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UNIVERSITÀ DEL SALENTO

FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE,


SCIENZE POLITICHE E SOCIALI
CORSO DI LAUREA IN TEORIE E PRATICHE EDUCATIVE

Tesi di Laurea in
Storia della
Pedagogia

L’educazione scolastica nel periodo


Fascista: analisi dei registri della
scuola elementare di Lequile

RELATORE:
Chiar.ma Prof.ssa Anna Maria COLACI

LAUREANDA:
Martina
MAZZOTTA
20030255

Anno Accademico 2018 – 2019


Ai miei genitori, a mio fratello e alla mia famiglia
tutta, grazie ai quali sono la persona che
sono e ai quali posso dire solo un sincero
grazie

2
INDICE

INTRODUZIONE

CAPITOLO PRIMO – SCUOLA ELEMENTARE E FASCISMO:


UN’OTTICA DI GENERE

1.1 L’Italia Fascista


1.2 Riforma Gentile
1.3 Operazione Nazionale Balilla
1.3.1 L’educazione fisica maschile e femminile
1.4 Dalla questione igienica al concetto di razza

CAPITOLO SECONDO – IL FASCISMO E L’EDUCAZIONE


GIOVANILE IN PUGLIA

2.1 Situazione demografica pugliese


2.2 Cultura ed educazione in Puglia
2.3 Attività sportiva pugliese
2.4 Il fascismo nel Salento

CAPITOLO TERZO - CASO STUDIO: CONFRONTO REGISTRI


ISTITUTO COMPRENSIVO LEQUILE

3.1 I registri dell'Istituto Comprensivo di Lequile dal 1928 al 1936


3.1.1 Classi prime, Istituto Comprensivo di Lequile
3.1.2 Classi seconde, Istituto Comprensivo di Lequile
3.1.3 Classi terze, Istituto Comprensivo di Lequile
3.1.4 Classi quarte, Istituto Comprensivo di Lequile

3
3.1.5 Classi quinte, Istituto Comprensivo di Lequile

CONCLUSIONE

BIBLIOGRAFIA

RINGRAZIAMENTI

4
INTRODUZIONE

Il fascismo può essere considerato senza dubbio uno dei fenomeni più rilevanti

del secolo scorso; esso infatti risulta essere argomento di numerosi studi e continua

ancora oggi ad essere analizzato nel contesto storico in cui è sorto.

Sono molteplici le indagini critiche sul tema, soffermandosi sia sul consenso sia sul

ruolo che ebbe in relazione all’educazione scolastica.

L’istruzione, difatti, costituisce il pilastro su cui si fonda l’esistenza di un Paese, dal

momento che l’intera comunità attribuisce ad esso il compito di formare le future

generazioni, le quali saranno alla guida dello Stato stesso.

È partendo da questa premessa che intende svilupparsi tale elaborato, esaminando una

realtà non troppo lontana dal nostro tempo, cercando capire come il fenomeno in

oggetto abbia plasmato la mente delle persone di ogni classe sociale.

Il presente lavoro di tesi si divide in tre capitoli che analizzano vari aspetti relativi al

periodo fascista: nel primo sarà presentato il quadro generale partendo dalle origini del

fascismo in Italia sino all’educazione e alla didattica durante questo periodo.

Nel secondo capitolo invece saranno esposti aspetti più specifici, con particolare

riguardo all’educazione giovanile in Puglia e nel Salento, puntando l’attenzione sulla

situazione demografica, culturale ed educativa, compresa quella sportiva.

Nel terzo capitolo si confronteranno alcuni registri scolastici del periodo 1928-1935 che

hanno permesso di vedere come la situazione fosse totalmente diversa rispetto ai nostri

giorni, a livello burocratico e della privacy. Si è deciso quindi di esaminare i registri

della scuola elementare “Giacomo Matteotti” di Lequile, prendendo in considerazione le

classi I, II, III, IV, V degli anni 1928 al 1935.


La scelta di esaminare queste classi è legata al desiderio di approfondire come vennero

messi in pratica gli ideali del fascismo ad un gruppo articolato, ma cronologicamente

omogeneo, di classi e di insegnanti.

2
Capitolo primo

Scuola elementare e fascismo:

un’ottica di genere

3
1.1 L’Italia Fascista

Il movimento fascista deve la sua nascita a una serie di eventi e circostanze sia

nazionali che internazionali. All’indomani della fine della prima guerra mondiale il

contesto italiano era da diversi punti di vista disastrato: una grave crisi economico-

finanziaria determinata dal conflitto, numerose perdite umane (vittime, feriti, invalidi), i

governi deboli, le divergenze che causarono poi scissioni all’interno dei partiti politici.

Tutto questo generò l’inevitabile bisogno di sicurezza e stabilità che il nazionalismo

riuscì ad intercettare e soddisfare. Mussolini fu in grado di sfruttare a suo vantaggio

anche la poca importanza che venne destinata all’Italia durante i trattati di pace.

La nascita ufficiale del fascismo risale al 23 Marzo 1919 quando, a Milano, circa

trecento rappresentanti della società, la maggior parte futuristi, insieme al suo artefice -

Benito Mussolini – fondarono il movimento noto come Fasci di combattimento.1

La presenza del fascismo si manifestò durante le elezioni del 1921, evento che portò

Mussolini a trasformare il movimento in un vero e proprio partito, dando vita al Partito

Nazionale Fascista (PNF). Determinante fu inoltre la marcia su Roma, avvenuta il 28

Ottobre del 1922, sostenuta dalla Monarchia, dalla Chiesa e dalla classe imprenditoriale.

Con l’intento di combinare il nazionalismo con le aspirazioni sociali, il neo-partito

fascista si prefigge di ripristinare l’ordine della nazione con diverse iniziative, ad

esempio bloccando gli scioperi, manifestandosi quindi come punto di riferimento per

l’intero Paese.

Dal punto di vista economico lo stato fascista, per affrontare la crisi degli anni Trenta,

mette in atto da un lato una politica di autarchia severa (come la battaglia del grano e

alla bonifica delle paludi pontine) e dall’altro è fautore di una politica sociale

1
Cfr. A. GRAMSCI, Socialismo e fascismo. L’Ordine Nuovo, Einaudi, Torino 1966.

4
rivoluzionaria. Tali provvedimenti sono connessi all’intenzione del regime di imporsi al

potere, controllando il popolo mediante la nascita di sindacati fascisti, associazioni di

svago e movimenti giovanili; ciò legittimò anche l’uso della violenza – si pensi ad

esempio all’attacco alla sede del quotidiano “Avanti!” e all’assassinio del deputato

socialista Giacomo Matteotti.

La situazione del Mezzogiorno venne esaminata il 17 Luglio 1923-I, nel corso della XV

riunione del Gran Consiglio Nazionale del Fascismo. Dai verbali della riunione emerse

il problema della disoccupazione, per il quale il Duce propose come soluzione la ripresa

dell’emigrazione in America; Mussolini inoltre, per risolvere le molteplici difficoltà

riscontrate, indicò un’azione «combinata e coordinata fra i quattro strumenti dell’azione

Fascista e cioè: Governo, Comuni, Partito, Corporazioni»2, facendo ricorso ad

un’accurata, corretta ed efficiente amministrazione.

1.2 Riforma Gentile

A seguito della concessione dei pieni poteri a Mussolini e al suo governo, egli

nominò Giovanni Gentile ministro della Pubblica Istruzione nell’ottobre del 1922. Da

questo momento in poi si rese visibile quel legame tra idealismo e fascismo che non

trovò ostacoli, se non dopo il delitto Matteotti, «e che avrebbe coinvolto la scuola nella

degenerazione autoritaria».3

Sono diverse le ragioni per cui Mussolini decise di aderire alla riforma Gentile: per

creare un’Italia nuova riteneva che ci fosse bisogno di una formazione più seria degli

studenti. L’obiettivo a cui mirava il fascismo era una politica di casta, difatti Gentile

2
Partito Nazionale Fascista. Il Gran Consiglio nei primi decenni dell’era Fascista, Nuova Europa, s.d.,
pp. 148-151.
3
A. SEMERARO, Il sistema scolastico Italiano, Carocci Editore, Roma 1998, p.59.

5
sosteneva che l’educazione fosse riservata soltanto ad una determinata élite e non alle

masse, in quanto «la scuola deve formare i capi».4

La riforma Gentile fu oggetto sia di innumerevoli adesioni, come Piero Gobetti e

Gaetano Salvemini, ma in egual misura ci furono anche molteplici opposizioni per lo

spirito classista che la caratterizzava.5

Uno dei più importanti propositi del Partito Nazionale Fascista fu quello di migliorare la

scuola italiana mediante un programma basato su quattro pilastri: eliminazione

dell’analfabetismo valorizzando l’istruzione elementare; creare una scuola media ed

universitaria libera; privilegiare gli studi classici; perfezionare l’insegnamento e gli

stessi insegnanti.6

Alla base della riforma Gentile vi fu una profonda ristrutturazione dell’ordinamento

scolastico. In particolare la scuola elementare venne così ripartita: tre anni di grado

preparatorio infantile, tre anni di grado inferiore che va avvio all’obbligo scolastico, e

due anni di grado superiore.

In riferimento all’obbligo scolastico, questo fu formalmente prolungato fino all’età di

14 anni, sebbene di fatto lo stesso cessasse con il V anno della scuola elementare, in

quanto i successivi corsi integrativi erano una prerogativa di pochi e non erano diffusi

su tutto il territorio nazionale.

La riforma dà una nuova impostazione culturale alla scuola elementare, eliminando le

nozioni puntando maggiormente l’attenzione su attività ludiche come canto, lavoro,

gioco e disegno con l’intento di potenziale l’autoformazione e la capacità individuale

4
G. GENOVESI, Storia della scuola italiana dal Settecento a oggi, Laterza, Bari 2004 p. 139.
5
Cfr. I. ZAMBALDI, Storia della scuola elementare in Italia. Ordinamenti, Pedagogia, Didattica, Las-
Roma 1975.
6
Cfr. G. GENOVESI, Storia della scuola italiana dal Settecento a oggi, Laterza, Bari 2004.
G. RICUPERATI, La scuola e il movimento degli studenti, in V. Castronovo (a cura di) L’Italia
contemporanea 1945-1975, Einaudi, Torino 1976.

6
dei singoli studenti. Emerge chiaramente come il compito della scuola elementare fosse

non più quello di istruire ma quello di educare.

Altra innovazione fu quella di inserire nei programmi scolastici della scuola elementare

l’insegnamento religioso, di prerogativa della Chiesa Cattolica.

Risulta quindi evidente la necessità di cambiare la figura degli insegnanti ai quali venne

concessa ampia libertà di svolgere la loro professione senza seguire determinati

programmi scolastici, dando loro facoltà di insegnare le discipline a proprio piacimento.

1.3 Opera Nazionale Balilla

Sebbene prima dell’avvento del fascismo furono promulgate diverse leggi per

arginare l’analfabetismo, il fenomeno nei primi anni del regime era fortemente diffuso

in tutto il Paese. Affinché la dottrina Fascista trovasse una maggiore diffusione e un più

elevato consenso presso i giovani, l’unica via possibile fu quella di dar vita a una nuova

scuola, creata con lo scopo di educare e indottrinare le nuove generazioni, in modo da

accettare la cultura fascista nel modo più naturale possibile.

Ai docenti e direttori venne affidato il compito di trasmettere agli alunni la dottrina del

regime, impiegando un metodo rigido, severo, per certi versi militare, enfatizzando il

concetto di dovere, dalla famiglia alla patria.

Con la legge n. 2247 del 3 aprile 1926 venne istituita l’Opera Nazionale Balilla (ONB),

che mirava all’assistenza e all’educazione etica e fisica delle nuove generazioni, venne

presentata come «la vera scuola del Fascismo»7, in quanto fu interpretata come

«l’intervento di politica pedagogica più congeniale al nuovo regime»8. Il suo obiettivo

7
C. BETTI, L’Opera Nazionale Balilla e l’educazione fascista, La Nuova Italia, Firenze 1984, p. 123.
8
A. SANTONI RUGIU, Storia sociale dell’educazione, Principato, Milano 1987, p. 638.

7
era quello di includere i giovani, cercando di indottrinarli in quella che era la visione

dello Stato Fascista, proseguendo quella fase di totale fusione tra partito e Stato,

sfociato poi in un regime prettamente totalitario e dittatoriale.

Mediante i decreti del 1930 e del 1934 all’ONB venne delegato il patronato scolastico e

vennero create diverse organizzazioni per tutte le fasce d’età: i figli della lupa (6- 8

anni), la gioventù fascista (18-21 anni), le piccole italiane e le giovani italiane; tutte

queste poi confluirono nel 1937 nell’organizzazione denominata Gioventù italiana del

Littorio (GIL).

La legge prevedeva che l’iscrizione all’opera fosse gratuita e volontaria, sebbene ciò

fosse una formalità, in quanto i maestri e i direttori avevano il compito di registrare un

quantitativo definito di tesserati, obbligando di fatto quindi gli studenti sia all’iscrizione

che alla frequenza.

Il Sistema Fascista propendeva ad attuare una profonda distinzione tra la figura

dell’uomo, inteso come cittadino-soldato, e il ruolo della donna, vista come l’angelo del

focolare. A dimostrazione di ciò, attraverso la Riforma Gentile, si continuò a marcare

questa differenza, separando l’educazione maschile da quella femminile: agli studenti

venne riservato l’insegnamento della cultura militare, invece le studentesse vennero

indirizzate allo studio della puericultura (mediante la creazione del liceo femminile),

per loro venne previsto anche un aumento delle tasse scolastiche e vennero estromesse

sia dal ricoprire il ruolo di preside sia dall’insegnamento delle materie filosofiche e

letterarie, appannaggio esclusivo degli uomini.

L’inserimento nel ruolo di Balilla fu ben accetto dagli studenti maschi, acconsentendo

con entusiasmo alla divisa militare, rispetto alle bambine che erano obbligate ad

8
indossare il grembiule; nell’Opera si inseriva anche lo svolgimento di attività fisiche e

ricreative, come ad esempio marciare e cantare tra la popolazione, che metteva in

evidenza il loro orgoglio nell’essere Fascisti.9

1.3.1 L’educazione fisica maschile e femminile

L’Opera Nazionale Balilla mise al centro del suo progetto l’attività fisica e

sportiva, svolta non solo dalle persone singolarmente ma anche nelle istituzioni

scolastiche. Infatti, prima ancora della creazione dell’ONB, nel 1923 la Riforma Gentile

prevedeva anche l’istituzione di un ente preposto, l’Ente Nazionale per l’Educazione

Fisica (ENEF), a cui prendevano parte soltanto i ragazzi delle scuole medie, dai 10 ai

14 anni.

Dal momento che al Governo Fascista interessava coinvolgere la scuola primaria, in

quanto era la sola frequentata dalla classe proletaria, il presidente dell’ONB Renato

Ricci soppresse l’Ente e spostò tutte le competenze dello stesso all’interno

dell’Organizzazione, avendo premura che l’attività ginnica fosse praticata anche nelle

scuole elementari pubbliche, efficace mezzo attraverso cui fare propaganda e

proselitismo.

I propositi di Ricci, che mirava ad avere il consenso ufficiale da parte del governo,

trovarono la loro realizzazione con il decreto legge n. 2341 del 20 Novembre 1927, il

quale prevedeva che l’ONB incorporasse l’ENEF e ad esse veniva affidato il compito di

gestire l’educazione fisica degli alunni delle scuole pubbliche elementari10.

9
Cfr. I. ZAMBALDI, Storia della scuola elementare in Italia. Ordinamenti, Pedagogia, Didattica, Las-
Roma 1975, p. 582.
10
Cfr. Art. 2 del R.D.L. 20 Novembre 1927, n. 2341.

9
L’attività fisica era considerata propedeutica per l’educazione premilitare; queste

venivano rese pubbliche alla popolazione attraverso saggi e manifestazioni, portando

alla conoscenza di tutti l’Opera, la sua efficienza e l’eccellente livello di educazione e

formazione degli iscritti.11

Venne quindi riservata notevole importanza all’attività fisica, vista come attività

educativa vera e propria, e questo si spiega perché era considerata un utile mezzo per

accrescere nelle nuove generazioni la rivalità, la tenacia, la compostezza, la disciplina e

l’autodisciplina, l’autodeterminazione e l’orgoglio personale.

L’Opera dunque disciplinava lo svolgimento dell’attività ginnica, nel dettaglio erano

previste due ore alla settimana durante l’orario scolastico ed erano organizzate

esercitazioni all’aperto nel pomeriggio di quello che fu definito Sabato Fascista,

divenute poi obbligatorie dal 1934 per tutti (non solo per gli studenti).12

L’ambizione del presidente Ricci era quello di creare un ampio centro sportivo che

includesse una scuola-convitto fornito di un corredo scolastico moderno ed impeccabile,

con all’interno piscine, piste e campi da gioco; l’obiettivo da perseguire era la

costruzione di due stadi: il primo doveva essere grande abbastanza da permettere a tutta

la popolazione di praticare l’attività fisica, la cui richiesta era fortemente in aumento, il

secondo invece sarebbe stato di dimensioni più piccole, realizzato tutto in marmo

bianco, prova che rifletteva in pieno lo stile fascista. La scuola-convitto pensata da Ricci

per i Balilla doveva essere ubicata in edifici «geometrici e squadrati come blocchi

monolitici per conferire un’impressione di sobria e duratura solidità»13.

11
Cfr. F. FABRIZIO, Sport e fascismo. La politica sportiva del regime (1924-1936), Guaraldi Rimini,
1976.
12
Cfr. H.A.CAVALLERA, La formazione della gioventù italiana durante il ventennio fascista, Tomo I,
Pensa Multimedia, Lecce 2006.
13
M. LOMBARDO, Quando i figli d’Italia si chiamavano BALILLA, in «Storia Illustrata», Miliano 1979
p.31.

10
Sebbene tutto questo fosse una novità per l’ordinamento scolastico italiano, non si può

non tenere conto del fatto che negli edifici scolastici non ci fossero luoghi e attrezzature

idonei. La giustificazione che venne data per tale carenza fu che non era indispensabile

avere una palestra per praticare l’attività fisica, sportiva e ludica, in quanto era

sufficiente «la strada, un appezzamento di terreno, senza grandi pretese»14

1.4 Dalla questione igienica al concetto di razza

Uno degli argomenti di maggiore interesse, non solo per il Fascismo, ma anche per

la prima metà del secolo scorso, fu l’igiene. Se ne parlò in quanto le precarie condizioni

della popolazione causavano povertà, deperimento, diffusione di epidemie e, di

conseguenza, un alto tasso di mortalità.

Il Regime si impegnò fortemente, come nessun Paese aveva mai fatto, nella difesa della

salute della sua classe operaia; venne estesa a tutti i lavoratori l’assistenza sanitaria e

vennero istituiti diversi enti tra cui: la Cassa Nazionale delle Assicurazioni Sociali, la

Cassa Nazionali Infortuni, le Mutue Sanitarie e le Casse di Previdenza. Grazie a questi

provvedimenti il popolo e i suoi lavoratori furono tutelati 15; prova ne fu che il tasso di

mortalità diminuì e l’aspettativa di vita passò dai 37 ai 52 anni16.

Il tema in questione venne ampiamente trattato anche in ambito scolastico in due distinti

modi: sia come una disciplina indipendente, sia inserita nell’area denominata sezioni

varie; oggetto della materia era il corpo umano che doveva essere tutelato per evitarne

le malattie.

14
ALSGS, Cartella 9, Opera nazionale balilla, fasc. 5, circolare n. 125 del 19 ottobre 1933 del presidente
del Comitato provinciale dell’Onb di Sassari Alessandro Giaculli.
15
S.FABBRI, La salute del popolo, in «Gioventù Fascista, cit.,pp.13-14.
16
Ivi, p. 15.

11
Nella stessa sezione si inserì anche l’argomento Igiene pubblica e varie informazioni

sulle malattie contagiose17, malattie della pelle (scabbia, eczema, rigna) 18 ed infine le

malattie più diffuse della regione (malaria, tubercolosi, tracoma)19.

L’importanza in ambito scolastico riservata al tema qui affrontato è dimostrata dal fatto

che fosse sistematica la visita nelle aule di un dottore in modo da controllare che le

classi e gli alunni fossero adeguatamente puliti; in caso contrario, era di routine

l’allontanamento dello scolaro.

Per quanto concerne la tubercolosi, l’intenzione del governo era la sua totale

eliminazione, tanto che organizzò una campagna antitubercolare coinvolgendo perfino

gli insegnanti, introdusse la giornata della Doppia Croce e vennero istituiti i Consorzi

provinciali antitubercolosi. Anche l’Operazione Nazionale Balilla cercò nel miglior

modo possibile di tutelare i ragazzi, curandoli, offrendo loro medicinali gratuiti,

istituendo corsi di igiene e puericultura con l’obiettivo di creare l’Italiano Nuovo di

Mussolini. Lo scopo ultimo del governo di Mussolini era quello infatti di disegnare uno

Stato attivo, forte, battagliero e in qualsiasi occasione pronto a servire la Patria e il

Duce, dando vita al già citato Homo Novus, mediante il consolidamento della razza.

Un chiaro esempio di come il Fascismo desse importanza all’indottrinamento della

popolazione curando ogni piccolo dettaglio è riscontrato nel saluto romano. La classica

stretta di mano era considerata superata, tradizionalista e poco igienica e venne pertanto

rimpiazzata dal saluto romano, ritenuto «il più bello, il più elegante, il più igienico ed

anche, per tutti indistintamente gli Italiani, il più significativo.[…], oggi dovrebbe

essere l’unica forma Fascista di saluto.[…]. Negli uffici, nei locali pubblici, nelle

17
Cfr. Giornale della classe IV mista a.s. 1931-32.
18
Cfr. Giornale della classe II femminile a.s. 1934-35.
19
Cfr. Giornale della classe IV mista a.s. 1934-35.

12
scuole, negli ospedali, nei sanatori, soprattutto in questi ultimi, dovrebbero essere affissi

dei cartelli colla scritta: “È abolita la stretta di mano; si saluta romanamente”»20.

Risulta quindi evidente il nesso tra la questione igienica e il concetto di stirpe e il suo

perfezionamento, sebbene lo stesso non fosse inizialmente concepito in termini razzisti,

ma piuttosto in termini nazionalisti.

Una spinta che diede una valenza sociale e razziale alla questione igienica furono le

leggi razziali del 3 agosto 1938. Alla stessa stregua dei malati e degli inabili furono

messi anche coloro che erano di una razza diversa da quella ariana e italica, reputata

«non contaminata, quindi impura razzialmente dalle dominazioni straniere»,21

manifestatesi in Italia dopo la caduta dell’Impero Romano.

Grande risonanza fu dunque data alle dottrine razziste anche per mezzo della rivista

“La difesa della Razza”, avviata nel 1938 a seguito dell’emanazione delle leggi razziali

incentrata principalmente alla diffamazione e alla persecuzione dell’ebraismo, inteso

come «il più feroce e delirante razzismo teologico, l’ebraismo, minaccia apertamente la

società umana e tenta di asservirla ai suoi inammissibili fini.»22

Da quanto detto finora emerge chiaramente come la questione igienica fosse da più parti

ritenuto uno degli emblemi attraverso cui il fascismo attuò la sua rivoluzione,

inizialmente inteso solamente in un’ottica assistenziale medica per poi sfociare nella

difesa da parte del Regime del cittadino italiano dalla contaminazione ebraica.

20
S. FABBRI, È abolita la stretta di mano. Si saluta romanamente, in «Gioventù Fascista», II, n.32,30
Novembre – XI, p.7.
21
A.M. COLACI L’educazione all’igiene nel ventennio fascista, Pensa Multimedia, Lecce 2008, p.222.
22
T.INTERLANDI, in “La difesa della razza”, I, n.1, 5 Agosto 1938-XVI, p.3.

13
Capitolo secondo:

Il Fascismo e l’educazione

giovanile in Puglia

14
2.1 Situazione demografica pugliese

La situazione che si presentava in Italia al termine della Prima Guerra Mondiale

era fortemente caratterizzata da disordini sociali ed enormi problemi economici.

In questo contesto fece breccia la paura di un crollo demografico, confermata anche da

diversi studi23 che mettevano in relazione il tasso di natalità con la crescita futura della

popolazione. Da queste ricerche emerse un’elevata probabilità di un calo demografico

repentino, sebbene il numero delle nascite registrate fosse elevato.

Una delle preoccupazioni di Mussolini era che anche in Italia si potesse verificare un

declino demografico, pertanto l’argomento divenne uno dei pilastri della sua

propaganda, al fine di convincere la popolazione che questo fosse un rischio per i

progetti colonialisti italiani.

Fu ritenuto quindi necessario l’adozione di politiche a favore delle nascite, in modo che

fosse elusa l’eventualità appena esposta, condizione senza la quale non sarebbe stato

possibile far emergere la potenza del Regime Fascista.

Prendendo in esame la situazione Pugliese, nei primi anni del secolo scorso si calcolava

una popolazione di circa due milioni, con una media che aumentava di anno in anno ed

era sempre al di sopra di quella delle altre regioni del meridione, in quanto per

quest’ultime pesava in misura maggiore il fenomeno della migrazione.

In particolare, prendendo in riferimento la decade 1921-1931, si contavano circa 2,5

milioni di Pugliesi; tale aumento della popolazione fu dovuto sia al numero crescente di

23
Cfr. H.A.CAVALLERA, La formazione della gioventù italiana durante il ventennio fascista, Tomo II,
Pensa Multimedia, Lecce 2006.

15
rimpatri, sia ad un arresto del fenomeno migratorio, causato dalle misure politiche

messe in atto dal Fascismo.24

Se quindi nei primi anni del Novecento fu possibile notare in Puglia un aumento della

popolazione, diversa è la situazione negli anni ’30: da un lato la guerra in Etiopia (che

vide il coinvolgimento anche dell’Italia), dall’altro la crisi economia mondiale del ’29 25

furono le ragioni per cui l’aumento della popolazione pugliese rimase costante in quegli

anni.

2.2 Cultura ed educazione in Puglia

Diversi studi26 testimoniamo che la cultura ed in particolare l’educazione furono

due elementi che non vennero trascurati dal Fascismo, anzi si possono considerare due

veri e propri capisaldi della sua dottrina, in quanto Mussolini aveva colto la loro

potenzialità nel favorire la sua propaganda.

Alla puglia venne riconosciuto il merito di essere una tra le regioni con un rilevante

potenziale culturale. Prova ne furono sia la realizzazione di una serie di opere

pubbliche, sia l’esecuzione di diversi restauri, tra i più importanti è possibile citare

quelli della Cattedrale di S. Sabino a Bari, della Basilica di S. Nicola e del Castello

Svevo. Tutte queste iniziative nate durante il Governo Mussoliniano furono reputate

24
Cfr. H.A.CAVALLERA, La formazione della gioventù italiana durante il ventennio fascista, Tomo II,
Pensa Multimedia, Lecce 2006.
25
Cfr. S.VITUCCI, Lo sviluppo demografico e urbano nel Novecento, in AA.VV., Storia della Puglia.
Età moderna e contemporanea, M. Adda editore, Bari 1979.
26
Cfr. M.GERVASIO, Fascismo e cultura in Puglia, in JAPIGIA (rivista), Anno III, Fascicolo IV,
S.E.T., Bari 1932, pp.463-473; M.VITERBO, L’opera educativa dell’Ente Pugliese di Cultura. Per gli
artieri e i contadini di Puglia. , in JAPIGIA (rivista), Anno III, Fascicolo IV, S.E.T., Bari 1932, pp.477-
492; G. D’AVANZO, Le opere pubbliche in Puglia, , in JAPIGIA (rivista), Anno III, Fascicolo IV,
S.E.T., Bari 1932, pp. 397-419.

16
solo un «un settore dell’immensa opera compiuta dal regime fascista sotto la guida di un

uomo straordinario»27.

Il giudizio che venne dato all’istruzione Pugliese fu indubbiamente positivo, dal

momento che fu evidente un netto miglioramento dal punto di vista educativo: due

elementi di spicco sono sia l’attenzione rivolta all’edilizia scolastica con la costruzione

di nuove scuola, sia l’aumento del numero di scolari presenti in ogni classe.

Si contavano per aula dai 50 ai 60 allievi, e ciò può essere ricondotto a motivi

democratici ed economici28.

Lo sviluppo del settore industriale e artigianale fu messo in evidenza anche dalla

creazione di diversi enti tra cui la Federazione Autonoma dell’artigianato, l’Ente

Nazionale per le piccole Industrie; con particolare riferimento alla cultura pugliese

(riservata soprattutto ai giovani) un forte contributo fu dato tra l’agosto 1923 e il

Gennaio 1924 con l’istituzione di un apposito Ente denominato Ente Pugliese di

Cultura. In particolare, con riferimento all’educazione infantile sia della Puglia che

della Basilicata, grazie all’Ente furono introdotte sia le case dei bambini, chiamate

anche asili di infanzia rurale, sia le scuole per contadini, che avevano il duplice scopo:

da un lato miravano a debellare il fenomeno dell’analfabetismo diffuso maggiormente

tra la classe contadina, dall’altro cercavano di impedire una “migrazione” dei figli dei

contadini dalla campagna al paese, fornendo loro beni di prima necessità come divise,

cappelli.29

Alcuni esempi di quello che il Fascismo mise in atto in Puglia riguardo alla cultura e

all’educazione scolastica furono la pubblicazione di apposite riviste riservate ai Balilla e

27
M.GERVASIO, Fascismo e cultura in Puglia, cit., p.473.
28
Cfr. H.A.CAVALLERA, La formazione della gioventù italiana durante il ventennio fascista.
29
M.VITERBO, L’opera educativa dell’Ente Pugliese di Cultura. Per gli artieri e i contadini di Puglia,
in JAPIGIA (rivista), Anno III, Fascicolo IV, S.E.T., Bari 1932, pp.483-485.

17
alle Piccole Italiane delle scuole rurali e la creazione delle Biblioteche Popolari e del

Dopolavoro per i contadini, destinate alla classe agricola affinché impiegassero il loro

tempo libero in modo costruttivo.

Il fine di tutte le iniziative messe in atto dall’Ente fu quello di «interpretare fedelmente

le direttive del regime, in Puglia e Basilicata, per contribuire alla nuova educazione

fascista dei nostri contadini, nelle campagne e dei nostri artigiani ed operai, nelle

città»30, cercando in ogni modo possibile di rendere onore ad una delle prerogative più

note di Mussolini: «Andare decisamente verso il popolo»31.

2.3 Attività sportiva pugliese

Due aspetti che non vennero trascurati dalla dottrina Fascista furono

l’educazione fisica e lo sport, in quanto, attraverso tali attività, il Regime puntava

all’indottrinamento delle nuove generazioni, generando un uomo-soldato che mostrasse

coraggio, sacrificio e forza ed una donna-madre che si distingueva per la sua eleganza e

tenacia32.

Il pretesto per migliorare e potenziare questi due principi educativi fu trovata nelle

molteplici sconfitte subite dall’Italia con i suoi rappresentanti durante le Olimpiadi di

Amsterdam nel 1928; da quel momento in poi infatti, si decise di intensificare il ruolo

dell’educazione sportiva nelle scuole con l’appoggio riservato ai Littorali dello sport e

ai Concorsi federali di educazione fisica.

30
M.VITERBO, L’opera educativa dell’Ente Pugliese di Cultura. Per gli artieri e i contadini di Puglia,
in JAPIGIA (rivista), Anno III, Fascicolo IV, S.E.T., Bari 1932, p. 492.
31
B. MUSSOLINI, Al popolo Napoletano, in Opera Omnia di B. Mussolini, 35 Vol., La Fenice, Firenze,
1951-1963 XXV, p.50.
32
Cfr. P.DOGLIANI, L’Italia Fascista 1922-1940, Sansoni, Milano 1999, p.165.

18
Sono diversi gli studi che testimoniano la forte incidenza che ebbe lo sport nel contesto

Fascista33; prova di questo sono le diverse citazioni delle molteplici opere che vennero

realizzate durante questo periodo per favorire la pratica sportiva: due palestre, un campo

sportivo e lo Stadio della Vittoria, tutti edificati a Bari; le filiali del Barion, del Tennis,

della Società della Vela, e altre sparse tra la zona di Foggia, Taranto e del Salento.

La formazione dell’Italiano Nuovo concepito da Mussolini trovò le sue radici non solo

nell’educazione scolastica e culturale, ma gran parte del suo essere si concretizzò

attraverso la sua virilità, qualità necessaria affinché l’individuo potesse divenire più

forte, allo scopo di modellarlo alla dottrina Fascista, che si estendeva in varie aree:

politica, scienza, arte, ecc. Il Fascismo si appropriò quindi della locuzione latina Mens

sana in corpore sano.34

Tutto questo trova conferma in diversi articoli nei quali vengono menzionate le

discipline sportive che ebbero una maggiore adesione in Puglia: primo fra tutti il calcio,

passando poi dal ciclismo all’atletica, dal nuoto al canottaggio, la scherma, la lotta, la

ginnastica, la pesistica, l’ippica, la pallacanestro, il tennis, le corse automobilistiche e

motociclistiche, e si auspicava la diffusione degli sport marinari in tutta la popolazione

Pugliese.35

2.4 Il fascismo nel Salento

Nei primi anni del Novecento il Salento si contraddistingueva per un ampio

consenso verso il governo Giolittiano e una moderata partecipazione socialista, e la

33
Sul tema si vedano tra gli altri: M.CACCIAPAGLIA, L’educazione fisica, Fascicolo IV, 1932, p.389.
S.ROCA, Dieci anni di sport in Puglia, Fascicolo IV, 1932, pp.513-518.
34
M.CACCIAPAGLIA, L’educazione fisica, Fascicolo IV, 1932, p.389.
35
S.ROCA, Dieci anni di sport in Puglia, Fascicolo IV, 1932, p. 518.

19
classe borghese al fianco degli intellettuali propendevano al radicalismo

rivoluzionario36.

Si poteva osservare come la popolazione fosse prevalentemente rurale, impegnata

maggiormente nella lavorazione di tabacco e vite, colture portate nelle nostre zone da

Alfredo Codacci Pisanelli.

Dal punto di vista dei conflitti agricoli questi non erano così frequenti, a differenza degli

anni che seguono la prima guerra mondiale dove «in provincia ci furono ribellioni e

occupazioni di terre (1919-1920); e anche in città avvennero tumulti nel capoluogo»37.

In quegli anni la popolazione salentina raggiungeva i 30.000 abitanti e, sebbene

nell’immediato primo dopoguerra la pubblicazione di riviste subì una sensibile

riduzione38, quelle che ebbero una maggiore rilevanza furono quelle che palesavano una

netta approvazione nei confronti del Fascismo, un esempio sono: Il Popolo del Salento

(1924) di A. Parisi, Lecce Fascista (1927) di A. Venturi e il Nuovo Salento (1923) di

F. Ruella.

Anche grazie al sostegno ecclesiastico e alla «stretta simbiosi tra monarchia e

Fascismo»39, si riscontrava nella Terra d’Otranto una cospicua adesione e

partecipazione agli ideali del Regime, in particolare trovava un largo consenso presso il

ceto sociale medio-basso e, il Fascismo trovò in quest’ultimo un valido aiuto per

raggiungere il suo obiettivo: avere quanto più consenso possibile, diffondendosi su tutto

il territorio.

36
Cfr. A. LEONE DE CASTRIS, I grandi intellettuali e lo Stato, in Storia d’Italia. Le regioni dell’Unità
ad oggi. La Puglia, a cura di L. Masella, B. Salvemini, Einaudi, Torino 1989, p.640.
37
M. MARTI, La vita culturale, in Storia di Lecce. Dall’Unità al secondo dopoguerra, a cura di M.M
Rizzo, Laterza, Bari 1922, p.608.
38
Ivi, p 609.
39
L. MARRELLA, I quaderni del Duce. Tra immagine e parola, Barbieri Editore, Manduria 1995, p. 56.

20
Intorno alla metà del secolo scorso il partito che aveva il maggior sostegno nel Salento

era quello socialista e monarchico mentre la Democrazia Cristiana si presentò

immediatamente come un partito fortemente in contrasto con gli ideali della sinistra.

Le più importanti opere pubbliche che vennero edificate nel territorio salentino durante

il periodo fascista furono: il campo polisportivo nel 1924, il palazzo delle poste e

l’acquedotto Pugliese nel 1927, e nel 1929 vennero avviati i lavori, terminati poi nel

1938, per ridare nuova vita al teatro Romano.

In ambito scolastico invece, non è ben noto ancora come il Fascismo riuscì ad attecchire

nell’Istituzione scolastica, in quanto gli studi fatti nel corso degli anni su tale argomento

sono scarsi perché esigue sono le fonti da cui poter ricavare materiale sufficiente per

approfondire il tema in oggetto. I pochi scritti che sono stati analizzati, come ad

esempio i registri di classe degli istituti, sono testimonianza del fatto che il Fascismo sia

riuscito nel suo intento: quello di persuadere un numero sempre più crescente di

persone, utilizzando ogni mezzo a sua disposizione, dalla scuola al lavoro, dall’igiene

allo sport, coinvolgendo ogni aspetto della vita del cittadino.

21
Capitolo terzo:

Caso studio: confronto

registri Istituto Comprensivo

Lequile

22
3.1 I registri dell'Istituto Comprensivo di Lequile dal 1928 al
1936
In questo capitolo si è deciso di consultare nel dettaglio i 35 registri scolastici

reperiti nell’Istituto Comprensivo di Lequile durante il ventennio fascista; in particolare,

sono stati presi in esame gli anni che vanno dal 1928 al 1936, cercando di individuare le

analogie con quello che è stato riportato nei capitoli precedenti e mettendo a confronto i

programmi educativi degli alunni durante tutto il loro percorso scolastico, con

riferimento agli anni della scuola elementare, dalla classe prima fino alla classe quinta.

3.1.1 Classi prime, Istituto Comprensivo di Lequile

Lo studio dei Giornali di classe del primo anno scolastico ha messo in evidenza

la distinzione che veniva fatta nell’immediato tra sezione maschile e sezione femminile,

a testimonianza di come fin da subito si volesse mettere in chiaro l’impronta patriarcale

dell’epoca e dei differenti punti di arrivo dei percorsi di vita, in quanto l’uomo sarebbe

stato il futuro soldato, servo della Patria e padre di famiglia, a differenza della donna,

vista come essere inferiore, indottrinata alla cultura fascista e destinata a ricoprire il

ruolo di casalinga e angelo del focolare.

Tale distinzione trova conferma in tutti gli anni presi in esame, sebbene all’inizio si

poteva considerare una pura formalità, mentre negli anni in prossimità della guerra

veniva marcata questa disparità di genere, consegnando un numero quanto più possibile

elevato di tessere Balilla per i giovani e di tessere di Piccole Italiane per le fanciulle.40

40
Cfr. Istituto comprensivo Lequile: Giornale di classe I maschile a.s. 1929-1930; Giornale di classe I
maschile a.s. 1931-1932; Giornale di classe maschile I a.s. 1932-1933; Giornale scolastico I mista a.s
1932-1933; Giornale di classe I femminile a.s 1933-1934; Giornale di classe I maschile a.s 1934-1935;
Giornale di classe I femminile a.s 1935-1936; Giornale di classe I mista a.s.1935-1936.

23
Nei programmi delle classi prime, sebbene il tutto fosse impostato in un’ottica di gioco,

si cercava di avviare l’alunno, fin da subito, alla durezza e compostezza, caratteristiche

proprie del soldato Fascista; un esempio è la citazione riportata nel giornale della classe

prima maschile, anno scolastico 1932-1933: «Fammi ridere se puoi, per padronanza sul

riso e passo dei Balilla».41

Un’ulteriore conferma di come la cultura fascista trovasse nella scuola un valido veicolo

per diffondersi in tutto il Paese è il classismo rintracciato negli elenchi delle classi

prime dove venivano riportati i mestieri dei padri di famiglia (qualora questi avessero

un’occupazione), che erano per lo più contadini, calzolai, falegnami, mettendo accanto

al cognome dell’alunno/a se fosse una famiglia ricca, benestante o povera.

3.1.2 Classi seconde, Istituto Comprensivo di Lequile

La diversificazione propria del Fascismo tra uomo e donna è stata riscontrata

anche nei Giornali riferiti alle classi seconde, con la differenza che, mentre nel corso del

primo anno, allo scopo di instradare l’alunno, tale distinzione era accennata in modo

blando e teorico, nelle classi seconde si può notare l’avvio di un’educazione con attività

pratiche. A dimostrazione di ciò si può portare come esempio la materia Educazione

Fisica, in quanto per i fanciulli venivano svolte attività con un impianto militare,

esercizi come la marcia, la posizione riposo, l’attenti, l’attenti in piedi, la corsa

semplice, il saluto, la fila, la riga, il raddoppiamento e lo sdoppiamento fila, lo

schieramento per tre, il dietro front; per le ragazze si puntava l’attenzione invece ai

lavori domestici e manuali come il cucito, il lavoro a maglia e mettere in ordine il

41
Giornale della Classe I Maschile, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1932-1933.

24
giardino (sebbene anche per loro ci fosse l’obbligo di imparare i tratti distintivi del

fascismo come il saluto romano).42

Nel dettaglio nel giornale della classe seconda mista dell’Istituto Comprensivo di

Lequile nell’anno scolastico 1932-1933 è riportata la seguente attività fisica: «Nel posto

Largo Consolazione, posizione riposo, attenti, saluto romano, allineamento riga, a

destra, sinistra e centro».43

Tale distinzione venne portata alla luce anche grazie al tesseramento che coinvolgeva

tutti gli alunni; nel dettaglio, dal ministero veniva inviato un modulo bianco che gli

insegnanti dovevano riempiere indicando i maschi come Balilla mentre le femmine

come Piccole Italiane. Tale pratica è stata verificata nei diversi programmi scolastici

presi in esame, con una particolare attenzione soprattutto negli ultimi anni, quelli in

prossimità della seconda guerra mondiale. Per le famiglie il tesseramento aveva un

costo di cinque lire e per gli istituti scolastici avere tanti tesserati balilla/piccole italiane

era considerato un prestigio e un privilegio; di fatti i Direttori e gli stessi insegnanti

erano incentivati al perseguimento di questo obiettivo.

3.1.3 Classi terze, Istituto Comprensivo di Lequile

Con la crescita degli studenti è stato possibile osservare come nei diversi anni

presi in esame, i programmi scolastici divenivano sempre più rigidi, dando a questi

un’impronta il più possibile rigorosa e rispettosa delle regole.

Un esempio di quanto appena detto può essere rintracciato nell’educazione fascista,

considerata una vera e propria materia scolastica, la quale comprendeva l’insegnamento


42
Cfr. Istituto Comprensivo Lequile; Giornale della classe II mista, a.s. 1928-29; Giornale della classe II
femminile, a.s. 1930-31; Giornale della classe II maschile, a.s. 1930-31; Giornale della classe II mista,
a.s. 1932-33; Giornale della classe II maschile, a.s. 1933-34; Giornale della classe II maschile, a.s. 1934-
35; Giornale della classe II mista, a.s. 1935-36.
43
Giornale della classe II Mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1932-1933.

25
della cultura fascista, del suo inno, con una particolare attenzione alla nascita, alla storia

e all’amore verso la Patria (si susseguiva la trattazione dei seguenti argomenti: come si è

formata la nostra Penisola, la Marcia su Roma, il ricordo del Milite Ignoto) e alla

figura del Duce e a tutta la sua opera compiuta, tanto che si può parlare di

un’ammirazione e devozione nei suoi confronti. Ricorrono nei registri diverse citazioni

a riguardo come la seguente: «Benito Mussoli è presentato ai fanciulli con l’Aureola di

Ribelle perché essi così lo sentono loro»44; venivano citati anche i genitori di Mussolini

portati come famiglia da cui prendere esempio: «I genitori che si dedicavano con

speciale cura alla saggia educazione di quel bimbo prodigioso che promette tanto». 45

Venne istituito inoltre, l’insegnamento di una preghiera a lui dedicata: «Buon Dio,

proteggi sempre il nostro Duce, il Re, l’Italia, la Bandiera, il babbo, la mamma, i

fratellini e la maestra. Perdona i cattivi che ti offendono e dona a tutti salute e pane.

Benedici i Balilla e falli crescere buoni e forti per la ricchezza e la potenza della nostra

Patria.»46

Un ulteriore esempio di come il fascismo non trascurò nessun aspetto della vita, sia

della singola persona, sia della comunità, con l’obiettivo di indottrinare la società allo

scopo di coinvolgere e radicalizzare il popolo, realizzando una totale immersione nella

cultura fascista è rappresentato dall’importanza che venne affidata alle festività, di cui si

trova riscontro in ogni registro di ciascuna classe di ogni anno esaminato.

Le festività a cui si dava particolare attenzione erano: la Festa degli Alberi, la Festa

della Vittoria, la Festa delle Camicie Nere (il 28 ottobre, in occasione della Marcia su

Roma), il Natale di Roma (il 21 aprile, data in cui si commemorava la fondazione di

Roma e scelta da Benito Mussolini per celebrare la Festa del Lavoro, abolendo per
44
Giornale della classe III mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1932-1933.
45
Ibidem.
46
Ibidem.

26
decreto quella riservata per il giorno 1 Maggio); la Festa del Fiore e della Doppia

Croce (15 aprile, giorno scelto per la lotta contro la Tubercolosi),la Festa del Pane (13

aprile), la Leva Fascista (24 maggio), e la Commemorazione della Fondazione Fasci

(23 Marzo).

In particolare, in occasione della Festa degli Alberi, il Giornale della classe III mista

dell’anno scolastico 1930-1931 riporta che l’istituto Comprensivo Matteotti si riuniva

con l’istituto femminile Andrioli nell’atrio della scuola al fine di piantare 4 alberi nel

cortile, iniziando la celebrazione con il canto che non morrà giovinezza, per poi

procedere con la benedizione: «La voce dell’albero a voi. Sempre? Sempre!»47 e

concludendo con canti eseguiti dai Balilla e dalle Piccole Italiane.

Per quanto riguarda la Festa della Vittoria, invece, la celebrazione prevedeva un corteo

dalla scuola fino al Monumento dei Caduti nel corso della Grande Guerra a Lequile,

con la deposizione di una corona d’alloro sulla lapide dei caduti, continuando poi in

processione verso il cimitero dove poi si sarebbe svolta la messa.48

Al fine di espandere la dottrina Fascista su tutto il territorio e in tutti i ceti sociali, il

Duce istituì la festività nota come La Befana Fascista, dedicata al giorno dell’Epifania,

pensata per coinvolgere le fanciulle e le mamme delle classi meno abbienti della

società.49

47
Giornale della classe III mista, Istituto Comprensivo Lequile a.s. 1930-31.
48
Ibidem.
49
Cfr. Istituto Comprensivo Lequile: Giornale della classe III maschile, a.s. 1928-29. Giornale della
classe III mista, a.s. 1930-31. Giornale della classe III femminile, a.s. 1931-32. Giornale della classe III
mista, a.s. 1932-33. Giornale della classe III mista, a.s. 1934-35; Giornale della classe III mista, a.s. 1935-
36.

27
3.1.4 Classi quarte, Istituto Comprensivo di Lequile

Dalla consultazione dei registri delle classi quarte si è constatato, a

dimostrazione di quanto detto nel primo capitolo, che la nozione di Igiene fosse un

concetto cardine di tutta la cultura Fascista. Nei diversi giornali di classe 50, infatti, si è

appurato come l’argomento fosse una vera e propria materia di studio, a cui i docenti

dedicavano particolare attenzione, al punto che si è osservato nei registri come a questa

fosse dato ampio spazio in tutto il percorso scolastico dello studente, dal primo al quinto

anno.

Nei primi anni l’argomento veniva trattato in maniera generale, focalizzando i bambini

sui concetti di pulizia delle classi ed edilizia scolastica, cercando di indirizzarli ai

concetti di ordine e disciplina, allo scopo di realizzare quella che era la visione del

perfetto bambino fascista. Man mano che gli allievi maturavano con l’età si assisteva ad

un’evoluzione della nozione di Igiene, si passava dal generale al particolare, puntando

l’attenzione sull’aspetto individuale dell’alunno, partendo dalla sua pulizia personale

(pulizia del corpo, del vestiario, degli oggetti personali) si confluiva allo studio

dell’anatomia umana e delle malattie dell’epoca (tubercolosi, malaria, morbillo,

poliomielite), spiegando come tutelarsi da esse e prevenire il contagio e la loro

diffusione, in modo tale che i bambini crescessero in modo sano, per essere pronti a

divenire i futuri soldati e mandarli in difesa della patria.

50
Cfr Istituto Comprensivo Lequile: Giornale della classe IV mista, a.s. 1928-29; Giornale della classe IV
mista, a.s. 1929-30; Giornale della classe IV mista, a.s. 1930-31; Giornale della classe IV mista, a.s.
1932-33. Giornale della classe IV mista, a.s. 1934-35. Giornale della classe V mista, Istituto, a.s. 1934-35.
Giornale della classe IV maschile, a.s. 1935-36. Giornale della classe IV femminile, a.s. 1935-36.

28
3.1.5 Classi quinte, Istituto Comprensivo di Lequile

L’analisi dei registri delle classi quinte51 ha messo in luce come con il passare

degli anni, questi subissero una drastica riduzione nel numero degli allievi. Diverse

sono le cause a spiegazione di questo fenomeno: la povertà che dilagava tra le classi

meno agiate della società obbligava le famiglie a ritirare i loro figli dalle varie scuole,

per destinare i bambini ai lavori agricoli e le bambine alla custodia dei fratelli minori e

alla cura della casa con le diverse attività domestiche, imparate a scuola; un’altra causa

era la diffusione delle malattie contagiose e l’inevitabile decesso dei bambini; il

trasferimento del padre di famiglia per necessità lavorative. A queste si può aggiungere

quanto è stato ritrovato nei registri delle classi quinte, dove veniva riportato il fatto che

fino alle classi III lo Stato agevolava le famiglie più povere, concedendo loro l’utilizzo

dei libri in comodato d’uso, pratica da cui erano escluse le famiglie degli studenti delle

classi IV e V, ciò causava l’abbandono scolastico di molti alunni validi e il dispiacere


52
delle loro insegnanti, che provavano in ogni modo ad ostacolare questa ingiustizia.

In particolare, diverse fonti evidenziano come nel Comune di Lequile ci fosse la

tendenza da parte delle famiglie più agiate a trasferire i propri figli dall’Istituto

Comprensivo di Lequile, ubicato in via Matteotti in altre sedi scolastiche: per i bambini

si sceglieva la scuola elementare situata a San Cesario di Lecce, mentre per le fanciulle

l’opzione ricadeva sull’Istituto Andrioli di Lequile, la cui gestione era affidata alla

Congregazione di Carità delle Suore di Lequile.53

51
Cfr. Istituto Comprensivo Lequile: Giornale della classe V mista, a.s. 1929-30; Giornale della classe V
mista, a.s. 1930-31; Giornale della classe V mista, a.s. 1931-32; Giornale della classe V mista, a.s. 1932-
33; Giornale della classe V mista, a.s. 1933-34; Giornale della classe V mista, a.s. 1933-34; Giornale
della classe V mista, a.s. 1934-35; Giornale della classe V mista, a.s. 1935-36.
52
Sul tema di veda tra gli altri: Giornale della classe V mista, Istituto Comprensivo Lequile a.s. 1932-33.
53
Sul tema si vedano tra gli altri: C.SERIO, Istruzione ed educazione. Istituto Andrioli Lequile, Editrice
salentina-Galatina, 2011.

29
Non stupisce quindi che la dottrina Fascista facesse particolare attenzione alla politica

demografica, difatti nel registro della classe V dell’Istituto comprensivo di Lequile,

anno scolastico 1931-1932, era riportata la seguente citazione « Maggior numero di

braccia, vuol dire maggior forza militare, maggior espansione coloniale, maggior

ricchezza della Patria.»54

I programmi scolastici delle classi quinte si distinguevano da quelli degli altri anni in

quanto, gli insegnanti impartivano lezione circa nozioni di economia e diritto,

indottrinando gli studenti a compiere prima il loro dovere e successivamente pretendere

i loro diritti, nella visione che lo statuto fosse importante per la Monarchia.

A. MARGIOTTA, Breve storia della scuola elementare pubblica a Lequile. Prima parte, da 1800 a
1985, Quaderni Attivi, Lequile, Maggio 2019.
54
Giornale della Classe V mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1931-1932.

30
CONCLUSIONE

Il presente elaborato di tesi ha avuto come obiettivo quello di mettere alla luce i

metodi di indottrinamento scolastico che venivano adottati durante il periodo Fascista;

per tale ragione sono stati esaminati 35 registri dell’Istituto Comprensivo di Lequile,

negli anni che vanno dal 1928 al 1936.

Da una prima analisi di questi si è potuto osservare come nelle classi I, II e III vi era un

numero elevato di iscritti, sebbene non fossero tutti della stessa età, tanto che si

procedeva alla suddivisione delle sezioni maschile e femminile; mentre nelle classi IV e

V si assisteva ad una loro decimazione, motivata da abbandono scolastico per malattie,

decessi e povertà familiare.

I registri hanno evidenziato anche quella che è nota come Fascistizzazione della scuola,

la quale può essere spiegata come quel processo di indottrinamento che coinvolgeva le

diverse figure interpreti della vita scolastica: direttori, insegnanti, genitori e scolari.

Affinché la propaganda Fascista avesse un numero di sostenitori quanto più elevato

possibile, si cercava di incastrare il fascismo in ogni aspetto della società, dando una

rilevata importanza alla scuola, riconosciuta da Mussolini come il luogo primario da cui

dar vita alla sua dottrina: l’educazione dei fanciulli si caratterizzava per essere conforme

all’ideologia Fascista, che era ormai un punto cardine per tutto il popolo Italiano. Tutto

confluiva nella visione Fascista ipotizzata dal Duce. Materie come la storia,

l’educazione fisica, l’igiene, ruotavano tutte intorno al girone Mussoliniano che si

aggirava come un’ombra oscura e costante.

A dimostrazione del fatto che questo fosse diventato un vero e proprio circolo vizioso,

può essere portato come esempio il meccanismo di tesseramento degli alunni: la

Direttrice dell’Istituto Comprensivo di Lequile ingaggiava i docenti delle varie classi

31
per reclutare quanti più Balilla e Piccole Italiane possibile per aula, la prima si occupava

del convincimento degli alunni, elogiando la figura del Duce ai loro occhi,

inquadrandolo come un Ribelle per conquistare il loro apprezzamento, i secondi invece

s’interessava alle famiglie, facendo promettere ai genitori il pagamento delle iscrizione

dei futuri tesserati.

Una delle differenze più marcate tra l’educazione scolastica di quegli anni e quella

odierna è il concetto che oggi passa sotto il termine di Privacy: se nei registri degli anni

del Fascismo venivano riportate le classi sociali di appartenenza delle famiglie e il

lavoro che svolgeva il padre di Famiglia, oggi questo è del tutto scomparso preferendo

l’utilizzo di termini come motivi di salute(non entrando più nello specifico: tubercolosi,

malattia agli occhi, malaria), motivi familiari (abbandono per insufficienza monetaria o

decesso).

Un’ulteriore differenza che è emersa con i nostri giorni ha a che vedere con l’impianto

educativo scolastico che veniva impostato negli anni venti-trenta dove si privilegiava

l’insegnamento della dottrina e della cultura Fascista, la vita militare, riservando a

queste un posto di rilievo, mettendo in secondo piano la formazione dell’alunno, come è

intesa e propria dei nostri giorni.

32
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G. RICUPERATI, La scuola e il movimento degli studenti, in V. Castronovo (a cura di)


L’Italia contemporanea 1945-1975, Einaudi, Torino 1976.

S.ROCA, Dieci anni di sport in Puglia, Fascicolo IV, 1932.

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A. SEMERARO, Il sistema scolastico Italiano, Carocci Editore, Roma 1998.

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Giornale della classe IV mista a.s. 1931-32.

Giornale della classe II femminile a.s. 1934-35.

Giornale della classe IV mista a.s. 1934-35.

Giornale della classe II mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1928-29.

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Giornale della classe III maschile, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1928-29.

Giornale della classe IV mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1928-29.

Giornale della classe I maschile, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1929-30.

Giornale della classe IV mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1929-30.

Giornale della classe V mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1929-30.

Giornale della classe II femminile, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1930-31.

Giornale della classe II maschile, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1930-31.

Giornale della classe III mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1930-31.

Giornale della classe IV mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1930-31.

Giornale della classe V mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1930-31.

Giornale della classe I maschile, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1931-32.

Giornale della classe III femminile, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1931-32.

Giornale della classe V mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1931-32.

Giornale della classe I mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1932-33.

Giornale della classe II mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1932-33.

Giornale della classe III mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1932-33.

Giornale della classe IV mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1932-33.

Giornale della classe V mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1932-33.

Giornale della classe I femminile, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1933-34.

Giornale della classe II maschile, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1933-34.

Giornale della classe V mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1933-34.

35
Giornale della classe V mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1933-34.

Giornale della classe I maschile, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1934-35.

Giornale della classe II maschile, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1934-35.

Giornale della classe III mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1934-35.

Giornale della classe IV mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1934-35.

Giornale della classe V mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1934-35.

Giornale della classe I mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1935-36.

Giornale della classe I femminile, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1935-36.

Giornale della classe II mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1935-36.

Giornale della classe III mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1935-36.

Giornale della classe IV maschile, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1935-36.

Giornale della classe IV femminile, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1935-36.

Giornale della classe V mista, Istituto Comprensivo Lequile, a.s. 1935-36.

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RINGRAZIAMENTI

Giunta al termine di questo lavoro desidero ringraziare ed esprimere la mia

riconoscenza nei confronti di tutte le persone che, in modi diversi, mi sono state vicine e

hanno permesso e incoraggiato sia i miei studi sia la realizzazione e stesura di questa

tesi.

I miei più sentiti ringraziamenti vanno a chi mi ha seguito durante la redazione del

lavoro di tesi: la professoressa Anna Maria Colaci e la sua assistente, per i preziosi

insegnamenti e per le ore a me dedicate.

Inoltre, ringrazio sentitamente la Dirigente dell’Istituto Comprensivo di Lequile: la

professoressa Mariateresa Spagna per avermi permesso di accedere all’archivio dello

stesso istituto, in modo tale da consultare i vari registri riguardanti gli anni del

ventennio fascista e non meno importante il Professor Leaci dell’Istituto Comprensivo,

per tutti i preziosi consigli, per aver vissuto con me a pieno questa bellissima

immersione nei vecchi registri scolastici.

Ringrazio con tutto il mio cuore Valeria la quale mi ha seguito durante lo svolgimento

del lavoro con consigli e confronti che mi hanno aiutato a prendere, ogni volta, le scelte

più appropriate, sempre disponibile ad ascoltare e chiarire i miei dubbi.

Ringrazio con affetto i miei genitori per il sostegno ed il grande aiuto che mi hanno

dato, per tutte quelle volte che mi hanno incoraggiata vedendomi presa dai libri, da un

esame e da questa tesi, ma soprattutto per la soddisfazione che hanno saputo donarmi,

dimenticandosi del mio “caratterino”, ultimamente non di certo facile. Mi auguro che

tutti i sacrifici spesi siano in questo modo, almeno in parte, ripagati.

L’abbraccio più grande che riesco ad immaginare va tutto ai miei migliori amici, Matteo

e Giulia con i quali ho condiviso anni di studio, feste, vacanze, sorrisi e lacrime: grazie

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a Giulia per essere la mia spalla per la capacità di ascoltarmi dandomi sempre i consigli

giusti; grazie a Matteo, per tutte le passeggiate, per tutti i caffè, per essere stato la mia

forza nei miei momenti no, per la pazienza e per aver creduto in me, quando nemmeno

io riuscivo a farlo.

Al mio ragazzo, Simone devo dare un bacio grandissimo, per sapermi ascoltare e far

divertire, per esserci sempre, per avermi sostenuto, per tutte le parole di conforto, i

lunghi discorsi e confronti, per avermi fatto capire che potevo farcela.

GRAZIE DI CUORE A TUTTI VOI.

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