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LAUREANDA RELATORE
Nicoletta Donati Prof.ssa Anna Giannatiempo
Anno Accademico
1999/2000
INDICE
Indice p. 2
rappresentazione
Bibliografia 129
2
I NT R ODUZ I ONE
3
Che cosa resta all’uomo dopo che è stato studiato, catalogato,
“catastrofe inaudita, prodotta dagli ordigni” 1 che sola può far ritornare
stessa: “E’ malato chiunque rifletta, i ricercatori della verità che per la
sapere dicono: dolce il conoscere, sono già vinti dall’oscurità, sono già
hanno spossessato il soggetto delle leggi del suo piacere, delle forme
della sua parola, delle regole della sua azione, dei sistemi dei suoi
discorsi mitici” 3 .
1
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, a cura di B. Maier, Dall’Oglio, Milano 1964, pag.953.
2
F. NIETZSCHE, Così parlò Zarathustra, tr.it. a cura di S. Giametta, Fabbri, Milano 1996, p.28.
3
M. FOUCAULT, Due risposte sull’epistemologia, tr.it. di A. Fontana, Lampugni Nigri, Milano 1971,
p.20.
4
Tra esperienza autobiografica e arte narrativa, Svevo lascia i
e di tutti quanti gli esseri che non hanno chiesto di vivere ma che si
tertium non datur ; così l’uomo malato cerca conforto nella letteratura,
condotta, per scoprire alla fine che “non sei niente altro che la tua
vita” 6 .
4
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p.867.
5
I. SVEVO, Il vecchione, in Opere, cit., p.1073.
6
J.P. SARTRE, Porta chiusa, tr.it. di G. Lanza, Bompiani, Milano 1995, p.163.
7
G. VATTIMO, Le avventure della differenza, Garzanti, Milano 1988, p.54.
5
ed ha inquinata l’aria, ha impedito il libero spazio” 8 – sostiene Svevo;
6
ridotta a provvisorio aggregato di relazioni psichiche. L’indagine
sintomo della malattia, perché “la descrizione della vita, una grande
parte della quale, quella di cui tutti sanno e non parlano, è eliminata, si
fa tanto più intensa della vita stessa” 1 1 , più intensa, come una febbre,
appunto.
11
I. SVEVO, Racconti, saggi e pagine sparse, Dall’Oglio, Milano 1969, p.137.
7
La malattia, oscillante tra la possibilità dell’inettitudine e quella
che ingannare.
12
A. CAMUS, Lo straniero, tr.it. di A. Zevi, Bompiani, Milano 1997, p.119.
8
La letteratura, come scrittura del già vissuto, è cosa da
sembra dire Zeno e la sua stessa biografia pare rispondergli: “Tu sei
muro intorno alla propria coscienza illusa: “Che differenza corre tra
13
I. SVEVO, Il vecchione, in Opere, cit., p.138.
14
E. JABÈS, Il libro delle interrogazioni, tr.it di C. Rebellato, Marietti, Genova 19953, p.79.
15
Ivi, p.6.
16
M. HEIDEGGER, Nietzsche, II, tr.it. di F. Volpi, Adelphi, Milano 1995, p.566.
9
scegliere ed essere scelto quando non possiamo fare altro che
17
E. JABÈS, Il libro delle interrogazioni, cit., p.43.
10
“E queste cose immobili avevano un’importanza enorme: l’anello
18
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p.724.
19
M. LAVAGETTO, L’impiegato Ettore Schmitz e altri saggi su Svevo, Einaudi, Torino 1986, p.173.
20
G. DELEUZE, Nietzsche et la philosophie, Gallimard, Paris 1970, p.211.
21
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit. p.792.
11
In Svevo la rappresentazione è destinata a restare incompiuta,
modo netto, che non lascia spazio a speranze di uno scenario nel quale
stato profanato: quasi una torre di Babele che cade perché ha preteso di
G. JANOUCH, Colloqui con Kafka, in F. KAFKA, Confessioni e diari, tr.it. a cura di E. Pocar,
22
12
segreti. La soluzione per continuare a vivere la propria sfuggente
un’altra volta” 2 3 .
23
C. PAVESE, Temporale d’estate, in Racconti, I, Mondadori, Milano 1970, p.152.
13
C API T OL O PR I MO
§ 1.1 A L I E N A Z I O N E E C O NF L IT T O NE L P RIMO S VE VO
14
“A una data età nessuno di noi è quello a cui madre natura lo
24
I. SVEVO, Un individualista, in Opere, cit., pp.602-606.
15
La smisurata fiducia nella ragione, nella possibilità di trovare
civiltà europea.
valori, quelli del denaro e del prestigio: del resto, sono gli ultimi
baluardi, le sole sicurezze che si danno ora che l’uomo, frantumato nel
corso del progressivo articolarsi in classi, non sa e non può più imporsi
25
Ibid.
16
Elio è il suo primo abbozzo narrativo, una pagina sola scritta
27
C. MAGRIS, Italo Svevo: la vita e la rappresentazione della vita, in “Italo Svevo oggi”, Atti del
Convegno Firenze 1979, Vallecchi, Firenze 1980, p.81.
17
In Una lotta e ne L’assassinio di via Belpoggio i protagonisti
disincantato, esperto delle cose del mondo, e che per questo riesce ad
28
R. GENOVESE, Per una rilettura della “Dialettica dell’Illuminismo”, “Aut Aut” 1991, p.43.
18
Da una parte c’è il mondo borghese con le sue false certezze e i suoi
ottusi rituali, dall’altra ci sono i testimoni del dubbio e della crisi, gli
apostoli di qualche idea o del nulla, per dirla con Svevo, gli esiliati
dalla vita dei borghesi “perché cercano la vita degli uomini” 2 9 . Per uno
29
Ibid.
19
“La casa è quel frammento solido che l’uomo ha strappato dallo
spaventoso infinito dello spazio; è il suo primo rifugio dal caos che
diviso soltanto con le persone a lui più prossime e più care” 3 0 ; Svevo si
30
E.A. GUTKIND, Comunità ed ambiente, tr.it. di G. De Benedetto, Comunità, Milano 1960, pp. 8-9.
31
I. SVEVO, Una vita, in Opere, cit., p.157.
32
C. MAGRIS, Lontano da dove, Einaudi, Torino 1972, p. 281.
20
In Una vita l’antinomia tra il singolo e la comunità è
all’ambiente bancario, rispetta le regole che gli sono imposte dal vacuo
quanto ambizioso mondo dei “cittadini”. Intende farsi strada con le sue
nostalgia per il paese più a misura d’uomo, non si dà per vinto. Accetta
per qualche ora alle triste realtà: ”Dopo quell’ora passata con gli
sradicato da se stesso e dalle sue origini sbaglia sempre i tempi del suo
33
I. SVEVO, Una vita, in Opere, cit., p. 181
34
G. A. CAMERINO, Svevo e la crisi della Mitteleuropa, cit., p. 79.
21
L’estraneità dell’uomo alle cose è il prezzo che si deve pagare
un facile sistema per avere accesso alle alte sfere dell’economia e del
proprio agire.
35
La successiva riflessione heideggeriana, in particolare quella più tarda, non fa che confermare ed
approfondire un motivo sostanzialmente kierkegaardiano e poi decadente: la impossibile conciliazione
di esistenzialità ed entità in un presunto oggettivo. L’Essere è dimenticato esattamente nel distacco
tecnico tra soggetto e oggetto. Tutto ciò che si presenta all’individuo come “altro” deve fare i conti con
ciò che di “Altro” vi è nei bisogni della coscienza. La crisi delle coscienze divise, come quella di
Svevo, è conseguentemente di natura ontologica, dato che ogni ente e quindi il “mondo” si presentano
nella loro estraneità.
36
Anche questo è un motivo non casualmente ricorrente nella letteratura anti-idealistica: Leopardi e
Kafka hanno proprio nel padre il primo gradino dell’alterità negativa, e l’autorità paterna, lungi
dall’essere semplicemente respinta, è avvertita come lontana, inaccessibile e imperturbabile: figura
della potenza demiurgica e oggettiva.
22
Adorno nei Minima Moralia parlerà proprio del carattere di
deve infatti essere mediato dal lavoro, dalla coscienza, dal linguaggio.
37
T. W. ADORNO, Minima Moralia, tr.it di R. Solmi, Einaudi, Torino 1994, p.285
23
Svevo avverte il senso del negativo come un peso incombente
valore comune. Intendere la alterità sociale sul piano ideale, ossia sul
appena adattare e congiungere con le viti pezzi fatti che arrivano dalle
tristi e stupidi operai delle fabbriche che non sanno che un gesto, che
38
C. MICHELSTAEDTER , La persuasione e la rettorica, Sansoni, Firenze 1958, pp. 110-112.
24
Se l’universo positivista fondava le sue certezze nell’assolutezza
un grande uomo d’affari. Tutta la sua vita è stata dedicata agli affari,
tanto che l’uomo in lui non trovò altra espressione di vitalità che
rapporto pieno fra uomo e natura come fra uomo e uomo; è recupero
39
C. MARX, Opere filosofiche giovanili, tr.it. di G. Della Volpe, Editori Riuniti, Roma 1963, p.200.
40
I. SVEVO, Sulla teoria della pace, in Opere, cit. p. 662.
25
non si esaurisce nel possedere e nell’avere. E’ dunque la vita che
materia.
26
Svevo nei suoi primi scritti lascia trapelare delle simpatie di
scrittore non ritiene possibile che gli uomini, in futuro, vivano liberi e
assetto in cui tutti abbiano uguali diritti e uguale libertà. Del resto di
27
Nel sistema capitalistico la cosa domina sull’uomo, il prodotto
suicida nella sua camera: egli viene trattato alla stregua di una cosa,
il lavoro della macchina, nel caso del protagonista di riscrivere ciò che
sapere, che invece è incorporato nella macchina; non sta più all’inizio
28
La dimensione dell’inconscio distrugge l’illusione di essere
più sicura e per certi versi appagante. Svevo trae dalla psicanalisi uno
con pungente ironia, quella che pervade tutta l’analisi del paziente
29
spalle della società moderna, vanno combattuti perché impediscono
41
F. NIETZSCHE, Così parlo Zarathustra, cit., p.28.
42
Ivi, p. 167.
30
Ma Zeno è solo l’ultimo gradino della disillusione, talmente
slanci ideali, lontano dalle invidie e dalle gelosie che si agitano nel
mondo sicuro, quello degli ideali, che legge sui libri. E’ costretto a
43
I. SVEVO, Una vita, in Opere, cit., p. 181.
44
Ibid.
31
lettera che invia alla madre. Dalle parole del Nitti traspare il suo stato
che non interessano più nessuno se non nel loro aspetto pratico, come
convivenza tra gli uomini. Vuole cercare la verità, quella che si è persa
degli uomini dagli oggetti dominati non è il solo prezzo pagato per il
rapporti interni fra gli uomini, anche quelli di ognuno con se stesso” 4 6 .
45
S. DEL MISSIER, Italo Svevo, cit., p. 66.
46
M. HORKHEIMER; T.W. ADORNO, La dialettica dell’illuminismo, tr.it. di L. Vinci, Einaudi, Torino
1966, p. 193.
32
Attraverso la sua trasformazione in epistéme che mira al
che fare con l’utile o con il profitto e progetta addirittura un libro: “Il
dichiarava lo scopo del suo lavoro. Era uno scopo teorico senza veruna
utilità pratica…” 4 7 . Anche in questo caso dovrà però fare i conti con la
romanzo no, era cosa troppo leggera per lui” 4 8 . Ma per amore, perché
lui crede che “una donna è la dolce compagna dell’uomo, nata piuttosto
47
I. SVEVO, Una vita, in Opere, cit., p.202.
48
Ibid.
49
Ibid.
33
redarguisce: “Che cosa ci ha da fare il cervello? E lei che studia, che
passa ore intere a tavolino a nutrire un essere inutile! Chi non ha le ali
necessarie quando nasce, non gli crescono più. Chi non sa piombare a
degradazione e di annientamento.
stata una felicità strana….vedere gli altri tutti in lotta per il denaro e
nel cervello la genialità, nel cuore un affetto più gentile di quello che
50
Ivi, p. 181.
34
disprezzava lo avevano attirato nel loro mezzo e senza resistenza egli
51
Ivi, p.297.
35
Sono i superiori che dimostrano di saper vivere, di assolvere con
poco aumenta i miei dolori la superbia dei miei colleghi e dei miei
accorgerà che le sue doti, per la verità più supposte che reali, non gli
nulla: è stato preso; può accettare questa sorte, non può volerla per sua
52
Ivi, p. 132.
36
comune, ma in nessun modo può ora rinunciare a vederne i difetti, in
insopportabile.
53
I. SVEVO, Carteggio con Eugenio Montale, a cura di G. Zampa, Mondadori, Milano 1976, p.127
37
“Una vita” è il ritratto di un inetto. Ciò significa che Alfonso
Alfonso è fiero della propria cultura e crede che prima o poi le sue doti
piano alla vita che sa dirigere solo nel suo pensiero, nei suoi astratti
54
B. MAIER, Italo Svevo, Mursia, Milano 1980, p.37.
38
Non migliore è il suo ingresso in casa Maller, quando deve
sottostare alle umiliazioni e alle beffe di Annetta, che altro non fanno
risultato della sua azione, del suo temerario ardire. Nella scena della
maliziose asserzioni dei colleghi, gli suggerisce di cercare una resa con
felice perché, mentre gli aveva temuto di venir costretto a fare lui la
55
I. SVEVO, Una vita, in Opere, cit., p.306.
39
lotta a determinare l’inettitudine in Svevo, mai viceversa; è un punto
56
G. A. CAMERINO, Svevo e la crisi della Mitteleuropa, cit., p.90.
40
Alfonso, quindi, risolve di tornare al paese natio dove gli si
l’onta subita. Sebbene più vicini alla sua condizione sociale, Alfonso
del suo astrattismo, insinuando che non basta aver studiato per saper
41
della vita” 5 7 : una estraneità alla vita che si traduce in disposizione alla
attratto dall’istinto della vita, causa prima della sua umiliazioni e delle
57
Ivi, p.85
58
Ivi, p.90.
59
I. SVEVO, Una vita, in Opere, cit., p.423.
42
dall’essere negazione della volontà…è un atto di forte affermazione
Come non riconoscere che la morte cancella ogni dolore per le nostre
60
A. SCHOPENHAUER, Il mondo come volontà e rappresentazione, tr.it. di A. Vigliani, Mursia, Milano
1982, p. 201.
61
I. SVEVO, Racconti, saggi e pagine sparse, in Opere, cit., p.840.
43
Nel Dialogo di Plotino e Porfirio di Leopardi il filosofo greco è
sentimento che fa sentire solidali con gli altri uomini costretti alla
una soggettività ormai frantumata e non può trovare antidoti che nelle
62
A. CAMUS, L’uomo in rivolta, trad.it. di A. Borelli, Bompiani, Milano 1984, p. x.
44
Alfonso è la personificazione dell’affermazione
cessa di essere in balia di dubbi e lotte perché l’esistenza del Nitti fino
che quando morirò morrà con me il dubbio, la mia lotta con me stesso e
gli altri, tutta la mia curiosità e tutta la mia passione, io, davvero,
della vita e resta, a seguito del suicidio, non un vuoto nel mondo,
63
G.A. CAMERINO, Svevo e la Mitteleuropa , cit., p. 92.
64
I SVEVO, Racconti, saggi e pagine sparse, cit., pag.424.
45
“Era possibile che in quella casa qualcuno lo osservasse per
gioire del suo dolore. Era un’idea sciocca, nessuno più di lui si
coglibile con l’intelletto. Ogni decisione di Nitti sembra non avere gli
rimettere ogni cosa al suo posto per poter rasserenare il suo animo.
65
I. SVEVO, Una vita, in Opere, cit., p.251.
46
All’inizio della sua avventura a Trieste è pieno di buoni
ciò che è altro, non riesce mai a scegliere con serenità e chiarezza,
con adesione totale. “L’abboccamento era stato fissato per quelle ore e
cocente rimorso della sua azione, ma non potè ripararvi perché non la
eventualità che detta ogni scelta e gesto e a cui egli cerca invano di
47
“Fenomeno è rappresentazione e nulla più; e ogni
ogni cosa particolare e del tutto; è quella che appare nella forza
invece Zeno, l’“uomo onda”: per questo motivo è uno sconfitto già in
partenza.
66
A. SCHOPENHAUER, Il mondo come volontà e rappresentazione, cit., p.148.
48
La volontà vuole se stessa, sfrutta ogni occasione per affermarsi,
lotta. “Si trovava, credeva, molto vicino allo stato ideale sognato nella
gli veniva più offerto nulla; con la sua ultima rinunzia egli si era
“…Un eterno divenire, una corsa senza fine, ecco la caratteristica con
cui si manifesta l’essenza della volontà. Di tal natura sono infine gli
67
I. SVEVO, Una vita, in Opere, cit., p. 382.
49
anticaglie, vengono sempre, lo si confessi o no, messi da parte come
illusioni svanite” 6 8 .
68
A. SCHOPENHAUER, Il mondo come volontà e rappresentazione, cit., p. 203.
50
La legge naturale non è che l’esplicazione necessaria e
69
Ivi, p. 200.
51
dolore, della vita, dell’infelicità, del fine dell’esistenza. A suo modo
52
Anche l’individuo descritto da Freud è destinato all’infelicità,
figlio ben inserito e con un solido stipendio. Il Nitti fatica non poco a
70
I. SVEVO, Una vita, in Opere, cit., p. 194.
53
“Alfonso Nitti è un personaggio complesso e contraddittorio, in
parola e nel gesto, ora sciocco e ingenuo, ora perspicace e scaltro, ora
71
S. DEL MISSIER, Italo Svevo, cit., p. 217.
72
I. SVEVO, Una vita, in Opere, cit., p. 260.
54
accade. Infatti, questa radice noumenica, che si oggettiva secondo
animale malaticcio.
intorno a lui tutto sembra essere regolato da una precisa logica, egli si
accorge che non può condurre le sue scelte in modo libero: non solo le
55
Emilio Brentani può essere considerato, a buon diritto, un
fratello maggiore di Alfonso Nitti, perché anche lui deve fare i conti
senilità perché non c’è più totale frattura tra individuo e società, ma
collettività: “la valenza del romanzo si sposta sempre di più sul terreno
56
vita non potrai essere giammai più importante di un giocattolo”, 7 6
anni), ma soprattutto per dimostrare a sé che può vivere come gli altri,
della sua libertà ,di non rinunciare ai favori che le vengono accordati
76
Ivi, p.431.
57
impraticabile, visto che Emilio, a dispetto delle sue stimate
trascinare nella sua storia anche il destino della sorella Amalia che
colui cui è stata amputata una parte del corpo… Anni dopo egli si
Alfonso, che è chiuso in sé, nella sua autentica singolarità, che vede
quella di tali personaggi, alla quale essi sembrano essere giunti senza
77
Ibid.
58
catena…Egli è meno unilaterale di Alfonso, in cui la dolente
disperata alla morte: la sua vicenda è più larga e aperta, come più ricca
e matura è la sua esperienza umana. Sicché dal naufragio del suo amore
non deriva per conseguenza diretta il fallimento della sua intera vita…
per quanto fuori dalla realtà il Brentani riesce a conseguire, nel tempio
78
B. MAIER, Italo Svevo, Mursia, Milano 1968, pag.85-86.
59
Una risoluzione, a conclusione del romanzo che chiarisce la
superiore alla realtà e alle convenzioni borghesi. “La verità del singolo
più delle volte estranee alla vera natura del soggetto, attraverso il
79
G.A. CAMERINO, Svevo e la Mitteleuropa, cit., p.126.
80
S. BATTAGLIA, La coscienza della realtà nei romanzi di Svevo, “Filologia e letteratura”, III, (1964),
pag. 245
60
“La conoscenza è mentale, sovente oscilla tra errore e verità,
creano pene, di fronte alle quali assai piccole sono tutte le sofferenze
che in lei muore una seconda volta. Se, dunque, Emilio non è sano e
81
A. SCHOPENHAUER, Il mondo come volontà e rappresentazione, cit., p.164.
61
“Angiolina, una bionda dagli occhi azzurri, grandi, alta e forte,
livello, tanto che i soli problemi che la toccano sono quelli della moda
e del denaro. Non si ferma a riflettere sul senso della vita, non le
interessa dare una impronta personale alle proprie scelte, bensì opera
82
I. SVEVO, Una vita, in Opere, cit., p. 432.
83
G. PAMPALONI, Italo Svevo in AA.VV., Storia della letteratura italiana, IX, Garzanti, Milano 1969,
p.510.
62
comprendere la sofferenza degli altri. Una ragazza “già perduta nel
teneva dalla parte dei ricchi”. Un personaggio creato per dare risalto
alla figura di Emilio, vittima della potenza vitale e crudele della realtà.
84
I. SVEVO, Senilità, in Opere, cit., p.432.
85
B. MAIER, Italo Svevo, cit., p. 96.
63
Un quarto personaggio, Amalia, sorella di Emilio, debole e
tinte sobrie, quasi ascetiche, del bianco, del grigio e del nero : “la
signorina Amalia non era stata mai bella. Lunga, secca, incolore - il
Balli diceva che era nata grigia - di fanciulla non le erano rimaste che
86
I. SVEVO, Senilità, in Opere, cit., p.433.
64
Fin dal primo capitolo Amalia è scossa dalla relazione di Emilio
nessuno, ciò che spera segretamente rimane celato, tanto che il fratello
65
giovinezza è impossibile. Anche se non ci fossero altri impedimenti,
C API T OL O SE C ONDO
87
F. KAFKA, Diari, a cura di E. Pocar, Mondadori, Milano 1993, p.613.
66
§ 2.1. M A L A T T I A E SA L UT E E SIST E NZ IAL I
67
“Un giovane educato in un collegio religioso si volge per
natura. Egli troppo vede e nel suo animo amareggiato la fonte del
lanciarsi nella vita per eccitarne con le sensazioni più forti le fibre
morte, aderendo senza scollature alla sua teoria filosofica che indica
essere, il mondo e gli altri senza illusioni, senza aspettarsi nulla, senza
88
C. MICHELSTAEDTER, Il dialogo della salute, Sansoni, Firenze 1958, p.630.
68
contraddice. Non importa loro che la cosa sia detta, ma ad ognuno
conoscere, sono già vinti dall’oscurità, sono già fuori dalla vita e della
qualunque salute del loro organismo già non hanno più la dolcezza
inesorabile a chi vive, soltanto perché gli appare come coscienza senza
89
Ivi, p. 343.
90
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p.790.
69
bisogno… la morte mi darà la libertà, la mancanza di bisogni, la
libero, mai felice. Ma egli ammette la morte come unica cura, come
perviene dopo aver assaporato la nausea di “te stesso che sei e non
sei”; non si tratta di darsi la morte per pietà di sé, per sottrarsi ai
dolori, per bisogno del riposo, ma per affermare il valore del non
valore (visto che i valori sono vane illusioni create dalla mente
70
e delle bestie ed ha inquinata l’aria, ha impedito il libero spazio” 9 1 .
malattia.
91
Ivi, p.791.
71
Nell’ultimo romanzo è raggiunta la consapevolezza che l’uomo
non può essere sano, proprio perché malato alla radice. “Ogni
obiettiva, che la vita è una ridevole farsa, nella quale ogni uomo è
le sue riflessioni, non può cambiare la sua condotta, che dalla culla
92
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p. 789.
72
“La vita non è né bella né brutta, ma è originale…Se l’avessi
raccontato a qualcuno che non fosse stato abituato e fosse perciò privo
esistenziale.
93
Ivi, p.792.
73
La malattia è dunque il vero status ontologico di tutte le creature
vita o fuori dalla vita, si può essere sani. Zeno, adattandosi, sceglie di
74
Svevo inizia la sua analisi della crisi parlando del dissidio tra
malato nel suo essere, che non può guarire perché giunto ad un punto
può appartenere che alla bestia che conosce un solo progresso, quello
fuori del suo corpo e se c’è stata salute e nobiltà in chi li inventa,
quasi sempre manca in chi li usa” 9 4 . Non si tratta più del singolo che è
dettati.
94
Ivi, p.953
75
I personaggi sveviani guardano a fondo in sé e nel mondo che li
anteriore alla ragione che domina sulle cose e sulle persone alterando
95
G.A. CAMERINO, Svevo e la Mitteleuropa, cit., p.122.
96
Ivi, p.126.
76
Il destino dell’umanità è dunque in declino e per Svevo non si
77
Se è vero che l’uomo ha perso la spontaneità verso le cose, una
mondo, perché non c’è scienza che possa penetrare nelle strutture più
malattia mortale.
78
L’inetto Alfonso, giovane e passionale, non può trovare altra via
79
Zeno non si cura di lavorare, di seguire i suoi affari, ma non si
fondo io sono l’uomo del presente e non penso al futuro quando esso
successi. “Bastava ricordare tutto quello che noi uomini dalla vita s’è
aspettato per vederla tanto strana da arrivare alla conclusione che forse
97
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p. 684.
98
Ivi, p.867.
80
chiaro che si tratta di un caso di derivazione schopenhaueriana: è la
disincantata, obiettiva che la vita è una risibile farsa nella quale “ogni
“un oscuro enigma, un caso dove tutto può accadere, dove ogni
borghese, che vuole definirsi “la società della salute” altro non sono
che “sogni di questa specie di nuovi profeti, che alligna sotto il nome
Zeno si sorprende nel provare non più odio nei confronti di Guido,
99
Ibid.
100
B. MAIER, I. Svevo, cit., p.118.
101
Ibid.
102
I. SVEVO, Le teorie del conte Alberto, in Opere, pag. 63
81
originalità della vita” 1 0 3 . Il destino invece gioca una triste beffa a
Guido che, nel simulare una seconda volta il suicidio, muore davvero
per il ritardo del medico: “La vita più intensa è raccontata in sintesi
dal suono più rudimentale, quello dell’onda del mare che, dacchè si
che è votato allo scacco chi pretende di regolare a suo piacere gli
brutta. “E’ ben questo l’eterno sarcasmo del destino che fa i suoi
giochi con la nostra fame, che ci alletta nei suoi cerchi e di noi
più tornar che facesse a ciò che lo trastullava, non si sia più
103
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p.867.
104
Ibid.
105
C. MICHELSTAEDTER, Il dialogo della salute, cit., p.350.
82
trastullato; come anzi ciò che prima gli era argomento di trastullo gli
con superiore distacco; proprio per questo, ironia della sorte, ne uscirà
vincitore.
106
Ivi, p. 350.
83
84
“Ma nell’organismo umano in generale c’è già il germe della
chiude, con una malattia che è propria di ogni uomo e che presto,
107
G.P. BIASIN, L’ultima bomba di Svevo, in Malattie letterarie, Bompiani, Milano 1976, p.99.
85
La malattia assume nel romanzo tre precise forme:
86
Svevo è inserito in un contesto borghese imprigionato nei suoi
italiana contemporanea c’è un altro autore che forse più degli altri può
prestigio sociale. “In Svevo il ceto sociale e i suoi limiti sono alla fine
c’è verso di uscire, tanto meno quando si è stati così lucidi da capire a
108
G. LUKACS, Prolegomeni all’ontologia dell’essere sociale, tr.it. di A.Scarponi, Guerini, Milano
1990, p.90.
109
E. MONTALE, Scritti su Svevo, Mondadori, Milano 1976, p.143.
110
G.P. BIASIN, L’ultima bomba di Svevo, cit., p.99.
87
fondo come stanno le cose” 1 1 1 . Inizia la parabola narrativa in cui Zeno
111
S. MAXIA, Letteratura di Italo Svevo, Liviana, Padova 1965, p.175.
112
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p.608.
88
Tutto il romanzo di Zeno altro non è che la trascrizione di ciò
autocosciente. Ciò non gli consente di prendersi sul serio: passa dagli
tanto che si distingue nettamente dagli altri per questa condotta, visto
sono lontani i tempi degli eroi romantici che lottavano per la patria,
89
Nessuno è libero e il Cosini lo sa, ogni condizione è precaria e
dovuta alla perdita di spontaneità, perché era meglio non sapere per
poter continuare a vivere. “Svevo prende atto che il centro del mondo
impulso egoistico.
C. MAGRIS, Italo Svevo: la vita e la rappresentazione della vita, in Italo Svevo oggi, Atti del
113
90
Avido di esperienze, curioso e soggetto ai più mutevoli umori,
da risultarne affatto privo. Malgrado ciò egli resta un inetto, sia pure
gli offre. Un aut-aut a cui non vuole dare risposta, che lo lacera al
91
L’impossibilità di ridurre la propria vita a un compito preciso,
diventare persuasi, perché non esiste altra via d’uscita oltre queste due
92
della qualunque alienazione come all’unica ancora di salvezza….il
sentono in balia di ciò che è fuori della loro potenza, di ciò che non
la morte senza più avere la via consueta che finge cose finite da
114
S. CAMPAILLA, Pensiero e poesia di Carlo Michelstaedter , Patron, Bologna 1973, pp. 22-23; 26.
115
C. MICHELSTAEDTER, La persuasione e la rettorica, Sansoni, Firenze 1958 , pp. 15; 22.
93
Augusta, ossia la donna comune, così come uomo comune è Zeno
conscia dei propri limiti, ma anche delle sue, se non eccezionali, certo
convinzione, mai sfiorata dall’ombra del dubbio, che “ci siano alcune
116
B. MAIER, Italo Svevo, cit., pp.128-129.
94
Le cose e il mondo in generale appaiono negli scritti sveviani
concettualizzare tutto.
117
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., pp.724; 728.
118
G.A. CAMERINO, Svevo e la Mitteleuropa, cit., p.145.
95
“Il Malfenti aveva allora circa cinquant’anni, una salute ferrea,
poche idee che gli si movevano nella grossa testa erano svolte da lui
ancora: “Io amavo la sua parola semplice, io, che come aprivo la bocca
spiegazioni pretestuose.
119
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p. 646.
120
Ivi, p.657.
96
È un chiaro monito all’hegelismo che pretende di giustificare
manifesta i suoi limiti. “Mi pareva di gridare che io non avevo voluto
uccidere e mi pareva anche di gridare che non era colpa mia se non
avevo saputo farlo. Tutto era colpa della mia malattia e del mio
l’altro.
121
Ivi, p.715.
97
“La salute spinge all’attività” 1 2 2 dice Zeno costringendosi ad
“bisogna moversi. La vita ha dei veleni, ma poi anche degli altri veleni
per un tratto della nostra vita. Ora sapevo cosa fosse stata la salute di
problema è che non tutti riescono ad accettare il frutto della vita senza
122
Ivi, p.726.
123
Ivi, p.734
124
Ivi, p.856
125
F.KAFKA, Quaderni in ottavo, a cura di E. Pocar, Mondadori, Milano, p.87.
98
Zeno si ammala perché troppo fermo, statico, perché sceglie di
dissezionarlo. E poi si accorge che “in verità, (…) col suo aiuto (del
delle nuove malattie. Sono intervenuto a guarire della sua cura. Evito i
126
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p.938.
127
Ivi, p.951.
99
“Quello che insomma Svevo vuol dirci è che nella nostra
moderna società non c’è più nulla di naturale. e non c’è neppure
innocente” 1 2 8 .
128
A. ROBBE-GRILLET, La coscienza malata di Zeno in Un nuovo romanzo, Les edition de minuit,
Parigi, 1963, pag.77; 81.
100
Zeno è l’emblema del disimpegno, della vita trascorsa trovando
problema del denaro, visto che il padre gli ha lasciato una cospicua
passione per la psicanalisi, per poi passare le sue lunghe giornate alla
ricerca di storie passeggere con belle donne, non tanto per il desiderio
129
B. MAIER, Italo Svevo, cit., p.122.
101
“Adesso che son qui ad analizzarmi, sono colto da un dubbio:
130
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p.604.
102
La sigaretta non è che un misero pretesto formulato dalla sua
scusa per scappare e non provare rimorso, tanto che la usa anche con la
moglie per spiegare la sua fuga inaspettata. Ma non una diversa radice
capitoli “Il fumo”, “La morte di mio padre”, “Storia del mio
131
Ivi, p.612.
103
insieme fisica e psichica, “misteriosa come la colpa del protagonista
mia coscienza è tanto delicata che, con le mie maniere, già allora mi
indaga più a fondo, esaminando anche l’episodio della morte del padre
mano alto, come se avesse saputo ch’egli non poteva comunicarle altra
forza che quella del suo peso e la lasciò cadere sulla mia guancia. Poi
132
B. MAIER, Italo Svevo, cit., p.123.
133
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p.744.
134
Ivi, p. 766.
104
ma mi si contrasse il cuore dal dolore della punizione ch’egli,
135
Ivi, p. 643.
105
“Augusta…dichiarò che ch’io non ero altro che un malato
una mostruosità ridicola eppoi per lui non esistono dei farmaci mentre
finchè non giunsi ad un caffè di sobborgo nel quale non ero mai stato e
dove perciò non avrei trovato alcun conoscente, ciò che mi era molto
136
Ivi, p. 735.
137
Ivi, p.678.
106
cui Zeno è colpito (irrigidimento del ginocchio perché un amico gli ha
parlato dei 54 muscoli della gamba) e di cui soffre per il resto dei suoi
che crea una caterva di menzogne per non adeguarsi alle sue
in sostanza sulla sua proverbiale accidia, e già nei suoi primi appunti
escluso dai favori della società borghese, visto che per nascita ha
138
Ivi, p. 605.
107
Zeno non condivide le sicurezze a cui tutti si ancorano, e le
risulti soccombente la bella Ada, sfigurata dal male, tradita dal marito,
preoccupata per il modo disinvolto con cui egli tratta gli affari e per la
sua strana maniera d’impiegare il tempo libero, rimasta vedova con due
139
B. MAIER, Italo Svevo, cit., p.130.
108
sia su questa terra, sia fuori di essa. “C’era un mondo di autorità anche
che avevano fatto tutti gli studi regolari per salvarci quando, Dio non
altro se non ciò che costituisce le malattie del singolo… e qui si vuol
esigeva. Il pensiero della morte era quello che agli altri forniva la
religione. In lui non s’era evoluto. Era rimasta una religione accettata
pensiero della morte mitigava tutto. L’ardore della lotta per la vita si
140
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p. 730.
141
F. KAFKA, Quaderni in ottavo, cit., p.347.
142
I. SVEVO, La morte, in Racconti, saggi e pagine sparse, cit., p.253.
109
La morte diventa l’unica arma di superiorità concessa agli
spirituale: significa che sono degli uomini perché sofferenti; che sono
sorti progressive” 1 4 3 .
143
G.A. CAMERINO, Svevo e la crisi della Mitteleuropa, cit., p. 30.
110
C API T OL O T E RZ O
RAPPRESENTAZIONE
111
§ 3.1. V I T A E R A P P R E SE NT AZ IO NE DE L L A VIT A
sua esistenza e della sua coscienza nella memoria che consegna al suo
144
F. DOSTOEVSKIJ, Ricordi dal sottosuolo, tr.it. di T. Landolfi, Rizzoli, Milano 1975, p.48.
112
Lo sforzo di catalogare e riunire è incessante: come il signor
fare ordine nelle sue tasche, ma anche di tenere in una di esse un bel
delle forma e del significato” 1 4 5 , non può e non vuole più risolvere in
una sua propria unità le contraddizioni del reale. “Esistono tre odori a
questo mondo: l’odore del padrone, l’odore degli altri uomini, l’odore
fare ordine nel mondo non sono più coerenti di quelle usate da un cane.
145
C. MAGRIS, Italo Svevo: la vita e la rappresentazione della vita, in Malattie letterarie, cit., p.70.
146
I. SVEVO, Argo e il suo padrone, in Racconti, saggi e pagine sparse, cit., p. 300.
113
Né il pensiero, né il linguaggio possono dare una gerarchia e un
che pone vivere e scrivere ora in continuazione tra loro ora in totale e
vita non dimora più nella totalità, un’anarchia dei singoli atomi
147
C. MAGRIS, Italo Svevo: la vita e la rappresentazione della vita, in Italo Svevo oggi, cit., Ed.
Vallecchi, Firenze 1980, p. 78.
148
I. SVEVO, Corto viaggio sentimentale, in Racconti, saggi e pagina, cit., p. 254.
114
In Svevo la rappresentazione della vita, il romanzo, è destinato a
investe la filosofia.
115
Ciò che gli affari furono per Zeno a livello narrativo, la
(come infatti fu) un pretesto per il primo: “Il dottor S. non studiò che
cose per le quali abbiamo pronta la frase e come evitiamo quelle che ci
149
C. MAGRIS, L’ultima bomba di Zeno in Malattie letterarie, cit., p. 116-117.
150
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p.935.
116
massima distanza possibile, ci sono tutti gli spazi tra e le vicende in
irrazionale della vita. Per esempio, non vi è alcun rapporto logico tra
un’impossibile totalità che alla fine viene definita soltanto dalla sua
assenza.
117
“L’unità e del pensiero e della poesia non risolvono la
Il vento che si infrange sul muro di cinta reca ad Argo tanti odori
suo ordine e la sua razionalità nella letteratura non può che offrire un
ombra di vita e per di più fissata in linee di fuga tutt’altro che naturali:
151
C. MAGRIS, L’ultima bomba di Zeno, in Malattie letterarie, cit., p.73.
152
Ivi, p. 82.
118
“Lo scrivere contrapposto al dire (spero che le mie carte
come qualcosa di diverso dalla vita, anzi, come qualcosa che dovrebbe
parte della quale, quella di cui tutti sanno e non parlano, è eliminata 1 5 3 ,
153
“Immensi spazi vuoti vengono così respinti dalla vita perché nulla hanno lasciato nel ricordo” (A.
CAMUS, L’uomo in rivolta, tr.it. di L. Magrini, Bompiani, Milano 1994, p.291).
154
G.P. BIASIN, L’ultima bomba di Zeno, in Malattie letterarie, cit., p. 117- 118.
119
Ne Le confessioni del vegliardo , l’anziano protagonista capisce
che la sola cosa importante è la parte della sua vita che ha descritto e
ciclo del Vecchione, che comprende una serie di racconti, dalla Novella
presente che non è certo l’etere della metafisica, utilizzato solo perché
ineludibile, a cui non può sottrarsi che nella staticità della morte,
mentre “la grammatica ha invece i tempi puri che sembrano fatti per le
cristallino presente” 1 5 5 .
155
I. SVEVO, Racconti, saggi e pagine sparse, p.373.
156
I. STAROBINSKI, La relation critique, “Strumenti critici”, 1970, p.243.
120
I protagonisti che Svevo ci presenta nel ciclo dei racconti più
futuro” 1 5 7 .
significati. Nessuno si aspetta più niente dal vecchio, dalla sua vitalità,
157
I. SVEVO, Il vecchione, in Opere , cit., p.1072.
121
in essi poteva produrre sorpresa, spavento e disordine, si può dire che
viene dalla amara consapevolezza della vita “orrida vera” che assesta
158
Ivi, p.1072.
122
La scrittura offre la possibilità di ripararsi dalle intemperie del
presente rifugiandosi nel disteso territorio del tempo già trascorso, nel
l’irrealtà. “E ora che cosa sono io? Non colui che visse ma colui che
occuperà il massimo tempo che sarà così sottratto alla vita orrida
vita che sgocciola dalla penna è vita che si depura in teoria, come per
come la vita del buon vecchio, nella Novella del vecchio e della bella
159
I. SVEVO, Le confessioni del vegliardo, in Racconti, saggi e pagine sparse, cit., p. 531.
160
C. MAGRIS, Italo Svevo: la vita e la rappresentazione della vita, in Italo Svevo oggi, cit., p.79.
123
Ogni capitolo scava il passato in un posto diverso, si pensi alla
sveviano cerca dunque di cristallizzare non già uno stato inerte, bensì
Mario Samigli, in Una burla riuscita , rivive grazie alla narrazione una
pianificazione borghese.
161
Ivi, p. 85.
124
Al culto del principio di realtà in ogni versione, hegeliana o
non essere amato, bensì di non amare; non teme che il suo desiderio
162
Ivi, p.86.
163
Ibid.
125
“Bisogna crearsi artificialmente un gusto per la vita borghese e
spiega il limite della finzione narrativa Jean Paul, uno scrittore che
a guardar bene non fa che illudersi, perché si sottrae alla lotta, che è
164
J. PAUL, Scritti sul nichilismo, tr.it. di A. Fabris, Morcelliana, Brescia 1994, p.23.
126
L’esistenza prevale sull’essenza 1 6 5 , è questa che detta le regole,
del reale. Il vecchio è il grande anarchico che gioca con la sua facciata
165
Potremmo azzardare: l’esistenza annulla l’essenza; radice del dissolvimento del soggetto
epistémico, la crisi ontologica e gnoseologica dell’individuo mantiene a stento i caratteri definiti
dall’esistenzialismo. La figura d’uomo descritta da Svevo può dirsi così esistentiva, ma non certo
esistenzialista, a causa della carenza di rielaborazione mediata. In Svevo l’esistenziale si riduce
all’ontico e la coscienza alla memoria di coscienza: ciò che manca è la possibilità di riunire
nell’individuo passato e presente, mediatezza e immediatezza, anima e corpo; la frattura soggetto-
oggetto appare così soltanto una conseguenza di tale ben più radicale scissione.
166
C. MAGRIS, Italo Svevo: la vita e la rappresentazione della vita, in Italo Svevo oggi, cit., p.84.
127
Svevo è consapevole della differenza che intercorre fra la
parte aveva scritto “Insomma, fuori della penna non c’è salvezza” 1 6 8 e
nel 1928 fece scrivere al suo vecchione, al suo vegliardo Zeno: “Perciò
lo scrivere sarà per me una misura d’igiene cui attenderò ogni sera
anche le parole che usualmente non dico, perché solo allora la cura
aver vissuto altro che quella parte di vita che descrissi…Il tempo vi è
167
I. SVEVO, Racconti, saggi e pagine sparse, cit., p.816-818.
168
Ivi, p.137.
169
Ibid.
128
determinato dall’incapacità di pensare in altro modo. Ma questo
scrivere Svevo deve capirsi meglio, trovare la radice malata; non può
che l’artista, il quale non si fissa che nell’idea e non volge più l’occhio
gradi più o meno tendenti al totale distacco dal mondo, condurre verso
170
Cfr. M. BLANCHOT, Lo spazio letterario, tr.it di G. Neri, Einaudi, Torino 1967, p.20.
171
A. SCHOPENHAUER, Il mondo come volontà e rappresentazione, cit., p. 234.
129
Mentre la conoscenza e la scienza sono irretite nelle forme dello
idee, ossia alle forme pure, ai modelli eterni delle cose. Il soggetto che
per l’uomo geniale è il sole che rivela il mondo” 1 7 2 . Per Svevo, invece,
lungo tempo io sapevo che la mia salute non poteva essere altro che la
172
Ibid.
173
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p. 599.
174
Ivi, p. 953.
130
La letteratura è vizio, prodotta dall’ozio morale dell’intellettuale
apatico, di cui gli scrittori francesi e russi, ben noti a Svevo, avevano
decadenti, che non sono più poeti vati, non sanno tracciare una
all’umanità quella che essa ha di meglio? Svevo parla per sé, per il
175
M. LAVAGETTO, L’impiegato E. Schmitz e altri saggi su Svevo, cit., p.48.
131
medesima…bisogna tenere bene a mente, se si vuol comprendere
di Svevo perché questi sono tutto tranne che tragedie. Sono piuttosto
antefatti di tragedie, così come le vite degli eroi sveviani non sono vite
“La poesia non vuole più essere un corposo ritratto della vita,
176
A. SCHOPENHAUER, Il mondo come volontà e rappresentazione, cit., pp. 294-295.
132
l’esigua traccia, solo nello struggente catalogo che la penna inquieta
177
C. MAGRIS, Italo Svevo: la vita e la rappresentazione della vita, in Italo Svevo oggi, cit., p.83.
133
Zeno è disilluso e sa già che la sua malattia non va curata con la
non si è accorto che il paziente sta mentendo. “Il dottore presta fede
troppo grande anche a quelle mie benedette confessioni che non vuole
bugia sono la stessa cosa. Per poter confessare, si mente. Ciò che si è
178
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p. 944.
179
Ibid.
134
La ricerca che va scandagliando tra i meandri della memoria non
solo, dunque, non riporta le cose come stanno, perché mutate dalla luce
di poter rimettere ordine al caos della sua vita, che ha prodotto il suo
180
Ivi, pp. 928-929.
181
F. KAFKA, Diari, cit., p.531.
182
I. SVEVO, La coscienza di Svevo,in Opere, cit., p.600.
135
Sul segno grafico il pensiero si posa per lavorare alterandone a
piacere parte o tutto. Ecco che nella cura si cerca di mettere insieme
183
A. SCHOPENHAUER, Il mondo come volontà e rappresentazione, cit., p. 253.
136
Il padre muore e colpisce Zeno con uno schiaffo: vendicarsi e
propria vita vengono smascherati dai sogni che gli capita di fare, che
azioni, dei gesti, delle parole, della storia in genere che rivendica a
sé” 1 8 4 .
184
M. LAVAGETTO, L’impiegato E. Schmitz e altri saggi su Svevo, cit., pp.95-96.
137
Lo scrivere diventa per Zeno un vizio irrinunciabile, così come il
autoinchiesta sul terreno dei difficili rapporti con quel padre che era il
suo esatto rovescio: un uomo forte e sano, pratico, mai sfiorato dal
nell’adesione alla virtù. Egli giunge per questa via alla conclusione
185
S. DEL MISSIER, I. Svevo, cit., pp.100-101.
138
Zeno associa il vizio del fumo alla sua prima infanzia, quando
sottraeva gli spiccioli dal taschino del panciotto del padre per
186
I. SVEVO, Soggiorno londinese, in Racconti, saggi e pagine sparse, cit., p. 688.
187
I SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p.627.
139
§ 3.2. I L SOGGETTO DISPERSO NELL ’ ESPERIENZA DELLA RAPPRESENTAZIONE
140
“La mutilazione per cui la vita perdette quello che non ebbe
alla sua avanzata età. Allo stesso modo, il buon vecchio inizia la
ma ha già pronta la giustificazione per fare ciò che più gli piace: ha
diritto ad essere almeno per qualche anno felice, prima che la morte
188
I. SVEVO, Il vecchione, in Opere, cit., p.138.
141
“Quando vuole una donna ricorda re Davide che dalle giovinette
che non passò senza lasciar traccia di sé nella sua anima. Non ebbe
però alcuna influenza sul corso delle cose perché egli, come tutti i
vecchi e i giovani, fece quello che gli piacque pur sapendo meglio” 1 8 9 ,
189
I. SVEVO, Il buon vecchio e la bella fanciulla, in Opere, cit., pp.960; 962-963.
190
Ibid.
142
diventa per l’anziano un problema, perché il suo corpo debilitato non
sua condotta: “Ed è proprio così che nei suoi tardi anni il mio buon
vecchio divenne scrittore. Quella sera scrisse solo degli appunti per la
ragazza alla virtù, poi per educare il mondo intero alla legge morale.
191
Ivi, pp. 985-986.
143
“Non scriveva più per la giovinetta…egli credeva di scrivere per
parte importante delle leggi morali che, secondo lui, dovevano reggere
non lo ha fatto, fino alla grande scoperta: “Ciò significa soltanto che il
L’aveva trovata. Questa scoperta andava a far parte della sua teoria …
vecchiaia, che non era altro che la continuazione della gioventù, fosse
trovarlo” 1 9 3 .
192
Ivi, p.990.
193
Ivi, p. 993.
144
Il vecchio si illude di poter correggere la vita intera con questo
il senso: è giunto al termine dei suoi anni e non pesa più il fardello di
145
Il mondo in cui si muove il vecchio protagonista degli ultimi
ignara nel suo affetto (negli appunti intitolati Nietzsche), pensa che lei
s’era messa “nei lunghi anni fra me e la vera vita per interdirmela”…
eppure il vecchio sa che, accanto al suo odio, c’è per la moglie anche
pietà ed anche vero amore, amore per la vicinanza della lunga vita
194
C. MAGRIS, Italo Svevo: la vita e la rappresentazione della vita, in Italo Svevo oggi, cit., p.91.
146
dell’inconscio che trascendono i limiti fittizi dell’io cosciente e infatti
è sempre alle prese con incubi che gli mostrano gli errori commessi e
uomo, sta nel sapere che non c’è salvezza al di là dello scrivere, unico
risposta definitiva alla relatività del reale. Così appare anche Ulrich,
problematico, che non si lascia illudere dai bagliori della ricca classe
borghese.
195
I. SVEVO, La coscienza di Zeno, in Opere, cit., p. 927.
147
“Un uomo che vuole la verità, diventa scienziato; un uomo che
vuol lasciare libero gioco alla sua soggettività diventa magari scrittore;
ma che cosa deve fare un uomo che vuole qualcosa di intermedio fra i
due?” 1 9 6 . L’individuo immerso nel caos della vita crede di poter trovare
un filo, quel famoso filo del racconto, di cui è fatto il filo della vita,
attraverso tutto ciò che è avvenuto nel tempo e nello spazio! (…)Quasi
tutti gli uomini sono dei narratori… a loro piace la serie ordinata dei
196
R. MUSIL, L’uomo senza qualità, Mondadori, Trento 1996, p. 245.
148
afferma la verità che “le stesse cose ritornano” 1 9 9 e non c’è protezione
che si chiama anima” 2 0 0 : se l’uomo seguisse solo ciò che gli detta la
cui manchi il senso della realtà anche nei confronti di se stesso, possa
197
Ivi, p. 630.
198
C. CASES, Introduzione a Musil, Mondadori, Trento 1996, p.18.
199
R. MUSIL, L’uomo senza qualità, Mondadori, Trento 1996, p. 77.
200
Ibid.
149
“La matematica però è il colmo, quella è ignara di se stessa come
l’anima” 2 0 4 .
201
Ivi, p.14.
202
Ivi, p. 59.
203
Ibid.
204
M. LAVAGETTO, L’impiegato E. Schmitz e altri saggi su Svevo, cit., p.173.
150
“Quale bruciore! Aveva invaso nel mio organismo tutto un vasto
tratto che sfociava nella gola…ogni posizione sacrificava una parte del
beati di vivere - La vita che io allora sentivo quale vera, la vita del
stagione più vicina al grande mutamento; l’inconscio che nel sogno del
205
I. SVEVO, Vino generoso, in Opere, cit., pp. 1006-1007.
206
Ivi, p. 1013.
207
C. MAGRIS, Italo Svevo: la vita e la rappresentazione della vita, in Italo Svevo oggi, cit., p.92.
151
borghese, “che diviene il velo steso ad occultare l’inesistenza di una
Non c’è più la premura del futuro e nel presente egli ha elaborato una
più libero anche della stessa paura di invecchiare, che tanto lo aveva
208
Ivi, p.93.
209
I. SVEVO, Nietzsche, in Racconti, saggi e pagine sparse, cit, p. 645.
152
I dolori del corpo fanno dimenticare il continuo arrovellarsi di
volte scosso dalla sua colpa, dal fatto di averla corrotta, anche se in
proprio fisico debilitato: “Il medico disse che era sicuro che il male
fosse astenuto dal vedere l’oggetto del suo amore o anche pensarci” 2 1 0 .
sedile che s’è fatto più incomodo ancora. Chi può togliermi il diritto di
parlare, gridare, protestare? Tanto più che la protesta è la via più breve
210
I. SVEVO, La novella del buon vecchio e della bella fanciulla, in Opere, cit., p.969.
153
alla rassegnazione” 2 1 1 . Se, dunque, la vecchiaia rende più inclini alla
vecchione” (Zeno qualche anno più tardi), non riesce a ricostruire una
parte consistente della sua vita, al solo scontrarsi con la vita nella sua
sembra lasciare.
211
I. SVEVO, Il vecchione, in Opere, cit., p. 1078.
212
Ivi, p. 1075.
154
“All’inizio di questo secolo le ricerche psicoanalitiche,
del suo piacere, delle forme della sua parola, delle regole della sua
azione, dei sistemi dei suoi discorsi mitici” 2 1 3 . Già con la psicoanalisi,
per la verità, la coscienza, nella sua ricerca del vero, è giunta a mettere
come le altre” 2 1 4 .
213
M. FOUCAULT, Due risposte sull’epistemologia, cit., p.20.
214
G. VATTIMO, Le avventure della differenza, cit., pp. 52-53.
155
Non è il soggetto che parla nella nevrosi; piuttosto è la nevrosi
nuove cartelle nel lenzuolo sul quale era scritta la domanda a cui non
può fare altro che denunciare una invalicabile impotenza: “Sto per
215
I. SVEVO, La novella del buon vecchio e della bella fanciulla, in Opere, cit., p.998.
216
M. BLANCHOT, L’infinito intrattenimento, tr.it. di R. Ferrara, Einaudi, Torino 1977, p. 404.
156
Niente si può asserire in modo definitivo, perché ogni cosa è
della coscienza come via di accesso alla verità. In tal modo, però, la
L’uomo stesso, che vorrebbe farsi padrone della verità e della sua
piega dei saperi e dei linguaggi. Dal vuoto del soggetto emerge che,
nominato. Egli “è” in quanto viene indicato in tal modo dagli altri; il
suo essere soggetto si incarna in diversi modi che fanno parte del
217
M. FOUCAULT, Le parole e le cose, tr.it. di P. Pasquino, Rizzoli, Milano 1967, p.120.
157
archivistico. “L’originario dell’autocoscienza, la continuità
dell’uomo” 2 1 9 .
218
C. SINI, Il soggetto e la voce nel pensiero francese contemporaneo, in La crisi del soggetto nel
pensiero contemporaneo a cura di A.Bruno, Francoangeli, Milano 1988, p.200.
219
M. BLANCHOT, L’infinito intrattenimento, cit., p.20.
158
Il soggetto non è più in grado di cogliere la domanda della
seguire, un indizio certo che porti alla verità e alla salute. L’uomo non
che il suo fondamento è nel non avere fondamento. In tal modo sono
stesso della sensatezza apparente del parlare. La crisi del soggetto, del
159
Derrida parla del potere della voce come illusorio, perché
160
le trovate dell’ingegno, le indagini del pensiero, le affermazioni della
realtà? Cosa sanno del mondo, della prima origine delle cause,
omnia, vol.2).
161
I D ., Una vita , in Opere, cit., pp.129-424.
pp.955-998.
cit., pp.220-240.
pp.310-328.
cit., pp.372-404.
cit., pp.495-502.
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