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La colonna, elemento essenziale dell’architettura, costituisce il supporto dell’edificio e ne

rappresenta la solidità: scuotere le colonne significa minacciare tutto l’edificio, sia esso
architettonico, sociale o personale.
Appoggiandosi alle colonne, Sansone distrusse il Tempio e schiacciò i suoi nemici. La colonna
rappresenta l’albero della vita: la base indica le radici, il fusto il tronco, il capitello il fogliame.
La gran maggioranza delle colonne egiziane è trasposizione nella pietra dei supporti vegetali che un
tempo sostenevano i soffitti degli edifici in legno. Esse prendono a prestito la loro forma da quella
della palma e del papiro ed esprimono la vita infusa nell’edificio. Nell’arte greco-romana le colonne
votive e trionfali erette in onore di un uomo o di un’impresa, con la decorazione scultorea a spirale
ascendente, rappresentavano i rapporti fra cielo e terra, manifestavano la potenza di Dio nell’uomo
e la potenza dell’uomo sotto l’influenza del Dio. Generalmente una coppia di colonne, come le
colonne d’Ercole, sta ad indicare un limite, ad inquadrare una porta, a segnare il passaggio da un
mondo ad un altro. Innumerevoli erano le colonne del palazzo e del Tempio di Salomone, ma due,
le più celebri, si innalzavano davanti al vestibolo del Tempio.
Citiamo da 1 Re (7, 13-22): Il re Salomone fece venire da Tiro Hiram, figliolo di una vedova della
tribù di Neftali. Egli si recò dal re Salomone ed eseguì tutti i lavori da lui ordinati. Fece le due
colonne di rame. La prima aveva diciotto cubiti d’altezza e una corda di dodici cubiti misurava la
circonferenza della seconda. E fuse due capitelli di rame, per metterli in cima alle colonne; l’uno
aveva cinque cubiti d’altezza, e l’altro cinque cubiti d’altezza. Traducendo le misure del nostro
sistema metrico, si ottiene l’altezza di 8 metri per il tronco, più di 2 metri di capitello; alla
circonferenza di metri 5.40 corrisponde un diametro di metri 1.70. Continuiamo la lettura: Fece un
graticolato, un lavoro d’intreccio, dei festoni a guisa di catenelle, per i capitelli ch’erano in cima
alle colonne: sette per il primo capitello e sette per il secondo. E fece due ordini di melagrane
attorno all’uno di quei graticolato, per coprire il capitello ch’era in cima all’una delle colonne; e
lo stesso fece per l’altro capitello. I capitelli posti sulle due colonne erano circondati da duecento
melagrane, in alto, vicino alla convessità ch’era aldilà del graticolato; c’erano duecento
melagrane disposte attorno al primo e duecento intorno al secondo capitello. Egli rizzò le colonne
nel portico del Tempio; rizzò la colonna a man destra, e la chiamò Jakin (Egli stabilirà); poi rizzò
la colonna a man sinistra, e la chiamò Boaz (In Lui la forza).
Il nome dato alla colonna di destra (entrando), Jakin, evoca in ebraico l’idea della stabilità, mentre
quello della colonna di sinistra, Boaz, suggerisce l’idea della forza. Nei nomi delle due colonne si
possono scorgere anche i principi contrapposti della sessualità; quello di destra, Jakin, esprimerebbe
il principio attivo, la mascolinità, quella di sinistra, Boaz, il principio passivo o femminilità
(passività non nel senso riduttivo di subire, ma in quello nobile di ricevere); da qui deriva un
simbolo generale di fecondità come risultante dei due principi attivo e passivo, all’entrata del
santuario che è ricettacolo di forze divine, labirinto, grotta e ventre materno. Questa interpretazione
è rafforzata dal simbolismo della melagrana, che sta appunto a significare fecondità e discendenza
numerosa. Il frutto, con i suoi molti chicchi, richiama anche l’unione di tutti i Liberi Muratori,
affratellati per un fine comune e stretti dentro la dura scorza che ricorda il male, così duro da
vincere. Gli Apprendisti che siedono a settentrione sono in corrispondenza con la colonna B, Boaz,
che significa “In Lui la forza” e che rappresenta il principio passivo, a significare che l’Apprendista
è tenuto all’apprendimento, alla ricezione; i Compagni d’Arte che siedono a meridione in
corrispondenza con la colonna J, Jakin, “Egli stabilirà”, rappresentante il principio attivo, sono
invece tenuti ad esercitare attivamente il consolidamento del Tempio. Se la prima colonna sta a
rappresentare la passività, la ricezione, il dovere, la seconda richiama l’attività, la ragione, il diritto.
Le due colonne all’entrata del Tempio segnano i confini fra il mondo profano e quello sacro e
raffigurano l’equilibrio delle forze contrarie che producono l’eterno movimento, eterna
rigenerazione, l’eterna fecondità, cioè l’immortalità. Superate le due colonne ed entrati nel Tempio,
troviamo in esso molti elementi simbolici; alcuni di essi sono indispensabili ed essenziali per
identificare come un Tempio qualsiasi spazio, anche aperto; essi sono il Quadro di Loggia, i tre
candelieri al centro ed infine l’Ara con la Squadra, il Compasso, il Libro Sacro.

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