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Paolo Imperio

IL SIMORḠ
E LE SETTE VALLI
DELL’AMORE
Mausoleo di Attar a
Neishabour
(Nīshābūr) - Iran.
Photo: Nasser-sadeghi
Un Uccello chiese all’Upupa: “O tu che conosci la strada di cui
parli e attraverso cui vuoi condurci! Lungo questa via la vista si
oscurerà? Poiché in effetti essa sembra penosissima e lunga!”.

L’Upupa rispose: “Abbiamo da superare sette valli, ed è dopo que-


ste valli che si scopre il palazzo del Simorḡ1. Dopo aver percorso que-
sta via, nessuno è tornato in questo mondo. Non si può perciò sape-
re quanto essa sia penosissima e lunga. Poiché è così, ora non ti si
può istruire al suo riguardo, né si può calmare la tua impazienza”.

L
’Upupa, il maestro sufi2, dopo aver topiano iranico e l’Asia centrale.
risposto all’Uccello, il discepolo3, Intorno all’anno mille, con i suoi circa
continua redarguendolo per il non- 125.000 abitanti, Nīshābūr era tra le prime
senso della sua domanda: “O insensato che dieci città più popolate al mondo. La sua
sei! Nessuno di coloro che sono entrati in questa posizione lungo la Via della Seta, che
via, potrebbe dartene notizia”. Così riportava allora congiungeva il mercato cinese con
il poeta mistico persiano quello mediterraneo attra-
Farīd ud-Dīn ‘Attār, nella sua verso l’Anatolia, la rendeva
opera Manṭeq oṭ-Ṭayr. particolarmente ricca e, in
quanto snodo carovaniero,
Abū Hamīd bin Abū Bakr importante dal punto di
Ibrāhīm, meglio noto con lo vista strategico, oltre che
pseudonimo da scrittore di centro cosmopolita per l’in-
Farīd ud-Dīn ‘Attār, lo contro di uomini e religioni
Speziale, era nato intorno al provenienti da tutto il
1145 d.C. a Nīshābūr, una cit- mondo allora conosciuto.
tadina posta a circa 1.250 In questa città, ad eccezione
metri nell’odierna provincia di un viaggio che lo portò a
del Razavi Khorasan in Iran, visitare i maestri spirituali
centro urbano che fin dalla della sua epoca, a Kufa, a
sua fondazione ha costituito Mecca, a Damasco, in
un vero e proprio avamposto Turkestan e in India, ‘Attār
dell’iranismo lungo una sorta continuò a risiedere, fino
di frontiera flessibile tra l’al- Attar di Neishabour alla morte, professando la
(Nīshābūr)

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sua attività di speziale, ereditata dal ogni argomentazione dovrebbe rispetta-
padre. Con molta probabilità ‘Attār morì re. Da cui si hanno traduzioni in lingue
di morte violenta nell’aprile del 1221 occidentali come: “Lingua degli Uccelli”,
d.C., durante il massacro che i conquista- “Linguaggio degli Uccelli”, “Conferenza
tori Mongoli di Gengis Khan inflissero degli Uccelli”.
alla città di Nīshābūr.
Il Manṭeq oṭ-Ṭayr è la sua opera più famo- La storia che ‘Attār narra in quest’opera6,
sa composta presumibilmente intorno al trattegiandola con immagini la cui inten-
1177 d.C. in lingua persiana, è conosciu- zione è di favorire nel lettore o nell’ascol-
ta in Occidente dal 1857 poiché edita in tatore, uno stato mentale in cui possa
persiano da M. Garcin de Tassy4 e succes- essere possibile fruire le emozioni che
sivamente tradotta dallo stesso con il potrebbe trasmettere l’esperienza stessa,
titolo Mantic uttaïr ou Le langage des oiseau, qualora venisse intrapresa la via che ad
poème de philosophie religieuse de Farid uddin essa conduce, è una sorta di mappa del
Attar5. territorio di un percorso di trasformazio-
A prescindere dalle diverse traslitterazio- ne interiore.
nei del titolo, vi è la questione della tra- ‘Attār cerca di rendere con i versi e con la
duzione dello stesso, che resta anche capacità di evocazione che certe immagi-
molto diversa da edizione a edizione. La ni e metafore hanno, le emozioni di cui
dizione originale araba, trasmessa al per- probabilmente lui stesso è stato parteci-
siano, di Manṭeq oṭ-Ṭayr si ritrova nel pe, lasciando all’adepto, giunto a com-
Corano: “Oh uomini! Ci è stato insegnato il pletare la lettura dell’opera, l’intenzione
Manṭeq oṭ-Ṭayr e ci è stata data parte di tutte di scegliere se voler intraprendere quel
le cose. Questa è davvero la Grazia che si mani- sentiero, ed eventualmente percorrerlo
festa (Corano: An-Naml, Sura 27 verso 16). affinché in lui si manifesti, lungo quel
Mentre il termine Ṭayr (Uccello) è piutto- percorso, una vera trasformazione inte-
sto chiaro e semmai rimanda a una meta- riore. Dio non è esterno all’Umano, né
fora, come vedremo in seguito, il termine all’Universo, ma piuttosto è la totalità
dell’esistenza stessa, e l’esperienza consi-
Manṭeq traduce in arabo il termine logica
ste nel fondersi in questa totalità.
come inteso nel greco logikē derivato da
Questa è la dottrina Sufi, spesso osteg-
logos, termine utilizzato per la prima volta
giata, in maniera anche cruenta, dagli
da Senocrate (Calcedonia, 396 a.C. –
esponenti della religione istituzionalizza-
Atene, 314 a.C.), discepolo di Platone,
ta, e la fusione è
con il signifi-
il fatto mistico
cato di ragione,
dell’esperienza
linguaggio e
contemplativa.
ragionamento,
A fondamento
anche connes-
di questa dottri-
so allo studio
na vi è il concet-
delle regole
to di Unità
formali che
dell’Esistenza

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(waḥda al-wujūd)
affermazione secondo
la quale non vi è altro
che Dio, inteso come
astrazione immate-
riale al di là del
tempo e dello spazio
e manifesta con
l’Universo stesso, da
cui deriva che:
fondersi con
l’Universo è unirsi a
Dio.
Questo concetto non
deve essere tuttavia
confuso con il pan-
teismo, poiché la
certezza a fondamen-
to di tale dottrina
resta comunque
l’Unicità di Dio.
L’Uccello, capace di
lasciare la terra per
innalzarsi al cielo e
poi tornare, è l’imma-
gine dell’umano che
è in grado di elevarsi
verso percezioni sot-
tili, per poi tornare
alla terra dove ha le Statua di Attar al Mausoleo di Neishabour (Nīshābūr). XX sec.
proprie radici.
L’Uccello è anche posta di fronte al monte Kāf, dove abita il
metafora del pellegrino spirituale che Simorḡ, ad oltrepassare l’ingresso per
intraprende la via della conoscenza, “la entrare in un luogo da cui nessuno è mai
via dell’andare e del tornare” attraverso tornato per poterlo descrivere. Soltanto
mondi infiniti, una via da cui non vi è alla fine dell’Opera, infatti, il pellegrino
più ritorno una volta intrapresa. comprenderà pienamente il Simorḡ, quan-
Lo sperimentare “l’andare e il tornare” do cioè dello stormo di uccelli partito
costituisce la via, ma non ne è la meta numeroso per l’impresa, ne resteranno
poiché nel percorrerla il pellegrino spiri- soltanto trenta nella contemplazione del-
tuale si troverà ad oltrepassare la soglia, l’unicità di sé.

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Scrive altrove il poeta: “La prima valle che - La Valle della Ricerca (Talab). “Appena
si presenta è quella della Ricerca (Talab), quel- entrato nella prima valle, quella della
la che viene dopo è quella dell’Amore (Ishq), la Ricerca, cento pene ti assaliranno senza
quale è senza limiti, la terza è quella della sosta. In questo luogo dovrai sostenere
Conoscenza (Ma’refat), la quarta è quella del cento prove a ogni istante. In questa valle
Distacco (Isteghna), la quinta quella dovrai passare diversi anni, fare penosi
dell’Unità (Tohid), la sesta quella dello sforzi e cambiare di stato. Dovrai abban-
Stupore (Hizat), la settima infine, quella della donare le tue ricchezze e tutto ciò che
Povertà (Faqr) e dell’Annientamento (Fanā’), possiedi. Dovrai entrare in un mare di
valle al di là della quale non si può avanzare. sangue rinunciando a tutto, e quando
Ti sentirai attratto, ma tuttavia non potrai con- avrai la certezza che non possiedi più
tinuare verso quella direzione; allora, una sola niente, ti resterà ancora da distaccare il
goccia d’acqua sarà per te come un oceano”. cuore da tutto ciò che esiste. Quando il
tuo cuore sarà così salvato dalla perdizio-
ne, vedrai brillare la pura luce della mae-
Poiché nessuno è mai tornato da quel stà divina e, quando essa si manifesterà
luogo per parlarne, il poeta è in grado di allo spirito, il tuo desiderio si moltipli-
tratteggiarne il percorso fin sulla soglia, cherà all’infinito. Sulla strada del viag-
non oltre. La vividezza delle immagini giatore spirituale ci saranno allora il
descritte, attraverso cui si è in grado fuoco e mille nuove valli da attraversare,
quasi di percepire le emozioni che di le une più penose delle altre. Allora il
valle in valle scaturiscono in chi legge o viaggiatore, muto per il suo amore, s’im-
ascolta quei versi, fanno pensare che il pegnerà come un folle in quelle valli e,
Poeta stia parlando di un’esperienza da come la farfalla, si precipiterà in mezzo
lui stesso vissuta, almeno fin sul limitare alla fiamma. Spinto dal suo delirio, il
di quella sconfinata dimensione, soglia Viaggiatore in questa valle si abbandone-
di cui deve aver avvertito il limite oltre- rà alla Ricerca e ne chiederà una sorsata
passato il quale non vi è più ritorno. al suo Coppiere. Quando avrà bevuto
Di Farīd ud-Dīn ‘Attār scrisse un altro qualche goccia di questo Vino, dimenti-
grande poeta mistico dell’epoca, Jalāl al- cherà i due mondi8. Tuttavia immerso
Dīn Rūmī (1207-1273), fondatore della nell’oceano dell’immensità, avrà le lab-
confraternita sufi dei ‘dervisci rotanti’ bra secche e al suo cuore potrà domanda-
(Mevlevi): “ ‘Attār ha vagato attraverso le sette re solo il segreto dell’eterna Bellezza. Nel
città dell’Amore, mentre noi abbiamo appena suo desiderio di conoscere questo segre-
imboccato la prima delle strade che ad esse con- to, non temerà i dragoni che cercheranno
ducono”7. Le sette città dell’Amore di cui di divorarlo. In quel momento se la fede
parla Rūmī, sono per ‘Attār, che usa una e l’infedeltà si presentassero a lui, e gli
metafora diversa ma analoga, le sette aprissero la porta che lo farebbe giunge-
valli dell’Amore, di cui scrive nella re alla sua meta, le accetterebbe entram-
seconda parte della sua opera. be volentieri. Difatti quando quella porta
gli sarà aperta, la fede o l’infedeltà non

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avranno più senso, poiché dall’altra parte fonte dell’Amore misterioso che ti
non vi sono né l’una né l’altra”. annuncio. L’esistenza dell’Amore è com-
pletamente distrutta poco a poco dall’eb-
- La Valle dell’Amore (Ishq). “Dopo la brezza stessa dell’Amore. Se possedessi
prima valle, si presenta quella la vista spirituale del mondo invisibile,
dell’Amore. Per entrarci bisogna immer- anche gli atomi del mondo visibile ti
gersi completamente nel fuoco, anzi si sarebbero svelati, ma se guardi con l’oc-
deve essere fuoco, poiché altrimenti non chio dell’intelligenza umana, non com-
ci si potrebbe vivere. Il vero amante deve prenderai mai l’Amore. Soltanto un
essere uguale al fuoco, bisogna che abbia uomo provato e libero può avvertire que-
il viso infiammato e che sia cocente e sto amore spirituale”.
impetuoso come il fuoco. Per amare non
bisogna avere un secondo fine, bisogna - La Valle della Conoscenza (Ma’refat).
essere disposti a gettare volentieri nel “Dopo la valle di cui ho appena parlato,
fuoco cento mondi, non bisogna conosce- se ne presenta un’altra quella della
re la fede né l’infedeltà, non bisogna Conoscenza, che non ha inizio né fine.
avere dubbi né certezze. Lungo questa Non c’è nessuno che possa avere un’opi-
via non vi è differenza tra il bene e il nione sulla lunghezza della strada che
male, con l’Amore non esistono più il bisogna percorrere attraverso questa
bene né il male. O tu che vivi nell’indif- valle. Nessuna strada è veramente uguale
ferenza! Questo discorso non ti toccherà, all’altra, ma uno è il viaggiatore spiritua-
tu lo respingi e i tuoi denti non possono le. L’anima e il corpo, per la perfezione e
afferrarlo. Colui che agisce lealmente l’indebolimento, sono sempre in progres-
gioca denaro contante, gioca la propria so o in decadimento. La strada spirituale
testa per unirsi al suo Amico. Mentre lui si manifesta inevitabilmente nei limiti
riceverà denaro contante, gli altri si delle forze rispettive di ciascuno. Infatti
accontenteranno della promessa per il sulla strada che percorse Abramo, l’ami-
domani. Se colui che si impegna nella via co di Dio, il debole ragno non avrebbe
spirituale non si consuma per intero, non potuto seguire il passo dell’elefante. Il
potrà essere liberato dalla tristezza che cammino di ciascun individuo sarà rela-
l’opprime. Finché ogni essenza non sarà tivo all’eccellenza che avrà potuto acqui-
radicalmente consumata, non potrai fare stare, e ciascuno si avvicinerà alla meta in
del tuo cuore un elettuario di rubino e ragione della sua disposizione. Se un
venderlo. In questa valle l’Amore è rap- moscone volasse con tutta la sua forza,
presentato dal fuoco e il fumo è la ragio- non potrebbe mai eguagliare l’impetuo-
ne. Quando l’Amore viene, la ragione sità del vento. Così, poiché non tutti gli
fugge il più presto possibile. La ragione uccelli possono volare allo stesso modo,
non può coabitare con la follia dunque ci sono differenti maniere di per-
dell’Amore, l’Amore non ha niente a che correre questo spazio. Lì, la conoscenza
fare con la ragione umana. Solamente se spirituale ha diverse facce. Alcuni hanno
acquisterai dal mondo invisibile una trovato il mihrab9, altri l’idolo. Quando il
vista veramente retta potrai conoscere la sole della conoscenza brilla sulla volta di

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Pagina tratta dalla sua opera più conosciuta, il Manṭiq al-ṭayr (Il Verbo degli uccelli).
The Metropolitan Museum of Art, NY.
questa strada, che non si può descrivere suo Amico. In tutto ciò che vedrà, vedrà
convenientemente, ciascuno è rischiarato il Suo volto, in ogni atomo vedrà il tutto,
secondo il suo merito e nella conoscenza e sotto il velo contemplerà milioni di
della verità trova la posizione che gli è segreti brillanti come il sole. Ma in que-
assegnata. Quando il mistero dell’essen- sta ricerca, per uno che ha potuto scopri-
za degli esseri gli si mostrerà chiaramen- re questi misteri, molti altri si sono per-
te, la fornace del mondo diventerà un duti. Bisogna essere perfetti se si vuole
giardino di fiori. L’adepto vedrà la man- superare questa strada difficile, e immer-
dorla, benché circondata dalla sua pelli- gersi in questo oceano tempestoso.
cola. Non vedrà più sé stesso, scorgerà il Quando si ha un vero gusto per questi

Simurg sul portale del


Nadir Divan-Beghi
Madrasah, Bukhara,
Uzbekistan. Photo: Alaexis

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segreti, ad ogni istante si sente nuovo cadono senza sosta dietro a questo ocea-
ardore di Conoscenza. Si è veramente no illimitato, lì sono una leggera e imper-
alterati dal desiderio di penetrare questi cettibile rugiada. Quand’anche i due
misteri, e per giungervi ci si offrirebbe mondi fossero a un tratto annientati, non
mille volte in sacrificio. Quand’anche bisognerebbe negare l’esistenza di un
raggiungessi con la tua mano il Trono solo grano di sabbia sulla terra. Se non
Glorioso, non cessare un istante di pro- restasse alcuna traccia di uomini né di
nunciare queste parole del glorioso geni, fai comunque attenzione al segreto
Corano: “Non c’è niente oltre?”. Immergiti della goccia da cui tutto è stato formato.
nell’oceano della conoscenza, o almeno Se tutti i corpi sparissero dalla terra, se
metti sulla tua testa la polvere della stra- neanche un solo pelo degli esseri viventi
da. Quanto a te, che sei addormentato e esistesse più, non bisognerebbe avere
di cui non ci si può complimentare per la alcun timore. Se la parte e il tutto fossero
riuscita, sii nel lutto! Se non hai la fortu- completamente annientati, sulla faccia
na di unirti all’Oggetto del tuo affetto, della terra non resterebbe un solo fuscel-
alzati e almeno porta il lutto dell’assenza. lo”.
Tu che non hai ancora contemplato la
bellezza del tuo Amico, cessa di rimanere - La Valle dell’Unità (Tohid). Continuò
seduto, alzati e cerca questo segreto. Se l’Upupa: “In seguito dovrai attraversare
non conosci la maniera di rimanerne la Valle dell’Unità, luogo della privazione
preso, vergognatene. Fin quando sarai di tutte le cose e della loro unione. Tutti
come un asino senza cavezza?”. quelli che in questo deserto sollevano la
testa, l’alzano da uno stesso collo.
- La Valle del Distacco (Isteghna). Quantunque tu veda molti individui, in
Continuò l’Upupa: “Viene poi la valle realtà ce n’è un piccolo numero, anzi ce
dove non vi sono pretese da avere, né n’è uno solo. Poiché questa quantità di
senso spirituale da scoprire. Da questa persone in verità è una persona, essa è
disposizione dell’anima verso l’indipen- completa nella sua unità. Ciò che ti si
denza, si alza un vento freddo la cui vio- presenta come un’unità, non è differente
lenza sconvolge in un istante uno spazio dalla moltitudine. Poiché l’Essere che
immenso. Allora i sette oceani non sono annuncio è fuori dell’unità e del conto,
più che un semplice mare d’acqua, i sette cessa di sognare l’eternità a priori e a
pianeti una scintilla, i sette cieli un cada- posteriori, e quando queste due entità
vere, i sette inferni ghiaccio rotto. Allora, saranno svanite non ne fare più menzio-
senza che se ne possa indovinare la ragio- ne. Infatti, quando tutto ciò che è visibi-
ne, la formica ha la forza di cento elefan- le sarà ridotto a nulla e annientato, non ci
ti, e cento carrovane periscono nello spa- sarà alcuna cosa al mondo degna di atti-
zio di tempo che impiega la cornacchia a rare l’attenzione”.
riempire il suo gozzo. Se vedessi un
mondo intero bruciato dal fuoco sino al - La Valle dello Stupore (Hizat). Continuò
cuore, avresti ancora un sogno da scam- l’Upupa: “Dopo la Valle dell’Unità, viene
biare con la realtà. Migliaia di anime che quella dello Stupore, dove si è in preda

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Tomba di Attar all’interno
del Mausoleo di
Neishabour (Nīshābūr) -
Iran. Photo: Nasser-sadeghi
alla tristezza e ai gemiti. Là i sospiri sono non esistono acquisisce per questo, gran-
come spade e ogni soffio è un lamento de merito. Colui il cui cuore si è perduto
amaro. Sono lamenti, dolori e ardore bru- in questo oceano, in esso è perduto per
ciante; è contemporaneamente il giorno e sempre e vi dimora in riposo. In questo
la notte. Là, dall’estremità di ogni capel- mare calmo non trova altra cosa che
lo, senza che sia neanche tagliato, si vede l’Annientamento. Se mai gli fosse possi-
colare sangue. Là c’è il fuoco, e l’uomo ne bile tornare da questo annientamento,
è abbattuto, bruciato e consunto. Nel suo conoscerebbe la creazione poiché gli
stupore l’umano non potrebbe avanzare sarebbero stati svelati molti segreti. I
fino a questo luogo. Rimarrebbe stupe- viaggiatori che hanno sperimentato la
fatto e si perderebbe in questa strada. Ma strada spirituale e gli uomini d’azione
colui che ha l’unità incisa nel cuore, che sono entrati nel dominio dell’Amore,
dimentica tutto e dimentica sé stesso. Se si sono smarriti fin dal primo passo, e
gli si chiedesse: ‘sei tu o non sei tu? Hai poiché nessuno di loro ha potuto fare il
o non hai il sentimento dell’esistenza? secondo passo, intraprenderla non gli è
Sei nel mezzo o non ci sei? Sei al bordo? servito. Poiché tutti si sono perduti fin
Sei visibile o sei nascosto? Sei perituro o dal primo passo, li si può considerare
sei immortale? Sei l’uno o l’altro? O né come appartenenti al regno minerale,
l’uno né l’altro? Esisti o non esisti?’ benché siano umani. Il legno di aloe e la
Risponderebbe: ‘Non ne so niente, lo legna da ardere, messi al fuoco si riduco-
ignoro e ignoro me stesso. Sono innamo- no entrambi in cenere. In effetti sono la
rato ma non so di chi, non sono fedele né stessa cosa, tuttavia le loro qualità sono
infedele. Cosa sono dunque? Ignoro ben distinte nelle due forme. Un oggetto
anche il mio amore, ho il cuore contem- immondo, anche se è caduto in un ocea-
poraneamente pieno e vuoto d’Amore’.”. no di acqua di rose, a causa delle proprie
qualità resterà nell’avvilimento. Ma se
- La Valle della Povertà (Faqr) e una cosa pura cade in questo oceano, per-
dell’Annientamento (Fanā’). Continuò derà la sua esistenza particolare e parteci-
l’Upupa: “Dopo la sesta valle, viene quel- perà all’agitazione dei flutti di questo
la della Povertà e dell’Annientamento, oceano, cessando di esistere isolatamen-
valle di cui è impossibile fare la descri- te”.
zione esatta. L’essenza di questa valle
sono l’oblio, il mutismo, la sordità e il Questo lungo viaggio ha bisogno, per
dileguamento. Là vedi sparire, con un iniziare, di qualcosa di molto importante,
solo raggio di sole spirituale, le migliaia senza cui non vi sarebbe modo di proce-
di ombre eterne che ti circondavano. dere e senza il quale il libro di ‘Attār non
Quando l’oceano dell’immensità agita le avrebbe alcun senso come il poeta stesso
sue onde, le figure tracciate sulla sua scrive: “O tu che sei in marcia lungo la via spi-
superfice non possono sussistere. Le rituale! Non leggere il mio libro come una pro-
figure che si vedono su questo oceano duzione poetica o di magia, ma leggilo come
non sono altro che il mondo presente e il riferito all’amore spirituale, e giudica, con la
mondo futuro. Chiunque dichiara che sola sensazione del tuo amore, ciò che possono

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essere i miei cento dolori amorosi. Colui che leg- veda ad esempio: “Ma l’Upupa non tardò a lungo, si
gerà il mio libro animato da questo amore, lan- avvicinò e disse: ho appreso la conoscenza di una cosa che
non è compresa e vengo dal Regno di Saba con la verità”
cerà verso il bersaglio la freccia della fortuna. (Corano: An-Naml, Sura 27, Verso 22)
Lascia l’astinenza e la volgarità, qui c’è bisogno 3 La metafora dell’Uccello come metafora del pel-
solo di amore, sì di amore e di rinuncia. legrino spirituale è nota all’Isàm fin dalle origini,
Chiunque possiede questo amore non ha per sé si veda ad esempio: “Abu Huraira riporta che il
altri rimedi che rinunciare alla propria anima. Messaggero di Allah, su di lui sia la pace, ha detto:
Entreranno in Paradiso le persone il cui cuore sarà come
Bisogna che l’umano sulla via spirituale sia
quello degli uccelli”. (Sahih Muslim, Kitab Al-Jannat
alterato, affamato e senza sonno, e talmente wa Sifat Naimiha wa Ahliha’, Libro 40, Hadith
alterato da non poter giungere, in tutta l’eterni- 6808).
tà, ad appagare la propria sete”. 4 M. Garcin de Tassy: Mantic Uttaïr, ou le Langage des
oiseaux, poème de philosophie religieuse par Farid-Uddin
Attar, publié en persan par M. Garcin de Tassy, Paris,
Impr. impériale, 1857
5 M. Garcin de Tassy: Mantic uttaïr ou Le langage des
Piccolo lessico de “Le Sette Valli dell’Amore” oiseau, poème de philosophie religieuse de Farid uddin
Attar, trad. du persan par Garcin de Tassy, Paris, Impr.
Manṭeq oṭ-Ṭayr Impériale, 1863.
Ricerca [Talab persiano ‫ بلط‬arabo ‫]بلطلا‬ 6 Il poema, di tipo masnavi, è costituito da circa
Amore [Ishq persiano ‫ قشع‬arabo ‫]قشعلا‬ 4.500 distici, cioè strofe a due versi con rime
Conoscenza [Ma’refat persiano ‫ تفرعم‬arabo baciate alla fine di ciascun emistichio, che tendo-
‫]ةفرعملا‬ no a esprimere metafore consecutive proprie ad
Distacco [Isteghna persiano ‫ انغتسا‬arabo evocare stati d’animo particolari nel fruitore. Il
‫]ءانغتسالا‬ lettore comprenderà come si sia cercato di svelare
Unità [Tohid persiano ‫ دیحوت‬arabo ‫]ديحوتلا‬ più che rivelare il contenuto dell’opera, rendendo
Stupore [Hizat persiano ‫ تریح‬arabo ‫]ةريحلا‬ il senso, di ciò che ci sono sembrate essere le
Povertà [Faqr persiano ‫ رقف‬arabo ‫ ]رقفلا‬e metafore dell’Autore, attraverso una pallida tra-
Annientamento [Fanā’ persiano ‫ انف‬arabo ‫]ءانفلا‬ sposizione di concetti, più che di immagini in
grado di evocare emozioni da concettualizzare.
Evidentemente lo spazio e il tempo che
dall’Autore ci separano, non possono darci altro
Note che una comprensione che non può tener conto
dell’effetto lusivo dato dalla sonorità dei versi, né
dell’eco e delle assonanze che le profonde radici
1 Simorḡ (Persiano), Sēnmurw (Pahlavi), Sīna-Mrū etimologiche delle parole da lui scelte avrebbero
(Pāzand), dall’Avestico mərəγō Saēnō (uccello potuto dare al fruitore dell’epoca. Ciò che propo-
Saēna), originariamente indica un rapace, come si niamo è dunque la semplice rappresentazione
può dedurre dall’etimologia del Sanscrito śyená. concettuale che quei versi, oramai trasformati in
Successivamente, nella letteratura sufi persiana, prosa, ci sembrano dare, pensando che possa
Simorḡ viene a indicare un particolare uccello esser colta con la dovuta pazienza da chi ci legge.
mitico, il Re degli Uccelli che vive sul monte Kāf. 7 Eugene Fodor, Richard Moore, Peter Sheldon,
L’equivalente Arabo di Simorḡ è Anqā, si veda ad Fodor’s Iran, Hodder and Stoughton, 1979, p. 277.
esempio il Kitab ‘Anqā’ maghreb (Il Libro del favo- 8 Il Coppiere è una metafora del Maestro che offre
loso Anqā) composto interamente in prosa rimata al Viaggiatore, il Discepolo, il Vino della
(saj’) da Ibn al-’Arabī intorno al 1200 d.C. dove Conoscenza.
viene esposta la dottrina della Santità (walāyah). 9 Nicchia collocata all’ingresso di ogni moschea
2 La metafora dell’Upupa come messaggera porta- per indicare la corretta direzione della preghiera
trice di verità è nota all’Islàm fin dalle origini, si verso la Mecca.

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