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LA GRECIA DAL MEDIOEVO ELLENICO ALL’ETÀ incontro a una lenta ma costante ripre- ventarono Stati sovrani, pur mantenen-
ARCAICA sa economica, cui seguì un progressivo do rapporti amichevoli e relazioni com-
Per convenzione si riconduce l’inizio aumento della popolazione e quindi un’e- merciali privilegiate con la madrepatria;
dell’arte greca al tramonto della civiltà spansione dei centri abitati. Città come esse conservarono, infatti, lingua, culti
micenea, intorno al 1200 a.C., quando Corinto, Megara, Calcide, Eretria, Focea e costumi ellenici. I Greci sintetizzarono
si inaugurò un nuovo percorso artisti- e Mileto fondarono nuovi insediamenti questo senso di appartenenza ad una pa-
co, quello dell’arte greca, che si snoda (detti colonie), in Sicilia e lungo le coste tria culturale senza confini con il termine
per dodici secoli e che gli storici dell’ar- dell’Italia meridionale, della Francia e Megàle Hellàs, oggi italianizzato in Ma-
te hanno suddiviso in quattro periodi: della Spagna meridionale, del Mar Nero gna Grecia (dal latino ‘Grande Grecia’).
Periodo geometrico (1200-700 a.C.), e della Cirenaica (l’attuale Libia orienta-
Nel VII secolo a.C. il Medioevo ellenico
Periodo arcaico (700-480 a.C.), Perio- le). Tra le più importanti città di nuova
si concluse e iniziò la cosiddetta età ar-
do classico (480-323 a.C.) e Periodo fondazione possiamo, per esempio, ri-
caica (dal greco archè, ‘principio’, da cui
ellenistico (323-30 a.C.). cordare Taranto in Puglia o Agrigento e
deriva l’aggettivo archàios, ‘antico’), la
Siracusa [fig. 2.1] in Sicilia.
Il Periodo geometrico è quello della na- quale durò fino ai primi anni del V seco-
scita e della formazione della civiltà figu- Questo processo di colonizzazione
rativa greca. Durante l’Arcaismo si defi- durò sino al VI secolo a.C. e fu alimen- LE PAROLE
niscono i grandi temi della figurazione tato da un grande flusso migratorio. Le
ellenico
greca e compare in Grecia la statuaria colonie greche, sin dalla loro fondazione, Sinonimo di “greco”. I Greci si definirono infatti
monumentale. L’età classica costituisce rivendicarono l’autonomia politica e di- Elleni e chiamarono la loro patria Ellade.
2.1
Veduta aerea del teatro greco. Siracusa, Parco
archeologico della Neapolis.
52 2_ La Grecia
2_ La Grecia 53
2.4
Modellino ricostruttivo dell’Acropoli di Pergamo. Berlino,
Staatliche Museen.
54 2_ La Grecia
2.5
Oinochòe a decorazione
geometrica, 800 a.C. ca.
Ceramica dipinta. Parigi, Musée
du Louvre.
L’Anfora funeraria
del Dipylon
PRESENTAZIONE diventava un monumento alla memoria omaggio alla salma della persona ama-
Con il nome di Maestro del Dipylon si della defunta. È questo, certamente, il ta, piangendo insieme. Su un catafal-
è soliti indicare un vasaio e ceramista caso dell’Anfora funeraria del Dipylon, co è deposto il corpo di una donna,
greco attivo ad Atene fra il 760 e il 735 che fu commissionata da una famiglia vestita con un lungo abito: il cadavere
a.C., dunque verso la fine del Periodo molto importante; né, altrimenti, si è presentato sdraiato su un fianco, in
geometrico, di cui non sappiamo nulla, potrebbero spiegare le sue esagerate modo da offrirsi integralmente alla vi-
neppure il nome. A lui si deve quel fon- dimensioni. Il vaso, infatti, è talmen- sta dell’osservatore. Ai due lati si trova-
damentale processo creativo che portò te alto (oltre un metro e mezzo) che il no quattordici figure maschili in piedi,
a inglobare la figura umana nell’ambito vasaio dovette plasmare e cuocere se- in basso ne riconosciamo altre quattro,
nella decorazione geometrica. Gli stu- paratamente le sue varie parti, per poi due uomini seduti e due donne ingi-
diosi hanno attribui to alla sua mano riunirle in un secondo momento. nocchiate, tutti mostrati nell’atto ri-
o alla sua bottega almeno 50 opere e tuale di strapparsi i capelli o battersi
soprattutto alcuni dei più grandi vasi DESCRIZIONE la testa per la disperazione. Accanto al
funerari prodotti per la Necropoli del La struttura dell’anfora segue un preci- catafalco una figura più piccola, forse
Dipylon, alla quale egli deve il suo so schema proporzionale, con l’altezza un bambino (ma rappresentato come
nome convenzionale. Tra questi capo- doppia rispetto alla larghezza e il collo un adulto in miniatura), tocca con la
lavori, spiccano il Cratere funerario del pari alla metà dell’altezza del corpo. mano destra il letto, nell’ultimo salu-
Dipylon [fig. 2.6 p. 55] e l’Anfora fune- Il vaso è ornato da 65 fasce d’altez- to alla defunta che supponiamo essere
raria del Dipylon [fig. 2.8], datata al za differente: più ampie quelle poste sua madre. Tutte le figure hanno teste
760-750 a.C. L’anfora era un vaso con in prossimità del collo e delle anse (le globulari apparentemente calve, con
il collo allungato e due anse, usata appendici curve usate come manico), una protuberanza al posto del mento. Il
come contenitore per liquidi. Utilizzata più sottili quelle vicine alla bocca e al
anche a scopo funerario, era destinata piede. Le decorazioni alternano motivi
alle tombe delle donne. L’anfora fune- decorativi complessi a semplici figure LE PAROLE
raria era deposta nel sepolcro piena di geometriche. Sul collo, due fasce ospi- catafalco
cibo e altri doni; i parenti della defunta tano file di cervi e capre al pascolo. Impalcatura, generalmente di legno, ricoperta di
stoffe, sulla quale si pone il cadavere o la bara du-
erano infatti convinti che tali attenzio- Nel riquadro all’altezza delle anse è raf rante la cerimonia funebre.
ni potessero risultare gradite alla sua gurata la scena principale [fig. 2.7],
fi
anima, ormai costretta a vivere nell’A- che richiama la destinazione del vaso:
de, il regno dell’oltretomba. Talvolta la si tratta di un compianto funebre
2.7
funzione del vaso era solo commemora- (pròthesis, in greco), cerimonia duran-
Maestro del Dipylon, Anfora
tiva, perché l’anfora segnava la tomba e te la quale amici e parenti rendevano funeraria del Dipylon, particolare.
56 2_ La Grecia
ANALISI CRITICA
L’elaborazione, in chiave geometrica,
che il Maestro del Dipylon propose del
corpo umano è sicuramente raffinata
e interessante. Le sue figure, infatti,
presentano un profilo molto particola-
re detto “a clessidra”, perché busto e
bacino sono presentati come triangoli
congiunti per il vertice. Ad esempio, la
salma ha il petto mostrato frontalmen-
te e ridotto a un semplice triangolo,
dal quale partono le linee secche delle
braccia. Triangolari sono anche i busti
delle altre figure, che proseguono que-
sto motivo geometrico con il gesto di
portare le mani al capo.
È evidente che l’artista concepì e rea
lizzò tutta la scena trattandola come
un fregio ornamentale. Essa non ha
infatti il compito di narrare ma vuole
solo decorare ed essere funzionale alla
sua destinazione funebre. I corpi non
hanno quindi né volume né peso, non
si sovrappongono, non agiscono in uno
spazio e sono tutti posti sullo stesso
piano. I dolenti che si trovano a fianco
del letto funebre, in realtà, dovrebbe-
ro circondarlo; le figure sotto il feretro
dovrebbero invece trovarsi di fronte ad
esso. Questa particolare rappresenta-
zione, solo in apparenza rozza o gros-
solana, riesce però a far sì che nulla
risulti nascosto o implicito.
58 2_ La Grecia
1 Qual è la scena
2.11 principale dipinta sull’Olpe
Exechias, Anfora di Achille Chigi?
e Aiace, 550-525 a.C. 2 Che cosa rappresenta
Ceramica dipinta a figure l’Anfora di Achille e Aiace?
nere, altezza 61 cm. 3 Quali sono le novità
Roma, Museo Etrusco- formali presentate dalla
Gregoriano. Kylix di Achille e Patroclo?
LE PÒLEIS
La ripresa economica e culturale dell’VIII secolo
a.C. determinò in Grecia la nascita della pòlis
(pl. pòleis), una comunità che si autogoverna-
va, formata da un centro abitato e dalla regione
circostante, dove sorgevano i villaggi agricoli. 3
Quando, prima dell’VIII secolo a.C., il governo 8 4
della città greca era affidato a un re, la pòlis era
7
solo la rocca, cioè la ‘città alta’ (Acropoli), dove 2
2.14
Ricostruzione della pòlis di Atene [disegno di P. Connolly].
1. Acropoli; 2. Agorà; 3. Asty; 4. Stoà meridionale; 5. Stoà di Zeus;
6. Stoà reale; 7. Stoà di Hermes; 8. Stoà Pecile.
60 2_ La Grecia
2.16
Modellino di tempio rinvenuto
presso l’Heràion di Argo, 725-
700 a.C. Terracotta dipinta,
altezza 28 cm. Atene, Museo
Archeologico Nazionale.
Nàos 7
Acrotèrio 13
Timpano 12
Frontone
11
10
Trabeazione
9
Colonna
5 Peristìlio
6
Prònaos
4 Perìstasi (colonnato)
3 Stilòbate
2 Crepidòma
1 Rampa o scalinata
Crepidòma
Opistòdomos
Perìstasi
Tempio Tempio Tempio Tempio
in àntis pròstilo in àntis pròstilo
Nàos
Tempio Tempio
Peristìlio in àntis pròstilo
Tempio perìptero
Crepidòma
Tempio perìptero
Crepidòma Tempio Tempio
Tempio Tempio
Nàos doppiamente anfipròstilo
Nàos doppiamente anfipròstilo in àntis
Prònaos 2.18 in àntis Stilòbate
Stilòbate Tempio perìptero
Pianta di un generico tempio Crepidòma Opistòdomos
greco. Tempio Tempio
Opistòdomos anfipròstilo
Nàos Prònaos
doppiamente Tempio a thòlos Tempio dìptero
in àntis
2.19 Prònaos Stilòbate Tempio a thòlos Tempio dìptero
Pianta delle principali
tipologie di templi greci. Opistòdomos
62 2_ La Grecia
LA PERISTASI
Il nàos è generalmente circondato da un colonna- LE PAROLE
to (peristasi) formato da una successione di co-
grappa, graffatura argano
lonne poste a intervalli regolari. In questo caso, il Elemento metallico di soste- Macchina che può esercita-
tempio è detto periptero; se le peristasi sono due, gno, di varia forma e dimen- re sforzi verticali oppure oriz-
sione, utilizzato per rinforzare zontali, usata per sollevare
l’edificio è chiamato diptero [fig. 2.19]. Il tempio o tenere uniti due o più ele- carichi o per trascinarli.
pseudoperiptero ha semicolonne applicate alle menti di una costruzione in
legno o in muratura. Un suo
pareti della cella ed è dunque dotato di una falsa sinonimo è “graffatura”.
scanalature, che hanno la funzione, attraverso ra a capanna, ottenuta con una serie di capriate base
il gioco delle ombre, di far percepire anche da triangolari poste in parallelo fra di loro e poggiate Nel lessico architettonico, i
termini “base” e “basamen-
lontano la forma cilindroide della struttura. Il fu- sui lati lunghi dell’edificio [fig. 2.17 p. 62]; su di esse to” vengono spesso identifi-
sto, inoltre, è rastremato verso l’alto, a differen- si stendevano un tavolato per lato e il manto di cati ma in realtà indicano
due elementi differenti. La
za di quello cretese e miceneo che si rastremava copertura, realizzato con embrici e coppi di terra- base è la parte inferiore del-
cotta. Sui lati corti del tempio, la trabeazione e le la colonna greco-romana
verso il basso: il diametro di base, in altre parole, sulla quale poggia il fusto.
falde (cioè le due superfici inclinate della coper- Il basamento, invece, è una
è maggiore di quello dell’estremità superiore. A piattaforma che sostiene un
tura) realizzavano uno spazio triangolare, detto
un terzo della sua altezza, il fusto presenta an- edificio. Nel tempio greco si
frontone. Questo era chiuso da una superficie identifica con il crepidòma.
che un leggerissimo rigonfiamento, detto entasi,
muraria triangolare, detta timpano, e ornato capriata
adottato per eliminare l’illusione ottica che, a di- Struttura lignea portante dei
con sculture in marmo, spesso leggermente stuc-
stanza, fa apparire più stretta la parte centrale tetti. Presenta una forma
cate, dipinte e integrate con inserti metallici per triangolare ed è costituita da
della colonna. Il capitello, infine, è il corona- due travi inclinate (“puntoni”)
accentuarne l’effetto naturalistico. Nel linguag- appoggiate alle estremità e
gio architettonico corrente, i termini “frontone” e collegate da una trave oriz-
zontale (“catena”), la quale
“timpano” tendono a identificarsi. Ai vertici del forma la base del triangolo.
frontone erano collocati gli acroteri (dal greco Talvolta un’ulteriore trave
verticale, chiamata “mona-
akrotèrion, ‘sommità’), statue [fig. 2.22] in terra- co”, ha una funzione di rin-
forzo e collega il centro della
cotta o in marmo alle quali era attribuita la fun- catena con il vertice dei due
zione simbolica di allontanare il male dall’edificio. puntoni o con altre travi in-
clinate dette “saettoni”.
Dei pochi templi greci sopravvissuti a terremoti,
guerre e distruzioni si conservano, in genere, solo
parti della peristasi e frammenti di trabeazione.
Talvolta sono rimasti in piedi anche i frontoni e
i timpani, raramente le pareti della cella, mai il
embrice e coppo
tetto. Le decorazioni scultoree hanno perso la loro Il manto di copertura degli
collocazione originaria e sono conservate (nel mi- edifici era costituito da tego-
le in laterizio, la cui forma po-
gliore dei casi) nei musei di tutto il mondo. I secoli teva essere o piana o curva.
hanno cancellato anche i colori (rosso, giallo, blu) In particolare, era (ed è anco-
ra oggi) chiamata embrice un
con i quali questi edifici erano vivacemente dipin- tipo di tegola a forma di la-
stra trapezoidale dagli orli ri-
ti, con l’intento di evidenziare profili architettonici alzati; il coppo ha una forma
e modanature: una tradizione piuttosto antica ri- semicilindrica. Le coperture
possono realizzarsi con i soli
salente alla civiltà minoica [fig. 2.21]. coppi collocati a file parallele
alterne, concave e convesse
(a), con i soli embrici (b) op-
GUIDA ALLO STUDIO pure con embrici e coppi al-
ternati (c).
1 Quali sono le parti della colonna greca?
2 Quali sono le parti della trabeazione? a.
3 Com’è costituita la copertura del tempio?
b.
c.
2.21
Ricostruzione di alcuni elementi e della policromia del Tempio di
Athena Aphaia a Egina [china acquerellata di A. Blouet e A. Poirot].
64 2_ La Grecia
La sagoma e le decorazioni delle colonne e della decorazioni delle metope dovevano privilegiare
trabeazione sono in genere sufficienti a far ri- temi che potessero narrarsi per singoli episodi,
conoscere quello che viene definito lo “stile” del contenuti nello spazio ristretto di un quadrato.
tempio, il cosiddetto ordine architettonico. Affinché le scene risultassero visibili da lonta-
L’ordine è infatti costituito, prima di tutto, dal no, le metope potevano accogliere poche figure
tipo di colonna e dalla sovrastruttura (la trabe- ed erano prive di sfondo.
azione) del colonnato di un tempio. I Greci ne
Le “forme doriche” hanno subìto nel tempo una
elaborarono tre, dorico, ionico e corinzio, con dif-
certa evoluzione; la colonna dorica arcaica,
ferenti caratteristiche formali.
per esempio, appare molto più tozza di quella 2.23
classica ed è più rastremata, come a forma di Capitello dorico, 500 a.C. ca.
DORICO Paestum (Salerno), Tempio di
L’ordine dorico [fig. 2.24], il più antico, si diffuse bottiglia. La colonna dorica del V secolo a.C., Athena.
nel Peloponneso e nell’Italia ellenizzata. Presenta invece, ha un fusto quasi cilindrico. Anche il 2.24
una colonna priva di base che si appoggia di- profilo dell’echino è cambiato nel tempo: infatti, Schema dell’ordine dorico.
gronda
frontone
(sima)
timpano
cornice
(gèison)
metopa
trabeazione
fregio
triglìfo
architrave
(epistìlio)
capitello
abaco
echino
fusto
scanalato
a spigoli
vivi
stilòbate
crepidòma
o stereòbate
20 m 10 0
2.25
Pianta del Tempio di Hera (Basilica) a Paestum (Salerno).
2.26
Tempio di Hera (Basilica), 530 a.C. Paestum (Salerno).
2.27
Schema dell’ordine ionico.
gronda
(sima)
frontone
timpano
cornice
(gèison)
trabeazione
fregio
architrave
a tre fasce
(tènie)
capitello
abaco
echino
a volute
voluta
fusto
scanalato
a spigoli
smussati
spèira
tròchilo
toro
plinto
66 2_ La Grecia
LE PAROLE
acanto
Pianta perenne assai comune
nel Mediterraneo, a grandi fo-
glie con lobi spinosi. Usata
anticamente nelle steli fune-
bri, fu in seguito adottata
nelle decorazioni di capitelli,
cornici e altre membrature
architettoniche.
2.28 2.29
Capitello ionico, VII sec. a.C. Capitello corinzio, IV sec. a.C. Dal
Dall’Artemision di Efeso. Londra, Tempio di Esculapio a Epidauro.
British Museum. Epidauro, Museo.
2.30
Schema dell’ordine corinzio.
abaco
volute
capitello
foglie
d’acanto
toro
spèira
tròchilo
plinto
IL MODULO
L’unità di misura dell’architettura greca era il
diametro di base del fusto di una colonna, che co-
stituiva il modulo. La misura del modulo consen-
tiva di calcolare tutte le dimensioni degli elementi
del tempio. Così, per esempio, la colonna dorica
arcaica era alta 4 moduli, mentre l’altezza delle
colonne ionica e corinzia variava da 8 a 10 mo-
duli. Ciò spiega perché la colonna ionica appare
più snella di quella dorica: a parità di base, essa è
infatti più alta [fig. 2.34]. In età classica i rapporti
erano di 1:6 per il dorico, di 1:8 per lo ionico e di
1:10 per il corinzio. Precisi rapporti matematici le-
2.33 gati al modulo, o a suoi sottomultipli, regolavano
Ricostruzione del Tesoro dei Sifni, anche l’altezza della trabeazione rispetto a quel-
VI sec. a.C. Delfi, Santuario di la delle colonne (che negli edifici classici era un
Apollo.
terzo, 1:3) e la misura degli interassi, ossia la di-
stanza tra gli assi verticali (pari alla metà, 1:2); e
2.34
Ordine dorico, ionico e corinzio a
ancora la profondità del portico, la larghezza della
confronto. cella, l’altezza del frontone e ogni altra misura.
LE PAROLE
cariatide
Nell’architettura greca talvolta venivano utilizzate delle scul-
ture in sostituzione delle colonne o dei pilastri, per sostene-
re mensole o architravi. Tali sculture, generalmente di donna,
sono chiamate cariatidi, dal greco kariàtis, ‘donna di Carie’,
città del Peloponneso. Il corrispondente maschile della cariati-
de è detto telamòne (dal latino telamo) o atlante.
68 2_ La Grecia
70 2_ La Grecia
2.38
Moscòphoros, 560
a.C. Marmo dell’Imetto,
altezza 1,62 m. Atene,
Museo dell’Acropoli.
Cleobi e Bitone
PRESENTAZIONE “sorriso arcaico” rimanda all’espres- Questi ragazzi non erano faraoni ma eroi
Tra il 1893 e il 1894 furono ritrovate nel sione serena dei faraoni. I capelli, se- ed erano passati alla storia per la loro
Santuario di Delfi, e più esattamente condo la moda del tempo, sono petti- forza fisica straordinaria. Non dobbiamo
nei pressi del Tesoro degli Ateniesi, due nati a grosse trecce e ricadono dietro poi dimenticare che i due koùroi erano
koùroi arcaici quasi identici, alti più di e davanti alle spalle, simmetricamente. stati destinati al Santuario di Delfi, dove
2 m, attribuiti allo scultore Polimede Le braccia, stese lungo i fianchi con i si tenevano le Pìtiche, le competizioni
di Argo e identificati come Cleobi e pugni chiusi, sono corte e leggermente sportive più importanti in Grecia dopo le
Bitone [fig. 2.41] grazie ad alcune iscri- flesse mentre le gambe ostentano co- Olimpiadi. È quindi ovvio che le sculture
zioni sulle basi. In una delle scritte in- sce toniche e polpacci robusti. Come di Cleobi e Bitone sono essenzialmente
fatti si legge: «[Pol]imedes l’argivo mi sempre, entrambi i koùroi presentano l’espressione di un ideale insieme ago-
ha fatto», mentre in un’altra, molto la gamba sinistra avanzata. Lo scultore nistico ed estetico. I gemelli non sareb-
frammentaria, sono state riconosciute ha rinunciato alla rappresentazione de- bero diventati eroi se non fossero stati
alcune delle lettere che compongono il gli addominali e ne ha indicato la forma sportivi. E poiché in Grecia gli atleti usa-
nome di Bitone. La data più probabile soltanto con una linea incisa; anche le vano allenarsi e gareggiare senza vestiti,
della loro esecuzione è il 585 a.C. ginocchia sono risolte con profondi sol- Polimede non poté che raffigurare i suoi
Secondo la mitologia greca, i fratelli chi circolari che indicano le rotule. koùroi nudi, come i grandi campioni che
Cleobi e Bitone erano i figli di Cidippe, È evidente la ricerca di corrispondenze era solito ammirare negli stadi.
una sacerdotessa di Era della città di simmetriche, rispetto a un asse verti-
Argo. Non essendo disponibili i buoi cale e a diverse direttrici orizzontali [fig.
del carro che doveva portare la madre 2.40]. La curva dei pettorali richiama
al tempio, e per consentire alla donna per esempio quella superiore delle cla-
di arrivare ugualmente a destinazione, vicole; allo stesso modo, la linea addo-
i due fratelli si sottoposero a una fatica minale è ripresa in senso inverso dal
estrema, trainando essi stessi il veicolo solco dell’inguine.
per circa 8 km. La madre, commossa
da tanta filiale devozione, pregò la dea ANALISI CRITICA
di premiare i figli. Era allora concesse Le due sculture di Polimede sembrano
loro un sonno eterno, che li preservò ricercare una via intermedia fra la rap-
all’invecchiamento e dalla morte. presentazione naturalistica di un corpo
umano, colto nel pieno del suo svilup-
DESCRIZIONE po, e la stilizzazione delle singole parti
Polimede scolpì i due koùroi immagi- anatomiche. Certamente, all’inizio del VI
nando per essi una visione rigorosa- secolo a.C. mancavano agli scultori greci
mente frontale, anche se poi completò sia l’abilità tecnica sia, forse, anche l’in-
le statue in ogni loro parte. I gemelli, teresse a riprodurre fedelmente il fisico
completamente nudi, presentano un di un uomo. L’influenza della statuaria
fisico possente. Le teste sono piutto- egizia era ancora molto forte e spingeva a
sto grandi rispetto al resto del corpo. rappresentare alcuni muscoli per mezzo
I volti, squadrati, schiacciati e dotati di semplici moduli decorativi. Tuttavia,
di grandi orecchie, presentano fronte Cleobi e Bitone ci appaiono comunque
bassa e arcate sopraccigliari pronun- dotati di un corpo pronto all’azione e ri-
ciate. Gli occhi a mandorla, spalancati cordano due atleti che attendono il via
e fissi in un punto all’infinito, richia- per iniziare una corsa, cosa che non si
mano con evidenza la statuaria egizia, riscontra mai in una qualunque delle
così come, d’altro canto, l’immancabile immagini dei faraoni egizi. Non a caso.
72 2_ La Grecia
2.41
Polimede di Argo, Cleobi e
Bitone, 585 a.C. ca. Marmo
pario, altezza 2,16 m. Delfi,
Museo Archeologico.
2.40
Polimede di Argo, Cleobi e
Bitone, particolare. Elaborazione
grafica.
74 2_ La Grecia
2.42
Kòre di Samo, 570 a.C. Marmo,
altezza 1,92 m. Parigi, Musée du
Louvre.
2.43
Ricostruzione della policromia
originaria dell’Artemide
dell’Acropoli.
2.44
Maestro del Cavaliere Rampin,
Artemide dell’Acropoli (già Kòre
col peplo), 540-535 a.C. Marmo,
altezza 1,20m. Atene, Museo
dell’Acropoli.
2.45
Frontone orientale del Tempio di
Artemide a Corfù, 600-590 a.C.,
altezza 3,15 m. Corfù, Museo
Archeologico.
2.46
Ricostruzione della facciata
del Tempo di Artemide
a Corfù, 600-590 a.C.
76 2_ La Grecia
2.47
Frontone orientale del Tempio di
Athena ad Atene, 560-550 a.C.,
altezza 70,5 cm. Atene, Museo
dell’Acropoli.
2.48
Ricostruzione del frontone
occidentale del Tempio di Athena
Aphaia a Egina [tavola da A.
Blouet e P.F. Trezel, L’Expédition
scientifique de Morée, 1831].
2.49
Arciere inginocchiato (Paride), dal
frontone occidentale del Tempio
di Athena Aphaia a Egina, 500-
490 a.C. Marmo pario, altezza
1,04 m. Monaco di Baviera,
Glyptothek.
2.50
Ricostruzione della policromia
dell’Arciere inginocchiato
(Paride), dal frontone occidentale
del Tempio di Athena Aphaia a
Egina.
2.51
Guerriero morente, dal frontone
orientale del Tempio di Athena
Aphaia a Egina, 490-480 a.C.
Marmo pario, altezza 64 cm.
Monaco di Baviera, Glyptothek.
78 2_ La Grecia
2.150 2.152
La campionessa francese di fioretto femminile, Ysaora 2.151 Friedrich Drake, La dea Vittoria, 2.153
Thibus, esulta per la sua vittoria nella Coppa del Mondo di Nike di Peonio, V sec. a.C. Marmo. 1873, particolare della Colonna della Carmelo Mendola, Nike. Giardini Naxos
Algeri, gennaio 2017. Olimpia, Museo Archeologico. Vittoria. Bronzo. Berlino. (Messina).
130 2_ La Grecia
132 2_ La Grecia
134 2_ La Grecia
136 2_ La Grecia
2.165
Stele funeraria dell’ateniese Demokleides, IV sec. a.C.,
particolare. Atene, Museo Archeologico Nazionale.
In primo luogo i poeti nei loro canti ce- ta con simili parole di elogio, e quindi vita: una tranquilla, lunga e anonima
lebreranno quello che i Greci chiamano non sarebbe stato ricordato, certa da buon marito e buon padre di fami
kléos àphthiton, una gloria cantata, impe- mente non in tale modo. Così parla glia (condizione cui sceglie di anda
ritura [...]. Quindi, la memoria funebre: Ulisse ad Achille, dopo averlo incon re incontro proprio Ulisse, l’uomo del
una tomba sarà costruita con una stele trato nell’Ade: ritorno a casa, colui che combatte la
su cui il nome [...] e poche parole, tal- morte per riabbracciare la moglie ama
volta un verso o due, saranno incisi. Di te, Achille, / nessun eroe, né prima, ta) e l’altra sacrificata alla battaglia che
né poi più felice: / prima da vivo t’onora- si conclude proprio con la kalòs thàna-
La morte, in altre parole, può essere vamo come gli dèi / noi Argivi, e ades- tos, la “bella morte”, l’impresa distinti
vinta solo con la morte stessa. so tu signoreggi tra i morti, / quaggiù; va prima del nulla, prima dell’Ade, ma
Consideriamo Achille, protagonista perciò d’esser morto non t’affliggere, che consegna l’eroe all’immortalità. Nel
dell’Iliade di Omero ed eroe greco per Achille. (Odissea XI vv. 482-486) regno dei morti, dov’è disceso, Achille
antonomasia: se fosse morto di vec cessa di esistere; in quello dei vivi, che
chiaia, malato e decrepito nel suo let Proprio la vicenda di Achille esprime il a lui si susseguono generazione dopo
to, non sarebbe stato cantato dal poe dilemma tutto greco tra due forme di generazione, vivrà per sempre.
138 2_ La Grecia
15. Il vasaio di Acarne [da V.M. Manfredi, I cento cavalieri, Mondadori, Milano
2002]
Mi chiamo Eufronio1 e la mia è una fa miei discorsi. Il lavoro è impegnativo, ma da fascia: più lunga della prima, e che
miglia di vasai da almeno cinque gene chi te le dà, al giorno d’oggi, dieci mine andrà a occupare anche tutta la parte
razioni. In casa conservo una collezio per un vaso? posteriore del vaso. Una scelta che mi
ne completa di esemplari che riflettono [...] sbilancia la composizione... non so per
l’evoluzione di stile e di tecnica che si è Ecco qua, dunque, la prima fascia è ché quell’uomo mi ha chiesto di proce
verificata nella nostra arte per un arco una semplice decorazione sul collo, un dere in questo modo, d’altra parte è lui
di più di cento anni. particolare in cui il mio committente che paga e io lego l’asino dove vuole il
[...] mi ha lasciato completamente libero. padrone.
Ed ecco qua il mio capolavoro: il più «Mettici quello che vuoi.» Mi ha detto. E [...]
grande vaso dipinto che sia mai stato io ho scelto un giro di ovuli e palmette Ed ecco qua il mio capolavoro: la ter
realizzato: è alto come un uomo e lar sormontate da una sequenza di onde za fascia è terminata, distesa su due
go tanto che nessuno che io conosca ha marine stilizzate, quello che noi del me facce: nella prima si vede il gruppetto,
braccia così lunghe da poterlo cingere. stiere chiamiamo kỳma3. Dopo di che entrato in casa, che attinge con le cop
Per ora è solo un disegno: da un lato il viene il tema della prima fascia deco pe al vaso ora appoggiato su un piedi
progetto del vaso nudo con la sua forma rata, che gira esattamente alla spalla stallo: è nero ma tutto decorato con un
e le sue dimensioni, dall’altro lo sviluppo del vaso. serto di spighe d’oro, una meraviglia.
in orizzontale delle figure. Il tema? Una [...] Uno dei personaggi ha il volto coper
specie di cerimonia, un rito, si direbbe, Il momento più delicato nell’arte di un to dal mantello, ma gli pende dal collo
celebrato all’interno di mura domesti pittore ceramista quale io sono è pro una specie di medaglione con l’imma
che, non di un tempio o di un santua prio questo: quando le figure sono trac gine di una spiga di grano: un simbolo
rio. È stato il committente a ordinarmi ciate sulla superficie ma non c’è ancora che già adorna il misterioso vaso e che
questo soggetto e, a dire la verità, si è il fondo che le confina e quasi restitui fa pensare ai misteri della dea Demetra
spinto fin troppo in là nel darmi sugge sce loro le proporzioni. Bisogna imma a Eleusi.
rimenti. Praticamente la composizione e ginare il lavoro finito, la sequenza delle Nella faccia posteriore del vaso c’è una
la posizione delle figure la voleva definire scene, la campitura delle superfici, l’e scena di orgia con danzatrici nude che
lui, voleva che facessi lo schizzo sotto i quilibrio fra pieni e vuoti. Sono questi
suoi occhi e quasi guidare la mia mano. rapporti e queste proporzioni che ren
Stavo per dirgli: «Già che ci sei, perché dono insuperabile l’arte dei ceramisti
non te lo fai da te, il vaso?». Ma, devo ateniesi. Certo che il tempo passa in
ammettere, l’uomo è stato così convin fretta quando si lavora con passione, si
1. Eufronios (o Eufronio o Euphronios),
cente da farsi perdonare l’eccesso di in sente già lo squillo di tromba del pri ceramista e ceramografo realmente esistito
tromissione. Convincente nel senso che mo turno di guardia sulle torri delle in Grecia e attivo ad Atene tra il 520 e il
mi ha offerto una somma enorme pur mura. Fra poco si udrà il passo caden 470 a.C., tra i primi a utilizzare la tecnica
a figure rosse. È ritenuto uno dei più
ché io mi impegnassi a realizzarlo così zato delle pattuglie di arcieri sciti che autorevoli maestri della ceramografia greca
come me lo ha chiesto nei minimi par perlustrano le strade guidati dai nostri tardoarcaica.
ticolari. Diciamo, senza discutere. Dieci ufficiali... già... 2. Antiche monete greche.
3. Decorazione a fascia continua che si
mine2 sono un sacco di soldi, e io mi [...] sviluppa per tutta la circonferenza del
sono affrettato a cambiare il tenore dei Ed ecco che procediamo con la secon vaso.
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1
Satiro danzante, III-II sec. a.C. Mazara del
Vallo, Trapani. Chiesa di Sant’Egidio, Museo
del Satiro.
2
James Whiteside, primo ballerino
dell’American Ballet Theatre, 2014 [foto di
NYC Dance Project].
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