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SETTORE TECNICO F.I.G.C.

CORSO MASTER 2009 2010

Relazione finale Metodologia dellallenamento

I PRINCIPI SCIENTIFICI DELL'ALLENAMENTO QUALITATIVO DEL CALCIATORE

Docente: prof. Ferretto Ferretti

Corsista: Di Pasquale Raffaele


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I PRINCIPI DELL'ALLENAMENTO La branca della medicina dello sport che si occupa dello studio e del controllo della prestazione fisica dellatleta, differenzia la metodologia dintervento sulla base di conoscenze scientifiche. I tecnici, che dovrebbero essere il veicolo trainante per agevolare la ricerca scientifica, risultano, talvolta, i meno propensi a favorire le indagini perch possono turbare la modulazione della periodizzazione degli allenamenti. Se la ricerca si orienta su sport di squadra, la peculiarit dei rilievi valutativi appare ulteriormente difficoltosa. In questo caso sono i ricercatori che incontrano grosse difficolt nel scegliere i parametri da valutare in prestazioni dove i meccanismi metabolici si alternano in maniera irregolare; dove il gesto biomeccanico non ripetibile; dove il talento naturale rappresenta limponderabile. Lemotivit e le componenti socio-ambientali possono mettere in crisi un progetto di ricerca, perch alcune prestazioni non sono esattamente riproducibili n in laboratorio n sul campo. Queste, e forse altre, difficolt non consentono di poter usufruire di dati significativi per colmare le lacune che inesorabilmente limitano gli studi impoverendo ulteriormente le conoscenze. Per questo motivo la ricerca deve continuamente proporsi, anche a fronte di clamorosi fallimenti, sfruttando qualsiasi suggerimento, assolutamente lecito, che possa dare un piccolo contributo. Ritengo quindi indispensabile una fattiva collaborazione con uno scambio di informazioni e di proposte fra ricercatori (da campo e di laboratorio) e operatori da campo, condizione indispensabile, a mio parere, per raggiungere risultati significativi. Anche se nella stesura dei piani di allenamento si subiscono delle influenze legate allambiente, ai risultati, alla struttura dellorganico, ai metodi ed ai contenuti dellorganizzazione dellaspetto tecnico-tattico che rimane, nei giochi di squadra, rispettare i principi dellallenamento sportivo il momento principale della programmazione. Ogni allenatore quando si accinge ad assumere la responsabilit della guida di una squadra deve avere ben chiaro il significato della parola "allenamento". In modo estremamente generale, lallenamento un processo che produce un cambiamento fisico, motorio, cognitivo e affettivo (Martin, 1977). Lallenamento sportivo preparazione fisica, tecnico-tattica, intellettuale, psichica e morale dellatleta realizzata attraverso esercizi fisici (Matwejew, 1972).
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Possiamo quindi definire lallenamento come "l'insieme di tutti gli interventi diretti al miglioramento dei fattori modificabili che influenzano la prestazione per ottenere il migliore rendimento". In dettaglio lallenamento per essere efficace deve osservare i seguenti principi: - della SOGGETTIVIT, il programma di allenamento va stabilito tenendo conto di possibili variazioni da soggetto a soggetto. Persone diverse rispondono in modo diverso ad uno stesso programma di allenamento. della SPECIFICIT, lallenamento deve riflettere perfettamente il tipo di attivit motoria svolta, al fine di ottimizzarne i benefici. Un sollevatore di pesi non pu allenarsi con la corsa prolungata. della CONTINUITA, i benefici dellallenamento si perdono quando lallenamento viene interrotto o diminuito. Per lunghe interruzioni conviene suggerire sempre attivit di mantenimento. del SOVRACCARICO PROGRESSIVO, bisogna stimolare lorganismo (muscoli, sistema cardiovascolare) con carichi progressivamente crescenti man mano che lorganismo si adatta. dellALTERNANZA, periodi di allenamento intenso difficile (carico o incremento), devono essere seguiti da un periodo di allenamento facile (scarico o assimilazione) per consentire allorganismo di recuperare ed adattarsi prima di affrontare lincremento successivo. della PERIODIZZAZIONE, megacicli, macrocicli, mesocicli e microcicli, nellambito dei quali verranno variati intensit e volume di carico e tipi di allenamento per la ricerca continua di migliori condizioni di forma. Molti atleti vengono sovrallenati, e quando la loro prestazione peggiora a causa dellovertraining, li si allena di pi, perch si ritiene che il maggior allenamento sia relazionato al miglioramento. (J.H Wilmore D. L. Costill , 2005).

LA PRESTAZIONE DEL CALCIATORE Partiamo intanto dalla definizione in modo sintetico della prestazione dellatleta calciatore evidenziando le qualit che lo caratterizzano. Effettua un esercizio intermittente durante il quale si possono raggiungere intensit pari all80% del Vo2 max; Le capacit aerobiche utilizzate non sono di livello elevato; Le capacit anaerobiche ed aerobiche sono abbondantemente utilizzate; La rapidit notevole e la velocit richiesta elevata; Il dispendio energetico prevalentemente a carico della glicolisi; Limpegno muscolare varia; Il tipo di corsa (radente) promuove unipertrofia dovuta alla componente contrattile eccentrica che ha un notevole rilievo nella gestualit del calciatore; Lutilizzo della match analysis da parte del preparatore atletico ha sicuramente ampliato la definizione del modello prestativo del gioco del calcio. Si passati dalla semplicistica concezione di sport aerobico-anaerobico alternato a quella fornita dagli studiosi della proZone system: Il calcio caratterizzato da una attivit intermittente con gli sforzi anaerobici ad alta intensit sovrapposti ad una bassa attivit aerobica. Si quindi spostato lobiettivo dal miglioramento di capacit aerobiche e lattacide verso un aumento della capacit di effettuare sprint ad alta intensit per tutta la durata della gara. Essere a conoscenza del preciso modello di prestazione consente di ottimizzare al meglio il tempo che il preparatore atletico ha a disposizione durante la seduta di allenamento per migliorare e mantenere un buono stato di forma del calciatore. Grazie alla match analysis gli addetti ai lavori si trovano a disposizione una nuova tipologia di dati da elaborare. In numerose discipline la conoscenza specifica dei tempi di gioco, della velocit dazione e delle distanze percorse dai singoli atleti e principalmente la possibilit di correlare tra loro questi valori e di confrontarli tra le varie gare, ha riacceso il dibattito riguardante la metodologia di allenamento. Soprattutto gli sport di squadra, dove si ha un maggior sviluppo commerciale, stanno traendo molti vantaggi dallanalisi computerizzata delle prestazioni anche se con obiettivi differenti. Nel tennis gi da alcuni anni che si studia la prestazione dellatleta visualizzando le zone in cui ha tirato il maggior numero di volte, la durata degli scambi, il decremento della forza di battuta; nel baseball e nel basket, sport dove regina la statistica, si tiene conto del rapporto tra minuti giocati e minuti in panchina, dellincidenza del singolo giocatore sul punteggio, del numero di salti o corse. Nel volley la match analysis usata principalmente a supporto del gioco tecnicotattico, lo scout conosce i dati di tutte le avversarie relativi a come si sviluppa il gioco ad un determinato punteggio o in certe situazioni, questo permette di allenare la squadra ad adeguarsi nel minor tempo possibile.
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Tutti questi sport stanno incrementando il livello della prestazione fornita dagli atleti e questo porta ad un seguito maggiore da parte del pubblico. Nel mondo del calcio italiano la match analysis ha fatto il suo ingresso ma sembra avanzare con resistenza rispetto ad altre discipline. I motivi possono essere dovuti al differente tipo di gioco (meno situazioni standardizzabili) e al diverso ambiente di gioco (molto pi ampio rispetto ad un palazzetto dello sport) ma personalmente penso che la causa principale di questo lento sviluppo sia la rigidit dellambiente calcistico. Ultimamente molti preparatori professionisti hanno iniziato ad utilizzare la match analysis nel tentativo di rilevare dei parametri di gara che possano portare ad un miglioramento della metodologia di allenamento. I parametri che pi spesso si prendono in considerazione sono la distanza percorsa nellarco della gara e la sua distinzione in differenti range di velocit. Grazie a questi dati possibile scomporre lo sforzo compiuto dallatleta in partita, i risultati spesso sorprendenti, stanno modificando i carichi di allenamento. In tabella vengono riassunti i principali risultati dellanalisi effettuata sui dati raccolti e le tecniche di metodologia di allenamento che si stanno inserendo nella pratica quotidiana.

Risultato dell'analisi

Conseguenza in allenamento Maggior individualizzazione e modulazione del carico di allenamento del singolo giocatore Metodi di allenamento incentrati sulla RSA Riduzione delle distanze di sprint (max. 15-30mt) Metodi di allenamento pi simili alla gara (intermittente e CCVV); differenti tecniche di valutazione funzionale Meno esercitazioni in palestra su macchine e pi in campo (cambi di direzione, frenate ...)

Differenze significative dei ruoli

Grande recupero tra uno scatto ed il successivo Elevata percentuale di scatti attorno ai 20 mt Modifica della definizione del modello prestativo

Maggiori espressioni di forza specifica rispetto la massima

FISIOLOGIA MUSCOLARE Alcuni autori hanno approfondito un aspetto fondamentale della ricerca per stabilire qual la componente strutturale delle fibre muscolari del calciatore. Una breve analisi della composizione del muscolo mi sembra utile per introdurre la fisiologia dellallenamento del calciatore. Il muscolo inteso come insieme di fibre muscolari che a loro volta sono composte da una serie di microfibre allinterno delle quali vi sono dei miofilamenti, dei quali alcuni pi spessi detti miosina altri pi sottili detti actina. Le fibre, a loro volta, si dividono in 4 tipi: 1 Fibre lente (o di tipo I) 2 Fibre veloci (o di tipo II a) 3 Fibre veloci (o di tipo II b) 4 Fibre veloci (o di tipo II c) Le fibre lente utilizzano il meccanismo aerobico, sono reclutate da stimoli di bassa frequenza, esprimono bassi livelli di forza ma hanno unelevata resistenza alla fatica. Le fibre veloci del tipo II a utilizzano il meccanismo anaerobico lattacido: sono reclutate da stimoli di bassa frequenza, esprimono medi livelli di forza ma hanno una buona resistenza alla fatica. Le fibre veloci di tipo II b che utilizzano il meccanismo anaerobico alattacido: sono reclutate da stimoli di alta frequenza, esprimono alti livelli di forza, ma hanno una scarsa resistenza alla fatica. Le fibre veloci di tipo II c hanno invece delle particolari propriet biochimiche e sono valutate diversamente da varie teorie: secondo la teoria di Ribacchi hanno una funzione plastica (sostituiscono cio le fibre danneggiate) secondo Howald sono maggiormente modificabili con lallenamento anche se la trasformazione pi difficile da lente a veloci. Lo scorrimento dei filamenti di actina su quelli di miosina determina la contrazione muscolare. Nello specifico avviene per effetto dellazione dei ponti actiomiosinici. Questi ponti sono delle estroflessioni proteiche dei filamenti di miosina. Essi in un primo momento (fase I) sono distesi sul filamento di miosina, inibiti dalla troponina (proteina inibitoria). In seguito allo stimolo neurale si sprigiona Calcio (Ca++) il quale fa cessare leffetto inibitorio della troponina e fa alzare il ponte (fase II); il ponte, elevandosi, aggancia il
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filamento di actina, facendo quindi scorrere in maniera trasversale al filamento di miosina provocando la contrazione del muscolo (fase III). Quando lo stimolo terminato il ponte torna a distendersi sul filamento di miosina che subisce di nuovo leffetto della troponina c (fase IV= fase I). Questo ciclo ha la durata brevissima di 44/2000 di microsecondi. Lunit fondamentale della contrazione muscolare il sarcomero come situato in quella parte delimitata dalla linea Z che unisce trasversalmente i filamenti di astina Detto ci, il muscolo (estensore o flessore) compie due tipi di contrazione: isometrica ed isotonica. Nelle prime la lunghezza del muscolo rimane invariata, nella seconda la lunghezza varia in tal senso: - Isotonica concentrica: si verifica un accorciamento del muscolo - Isotonica eccentrica: si verifica un allungamento del muscolo - Isotonica pliometrica: si verifica un rapido allungamento-accorciamento del muscolo. Quindi,se vero che le azioni che contraddistinguono il calcio moderno sono di tipo esplosivo altrettanto vero che devono essere poste in un contesto di gioco con un riferimento ad un quadro fisiologico conseguente. Per sviluppare in tal senso il modello prestativo del gioco del calcio utile conoscere lo scout della prestazione. 1. Percorre circa 11 km 2. Ha una frequenza media fra i 170-180 b.m. (ovvero l80-85% di quella massima) 3. Il suo VO2 si aggira attorno al 75% di quello massimo 4. Produce una buona quantit di acido lattico (8-10 mml circa) Di tante valutazioni fatte in tal senso si pu fare riferimento anche a quelle effettuate da Cometti 1995 e Bisciotti 2000. Secondo i due ricercatori il calciatore durante la gara effettua: - Circa 195 scatti di 10/15 mt. (Cometti) - Il 25% di corsa al 120% della sua v.a.m. (Bisciotti) Questo alto costo energetico comporta linnesco della faticaovvero: - Produzione di lattato - Produzione di ammonio - Inibizione degli ioni Ca++ Questi tre principali fattori, pi altri marcher della fatica, condizionano notevolmente la prestazione del calciatore in tutti i suoi aspetti tecnico-tattici. In effetti il susseguirsi di reiterate azioni esplosive (con recupero incompleto) di cui si compone il modello prestativo del calcio va inteso come un progressivo
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avvicinamento al punto di collasso del sistema organico e muscolare inteso come il punto i cui si raggiunge il fenomeno organico e muscolare della fatica. Una solida base anti collasso senza dubbio la potenza aerobica, con lo scopo di portare il pi in avanti possibile il punto in cui si manifesta il fenomeno organico della fatica. In relazione alle metodologie riguardanti lo sviluppo della potenza aerobica, risulta molto funzionale il lavoro intermittente (Gacon), CCVV (Bosco, altri) volto alla produzione-consumo del lattato con lavori di breve durata e sicuramente meno propenso alla trasformazione di fibre veloci in fibre lente. In effetti si lavora sulla potenza aerobica con il continuo utilizzo della messa in crisi della stessa, in base al principio della supercompensazione nella produzione di A.T.P.

I SISTEMI ENERGETICI La quantit di ATP depositata nel muscolo e disponibile per essere subito impiegata assai limitata: necessario quindi che l'ATP sia continuamente ricostituito. L'ATP presente nei muscoli consente a malapena il succedersi di alcune contrazioni per una durata di 2 o 3 secondi, quindi utilizzata per "iniziare" qualsiasi tipo di lavoro anche di massima intensit. Per potere continuare il lavoro il muscolo necessita daltro ATP che pertanto deve essere prodotto o riformato.

I MECCANISMI DI RISINTESI DELL'ATP: I meccanismi per la risintesi di ATP sono 3 e per ognuno occorre considerare 4 fattori:

POTENZA: massima quantit di energia prodotta nell'unit di tempo CAPACITA': quantit totale di energia prodotta dal sistema LATENZA. tempo necessario per ottenere la massima potenza RISTORO: tempo necessario per la ricostituzione del sistema

METABOLISMO ANAEROBICO ALATTACIDO : Nel muscolo, come in altre cellule, esiste una riserva importante di gruppi fosforici attivi chiamata fosfocreatina o creatina fosfato (CP) o fosfageno. La creatina fosfato si forma nel muscolo a riposo associando ad una molecola di creatina una molecola di fosfato inorganico. Quando il corpo necessit immediatamente di grandi quantit di energia la fosfocreatina dona il suo gruppo fosfato alla ADP secondo la seguente reazione: PC + ADP = C + ATP Nel meccanismo anaerobico alattacido l'ossigeno non interviene e proprio a questa caratteristica si deve l'aggettivo "anaerobico". Anche la produzione di acido lattico assente ed per questo che il termine anaerobico viene affiancato dall'aggettivo "alattacido"
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METABOLISMO ANAEROBICO LATTACIDO: Anche questo sistema energetico non utilizza ossigeno. Nel citoplasma delle cellule il glucosio muscolare viene trasformato in acido lattico attraverso una serie di 10 reazioni catalizzate da enzimi. Il risultato finale la liberazione di energia che viene utilizzata per la risintesi di ATP ADP + P + Glucosio = ATP + Lattato

METABOLISMO AEROBICO In condizioni di riposo od esercizio fisico moderato la risintesi di ATP garantita dal metabolismo aerobico. Questo sistema energetico permette la completa ossidazione dei due principali combustibili: i carboidrati ed i lipidi in presenza di ossigeno che funge da comburente. Il metabolismo aerobico avviene principalmente all'interno dei mitocondri eccetto alcune fasi "preparatorie". La miscela di acidi grassi e glucosio cambia con l'intensit di esercizio: a bassa intensit gli acidi grassi sono pi coinvolti aumentando lo sforzo aumenta invece la scissione del glucosio.

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Il concetto della messa i crisi applicabile anche alle metodologie riguardanti la forza, intesa questa nel contesto fisiologico del modello prestativo di gioco. Per questo, infatti, opportuno allenarla anche in condizione di spurie (in difficolt fisiologica - Bisciotti) di difficolt fisiologica, in modo da allontanare quanto pi possibile il punto di collasso. Allenare dunque la forza veloce un intervento indispensabile nella programmazione dellallenamento del calciatore e, come in tutte le altre discipline sportive indispensabile effettuare la scelta dei mezzi di allenamento che si possono sottintendere in tre categorie: 1 Di carattere generale: quando non hanno necessariamente alcuna attinenza con limpegno muscolare specifico della gara ma tendono al miglioramento generalizzato delle capacit motorie come la forza, la resistenza, la velocit, la coordinazione, etc.. 2 Di carattere speciale: quando hanno la caratteristica di contenere uno o pi elementi esecutivi tipici delle azioni di gara in relazione alle quali ne rispettano i parametri esecutivi di spazio e di tempo 3 Esercizi di gara: eseguiti sia globalmente sia in frazioni complesse per almeno della situazioni di gara.

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I PRINCIPI DEL CARICO Il carico di lavoro non altro che linsieme delle esercitazioni che vengono svolte in una seduta di allenamento e perci distingueremo un: - Carico esterno inteso come linsieme degli stimoli scelti in funzione del risultato che si vuole ottenere nel tempo che dovranno essere definiti in volume e intensit; - Carico interno inteso come la reazione dellorganismo al carico esterno che si manifesta con mutamenti fisiologici, biochimici e morfologici provocando sollecitazioni nella sfera psichica e intellettiva promuovendo delle risposte tendenti ad un progressivo e graduale adattamento al carico. Questo insieme di stimoli che noi abbiamo definito carico di lavoro presentano caratteristiche ben dettagliate che si configurano: - Durata del carico: intesa come la durata dellazione di un singolo o di una serie di stimoli (movimenti pi o meno rapidi con pi o meno carico). Si riferisce al tempo cronometrico in cui viene applicato il carico di allenamento detratto delle pause di recupero. - Volume del carico : inteso come il numero degli stimoli inerenti il singolo esercizio o tutta la seduta di allenamento (quantit). Viene riferita ad una somma omogenea di stimolo come: numero di metri percorsi, numero delle ripetizioni di un gesto, numero delle serie o gruppi, numero di Kg. sollevati. - Intensit del carico : inteso come limpegno organico e muscolare rispetto alla massima prestazione possibile (qualit). Si riferisce alla percentuale di Kg. usati rispetto al massimale in un dato esercizio, al numero di ripetizioni possibile del gesto in un determinato tempo, alla velocit di spostamento nella corsa, allaltezza superata nei salti etc - Densit del carico : inteso come il rapporto tra esecuzione e tempo di recupero. Si esprime in valore di tempo o in percentuale rispetto alle serie del singolo esercizio o della intera seduta di allenamento. - Frequenza del carico : inteso come il numero delle volte che lo stesso stimolo viene utilizzato nellunit di tempo presa in considerazione (giorni, settimane,). - Difficolt esecutiva degli esercizi : riferita al grado di difficolt e complessit degli esercizi effettuati. A volte gli stessi esercizi possono presentare livelli diversi dimpegno (avversari pi qualificati, campi di gioco non abituali, etc). I parametri pi utilizzati sono quelli di volume e intensit.

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Nellapplicazione del carico di allenamento importante tener conto dei test di ingresso vale a dire misurare il livello di preparazione del calciatore al fine di mediare un lavoro pi mirato. Equilibrare la preparazione significa promuovere un meccanismo di carichi di lavoro e di recupero che producano stress allenanti; ovvero vengono a crearsi i presupposti per resistere nel tempo a stimoli di maggior entit. Questo fenomeno in fisiologia viene definito supercompensazione ovvero ladattamento - risposta ai carichi di lavoro. Gli stimoli dovranno risultare quantitativamente e qualitativamente tali da scatenare quei processi biologici di adattamento che nel tempo instaurano delle risposte sempre pi atte allo stimolo dato.

Particolare attenzione va posta ai giusti periodi di recupero tra le varie sedute di allenamento, infatti in questa fase che lorganismo ricostituisce le riserve energetiche e le possibilit funzionali compromesse dallallenamento. Per attuare il meccanismo corretto di supercompensazione necessario che lo stimolo allenante si ponga entro certe soglie :

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- Stimoli blandi e continui creano un iniziale leggero adattamento in persone non allenate, sono inefficaci e peggiorano la condizione generale di forma in atleti allenati. - Stimoli di media intensit e continui permettono un momentaneo mantenimento del livello di efficienza raggiunto che nel tempo tender leggermente a decrescere. Se lo stimolo non subisce, infatti, opportuni incrementi di intensit e volume, vengono a crearsi delle vere e proprie barriere oltre le quali non possibile andare. - Stimoli troppo elevati ed errati periodi di recupero (troppo ravvicinati) peggiorano rapidamente la condizione di allenamento. In questo caso si pu andare incontro allo stato patologico di sovrallenamento oltre a possibili traumi sugli organi e apparati eccessivamente sollecitati. Pianificare un allenamento significa tenere in considerazione alcuni principi generali dellallenamento alla continuit che deve svolgersi nel tempo eliminando periodi di riposo eccessivo che creano i presupposti di adattamento allinattivit (vedi periodi di transizione tra la fine del campionato e linizio del successivo) e quindi perdita di lavoro precedentemente svolto. Pertanto la frequenza degli allenamenti, anche in periodi di riduzione del lavoro, dovr essere tale da garantire almeno il mantenimento di quanto acquisito. La variabilit dellallenamento sar pi redditizio e pi facilmente gradito quando comprender una serie molteplice di attivit ed esercitazioni studiate in forma e successione tale da evitare linsorgere della noia e dellaffaticamento nervoso, fattori che riducono sensibilmente la capacit applicativa e linteresse dellatleta. La variazione degli esercizi e dei metodi evita anche la formazione di barriere, ovvero impedimenti allulteriore sviluppo delle capacit motorie.
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La sistematicit intesa come organizzazione razionale tra le sequenze di allenamento e la frequenza con cui vengono proposti certi tipi di esercitazioni. La ciclicit per la quale i carichi di lavoro vanno organizzati in relazione ai diversi periodi programmati, pertanto devono avere le caratteristiche quantitative e qualitative proprie del ciclo di allenamento. Lindividualizzazione da un iniziale programma di allenamento generale applicabile a tutti si dovr gradualmente passare alla ricerca di uno schema di allenamento personalizzato che tenga quindi conto delle peculiarit psichiche e fisiche dellatleta e dei risultati da conseguire. I mezzi allenanti altamente specifici per lo sport in questione, come stato detto in precedenza, sono le navette ed i cambi di direzione da considerare allenamenti a carico naturale Il tentativo di riprodurre in modo simile alla prestazione il lavoro suddetto implica una didattica che ha come obiettivo lallenamento delle capacit di accelerazione e di decelerazione stressando tutte le componenti capsulo-legamentose e muscolotendinee che la biomeccanica del gesto richiede. Allenare queste qualit significa sollecitare la componente elastica dei muscoli in oggetto. Per stimolare questa caratteristica della forza indispensabile che i tempi di frenata e di ripartenza debbano essere molto brevi.

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CONCLUSIONI La preparazione dei calciatori, soprattutto di alto livello, sempre stato un argomento molto dibattuto e oggetto di opinioni divergenti. Fino a poco tempo fa non esisteva una vera teoria dellallenamento calcistico; tutte le forme della pianificazione dellallenamento si rifacevano al modello di Matwejew, che riguardava per la preparazione ai Giochi Olimpici di atleti di discipline sportive quali il nuoto, latletica leggera e il sollevamento pesi e non corrispondeva, quindi, alle esigenze degli atleti dei giochi sportivi. Ci, ovviamente, ebbe un effetto negativo nella pratica dellallenamento calcistico, in cui peraltro si mantenuto per molto tempo il vecchio modo di trattare e risolvere isolatamente i compiti parziali dell'allenamento. Lallenamento di condizione veniva diviso nettamente da quello relativo alla tecnica e alla tattica perch si ritenevano assolutamente indipendenti luno dallaltro e senza effetti reciproci. Di conseguenza, anche i metodi impiegati venivano considerati ed applicati separatamente nellambito della singola seduta o di un ciclo di allenamento. Oggigiorno, invece, non c allenatore o preparatore atletico che si rispetti che non sia convinto delle forti correlazioni esistenti tra le varie componenti della prestazione calcistica e che non cerchi, con atleti di alta qualificazione, di utilizzare prevalentemente esercitazioni specifiche, cio esercitazioni tecnico tattiche la cui struttura biomeccanica identica a quella che il calciatore esplica durante il gioco, anche per lo sviluppo delle qualit fisiche. Daltronde ogni esercitazione di carattere tecnico-tattico pur sempre unesercitazione motoria e come tale comporta un consumo ed un metabolismo energetico che la configura come unesercitazione di carattere condizionale. Pertanto la distinzione delle esercitazioni di allenamento in condizionali e tecnicotattiche o in condizionali e coordinative non ha alcun fondamento e deve essere considerata pi una distinzione formale che sostanziale. Inoltre, come dimostra la pratica dellallenamento dei migliori atleti di tutte le discipline sportive, grandi quantit di esercizi generali o aspecifici creano disturbo allo sviluppo della prestazione. Nel caso, per esempio, di troppi chilometri ad un livello di intensit aerobica o di troppi esercizi di forza con carichi massimali si verificano modificazioni funzionali non vantaggiose per la prestazione calcistica. Soltanto la specificit dei mezzi di allenamento applicati con elevata frequenza unitamente alle gare stesse importante ai fini dellulteriore sviluppo prestativo. doveroso, comunque, far notare che nel calcio la partecipazione molto frequentemente ininterrotta per 8-9 mesi e difficilmente consente allatleta di mantenersi in forma per tutta la stagione agonistica. Soprattutto se gli intervalli tra le gare si riducono a 3-4 giorni, come avviene in occasione delle partite di Coppa Italia, Coppa UEFA o Champions League.
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E questo un problema di cui bisogna tener conto nella programmazione dellallenamento del calciatore, che, a differenza di quanto previsto nel modello di periodizzazione annuale di Matwejew, non deve essere finalizzato a raggiungere uno o due picchi di massimo rendimento nel corso della stagione sportiva, cos come accade agli atleti di altre discipline sportive, ma a mantenere, come ebbe a dire alcuni anni addietro il prof. Dal Monte in una conferenza tenuta a Coverciano ad alcuni allenatori professionisti, una condizione di aurea mediocritas, cio una condizione percentualmente non altissima, ma comunque accettabile, per un periodo di tempo il pi lungo possibile. Le ragioni di questa necessit sono riconducibili al fatto che la forma non pu essere mantenuta a lungo. Anzi, quanto pi alto il livello della condizione, tanto pi breve sar il periodo in cui pu essere mantenuta e tanto pi lungo il periodo successivo in prestazioni di basso livello. Ci, ovviamente, non si addice ad atleti come i calciatori il cui calendario agonistico, oltre che lungo, non prevede partite per le quali non importante non fare risultato. Per cui il loro programma di allenamento volutamente dovrebbe essere pianificato in modo che il livello della condizione fisica non raggiunga il massimo, ma una percentuale piuttosto elevata di esso (80-85%) da poter essere mantenuta a lungo nel tempo. Tale livello di condizione fisica, per scelta strategica e di conseguenza metodologica, bisognerebbe per che fosse raggiunto sin dalla prima partita di campionato e non dopo la terza o la quarta, come sostengono a volte alcuni allenatori per giustificare le sconfitte della propria squadra nella fase iniziale del campionato. Per non ritardare il raggiungimento di una condizione fisica accettabile allora importante la strutturazione, nel periodo di precampionato, di un piano di allenamento che preveda nel suo interno non dei cicli preparatori unidirezionali, ma multidirezionali. In altri termini, se pur con percentuali diverse, in ogni ciclo della preparazione precampionato conveniente utilizzare mezzi e contenuti di allenamento diversificati al fine di stimolare e sviluppare contemporaneamente tutte le qualit fisiche richieste dalla prestazione calcistica. La preparazione a blocchi, o finalizzata allo sviluppo successivo delle varie qualit fisiche (prima la resistenza aerobica, poi quella anaerobica ed infine la velocit e la forza) pu risultare utile in et giovanile o con atleti di medio-basso valore, ma non certamente con atleti di alto livello. Daltro canto, a differenza del modello di periodizzazione annuale dellallenamento previsto da Matwejew, in cui il periodo preparatorio di durata nettamente superiore a quello delle gare, il periodo precampionato dei calciatori dura al massimo due mesi e, pertanto, il tempo a disposizione di per ciascun blocco di allenamento necessariamente troppo concentrato per apportare concreti miglioramenti in ciascuna delle qualit fisiche ritenute importanti per la prestazione calcistica. Sono anche questi i motivi che spingono ad utilizzare fin dai primi giorni del precampionato un tipo di training cosiddetto complesso piuttosto che a blocchi.
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Un altro errore commesso piuttosto di frequente nellallenamento quello di non tener conto degli adattamenti fisiologici e del livello delle varie qualit fisiche raggiunti nella stagione sportiva precedente, per cui si ricomincia e si prosegue tutta la preparazione precampionato della stagione successiva con gli stessi mezzi e carichi di allenamento di quella precedente. Questo, ovviamente, costituisce un freno allo sviluppo ulteriore di certe qualit fisiche, in quanto dimostrato, soprattutto con atleti di elevata qualificazione, che gli stimoli di allenamento ripetuti sempre alla stessa maniera determinano stagnazione e, alla lunga, addirittura regressione delle qualit motorie. Si deduce allora che lattivit di training richiede continui aggiustamenti, costringendo ogni tecnico a rimescolare e plasmare i contenuti del suo lavoro sulla base di nuovi e contingenti miglioramenti. Naturalmente pi elevato il livello delle capacit fisiche e tecniche dellatleta, pi diminuiscono le possibilit di miglioramento e lentit di incremento, mentre quanto pi basso il livello delle sue capacit potenziali tanto maggiori sono i possibili miglioramenti ed incrementi di entit. N va dimenticata limportanza di condurre, per quanto possibile, allenamenti differenziati, individuali o a piccoli gruppi, in quanto in rose di giocatori sempre pi numerose impossibile che tutti abbiano le stesse caratteristiche morfo-strutturali, fisiologiche e psichiche, nonch lo stesso stato di preparazione ( per forza di cose diverso, per esempio, tra titolari e riserve). Riteniamo inoltre che la differenziazione del training si renda necessaria anche in relazione ai compiti tattici che i giocatori sono chiamati a compiere in gara. Ancora una considerazione: ho limpressione che in questi ultimi anni si sia esagerato con il potenziamento muscolare sia in precampionato che durante la fase agonistica e che questo eccessivo lavoro di forza, soprattutto se rivolto ai gruppi muscolari maggiormente sollecitati nella prestazione calcistica, sia una della cause dei numerosi infortuni non traumatici, di natura tendinea o muscolare, che si riscontrano nel football delite. Per non essere frainteso bene dire che lallenamento della forza s importante per il calciatore, ma nella giusta misura e per il tipo di forza (forza esplosiva elasticareattiva) che realmente gli serve in gara, dove chiamato a compiere brevi scatti, improvvise decelerazioni e cambi di direzione, salti per colpire di testa, calci al pallone pi o meno lunghi. Il tutto per un numero piuttosto cospicuo di volte. Come abbiamo gi accennato, il problema dellallenamento delle qualit fisiche nel calcio e, quindi, anche della forza non il suo sviluppo sempre maggiore per arrivare, per esempio, ai livelli di uno specialista del salto in alto o del sollevamento pesi quanto di una stimolazione contenuta al livello strettamente necessario per la gestualit tipica e caratteristica del calciatore, riferita sia alle situazioni con la palla che a quelle senza, e che non provochi effetti negativi sulle altre capacit condizionali.

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Un carico eccessivo dellallenamento per la forza produce infatti un calo della performance in quanto peggiorano le condizioni necessarie per favorire la resistenza e la velocit, nonch la tecnica e la precisione dei movimenti. Si accennava prima allaumento del numero degli infortuni da attribuirsi probabilmente proprio allesagerato potenziamento muscolare cui vengono oggigiorno sottoposti i calciatori professionisti. Il motivo da ricercare non solo nei carichi eccessivi di lavoro, ma anche nella loro localizzazione prevalente ai muscoli della prestazione che accentuerebbe lo squilibrio di forza tra i muscoli agonisti e gli antagonisti, questultimi molto pi deboli. Prova ne , per esempio, che gli infortuni dei muscoli ischiocrurali sono percentualmente il doppio di quelli a livello del quadricipite femorale. Inoltre muscoli agonisti molto pi forti, esercitando maggiori trazioni sui tendini, ingenerano pi facilmente tendinopatie. Si potrebbe quindi obiettare che pi che un potenziamento ulteriore dei muscoli agonisti, gi pi che sufficientemente stimolati, fin dalle et giovanili, dai movimenti specifici della prestazione calcistica, sarebbero necessari allenamenti compensativi per irrobustire i muscoli antagonisti in modo da equilibrare il loro livello di forza con quello dei corrispondenti muscoli agonisti. Alla luce delle considerazioni fin qui fatte, si pu concludere ribadendo che soltanto carichi ed esercizi specifici, unitamente ad una frequente partecipazione alle competizioni, sono efficaci ai fini del miglioramento della prestazione e che una nuova teoria qualitativa dellallenamento si rende necessaria in sostituzione di quella di tipo quantitativa. Una concezione qualitativa che non significa soltanto eliminazione o riduzione al minimo indispensabile di tutti quei mezzi dellallenamento atletico che non hanno la caratteristica della specificit, ma anche utilizzo di sedute di allenamento contraddistinte pi dallaumento dellintensit che del volume del carico di lavoro, differenziato in relazione alle diverse tipologie degli atleti. A tutto ci si aggiunga la stimolazione contemporanea, in ogni periodo della preparazione, di tutte le capacit condizionali (forza, velocit, resistenza) ritenute importanti per la prestazione sportiva, nonch la giusta ed indispensabile alternanza tra fasi di carico e fasi di scarico. Lo sviluppo di una teoria qualitativa dellallenamento, a mio modesto avviso, lunica strada percorribile per il raggiungimento dellalta prestazione e per il suo mantenimento per un numero elevato di gare.

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BIBLIOGRAFIA Trattato di medicina dello sport applicata al calcio (Vecchiet- Calligaris-Montanari-Resina) Teoria e metodologia dell'allenamento ( Matwejew ) Aspetti fisiologici della preparazione fisica del calciatore (Bosco C.) Elasticit muscolare e forza esplosiva nelle attivit fisico- sportive (Bosco C.) Fisiologia del calcio (Bangsbo J.) Anatomia e fisiologia dellesercizio fisico ( Kurt Meinel ) Lo sviluppo della prestazione del calcio (Wislff K.- Salveson R. Sigmundstad E.) Notiziario del settore tecnico F.I.G.C. (Leali G.) La velocit della corsa nel gioco del calcio (di Carlo Vittori ) Le ragioni dellallenamento Intermittente-forza applicato al calcio (di Domenico Gualtieri e Giampiero Alberti ) Mourinho: questione di metodo ( Bruno Oliveira, Nuno Amerio, Nuno Resende, Ricardo Barreto ) Nuove frontiere: neurofisiologia e allenamento (di Guido Maria Filippi ) Calcio, preparazione atletica. ( Arcelli- Ferretti ) Lallenamento fisico nel calcio: concetti e principi metodologici ( a cura di Ferretto Ferretti e di autori vari )
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INDICE Capitolo I Capitolo II Capitolo III Capitolo IV Capitolo V Capitolo VI I principi dellallenamento pag.2

La prestazione del calciatore pag.4 Fisiologia muscolare I sistemi energetici I principi del carico Conclusioni pag.6 pag.9 pag.12 pag.15

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