Ciclopegia
➢ Esistono sostanze dette ciclopegici come atropina,
tropicamide, ciclopentolato che se instillate sull’occhio
generano midriasi e paralisi momentanea dello sfintere
del cristallino.
➢ Questi farmaci possono essere usati in oculistica per la
diagnosi di:
➢ Ametropie in età molto infantile
➢ Ipermetropia latente
➢ Strabismi accomodativi
➢ Pseudo miopia al fenomeno si associa fotofobia.
➢
Il vitreo
➢ Massa gelatinosa che riempie posteriormente il globo oculare.
➢ Dà continuità ottica all’umor acqueo ed al cristallino.
➢ È quindi attraversato dai raggi rifratti dai mezzi ottici antistanti.
➢ Ha funzione di contenimento e tiene aderenti le strutture nervose
a quelle vascolari.
➢ Patologie o traumi possono compromettere la sua trasparenza
o l’aderenza tra i tessuti suddetti.
➢ A causa di fenomeni tossici, traumatici o da eziologia non sempre
nota, si possono formare piccole aree di opacità di natura
proteica che fluttuano con i movimenti oculari (corpi mobili o
miodesopsie).
➢ Un’aderenza eccessiva alle strutture retiniche, delle quali svolge
funzione di contenimento, può produrre una trazione che comporta
un distacco della retina dalla tunica vascolare su cui essa si adagia
con conseguente necrosi del tessuto retinico interessato e perdita
di visione in quell’area. Questi episodi possono essere preceduti da
lampi di luce (fosfeni) ed occorre un immediato invio all’oculista.
➢ È attraversato dal canale ialoideo nel quale, in età fetale,
passa l’arteria ialoidea che nutre il cristallino.
➢ Indice di rifrazione 1,336.
Il percorso della luce attraverso i
mezzi ottici dell’occhio
Angolo alfa α
Angolo delta δ
Angolo formato tra l’asse ottico e l’asse di fissazione
Asse pupillare
Retta che attraversa il centro del foro pupillare ed il punto nodale. Si
discosta poco dall’asse ottico, e di più dall’asse visivo. Con questo forma
un angolo di circa 5-6°.
Angolo k
Immagini di Purkinje
Dal greco:
a(negativo)
mètron = (misura) ops
(dell’occhio)= non giusta
misura dell’occhio.
Condizioni di disequilibrio o distorsione tra l’effetto refrattivo dei mezzi
ottici dell’occhio ed il punto di focalizzazione sulla retina.
Cause delle ametropie
➢ Alterazioni della sfericità dei diottri oculari.
➢ Eccessiva o scarsa rifrangenza dei mezzi ottici dell’ occhio
rispetto alla sua distanza assiale.
➢ Alterazioni della lunghezza assiale del bulbo o delle curvature
dei diottri oculari, di origine ereditaria o congenita.
➢ Esposizione eccessiva a stress visivo prossimale.
➢ Gravi alterazioni dello stato fisico e psichico.
➢ Gravi scompensi metabolici.
➢ Alimentazione scorretta.
➢ Alterazioni dell’indice di rifrazione dei mezzi ottici a causa di
alcune patologie come il diabete elevato o uso massivo di alcuni
farmaci (l’entità di queste varia in funzione dell’entità del problema
che lo scatena).
Ametropie sferiche
Ametropie astigmatiche
L’astigmatismo è una aberrazione ottica in cui per ogni punto
oggetto non si forma un solo punto immagine, ma una particolare
figura spaziale detta conoide di Sturm nella quale si individuano
due linee focali immagine ortogonali tra loro (astigmatismo).
La lunghezza delle focali e la distanza tra loro determina l’entità
dell’astigmatismo. Esse producono distorsioni ottiche che
coinvolgono punti e zone anche al di fuori dell’asse visivo. La
posizione di queste focali rispetto alla retina caratterizza i
diversi tipi di astigmatismo oculare.
La presbiopia
La Miopia
È un’ametropia sferica. Può essere definita come eccesso di
rifrangenza dei mezzi ottici oculari (refrattiva) o
un’eccessiva lunghezza assiale del bulbo (assiale). In
questa condizione, il fuoco immagine di un soggetto posto
all’infinito si forma prima della fovea (nel vitreo) e sulla
retina giungono i prolungamenti dei raggi passanti per detto
fuoco. L’immagine percepita è sfocata. Essendo definita,
come già visto sopra, anche come eccesso di rifrangenza
rispetto ad un occhi emmetrope, per convenzione le si
attribuisce il segno +
F<L il rapporto emmetropico è < di 1
Dov’è il punto remoto nella miopia
Il punto remoto nell’occhio miope è posto ad una distanza finita davanti
all’occhio. Esso è il punto più lontano che l’occhio miope può vedere nitido. Oltre
esso lo spazio visivo è sfocato. Detta distanza è inversamente proporzionale
all’entità della miopia (più è alta la miopia più il punto remoto è vicino all’apice
dell’occhio).
Ipermetropia
E’ un’ametropia sferica. Può essere definita come una carenza di
rifrangenza (rifrattiva) dei mezzi ottici oculari o una ridotta lunghezza assiale
del bulbo (assiale).
In questa condizione, con l’occhio totalmente disaccomodato, il fuoco
immagine di un soggetto posto all’infinito si formerebbe dietro la foveola
centralis.
Essendo come già visto sopra definita anche come una carenza di
rifrangenza, per convenzione le si attribuisce il segno -
F>L il rapporto emmetropico è > di1
Sintomatologia e conseguenze
dell’ipermetropia
Se la capacità compensativa è adeguata e l’ipermetropia non elevata essa
può passare inosservata per anni e manifestarsi solo quando, con l’avanzare
dell’età, il cristallino riduce a tal punto le sue capacità accomodative per cui
insorgono i sintomi e disturbi visivi già visti in precedenza.
La sintomatologia si manifesta inizialmente da vicino e si estende
progressivamente da lontano.
Astenopia: con questo termine si definiscono tutti i sintomi legati
all’affaticamento visivo (senso di affaticamento oculare, arrossamento,
secchezza o lacrimazione, peso sovra- palpebrale, sonnolenza, mal di testa
frontale o tempiale, tensione nucale).
Ipermetropie elevate possono indurre disturbi anche gravi alla binocularità in
quanto, essendo questa fortemente legata dal rapporto AC/A alla convergenza,
può indurre una esoforia accomodativa che in alcuni casi, se si scompensa,
scatena strabismi esotropici (gli occhi che deviano verso il naso)
Cause dell’ipermetropia
1) L'occhio ha un diametro antero-posteriore inferiore alla
norma.
2) Il raggio di curvatura anteriore della cornea è maggiore del
necessario.
3) Le curvature delle superfici del cristallino sono maggiori del
necessario.
4) L'indice di rifrazione dei mezzi ottici è inferiore a quello necessario.
5) Il cristallino è troppo distante dalla cornea.
6) Il cristallino è assente (afachia).
.
Classificazione dell’ipermetropia
L’ipermetropia tende spesso ad adattare un “ipertono
accomodativo” tale da consentire solo una correzione parziale
con le lenti che come vedremo sono di tipo convergente
(positive +).
In funzione della possibilità di prescrivere una correzione, le ipermetropie si
classificano in:
Manifesta: quella (o quella parte) che si fa correggere parzialmente o
totalmente con le lenti.
Latente: quella (o quella parte) che non accetta la correzione.
Totale: è tutta l’ipermetropia presente nell’occhio (somma tra la manifesta e la
latente). La quantificazione dell’ipermetropia totale, spesso, può richiedere
l’utilizzo dell’ atropina o visumidriatici per paralizzare lo sfintere del ciliare e
annullare l’ipertono accomodativo.
Assoluta: è quell’ipermetropia che l’occhio non riesce più a compensare con
l’accomodazione. In questa condizione la correzione dell’ipermetropia è totale.
Astigmatismo dell’occhio
Astigmatismo ipermetropico
semplice
Nell’astigmatismo ipermetropico semplice la focale più vicina alla cornea
è a fuoco sulla retina, l’altra è fuori dall’occhio
Astigmatismo miopico composto
Astigmatismo ipermetropico
composto
Composto perché associato ad ipermetropia.
Nell’astigmatismo ipermetropico composto, entrambe le focali di
Sturm sono fuori dall’occhio.
Astigmatismo misto
➢ Misto perché è una combinazione tra miopia ed
ipermetropia
➢ Nell’astigmatismo misto una focale di Sturm è
dentro e l’altra fuori dall’occhio, non
necessariamente a metà strada.
La correzione delle ametropie
Metodi per la rilevazione delle
ametropie
➢ Anamnesi, sintomatologia.
➢ Controllo della vista (visus) abituale (detta anche
naturale) con apposite tabelle di lettere di
dimensioni scalari (in Italia espresse in decimi).
➢ Oftalmometria per la rilevazione
dell’astigmatismo o alterazioni della superficie
corneale.
➢ Retinoscopia (detta anche schiascopia).
➢ Autorefrattometria (misurazione meccanica
automatica computerizzata della rifrazione
dell’occhio) se si è in possesso dello strumento.
Metodi per la correzione delle
ametropie
Trasposta:
➢ sf. +1.25 cil. -3.50 ax 150°
A Punti nodali
ho di
α B’
B
C hi
do D
A’
D
Grandezza dell’immagine retinica
approssimata data la distanza e la
dimensione dell’oggetto
Per triangoli simili:
➢ hi : ho = di : do quindi:
➢ hi = -
ho·di/do
Esempio:
➢ ho = 2 m (ad esempio una persona)
➢ BD = 3 m (ad esempio all’altro lato di una stanza)
➢ do = BD + 0.007 m = 3.007 m
➢ di = 0.017 m
➢ hi = - 2 · 0.017/3.007 = -0.011 m segno meno perché capovolta
Grandezza dell’ immagine retinica in un occhio
schematico di Gulstrand conoscendo l’angolo
incidente al punto nodale.
➢ hi = - di · tan α dove tan α = ho/do;
(sostituendo si riottiene evidentemente la formula precedente)
Esempio precedente: ho = 2 m; do = 3.007 m; tan α = 2 / 3.007 = 0,665
corrispondente a 33.6°; hi = - 0.017 · 0.665 = - 0.011 m c.v.d.
Altro esempio:
➢ ho = 1.4 m (ad esempio un’automobile)
➢ do = 20 m (ad esempio che sia lontana sulla strada)
➢ tan α = 1.4m / 20m = 0.07 corrispondente a 4°
➢ Per un angolo di 4°l’immagine retinica è
➢ hi = - di · tan α = - 0.017 · 0.07 = - 0.0012 m (segno meno
perché capovolta)
Grandezza dell’immagine retinica
approssimata in un occhio ridotto
emmetrope di Emsley dato
l’angolo
incidente al punto principale
nell’occhio.
La lente positiva viene usata in
optometria per aumentare la
performance visiva
➢ Le lenti positive vengono utilizzate nella visione da vicino
in particolari condizioni di disequilibrio visivo, anche in
assenza di ipermetropia e di presbiopia, per migliorare li
comfort visivo e ridurre lo stress visivo prossimale.
➢ L’aumento di energia luminosa che entra nell’occhio, e il
miglioramento della visione periferica che ne deriva,
sembrano essere i motivi per cui l’uso delle lenti positive,
prescritte tramite sofisticate procedure optometriche, può
spesso ridurre l’astenopia e la progressione della miopia.
La lente negativa fa vedere più
piccolo
➢ La lente negativa fa vedere più piccolo.
➢ Lo stesso fenomeno è osservabile da chi guarda il portatore
(si vedono gli occhi rimpiccioliti).
➢ La riduzione delle immagini è dovuto in minima parte allo spessore
(nel menisco negativo minore al centro e maggiore al bordo) ed in
maggior parte, in modo inversamente proporzionale, al potere
della lente.
➢ La lente negativa produce una riduzione della radiazione ottica
che investe la retina ed una riduzione della visione periferica.
La riduzione della correzione della
miopia è un espediente spesso usato
per la riduzione della progressione
miopica
➢ In optometria comportamentale, al contrario della scuola
optometrica tradizionale, si ritiene che in molti casi
l’eccesso di lente negativa (ipercorrezione negativa)
favorisca l’incremento stesso della miopia.
➢ Per cui, attraverso sofisticate procedure optometriche, è
possibile stabilire, nei casi in cui è richiesto, quanta
riduzione di correzione negativa (residuo di positivo) è il
caso di adottare.
➢ Una ulteriore sottocorrezione di negativo, nei casi in cui
è richiesto, può essere utile da vicino per ridurre lo
stress visivo prossimale e rallentare la progressione
della miopia.
Potere della lente correttiva e distanza apice
corneale-lente
➢ Come già detto la correzione sferica delle ametropie
consiste nel far coincidere il fuoco immagine della lente
con il punto remoto dell’occhio ametrope.
➢ Le lente però non è posta a contatto sull’occhio ma ad
una certa distanza detta “apice corneale-lente”.
➢ Se la lente (e quindi l’ametropia) è di bassa entità
(inferiore a 3.75/4 dt) o lo spostamento è minimo,
variando un po’ la distanza apice corneale-lente l’effetto
correttivo rimane pressoché invariato.
➢ Se la lente (e quindi l’ametropia) è elevata (oltre le 4 dt)
variando anche di poco la distanza apice corneale-lente
l’effetto correttivo cambia consistentemente.
➢ In pratica se rilevo con l’occhiale di prova una consistente
correzione con una certa distanza apice corneale-lente e
poi pongo sull’occhiale definitivo la lente ad una distanza
diversa o applico una lente a contatto, devo relativizzare
la correzione alla nuova distanza.
Potere delle lenti e loro distanze
focali
➢ Ricordate che:
➢ maggiore è la distanza focale, minore è
il potere della lente.
➢ E viceversa:
➢ Per la legge dei punti nodali anche i due punti osservati sottenderanno
rispetto al primo nodo (approssimabile all’apice corneale) un angolo
’.
Angolo minimo di risoluzione MAR
➢ Considerando che la distanza media tra due coni foveolari è 2 m, la
separazione tra i due coni attivi è 4 m. Assumendo per l (distanza tra
secondo punto nodale e retina) un valore di 16.67 mm (Gullstrand),
l’angolo ‘ sotteso dai due coni attivi vale:
‘ = arctg (4 m / 16.67 mm) = 0.24 mrad = 0.014°= 49”
Questo valore può essere approssimato a 60” = 1’.
➢ Ma non è così; tanto più che il raggio incidente non può essere così
selettivo verso il singolo fotorecettore.
➢ Nella pratica clinica si osserva che la capacità di risoluzione può essere
raggiunta anche con angoli inferiori a 60”, anche di 35”-50” d’arco.
➢ Una spiegazione plausibile di ciò può essere l’attività svolta dalle cellule
orizzontali, dai micro movimenti dell’occhio che determinano la
composizione del cosiddetto mosaico retinico e dalla particolare
disposizione compatta dei coni, per cui se, in particolare, gli oggetti da
distinguere sono delle linee l’elaborazione cerebrale sfrutta molti più
segnali che non quelli provenienti da due soli coni.
Il limite della diffrazione
➢ Quando un’onda passa attraverso un foro di diametro confrontabile
con la sua lunghezza d’onda subisce il fenomeno della diffrazione: in
parole povere si manifesta anche nelle direzioni circostanti quella
delineata dal foro stesso.
➢ La tipica distribuzione angolare dell’energia dell’onda presenta una forte
intensità al centro, sull’asse del foro (il “disco di Airy”), la cui apertura
angolare vale = 2.44 / (radianti), delimitata da un primo anello di
minima intensità e poi da altri anelli alternati luminosi e neri.
➢ Anche l’occhio è affetto da questo
fenomeno, dovuto alla presenza
della pupilla (di diametro p), che
pone un limite fisico all’ angolo
minimo di risoluzione.
Il limite della diffrazione
➢ Infatti il disco di Airy corrispondente ad un punto osservato potrebbe
“illuminare” più di un cono foveolare, riducendo l’acuità. Affinchè venga
rispettata l’ipotesi di Von Helmholtz, per distinguere due punti deve avvenire
che, con il disco di Airy di un punto centrato su un certo cono, il disco dell’altro
punto deve “illuminare” un cono che si trovi nella posizione del minimo del primo
(criterio di Rayleigh), cioè ad una separazione angolare ‘ pari alla metà
dell’ampiezza del disco di Airy. Tra questi due coni si dovrà trovare il terzo cono
inattivo (o comunque meno illuminato). Quindi ‘ = 1.22 / p
(sfondo (sfondo
rosso) verde)
L’aberrazione cromatica dell’occhio
più quella indotta dalle lenti
➢ Anche le lenti oftalmiche presentano una quantità di
aberrazione cromatica. Essa è legata alla composizione
chimica del materiale usato per costruire la lente. La
proprietà di un materiale ottico di indurre aberrazione
cromatica è definita dal numero di Abbe.
➢ Esso è inversamente proporzionale all’entità
dell’aberrazione.
➢ L’aberrazione cromatica della lente si somma a quella
dell’occhio.
➢ Lenti oftalmiche ad alto indice spesso hanno basso
numero di Abbe e possono far percepire iridescenze
nella parte periferica della lente stessa.
L’aberrazione sferica
➢ È un’ aberrazione assiale.
➢ Può affliggere molti sistemi ottici e quindi anche le lenti
correttive, se non si usano accorgimenti ottico-geometrici
nella costruzione delle lenti finalizzati alla sua riduzione.
➢ Riguarda ogni singola radiazione monocromatica che
attraversa una lente affetta da questa aberrazione.
➢ I raggi parassiali e periferici non cadono tutti nello stesso
punto sull’asse ottico.
Lenti a menisco
➢ Le lenti piano convesse, piano concave,
biconvesse o biconcave, producono alte
aberrazioni sferiche ed altre
aberrazioni.
➢ In oftalmica si usano menischi perché
riducono l’astigmatismo dei fasci obliqui
e l’aberrazione sferica.
Il diagramma di Tscherning
➢ Tscherning elaborò un grafico attraverso il quale
calcolare il potere della lente e da esso i raggi di
curvatura, per la costruzione di lenti prive di alcune
aberrazioni come l’astigmatismo dei fasci obliqui.
➢ Le lenti biconcave e biconvesse sommano le aberrazioni
della superficie esterna a quelle della superficie interna.
Nei menischi la superficie interna le sottrae a quelle
dell’esterna.
➢ Dato il potere finale della lente dal diagramma di
Tscherning è possibile calcolare una delle due superfici
(di solito quella esterna) in modo che questa non sia
affetta da astigmatismo dei fasci obliqui.
Ellisse o grafico di Tscherling
Lenti asferiche
➢ Oggi con le nuove tecnologie è
possibile costruire lenti quasi del tutto
prive di aberrazione sferica ed
astigmatismo dei fasci obliqui.
➢ Sono le lenti asferiche.
Lente sferica ed asferica a
confronto
Mal posizionamento delle lenti
correttive
➢ Una eccessiva o troppo scarsa inclinazione del
frontale dell’occhiale può indurre astigmatismo,
a causa della modificazione del fronte d’onda, il
cui asse risulta parallelo alla direzione
dell’inclinazione.
➢ Un decentramento della lente induce effetti
prismatici che, come vedremo di seguito,
possono alterare un perfetto equilibrio
funzionale.
Lenti customizzate
➢ Siamo già in un era in cui l’approccio
esclusivamente empirico alla prescrizione
optometrica è sempre integrato ed
assistito da tecnologie che consentono di
valutare singolarmente il problema visivo
elaborando soluzioni personalizzate atte
a produrre i migliori effetti sulla
performance visiva.
Lenti bifocali
➢ Una tecnologia ormai antiquata per correggere la
presbiopia associata ad ametropie sono le bifocali.
➢ Sulla lente da lontano si ricava in basso una zona per
vicino (mezzaluna cerchio o taglio che attraversa la
lente). In queste lenti è preclusa la zona di visione
intermedia.
➢ L’immagine del pavimento è sfocata e bisogna
abbassare la testa per vederlo nitido.
➢ Sono molto anti estetiche.
Le lenti progressive
➢ Le nuove tecnologie consentono di produrre
lenti compensative per la presbiopia in presenza
di ametropie con una progressione graduale tra
la zona di visione da lontano e quella da vicino.
➢ È cosi possibile focalizzare a tutte le distanze.
➢ Sono molto estetiche in quanto sembrano delle
lenti normali.
➢ Ma sono afflitte da molte distorsioni specie in
periferia.
➢ Occorre abbassare un po’ il capo per vedere il
pavimento nitido.
Lenti progressive e analisi del
fronte d’onda
➢ L’avvento delle tecnologie wavefront ha
consentito di ridurre consistentemente le
distorsioni periferiche migliorando molto
l’adattamento a queste lenti che è
sempre stato l’ostacolo da superare per
chi inizia ad usarle.
Capacità d’adattamento alle modificazioni
visive indotte dalle ametropie e dalle lenti
➢ Detto ciò non dimentichiamo mai che abbiamo a che fare
con un sistema biologico e non solo con un sistema di
lenti.
➢ L’elaborazione psichica compie un ruolo determinante
nel trovare strategie compensative ed adattive.
➢ Una persona può essere in grado di convivere a volte
anche bene con consistenti ametropie, correzioni errate,
e forti distorsioni indotte dalle lenti.
➢ Altri al contrario non tollerano la benché minima
influenza sul loro assetto visivo abituale.
➢ In questa capacità giocano un ruolo determinante l’entità
e qualità dell’errore, la “flessibilità” dell’individuo, e
l’evoluzione temporale del disturbo stesso.
Ottica visuale
Parte 6 – Movimenti oculari e capacità
fusionale
➢ Retto superiore
➢ Retto inferiore
➢ Obliquo superiore
➢ Obliquo inferiore
Azione dei muscoli oculomotori
➢ Ogni muscolo ha azioni sulla motilità del bulbo legata
alla sua inserzione ed orientamento del suo percorso
nell’orbita.
Conoscere le inserzioni dei muscoli
➢ Esse giustificano la direzione dei movimenti che ogni
muscolo fa compiere all’occhio e la loro conoscenza facilita
da parte vostra la memorizzazione dei movimenti compiuti
sul bulbo.
➢ Eccetto l’obliquo inferiore che origina dalla cresta lacrimale,
tutti gli altri originano dall’anello tendineo comune di Zinn.
➢ I retti laterale e mediale hanno inserzione sulla linea
orizzontale dell’occhio.
➢ Il retto superiore (che corre posteriormente per un tratto con
l’elevatore palpebrale) ed inferiore corrono nell’orbita con un
angolo di circa 25/27°con l’asse visivo.
➢ L’obliquo superiore dopo la porzione diretta passa nella
troclea e la sua porzione riflessa si inserisce nel quadrante
postero laterale del bulbo, passando sotto il retto superiore.
➢ L’obliquo inferiore (che non origina dall’anello di Zinn) si
dirige all’indietro e lateralmente scavalcando il retto
inferiore.
La spirale di Tillaux
➢ L’inserzione dei retti sul bulbo descrive
una spirale rispetto al limbus. Il più vicino
è il mediale, segue l’inferiore poi il
laterale ed infine più lontano il superiore.
Occhio destro
Inserzione dei muscoli oculomotori
➢ Notare l’inserzione degli obliqui e del
retto superiore. Il retto inferiore corre
quasi parallelo al superiore.
Il centro ed assi di rotazione di
Fick, piano di Listing
➢I movimenti avvengono tutti attorno a un punto
virtuale interno detto centro di rotazione posto a
circa 13.5 mm dal polo anteriore.
➢ I movimenti destra-sinistra avvengono su un
asse verticale, quelli alto-basso su un asse
orizzontale, quelli di torsione lungo l’asse
perpendicolare a questi, corrispondente all’asse
visivo. Questi tre assi sono detti di Fick.
➢ I primi due assi giacciono sul piano di Listing
(piano frontale che passa per l’equatore
dell’occhio ed il centro di rotazione), il terzo è
perpendicolare al piano di Listing.
Centro ed assi di rotazione di Fick,
piano di Listing
Definizione dei movimenti oculari
➢ Si definiscono:
➢ Duzioni i movimenti oculari in tutte le direzioni che compie
un occhio occludendo l’altro (in visione monoculare).
➢ Versioni i movimenti congiunti che compiono gli occhi in
tutte le direzioni di sguardo in visione binoculare (es.
entrambi a destra, entrambi in basso ed a destra,
entrambi… ecc.).
➢ Vergenze i movimenti disgiunti che compiono gli occhi
quando gli assi visivi si incontrano sui soggetti posti a varie
distanze finite.
Le vergenze si dividono in convergenza (dell’esterno verso il
naso) e divergenza (dal naso verso l’esterno).
➢ I movimenti di rotazione intorno all’asse visivo si definiscono
con i prefissi inciclo ed exciclo seguiti dal nome duzione i
movimenti di torsione monoculari, o seguiti dal nome
vergenza i movimenti di torsione disgiunti; destrociclo,
sinistrociclo seguito dal nome versione i movimenti di
torsione congiunti.
Nomenclatura dei movimenti
oculari in base al movimento
➢ Duzioni, movimenti monoculari: adduzione,
abduzione, sopraduzione, infraduzione,
incicloduzione, excicloduzione (i movimenti di
torsione si valutano dalla parte sopraccigliare).
➢ Vergenze, movimenti disgiunti (verso l’interno e
verso l’esterno): convergenza, divergenza,
sopravergenza, infravergenza, inciclovergenza,
exciclovergenza.
➢ Versioni, movimenti congiunti: destroversione,
sinistroversione, sopraversione, infraversione,
destrocicloversione, sinistrocicloversione.
Movimenti primari e secondari
➢ Eccetto i retti mediali e laterali, gli altri muscoli
hanno delle azioni prevalenti ed altre secondarie.
➢ Nistagmo optocinetico
➢ Pursuit
➢ Saccadi
➢ … ed altri ancora.
Il movimento vestibolo oculare
➢ Consente di mantenere l’immagine sulle fovee
durante una rotazione della testa facendo
muovere gli occhi in direzione opposta.
➢ L’integrazione neurologica esistente tra l’VIII
nervo cranico (vestibolococleare) nella sua
branca vestibolare ed i centri di controllo degli
oculomotori assicura una pronta risposta di
contro rotazione degli occhi rispetto alla testa al
segnale che giunge dai nuclei vestibolari.
Il riflesso optocinetico (nistagmo)
➢ Fortemente legato al riflesso oculo-vestibolare (di cui
perfeziona i movimenti) è il movimento optocinetico.
➢ Se un soggetto si muove, la sua immagine si sposta sulla
retina in base alla sua velocità. Questo fenomeno si
definisce scivolamento retinico.
➢ Lo scivolamento retinico è il rapporto tra la velocità
dell’oggetto e quello dell’occhio in movimento.
➢ Il riflesso optocinetico è indotto dallo scivolamento retinico
ed integra il movimento oculo-vestibolare.
➢ Le cellule ganglionari sensibili al movimento inviano
informazioni ai centri sottocorticali, corticali e nel tronco
encefalico. L’elaborazione di questo movimento è quindi
complesso e produce un ritardo di risposta di circa 100 ms.
➢ Esso è fortemente legato alla percezione periferica e quindi
ambientale dello spazio visivo.
➢ Questo è uno dei motivi per cui l’introduzione delle lenti può
creare disagi iniziali. Esse alterano i pattern abituali di
scivolamento retinico, ma la plasticità del cervello il più delle
volte ripristina delle risposte corrette.
Ancora sul nistagmo optocinetico
➢ Se osserviamo un soggetto al limite della
capacità di abdurre l’occhio o fissiamo delle
immagini del paesaggio che scorre mentre
viaggiamo, gli occhi compiono delle oscillazioni
in cui con una fase tengono l’immagine sulla
fovea e quando la lasciano, ritornano
rapidamente con uno scatto nella posizione
iniziale.
➢ Questo movimento non va confuso con quello
del nistagmo patologico che è una oscillazione
involontaria, continua e più o meno rapida degli
occhi.
I pursuit, movimenti d’inseguimento
lento
➢ Sono movimenti volontari guidati dalla percezione
centrale, quindi dalla la fovea.
➢ Essi rispondono alla domanda “chi è?, che cosa è?”
➢ Probabilmente derivano dalla componente cervicale del
riflesso optocinetico e sono ben sviluppati nei primati.
➢ Essi hanno lo scopo di mantenere sulla fovea i piccoli
dettagli dei soggetti in movimento.
➢ Non sono poi tanto lenti, circa 100°/s.
➢ Pare che non si possano effettuare senza bersaglio (?).
➢ Esiste una componente predittiva dell’inseguimento in
grado di innescare il movimento in modo adeguato, la
cui origine organizzativa neurologica non è ancora ben
chiara.
Le sàccadi
➢ Sono spostamenti a scatto rapidi degli occhi.
➢ Esse controllano la posizione dell’immagine retinica nello
spazio e sono guidate dalla percezione periferica.
➢ Rispondono alla domanda “dove sono le cose?”.
➢ Questi movimenti sono spesso inconsapevoli, ma
comunque volontari (posso spostare l’attenzione da un
punto all’altro del campo visivo).
➢ Lo spostamento è però preprogrammato ed una volta partito
non è possibile modificarlo.
➢ L’ampiezza del movimento va da 0.1°(micro saccadi), a
circa 90°, mediamente comunque è di circa 20/25°.
➢ Oltre queste escursioni entra in aiuto il movimento del capo.
➢ Sono generate nel tronco encefalico e nel collicolo
superiore.
➢ Durante la saccade c’è una soppressione visiva centrale.
I micro movimenti di fissazione
➢ Durante la fissazione di un soggetto gli occhi non sono
perfettamente fermi.
➢ Se così fosse i recettori retinici interessati si
esaurirebbero, e non potremmo continuare a fissare.
➢ Gli occhi quindi compiono continuamente dei micro
movimenti, impercettibili all’osservazione, tali da
interessare gruppi di cellule retiniche differenti
consentendo così a quelle esaurite di rigenerarsi per
innescare un nuovo stimolo.
➢ Tali micromovimenti sono:
• Tremori di ampiezza piccola quanto un cono.
• Slow drift movimenti lenti.
• Microsaccadi.
Movimenti oculari e training visivo
➢ Tutti i movimenti oculari sono migliorabili dal
training visivo.
➢ Nei programmi di allenamento visivo si
attribuisce grande importanza al miglioramento
della consapevolezza, accuratezza e controllo
dei movimenti oculari.
➢ Il miglioramento di questi già di per sé produce
più efficienza nello svolgimento di alcune
funzioni come la lettura o gli sport e aiuta a
prevenire alcuni deterioramenti funzionali del
sistema visivo.
Innervazione dei muscoli
oculomotori
Legge di Sherrington
➢ lll nervo cranico Oculomotore Comune: retto
mediale, retto superiore, retto inferiore, obliquo
inferiore.
➢ IV nervo cranico Trocleare: obliquo superiore.
➢ VI nervo cranico abducente: retto esterno.
➢ Un impulso di contrazione su un muscolo
corrisponde ad uno di rilassamento sul suo
antagonista (legge di Sherrington o di
innervazione reciproca).
Innervazione dei muscoli oculomotori.
Legge di Hering
o della corrispondenza motrice
o dei muscoli agonisti contro laterali
Fixation point
Diplopia fisiologica e training visivo
➢ La diplopia fisiologica è molto usata per procedure di
allenamento visivo.
➢ Essa fa parte delle procedure dette antisoppressive in
cui la persona è in grado controllare l’attività simultanea
dei due occhi.
➢ Infatti se una delle due immagini diplopiche sparisce vuol
dire che un occhio non sta partecipando al processo
visivo.
➢ Se guardando una mira vicina sparisce una delle due
lontane, l’occhio coinvolto è quello dello stesso lato
dell’immagine mancante; se guardando la mira lontana
sparisce una delle due vicine l’occhio coinvolto è quello
del lato opposto a quello dell’immagine mancante.
Ampiezza della visione binoculare
➢ L’ampiezza della visione binoculare non copre tutto il
campo visivo binoculare, ma una buona parte di questo.
➢ Entro questo ventaglio
grazie alla visione
binoculare è possibile
che si realizzi lo scopo
per cui la natura ha
perfezionato il
meccanismo della visione
binoculare:
la stereopsi.
La capacità fusionale
➢ Ilcervello dispone di un sistema di
compensazione che entro certi limiti rifinisce le
imperfezioni di puntamento degli occhi.
➢ È come se un catenaccio o una sorta di colla
tenesse insieme i due occhi.
➢ Questo catenaccio è la capacità fusionale.
➢ Essa può essere molto tenace e compensare
difetti di puntamento anche gravi o essere molto
tenue e cedere a disallineamenti anche lievi.
➢ Questa capacità è migliorabile tramite apposite
procedure di allenamento visivo.
Fusione motoria e sensoriale
➢ Per fusione sensoriale si intende tutto
ciò che il sistema percettivo compie per
fondere le immagini retiniche dei due
occhi.
➢ Per fusione motoria si intende tutto ciò
che il sistema oculomotorio compie per
allineare simultaneamente le immagini
retiniche dei due occhi.
I tre gradi di fusione
➢ Affinché si ottenga una buona fusione
delle immagini dei due occhi, occorre che
ci siano tre condizioni percettive detti
gradi di fusione.
➢ Fusione di primo grado: gli occhi
devono percepire entrambi (visione
simultanea).
➢ Fusione di secondo grado o piatta, le
due immagini si devono fondere in una
sola.
➢ Terzo grado di fusione è la stereopsi.
Visione simultanea
➢ Se uno solo dei due occhi percepisce, si può non essere
consapevoli che l’altro non vede se quest’ultimo compie
una soppressione visiva.
➢ Per evidenziare se entrambi gli occhi percepiscono
simultaneamente occorre utilizzare dei metodi detti
bioculari.
➢ Si fa sì che gli occhi vedano singolarmente ma in un campo
binoculare.
➢ Di solito si usano prismi verticali (uno con la base alta su un
occhio ed uno con la base bassa sull’altro), test polarizzati
(si associano occhiali e target polarizzati) o occhiali rosso
verdi (detti anaglifici) con target rosso verdi.
➢ I prismi inducono una diplopia, con i polarizzati e gli
anaglifici un occhio percepirà un’immagine del target e
l’altro l’altra.
➢ Se si percepiscono due immagini simultaneamente c’è
visione simultanea, se una sola c’è visione singola e
soppressione dell’occhio a cui sparisce l’immagine.
Fusione di secondo grado
piatta
➢ Per evidenziare se c’è fusione di secondo grado
si usano lenti anaglifiche (filtri che fanno passare
solo determinate lunghezze d’onda) rosse o
rosse e verdi. Il rosso viene detto verde privo ed
il verde rosso privo.
➢ Se i due occhi fondono, anteponendo un filtro
rosso davanti ad un occhio, una mira bianca si
colorerà d’arancione (bianco + rosso), altrimenti
se l’occhio col filtro sopprime la mira rimarrà
bianca. La mira si percepirà rossa se a
sopprimere è l’occhio senza filtro.
Le luci di Worth
➢ È un test valido sia per il test di visione simultanea che per
la fusione di secondo grado e per evidenziare
disallineamenti elevati senza soppressione.
➢ Si proiettano quattro luci, due verdi, una rossa ed una
bianca, disposte a croce.
➢ Si fa indossare un occhiale rosso verde.
➢ L’occhio col filtro verde (rosso privo) vedrà solo le luci verdi
e quella bianca anch’essa verde.
➢ L’occhio col filtro rosso (verde privo) vedrà la luce rossa e
quella bianca anch’essa rossa.
➢ Se il soggetto vedrà quattro luci di cui due verdi, una rossa
e quella bianca si colora di arancione c’è fusione di
secondo grado.
➢ Se vedrà solo tre verdi o solo due rosse c’è soppressione
dell’ occhio col filtro dello stesso colore delle luci non viste.
➢ Può succedere che si vedano cinque luci, due rosse e tre
verdi dissassate rispetto alla loro posizione reale, vuol dire
che non c’è fusione di secondo grado, non c’è
soppressione ma diplopia.
Luci di Worth
Statico Dinamico
La stereopsi, terzo grado di fusione
➢ Come già detto, una delle abilità maggiori indotte dalla
binocularità è la possibilità di vedere in 3D (visione
tridimensionale).
➢ Essa avviene a causa della differenza prospettica con
cui sono percepite le immagini dei due occhi per la
distanza presente tra essi.
➢ 3D significa non solo largo (asse x) e alto (asse y) ma
anche profondo (asse z).
➢ Una perfetta stereopsi è possibile solo quando c’è una
perfetta binocularità.
➢ Quando questa è labile o assente la stereopsi è
deficitaria o assente.
Test per la visione steroscopica
➢ Varitest per la valutazione della
visione stereoscopica.
Titmus Lang stero test
Polarizzato randomizzato
La percezione della profondità
monoculare
➢ Chinon può percepire lo spazio
stereoscopicamente può comunque
sfruttare degli indizi che possono
indicare la profondità.
Gli indizi monoculari di profondità:
Vincenzo Martella
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