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VIDEO 1 - Goya
Goya nasce a Fuendetodos paesino del sud della Spagna, in una casa di proprietà della madre,
piccola a giudicare dall'immagine. Il padre invece era versato nel lavoro manuale era un orafo,
quindi sin da giovane Goya ottiene una formazione officinali che poi completerà da Luson a
Saragozza.
Ben presto però l'artista si trasferisce a Madrid la capitale, la prima volta però gli andrà male e
capirà che ha bisogno di un di più di formazione, va quindi in Italia e parte a un concorso scelto
dall'università di Padova (tema scelto dall'università) Annibale che vede l'Italia dalle Alpi per la
prima volta. L'interpretazione di Goya è particolare poiché è vicina al gusto neoclassico data anche
dal colorismo tipico degli autori francesi niente di nuovo quindi ma quanto basta per farsi notare,
arriva secondo e questo titolo gli servirà arrivato a casa. Sposerà la sorella Baier direttore della real
fabriseria di Santa Barbara fabbrica di arazzi, non era il massimo per un artista ma comunque lo
aiuterà a intrudursi in ambienti nobili. Così Goya ha il suo accesso alla Madrid che conta e
diventerà pittore del Rei e riuscirà a farsi ammettere con un Cristo troppo febico, alla reale
accademia di San Bernando. Questo gli consente di introdursi nella committenza più alta.
RITRATTO DEI DUCHI DI OSUNA CON I FIGLI lei è stretta intorno ai figli piccoli che a
differenza delle norme dell'epoca sono vestiti da soldatini e stanno giocando, questo vuol dire che
loro erano nobili illuminati, cioè nobili educati alla coscienza infelice, la coscienza è di chi sa che il
mondo deve cambiare ma forse non accetta le estreme conseguenze di questo assunto, perché le
estreme conseguenze di questo assunto sono che gli errori su cui si fonda la società sono anche le
fondamento dei poteri dei pochi su tanti.
I duchi di Ossuna commisioneranno a Goya una serie di piccoli dipinti di tema sociale dove Goya
rappresenterà i mali del paese come la superstizione, la magia, demoni, streghe etc.
Lavorando con questa gente decide che è arrivato il momento di fare la sua parte e inizia a incidere i
Capricci, questo momento coincide con un momento particolare della sua vita perché era stato
nominato da poco Pittor dei Rei che Goya diviene pure sordo e questa ferita lo colpirà
profondamente anche nelle relazioni, nei rapporti, per esempio è anche di questi anni la presunta
relazione con la Duchessa D'Alba, solo che questa donna è una specie di dama di carità che amava
circondarsi di poveri oppressi, malati e aveva anche adottato una bimbetta nera che all'epoca era
considerato sbagliato, e quindi forse poteva provare simpatia nei confronti di Goya. I Capricci
mirano a distruggere i miti della società del tempo, la superstizione la magia il trionfo
dell'ignoranza è lui stigmatizzare questi mostri senza peli sulla lingua, individuando anche delle
persone che potevano riconoscersi nelle sue immagini ragione per cui queste sue immagini vengono
vendute in un ristrettissimo numero di esemplari e poi deve ritardo dal mercato, le sue incisioni le
vende infatti in una farmacia come se si trattasse di un farmaco per i mali del suo tempo.
IL SONJO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI questo uomo è un pittore si vede infatti un
uccello che stringe un pennello tra le zampe e glielo porta.
L’uomo addormentato è chiaramente un pittore, come indica l’uccello che stringe negli artigli un
pennello glielo reca come a dirgli “svegliati”. L’incisione dice “il sonno della ragione produce
mostri”: gufi, pipistrelli, animali dell’incubo, immagine di un’inquietudine profonda di quella
dimensione inesplorata che era l’inconscio. Da buon illuminista goya sostiene che la ragione va
tenuta desta. Questo ci spiega anche la complessità dell’opera di goya: se la ragione non dormisse
non verrebbe fuori quest’aspetto dell’uomo, che comunque però c’è, è reale, e allora l’esperienza
umana non sarebbe completa. Con quest’opera Goya guarda nell’abisso, e come diceva nietchze
“Se guardi nell’abisso l’abisso guarda in te”
Il 3 maggio
I Capricci vengono presentati nello stesso anno in cui deflagra la rivoluzione francese e sconvolgerà
l’Europa. Verrà ucciso in Francia il re dopo due anni dallo scoppio della rivoluzione, si crea una
nuova cortina di ferro, e si chiude così il transito di libri illuministi dalla Spagna alla Francia. Il
paese si chiude attraverso un periodo non particolarmente felice i cui protagonisti sono il sovrano
Carlo IV e la moglie, una Farnese, gente che delega il potere al primo ministro che fa il bello è il
cattivo tempo. Il paese si risveglia bruscamente con l’invasione dei francesi che entrano in Spagna
di nascosto, si approfittano delle divisioni fra il sovrano e suo figlio. (Carlo IV è quello che si è
fatto dipingere con la sua famiglia: quadro in cui il cuore di tutto è la regina, poi c’è il sovrano, il
fratello pazzo, la sorella pazza, la donna promessa sposa di Ferdinando settimo, e i duchi di Parma.
Il solito francese di passaggio interpretando il dipinto direbbe che sembra il ritratto di un salumiere
che ha vinto la lotteria. In realtà il lavoro finale è approvato dai sovrano che si offenderebbero
invece se il pittore cercasse di abbellirlo. Un po’ come Napoleone quando si arrabbia con Canova
per la statua di Marte pacificatore. I regali dovevano essere rappresentati così perché così erano già
perfetti, la loro perfezione non risiedeva nelle fattezze fisiche ma nell’elezione divina. Goya farà
una bella fatica per rendere queste personcine presentabili.
Goya dipinge loro che guardano in uno specchio: questa cosa ricorda Las Meninas di Velazquez
(capolavoro assoluto di pittura) in cui vi è un simile gioco di specchi; c’è velasquez che dipinge una
tela guardando uno specchio su cui si riflettono l’infanta di Spagna al centro con le ancelle ma forse
sta rapprensentando altri: in fondo alla sala c’è uno specchio con l’immagine dei sovrani, forse
appena arrivati. Il dipinto è stato probabilmente dipinto al Prado stesso in cui si trova. Poi però la
famiglia di Carlo IV fa una brutta fine: il padre è il figlio Litigano, arriva Napoleone, devasta la
Spagna, ma gli spagnoli si ribellano e questa guerriglia portata avanti dalla Spagna goya la
immortala ne Los desastres de la guerra (troppo crude per essere pubblicate in vita).
I francesi alla fine avranno la peggio, dovranno andare via d’ala Spagna e Ferdinando settimo
diventa re. Goya continua a fare il suo mestiere, non realizza granché ma rimane sempre a corte.
Vuole dimostrare a Ferdinando la sua fedeltà e quindi forse in una sorta di prova assoluta di fedeltà
decide nel 1814 di dipingere due opere: il 2 e il 3 maggio del 1808 (dipinto nel 1814 sia chiaro)
Cosa successe il 2 maggio? I francesi mandano a Madrid una guarnigione di soldati egiziani, i
Madrileni si ribellano e li attaccano. Il giorno dopo le truppe francesi prendono persone casuali per
strada, li portano in montagna principe pio per fucilarle. E qui goya realizza il dipinto: a destra i
francesi come automi come macchine viste di spalle, sulla sinistra un uomo vestito di bianco con le
mani in alto, quasi un crocifisso, sembra quasi chiedere “perché proprio me?”
La fucilazione riguarda questa persona, il presente, ma non è solo una critica feroce, ma soprattutto
era un’opera infusa di umanismo e filantropia. L’uomo con la camicia bianca incarna quelli che
sono venuti prima di lui (e si vede dal cadavere ai suoi piedi, nella stessa posizione in cui è
raffigurato lui) e quelli che verranno dopo di lui (e infatti vi è una folla che si avvicina alla scena).
Rappresenta il male degli uomini in qualunque era.
C’è tanto di buon ladrone e di cattivo ladrone.si capisce che siamo nella periferia di Madrid, non
una luce, come fosse l’ora delle tenebre dell’uomo. Ma un momento: l’immagine chiave
dell’illuminismo è la lanterna, la luce della ragione
Questa lanterna è dipinta non in alto dove dovrebbe stare, ma in basso, a stagliare ombre dietro i
personaggi. È come se riflettesse su “il sonno della ragione produce mostri”: la ragione nella scena
è presente, è insita nell’animo umano, ma l’uomo rimane lo stesso. La ragione serve anzi a mostrare
le aberrazioni dell’umanità, la verità delle azioni e a sua volta a mostrare il coraggio delle azioni di
questo contadino. Questo cristo umano (che però non sceglie di morire, muore suo malgrado)
sceglie COME morire: a testa alta. L’arte trova in questa persona un suo riscatto.
Goya se ne va poi a vivere in campagna in una casa chiamata “Chitta del sordo”, sulle cui pareti lui
dipinge figure soltanto per se. Hanno cambiato la storia dell’arte. Alla morte di goya la casa è stata
venduta e le immagini spostate su tela, ora si trovano al Prado.
Saturno che divora suo figlio
Saturno rappresentato come una specie di scimmia, calato sulle ginocchia, probabilmente si sta
rialzando dopo il pasto. La vittima è centrale nel quadro, che rappresenta uno stato tirannico ormai
disposto a divorare il suo stesso popolo.
VIDEO 4 – GERICAULT
Il Romanticismo francese sarà il padre del Romanticismo italiano.
Se il Romanticismo inglese di Constable e Turner cerca il sublime naturalistico mentre quello di
Blake e Füssli si interessa di fatti letterari(fa rivivere il passato e dà di esso un’interpretazione
sentimentale,affettiva,romantica) ,in Francia è diverso: si avverte l’influenza di fatti che cambiano
la vita del paese e da lì si diffonderanno in tutta Europa: i moti della Rivoluzione Francese e post-
rivoluzione,il periodo del terrore e le campagne militari di Napoleone e la costituzione del suo
impero.
Il Romanticismo francese parte con la memoria breve dell’evidenza di questi fatti, dunque il
concetto di eroismo non è un concetto astratto da rinvenire nel protagonista di un poema o in una
divinità nordica, quanto piuttosto è da rinvenire nel presente. Nasce un’attenzione ai fatti, alle
circostanze, alla storia che configura il Romanticismo francese come storico, attento all’oggettività,
che anticipa la temperia culturale realistica.
Questo è particolarmente evidente in un artista che del Romanticismo francese è il padre : Theodore
Géricault. Nasce nel 1791 da una famiglia abbiente e morirà i primi decenni dell’800. La sua
famiglia benestante gli permette di studiare, di partecipare al Prix de Rome( che non vincerà) e di
studiare a Roma per un anno, fondamentale per la sua formazione poiché si confronta con Raffaello,
con Caravaggio, i quali erano stati già numi tutelari per Jacques-Louis David a cui Gericault
inizialmente era simile, essendo un artista neoclassico .Ad esempio ne “La cattura di un cavallo
selvaggio nella campagna romana” troviamo una miriade di riferimenti alla pittura classica: per
esempio i capelli del giovane son molto simili a quelli presenti nel Grifonetto di Raffaello, oppure il
cavallo che ricorda i cavalli dei Diòscuri .Nelle opere del primo Gericault il movimento è quasi
fermato, bloccato da una linea di contorno dinamica ma che non lascia alcuno spazio alla fantasia.
La linea circoscrive, delimita, definisce. L’immagine di Turner è carica di colori, percepiti
istintivamente, immaginati dall’osservatore. Gericault è invece ancora legato alla linea, tipico del
Neoclassicismo.
Gericault intende la pittura come la campagna militare di un condottiero, come un’arma di difesa e
insieme di offesa.Picasso affrontò i tedeschi a testa alta attraverso la Guernica. Gericault realizzò
un’opera equivalente ad essa.
Se tracciamo le diagonali del dipinto ci accorgiamo che queste seguono le linee sinuose del corpo di
una donna che si abbandona ad un bacio appassionato, un bacio in cui lei, la sua fisicità e la sua
anima si fondono in un unicum, in un insieme indissolubile con un'altra figura, che sembra quasi
avvolgerla con il suo manto.
Questa figura coprente è misteriosa, non la distinguiamo. I capelli sono coperti dal capello, il volto
pure è nascosto. L'unica parte visibile sono le gambe, che si stringono all'amata, come in un
amplesso. Le due figure sono così vicine che si capisce che non vogliono allontanarsi l'una
dall'altra. Però, l'apparente stabilità in cui si trovano(contrassegnata dalla composizione e dalla
corrispondenza delle linee della composizione con le linee principali e la figura stessa del gruppo
principale) viene messa in discussione dalla posa precaria dell'uomo. Dove la donna si abbandona,
dall'altro l'uomo sembra lì lì per partire, vediamo uno dei piedi poggiati su uno scalino(quindi
l'uomo è pronto ad allontanarsi dalla donna per andarsene) e vediamo anche i vestiti che indossa,
perché non si è tolto il mantello(se avesse intenzione di rimanere con la donna, non lo avrebbe),
evidentemente sta per andare. Ma per andare dove? Di certo non per qualcosa di divertente,
amichevole(il prof dice "di certo non sta andando a giocare a 3 7 con gli amici), lo capiamo dalla
presenza del pugnale. Quindi chi è quest'uomo misterioso? Probabilmente un carbonaro, un
conspiratore o meglio un patriota che sta sacrificando la possibilità di stare con la sua amata in
nome di un ideale più grande che lo chiama.
Inoltre, le due figure sono collocate in basso, implicando un passaggio di stato, che non coincide
con la porta, che significherebbe scendere, poiché al di là della porta vi è l'oscurità, magari felice,
magari serena, ma non è questo il destino che tende l'uomo. Lui deve andare, deve partire e fare il
suo dovere, che è quello di salvare la patria. Possiamo leggere quest'opera come grande omaggio
all'amor di patria e magari anche un sentito ringraziamento a chi sta rendendo possibile l'avverarsi
di un sogno.
In più, i colori della composizione sono l'azzurro, il rosso e il bianco, ovvero quelli della bandiera
francese.
Ora, consideriamo che quest'opera, ospitata nella Pinacoteca di Brera, è il primo dipinto di questo
soggetto. Lo acquistò il nobile milanese Visconti, che poi alla sua morte lo dono alla Pinacoteca di
Brera in cui ora si trova il dipinto.
Però, Hayez realizzò altre versioni di questo dipinto, ne realizzò 3 o 4. La terza è un po' più piccola,
sembra quasi uno studio preparatorio, un bozzetto dell'opera. In queste altre versioni anche i colori
del dipinto cambiano. Quando l'unità d'Italia è già stata fatta, le vesti dei due giovani diventano
un'immagine parlante della bandiera italiana. Quindi quell'antica contrapposizione tra amore come
dilezione individuale e amore di patria non si dà più. Queste due persone non si separano,
continuano a rimanere legate attraverso questo bacio appassionato. Vediamo lei che si perde in lui e
lui che si appoggia in lei, non c'è quindi più alcuna tragedia, c'è semplicemente il desiderio di
realizzare un sogno, che è allo stesso tempo un sogno d'amore per la propria amata e un sogno per
l'unità. Vediamo anche come con questo abbracciarsi, con questa ricerca di comunità si fa
riferimento anche al tentativo di unire i territori d'Italia ancora separati, ancora divise a causa
dell''oppressione dello straniero. È chiaro che Hayez ha realizzato un'immagine ionica, tanto iconica
che quando si dovrà realizzare un'immagine per i baci perugina, un artista futurista si ricorderà di
quest'opera. Oppure pensiamo a Klimt e al suo bacio. Il romanticismo italiano non ha prodotto
granché, ma Il Bacio di Hayez lo riscatta.
VIDEO 6 – DELACROIX
Se Gericault fu l’anello di congiunzione tra Neoclassicismo e Romanticismo, Delacroix è l’artista
che si libera definitivamente da ogni residuo neoclassico, la sua arte perde compostezza formale,
senso dell’equilibrio. La differenza di fondo tra Gericault e Delacroix è il colore: se in Gericault
abbiamo ancora delle figure che rimandano a delle statue, questo in Delacroix non c’è più, l’artista
è cambiato, pur avendo avuto la stessa formazione, perché anche lui va a bottega preso un pittore
neoclassico, ma le fonti a cui si ispira sono diverse. È curioso rispetto a quello che si fa all’estero, è
Delacroix a portare l’Inghilterra in Francia, rimanendo conquistato dalle nuvole lattiginose di
Constable. Delacroix abbandona lo studio in laboratorio, quell’ambiente segreto in cui l’artista
distillava la realtà senza vederla. Constable gli insegna che non esiste una nuvola uguale all’altra e
questa è una verità che richiede esperienza come anche richiede esperienza la nozione di colore
locale, quello smorzarsi di tinte che non dipendono tanto dall’equilibrio tonale della composizione,
quanto dal modo in cui il colore varia, a seconda della luce dello colpisce. La rivoluzione che porta
ad uscire da questo ambiente coperto iniziata da Constable ha un effetto dirompente su Delacroix,
ma questo non significa che lui non si fondi sui grandi maestri del passato, per esempio Gericault
ammirava enormemente la pittura di Michelangelo e questo amore Delacroix lo condivide, ma non
c’è solo Michelangelo, c’è l’effervescenza carnosa dei nudi di Rubens e l’effervescenza coloristica
di Tiziano. In Delacroix noi troviamo tutto, un disegno classico tradizionale che però viene corroso
all’interno da una propensione a usare il colore in assoluta libertà e soprattutto in rispondenza a
logiche percettive.
LA BARCA DI DANTE: opera giovanile, è la commemorazione di un episodio dell’Inferno, tipico
tema da artista romantico. Vediamo Dante e Virgilio in mezzo a un fiume con un nocchiero visto di
spalle che spinge la barca, mentre figure di dannati si aggrappano a essa, suscitando lo sconcerto di
Dante. Le figure sono monumentali, imponenti, michelangiolesche, per esempio la donna ricorda
una figura presente nelle tombe medicee (il giorno e la notte, l’aurora e il crepuscolo, dovrete
scoprire voi di quale figura di tratta). Poi l’acqua tutt’intorno, la spuma, i bagliori rosseggianti del
cielo, l’atmosfera plumbea ci dicono di un’attenzione all’ambiente che è nuova, diversa ed è
mediata da quanto si faceva in Inghilterra. La novità sta in tocchi di colore puro, secondo una
modalità espressiva che lascerà traccia soprattutto nelle sue opere più mature, perché impressionerà
gli impressionisti, che a volte guarderanno più a lui che non a quella natura da cui si dicono stregati.
LIBERTA’ CHE GUIDA IL POPOLO: è il suo capolavoro, ambientato nel 1830 e nel comune di
Parigi, il re affidò il governo a Jules De Polignac e dato che egli perde le elezioni pensa di rimediare
con delle norme liberticide, scioglie il parlamento, fa una nuova legge, toglie la liberà a un paese
che per questa libertà aveva fatto le brigate. Questo dipinto è un omaggio alla “Zattera della
Medusa” di Gericault, ci sono anche delle esplicite citazioni, anche se è un dipinto realizzato in
meno tempo e meno monumentale, non per quanto riguarda le figure che giganteggiano ma
piuttosto per le dimensioni poiché il dipinto di Gericault aveva dimensioni sicuramente maggiori
rispetto a questo dipinto. In comune però questo dipinto e “La zattera della Medusa” hanno la
composizione piramidale, c’è una linea che parte dal basso attraversa il fucile risale lungo il drappo
sostenuto da questa figura femminile per poi riscendere lungo il suo braccio teso, attraversare il
corpo di questo giovane e quasi venir fuori dalla canna della pistola che il ragazzo armato tiene. In
basso troviamo un campionato di morti e feriti (simile a quelli che so trovano nella “Zattera della
Medusa”) magari a figure rovesciate, c’è persino la citazione della gamba di uomo nudo con calzino
che abbiamo già ritrovato in quel dipinto, sebbene le posizioni delle figure siano invertite. Ma in
quel dipinto abbiamo ritrovato due piramidi, ciò che si inscenava in quell’opera era lo scontro
titanico, già deciso in partenza, tra la natura, la quale era rappresentata dalle corde tese e dalla vela
della barca che indicavano la direzione del vento e delle onde per sospingere la nave fuori dalla
cornice della tela e la piramide umana è l’altra, ossia quelle figure di straccioni indeboliti che si
aggrappavano faticosamente l’uno sull’altro e con le ultime forze residue sventolavano la camicia
nella speranza di farsi riconoscere dai soccorsi. Nel dipinto di Delacroix non c’è confronto uomo-
natura c’è soltanto l’uomo, non c’è neanche la comunità che si afferma, mentre nella “Zattera di
Medusa” già dal titolo, zattera, ha la comunità per tema. Qua infatti, invece il protagonista è unico,
non tanto la comunità intesa come insieme quanto intesa come unità personificata in una figura, se
questa fosse un’opera letteraria sarebbe una prosopopea poiché si personifica la Libertà,
rappresentata come una eroina, la Marianne, una donna seminuda con tanto di berretto frigio, il
berretto della rivoluzione, che sventola la bandiera francese tricolore (rosso, bianco e blu, colori che
sono sparsi per tutto il dipinto). Questa donna è la prima donna nuda in un soggetto storico, è
l’immagine della Libertà che l’artista sceglie attentamente. A prova di ciò poco tempo prima è stata
rinvenuta la Venere di Milo, una venere anadiomene, attualmente ospitata al museo del Louvre, e
lui rappresenta la libertà con la stessa posa e la stessa fattezza e con il seno scoperto a voler indicare
che questa donna è la madre
Del popolo e dietro di lei c’è tutto il popolo unito con una rappresentanza sindacale che include
tutte le classi sociali (dal contadino all’uomo in bombetta, ai giovani e ai vecchi, agli uomini e alle
donne) tutti insieme formano una piramide umana che insieme un’onda lunga, una marea montante
e inarrestabile del popolo che avanza e a cui niente e nessuno potrà mai opporsi (secondo l’autore).
Essa è un’immagine con uno sfondo che si può immaginare, si distinguono le torri di Notre Dame
però potrebbe essere una qualsiasi città, quindi l’artista ottiene l’effetto di parlare del suo tempo ma
contemporaneamente anche rappresenta ciò che è al di là della sua epoca, riesce a creare una
immagine universale che infatti verrà ripresa, ad esempio, nel “Quarto Stato” di Pelizza da
Volpedo, dove si vede l’avanzare del quarto stato del proletariato (con operai, donne che stringono
ancora il proprio bimbo in petto) ed è una immagine che avrà anche altro seguito successivamente.
Questa immagine ottiene questo effetto proprio grazie a questo fondo che deriva direttamente dalla
pittura di Constable e i suoi studi di nuvole. Questo bianco lattiginoso mescolato al grigio e a
svariate tinte di azzurro è il colore tipico di Constable che aveva sperimentato, per esempio, anche
nel cielo del “Massacro di Scio”.
“Il rapimento di Rebecca” è un'altra opera di Delacroix realizzata nel 1846.
DECORAZIONE DELLA CAPPELLA DELLA CHIESA DI SAINT SULPICE: saranno le sue
ultime opere, la chiesa si trova nel centro della città di Parigi e venne decorata con due enormi
dipinti che poi di fatto sono dipinti olio e cera su intonaco. Soprattutto “La lotta di Giacobbe con
l’angelo” è un dipinto straordinario per l’accostamento di colori, magenta, giallo e blu cien, ossia i
colori primari, che sono messi accanto in modo puro creando una immagine estremamente vivida e
luminosa brillante che influenzerà tantissimo i pittori impressionisti, facendo di questo grande
artista il padre segreto del movimento che rivoluzionerà la storia della pittura.
Lo Spaccapietre:
Rappresenta un contadino in ginocchio intento a frantumare dei grossi massi a suon di braccia senza
l'ausilio di spinte meccaniche, è lui il motore del martello attraverso cui trasforma i grandi massi in
ciottoli più piccoli.
L'artista indugia sulla resa della fatica, lo spaccapietre è rappresentato come una molla in tensione,
la sua linea in parte asseconda le diagonali del dipinto, in parte la contraddice proprio per
evidenziare la fatica e la ripetitività del gesto. Noi non lo vediamo in volto, lo vediamo soltanto
come una macchina che lavora e questa è un'interpretazione disumanizzante in cui i connotati
individuali e l'umanità della figura è messa tra parentesi. Le condizioni di questo spaccapietre non
sono floride. Osserviamo i pantaloni logori e rattoppati, le calze rotte quindi le scarpe piene di
polvere, le mani callose e ossute.
Ci addentriamo pure nella sua vita privata, su quella che sarà la sua pausa pranzo: in alto a sinistra
c'è un pane duro, con la crosta.
Dipinto il seppellimento a Ornano:
È una processione dove noi vediamo una compagine ben assortita di contadini, di gente semplice in
abito della domenica con tutta la goffaggine di gente che indossa una veste quasi mai usata, con un
atteggiamento innaturale di persone non abituate ai riti e alle liturgie. Eppure Courbet rappresenta il
sacerdote nella stessa postura di Napoleone quando incoronò la moglie. È una vera
disacralizzazione.
Le bagnanti
Una donna che esce mezza nuda da un fiume, dopo essercisi fatta il bagno, l’altra donna è
probabilmente la serva. Qui sfrutta una posa canonica tipica della pittura tradizionale e quella del
noli me tangere, ovvero quella in cui Cristo risorge e la Maddalena gli si getta ai piedi
Abbracciandolo, noli me tangere significa: “non mi toccare, stai lontano”.
Qua si rappresenta mentre sta andando a dipingere sulle scogliere di PALAVÀ in Normandia e
incontra il suo protettore, un tale Bruyas in compagnia del suo servitore privato. La cosa strana di
questo dipinto è che non è l’artista a salutare il suo protettore, ma viceversa è il protettore a salutare
l’artista, il protettore si scappella e il servo, che dovutamente tiene il capo del reclino al suo
cospetto dopo aver anticipato nell’atto di deferenza il suo stesso padrone, è quindi l’artista la star, il
protagonista della rappresentazione ma non in quanto artista romantico bensì in nome della dignità
del suo lavoro, della dignita dell’attività che l’artista stesso svolge.
Altre opere socialmente destabilizzanti possono essere per esempio LE SOMMEIL, in cui sono
rappresentate due donne nude che dormono abbracciate sul letto. Queste sono delle scene che in
pittura non vengono mai rappresentate, forse nella pittura pompeiana ma non certo in quella
moderna. Quindi l’arte sdogana tutte quelle situazioni della vita di tutti giorni anche dell’esistenza
privata e individuale che normalmente non possono essere rappresentate.
L’ORIGINE DU MONDE: da cui è partita anche una controversia su Facebook, poiché l’algoritmo
di Facebook, contatto di denunzia, normalmente oscurava le opere, infatti il primo acquirente di
quest’opera un certo Khalil-Bey, il quale la teneva coperta da un drappo e la mostrava solo
all’occorrenza. Lo stesso fa Il suo secondo proprietario, il famoso psicocritico Jacques Lacan, il
quale crea un complesso meccanismo per cui quest’opera è coperta da un dipinto di Magritte.
Spostandoci però a Parigi al Museo D’Orsay è possibile ammirare questo, come altri dipinti di
Courbet come quello in cui viene rappresentata una donna e un cane che sino a qualche tempo fa
erano chiusi, segregati un po’ come noi oggi in questi giorni difficili in gabinetti privati.
Ma pagherà Courbet tutto questo? Sì pagherà e pagherà non tanto per la sua pittura quanto per il suo
impegno politico negli anni della Comune parigina negli anni 70 dell’ottocento quando sarà uno dei
fautori della distruzione di un simbolo dell’oppressione napoleonica la colonna della vittoria di
Place Vendôme, una colonna di metallo, realizzata fondendo i cannoni predati agli austriaci il quale
diventa un simbolo del potere imperiale. Courbet come Prudhomme era una via di mezzo tra un
anarchico e un socialista e quando poi avverrà la restaurazione politica l’artista dovrà vendere tante
opere per pagare i danni della colonna, avrà dunque un tracollo finanziario, motivo per il quale
finirà anche in gattabuia e sarà costretto all’esilio in Svizzera, quindi alla lontananza da Parigi, ma
la sua arte è stata una delle esperienze fondative ed essenziali della pittura moderna.
Per quanto riguarda la tecnica ed il suo stile non ha una pittura virtuosissima, non è Velasquez, non
è Goya, è piuttosto grezzo nei tratti espressivi però è una pittura che fa sentire in modo straordinario
anche attraverso l’uso di ocra, di terre scure la profondità delle ombreggiature, la pesantezza della
materia, la consistenza della realtà.
VIDEO 8 – IMPRESSIONISMO
Oggi ci occuperemo di impressionismo, un argomento che tutti di sicuro apprezzerete. La cultura
impressionista è la pittura per antonomasia giovane, fresca, brillante con i quadri che sembrano
pulsare di vividi colori tutto l’opposto rispetto alla pittura tradizionale dove forse almeno per
l’osservatore contemporaneo parte della fascinazione è affidata al sapore d’antico, a quella patina
che si deposita sugli oggetti allontanandoli da noi e quindi per contrasto confermandoci nel nostro
essere il nostro essere vivi, nel nostro essere qui ed ora. Quando nacque l’impressionismo? a metà
dell’800 o meglio nella seconda metà dell’800 l’arte aveva subito già importanti rivolgimenti c’era
stata già la rivoluzione romantica prima, la rivoluzione del realismo poi gli artisti erano diventati
consapevoli dell’esistenza di un vero e proprio sistema dell’arte e cioè di una struttura organizzata
composta da svariate figure ciascuna delle quali contribuiva al funzionamento complesso di un
meccanismo predeterminato. Sostanzialmente le relazioni fra artisti e committenti, artisti e pubblico
cambia perché sino ad almeno un secolo prima la committenza era ben circoscritta, era la nobiltà o
alta, altissima borghesia i quadri venivano commissionati direttamente nell’800 non è più così. I
quadri o le stampe vengono alienati e cioè venduti attraverso l’azione di intermediari che in realtà
esistevano già da prima forme di intermediazioni artistiche con tanto di mercanti noi le troviamo già
nelle Fiandre nel 600 le troviamo anche in Italia a quell’altezza le troviamo forse anche un po’
prima. Il punto è che adesso è con la crisi dei sovrani, la crisi della monarchia la crisi del vecchio
sistema gerarchico fondato sulla nobiltà la committenza tradizionale in toto viene meno. Quindi
anche gli artisti devono trovarsi, per così dire, il loro pubblico lo fa Coubert per esempio, un grande
pittore realista che nel 48 (se non ricordo male) organizza una sorta di evento collaterale e parallelo
costruendo, o meglio mettendo su esisteva già lui lo prendo semplicemente a nolo costituendo è il
termine corretto un “padiglion de realism” il verbo corretto un padiglione del realismo dove ospita
esclusivamente la sua produzione per visitarlo bisogna pagare. Attenti: facciamo notare come
questo padiglione del realismo nascesse in concorrenza all’esposizione tradizionale e l’esposizione
tradizionale esistente già dai tempi della monarchia è il “salon” cioè un salone del Louvre che
veniva messo a disposizione perché l’accademia potesse presentare i suoi lavori migliori, questi
lavori potevano pure non provenire dall’accademia però l’accesso al salon dipendeva da valutazione
dell’accademia. Capite che c’è ancora un residuo del vecchio mondo con cui ho bisogna fare i conti
perché l’accademia faceva parte di un vecchio sistema per cui l’arte, da non confondere con il
sistema dell’arte che nasce in questo periodo, dicevo il vecchio sistema per cui l’arte doveva servire
per soddisfare le esigenze rappresentative di una precisa categoria. il sovrano la sua corte, la sua
cerchia perché il presidente dell’accademia rispondeva al sovrano. L’accademia era nata secoli
prima per volontà di Callber (???) allo scopo di offrire dipinti, manufatti, opere d’arte al sovrano e
alla sua cerchia con il passare del tempo perché l’accademia non è più la bottega rinascimentale ma
è una vera e propria scuola si sclerotizza, ci sarà un pittore francese un tale Chal De Brun che
arriverà a inventarsi una sorta di codice per cui le figure nei dipinti a seconda della loro pozione, dei
loro gesti o del contesto in cui vengono inserite assumono dei significati ben precisi che gli
osservatori sono in grado di cogliere. insomma un enorme armadio pieno di trine e vecchi merletti,
un armamentario fornitissimo di forme preordinate ma che i seguaci dell’accademia non potevano
far altro che ripetere staticamente e stancamente. a metà dell’800 questo non si poteva più fare, lo
dimostra la pittura di Courbet, la pittura dei realisti ma lo dimostra il realismo in genere come
fenomeno culturale diffuso e cioè che finisce per investire tutti gli ambiti dell’arte e perché no
anche del sapere. non si può più fare come se non esistesse il popolo, come se non esistessero i
contadini sporchi che courbet mette in fila, in piena mostra nella “funearear ornan “ come David
aveva messo in fila, in bella mostra gli invitati all’incoronazione di Napoleone e della sua regina.
Questa gente ha titolo ad essere presente.
Quindi il Realismo rompe tutti gli schemi, è un pugno molto forte all'Accademia, al vecchio mondo.
Però in sé, venato com'è di istinto politico, rischia di legarsi ad una corrente politica. In fondo l'arte
possono farla i rivoluzionaria, ma nel mondo dell'arte è importante considerare chi comprerà
l'opera. Mettere i contadini in salotto non è per tutti una scelta accettabile. Magari lo poteva essere
nel 1500 o ai primi del 1600, quando si appendevano le opere di Annibale Carracci nelle sale da
pranzo per riderci sopra, oppure nel 1700, quando si commissionavano a Goya dei cartonato per
arazzi in cui i contadini si azzuffavano, ma il tono non è più questo.
E quindi bisogna tenere conto delle esigenze dei nuovi ceti dominanti, ovvero l'alta borghesia e ciò
che resta della nobiltà, che sono bellezza, svago e di leggerezza.
I vecchi modi dell'Accademia non vanno più bene e quindi si cerca un nuovo modo di esprimersi,
che non scontenta nessuno. Ed è qui che nasce l'Impressionismo, che nasce in modo naturale e
spontaneo e non spinto da agenti esterni. Infatti, gli artisti che non si ritrovano più nei canoni, nei
modi dell'Accademia e discutono fra loro di arte e lo fanno nei bar, nei café, ad esempio a Parigi si
riunivano al famosissimo Café Fourbois[pronuncia: furbuà] dove pittori emblematici
dell'Impressionismo come Cezanne, Manet, Degas si riuniscono e discutono.
In Italia avviene la stessa cosa con il movimento dei Macchiaioli, che si riunivano a Firenze al
famoso caffè Michelangiolo(non è un errore di battitura), che esiste tutt'ora.
Questo è un moto di popolo, un moto dal basso, di artisti che non si riconoscono nell'Accademia,
nel Salon e che vogliono fare un'arte nuova, al passo coi tempi.
Tempi che sono caratterizzati dall'industrializzazione, Parigi era chiamata la Città delle Luci, perché
c'era il gas per le strade e quindi ovunque era illuminato, c'era già la metropolitana. È iniziato il
ritmo frenetico della vita moderna, che è iniziato a suono anche di invenzioni sconcertanti, come la
fotografia. La fotografia aveva mandato in pensione tanti pittori di secondo ordine, che magari
dipingevano ritratti di famiglia o illustravano libri(cose che ora è più efficace e conveniente fare
tramite la fotografia).
La fotografia porta con sé tante cose, da un lato è oggettiva, come piaceva ai realisti, dall'altro è
veloce, coglie la realtà nel suo farsi. Pensiamo al fotografo inglese Muybridge, che tramite la
fotografia ricostruirà il movimento dei cavalli. Questo è quello che accade con la rivoluzione della
fotografia.