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L’etica

L’etica epicurea è indirizzata alla ricerca della felicità , identificata con il piacere, che costituisce il
criterio di scelta e quindi il criterio mediante il quale valutiamo ogni bene. La ricerca del piacere non è
intesa come il soddisfacimento dei propri interessi, i bisogni superflui. I piaceri autentici infatti sono
solo quelli naturali , cioè quei piaceri che darivano dalla soddisfazione di bisogni naturali.
La ricerca del piacere per Epicuro coincide con la virtù , infatti non è possibile vivere nel piacere
senza vivere anche in modo saggio, buono e giusto indipendentemente dal piacere.
Epicuro poi sottolinea la semplicità della sua morale, fatta di poche regole essenziali, anche se non è
sempre facile da praticare perché richiede l’abbandono delle abitudini della maggior parte degli
uomini. In epicuro c’è una coincidenza tra etica e morale, perché se abbiamo un buon
comportamento nell’ambito personale lo avremmo anche nel collettivo.

Piacere e bisogni
Nel definire il piacere, Epicuro lo distingue tra piacere stabile o catastematico , definito da bisogni
necessari e non soggetto a fluttuazione , e piacere cinetico, in movimento che consiste nella gioia.
La felicità risiede nel piacere stabile , cioè nel non soffrire e non agitarsi e per questo è definita come
atarassia, cioè assenza di turbamento nell’animo e come aponia, cioè controllo delle passioni e
assenza di dolore.
Epicuro afferma che il culmine del piacere è la distruzione del dolore, esprimendo una concezione
negativa del piacere, e quindi della felicità .
Il piacere così inteso, implica la necessità di distinguere tra bisogni che devono essere effettivamente
soddisfatti e bisogni superflui, che l’uomo deve abbandonare per essere felice. Elabora quindi la sua
teoria dei bisogni , classificandoli in tre tipologie:
• i bisogni naturali e necessari, che sono legati alle richieste del corpo, quindi alla sopravvivenza
• i bisogni naturali e non necessari, che costituiscono una variante superflua dei bisogni naturali
(come magari il mangiare molto)
• i bisogni non naturali e non necessari , che sono i bisogni superflui, legati a desideri non
elementari, e dunque sono un fine e non un mezzo per la sopravvivenza
Solo i bisogni naturali e necessari devono essere appagati .

L’etica epicurea spinge a calcolare il valore dei piaceri , e quindi la loro desiderabilità, sulla base dei
bisogni. Questo calcolo è una manifestazione della saggezza, che è la prima di tutte le virtù ,è più
preziosa anche della filosofia.
Davanti ad ogni nostro desiderio dovremmo porci la domanda; è necessario oppure no.

L’antiedonismo
Il pensiero di epicuro non deve essere confuso con l’edonismo (dal greco hedonè, piacere) che
stabilisce un’equivalenza tra il bene da perseguire e il piacere dei sensi.
Per quanto riguarda l’amicizia , Epicuro afferma che questa nasce dall’utile ma nello stesso tempo è
un bene di per sè. L’amico autentico, infatti, non è né chi considera l’amicizia come uno scambio di
vantaggi, né chi distrugge la speranza di aiuto che fa necessariamente parte dell’amicizia.
Se inoltre impronto la mia vita sul raggiungimento del piacere giusto, e quindi secondo saggezza,
difficilmente commetterò ingiustizie. Infatti epicuro afferma che “chi ha raggiunto il fine dell’uomo
(cioè la saggezza), anche se nessuno è presente, sarà ugualmente onesto”.
Per Epicuro inoltre , il piacere è anche il fondamento e la giustificazione della solidarietà tra gli
uomini, perché è più piacevole fare il bene anziché riceverlo .

Il rifiuto della politica


Nonostante epicuro riconosca i vantaggi che la politica procura agli uomini vincolandoli a leggi che
impediscono loro di nuocersi a vicenda, egli consiglia ai saggi di rimanerne estranei , con al sua
locuzione “vivi nascosto” . Questo perché l’ambizione politica può essere solo una fonte di
turbamento , e quindi un ostacolo al raggiungimento dell’atarassia. Questo non va bene ne per
Aristotele ne per Platone.

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