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Emilio Matricciani

Meccanica celeste e orbite


dei satelliti
ISBN 978-88-9385-026-1

© Copyright 2017
Società Editrice Esculapio s.r.l.
Via Terracini, 30 - 40131 Bologna
,,vww.editrice-esculapio.com - info@editrice-esculapio.it

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rn~ ÈscuLAPID
PREFAZIONE

Lo scopo di queste lezioni è di presentare agli allievi dei corsi di


Laurea in Ingegneria, interessati alle telecomunicazioni via satellite,
alcuni elementi della meccanica classica che sono alla base delle orbite
dei satelliti artificiali o delle sonde spaziali. Al lettore si richiedono
nozioni elementari di analisi matematica e fisica.
Queste lezioni scritte non hanno la pretesa di costituire un Testo
didattico completo o enciclopedico, ma di riportare una sintesi degli
argomenti presentati in aula nelle poche ore disponibili. Mancano,
quindi, molti commenti, precisazioni, correzioni di rotta e divagazioni
che rendono una lezione più viva e interessante del testo corrispondente.
Molti altri sviluppi e argomenti che potrebbero interessare il lettore sono
riassunti in moltissimi libri e articoli, una letteratura sull'argomento
sterminata.
Ho curato con attenzione la stesura, includendo anche alcune
dimostrazioni interessanti e utili a chi vuol capire, ma il tempo p er
scrivere è sempre scarso. Per questo motivo, il lettore potrà trovare errori
o concetti espressi in modo oscuro. Gli sarò grato se vorrà segnalarmeli.
Un ringraziamento particolare è rivolto a Lucia Matricciani per aver
disegnato le figure.

Politecnico di Milano, Febbraio 2017.

Foto di copertina (dell'autore): Stazione del Lario della Telespazio, Pian


di Spagna (CO). '
INDICE
1. Le leggi della meccanica 7
2. Prima legge cardinale della dinamica 8
3. Fuggire dalla Terra (velocità di fuga) 14
4. Seconda legge cardinale della dinamica 18
5. La caduta della Luna sulla Terra (velocità minima) 20
6. Conservazione dell'energia meccanica totale 23
7. Teoremi di conservazione dalla II legge di Newton 26
8. Coordinate polari e sezioni coniche 29
9. Cinematica del punto materiale in un piano 33
10. Cinematica con i numeri complessi 36
11. Dinamica della forza di gravità. I e II legge di Keplero 38
12. Energia meccanica e orbite 54
13. La III legge di Keplero 55
14. Orbita geostazionaria e lancio di un satellite 58
15. Distanza e angolo di elevazione di un satellite geostazionario 67
16. I punti di stazionarietà di Lagrange 69
17. Elementi orbitali classici e il tempo di volo 71
18. Traccia delle orbite sulla superficie della Terra 82
19. Perturbazioni delle orbite 87
1. LE LEGGI DELLA MECCANICA

Richiamiamo le leggi fondamentali della meccanica, ossia le leggi di


Newton (dinamica) e di Keplero (cinematica nel campo gravitazionale),
note dai corsi di Fisica.

Le leggi di Newton (dinamica). Ipotizzato un sistema di riferimento


inerziale (assoluto), le tre leggi di Newton affermano che:
1. Un corpo materiale di massa m non sottoposto a forze esterne
➔ ➔ -
( F = o ) si muove con velocità costante v = v O
(Galileo).
➔ ➔

2. Definita la quantità di moto q =mv

dq ➔ ➔ ➔

-=F ⇒ F =ma
dt

L'espressione a destra è valida se m è costante.

3. Principio di azione e reazione: F12 = -F21 , dove F';k è la forza che il


corpo i esercita sul corpo k e Fk; è la forza che il corpo k esercita sul
corpo i.

Le leggi di Keplero (cinematica). Le tre leggi sono:

I. Le orbite seguite dai pianeti sono ellissi di cui il Sole occupa uno dei
due fuochi.

II. Le aree descritte dal raggio vettore che va dal Sole a un pianeta sono
pròporzionali ai tempi impiegati per descriverle (Figura 1).

III. I quadrati dei periodi di rivoluzione intorno al Sole sono


proporzionali ai cubi dei semiassi maggiori.
8 Meccanica celeste

perielio afelio

Figura 1: Orbita ellittica intorno al Sole e aree descritte in tempi uguali . Il perielio è
il punto più vicino al Sole, l'afelio il più lontano. Per le orbite dei satelliti intorno
alla Terra i punti si chiamano , rispettivamente, perigeo e apogeo.

2. PRIMA LEGGE CARDINALE DELLA DINAMICA

Siano assegnati n punti materiali di massa m 1 ,m 2 , ... m 11 sui quali sono


applicate le forze esterne f'-i, F2, .. .F,, e le forze interne f,k , ossia la forza
interna che la massa m k esercita sulla massa m; (Figura 2). Scriviamo la
II legge di Newton per la massa puntiforme i-esima:

Il

m;ci; = F; + f 1+ J;2 + .. .f(i-1J + f; 1;+1J + ... + J," = LF; + L f kA


i=1 k,bi

La risultante di tutte le forze applicate al sistema di corpi, tenendo


conto che f,k = - f ki , è data da:

11 n
:Im;a; = ì:F; = R
i =1 i =]

In conclusione, il sistema di corpi materiali è sottoposto soltanto al


risultante delle forze esterne. Con le forze interne non si cambia la sua
velocità e quindi neppure la quantità di moto.
9

Per ogni coppia di punti materiali (i,k) scriviamo il momento della


forza interna hk :

M; = r; x /;k
Mk = rk x fkiA

I vettori r; e rk sono i vettori posizione dei punti materiali (Figura 3). Il


momento totale applicato è:

perché r;k = "i; - rk è parallelo a hk (Figura 3) . Con le forze interne non si


cambia il momento totale delle forze.

Figura 2: Sistema di corpi materiali e forze esterne e interne applicate, con i vettori
posizione riferiti a una terna cartesiana ortogonale di riferimento inerziale.
10 Meccanica celeste

-----> -----> ---e>


r; - r, Il J;,

----->
r.I

----->
r,

Figura 3: Reazioni interne.

Introducian10 la quantità di moto totale:

Il

Q = Lm;V;
i=l

poiché:

n ~ d n ~ _
ì:ma =-ì:m v =R
i=l I I dt i=l I I

Si stabilisce la I legge cardinale della dinamica:


11

dQ -
-=R
dt

Se il sistema è isolato o il risultante delle forze esterne è nullo, si ha


R = O , quindi:

dQ =0 ⇒ Q = costante
dt

In un sistema isolato, o sottoposto a una forza esterna nulla, la


quantità di moto si conserva. Applicato a un singolo corpo materiale di
massa m costante, significa che:

ma =R=O
:t (mv)= o ⇒ v = costante

v v
il corpo sta fermo ( = O) o si muove di moto rettilineo uniforme ( = v O ,

Galileo) .

■ ESEMPIO:
Rinculo di un cannone. Da un canone di massa M si spara un proiettile
di massa m. Calcoliamo la velocità v del proiettile e la velocità V del
rinculo del cannone:
La carica esplosa esercita soltanto forze interne, quindi I,T =O,
'I,M; =O. Posto g l'accelerazione di gravità sulla superficie terrestre, la
forza di gravità che si esercita sul sistema di corpi cannone+proiettile
(m + M)g è bilanciata dalla reazione del terreno (il cannone non
sprofonda), ossia R =O. Di conseguenza la quantità di moto iniziale
(Q = O) si conserva dopo lo sparo. Poiché i movimenti avvengono
essenzialmente in un piano tangente alla superficie terrestre, quindi
secondo un asse orizzontale, scriviamo:
12 Meccanica celeste

MV+mv=O
M
V=--V
m

Per avere alte velocità del proiettile si deve imporre M >> m. La velocità
del rinculo è data da:

m
V=--V
M

Per avere piccoli spostamenti del cannone possibili durante il breve


intervallo di esplosione della carica è necessario che M >> m.

■ ESEMPIO:
Razzo (con carburante chimico). Si lancia un razzo dalla superficie
terrestre. Siano v
la velocità del razzo, v g la velocità del gas di scarico
(costante per l'intervallo, breve, di accensione del motore), ve = v g - v la
velocità del gas di scarico rispetto al razzo, m la massa totale
(razzo+carburante) e dm< O la diminuzione della massa nell'intervallo
infinitesimo dt dovuta all'espulsione del gas; dv la variazione di
velocità del razzo.
All'istante t la quantità di moto del razzo è q = mv , all'istante t + dt
diventa:

q(t + dt) = (m + dm)(v + dv)-dm vg

Il primo addendo di destra si riferisce al razzo, il secondo al gas di


scarico. Trascurando l'infinitesimo di ordine superiore dm dv , si trova
la quantità di moto differenziale:

dq=q(t+dt)-q(t)=mdv-ve dm

Dividendo per dt, si ha:


13

dq dv -dm
- =m - - v -
dt dt " dt

Sia F la forza esterna applicata al razzo (la forza di gravità) . Per la II


legge di Newton si ha

dv -dm -
m--v - = F
dt e dt

Consideriamo un asse di riferimento secondo la verticale uscente


dalla superficie. Le ipotesi sono: moto verticale, ve costante, F = mg .
Possiamo scrivere:

dv dm
m -+ v - = -mg
dt e dt

dv v e dm
- + - - - = -g
dt m dt
V
dv + - e dm= -gdt
m

Posto m 0
la massa totale iniziale (razzo+ carburante), l'equazione
s'integra:

v-v + V ln(!!2._J = - gt
0 0
111,,

Invertendo l'argomento del logaritmo si ottiene l'equazione (Konstantin


E. Tsiolkovski, 1857- 1935, primo trattato di missilistica sui motori a
reazione, 1903):
14 Meccanica celeste

V = V + V e ln (:; )- gt
O

La velocità ottenibile con i carburanti chimici e i motori di oggi (che


determinano insieme il valore massimo di ve ) non sono sufficienti a
mettere in orbita un satellite. Per raggiungere la velocità minima
necessaria, si impiegano razzi a più stadi, almeno tre.

■ ESEMPIO:
Razzo nello spazio (assenza di gravità). Con g = O si ha;
\

- - - (mr:i )
V=V a +Ve ln

La variazione di velocità, utile per modificare modulo e direzione di v,


è data:

- - - (mr:i )
V-V o =Ve ln

L'intervallo di accensione del motore deve essere molto preciso per


evitare di spostare il satellite in un'orbita diversa.

3. FUGGIRE DALLA TERRA (VELOCITÀ DI FUGA)

Partiamo secondo la verticale (asse r, Figura 4) e trascuriamo l'attrito


dell'atmosfera e la forza di gravità di altri corpi celesti. La II legge di
Newton afferma che:

ma=-F r?.R

dove R è il raggio della Terra e F è la forza di gravità. Vale a dire:

d 2r GMm CM
m - = - -2 - ⇒
dt2 r
15

Ci poniamo la seguente domanda: quale è la velocità mm1ma (la


velocità di fuga, vf ) per sfuggire alla gravità terrestre? Questa è la
velocità minima da imprimere al razzo alla partenza, ossia in r = R, per
farlo arrivare a distanza infinita (in pratica, molto lontana dalla Terra)
con una velocità v = o+.
L'incognita è la velocità, dunque eliminiamo il tempo :

dr
V =-
dt
d 2r dv dr dv dv
-=-=---= V -
dt2 dt dt dr dr

Sostituendo si ha:

dv CM
v -= - --
2
dr r

m
F= GMm
r2

r=R

o M

Figura 4: Coordinate per il lancio verticale.


16 Meccanica celeste

Separiamo le variabili e integriamo:

CM
v dv =---dr
rz

Determiniamo la costante di integrazione. Quando r = R , v = v1 (la


velocità iniziale incognita), quindi:

e =_!v2 _ CM
2 1 R
1 2 CM 1 2 CM
-V =--+-V ---
2 r 2 1 R

Sia d la massima distanza alla quale m deve arrivare con v = O. La


velocità finale non può essere negativa perché il corpo di massa m
tornerebbe indietro, ricadrebbe sulla Terra. Quindi:

0 = CM + _! v 1 CM
2 _

d 2 R
d= CM
CM 1 2
R - 2V f
d diventa infinita se:

La velocità di fuga dipende soltanto dal corpo di massa M, ossia dal


pianeta. Calcoliamone il valore per la Terra (R = 6378 km, g = 9,8 m/s 2).
Si può scrivere:
17

CMm CM =Rg
mg=~ ⇒
R

~r;;o:
v1 = f-Fl = ,12Rg = 11,181 km/s

Se partiamo da una distanza R + h :

v = ✓ 2CM < ✓2GM


1 R+h R

Calcoliamo il tempo di volo. Poniamo t = O, quando r = R, v = vI e


reintroduciamo il tempo:

1 2 CM 12CM CM
- V =-+------ - -
2 r 2 R R

}v2=C~ ⇒ v= ✓2~M
Poiché v = dr I dt , si ha:

dr ✓2CM r dr
dt
=
✓r

dt = 'Jr ✓ZGM
2CM

Integriamo

t- f cd - 1 z rz
1
r

- ✓ZGM \JY y - ✓ZGM 3


3

2 1
t2 =---r
3

9CM

È la III legge di Keplero applicata a un'orbita rettilinea, ossia a una


sezione conica degenere. Per arrivare alla Luna r ~ 400 000 km,
18 Meccanica celeste

trascurando l'attrazione lunare e quindi sottostimando il tempo di volo,


ci vogliono t"' 52,5 ore. A causa di orbite ellittiche e orbite di parcheggio
gli astronauti americani nel 1969 impiegarono circa il doppio.
Ogni pianeta, o stella, ha la sua velocità di fuga, come mostra la Figura 5.

INflNITO
.
I
' I I • ' • I

-.___ GIOVE
MAltlE ~-- -
~n u i\,(
· Vfl'l!l?~t'
Mh'Cll'RI o
l
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..
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.. .. ... 11:

1•1 !

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At SOtE 618 li:m/ u,c

,. .~ t.00 400
I
)OO l~O
l
o
J
~ot; l.,CQ i ,:,a
..
I.~
Dl iSTA.N2A OAì. SOlI km :,,; 10,,,

Figura 5: Velocità di fuga (di trasferimento) dal Sole per un corpo posto nei pressi
della superficie del Sole o degli altri pianeti. La curva continua riporta la velocità di
fuga dal Sole alla distanza indicata, se non fosse presente alcun pianeta. Dove è
presente un pianeta, la velocità di fuga dal sistema solare aumenta del valore pari
alla velocità di fuga del pianeta. Fonte: Arthur C. Clarke, Il volo interplanetario.
Introduzione all'astronautica . Sperling e Kupfer, Milano, 1951.

4. SECONDA LEGGE CARDINALE DELLA DINAMICA

Consideriano la II legge di Newton


19

Calcoliamo il prodotto vettoriale di ~ con F; (momento del vettore


forza). Si ottiene il momento totale M del sistema di forze. Si dimostra che:
- - - L-
"'L.. - d
\""' r x F. = M = r x m. a.I = -dt
I I I I
L- -
r. x mv
I I

Verifichiamo l'ultima identità:

-d
dt
L-r, x1nv.-, = Ld--;:
dt
- + L-
- ' xmv.
, r xd- (1n .v.
dt
I
- )=
I I

= Lv; x mv; + L~ x1n;a = 1

=0+I;~ x m;a 1

Quindi:

dL -r xmv.
-dt - =M
-
, I

Introduciamo il momento della quantità di moto f del sistema di corpi


materiali:

Sostituendo, si stabilisce la II legge cardinale della dinamica:

df -
-=M
dt

La derivata del momento della quantità di moto uguaglia il momento


delle forze esterne.

Sistema isolato: R= O ⇒ M =O, segue che:


20 Meccanica celeste

df =O ⇒ r = costante
dt

Per un sistema costituito da un solo corpo materiale di massa m (il


corpo è fermo, v
=O, o si muove di moto rettilineo uniforme
v = v O =costante) si ha:

r = -r X n1V- = COStante
Il vettore f è sempre perpendicolare al piano individuato dai vettori
r e v. Poiché f è costante in modulo, direzione e verso, il piano della
traiettoria di m è fisso, la traiettoria è piana, il corpo è vincolato a
muoversi sempre sullo stesso piano.

Forza centrale. È il caso molto importante della forza di gravità. I vettori


r e F sono sempre paralleli, per cui M = o e f = costante . Se si
considera un satellite in orbita intorno alla Terra, il satellite non è isolato,
ma è sottoposto alla forza di gravità della Terra (trascurando i contributi
del Sole, della Luna e degli altri pianeti). Le traiettorie sono dunque
piane, come le ellissi della I legge di Keplero. È il caso che ci interessa
studiare e applicare ai satelliti o alle sonde spaziali.

5. LA CADUTA DELLA LUNA SULLA TERRA


(VELOCITÀ MINIMA)
Sulla superficie della Terra un corpo materiale di massa m sottoposto
alla forza di gravità:

in 1 secondo cade, rispetto alla traiettoria rettilinea che percorrerebbe in


assenza di gravità (Galileo e I legge di Newton), di una distanza verticale
(Figura 6):
21

Anche la Luna (distanza r) in 1 secondo cade verticalmente verso la


Terra (Newton), rispetto alla traiettoria rettilinea che avrebbe in assenza
di gravità, di una distanza verticale:

Calcoliamo la distanza orizzontale percorsa in 1 secondo, valore che


numericamente è anche la velocità del moto rettilineo uniforme lungo
l'asse x :

x -- ✓(r + h L )2 - r2 -- ✓ h L2 + 2h L r ~~ \Jtzh7.
" 11 L 1

essendo hL << r . Infatti, la distanza della Luna varia da un minimo di


356 400 km (perigeo) a un massimo di 406 700 km (apogeo). L'accelerazione
alla quale è sottoposta la Luna per la presenza della Terra è data da:

A B

Figura 6: Proiettile sparato con una velocità sufficiente a metterlo in orbita intorno
alla Terra.
22 Meccanica celeste

da cui il rapporto:

Sostituendo a r la distanza dell'apogeo e del perigeo, e a R il raggio


della Terra, R = 6378 km (all'equatore), si trova:

): __
aL _{2, 5 x 10-
4
apogeo
"'- g
- 4
3, 2 x 10- perigeo

Ora possiamo calcolare la caduta in 1 secondo:

3
_1 1 _ 1 m, apogeo
hL - -QLt
2 _
- -QL - -sg --{1,2 x 10- 3
2 2 2 1, 6 x 10- m, perigeo

La velocità della Luna è di 1068 rn/s al perigeo e di 988 m/s all'apogeo.


Applichiamo le formule alla caduta di un oggetto vicino alla
superficie terrestre. In questo caso in 1 secondo l'oggetto cade di

. 1 1 1 GM
h = - gt 2 = - g = - -2
~4 9m
2 2 2 R '

e la sua velocità è numericamente uguale alla distanza orizzontale


percorsa in 1 secondo:

v =
0 ✓2hR = fgii = ✓~~ R = ✓G: = 7 905 rn/s

Il valore trovato è la velocità minima per mettere in orbita un satellite


artificiale .

Risonanza. La Luna è un esempio di risonanza. Un corpo ha risonanza


spin-orbita p: q , con p, q numeri interi, se il rapporto tra il periodo T
23

di rivoluzione intorno al corpo principale e il periodo 't di rotazione


intorno al proprio asse è pari a:

Se T = 't la risonanza si dice sincrona, come quella della Luna


intorno alla Terra: T =. = 27,32 giorni, per questo la Luna mostra
sempre la stessa faccia. Il sistema solare è pieno di pianeti e satelliti in
risonanza. La risonanza indica stabilità del sistema. Ad esempio,
Mercurio ha risonanza 3 : 2 , ossia ogni 3 rivoluzioni intorno al Sole,
Mercurio compie 2 rotazioni su se stesso.

6. CONSERVAZIONE DELL'ENERGIA MECCANICA


TOTALE

Consideriamo l'energia meccanica totale, ossia l'energia cinetica e


l'energia potenziale.

Energia cinetica. La forza di gravità (conservativa) F agisce su un corpo


materiale e, con riferimento ad un sistema di riferimento cartesiano
inerziale, lo sposta da "i; a ~ producendo lavoro, ossia fornendo (o
sottraendo) energia meccanica al corpo:
-
L=ÌF•dr
r,

Ma F
- dv - dr .
= m - e v = m- , qum d"1 possiamo
. .
scrivere:
dt dt

f
t,
L = m-•vdt
dv -
I dtl
24 Meccanica celeste

Poiché:

segue che:

Il lavoro compiuto dalla forza è pari alla differenza tra l'energia


cinetica finale e quella iniziale. Se L > O, il corpo è stato accelerato, la
forza ha fornito energia meccanica; se L < O, il corpo è stato decelerato,
la forza ha sottratto energia meccanica.

Energia potenziale. La circuitazione di una forza conservativa (la forza


di gravità) è nulla, ossia:

Il lavoro fatto dalla forza conservativa per spostare il corpo dalla


posizione "i; alla posizione ~ di riferimento (può coincidere con
l'origine degli assi) è dato da:

,;,
U("i;) f
= F •dr
li

Poiché il lavoro non dipende dal percorso, ma soltanto dagli estremi


di integrazione, il lavoro fatto per spostare il corpo dalla posizione 11
alla posizione ~ può essere calcolato come:
25

r; Fa I'z r; r;
fF•dr = fF•dr+ fF•dr = fF•dr-fF•dr =U(~) - U(r;)
r; r; fa 'i I'z

Il lavoro compiuto dalla forza è pari alla differenza tra l'energia


potenziale iniziale U1 e quella finale U2 • Se teniamo conto che nel
movimento da ~ a r; il corpo materiale, oltre ad avere energia
potenziale per il solo fatto di occupare una particolare posizione, ha
anche dell'energia cinetica perché si muove, il lavoro compiuto dalla
forza gravitazionale è anche dato da:

r,
L = iF• dr= Ecz -Ec 1
r,

Ma è anche L = U 1 -U2 , quindi l'uguaglianza:

È il teorema che afferma che l'energia meccanica totale si conserva.


In ogni istante l'energia meccanica totale (una costante) si suddivide tra
energia cinetica (se il corpo si muove rispetto al riferimento) ed energia
potenziale, quest'ultima sempre diversa da zero (tranne che nel
riferimento).

■ ESEMPIO:
Applicazione alla forza gravitazionale della Terra.
Un grave puntiforme di massa m cade perpendicolarmente alla
superficie terrestre da una grande altezza h, sottoposto alla forza di
gravità:

- GM-
F=-m - 2- ur
r

CM
Essendo g = - - si può scrivere:
Rz
26 Meccanica celeste

_ (R)
F =-mg --;: ur
2
_

Nei problemi vicini alla superficie della Terra si prende la superficie


stessa come riferimento, ossia si attribuisce energia potenziale nulla ai
corpi posti su essa, U(R) = O :

U(R+h)= J
R+h
mg(~) •dr=U(R+h)-U(R)=U(h)-0

Il corpo cade dalla quota R + h alla quota R (superficie), quindi:

U(h) = - f mg (R)
2

R
--;: dr
R+h

=-mgR 2 fIl -dr =mgR [-1 JR 2 1 1 h


=mgR 2 [- - - - ] =mg--
1 + -11
2
H+h r r R+h R R +h
R

Se h « R, U(h) ""mgh, il noto risultato.

7. TEOREMI DI CONSERVAZIONE DALLA Il LEGGE


DI NEWTON

Sul corpo di massa m agisce la forza di gravità:

Il versore ur è indicato come u,. = _!_ per facilitare i calcoli. La II legge di


r
Newton impone che:
27

d2 r CMm
m --= mr =- - - -
r
dt2 r2 r
: CMr
r +---=
2
0
r r

Rinviano la soluzione di questa equazione differenziale vettoriale (tre


equazioni differenziali scalari) a quando saremo in grado di semplificare
il problema matematico considerando il piano dell'orbita.
Si può manipolare l'equazione per mostrare che si conservano sia
l'energia meccanica totale, sia il momento della quantità di moto.

Conservazione dell'energia meccanica totale. Poiché dobbiamo ottenere

una grandezza scalare, moltiplichiamo scalarmene per r = v:

- -: CM 7 -
v•v+ - -r•r=O
r3

Ma, dato un vettore a, a•a = a •a = aa, quindi:


· CM·
vv+ - 3-rr=O
r
· CM·
vv+-2- r = O
r

Osserviamo che:
28 Meccanica celeste

Quindi:

!!_( ~+C- GMJ = O


dtl 2 r
2

- GM)
v + ( C- - - =Cl
2 r

dove Ce C1 sono delle costanti. Moltiplicando per lo scalare m, si ha:

2
v
m -+ GMm) =C 2
( mC---

2 r

Il primo addendo è l'energia cinetica, il secondo è l'energia potenziale.


Studiamo quest'ultima.

GMm
U(r)=mC---
r

Nei calcoli astronomici (ad esempio nel sistema solare) non ha senso
riferirsi a un particolare pianeta, ma è meglio scegliere un riferimento
comune a qualsiasi corpo. Il riferimento più comodo è l'infinito, in
pratica una distanza molto grande. Di conseguenza si impone che
U(oo) = O, vale a dire mC =O, ossia C =O, per cui:

1 GMm
-mv 2 - - - = Ec + U = C2 = costante
2 r

Abbiamo dimostrato che l'energia meccanica totale si conserva. Si


noti con il riferimento posto a distanza infinita, l'energia potenziale è
sempre negativa.

Conservazione del momento della quantità di moto. Moltiplichiamo


vettorialmente a sinistra per r:
29

--; : CM - -
r x r+-rxr=O
r3

Ma r•r =O , quindi:

rxr = O

Ora si nota che:

d[ --; ) --; --; : :


dt r x r =rxr+rxr=O+rxr

quindi :

- - -
r x r = costante ⇒ r x mv = [' = costante

Abbiamo dimostrato che si conserva il momento della quantità di


moto (si riveda la II legge cardinale della dinamica).

8. COORDINATE POLARI E SEZIONI CONICHE

Per studiare il movimento di un pianeta intorno al Sole (o di un


satellite intorno alla Terra), e alla luce delle leggi di Keplero, è
conveniente ricorrere alle coordinate polari nel piano dell'orbita (Figura
7). L'asse polare è diretto come l'asse x . L'origine del sistema di
riferimento è la posizione del Sole (uno dei due fuochi), la posizione del
corpo di massa m è individuata dal raggio vettore di modulo p e angolo
8 (positivo in senso antiorario).
30 Meccanica celeste

Tutte le sezioni coniche, oltre alle definizioni classiche di ciascuna


conica, possono essere definite da una sola proprietà, chiamata proprietà
fuoco-direttrice: una sezione conica è il luogo dei punti del piano per i
quali è costante il rapporto e tra la distanza da un punto fisso (fuoco) PF
e da una retta fissa (direttrice) PD (Figura 8) .

Fuoco a destra della direttrice (Figura 9) . Posto PO = p, DQ = .e , segue che:


PD = pcos8 + C

Applichiamo la definizione:

Asse po lare
o

Figura 7: Coordinate polari .

Figura 8: Geometria per definire la proprietà fuoco-direttrice.


31

Esaminiamo due casi: fuoco a destra della direttrice, fuoco a sinistra


della direttrice.

PO p
= =e
PD pcos8+ l'

Risolta per p , dà

p(8) = ee = - ~P_
1- ecos8 1-ecos8

Per 0 = 90° si ha:

p(90°) = p = ef

Il segmento p è noto come semilato retto.

Fuoco a sinistra della direttrice (Figura 10)

PD =PQ+ f
· PQ = pcos(180-8) = -pcos8

d
Asse polare

Figura 9: Fuoco a destra della direttrice.


32 Meccanica celeste

Applichiamo la definizione:

PO
= p =e
PD C- pcos0

Risolta per p , dà:

p(0) = e/i, = - ~P__


l + ecos0 l+ecos0

Per 8 = 90° si ha il semilato retto :

p(9O°) = p = ee

Asse polare

Figura 10: Fuoco a sinistra della direttrice.


33

9. CINEMATICA DEL PUNTO MATERIALE IN


UN PIANO

Per risolvere il problema dinamico, ossia determinare le possibili


traiettorie di un punto materiale soggetto alla forza di gravità, dobbiamo
prima studiare la cinematica del punto materiale in un piano. Definiti i
versori radiale up e trasverso u 0 (Figura 11}, si hanno i legami con i
➔ ➔

versori cartesiani, i dell'asse x e j dell'asse y:

➔ -
up= i cose+ jsin0
➔ -
U0 = - i sin 0 + j COS 0

I versori non sono indipendenti ma sono legati dalle seguenti relazioni:

du 0 -
-= -u
d0 p

Il corpo materiale si muove lungo una traiettoria con equazioni


parametriche p(t), 0(t). Il vettore posizione è dato da:

p(t) = p(t) uP(t)

e la sua velocità è sempre tangente alla traiettoria e, in generale, ha una


componente radiale e una trasversa.
Sottintendendo la dipendenza dal tempo, per semplificare la
scrittura, calcoliamo la velocità:
34 Meccanica celeste

dup
Ma - - = u- 0 , qu1n
. d'1:
d0
- dp- de-
v = - u +p-u
dt P dt e

La componente radiale è dunque data da:

dp .
vP =-=p
dt

La componente trasversa è data da:

de ·
Ve =p-=pe
dt

Calcoliamo l'accelerazione del punto materiale.

Ma:

dup = dup de
dt de dt
due due de
-=--
dt de dt
dup -
-=-u
dp p

Sostituiamo e raccogliamo le componenti radiali e trasverse:


35

j
Asse polare e asse x
o ->
i

Figura 11: versori radiale e trasverso.

La componente radiale è dunque data da:

La componente trasversa è data da:

00
. ·· 1d(
= p 0+ 2 p 0 = - -
p dt
2
p 0· )
36 Meccanica celeste

10. CINEMATICA CON I NUMERI COMPLESSI


Il vettore posizione p(8) e i versori uP , u0 possono essere scritti nel
piano complesso (Figura 12) come:

p(8) = p(8) ei0

perché u 0 , rispetto a up , è ruotato di 90° in senso antiorario (positivo) .

Asse polare
o
Figura 12: Coordinate polari e versori radiale e trasverso.

Le relazioni tra i versori si stabiliscono subito:

du =el·e j = -
_P Ue
d8

Pure immediato è il calcolo della velocità e della accelerazione.


37

--> dp • d8 e dp e d8 ·(e ; I • ·e • e
V = - e 18 + j p- 81 = - 81 + p- 81 +n 2 = pe 1 + p8 j e1
dt dt dt dt

➔a = [ -d
dt 2
2
p -p (d8)
-
dt
2
] e j0 + [2-dpdt-d8dt+ pddt-8] e
2

2
j[0+n/ 2)

■ ESEMPIO:

Moto circolare uniforme. m = 8 = costante.

Velocità:

p =R ⇒ p=O ⇒

Accelerazione:

..
p =R ⇒ p = O; 8=m ⇒ 8 = O, quindi a 0 = O
38 Meccanica celeste

11. DINAMICA DELIA FORZA DI GRAVITÀ. I E Il


LEGGE DI KEPLERO

La forza di gravità è una forza centrale, quindi l'accelerazione è solo


radiale, di conseguenza devono essere soddisfatte le seguenti due
equazioni:

2
CM
= p- p e = -7
•• •
ap

La II legge di Keplero. Studiamo le conseguenze di a 8 = O (porta alla II


legge di Keplero). Se a 8 =O, allora:

p 0 =h
2

con h (m 2 / s) (dimensioni di un'area divisa per un tempo) una costante.


Il significato è il seguente. Nella Figura 13 siano p(0) e
p(0 + d0) = p(0) + dp(0) i vettori posizione per uno spostamento angolare
infinitesimo, essendo dp(0) il modulo del vettore infinitesimo che va da
r,
P a P' . L'arco PP' = p(0)d0 può confondersi con il segmento PP" perché,
per un angolo infinitesimo:

PP" = p(0)sin(d0) ~ p(0)d0

Di conseguenza l'area infinitesima dA del settore circolare OP' P può


essere confusa con l'area del triangolo rettangolo OP" P:

dA = pd0 (p + dp) ~ p2 d0
2 2
39

Quindi:

dA Pz
-=-
de 2

Moltiplicando e dividendo per dt:

-
dA _ -
dA -
de _ -p
l z e·
dt de dt 2

Ma p2 e = h, quindi:

1
dA = ]_hdt ⇒ A (t) =- ht + C
2 2

ossia la II legge di Keplero.

La II legge di Keplero dalla II legge cardinale della dinamica. Per una


forza centrale, come la gravità, la derivata del momento della quantità di
moto è zero (II legge cardinale della dinamica):

dr= 0
dt

➔ ➔

Ossia r = costante, ma r è dato da:


40 Meccanica celeste

Asse polare
o
Figura 13: Geometria per calcolare l'area infinitesima.

Dividiamo per la massa, ottenendo il momento della quantità di moto


per unità di massa (momento specifico):

Il momento specifico ha modulo:

Quindi è costante. Da questa relazione segue il notevole significato fisico


della costante h. La II legge di Keplero è un altro modo di affermare che
il momento della quantità di moto si conserva.

La I legge di Keplero. Esaminiamo la componente radiale . Si trova


l'equazione differenziale:

GM
p-p0 = - -
p2
41

Approccio 1. Per determinare la traiettoria p = p(e) nel piano polare


dobbiamo eliminare la variabile tempo. La risoluzione dell'equazione
differenziale segue diversi passi semplici. Sostituiamo:

. h
e=-
p2

.. h2 CM
p- - = - -
p3 p2

Notiamo che:

-
dp_·p _ -
dpde _ dpe·_dph
- - --
dt de dt de de p 2

Introduciamo la variabile di servizio:

1
U =-
p
du 1 dp
---
dp 2 du

de p2 de de = - p de

Ossia

Derivando rispetto al tempo:

Sostituendo p:
42 Meccanica celeste

Dividendo entrambi i membri per h 2 u 2 -:;:. O:

. GM . d'
P omamo ora y = u - -2- , qu1n 1:
h

La cui soluzione generale è:

y = Acos8+Bsin0 = Ccos(0+ a)

con C e a delle costanti. Ossia:

GM
u = Ccos(0+a)+-2-
h

Posta la costante:

2
e raccogliendo GM I h , si ha:

1 GM
u = - = 2- (1+ecos(0+a)
P h

Risolvendo per p si trova la generica sezione conica (I legge di Keplero ,


se ellissi):
43

2
p(e) = h / CM
l+ecos(0+a)

La costante e ha dunque il significato notevole di eccentricità della


sezione conica. Il semilato retto è dato da:

p = h 2 / CM

La costante a provoca soltanto una rotazione delle coordinate polari


(Figura 14).
Abbiamo due casi utili per le applicazioni, a= 0° e a= 180° (Figura 15).
Nel primo caso la direttrice è a destra del fuoco F, polo delle coordinate
polari:
2
p(e) = h / CM a= O°,direttrice a destra del polo (fuoco)
1 + e cose

Vedremo che questo caso corrisponde alle orbite dei satelliti e delle
sonde. Nel secondo caso la direttrice è a sinistra del fuoco F.
2
p(e) = h / CM a= 180°,direttrice a sinistra del polo (fuoco)
1-ecose

Questo caso corrisponde alle orbite balistiche.

Figura 14: Significato della costante a.


44 Meccanica celeste

Approccio 2. Scriviamo il rapporto:

dv / dt v
=
d8 / dt 8

Ma

• h
8=-
p2
➔ ➔ ➔ GM ➔
v =a= aP up+ a 0 u0 = - - 2- u + O
p p

Quindi

Direttrice

Asse polare
OoF

(a)
45

Direttrice

Asse polare
OoF

(b}

Figura 15: Casi a= 0° (a) e a= 180° (b) .

M a -due - qu1n
= -uP, . d'1:
de

v GM ➔ GM due
- =---u
e h p
= -
h
-
de

Eliminando il tempo (ossia semplificando nel rapporto dt ) si ha:

dv GM due
- =--
de h de

Ossia, semplificando d0 e separando le variabili e integrando:

➔ GM -
dv =--due
h
46 Meccanica celeste

➔ GM ➔ GM ➔ ➔ GM ➔ ➔
v =--u
he
+--e -e =--u
h 2 1 he
+w

dove w è un vettore costante in modulo, direzione e verso.


Moltiplichiamo i due membri della equazione scalarmente per u0 •
Per il membro di sinistra si ha:

➔ • h h
V•Ue = Ve =p0=p-=-
p2 p

Per il membro di destra ipotizziamo dapprima che l'angolo di w sia


nullo (caso a= O) .

GM ➔ ➔ ➔ ➔ GM GM
--u0 •u0 +w•u0 =--+wcos0 =--(1+ecos0)
h h h

➔ ➔

dove 8 è l'angolo tra w e u 0 e avendo posto;

GM
W=--e
h

con e costante. Uguagliando i due membri si trova:

h GM
- = -(1 + ecos0)
P h

Finalmente, risolvendo per p si trova la sezione conica di eccentricità e :

2
p(e) = h I GM a= O°,direttrice a destra del polo (fuoco)
1+ecos0

Se l'angolo di w è 7t (caso a= 7t) si trova la sezione conica delle orbite


balistiche:
47

2
p(e) = h I CM a= 180°,direttrice a sinistra del polo (fuoco)
1-ecose

Il vettore velocità si muove su una circonferenza. Dalla relazione:

(
➔ )2 ➔ ➔ 2
Tenendo presente l'identità A = A• A = A , si trova:

In altre parole, la punta del vettore velocità v si muove su una


circonferenza di raggio GM con centro situato nella punta del vettore
h
costante ; , ossia a una distanza e e: dall'origine .del piano delle
velocità orbitali (piano diverso dal piano dello spazio fisico) come mostra

la Figura 16, assumendo nullo l'angolo di w.

Asse polare

GM :
e--
h

Figura 16: Traiettoria circolare del vettore velocità nello spazio delle velocità di una
sezione conica ellittica.
48 Meccanica celeste

Dalla Figura 16 possiamo trovare la velocità del satellite per ogni


posizione angolare. In particolare, al perigeo, 8 = 0°, quindi:

GM GM GM
v =e - + - =(1+e) -
P h h h

All'apogeo, 8 = 180°,

La velocità dell'orbita è massima al perigeo, minima all'apogeo, di


conseguenza l'energia cinetica è massima al perigeo (l'energia potenziale
è minima) e minima all'apogeo (l'energia potenziale è massima). Poiché
in ogni posizione angolare si conserva il momento della quantità di moto,
r e nell'apogeo e nel perigeo la velocità è solo trasversa, introducendo
O
,

le distanze dell'apogeo, p 0
e del perigeo, Pp si ha:
,

Ossia le due velocità sono legate dalla seguente relazione:

Semplificando il rapporto GM si trova la seguente relazione:


h

l+e
Pa =-- Pp
1- e

Condizioni iniziali. Per trovare l'eccentricità e (ossia la costante di


integrazione), dobbiamo imporre le condizioni iniziali v0 e 1 in 0

posizioni orbitali opportune, l'apogeo o il perigeo, dove è facile calcolare


49

r O , perché il vettore posizione p(8 0 =O)= p0 e la velocità v O = v 0 (uguale


alla sola velocità trasversa) sono ortogonali.

Caso a = 0° . In particolare le velocità è data da:

Quindi, come già trovato:

Poiché h = p 2 0 =costante , segue che:

Vale a dire, un altro significato notevole della costante h: è il momento


della quantità di moto di una massa unitaria h = r O I m . Quindi:

zv z
Po o

p(0)= h2 / CM = CM a= 0°,direttrice a destra del polo (fuoco)


1 + e cos 0 1 + e cos 0

Se e= o (perigeo), p = p0 troviamo il valore delle eccentricità:

vz
e=~-1~0
CM

dove p e v 0 si riferiscono al perigeo. Quindi, l'espressione finale


0

diventa:
50 Meccanica celeste

zvz
P
_Q____Q_

p(0) = GM = GM a= 0°,direttrice a destra del fuoco


G~ -1 Jcose
2
1 + e cos 0 [pv
1+

Poiché e ~ O, segue che

P vz
_Q____Q_ ~ l ⇒
GM

Per e= O l'orbita è circolare. La velocità minima per mettere in orbita


un satellite lanciato dalla superficie terrestre, p = R , (supponendo la0

Terra sferica, liscia, senza atmosfera) è dunque il valore minimo:

V = {G!vi
o ~R
Il corpo di massa m percorre un'orbita chiusa finché O s; e < l, ossia per
velocità iniziali:

Per la parabola, e = l

Questa è dunque la velocità di fuga dal pianeta e la traiettoria è


parabolica. Per le iperboli (caso reale per allontanarsi dalla Terra), e> l ,
dunque v0 > v1 . Il passaggio dalle orbite ellittiche alle orbite paraboliche
e iperboliche è illustrato nelle Figure 17 e 18.
51

Per il caso a = 180° le condizioni inziali sono le stesse. Si trova:

2 2
P oV o

p(e) = CM o.= 180°,direttrice a sinistra del fuoco


1- ecos0

Se 0 = O si trova l'apogeo, p = p 0
, quindi:

2 2
PoVo
Po(O) = CM o.= 180°,direttrice a sinistra del fuoco
1-e

Il valore dell'eccentricità è dato da :

. p vz
e=l-~
CM

Per cui

p(e) = CM o.= 180°, direttrice a destra del fuoco


1 -( ~j - )cos 01

Poiché e ?: O si ha sempre:
52 Meccanica celeste

Asse po lare

Figura 17: Orbite. Il cerchio più interno segna il passaggio dalle orbite dei satelliti
alle orbite balistiche (più interne) .

Il valore massimo di v0 , che coincide con l'orbita circolare del caso


a= 0°, rappresenta l'orbità di continuità tra i due casi (Figura 18). Se v0
diminuisce l'orbita diventa ellittica (orbite balistiche). L'orbita non è mai
la parabola trovata da Galileo.
,\ s~pularo:

Figura 18: Dalle orbite balistiche (1-2) , alle orbite inerziali (3-4-5) .
53

La "parabola" di Galileo è un'approssimazione di un arco di ellisse.


Consideriamo l'equazione canonica di un'ellisse con a< b, fuochi
sull'asse y (Figura 19).
xz y z
- + -= 1
a z bz

y =b g 2
(1 ° quadrante)

2
Per distanze orizzontali x << a , e = \ << 1 , la radice si approssima con
a
✓1- e ""1-~ . Nel nostro caso si ha:
2

y =b g ( ""b 1- -x
2a
2

2
)
=- - b
2a
2
X
2
+b=-Ax 2 +b

È una parabola con concavità verso il basso. Galileo trova u na


parabola perché nel suo esperimento la forza di gravità è in pratica
parallela a se stessa in tutta la traiettoria del corpo m, ed è l'equivalente
fisico di x <<a.

Superfice

,
,'
'
' '
' ''
'
' '
'' '
',
' ,'
,
, Centro del la
Terra

Figura 19: La parabola di Galileo è in realtà un arco di ellisse.


54 Meccanica celeste

12. ENERGIA MECCANICA E ORBITE

L'energia meccanica totale di un corpo di massa m è data da:

1 GMm
E= -mv 2 - -- = Ec +UP = costante
2 p

Consideriamo il caso a = 0° e le relative orbite.

zvz
P ____Q____Q_

p(e) = GM
1 + ecos0
P vz
e =......!2....... - 1
GM

Per un'orbita parabolica, da e = 1 si ricava la velocità in p =p 0


, 8 = 0°
(perigeo):

L'energia meccanica totale assume ora il valore:

E= ~m ZGM _ GMm = O
2 Po Po

Ossia Ec =-UP, l'energia meccanica è zero. Le orbite paraboliche sono


caratterizzate da una energia meccanica nulla, o da e = 1.
Calcoliamo la velocità che si ha all'infinito dal valore costante
dell'energia meccanica:

V 00 = limp➔oo V
1 . GMm 1
E (oo) =- mv 2 - 11m -- mvoo2
Z oo p➔oo p =-
Z
55

Poiché l'energia meccanica è costante e nulla, segue che v =O. 00

Ritroviamo che la velocità di fuga è quella che fa arrivare il corpo a


distanza infinita con velocità nulla.
Per le orbite ellittiche e circolari (e< I), l'energia meccanica totale è
sempre negativa, per le orbite iperboliche (e> I), l'energia meccanica
totale è sempre positiva.

13. LA lii LEGGE DI KEPLERO

La III legge di Keplero afferma che i quadrati dei periodi di rivoluzione


intorno al Sole sono proporzionali ai cubi dei semiassi maggiori delle orbite.
Se la forza è centrale, allora sappiamo che:

A(t) = ~ht
2

Se T è il periodo di rivoluzione, allora, tenendo presente che l'area


di un'ellisse di semiassi o e b è pari a nab , si può scrivere:

1
A= 1cab =-hT
2

Ricaviamo l'espressione del semilato retto p in funzione di o e b.


Dall'equazione canonica dell'ellisse, nel I quadrante si ha:

y=b g 2

Il semilato retto ha ordinata x =e, quindi:

. g2
p = y (e) = b 1- -
0
2
= b ~2-b2
1-
a2
~ 2
= b 1 -1 + - 2
0
b2
= -
o
56 Meccanica celeste

Ora, poiché:

2
p(S) = h / GM = p
1 + ecos8 1 + ecos8

segue che:

il b2
p(rt/2) = - = p = -
GM a

di conseguenza:

Vale a dire la III legge di Keplero. Si noti che poiché il periodo T di


rivoluzione intorno al Sole (o di un satellite intorno a un pianeta)
dipende soltanto dal semiasse maggiore (una misura delle dimensioni
dell'orbita), pertanto tutte le orbite che hanno lo stesso periodo, hanno
pure le stesse dimensioni, Figura 20.

Figura 20: Orbite che hanno tutte le stesse dimensioni dell'asse maggiore, e quindi
lo stesso periodo. Cambiano eccentricità e linea degli apsidi, ossia la retta che passa
per l'afelio e il perielio.
57

■ ESEMPIO:
Nel moto rettilineo uniforme vale la II legge di Keplero.
Con riferimento alla Figura 21, si osserva i triangoli AOB e A'o'B',
corrispondenti allo stesso intervallo t2 - t1 = t2 ' - ( (perché il moto è
rettilineo uniforme), hanno la stessa area. Infatti:

Poiché t 2 t1 = t~ = t~ segue che A Aos = A A O 8 . , ossia la II legge di


-

Keplero (d'altra parte, una retta è una sezione conica degenere).


La II legge di Keplero A(t) = ht I 2 = t è una conseguenza della
conservazione del momento della quantità di moto. Verifichiamo che si
conserva il momento della quantità di moto. Per ognuno dei vettori
indicati nella Figura 16 si ha sempre:

f = px mv= OH mv= costante


y

o X

Figura 21: Moto rettilineo uniforme. OH è la distanza della retta dall'origine O.


58 Meccanica celeste

■ ESEMPIO:
Periodo di rivoluzione della stazione spaziale internazionale, h= 400 km. La
III legge di Keplero dà il periodo di rivoluzione della stazione intorno
alla Terra (R = 6 378 km, GM = 398 600,5 km 3 I s2 ):

2
4n • I .
T = - ( R + h)3 = 5553 s = 1' 32mm 33s
GM

Ossia 1,54 ore.

14. ORBITA GEOSTAZIONARIA E LANCIO DI


UN SATELLITE

L'orbita geostazionaria, chiamata anche orbita di Clarke in onore di


Arthur C. Clarke (1917-2008) , è un'orbita circolare nel piano equatoriale,
l'orbita più importante per i satelliti di telecomunicazione. Ricaviamo
l'altezza h dell'orbita, imponendo che il periodo sia uguale al giorno
siderale (il periodo di una rotazione completa della Terra) , pari a
86164, 1 s ( 23'' 55min 4, 1 s ) , diverso dal giorno solare 24 x 60 x 60 = 86 400 s,
di 86 400-86164,1 = 235,9 s (perché? Si veda la Figura 22):

R+h= =42164,2.km
n
h = 42 164,2 -6378 = 35 786,2 ~ 36 000 km

La velocità orbitale del satellite è pari a:


59

Sole

o I
I

0
I /

:p, /
I

P"

0 = 0,986°
PP' = giorno siderale

Figura 22: Differenza tra la posizione che definisce il giorno siderale ( p ' ) e quella
del giorno solare ( p " ).

I satelliti geostazionari sono un altro esempio di risonanza sincrona


perfetta perché T = 't = 86164, 1 se i due corpi mostrano sempre la stessa
faccia. Il satellite è sempre controllato dalla Terra per mantenere perfetta
la risonanza, facendo in modo che le antenne puntino sempre verso la
stessa area geografica.
Per Marte, R = 3 39 7, 2 km , GM = 4, 69 x 104 km 3 I s2 , il giorno siderale
dura T = 24 h 37min 22,7 s = 88 642,663 s, quindi l'orbita di Clarke si
trova a una distanza dal centro del pianeta:

ossia a un'altezza sull'equatore h=21055,5-3397,2=17658,3krn.


L'inclinazione dell'asse di Marte è simile a quello della Terra, ossia
25, 18°. I satelliti della NASA e dell'ESA intorno a Marte percorrono
orbite più basse di quella di Clarke perché oggi sono usati per studiare il
pianeta e la sua superficie, non per telecomunicazioni. Quando ci
60 Meccanica celeste

saranno colonie è probabile che si lanceranno satelliti nell'orbita di


Clarke.

Lancio di un satellite. Qual è la latitudine migliore per lanciare e mettere


in orbita un satellite (o inviare una sonda nello spazio) sfruttando la
velocità di rotazione della Terra? L'equatore. Vediamo perché.
Le componenti del moto circolare uniforme di un punto di latitudine <p
sulla superficie della Terra (che ruota intorno all'asse nord-sud alla velocità
angolare w = 2n / 86164, 1 = 7,2921 x 10-5 rad I s) sono (Figura 23):

•2
aP = -p0 = -Rcoscp o/

v 0 =p0=Rcoscp w
vP =O

Equatore
o
.Figura 23: Geometria per calcolare il moto circolare uniforme di un punto B situato
alla latitudine <p .

La velocità impressa al satellite (rispetto al sistema di riferimento


inerziale al quale si riferiscono le soluzioni riguardanti le orbite) è
massima all'equatore e vale v 8 (cp =O)= veq = 0,465 km I s, quindi:

V razzo~ V! - v eq = 11,180- 0,465 = 10,715 km/ s


61

In conclusione, si risparmia carburante. Si veda anche la "Carta


Astronautica" per gli altri pianeti, Figura 25.

Latitudine di lancio e inclinazione dell'orbita. Qual è la latitudine


migliore per mettere in orbita geostazionaria un satellite senza fare altre
manovre?
Siano <p la latitudine della località di lancio e I; l'azimut della
proiezione della direzione di lancio sulla superficie (angolo misurato in
senso orario da Nord, si veda la Figura 24). Si dimostra che l'angolo di
inclinazione i dell'orbita risultante (senza fare altre manovre, ossia
senza usare il motore di bordo), rispetto al piano equatoriale, è una
funzione della latitudine e dall'azimut, ed è data da:

cosi= sin I; coscp

Da questa fondamentale relazione si deduce che è impossibile inviare un


satellite nell'orbita geostazionaria da località poste a latitudini cp,;; 0° .
L'unica latitudine che lo permette è proprio cp = 0° (equatore) e la
direzione di lancio migliore è I; = 90° , ossia verso Est, per sfruttare la
velocità tangenziale già fornita dalla rotazione della Terra.

cosç

-O- ' - - sinç


--------- E

Figura 24: Definizione dell'azimut come angolo tra la direzione Nord e il versore del
vettore velocità di lancio proiettato sulla superficie.
62 Meccanica celeste

V M a p g
z,o

lOO ~ .
-:,

,'
.f
Ml

~~ ...
~
.,.,
...
~~
~u
<
2 ...•.,
..
100
ti) 1,000 ...
....
",. <
..
O.I

l00

... •'
..• ..
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o
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o
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M

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20

,
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.,u,
L o 100 KM.
"
Q. ...
aoo

,;ooo
V M a p G

Figura 25: Carta astronautica, ossia calcolatore grafico del sistema solare per orbite
circolari.
63

Dimostrazione. Con riferimento alla Figura 26, il vettore OP, di cui


consideriamo il versore OP / OP , individua nel piano xz le coordinate


della località di lancio, ossia la latitudine 0 e la longitudine del piano

del meridiano locale xz . Il vettore costante h , momento della quantità


di moto per unità di massa, è perpendicolare al piano individuato da OP


➔ ➔

e dal versore u, proiezione del vettore velocità di lancio v nel piano


tangente alla superficie della Terra (ossia la superficie locale, si veda la
Figura 24) ed è dato dal prodotto vettoriale:

➔ OP ➔
h=-XU
OP

Calcoliamo il prodotto vettoriale individuando la componente di h


secondo l'asse z , h dalla quale troveremo l'angolo di inclinazione
2
,

dell'orbita i .

Nel piano del meridiano xz (si veda la Figura 27), il versore u ha le


seguenti coordinate; secondo l'assex :- cosçsin0, secondo l'asse z:

cosç cos0, secondo l'asse y (Est): sinç. Le componenti di OP / OP sono:


secondo l'asse x , cos 0 ; secondo l'asse y, O; secondo l'asse z, sin 0 .
Quindi:

➔ ➔
uz

ux uY
OP ➔ ➔
-xu=h = cos0 o sin0
OP

-cosçsin0 sinç cosçcos0


64 Meccanica celeste

Figura 26: Geometria per il calcolo dell'inclinazione dell'orbita rispetto al piano


equatoriale.

X
o

Figura 27: Versore del vettore velocità proiettato sulla superficie visto nel piano del
meridiano locale.
65

La componente secondo z è dunque data da:

h, = cos 8sinl;-(-cos /;sin 8) x O= cos 8sinl; = cosi

quindi la relazione:

cosi= cos8sinl;

Poiché è sempre meglio lanciare verso Est per sfruttare la velocità del
moto di rotazione della Terra, ossia porre I; = 90°, si trova il semplice
risultato:

cosi= coscp

In conclusione, l'inclinazione dell'orbita è uguale alla latitudine. Per


risparmiare manovre e carburante è meglio avere postazioni di lancio
all'equatore, o il più possibile vicino. Per questo motivo la NASA, l'ESA
e le altre agenzie spaziali hanno stazioni di lancio verso l'equatore. Le
orbite possono essere dirette o retrogradi (Figura 28).
66 Meccanica celeste

Inclinazione Tipo di orbita Diagramma

0° () 180° Equaloriail:

Po lare

0° :s: i < 90° Diretta


(s i mu ove in direzione
della ro taz ione de ll a Terra)
nodo
asce nden te

90° :S: i < I 80° Indiretta o Retrograda


(s i muo ve in direzione
opposta al la rotazione nodo
dell a Te rra) asce nden k

Figura 28: Vari tipi di orbite.


67

15. DISTANZA E ANGOLO DI ELEVAZIONE DI UN


SATELLITE GEOSTAZIONARIO
Siano <p la latitudine della località, 8 la differenza di longitudine tra
la località e il satellite. Si dimostra (con la geometria mostrata nella
Figura 29) che la distanza è del satellite è data da:

2
ZR- coscpcos8
f =(R+h) 1+ ( -R- ) - -
R+h R +h

La distanza R è minima quando cos 8 = O , ossia 8 = O , in altre parole,


quando il satellite è sullo stesso meridiano della località.
La massima latitudine dalla quale è possibile osservare un satellite
geostazionario (posto sullo stesso meridiano, Figura 30) è pari a:

<i>max = arccos(__B__)::::: 81,3°


R+h

Per <p > <p 111 ax il satellite è sotto l'orizzonte.


z

sai. y

RS ~h

X
s

Figura 29: Geometria per calcolare la distanza di un satellite geostazionario.


68 Meccanica celeste

h s

Figura 30: Geometria per calcolare la distanza di un satellite geostazionario posto


sullo stesso meridiano .

Puntamento di un'antenna (azimut ed elevazione). Come puntare


un'antenna verso un satellite geostazionario? Dobbiamo conoscere
l'azimuth e l'angolo di elevazione del satellite. Si dimostra, con l'aiuto
della Figura 29 e la trigonometria sferica, che l'azimut (per cp > 0°) è dato
da:

tano)
I; = 180° - arctan -.-
( sm cp

Ad esempio, assumendo cp = 45°, se o= 30° (satellite a Est della


località) allora I; = 140,8°; se o= -30° (satellite a Ovest della località)
allora 1;=219,2°.
Se il satellite è sullo stesso meridiano, ossia o = 0° , allora tan 0° = O ,
arctan 0° = 0° , quindi I; = 180° , ossia il satellite è posto a sud.
L'angolo di elevazione è dato da:

R2+c2 - (R+h)2J goo


0 = arccos - - - - - - - -
( ZRC

Ad esempio cp = 45°, o= 0°, allora:

C=42164x0,899=37923 km
69

e= arccos J
6378 2 + 37923 2 - 42164 2 _ 900 = 128,20 _ 900 = 38,20
( 2 X 6378 X 37923

16. I PUNTI DI STAZIONARIETÀ DI lAGRANGE


I cinque punti di Lagrange (Giuseppe Luigi Lagrangia, matematico
torinese, 1736-1813) giacciono in un piano definito dalle orbite dei due
corpi (Sole e Terra, oppure Terra e Luna) intorno al loro baricentro e sono
posizioni di stazionarietà. Una sonda spaziale posta in uno di essi appare
ferma a un osservatore posto sulla Terra o nelle vicinanze del Sole. I
punti allineati L1 , L2 L3 sono di equilibrio instabile, i punti L 4 , L5 sono
di equilibrio stabile (Figura 31).
Il punto L1 giace lungo la retta che passa per il baricentro del Sole
(massa M) e della Terra (massa m). Come negli altri punti, in L1
l'attrazione gravitazionale della Terra cancella parzialmente quella del
Sole, ma non è il punto in cui le due forze di gravità sono uguali e
opposte. Trascurando l'attrazione della Terra, un corpo orbitante intorno
al Sole (come la sonda SOHO) in un'orbita più ravvicinata della Terra
avrebbe un periodo di rivoluzione più breve, a causa della maggiore forza
di gravità esercitata dal Sole, ma se consideriamo anche la Terra, la forza
totale diretta verso il Sole è inferiore, causando un aumento del raggio
dell'orbita e una diminuzione del periodo di rivoluzione intorno al Sole.
Il punto L1 si trova proprio nella posizione in cui il periodo di
rivoluzione intorno al Sole di un corpo materiale è uguale al periodo di
rivoluzione della Terra intorno al Sole (1 anno siderale). Le stesse
considerazioni valgono anche per gli altri punti. La Terra e i cinque punti
di Lagrange ruotano intorno al Sole in 1 anno siderale (stazionarietà).
Il punto instabile L1 è una posizione ideale per osservare il Sole
perché è vicino alla Terra, è dalla parte del Sole e può non essere
eclissato da altri corpi . Il punto instabile L2 sarà occupato, invece,
dall'osservatorio James Webb, il cui lancio è previsto nel 2018, perché
questa è la posizione ideale per osservare lo spazio esterno al sistema
solare.
70 Meccanica celeste

La Figura 32 mostra le orbite stazionarie di L1 e L2 del sistema Terra-


Luna. La NASA prevede di porre dei satelliti nel punto 4. perché in
questa posizione il satellite è visibile dalla faccia nascosta della Luna e
dalla Terra, permettendo così le comunicazioni tra la Terra e la faccia
nascosta.

Figura 31: I cinque punti di Lagrange in un sistema a due corpi con uno di massa molto
più grande, Sole (M) e Terra (m) . Gli angoli uguali L 4 M Li e L1 M L 5 sono di 60°.

Orbita
di 24 ore

Figura 32: Orbite geostazionarie: orbita di Clarke (42000 km dal centro della Terra),
punti di Lagrange L1 e L2 del sistema Terra-Luna.
71

17. Elementi orbitali classici e tempo di volo

Gli elementi orbitali classici sono 6 parametri che determinano


completamente l'orbita di un corpo di massa m, soggetto alla forza di
gravità di un pianeta, o del sole, di massa M, con M >> m , in riferimento
ad un sistema di riferimento geocentrico con l'asse x puntato nella
direzione dell'equinozio di primavera (Figura 33):

1. dimensione massima dell'orbita a;


2. eccentricità (vettoriale) dell'orbita e;
3. angolo di inclinazione dell'orbita i;
4. angolo del nodo ascendente destro Q ;
5. argomento del perigeo ro;
6. vera anomalia 8.

I sei elementi orbitali classici si determinano conoscendo i vettori v


e p, misurati ad esempio con un radar ad alta risoluzione e potenza, o
con altri strumenti
Prima di calcolarli, scriviamo l'espressione dell'energia meccanica
totale E del corpo. Si dimostra che E può essere espressa in funzione
del semiasse maggiore:

E = .!mvz _ GMm =
2 p
E =- GMm
2a

quindi la relazione tra il semiasse maggiore e l'energia meccanica totale:

GMm
Q=- - -
2E
72 Meccanica celeste

z
----,
k

v P

Perigeo

----, y
i
Piano equatoriale (.xy)

X
----, ------------·/ --;
Nodo ascendente destro

Figura 33: Geometria e definizione dei sei elementi classici orbitali. L'asse x (versore
i ) è nella direzione dell'equinozio di primavera.

Scriviamo l'energia specifica (per unità di massa).

E GM
m Za

Se E< O, a> O, ossia le orbite sono chiuse, ellittiche (satelliti). Se


E> O, a< O, le orbite sono aperte, iperboli (sonde spaziali). Se E= O,
a ➔ oo, le orbite sono paraboliche (sonde spaziali) .

Dimensione dell'orbita a. Scriviamo l'energia meccanica per unità di


massima:

2
E v GM
m 2 p

. d GMm .
U guag1ian o a a = - - - , s1 trova:
ZE
73

Le dimensioni massime dell'orbita dipendono soltanto da p e v, non


dalla massa m del corpo. Ad esempio, non si deve stimare la massa di un
meteorite per stabilirne l'orbita (e se colpirà la Terra).

Eccentricità dell'orbita e. Si definisce il vettore eccentricità e un


vettore che dal fuoco più vicino al perigeo punta verso il perigeo. Il
modulo dà l'eccentricità, la direzione dà la direzione dell'asse degli
apsidi, ossia la retta che passa per il perigeo e apogeo.

GMJ- (- -)-]
1 [( v 2 - -p- p- p•v v
-e= CM

■ ESERCIZIO:

se v = .jGM I p , verifichiamo che l'orbita sia circolare, vale a dire e = O .


Sostituendo v si ha:

-e=GM
1 [(GM GMJ
p--p - (-p•v-)-]
- p- v =

Perché p..lv al perigeo. Poiché e= O , l'orbita è circolare.

■ ESERCIZIO:

se v = vJ = .jZGM I p , verifichiamo che e= 1, ossia l'orbita è


parabolica.
74 Meccanica celeste

e== c~[(z~M -c;Jp-(p•v)v ]==


1 CM - p -
==--- - p == - == u
CM p p P

Quindi e== 1 e l'orbita è parabolica.

■ ESERCIZIO:
se v > v f , ad esempio v == kv f con k > 1 , verifichiamo che l'orbita è
iperbolica. Si ha:

e
- == - CM ( 2k 2 -1 ) -p == (2k 2 -1) u-
1 -
CM p P

Per cui e== 2k 2 -1 > 1 , l'orbita è iperbolica.

Inclinazione dell'orbita i (orbite dirette, i < 90° ). Il momento della


quantità di moto per unità di massa:

- - - r
h==p x v==-
m

è noto. Poiché dal prodotto scalare (Figura 31) , si ha la relazione:

A•B == AB cosi

Si trova:

1 == arccos [A•B)
AB

Quindi l'inclinazione dell'orbita è data da:


75

i = arccos [k•h) h = arccos [k r.f/ m/ ml


kh = arccos [k•h)

Angolo del nodo ascendente destro O. Il vettore n individua la


posizione del nodo ascendente destro, ossia l'intersezione tra l'orbita e il
piano equatoriale provenendo da "sotto" il piano equatoriale, ossia
dall'emisfero australe (Figura 35) . Si ha:

n=kxli
i•n] = arccos [i•[kxliJl
O = arccos [---;; k x li

dove i è il versore dell'asse x.

Argomento del perigeo w . Individua la linea degli apsidi. È l'angolo for-


mato da n e e nel piano equatoriale (Figura 36):
w
[--i
n•e
= arccos -;;;

Vera anomalia 8. È la posizione angolare 8 (l'angolo delle coordinate


polari, Figura 3 7) del satellite, riferita alla posizione del perigeo.

e = arccos [ ee-; J

In conclusione, basta conoscere p e v per calcolare i 6 parametri


orbitali.
76 Meccanica celeste

Figura 34: Geometria per calcolare l'angolo di inclinazione i.

_,
satellite
k
I
piano equatoria le

j
nodo ascendente

Figura 35: Geometria per calcolare l'angolo n del nodo ascendente.


77

piano equatorial e

~ .

j
nodo ascendente

Figura 36: Geometria per calcolare l'argomento del perigeo w .

___,
satellite
k

piano equatorial e

.I
nodo ascendente

Figura 37: Geometria per calcolare la vera anomalia v = 8.


78 Meccanica celeste

Il tempo di volo. Equazione di Keplero. Nei parametri orbitali classici è


assente il tempo. Se lo reintroduciamo, otteniamo il tempo di volo
dall'equazione di Keplero in un'orbita ellittica (semiasse maggiore a,
semiasse minore b). Chiamato t0 l'istante di passaggio per il perigeo, si
può dimostrare che il tempo trascorso da t0 (tempo di volo) è dato
dall'equazione di Keplero:

t = t +&(E-e sinE)
0

e +cose
cos E = - - - -
1 + ecos8

Noti 0 (la vera anomalia) e e, si calcola cosE, quindi l'angolo E,


chiamato anomalia eccentrica (Figura 38) e da questa il tempo t.

Dimostrazione di Keplero (basata sulla geometria piana). La


dimostrazione di Keplero si basa, come quelle di Galileo e di Newton,
sulla sola geometria piana, tanto che potrebbe essere svolta nei licei
senza l'ausilio di equazioni differenziali.
Con riferimento alla Figura 38, dalla II legge di Keplero e sapendo che
nab è l'area di un'ellisse con semiasse maggiore a e semiasse minore b
6 6
percorso in un tempo T, l'area spazzata A1 =FVP , dove con FVP si
indica sinteticamente l'area racchiusa dai punti FVP, dal raggio vettore
p(8) dall'istante iniziale t0 (perigeo, punto V(a,O}) all'istante generico t
è data da:

t-t
A =--
0
nab
l T

Il tempo di volo è dunque dato da:


79

(O,a)

cerchio di raggio a
I
(O,b)

o s F (c,O) V(a,0) x

Figura 38: Geometria per calcolare l'equazione di Keplero.

Calcoliamo l'area ~ :

.Az è l'area del triangolo PSF di base OF - 05 = ae - a cos E = a( e - cos E)


e altezza É. x asinE = bsinE, quindi:
a

A2 = ~ab(esinE -cosEsinE)
2

,l

L'area PSV è data da:


80 Meccanica celeste

I'> b I'>
PSV =-QSV
a

perché l'ordinata generica di un'ellisse, rispetto all'ordinata della


I'>
circonferenza, si scala con il rapporto b/a . L'area QSV è data dall'area
del settore circolare QOV meno l'area del triangolo OQS. L'area del
settore circolare è data dall'integrale:

E 2 2
0 0
f-dcp=-E
0
2 2

I'>
OQS è data da:

acos E as1n
. E a
I'> 2
OQS =-----=-COS E . E
sm
2 2
Quindi:

I'> az
QSV =-(E-sin E cosE)
2

PSV =!!_~(E-sin E cosE) = ab (E -sin E cosE)


a 2 2

di conseguenza:

A 1 = ab (E - sin E cosE)- ab (e sin E - cosE sin E)= ab (E -e sin E)


2 2 2

da cui il tempo di volo:

ab (E - e sin E)
1
t=t0 + 2 T=t 0 +-(E-esinE)T
nab 2n
81

Ma T = 2n✓ CM
03
, quindi

Ossia l'equazione dei Keplero.


Troviamo il legame tra l'anomalia eccentrica E e la vera anomalia e :

cosE= OS = OF-SF = ae-pcos(n-e) = ae+pcose


OQ OQ a a

Ma:
a(1-e 2 )
p=----
1 + e cose

Quest'ultima relazione si stabilisce così:

p(e) = p
1 + e cose

02 2 0 2 2
Il semilato retto p = !!_ = - c = -(ae) = a(1- e 2 )
a a a

Quindi:

a(l - e 2 )
ae + - ---cose
1 + e cose e +cose
cosE = - - - - - - - - = - - - -
a 1 + e cose

Riassumendo il tempo di volo è calcolato con le due equazioni


82 Meccanica celeste

e+cos8
cos E =----
1 + e cose

Se si conosce 8 ➔ E ➔ t

Se si conosce t - t0 ➔ E ➔ 8

18. TRACCIA DELLE ORBITE SULLA SUPERFICIE


DELLA TERRA
Studiamo la traccia che un satellite in orbita intorno alla Terra
proietta, secondo la verticale, sulla superficie terrestre. Da questa traccia
è possibile stabilire informazioni fondamentali sull'orbita:
1. inclinazione del piano orbitale;
2. tipo d'orbita (se ellittica o circolare);
3. emisfero in cui cade la proiezione dell'apogeo e del perigeo e tempo
di permanenza nell'emisfero;
4. periodo di rivoluzione .

Se si proiettasse un'orbita circolare su un cilindro immobile, la traccia


apparirebbe sempre come mostrato nella Figura 39.

Figura 39: Traccia di un'orbita circolare sulla superficie di un cilindro immobile.


Queste e le altre figure della sezione sono elaborazioni delle figure estratte da D.H.
Kirkpatrick, Understanding Space. An Introduction to Astronautics , 3rd ed.,
McGraw-Hill, 2005.
83

Se consideriamo la Terra immobile, la traccia di un'orbita circolare


sarebbe quella mostrata nella Figura 40. In questa si può notare che la
latitudine massima raggiunta dal satellite corrisponde all'inclinazione
del piano orbitale (si veda la Figura 41), il periodo di permanenza
nell'emisfero boreale è uguale al periodo di permanenza nell'emisfero
australe (i due semi intervalli spaziali e temporali uguali), ad ogni
rivoluzione il satellite passa sempre sulla stesse località e alla stessa ora.

Figura 40: Traccia di un'orbita circolare sulla superficie di una Terra immobile.

Figura 41: L'inclinazione del piano orbitale è uguale alla latituidne massima della
traccia sulla superficie della Terra (immobile o in rotazione).
84 Meccanica celeste

La Terra ruota su se stessa. con periodo pari a 1 giorno siderale, di


conseguenza la proiezione del nodo ascendente destro cambia posizione
a ogni orbita, spostandosi verso ovest a ogni passaggio, Figura 42 (si
ricordi che le orbite seguono le leggi della meccanica, queste riferite a un
sistema di riferimento inerziale).
Definita la differenza t,.,.N = 360 - differenza di longitudine ( tra due0
)

successivi passaggi del nodo ascendente destro (orbite dirette), ricordando


che in 1 h la Terra ruota di 15° verso Est, si calcola il periodo T (in ore):

M
T==-- (h)
15° /h

Ad esempio, se M = 30° (come nella Figura 43), T = 30 I 15 = 2 h. Se


M = 360°, T = (360)/15 = 24 h, l'orbita è geosincrona, che diventa
geostazionaria se l'inclinazione del piano orbitale è 0°, come nella Figura
44.

Nella Figura 44 sono rappresentate le tracce di orbite circolari tutte


situate nello stesso piano orbitale, inclinato di 50° (tranne quella indicata
con E) di periodo 2,67 h (traccia A), 8 h (traccia B), 18 h (traccia C) 24 h
(traccia D), geosincrona. L'orbita E ha un periodo di 24 ore e angolo di
inclinazione 0°, ossia è un'orbita geostazionaria.

Figura 42: Traccia di un'orbita circolare sulla superficie di una Terra in rotazione. La
proiezione del nodo ascendente destro cambia posizione a ogni orbita, spostandosi
verso ovest a ogni passaggio di una differenza di longitudine Mv costante.
85

La Figura 45 mostra le tracce di orbite che hanno tutte lo stesso


periodo (4 h) ma inclinazione diverse, come si evince dalla massima
latitudine raggiunta: traccia A 10°, traccia B 30°, traccia C 50°, traccia D
85° (appare distorta per la rappresentazione della superficie terrestre
usata, nota come proiezione di Mercatore).
La Figura 46 mostra le tracce di orbite ellittiche con stessa inclinazione
(50°) e periodo (9.3 h), ma molto eccentriche, con il perigeo nell'emisfero
boreale per la traccia A e nell'emisfero australe per la traccia B.

Figura 43: Traccia di un'orbita diretta in un piano orbitale inclinato di 60°, con
~=30° e quindi T=30 / 15=2 h.

I I
O r -,
I I
. 2()-- - ....
I I

-.w1 - ·:
I

Figura 44: Tracce di orbite circolari situate nello stesso piano orbitale, inclinato di
50° (tranne quella indicata con E) di periodo 2,67 h (traccia A) , 8 h (traccia B), 18 h
(traccia C) 24 h (traccia D), geosincrona. L'orbita E ha un periodo di 24 ore e angolo
di inclinazione 0°, ossia è un'orbita geostazionaria.
86 Meccanica celeste

Figura 45: Tracce di orbite che hanno tutte lo stesso periodo (4 h) ma inclinazione
diverse, come si evince dalla massima latitudine raggiunta: traccia A 10°, traccia B
30°, traccia C 50°, traccia D 85° (appare distorta per la rappresentazione della
superficie terrestre usata, nota come proiezione di Mercatore) .

Figura 46: Tracce di orbite ellittiche con stessa inclinazione (50°) e periodo (9.3 h),
ma molto eccentriche, con il perigeo nell'emisfero boreale per la traccia A e
nell'emisfero australe per la traccia B.

La Figura 47 mostra la traccia di 3 satelliti del sistema globale di


localizzazione gloable (GPS), dalla quale il lettore, per esercizio, può
calcolare l'inclinazione del piano orbitale, il periodo dell'orbita e la
distanza dalla centro della Terra e dalla sua superificie.
87

Figura 47: Tracce delle orbite circolari di 3 satelliti del sistema globale di
localizzazione (GPS).

19. PERTURBAZIONI DELLE ORBITE

La presenza del Sole e degli altri pianeti del sistema solare modificano
lievemente le orbite dei satelliti rispetto alla soluzione trovata con
l'approssimazione dei due corpi, di cui uno molto più massiccio
dell'altro. Le perturbazioni più importanti sono dovute alla non sfericità
della Terra e alla distribuzione non uniforme della sua massa secondo la
longitudine e la latitudine.

Variazione della densità di massa secondo la latitudine. L'effetto più


vistoso dovuto alla variazione della densità di massa secondo la
latitudine è la rotazione della linea degli apsidi nel piano dell'orbita,
ossia la rotazione della retta passante per l'apogeo e il perigeo, che
periodicamente scambia apogeo con perigeo (Figura 48). Se l'orbita è
circolare l'effetto non è ovviamente percepito ma lo diventa se l'orbita è
ellittica.
La rotazione angolare Q ( della linea degli apsidi è data da:
0
)

Q = wt
n cui t (giorni) w ( I giorno) è la velocità di rotazione data da:
0
88 Meccanica celeste

CO -
_4, 97 (R)
X
35
.
2
5cos i-1
2 2
a (1-e)

R è il raggio della Terra misurato all'equatore (6378 km), a è il semiasse


maggiore e e è l'eccentricità dell'ellisse, i è l'inclinazione del piano
orbitale. La velocità di rotazione si annulla se:

5cos 2 i -1 = O
. 1
COSI= ✓5 ⇒ i=63,4°

L'inclinazione di 63,4° è da sempre usata, prima dall'URSS e ora dalla


Russia, per le orbite tipo Molniya: periodo di 12 h, e= 0,722, apogeo a
45170 km e perigeo a 7971 km (Figura 49), con apogeo posto
nell'emisfero boreale per usare i satelliti per diverse ore (si veda la Figura
50) . La continuità temporale si ottiene con una costellazione di satelliti
in modo che, quando l'angolo di elevazione del satellite usato diventa
inferiore all'angolo minimo prestabilito, la comunicazione è commutata
su un altro satellite visto sotto un angolo maggiore.

pian o o rbita k

Figura 48: Rotazione della linea degli apsidi dovuta alla variazione della densità di
massa secondo la latitudine.
89

'• .. 6

8✓ •1
,,
",.

,o, 'i

.'

Figura 49: Un'orbita Molniya nel piano inclinato di 63,4° rispetto al piano
dell'equatore. Il satellite passa molto più tempo all'apogeo che al perigeo. Fonte NASA.

Figura 50: Traccia di un'orbita Molniya nel piano inclinato di 63,4° rispetto al piano
dell'equatore . Il satellite trascorre molto più tempo all'apogeo (latitudini
nell'emisfero boreale) che al perigeo (emisfero australe). Fonte NASA.
90 Meccanica celeste

Variazione della densità di massa secondo la longitudine. La variazione


della densità di massa secondo la longitudine fa nascere una componete
di forza tangenziale (il vettore forza di gravità non punta esattamente al
centro della Terra) e produce quattro punti di stazionarietà, due di
equilibrio stabile (a circa 75 ,1°Est e a 105,3° Ovest) e due di equilibrio
instabile (11.5° Est, 161.9° E) . Vediamo perché.
L'energia meccanica totale per unità di massa può essere legata alle
dimensioni dell'orbita dalla relazione seguente:

2
E v CM CM
m 2 p Za

Risolviamo per v 2

Poiché vogliamo studiare le perturbazioni, deriviamo entrambi i membri


mantenendo costante p per studiare come cambia il semiasse maggiore
(e quindi la dimensione dell'orbita) in funzione della velocità:

CM
2v dv = -2
-da
a
da 2
-=--vdv
2
a CM

Nel tratto dell'orbita geostazionaria nel quale la forza tangenziale si


oppone al movimento del satellite, come mostrato nella Figura 51 , si
trova dv < O, di conseguenza anche da < O, quindi l'energia meccanica
E diventa più negativa e il satellite deve scendere a un'orbita più bassa
dell'orbita geostazionaria (si ricordi che l'energia meccanica totale cresce
con la distanza dalla Terra). Ora, in questa orbita la velocità tangenziale
è maggiore di quella nell'orbita geostazionaria. Infatti, integrando
entrambi i membri, si ha:
91

1 1 v 2 -v 2
--+-= 2 1
a 2 a1 GM

Se la velocità sull'orbita geostazionaria diminuisce, ossia se dv< 01 e


quindi v 2 < v 1 , dalla relazione scritta segue che a 2 < a 1 , vale a dire il
satellite tende a percorrere un'orbita più bassa dove però la velocità è
maggiore di quella dell'orbita geostazionaria e quindi il satellite si sposta
lentamente verso Est (deriva) rispetto alla posizione che occupava
nell'orbita geostazionaria, finendo alla fine nel punto di stabilità.

90°E

75,1 °E
(stabi le)

16 1,9° E
(instabi le) 0° E
180°E 11 ,5° W
(i nstabil e)

150,3°W
(stabile)

270° E

Figura 51: Punti di stabilità e instabilità nell'orbita geostazionaria dovuti alle


variazioni di densità di massa secondo la longitudine.
92 Meccanica celeste

Nel tratto dell'orbita geostazionaria nel quale la forza è concorde con


il movimento del satellite, si ha dv > O, di conseguenza anche da> O,
quindi l'energia meccanica E diventa meno negativa e il satellite deve
salire a un'orbita più alta dell'orbita geostazionaria.
Quando i satelliti non sono più controllati dalle stazioni di terra
finiscono alla fine nei punti di stabilità dove restano per molto tempo,
con grande soddisfazione dei futuri archeologi.

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