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APPARATO VISIVO
La vista è uno dei nostri cinque sensi, la quale ci permette di percepire gli stimoli luminosi
e di conseguenza riconoscere le figure, i colori, le misure e la posizione degli oggetti.
L’organo deputato alla vista è l’occhio.
BULBO OCULARE
Il bulbo oculare o occhio è un organo al cui livello vi sono dei recettori che captano le
radiazioni luminose provenienti dal mondo esterno, per essere poi trasformate in
un’immagine dal cervello. È un organo pari, quindi in duplice unità ma, a differenza di
altri organi pari in cui uno può tranquillamente sopperire l’altro, solo assieme i due occhi
ci garantiscono una percezione visiva tridimensionale, capacità non esplicabile da un unico
occhio. Ha una forma all’incirca sferica, infatti il sesto anteriore (corrispondente alla
cornea) ha un raggio di curvatura leggermente differente rispetto ai cinque sesti posteriori
(corrispondenti alla sclera). Il bulbo oculare ha un asse antero-posteriore di circa 24-25
mm, misura molto importante che concorre a determinare la refrazione oculare. È
contenuto nell’orbita oculare ed è da questa protetto assieme alle palpebre, che coprono
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limbus
La parete del bulbo è formata dalla sovrapposizione di tre tonache che, dall'esterno verso
l'interno, sono:
a. Tonaca esterna o fibrosa: è formata da tessuto connettivo, tranne che nella sua
parte anteriore. È costituita dalla:
➢ sclera, rappresenta i cinque sesti posteriori di tale tonaca, ha una funzione
meccanica di contenimento delle strutture più interne ed anche una
funzione di aggancio ai muscoli oculomotori. Si presenta bianca, compatta
e poco elastica nell’adulto. Nel bambino, essendo più elastica e sottile, ha
un colorito bluastro per la vascolarizzazione sottostante. Nell’anziano è
giallastra per degenerazione dei connettivi. Siccome nel bambino la sclera
è più elastica, può accadere che, in condizioni patologiche (es.
ipertensione intraoculare in glaucoma congenito), questa può sfiancare e
determinare buftalmo: gli occhi risultano grandi, sclera sottile e blu;
➢ cornea, è il sesto anteriore in continuità della sclera ed ha
un’importantissima funzione diottrica. È una lente che si presenta
trasparente, poiché è una struttura perfetta e regolare: è costituita
anteriormente da un epitelio, posteriormente da un endotelio, che la
mantiene asciutta e nel mezzo da uno stroma, formato da lamelle di
collagene parallele, perfettamente impilate. Ha un potere diottrico pari a
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iridi chiare (con maggiore sensibilità alla luce) ed abbonda in iridi scure.
Quasi tutti i neonati presentano un’iride chiara ma, nel corso dei primi mesi
di vita, acquisirà il patrimonio definitivo di melanina. È molto vascolarizzata.
La sua funzione è quella di regolare la quantità di luce che può entrare
nell’occhio. Dilatando la pupilla in scarsità di luce e restringendola in piena
luce, si evita l’abbagliamento: cecità temporanea (normalmente di alcuni
secondi) legata all’eccessivo esaurimento dei fotopigmenti contenuti nei
fotorecettori, a causa di una eccessiva e improvvisa esposizione alla luce;
➢ corpo ciliare, porzione
intermedia, ha una
struttura ad anello e in
sezione ha una forma
triangolare. Le sue
Muscolo ciliare
funzioni sono di
bloccare il cristallino in
sede, di accomodazione
visiva e di produrre
l’umor acqueo.
Dall’interno del corpo
ciliare dipartono delle
fibrille che mantengono il cristallino nella sua sede naturale. Il complesso
di fibrille prende il nome di zonula o apparato zonulare di Zinn. Quando
queste fibrille diventano patologicamente lasse, si ha lussazione del
cristallino. Il cristallino (organo a sé stante interno al bulbo oculare che
non fa parte di alcuna tonaca) è una lente biconvessa trasparente con potere
diottrico di circa 16-19 diottrie, che può essere aumentato durante
l’accomodazione. Con l’avanzare dell’età va
incontro a un fisiologico cambiamento della sua
trasparenza, le proteine che lo compongono
diventano insolubili e precipitano. Tale processo di
opacizzazione prende il nome di cataratta. Altra
struttura del corpo ciliare è il muscolo ciliare: alla
sua contrazione, la zonula si distende, il cristallino
diventa più globoso e consente di mettere a fuoco da
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sono neanche visibili ma solo alla RMN. Pertanto, tali sintomi sono
estremamente utili per giungere ad una diagnosi precoce.
Ricorda!
- La papilla ottica è anteriormente ricoperta dai soli assoni delle cellule gangliari
e dai vasi sanguigni centrali, non ci sono epitelio pigmentato, fotorecettori e
cellule bipolari, quindi è il punto cieco o macchia cieca di Mariotte della retina.
- La lamina cribrosa non è retina ma sclera, oltre la lamina cribrosa non è retina
ma nervo ottico.
? Cos’è il diottro oculare? Insieme delle lenti dell’occhio:
cornea (~40-43 diottrie) + cristallino (~16-19 diottrie) = ~60 diottrie
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ORBITA OCULARE
L’infossamento del bulbo oculare è detto enoftalmo, che può essere dovuto a una riduzione
del volume del corpo adiposo orbitario, condizione spesso presente in anziani emaciati,
ma anche da varie patologie. Esiste anche una condizione contraria e sempre patologica,
per cui il contenuto dell’orbita aumenta e il bulbo viene protruso oltre la rima palpebrale,
quindi verso l’esterno: parleremo pertanto di esoftalmo bilaterale o monolaterale a
seconda che siano coinvolti uno o entrambi gli occhi. In base alla direzione di protrusione
del bulbo distinguiamo l’esoftalmo in:
La diagnosi di patologie che affliggono l’orbita si avvale di tecniche di imaging quali TAC
e RMN.
Ricorda!
- Enoftalmo ed esoftalmo sono condizioni sicuramente utili per orientarsi nella
diagnosi;
- È sempre bene studiare l’occhio nel suo complesso ai fini diagnostici.
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ANNESSI OCULARI
Gli annessi oculari sono delle strutture accessorie e quindi non indispensabili al processo
visivo, ma tuttavia necessarie alla motilità, alla protezione e alla lubrificazione
dell’occhio. Essi sono: le sopracciglia, le palpebre, la congiuntiva, l'apparato lacrimale e
i muscoli oculomotori.
1. SOPRACCIGLIA
Le sopracciglia sono due rilievi muscolo-cutanei delle palpebre provvisti di peli. Nei secoli
addietro, quando l’arco sopraccigliare era più sporgente e folto, avevano una maggiore
funzione protettiva per il bulbo oculare da parte di grossolani corpi estranei. Oggi ha una
funzione meramente estetica.
2. PALPEBRE
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3. CONGIUNTIVA
La congiuntiva è una membrana mucosa riccamente vascolarizzata che riveste non solo
internamente le palpebre (congiuntiva tarsale) ma anche parte della superficie oculare,
arrestandosi nel limbus (congiuntiva bulbare). La parte di congiuntiva che riveste il tarso
si riflette sul bulbo oculare creando un fondo cieco, chiamato fornice congiuntivale.
Inoltre, contiene un sistema di ghiandole lacrimali accessorie.
Purtroppo, è molto sensibile ad agenti irritanti ed infettivi (batterici e virali) che possono
dar origine a una patologia infiammatoria detta congiuntivite.
4. APPARATO LACRIMALE
• ghiandole lacrimali, preposte alla secrezione costante (circa 0,02-0,03 ml/min) del
film lacrimale o lacrime. Si distinguono in:
➢ ghiandola lacrimale principale, posizionata nell’angolo supero-esterno;
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• strato mucoso, il più interno, che permette l’adesione alla superficie oculare;
• strato acquoso, intermedio, composto oltre che da elettroliti anche da alcuni acidi
organici, aminoacidi e proteine, aventi funzioni antibatteriche, di nutrimento della
cornea (che ricordiamo non essere vascolarizzata), di detersione della superficie
del bulbo dalle cellule epiteliali desquamate e dalle impurità dell’aria e riduce gli
attriti dei movimenti oculari;
• strato lipidico, il più esterno, che impedisce l’eccessiva evaporazione delle lacrime.
Nei bambini, aldilà dei casi patologici nell’adulto, il dotto naso-lacrimale è chiuso da una
membrana che si perfora fisiologicamente alla nascita. Può capitare che ciò non avvenga,
causando la dacriocistite neonatale: tumefazione a livello della proiezione del sacco
lacrimale infiammato e lacrimazione continua, a volte purulenta, detta epifora. In tal caso
si effettua il sondaggio delle vie lacrimali, con un sondino filiforme smussato si penetra
nelle vie lacrimali attraverso il puntino lacrimale, fino a forare la membrana ostruttiva.
Ovviamente il lattante è sotto sedazione perché la manovra è dolorosa.
La ghiandola lacrimale principale può essere sede di alcune patologie neoplastiche, quali
i linfomi, che possono determinare uno spostamento del bulbo oculare verso l’esterno
(esoftalmo).
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5. MUSCOLI OCULOMOTORI
I muscoli oculomotori servono ai movimenti dell’occhio, nascono più o meno verso il fondo
dell’orbita e si inseriscono sulla sclera. Quattro sono detti muscoli retti (retto inferiore,
retto interno o mediale e retto esterno o laterale), altri due sono muscoli obliqui
(superiore e inferiore). È bene ricordare che i muscoli funzionano in coppia, pertanto
nell’occhio destro alla contrazione del retto esterno, si ha il rilasciamento del retto
interno mentre nell’occhio controlaterale si deve contrarre il retto interno e rilasciare il
retto esterno.
Quando il paziente viene visitato, bisogna valutare tutte le posizioni di sguardo per
accertarsi che il movimento dei muscoli oculari sia sincrono.
Ricorda!
• I muscoli pellicciai sono i muscoli facciali che non hanno inserzioni tendinee e
sono tutti innervati dal nervo facciale.
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La visione è una reazione fotochimica, ciò vuol dire che è una reazione chimica innescata
dalla luce, la quale interagisce con i pigmenti visivi o fotopigmenti situati nel segmento
esterno dei fotorecettori. I fotorecettori si
distinguono in:
• eritropsina, rosso;
• cloropsina, verde;
• cianopsina, blu.
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percepita per quello che è e rielaborata. Durante tutto il processo l’immagine viaggia
rimpicciolita e rovesciata. Il processo dell’elaborazione dell’immagine è un processo
corticale.
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VIZI DI REFRAZIONE
L'acutezza visiva o acuità visiva o visus è la capacità di differenziazione dei dettagli fini
di un oggetto. Normalmente è misurata attraverso le tavole optometriche in decimi ma
anche in ventesimi o sessantesimi. Alcune tavole optometriche presentano un undicesimo
decimo, richiesto esclusivamente per capacità particolari.
• statiche:
➢ miopia;
➢ ipermetropia;
➢ astigmatismo.
• dinamiche:
➢ presbiopia.
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dal punto di vista organico e funzionale e sopprimendo la visione dell’altro occhio. Ciò
porta ad una condizione patologica detta amblopia o occhio pigro. La compensazione
dell’anisometropia può avvenire attraverso lenti aniseconiche che modificano le
dimensioni delle immagini, facilitandone la fusione a livello occipitale.
MIOPIA
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La miopia è soggetta ad una naturale progressione nel tempo, pertanto i controlli della
refrazione dovrebbero essere effettuati con frequenza ogni 6-12 mesi. Per correggerla è
necessaria una lente sferica negativa o divergente o concava, capace di divergere le
radiazioni luminose e metterle a fuoco sulla retina.
IPERMETROPIA
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È soggetta ad un aumento costante nei primi 6/7 anni e potrebbe addirittura regredire.
Però se non viene corretta da opportune lenti sferiche positive o convesse o convergenti,
si rischia di sviluppare uno strabismo convergente (deviazione verso l’interno).
L’afachia è una malattia oculistica piuttosto rara che comporta l’assenza del cristallino,
causando un’ipermetropia di circa +12.00/16.00 diottrie. Può avere origine:
• congenita;
• post-chirurgica, in caso di intervento chirurgico su cataratta senza posizionamento
di una lente intraoculare (protesi);
• traumatica, determinando lussazione in camera vitrea o prolasso a seguito di estesa
ferita perforante.
ASTIGMATISMO
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1. A seconda della posizione dei due fuochi rispetto alla retina si può avere:
• miopico, in cui almeno uno dei fuochi cade davanti la retina. Si classifica
ulteriormente in:
➢ semplice, quando una linea focale cade sulla retina e l’altra davanti ad
essa;
➢ composto, quando entrambe le linee focali cadono davanti la retina;
• ipermetropico, in cui almeno uno dei fuochi cade dietro la retina, si classifica
ulteriormente in:
➢ semplice, quando una linea focale cade sulla retina e l’altra dietro ad
essa;
➢ composto, quando entrambe le linee focali cadono dietro la retina;
• misto, (né miopico, né ipermetropico) in cui una linea focale cade davanti la
retina mentre l’altra dietro;
2. A seconda dell'orientamento del meridiano corneale si può avere:
• diretto o secondo regola, forma di
astigmatismo più diffusa, nel quale il
meridiano più curvo è tra quelli verticali
(compresi tra 60° e 120°);
• indiretto o contro regola, nel quale il
meridiano più curvo è tra quelli orizzontali
(compresi tra 0-30° e 150°-180°);
• obliquo, nel quale il meridiano più curvo è tra
quelli obliqui (compreso tra 60° e 30°, 120°-150°).
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PRESBIOPIA
Ricorda!
• La diottria è l’unità di misura del potere di refrazione (tanto del bulbo, tanto di
cornea, cristallino, lente intraoculare, lente degli occhiali), quindi lo misura in
una scala numerica. Mai dire che “all’occhio mancano le diottrie”! Rischio
bocciatura.
• Nei bambini fino ai 10 anni di età c’è uno strabismo fisiologico di circa 0.50° che
non necessita di correzione.
• Non confondere i decimi con le diottrie, sono unità di misura diverse e slegate.
Esempi: un ipermetrope medio avrà necessità di +3 diottrie per vedere i 10/10,
mentre un miope grave di -18 diottrie, seppur perfettamente corretto,
difficilmente raggiungerà i 10/10 per la sua intrinseca debolezza retinica.
• Per l’assistente della docente il primo mezzo diottrico è il film lacrimale, a
seguire cornea, umor acqueo, cristallino e umor vitreo. Fate vobis.
• Astigmatismo: se non è chiaro il meccanismo per cui ciascun meridiano crea un
fuoco diverso, si cerchi conoide di Sturm, anche solo le immagini aiutano. Non è
stato spiegato o menzionato, quindi evitare di nominarlo all’esame!
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SEMEIOTICA
MIDRIASI FARMACOLOGICA
1. Rapida;
2. Massimale;
3. Transitoria;
4. Resistente alla forte illuminazione impiegata.
I farmaci impiegati sono:
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• lettere;
• numeri;
• E di Snellen, utili per bambini e analfabeti ma anche per risolvere dubbi su risposte
alquanto gravi del paziente. Pertanto si chiede al paziente di indicare la direzione
delle punte della E;
• C o anelli di Landolt, si chiede al paziente di indicare la direzione dell’interruzione
degli anelli;
• figure e simboli, utili per i bambini.
LAMPADA A FESSURA
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OFTALMOMETRIA
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TOPOGRAFIA CORNEALE
La topografia corneale è un esame non invasivo che permette di determinare con estrema
precisione la forma e la curvatura della cornea in ogni suo punto. Si avvale di uno
strumento chiamato topografo corneale che proietta una
serie di mire concentriche ad anello, ne rileva il riflesso
e, mediante un software di elaborazione, genererà la
mappa topografica della cornea: utilizzata per studiare
tutto ciò che la interessa. Ormai diffusissima, si avvia a
sostituire l’oftalmometria; infatti, sotto tutti i punti di
vista, le differenze sono a sfavore di quest’ultima, che
analizza correttamente solo il 6-7% dell’intera superficie corneale e non sono comprese
le zone periferiche e centrale. Anche la topografia è utile per determinare entità e tipo
di astigmatismo e per la diagnosi di cheratocono. Inoltre, la è propedeutica alle procedure
chirurgiche al laser, poiché il trattamento deve essere personalizzato e quindi diverso nei
vari punti della cornea. Fra i trattamenti per la chirurgia refrattiva al laser abbiamo la
PRK, la PTK e la LASIK. Alcuni topografi fungono anche da pachimetro.
SCHIASCOPIA
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con il movimento dello schiascopo, si arriverà alla emmetropia con oscuramento uniforme
della pupilla. In questo modo si determina grosso modo l’entità del vizio di refrazione.
BIOMICROSCOPIA ENDOTELIALE
OFTALMOSCOPIA
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TONOMETRIA
Siccome tali strumenti non fanno nient’altro che misurare la resistenza che il bulbo oppone
ad una pressione esterna, il valore di tale resistenza può essere influenzato da diversi
fattori, tra cui lo spessore della cornea. Sebbene non sia un fattore negativo, spesso ci
si trova di fronte a un occhio con cornea più spessa del normale, che può dare un valore
di tono oculare più alto di quello reale. In maniera contraria, una cornea più sottile della
norma può dare una pressione più bassa. È necessario ottenere un
valore reale, poiché tale esame è utile nella diagnosi del glaucoma.
Perciò alla tonometria è necessario affiancare la pachimetria
corneale: esame che misura lo spessore reale della cornea. Mediante
una curva si valuta la reale pressione in base ai diversi spessori
corneali.
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• retiniche, specie della regione della macula: es. fori (fig.1) e pseudofori maculari,
edema maculare diabetico (fig. 2);
• dell’interfaccia vitreoretinica, es. pucker maculare (fig.3 alterazione dell'umor
vitreo che determina formazione di tessuto fibroso-cicatriziale in corrispondenza
della macula);
• a carico del nervo ottico, es. escavazione papillare (fig.4).
Figura 1 Figura 2
Figura 3 Figura 4
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FLUORANGIOGRAFIA
RETINA SANA
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Muovendo avanti e indietro la testa, si nota che il pallino a destra scompare e riappare
alternativamente. Idealmente, si potrebbe pensare che ciò non dovrebbe accadere, poiché
il punto cieco dell’occhio destro, trovandosi verso il naso, non dovrebbe far scomparire
il pallino. Nella realtà ma anche nella
teoria, l’immagine viene invertita e
capovolta sulla retina, facendo capitare il
pallino proprio sulla papilla ottica.
Funziona anche inversamente con il pallino.
Il perché il pallino scompare, anziché avere
un buco nero nel campo ottico, è da cercare
in un meccanismo di compensazione del
cervello:
• superiore, 60°;
• inferiore, 75;
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• temporale, 95°;
• nasale, 60°;
• macchia cieca di Mariotte, corrispondente alla papilla ottica.
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ESOFTALMOMETRIA
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ECOGRAFIA
L’ecografia o ecotomografia, esame non invasivo che permette lo studio delle strutture
anatomiche del bulbo e dell’orbita mediante gli ultrasuoni e pertanto si distingue in:
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In riferimento alla vista, sono sempre state usate le parole tridimensionale o
tridimensionalità, per non confondere con i vari termini tecnici di ciascun argomento.
Però i termini scientifici sono rispettivamente (visione) stereoscopica e (la) stereoscopia
o stereopsi.
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PATOLOGIA
PALPEBRE
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• strabismo;
• cataratta monolaterale.
Nel caso in cui tutti e due gli occhi dovessero avere un visus di 1/10, si ha più tempo per
intervenire perché gli occhi generano immagini tra loro simili. Ma se un occhio dovesse
avere un visus di 1/10 e l’altro di 10/10, bisogna subito mettere in atto interventi mirati
a rimuovere la causa:
Ecco perché in età neonatale bisogna subito riconoscere e trattare tali difetti, dopo 6 anni
la condizione diventa irreversibile. Nonostante l’occhio possa essere apparentemente
sano, tutti i bambini in età prescolare dovrebbero effettuare una visita oculistica.
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L’ambliopia è una patologia prettamente pediatrica, non può mai manifestarsi in età
adulta perché le vie ottiche sono ormai ben sviluppate e il cervello non può più ignorare
l'immagine proveniente dall'occhio debole. In tali soggetti si ha visione doppia.
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3. ORZAIOLO E CALAZIO
Per entrambi, la maggior parte delle volte, risulta necessaria la sola applicazione di
impacchi caldi. Altrimenti:
Sia l’herpes simplex che l’herpes zoster possono coinvolgere le palpebre, tanto quante
altre parti del corpo. Molto più importante è l’herpes zoster, che si manifesta soprattutto
in soggetti immunodepressi: si diagnostica clinicamente senza alcun dubbio, poiché la
distribuzione delle eruzioni cutanee segue il decorso della branca oftalmica del nervo
trigemino. A volte questi herpesviridae possono interessare anche la cornea.
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5. NEOPLASIE
Le palpebre possono essere sede di tumori della cute, i quali sono frequenti nei soggetti
anziani ma soprattutto nei soggetti esposti a lungo alla luce solare e quindi ai raggi UV:
ad esempio, i contadini sono spesso soggetti ad ipercheratosi, aumento
eccessivo dello strato epiteliale della cute, o a forme di precancerosi,
fino ad arrivare a forme tumorali franche, come l’epitelioma baso-
cellulare e l’epitelioma spino-cellulalre. Sono neoplasie a bassa
malignità sistemica ma hanno elevata malignità locale, quindi invadono
le strutture sottostanti. In alcune situazioni possono infiltrare la
congiuntiva, la sclera, la cornea, fino a svuotare completamente la
cavità orbitale, con i relativi problemi visivi, estetici e relazionali. Si
caratterizzano per:
• aspetto nodulare;
• localizzazione più frequentemente a livello del terzo interno
della palpebra;
• possibile pigmentazione, ponendo un problema di diagnosi
differenziale con il nevo (facilmente confondibili).
Nei bambini sono molto frequenti gli angiomi (tumori benigni da proliferazione
dell'endotelio o dell'epitelio di vasi sanguigni o linfatici). Gli angiomi delle palpebre sono
spesso delle patologie che tendono a migliorare nel tempo. Anche quando sono piccoli
possono creare problemi: nel caso in cui interessi la palpebra
superiore, può determinare una ptosi meccanica. In tal caso non
si può aspettare che la lesione regredisca in maniera spontanea,
bisogna intervenire sclerosandola (causarne la sclerosi) o
mediante intervento chirurgico.
6. PATOLOGIE TRAUMATICHE
In caso di trauma con lesioni palpebrali, bisogna sempre valutare le vie lacrimali. Quando
si suturano tali lesioni, non si sta trattando una ferita cutanea qualunque, si deve porre
particolare attenzione perché bisogna preservare le funzioni della palpebra.
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CONGIUNTIVA
1. CONGIUNTIVITE
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2. NEOPLASIE
CORNEA
1. CHERATOCONO E LEUCOMA
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lì dov’è, mentre un leucoma centrale ha sempre un forte impatto. In tal caso si procede
al trapianto di cornea.
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2. PATOLOGIE TRAUMATICHE
CRISTALLINO
1. CATARATTA
La sintomatologia include sicuramente una riduzione della vista, che nelle forme senili
risulta progressiva, perché la senescenza è un processo lento, mentre nelle forme
traumatiche è totale. Nel caso in cui la cataratta si lussi, si può determinare un quadro
clinico in cui le proteine costituenti fuoriescono dalla capsula che le avvolge, dando
anafilassi. La diagnosi avviene mediante esame alla lampada a fessura; nel bambino è
tipico un riflesso pupillare bianco, detto leucocoria,
dovuto a cataratta congenita o retinoblastoma. Infatti, è
facilmente riscontrabile anche attraverso una semplice
fotografia con flash, dalla quale si può notare un occhio
rosso e l’altro bianco, se non entrambi bianchi. Il
trattamento è prettamente chirurgico: un tempo si aspettava che la cataratta “maturasse”,
che diventasse totale, per procedere con l’escissione; attualmente si procede quando il
paziente inizia ad avere un visus di 4-5/10. Si ricordi che la cataratta congenita
monolaterale deve essere immediatamente operata.
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2. PATOLOGIE TRAUMATICHE
UVEA
1. GLAUCOMA E BUFTALMO
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OCULISTICA
Nei bambini, a differenza dell’adulto, la sclera è più elastica ed entro certi limiti si
distende, diventa più sottile e, lasciando trasparire l’uvea che è ricca di vasi sanguigni e
melanina, assume un colorito bluastro. La cornea e tutto l’occhio si presentano più grandi
e si determina il quadro clinico di buftalmo. In tal caso c’è un’importante sofferenza del
nervo ottico, il quale va incontro ad atrofia e il bambino diventa cieco. Perciò bisogna
subito intervenire chirurgicamente e, in caso di dubbio, si misurano i diametri corneali
con oftalmometria o topografia e la pressione intraoculare mediante tonometria.
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OCULISTICA
RETINA
1. RETINOPATIA DIABETICA
Il diabete è una patologia in grande aumento e, sia nel tipo 1 che nel tipo 2, la retinopatia
diabetica ne costituisce una delle più devastanti complicanze sostenuta dalla iperglicemia, che
determina microangiopatia, ovvero una sofferenza dei piccoli vasi della retina. La retina ha una
vascolarizzazione di tipo terminale: l’arteria centrale della retina è uno dei rami terminali della
arteria oftalmica, che a sua volta origina dalla
carotide interna. Quando l’arteria centrale
della retina penetra nel bulbo oculare
attraverso il nervo ottico, si divide in quattro Macula lutea e
fovea centrale
rami, due superiori e due inferiori, temporali e
nasali. Infine, si dirama in rami sempre più
piccoli, fino a determinare due reti capillari,
una più superficiale e una più profonda. I
capillari sono formati da uno strato di cellule
endoteliali che poggia su una membrana basale,
influenzata da alcune cellule muscolari lisce, i
periciti. Ebbene, il diabete agisce su questi
piccoli vasi sia aumentandone la permeabilità,
sia determinandone l’occlusione.
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a. apoptosi dei periciti, la parete capillare diventa più fragile, si sfianca e si producono
microaneurismi, ovvero piccole dilatazioni retiniche;
b. permanendo lo stato di iperglicemia, la parete si sfianca ulteriormente e si producono delle
fenestrazioni nella parete, quindi si può avere, essudazione, emorraggia e di conseguenza
edema retinico;
c. se continua ancora l’iperglicemia, si ha inspessimento della membrana basale, irregolarità
delle cellule endoteliali, che scatenano fenomeni di aggregazione piastrinica delle emazie,
portando ad occlusione.
Tali alterazioni sono esattamente le stesse che provocano nefropatia diabetica, piede diabetico,
neuropatia diabetica, ecc. Perciò tutti i diabetici devono sostenere un esame del fundus: l’occhio
è l’unico distretto corporeo in cui i vasi sanguigni sono direttamente visibili. Le conseguenze
dell’occlusione praticamente includono tutti i tentativi fallimentari, da parte del corpo, per ovviare
all’ipossia e all’ischemia che si instaurano:
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La retinopatia espone i pazienti diabetici al 25% di rischio di cecità. Infatti, nei paesi occidentali
è la più maggior causa di cecità legale in soggetti in età lavorativa. Negli over 65 la maggior
causa di cecità legale è la degenerazione maculare legata all’età. La retinopatia diabetica si
manifesta in virtù di due fattori:
• durata del diabete, almeno 5 anni per il diabete di tipo 1, ecco perché lo screening della
retinopatia si effettua dopo 5 anni dalla diagnosi. Per il diabete di tipo 2 è difficile
determinare il periodo d’insorgenza, perciò lo screening si fa al momento della diagnosi;
• entità del disordine metabolico, se la glicemia è rigidamente tenuta sotto controllo, è
probabile che la retinopatia non si presenti mai. Se il diabete è mal curato, l’emoglobina
glicata è elevata e vi sono continui sbalzi glicemici, vi è il rischio che si possa instaurare
retinopatia diabetica.
Il trattamento della retinopatia non è univoco ma dipende dall’evoluzione del quadro clinico:
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Il blefarostato è lo strumento utilizzato per mantenere
aperte e ferme le palpebre.
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