Pensiero Pedagogico:
Secondo Gentile in quanto “scienza della formazione dell' essere umano”la
pedagogia non può che essere “scienza della formazione dello spirito” e cioè
sapere filosofico
L'Obiettivo dell'educazione infatti è proprio quello di favorire lo sviluppo dello
spirito dell'individuo , ovvero lo sviluppo di tutte quelle qualità che
caratterizzano il soggetto in quanto essere umano dotato di interiorità ,
razionalità ,capacità di riflettere , comprendere e conoscere la realtà.
La scuola si configura dunque come il luogo in cui si compiono i processi di
crescita spirituale , un luogo sacro che favorisce il passaggio dall' io individuale
al noi della nazione, il compito dell educazione infatti non è solo quello di
garantire ad ognuno la padronanza degli apprendimenti , ma quello di superare
l'individualismo sviluppando coscienze in grado di condividere con gli altri un
progetto ideale. La pedagogia di Gentile si presenta come una risoluta
opposizione alle pedagogie scientifiche , fondate su dati biologici e sull'analisi
psicologica e sociologica dell'essere umano. L'educazione è considerata un atto
umano e in quanto tale è sottratto a qualsiasi regola o procedura empirica .
Gentile distingue a tal proposito tra il maestro empirico e speculativo : il vero
maestro è solo quest'ultimo in quanto è in grado di entrare in sintonia spirituale
con i discepoli , rendendoli liberi ovvero in grado di ragionare autonomamente
Gentile mosse numerose critiche nei confronti dei maggior attivisti dell'epoca,
per lui infatti il soggetto che cresce non deve essere studiato nella sua realtà
psico evolutiva nel senso delineato dalla Montessori,da Cleparede e da Decroly
ma deve essere preso in considerazione come espressione dell'umanità allo stato
sorgivo.
Gentile inoltre propone un modello di società differente da quello proposto da
Dewey, il soggetto infatti deve essere introdotto in una realtà che supera le
singole individualità , e questa realtà è rappresentata dallo stato etico , uno stato
visto come espressione di una volontà e di una libertà superiori a cui il singolo
deve sottostare, compito della scuola è dunque quello di spingere l'individuo
all'obbedienza verso le istituzioni pubbliche e al rispetto della gerarchia.
L'obiettivo ultimo dell'educazione è rappresentato dall'autocoscienza , cioè dalla
capacità di cogliere il senso della realtà e del nostro io e di esprimere giudizio
critico . L'autocoscienza in altre parole , è il traguardo dell'essere umano libero
e morale , ed è legata al dovere del singolo di agire politicamente . Cioè di
prendere costruttiva e attiva posizione rispetto ai problemi della vita associata e
dello stato.
Questo ambizioso progetto è rivolto solo a coloro destinati a diventare parte
della futura classe dirigente , Gentile infatti disegna un secondo percorso
formativo rivolto alla grande massa alla quale è precluso l'ascesso agli studi
superiori.
La riforma
Con l’avvento al potere del Fascismo, il filosofo neo-idealista Giovanni Gentile,
ministro della Pubblica Istruzione dall’ottobre del 1922 mise a punto
una riforma della scuola, secondo le linee pedagogiche e filosofiche da lui
elaborate a partire dai primi anni del Novecento che entrò in vigore il 6 maggio
del 1923.Gentile volle sviluppare un’idea di scuola severa selettiva, destinata
solo alle elites e
nel suo intento non si staccò molto dal sistema casatiano, ma lo rese più
organico cercando di dare una base filosofica a un sistema scolastico che la
legge Casati aveva costruito Così, come già la legge Casati, la riforma del 1923
assunse a proprio fondamento la
concezione aristocratica, secondo cui le scuole secondarie e superiori dovevano
essere riservate solo a pochi.
Gentile quindi, spinto dalla convinzione che l’educazione dovesse essere
indirizzata agli uomini migliori, coloro che sarebbero andati a far parte della
classe dirigente, realizzò una scuola rigidamente suddivisa a livello secondario
in un ramo classico-umanistico per i dirigenti e in un ramo professionale per il
popolo.
La “Riforma Gentile” interessò tutti i gradi di scuola e prevedeva :
1. 5 anni di scuola elementare (dai 6 ai 10 anni) uguali per tutti
2. l'estensione dell’obbligo scolastico fino a quattordici anni;
3. la suddivisione della scuola superiore in scuole tecniche e in licei;
4. la riforma della scuola normale che divenne Istituto Magistrale
5. la messa al bando dello studio della didattica, della psicologia e di ogni
attività di tirocinio
6. la creazione di un liceo femminile che avrebbe dovuto formare giovani della
piccola-media borghesia desiderose di acquisire un diploma superiore (a
differenza di quello maschile, questo liceo non preparava al lavoro ed alla vita
ufficiale, bensì garantiva alla donna un'educazione adeguata al ruolo di moglie e
di madre);
7. l’ insegnamento obbligatorio della religione cattolica e l’introduzione dell'
istruzione estetica;
8.l'istituzione di scuole speciali per handicappati;
9 La presenza di un esame d'ammissione a ogni tappa del percorso scolastico , il
diritto di studio si ferma all’istruzione elementare, ai gradi superiori accedono
solo i meritevoli
LA SIEPE
La poesia prende spunto da un discorso elettorale , detto Discorso della siepe
tenuto da Gabriele D’Annunzio in Abruzzo il 22 agosto 1897. D’Annunzio,
candidato nel collegio di Ortona a Mare, si rivolge ai proprietari terrieri
abruzzesi esaltando il valore della proprietà individuale (rappresentata dalla
siepe che cinge i loro campi) su cui poggia la dignità della persona, in
contrapposizione al collettivismo socialista.
Nelle parole del contadino la siepe diviene simbolo della piccola proprietà
rurale, elevata a valore sacro e inviolabile . Ma si verifica anche, in chiave
mitico-simbolica, l’identificazione tra la proprietà e la famiglia. La terra
fecondata dal lavoro del contadino diviene tutt’uno con l’immagine della donna
fecondata dal «florido marito». La donna assume il carattere della proprietà e
viceversa la terra «bruna» e «ubbidiente», per la quale la siepe è come l’anello
nuziale, acquista sembianze femminili. Nell’identificazione della donna con la
proprietà si concentrano ancestrali concezioni del mondo contadino e
patriarcale, ossessivamente attaccato al possesso: il poeta fa sue queste
concezioni arcaiche e dà loro voce.
È Evidente come nell'opera vi sia una vera e propria esaltazione della vita e dei
valori contadini , e il regime trovò proprio in tali tematiche uno dei suoi
argomenti preferiti su cui far leva a fini propagandistici questo perché
Mussolini sognava un'Italia essenzialmente agricola e fondata sulla piccola
proprietà che puntasse sulla produzione di derrate alimentari e sulle industrie ad
esse collegabili. Il mondo contadino gli sembrava infatti più rassicurante delle
città nelle quali il proletariato si dimostrava difficilmente controllabile, più
consapevole del proprio peso politico e più organizzato.
Là i lavoratori saranno, non l’opre, mal pagate mal pregiate mal nomate, degli stranieri, ma, nel senso più
alto e forte delle parole, agricoltori sul suo, sul terreno della Patria; non dovranno, il nome della Patria, a
forza, abiurarlo, ma apriranno vie, colteranno terre, deriveranno acque, costruiranno case, faranno porti,
sempre vedendo in alto agitato dall’immenso palpito del mare nostro il nostro tricolore. E non saranno
rifiutati, come merce avariata, al primo approdo; e non saranno espulsi, come masnadieri, alla prima loro
protesta; e non saranno, al primo fallo d’un di loro, braccheggiati14 inseguiti accoppati tutti, come bestie
feroci. Veglieranno su loro le leggi alle quali diedero il loro voto. Vivranno liberi e sereni su quella terra che
sarà una continuazione della terra nativa, con frapposto la strada vicinale15 del mare. Troveranno, come in
Patria, a ogni tratto le vestigia dei grandi antenati. Anche là è Roma
CONCLUSIONE
A conclusione della mia ricerca, ho pensato che fosse interessante soffermarsi
sugli strumenti utilizzati dalla scuola fascista come testi scolastici, quaderni,
diari, pagelle, riviste.
Eguali per tutto il territorio dello Stato erano le direttive ministeriali , eguale
era l’esaltazione delle gesta guerriere, eguale era l’obbligo del “saluto al Duce”
Scorrendo le pagelle di quegli anni apprendiamo quali erano le discipline
insegnate nelle scuole: religione, disegno e bella scrittura, lettura espressiva e
recitazione, ortografia, lettura ed esercizi scritti di lingua, aritmetica e
contabilità, geografia, storia e cultura fascista, scienze fisiche e naturali e
igiene, nozioni di diritto e di economia, educazione fisica, cultura militare,
lavori domestici e manuali; erano inoltre oggetto di valutazione la disciplina
(condotta) e l’igiene e la cura della persona.
Attraverso le copertine dei quaderni è evidente il coinvolgimento della scuola
in temi quali: la guerra in Etiopia, la nuova dimensione imperiale del fascismo,
la modernità aviatoria, il mito della conquista fascista del cielo e il dominio su
quello che sarebbe dovuto tornare ad essere il “mare nostrum”, ci accorgiamo
inoltre di come i quaderni avessero una funzione propagandistica il cui
obiettivo era quello di esaltare la figura del duce che appariva in ogni copertina
Anche i calcoli di matematica non sfuggivano alla regola della propaganda.,
ecco alcuni esempi:
Sitografia:
1. WWW.diglibro.pearson.it
2. https://it.wikiquote.org/wiki/Benito_Mussolini
3. http://online.scuola.zanichelli.it/paolucci/volume3/laboratorio/paolucci_scuola-italiana-
fascismo.pdf
4. http://www.ilgiornaleditalia.org/news/la-nostra-storia/854263/21-aprile--Fascismo-e-
Romanita.html
5. Wikipedia