosi e non pensando a nulla, per allontanarlo
dalle irrazionali aspettative sui suoi sintomi e sulla possibilità di controllarli. Il
terapeuta interviene allora illustrando i meccanismi funzionali della
strumentazione per il BFB e guidando la formazione di convinzioni positive sugli
effetti del trattamento e sulla loro utilità nell’affrontare le situazioni ritenute
pericolose. Le spiegazioni corrette su quanto sta accadendo o può accadere
agiscono così sugli stati interni del soggetto (dialogo interno, immaginazione e
106
fantasie) e lo rendono gradualmente consapevole della propria capacità di
esercitare anche su di essi un controllo prima ritenuto impossibile.
L’addestramento ricevuto in laboratorio trova applicazione ai problemi reali
attraverso l’atto cognitivo di ridefinizione del sintomo in termini di percezioni
personali (es. tensione di un muscolo) anziché di stati generici (es. ansia).
Il sintomo così identificato può allora essere affrontato con le tecniche apprese in
laboratorio e, col crescere della fiducia nel successo, la situazione ad esso
associata perde la sua efficacia ansiogena.
La ristrutturazione cognitiva
L’applicazione terapeutica del BFB si fonda quindi su una ristrutturazione
cognitiva del paziente, che aumenta la capacità di autocontrollo attraverso:
• l’attenzione a sequenza e modalità d’insorgenza dei disturbi temuti e
quindi spesso rimossi dal pensiero cosciente
• l’inibizione dei pensieri di timore e delle reazioni maladattative di
evitamento degli eventi negativi quando i sintomi vengano identificati e
affrontati con il supporto delle spiegazioni razionali fornite dallo psicologo
ed evidenziate dal feedback fornito dallo strumento
L’intervento si sviluppa attraverso la critica e la mediazione delle convinzioni
del soggetto sull’inidentificabilità e incontrollabilità degli stati interni, che
vengono confutate dai dati oggettivi forniti dallo strumento, e l’illustrazione dei
meccanismi di genesi e rappresentazione delle emozioni.
Si procede poi alla ridefinizione dell’attribuzione degli stati di tensione ad una
fisiologica preparazione dell’organismo all’azione efficace, anziché ad una
sintomatologia di ansia che preannuncia una crisi neurovegetativa.
Si ottiene così un graduale incremento delle capacità di controllo degli stati
interni che cresce con l’allenamento e induce una progressiva diminuzione delle
aspettative negative ansiogene.
L’efficacia delle tecniche, puntualmente verificabile coi dati strumentali, genera
infatti la convinzione razionale della propria capacità d’intervento,
incrementando fiducia in sé e autonomia dei soggetti.
107
In sostanza, mentre la raccolta degli elementi di storia del soggetto secondo i
principi dell’apprendimento e l’osservazione dei suoi atti verbali ed extraverbali
vengono compiute seguendo il modello comportamentale, la valutazione della
struttura e dello sviluppo dell’intervento terapeutico deve tener conto anche degli
elementi cognitivi che vi sono connessi.
108
Assieme al vero e proprio training, la verifica e la discussione delle convinzioni
del soggetto sul BFB e sui propri disturbi costituiscono infatti un aspetto
fondamentale dell’intervento.
Si opera quindi la prima registrazione dei dati elettrofisiologici di base,
illustrandone dettagliatamente al soggetto funzione e modalità di rilevamento. La
registrazione del baseline, che costituisce l’indispensabile riferimento per
l’andamento del trattamento e della capacità di autocontrollo del soggetto,
andrebbe estesa a più processi fisiologici oltre a quelli che saranno oggetto di
feedback e dovrebbe possibilmente essere reiterata nelle tre prime sedute, senza
comunicarne i valori al soggetto. Per economia o in carenza di tempo, può essere
fatta una sola volta e integrata con i valori rilevati all’inizio della prima seduta
successiva. Il pattern di risposte dovrebbe essere rilevato sia in condizioni di
rilassamento e sia con somministrazione di stressor sperimentale (ad es.
operazioni matematiche).
Gli elettrodi per EMG e EEG feedback, sui quali viene disposta l’apposita pasta
elettrolitica, si applicano previa pulizia della cute dal grasso e dalle cellule morte
con una soluzione detergente. I termistori per il feedback della temperatura e gli
elettrodi per il GSR si applicano invece a secco, fissandoli con una striscia adesiva
leggera e traspirante, gli uni alla pelle e gli altri ai polpastrelli del II e III dito della
mano.
Prima dell’inizio della seduta, si somministra un questionario di autovalutazione
dell’ansia (o specifico) ed eventualmente si misurano pressione arteriosa e
frequenza cardiaca. Questi tre rilevamenti andranno ripetuti al termine delle
seduta. Si fa quindi assumere al soggetto una posizione confortevole sulla
poltrona reclinabile e si somministra il segnale di feedback dei ritmi EEG, della
tensione muscolare, e/o delle altre variabili da monitorare, per 20-30 minuti,
frazionandolo in brevi periodi di 6 minuti intercalati a pause senza feedback di 1
minuto. Al termine della seduta, dopo la ripetizione dei rilevamenti iniziali e la
rimozione dei sensori, si commenta l’andamento del trattamento con specifica
attenzione ai vissuti del soggetto in merito alle variazioni elettrofisiologiche e alle
strategie adottate per controllarle, nonché agli avvenimenti dei giorni precedenti,
agli esercizi svolti per proprio conto e alle sue condizioni psicofisiche in genere.
109
Saranno impartite istruzioni al soggetto per assicurare l’uniformità di condizioni
tra la seduta di baseline e quelle successive, nelle quali il solo nuovo elemento
inserito sarà ad esempio il feedback.
Le istruzioni fornite al soggetto nella prima seduta di feedback sono di
fondamentale importanza e devono mirare soprattutto a non rafforzare il suo
prevedibile scetticismo sulle proprie capacità di controllo e sugli esiti del
trattamento. Si dovrà chiarire che non ci si attendono risultati fin dall’inizio e che
il solo scopo è la familiarizzazione con i segnali e le loro variazioni. Nelle sedute
successive si stabiliranno con prudente gradualità i collegamenti tra l’andamento
del segnale e gli stati interni e le istruzioni tenderanno specificamente ad
incoraggiare il controllo sulle funzioni vegetative, sia in aumento che in
diminuzione, indi la loro variazione nel senso desiderato. Per assicurare
uniformità e confrontabilità dei trattamenti, si dovrebbero utilizzare istruzioni
standardizzate che potrebbero assumere la forma, ad esempio per una seduta
iniziale di EMG feedback training del muscolo frontale.
Il numero standard consigliato è di 20 sedute, esclusa quella di baseline, con
una frequenza ottimale iniziale di 3 alla settimana e minima di 2. Nella fase
finale, le sedute vengono diradate a frequenza settimanale per 1 mese e
quindicinale per quello seguente e quindi seriate ogni 2-6 mesi per il richiamo
durante il follow-up. Qualora nelle ultime sedute si intravedano segni di
miglioramento non del tutto consolidato, il trattamento può essere prolungato.
Poiché lo scopo dell’intervento è il trasferimento delle capacità di controllo alla
vita di ogni giorno, la pratica a casa delle risposte apprese è di importanza
capitale fin dall’inizio delle sedute. Gli esercizi consistono nella ripetizione dei
comportamenti esplicati in laboratorio, senza l’ausilio del feedback ma talora con
il supporto di istruzioni registrate per esercizi che seguono i principi del training
autogeno, del rilassamento progressivo e simili.
Le esercitazioni dovrebbero essere svolte due volte al giorno, per la durata di 15-
20 minuti, in momenti tranquilli, ma non di sonno o stanchezza, e dovrebbero
proseguire per almeno 4-6 mesi per consolidare gli effetti del trattamento.
110
TABELLA 1 - Intervento tipo in B.F.B training
(Tamburello e Urso, 1980)
111
motivo, le applicazioni del BFB allo sport sono state ampiamente esaminate dai
ricercatori, che hanno riconosciuto il grande potenziale offerto dalla
psicofisiologia per la comprensione e il miglioramento della prestazione atletica.
(vedi Sandweiss e Wolf, 1985; Zaichkowsky e Fuchs, 1988, 1989).
La maggior parte di questi ricercatori ha indagato gli effetti positivi del BFB nel
ridurre l’ansia da prestazione, sebbene altri abbiano anche esaminato l’impiego
del BFB per l’incremento della forza muscolare, per ridurre il dolore e la
fatica, per aumentare la flessibilità e per regolare il ritmo cardiaco.
112
EMG e GSR e la frequenza del respiro (fb), mentre la prestazione era valutata in
base ad un compito atletico (sprint –100 metri).
Il risultato di questo studio ha indicato che il BFB ha un significativo “effetto-
aumento” sia sulle componenti fisiologiche che sulla prestazione atletica
soprattutto quando viene accompagnato dal TA e dall’Imagery. Si è notato che la
musica soft, rispetto ad altre tecniche di rilassamento, è piuttosto priva di effetti
benefici. Il maggior effetto di rilassamento è stato ottenuto dal TA e il più forte
effetto di attivazione dall’Imagery, entrambi associati al BFB.
Da un punto di vista pratico, questi risultati indicano che, quando deve essere
suggerito agli atleti un programma di training mentale, allo psicologo dello sport
conviene usare una combinazione di queste tecniche (TA con EMG o GSR - BFB
con o senza Imagery, musica, etc.), che risulta massimizzare i risultati positivi di
ogni programma.
Per rispondere alla pressione della gara, gli psicologi dello sport hanno spesso
applicato modelli transazionali di stress (Rotella e Lerner, 1993). In ogni modello,
le percezioni delle reazioni fisiologiche o emozionali da parte degli atleti variano
a seconda della situazione e dello stress potenziale indotto dall’ambiente di gara.
Ad esempio, l’allenamento alla somministrazione dello stress di Meichenbaum
(1985), definisce un vasta gamma di trattamenti che considera sia le capacità di
coping cognitive che quelle fisiologiche. Meinchenbaum prevede varie modalità
di somministrazione dello stress che, in primo luogo, riguardano una
combinazione di abilità di coping che l’individuo può padroneggiare e usare se ha
bisogno di affrontare situazioni di stress. In secondo luogo, consentono di
insegnare ai soggetti a reperire per proprio conto le informazioni adattative per
affrontare gli stressor.
Vengono sviluppate specifiche sessioni di auto-affermazioni, per prepararsi allo
stressor, confrontarsi e prendere dimestichezza con esso, affrontando la
sensazione di venire sopraffatti e rinforzando le auto-affermazioni capaci di
agevolare un coping efficace.
113
La preparazione alla competizione
L’allenamento alla somministrazione dello stress e simili procedure transazionali
sembrerebbero essere particolarmente applicabili agli atleti: l’allenamento
all’auto-istruzione può comprendere abilità e strategie volte all’auto-affermazione,
oltre a istruzioni volte alla concentrazione e ai processi attentivi (Meinchenbaum,
1985; Nideffer, 1993).
In accordo con tali conclusioni e con la loro ricerca, Blumenstein, Tenenbaum,
Bar-Eli, e Pie (1995), hanno definito i principi di una procedura a due stadi per
preparare gli atleti alla competizione. La procedura si basa sull’uso del BFB
computerizzato e dell’apparecchiatura per la videoregistrazione (VCR), abbinati a
tecniche di rilassamento e/o attivazione al fine di simulare le sensazioni delle
situazioni di gara.
Durante il primo stadio, l’atleta viene introdotto al dispositivo di BFB e impara
come controllare in modo consapevole le sue risposte psicofisiologiche.
Nel secondo stadio egli impara a modificare volontariamente i propri livelli di
attivazione e a mantenere questo stato per quanto lo desidera. Questa auto-
regolazione dell’attivazione viene usata per incrementare le immagini mentali
della gara, esercitate prima o dopo la competizione.
Fasi applicative
Il programma di preparazione mentale si traduce essenzialmente nel guidare
l’atleta attraverso le situazioni di complessità gradualmente crescente che
caratterizzano 5 fasi successive.
Nelle sessioni che si susseguono nelle pause tra gare e allenamento, lo stesso
atleta deve ricominciare ogni volta con una versione abbreviata delle fasi 1 e 2,
per rinfrescare le sue conoscenze e aggiornarle alla modificata situazione, per
procedere poi più o meno rapidamente alle fasi 3-5.
L’approccio a 5 fasi (Tabella 2 e 3) è scandito in sessioni il cui limiti di tempo
sono flessibili e vengono stabiliti individualmente e include:
114
1. Introduzione – apprendimento delle tecniche di autoregolazione (T.A.,
Imagery, Allenamento al BFB), in 15 sessioni in un setting di laboratorio.
2. Identificazione - abitudine alle modalità del BFB, identificazione degli
atleti che hanno dimostrato di rispondere più sensibilmente alle modalità
di BFB durante le 15 sessioni.
3. Simulazione - allenamento in un setting di laboratorio con stress da
competizione simulato (simulazione VCR), in 15 sessioni.
4. Trasformazione - applicazione dell’allenamento mentale alla pratica (dal
laboratorio al campo), in 15 sessioni sul campo.
5. Realizzazione - attuazione delle tecniche all’interno una vera
competizione, per raggiungere l’autoregolazione ottimale in gara
mediamente in 10 sessioni.
115
Scopo: processo di Scopo: ottenere la
trasferimento della regolazione ottimale
preparazione mentale dal in condizione di gara
laboratorio a condizioni di Struttura:
allenamento • Sessione 1-
Struttura: 10: check-up
• Sessione 1-15: in situazioni
utilizzo del BFB di gara
portatile e differenti
dispositivo VCR Totale: circa 10
in differenti sessioni
situazioni di Setting: gara
allenamento
Totale: circa 15 sessioni
Setting: sul campo
TRATTAMENTO
DURATA
BFB TRAGUARDO O
DISCIPLINA TRATTAMENTO
ATLETI (modalità, posizione e GESTO RISULTATI
SPORTIVA BFB (sessione X
trattamento SPORTIVO
durata)
aggiuntivo)
Allenamento al EMG , HR ,
BFB per il GSR
EMG frontale + TA
30-40 X 20 min. recupero o per la Decremento
(rilassamento con TA)
preparazione dell’eccitazione
iniziale emozionale
EMG , HR ,
GSR
EMG frontale + IM
Allenamento al alto livello di
(attivazione e
Atleti di 40 X 15-20 min. BFB per l’inizio eccitazione e
concentrazione tramite
alto livello (prontezza) concentrazione
immaginazione)
N° =16 durante il
LOTTA,
Preparazio combattimento
JUDO
ne mentale EMG ,
in GSR
1.5 anni Per combattimenti
alto livello di
EMG + TA + IM 20-30 X 25-30 min. di allenamento e di
eccitazione,
gara
sicurezza +
prontezza
GSR
Per combattimenti alto livello di
GSR + TA + IM + VCR 50-60 X 25-30 min. di allenamento e di eccitazione,
gara sicurezza +
concentrazione
116
Gli effetti degli interventi
Un'analisi della letteratura sulla psicologia dello sport ha rivelato come siano stati
usati con gli atleti, una grande varietà di approcci all’allenamento mentale
(Sachs, 1991; Williams, 1989) che hanno utilizzato anche la tecnica del
biofeedback (Zaichkowsky e Fuchs, 1988).
Le applicazioni del BFB sono state discusse in molteplici studi (Basmajian,
1989; Basmajian e Wolf, 1990; Daniel e Landers, 1981; Landers, 1985;
Sandweiss e Wolf, 1985; Zaichkowsky e Fuchs, 1988). In particolare, il BFB
elettromiografico (EMG) è stato comunemente usato per ridurre gli stati d’ansia
e di conseguenza, per migliorare la prestazione (Petruzzello, Landers e Salazar,
1991).
Recentemente, gli effetti di training autogeno (rilassamento), mental imagery
(eccitazione) e music training sono stati studiati sia separatamente che insieme
al BFB. Lo studio ha rivelato che le tecniche mentali associate al BFB hanno
portato ad un significativo aumento degli indici fisiologici che si associano allo
stato emotivo dell’atleta. Per esempio, HR, EMG, GSR e Fb (frequenza
respiratoria) sono aumentate durante il training autogeno, durante l’ascolto di
musica soft o durante la combinazione di entrambi.
Blumenstein e altri hanno utilizzato EMG e BFB per affinare lo stato emozionale
dell’atleta. Questo metodo è stato applicato sia in laboratorio, sia in condizioni
d’allenamento e si è dimostrato davvero utile nel dirigere l’atleta verso il proprio
stato mentale persona-specifico (Tabella 4).
È stato inoltre riscontrato che la combinazione del rilassamento con l’allenamento
all’imagery rende l’atleta capace di riprodurre un comportamento adattivo, sulla
base di situazioni (eventi) stressanti precedenti, e di scegliere reazioni adeguate.
Le interpretazioni delle videoregistrazioni e l’analisi di azioni tecniche e tattiche,
associate ad indici psicofisiologici, consentono di perfezionare la prestazione
fisica (motoria) in risposta ai vari comportamenti degli avversari sia negli sport di
combattimento che in altre discipline.
117
TABELLA 4 - Esempi di profili di personalità di atleti di alto livello in
differenti sport
SPORT PROFILI
STILI INDIVIDUALI
GENERALI SPECIFICI
DI REGOLAZIONE
Sport da combattimento: Alta Motivazione Stile continuo con
lotta, boxe, judo, Stabile, dominante sportiva orientamento esterno
scherma Alta auto-regolazione dell’attenzione
Ansia Alta Motivazione Stile esplosivo con
Giochi con la palla:
Instabilità sportiva orientamento esterno
calcio, basket
Estroversione Bassa auto-regolazione dell’attenzione
Sport di velocità e Stabile Alta Motivazione Stile esplosivo con
potenza: Dominante sportiva orientamento interno
scatto, salto Bassa stabilità dell’attenzione
emozionale
La ricerca in psicologia dello sport ha dimostrato che gli interventi strutturati per
sviluppare nell’atleta la capacità di affrontare efficacemente situazioni stressanti si
traducono solitamente in un miglioramento della prestazione (Feltz e Ewing,
1987; Greenspan e Feltz, 1989; Orlik e Partington, 1988).
Alcune delle ricerche condotte sull'utilizzo del biofeedback hanno preso in esame
tre procedure orientate cognitivamente: TA, IT e M.
Gli effetti positivi delle prime due procedure sulla prestazione atletica sono state
ripetutamente dimostrati dalla letteratura, in particolare per l’imagery (Howe,
1991). Va notato che l’imagery è stata anche usata in combinazione con altre
tecniche. Per esempio, sul rinforzo del comportamento video-motorio (VMBR),
sono stati usati insieme l’imagery e il rilassamento, per ridurre l’ansia e migliorare
la prestazione. In modo simile, sono state usate combinazioni di imagery e
rilassamento per migliorare la prestazione nella pratica del Karate.
Krenz (1984) ha condotto una serie di studi di casi, esaminando l’uso del TA per
il rilassamento, con giocatori di tennis e ginnasti con e senza esperienza. Dalle
relazioni degli atleti e degli allenatori, concluse che in vari casi tale addestramento
migliora la capacità di gestire l’ansia e la concentrazione. Molte varianti del TA
118
state usate per migliorare la prestazione anche di atleti di alto livello in
competizioni reali.
Solitamente, il BFB è considerato un importante strumento per la gestione dello
stress e per il controllo, ma si sono incontrate difficoltà per dimostrare una
relazione diretta tra BFB e prestazione (Landers, 1988; Petruzzello et al., 1991;
Zaichkowsky e Fuchs, 1988).
Alcuni studi indicano che l’impiego del BFB produce negli atleti la diminuzione
dei livelli dello stress e dello stress autodeterminato e che tali variabili non sono
necessariamente correlate (Bennet e Hall, 1979; Tsukomoto, 1979).
119
comportamento idoneo a migliorare la propria capacità di affrontare lo stress
(Lazarus e Folkman, 1984).
I cambiamenti degli stati fisiologici dovrebbero quindi essere accompagnati da
cambiamenti adeguati allo stato mentale-emozionale, in linea con i fondamenti
psicofisiologici di base che sottendono l’uso del BFB (Green e Green, 1977).
Tuttavia, per scoprire questi cambiamenti psicologici servono periodi di
allenamento relativamente lunghi e misurazioni molto sensibili e/o compito-
specifiche.
In effetti, la specificità del compito del trattamento psicologico, specialmente col
BFB, può contribuire al miglioramento della prestazione del compito stesso ed è
pertanto essenziale per esercitare un’influenza positiva sulle capacità
dell’individuo di affrontare efficacemente lo stress. Il trattamento deve insomma
essere focalizzato sul compito specifico da eseguire.
Questo principio è in linea con la Teoria dell’Azione, secondo la quale un
processo di autoregolazione efficace richiede che l’individuo definisca
soggettivamente e affronti attivamente le situazioni che gli si presentano, tenendo
sempre presenti le caratteristiche specifiche del compito che deve essere eseguito.
Sono emerse idee simili nella letteratura sul BFB, in particolare entro una cornice
di modelli di cibernetica che descrivono i principi neurologici e psicologici che
sovrintendono all’uso del BFB e alla sua associazione con altre procedure di
gestione dello stress usate per migliorare la prestazione (ad es. Green e Green,
1977; Norris e Fahrion, 1984).
120
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