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Lucio Saviani

Sull’Athos. Tracce di una via filosofica


Saletta dell’Uva, 2003

con immagini di Oliviero Olivieri


Sito del fotografo Biografia dell’Autore

“Ecco un libro che è venuto fuori dal mondo non ortodosso; considero questo fatto molto
importante per Roma, chiusa a questo tipo di problemi. Devo dire che nelle università italiane
sono rari quelli che hanno - sono da dieci anni ordinario alla “Sapienza”, e dunque so di cosa
parlo - questa sensibilità. (…)
“L’esichia è recisione dei mali; se poi si aggiungono le quattro virtù cardinali insieme con la
preghiera, non vi è aiuto più rapido per giungere all’impassibilità”.
Questa è una citazione dalla Filocalia. Vorrei dire che questo libro è anche una antologia,
un’antologia della poesia teologica. Io stimo moltissimo, parlando da scrittore, questo suo
sacrificio, di dare agli altri questa possibilità. Un doppio sacrificio, direi, un doppio atteggiamento;
da una parte dare a questi sacerdoti, questi pensatori e teologi che sono sconosciuti, la possibilità
di entrare in questo discorso; dall’altra, la possibilità per noi di entrare in questa problematica
tramite proprio i testi fondamentali. È un libro eccezionale.
Voglio salutare la sua pubblicazione e desidererei che questo libro avesse l’ascolto dovuto”.

Predrag Matvejevič
leggi il testo completo

“E’ probabilmente il libro più interessante e coinvolgente che abbia avuto modo di leggere
su tematiche di grande attualità, anzi di urgenza, negli ultimi anni. L’autore ragiona e
irresistibilmente fa ragionare.
Lucio Saviani e l’Athos si sono incontrati in un momento di sterilità filosofica generale e senza
via d’uscita nel quale tirano i venti del nichilismo. Da questo incontro è nato il libro in cui un
originale e moderno filosofo ha dato voce al silenzio del Monte Athos. Il monaco Padre Serafino
dice “il bicchiere d’acqua che dai a colui che ha sete non ti allontana dal silenzio, ti avvicina
alla sorgente”. Lucio Saviani vive, per fortuna, nell’aura di questa profonda, eterna e curativa
saggezza di ragione e di cuore.
Il libro di Saviani è, dunque, di una attualità bruciante”.

Darko Tanaskovič
leggi il testo completo

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RADIO VATICANA
(105 Mhz)
(17 ottobre 2003)

presenta

“SULL’ATHOS”
Conversazione con Lucio
Saviani

Conduce Laura De Luca

PRESENTAZIONE: Cari amici


e care amiche, benvenuti da
Laura De Luca. La nostra storia
di oggi inizia nel mare di Grecia,
su uno splendido e meraviglioso
promontorio: Monte Athos. Sentite
infatti questo coro in sottofondo:
sono proprio i monaci di Monte
Athos. Tra poco vi diremo qualcosa Io, in verità, non è che sapessi bene
di più su questo pezzo; ebbene perché fossi andato da quelle parti;
al Monte Athos, ha dedicato un forse nemmeno durante. Forse lo so
piccolo ma sostanzioso libro il meglio adesso, perché…
Professor Lucio Saviani , filosofo,
che è nostro ospite di oggi, che io D: A due anni di distanza?
saluto e ringrazio.
R: Sì, perchè è un viaggio che ha
R: Buongiorno. prodotto effetti, e continua a produrne
anche in quello che faccio adesso,
D: Bene, il Prof. Saviani ha dedicato nelle cose di cui mi occupo. Questo
molti saggi e ricerche all’ermeneutica viaggio ha avuto un’importanza per me
contemporanea, dunque grande centrale; ho, per esempio, conosciuto
conoscitore di Nietzsche, di Heidegger, l’Associazione culturale “Insieme per
di altri nomi significativi della storia l’Athos”, che è qui a Roma, ed è diretta
della filosofia del ‘900, ed è molto da Giuseppe Balsamà; si occupa proprio
attento comunque al ruolo che la della promozione, della conoscenza del
filosofia in genere assume nel mondo monte Athos.
di oggi. Filosofia come ricerca, spero
che potremo parlare di questo aspetto D: Spero di poter approfondire gli
particolare; una storia, quella della effetti a “scoppio ritardato”, che questo
filosofia, che in qualche modo è viaggio, non soltanto fisico, mi sembra
parallela alla storia dell’uomo. di capire, ha prodotto in lei. Però rinvio,
Da filosofo e ricercatore, il Prof. tengo a bada la mia curiosità su questo
Saviani si è recato sul monte Athos. e vorrei provare ad immaginare di
Questa è la sua storia; quando e andare anch’io sull’Athos, nonostante
perché? io personalmente non potrò mai
andarci e…
R: Dunque, due anni fa, d’estate,
luglio. In fondo un viaggio, si sa, è R: Però è possibile,è possibile con un
sempre un viaggio dentro se stessi. battello che parte da Uranoupoli, che

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è l’ultima città prima dell’area sacra vita condotta dai monaci.
del monte. Parte un battello e, diciamo Per accedere al monte Athos è
a 300 metri dalla costa, costeggia il necessario un permesso speciale
promontorio. Ed è possibile… da richiedere almeno qualche mese
prima, in quanto le visite sono
D:…vederlo a distanza. contingentate e i posti disponibili
sono pochi; si può richiedere un
R: Sì, vedere i monasteri e i monaci. permesso di massimo quattro
giorni. All’attracco cartelli grandi
D: Cosa potrebbe succedere a chi e gialli in cinque lingue espongono
volesse proprio avvicinarsi un po’ di il divieto di sbarcare senza
più e, diciamo, proprio fisicamente autorizzazione per gli uomini. Le
entrare in questo luogo, in questa donne, nemmeno ci pensino.
riserva, possiamo dire, di umanità e Nell’Athos non è possibile per
di spiritualità, circoscritta nel tempo e il non ortodosso accostarsi ai
nello spazio. Abbiamo preparato una sacramenti; anche per l’ortodosso
scheda. è necessaria la benedizione
dell’abate. La vita del monaco
SCHEDA: Mare Egeo, tra il golfo di è dedicata alla riflessione, alla
Salonicco e lo stretto dei Dardanelli, preghiera. In genere, difficilmente
la penisola calcidica proietta il monaco prende l’iniziativa
sul mar Egeo i tre promontori di di parlare con il pellegrino, ciò
Cassadra, Sitonia e Athos, dove nonostante se si è interessati
raggiunge un’altitudine di 2033 m. ad alcuni aspetti della vita
Eschilo definì il monte Athos:”il monastica, a notizie sul monastero
regno di Zeus”, Omero: ”il luogo o ad approfondire temi spirituali,
sul quale veglia Era”. Oggi la basta chiedere con gentilezza
cultura di un dio unico ha sostituito senza scandalizzarsi da eventuali
quello pagano; il destino vuole che atteggiamenti di chiusura.
questo lembo di terra venga a Per l’ortodossia il canto senza
trovarsi nel corso della storia come uso di strumenti musicali, vietato
una zona di nessuno, una zona di nelle celebrazioni o nelle chiese,
frontiera tra oriente e occidente, è fondamentale; e la musica
tra Bisanzio e Roma, tra l’Islam e bizantina è di una purezza e
la cristianità, in senso spirituale bellezza unica. Se durante la
in quella linea di breve confine “agripnia” c’è la presenza del
che divide l’umano e il divino. Il vescovo, la celebrazione è ancora
monte Athos si identifica con tutte più splendente e sontuosa. In tutto
le sommità delle montagne che il monte Athos esistono tesori
sono divenute nel corso dei secoli d’arte d’incalcolabile valore e
rivelatrici della parola del signore; incredibile bellezza. Icone antiche,
come il monte Sinai, il monte di milioni di libri e manoscritti antichi,
Sion, il monte degli Olivi. Athos è il preziosi arazzi, vasi, croci, calici,
cielo sulla terra. reliquie. Alcune di queste rarità
Sullo stesso monte convivono sono accessibili e godibili, altre per
monaci di diversa provenienza; ovvi motivi di preservazione sono
greci, serbi, georgiani, bulgari, custodite in luoghi riservati.
russi. Luogo di preghiera, Athos è Il capo assoluto del monastero
uno spazio che riflette l’immagine è l’Abate che decide, confortato
della chiesa ortodossa organizzata dall’aiuto di un consiglio di monaci,
nei minimi dettagli: l’architettura, la Sinaxi, ogni particolare della vita
le strade, tutto è armonico con la monastica, spirituale e materiale.

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D: Monte Athos, dunque luogo di della strada, del cammino, del
spiritualità, di preghiera di contatto sentiero, ritorna molto spesso nel
intimo e privilegiato, fra uomo e Dio, libro. Il “Peregrinamur”, il “Per fidem
unico al mondo; in questo luogo, il peregrinamur” di Tommaso. Queste
Prof. Lucio Saviani, nostro ospite di strade della filosofia e della teologia,
oggi, si è soffermato, ha trascorso un che attraverso una certa lettura del De
periodo breve, forse, della sua vita ma Trinitate di Agostino possono essere
decisivo. intese non divergenti. Di solito è questa
A questo luogo ha dedicato un libro. Il immagine, di queste due strade che
titolo di questo libro: Sull’Athos. Tracce sta alla base della contrapposizione tra
di una via filosofica. ragione e fede.
Professore, per noi gente comune la Eppure la verità, per Agostino, è
filosofia, forse a torto, rappresenta un costitutivamente “indaganda”. Cioè,
po’ il contrario della fede, del percorso attraverso la fede camminiamo,
religioso. In che senso, allora, in un procediamo. Io ho, nel libro, anche
luogo così mistico si possono ritrovare ricordato una lezione magistrale di
queste due vie? Luigi Pareyson, in cui il filosofo diceva
che la verità non è oggetto della
R: Sì, dunque, prima dicevo di non filosofia, quanto origine della filosofia
essere molto al corrente del perché stessa. È l’origine della domanda che
fossi lì, quando sono andato sul monte costituisce la filosofia”.
Athos. In effetti c’era anche una
motivazione, forse non la principale, D: E che in quanto tale è sempre
che era appunto il libro che stava per in cammino. E a proposito, allora, di
nascere. Un libro che all’inizio voleva questa metafora così efficace, della
essere un commento a delle immagini strada e del percorso, direi che rende
molto belle, rare e inedite di un molta ragione di quanto lei ha detto
fotografo italiano, molto bravo, Oliviero un passo particolare del suo libro, e
Olivieri. È un libro voluto da una casa particolarmente, direi proprio l’inizio,
editrice appena nata, ispirata, animata la presentazione in cui lei spiega le
dal Vescovo di Caserta, Monsignore caratteristiche di questo viaggio. E
Raffaele Nogaro e diretta da Don Luigi fin da subito, fin dalle prime righe ci
Nunziante. è chiaro che è un viaggio non soltanto
Sono arrivato all’idea di questo libro fisico, non è soltanto uno spostamento
interrogandomi su una questione nello spazio. Ascoltiamo:
antichissima: il dialogo tra filosofia e
teologia, o variamente tradotto anche ASCOLTA
come dialogo tra ragione e fede. Questo
dialogo è costitutivo sia della filosofia “Le pagine che seguono sono le tracce
che della teologia; questi due modi, lasciate da un viaggio. Lasciate in due
queste due modalità del pensare, sono sensi, come nelle due direzioni di un
impensabili senza questo dialogo che cammino.
le lega e le libera allo stesso tempo. A volte si prende una strada - si
segue qualcuno, o il pensiero di una
D: Ci sono vari passaggi in questo persona, oppure pensieri venuti e più o
libro, in cui lei spiega esaurientemente meno cercati - ci si mette in cammino
come sembra quasi che il punto d’arrivo come seguendo i passi, le tracce, di
per l’una sia il punto di partenza per qualcuno che ci ha preceduto. Non che
l’altra. Per la filosofia, per la teologia: il cammino guidi da qualche parte: a
c’è questa parentela, anche se poi le ‘fare’ la strada, a muoverci, è l’interesse
strade… si dividono? che in noi suscitano quelle tracce.
R: Le strade, appunto. L’immagine Intanto, passo dopo passo, siamo noi

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a lasciare impronte, segni, a spostare rari, in bianco e nero, di momenti
lo sguardo e le cose e a cambiare, così, proprio di vita quotidiana, all’interno
la strada percorsa. Strada facendo, dei monasteri. Ci fa capire, in queste
tracciamo un nostro ‘proprio’ percorso; prime pagine come appunto riescono
si ‘prende’ il cammino, ci si appropria ad incontrarsi con molta naturalezza,
del cammino dell’altro e si lasciano filosofia e teologia come proprio sia
sulla strada le proprie tracce. nella loro natura incontrarsi. E qui
Questo libro ha avuto inizio come parla anche dell’esicasmo, questa
note che accompagnassero le parola così inquietante per noi, ma
immagini, rare e inedite, di un viaggio che dice sostanzialmente la tradizione
sul Monte Athos compiuto da un dell’oriente spirituale.
conoscitore e assiduo visitatore - uno
degli “ammiratori”, come li chiamano R: Ma che ha che fare con la quiete,
i monaci athoniti - dell’Haghion Oros, più che altro…
della Santa Montagna. D: Una tradizione, appunto, sempre
Le pagine sono via via aumentate proveniente dall’oriente cristiano.
dopo il viaggio che io stesso ho fatto La seconda parte del libro, e qui
lungo i sentieri e nei monasteri della arriva il bello almeno per me, lettrice
penisola dell’Athos. qualsiasi, s’intitola “Voci”. In questa
Strada facendo, il testo è diventato seconda parte la parola Athos quasi
un libro su un’idea di viaggio, non compare più. Sembra che il
sull’esperienza del viaggio, sul viaggio viaggio sia terminato, ecco uno
come metafora dell’esperienza. E degli effetti del viaggio, ma in realtà
l’esperienza in questione era, già dalle ricomincia, forse in un’altra direzione.
prime pagine, la ricerca - ma proprio La spiritualità di Athos parla attraverso
come si cerca, da una traccia, qualcosa altre parole: sono esattamente 11,
di cui si avverte per certa l’esistenza 11 piccoli paragrafi o capitoli e solo a
- di un campo, di un terreno comune pronunciarle quasi… si riesce a seguire
in cui poter rintracciare un’occasione un percorso, appunto di nuovo un
particolare di dialogo tra due discorsi, il viaggio che racconta che cos’è il monte
filosofico e il teologico, intesi entrambi Athos.
come due dimensioni del pensare”. Monaco, montagna, bellezza… va
avanti lei? Silenzio…
D: Allora, era un passo da Athos.
Tracce di una via filosofica di Lucio R:… verità, solitudine, viaggio.
Saviani, che è nostro ospite oggi.
Professore, allora era proprio questo D: Philìa, straniero, ospite”. C’è un
che ci ha illustrato prima dell’inserto, destino, in questa successione, o è
che l’inserto ha confermato… stata scelta a caso?

R: Molto meglio di quanto abbia fatto R: No. Ho scelto questi termini, queste
io… voci, pensando a delle esperienze
di pensiero che fanno parte della
D: Un’idea di viaggio. Non a caso, tradizione filosofica occidentale, così
il concetto di viaggio, soprattutto come della teologia occidentale, e della
accanto a quello di montagna, torna tradizione dell’esicasmo, che è una
frequentemente nel libro. Vorrei delle tradizioni spirituali fondamentali
aggiungere una cosa: questo libro è del cristianesimo d’oriente. Queste voci
diviso in due parti, molto interessanti. volevano essere un punto di incrocio
Nella prima, lei ci fa salire proprio tra i due discorsi, ma sempre a partire
sul monte Athos, complice appunto da un riferimento al monte santo, al
queste fotografie, questi scorci molto monte Athos.

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viaggiatore… Che cosa ha in comune
D: E’ bellissimo, in particolare, con le altre montagne, Athos? E che
almeno io personalmente mi sono cosa invece lo rende unico, proprio
ritrovata molto nella descrizione, nella nella sua geografia?
voce “montagna”, perché c’è un po’ il
destino, evidentemente per eccellenza R: Ci sono molti discorsi di
di Athos , no? alcuni archimandriti dei monasteri
Ci sono delle descrizioni di scrittori dell’Athos, come Stavronikita o
diversi citate. “Asse del mondo”, Simonospetra, Grigoriou, che parlano
lei riporta, che unisce cielo e terra. dell’architettura naturale del monte
L’abbiamo sentito anche nella nostra Athos, come un necessario spazio e
scheda, come colonna, grazie a cui le luogo e tempo di preghiera. Secondo
preghiere dei monaci salgono a Dio. queste profondissime voci di alcuni
Una montagna che assomiglia ad archimandriti, il monte Athos ha
altre montagne nella sua esperienza come sua propria vocazione l’incontro
quotidiana laica, diciamo, di incessante, continuo con Dio.

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Ho detto incessante, secondo il tradizione di studi che ha visto una
precetto Paolino, perché l’esicasmo sorta di continuità tra la prima filosofia
deriva dalla parola greca “esychia”, greca e l’esicasmo, nel senso di un
una parola difficilmente traducibile ritorno alla “vera filosofia”, come la
italiano perché vuol dire: “pace, quiete, chiamava del resto Platone contro
solitudine, silenzio ed è in una relazione gli pseudofilosofi, cioè una filosofia
stretta con la preghiera, incessante intesa come via, di nuovo… Insomma
o preghiera di Gesù, o preghiera del cammino, guida, direzione, senso di
cuore, che fa parte della tradizione vita, una cammino che…
della chiesa d’ Oriente. Basti pensare
alla Filocalia di Nikodemo Aghiorita, o D: Accompagna quotidianamente.
ai Racconti di un pellegrino russo, in
cui si parla appunto della preghiera R: …fino ad una conversione, nel
interiore, incessante. senso di cambiamento.
La formula, diciamo tradizionale, è
“Signore Gesù, figlio di Dio, abbi pietà D: E in effetti tra le frasi, innumerevoli,
di me”. Nella formulazione di tradizione che riempiono questo suo volume, caro
slava diventa: “Signore Gesù, figlio prof. Saviani, ce n’è una che mi piace
di Dio, abbi pietà di me, povero ricordare, di Hans Georg Gadamer: “è
peccatore”. la curva della strada che si inerpica
nella montagna percorrendola, non
D: Comunque una ripetizione, un ci si gira, ma è la strada stessa che
accompagnamento? si svolge nella direzione opposta
per condurci verso l’alto”. Quindi un
R: Sì. L’esichia è uno strano concetto, apparente cambio di direzione, che in
per chi è, del resto come me, diciamo, realtà ci fa proseguire nella medesima
all’incontro con la tradizione della direzione, il cui termine è la cima, la
chiesa d’oriente; perché si tratta di vetta.
pace, ma di una pace fatta di attenzione Purtroppo la nostra via s’interrompe
continua… qui, so che le cose da dire sarebbero
ancora infinite. Lei suggeriva, a sigla di
D: Di vigilanza, sostanzialmente. questa conversazione, un brano di un
musicista italiano, molto impregnato di
R: Di vigilanza, concentrazione, sì. spiritualità, anche orientale.

D: E infatti quello che pure traspare R: E’ anche un visitatore dell’Athos...


dal suo libro è questo isolamento,
che tanto turba la coscienza di noi D: Tra l’altro visitatore dell’Athos;
contemporanei, di noi laici, dal resto parliamo di Franco Battiato. Lei ha
del mondo. In realtà, non è un scelto?
allontamento? Ma si dice poi sempre
anche dei monaci di clausura, in R: “L’ombra della luce”.
generale, che questo apparente
distacco è in realtà un immersione D: Con questo brano io la saluto, la
ancora più autentica e in effetti tra le… ringrazio molto cordialmente della sua
prego. partecipazione. Vi ricordo cari amici
che abbiamo parlato del volume
R: Proprio a questo riguardo, io
ho cercato di sottolineare, proprio
cogliendola nell’esicasmo, una possibile Sull’Athos. Tracce di una via
occasione di riflessione sul dialogo tra filosofica di Lucio Saviani, edizioni
filosofia e teologia. C’è anche una Saletta dell’Uva.

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Introduzione

Clicca qui per ascoltare i canti del Monte Athos

Le pagine che seguono sono le tracce intesi entrambi come due dimensioni
lasciate da un viaggio. Lasciate in due del pensare.
sensi, come nelle due direzioni dì un Un dialogo che è in atto da sempre, che
cammino. caratterizza, fin dalle loro origini, i due
A volte si prende una strada - si segue discorsi nella loro essenza. Un dialogo
qualcuno, o il pensiero di una persona, dunque necessario; in cui ‘ne va’ del
oppure pensieri venuti e più o meno cammino, dell’esperienza di entrambi.
cercati - ci si mette in cammino come Un aspetto dei tutto particolare
seguendo i passi, le tracce, di qualcuno di questo dialogo è rappresentato
che ci ha preceduto. Non che il cammino dal’esicasmo, la tradizione spirituale
guidi da qualche parte: a ‘fare’ la fondamentale dell’oriente cristiano, che
strada, a muoverci, è l’interesse che in ha avuto il suo ‘cuore’, il suo centro più
noi suscitano quelle tracce. prezioso e celebrato, nel Monte Athos,
Intanto, passo dopo passo, siamo noi considerato il “cuore dell’ortodossia”.
a lasciare impronte, segni, a spostare A Marco Polo che, diretto in oriente,
lo sguardo e le cose e a cambiare, passava davanti alla penisola dell’Athos,
così, la strada percorsa. Strada facendo, fu detto che in quella lingua di terra
tracciamo un nostro ‘proprio’ percorso; abitavano i discendenti degli antichi
si ‘prende’ il cammino, ci si appropria filosofi greci. La continuità tra filosofia
del cammino dell’altro e si lasciano sulla greca e meditazione esicasta è un tema
strada le proprie tracce. che attraversa queste pagine, che
Questo libro ha avuto inizio come note hanno seguito gli studi e le ricerche di
che accompagnassero le immagini, rare quanti hanno indicato in tale percorso
e inedite, di un viaggio sul Monte Athos di ‘eredità’ una occasione di nuova
compiuto da un conoscitore e assiduo riflessione intorno al dialogo tra filosofia
visitatore - uno degli “ammiratori”, e teologia.
come li chiamano i monaci athoniti Questo percorso, in cui l’esicasmo
- dell’Haghion Oros, della Santa è visto continuare nel ‘metodo’ e
Montagna. nell’impostazione concettuale la “vera
Le pagine sono via via aumentate filosofia” degli antichi greci, lascia
dopo il viaggio che io stesso ho fatto talvolta emergere zone di discontinuità,
lungo i sentieri e nei monasteri della di frattura e anche di crisi radicale che,
penisola dell’Athos. tuttavia, scoprono una radice, spesso
Strada facendo, il testo è diventato un nascosta, di un antico senso della filosofia
libro su un’idea di viaggio, sull’esperienza come “via” esperienziale, methodos,
del viaggio, sul viaggio come metafora disciplina (come senso, direzione,
dell’esperienza. E l’esperienza in guida), nel senso di cammino - regola di
questione era, già dalle prime pagine, comportamento, condotta morale - di
la ricerca - ma proprio come si cerca, da percorso spirituale che presuppone
una traccia, qualcosa di cui si avverte una radicale ‘conversione’: un essere
per certa l’esistenza - di un campo, di un diverso, più che un conoscere.
terreno comune in cui poter rintracciare Un’occasione, dunque, di riflessione
un’occasione particolare di dialogo tra sulla disciplina e sulla “via” filosofica,
due discorsi, il filosofico e il teologico, in cui poter pensare il rapporto tra

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filosofia e teologia - e anche tra oriente monasteri dell’Haghion Oros.
e occidente, come nella già ricca Le “voci” raccolgono a loro volta e
discussione svoltasi negli studi filosofici avvicinano i temi svolti come brevi
europei negli ultimi decenni - ma percorsi, tracce - come i piccoli passaggi
accedendo da quella particolarissima e cammini di cui è ricco il Monte Athos
soglia tra oriente e occidente - in cui trovano voce anche i colloqui che
rappresentata dai monasteri dell’Athos. ho avuto con i monaci dell’Athos e alcuni
I temi avvicinati in queste pagine miei scritti pubblicati nel periodo del
sono raccolti sotto forma di “voci” che viaggio all’Athos e che con quel viaggio
appartengono alla tradizione filosofica erano in relazione.
classica, ma anche alla meditazione
esicasta e che hanno una relazione
essenziale con i luoghi, le icone, i riti, Lucio Saviani
i testi, le storie degli igumeni e dei Roma, luglio 2002

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PEREGRINAMUR
Sentieri della filosofia e della teologia

i canti del Monte Athos

“Una cultura dipende dal carattere dei propri dèi, dalla configurazione che il divino ha assunto nei
confronti dell’uomo, dalla relazione manifesta e da quella segreta, da tutto ciò che permette di fare nel suo
nome e, ancor più, dall’eventuale conflitto tra questa realtà e l’uomo, suo adoratore; dall’esigenza e
dalla grazia che, attraverso l’immagine divina, l’anima umana concede a se stessa”

Maria Zambrano, L’uomo e il divino

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Il dialogo tra il pensiero filosofico e
quello teologico, intesi entrambi come
dimensioni del pensare, non soltanto
costituisce nella loro essenza, fin dalle
origini, i due discorsi ma caratterizza
in un senso autenticamente radicale
la nostra stessa civiltà. La cultura
occidentale è segnata fin dall’inizio dalla
domanda cruciale: se la dimensione del
divino sia eterna, stabilmente oggettiva
o non appartenga piuttosto al pensiero
dei mortali, e non sia dunque finita e
mortale anch’essa.
Nel pensiero dei presocratici il
Divino è la Physis stessa, la sostanza
naturale necessaria e immutabile:
non la ‘natura’ intesa come l’insieme
degli enti nella loro fisica osservabilità
ma il ‘nascimento’ che, inseparato, da
origine agli enti. Il discorso sulla Physis,
l’indagine fisiologica è, in quanto tale,
teologia. E’ con Anassimandro, con la
sua parola originariamente filosofica,
che la fisiologia e il discorso sull’origine
diventano qualcosa d”altro’: l’origine è
A-peiron, non definibile, senza forma,
che non può essere individuato tra gli
enti. Ciò che da origine non può essere
della stessa natura, finita, dell’originato;
è dunque, necessariamente, senza
determinazioni.
E’ a questo punto del cammino
che prende inizio, propriamente,
la riflessione filosofica intorno al
divino, come pensiero rivolto al Theos, San Cassiano - il monaco orientale
non riducibile a un pensiero intorno che, venuto in occidente, scrisse in
alla Physis. Di questo inizio sono latino - userà i termini greci “scopos”
assolutamente consapevoli Platone e “telos”: presso gli stoici, il telos era
e Aristotele, per i quali la teologia la ricompensa, mentre lo scopos era
rappresenta il culmine della dialettica la ‘corsa nello stadio’, il cammino
filosofica. L’argomentare filo-sofico, come che permette di raggiungere lo scopo.
aspirazione e desiderio della sophia, La natura, tuttavia, sia nel discorso
non può che compiersi, perficere, nella platonico che in quello aristotelico
scienza dell’assolutamente necessario intorno al divino non diventa del tutto
ed eterno che è il Divino. La teologia ‘straniera’: il cosmo è divino, esiste
è dunque compimento della filosofia e un dio cosmico che si mostra agli
la filosofia è ‘metodo’ che conduce alla uomini nella perfezione delle forme e
teologia. E’ precisamente il senso in cui nell’immutabilità del corso dei suoi astri
Scoto Eriugena dirà che la vera filosofia divini. Per questa ragione Aristotele può
è la vera religione e la vera religione non affermare che non vi è nulla di più folle
è che la vera filosofia, ed è ancora in che pensare che il mondo possa non
questo senso che, nel quinto secolo, essere stato e possa corrompersi fino a

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diventare niente; sarebbe come pensare Se, nella relazione tra vedere ed essere
che Dio può annichilirsi. La stessa visti, la divinità scoperta dalla filosofia
ragione per cui, secondo Platone, se non permette di vedere, senza giungere mai
crediamo alle leggi divine non possiamo a far sentire il suo sguardo sopra ogni
neppure credere in quelle umane. uomo, l’amore subirà la stessa sorte;
Dèi visibili, dunque; enti visibilmente il dio di Aristotele attirerà verso di sé
perfetti che sono Dèi. Nell’osservazione tutte le cose ‘come l’oggetto della
e venerazione di Dèi visibili risiede volontà e de! desiderio muove senza
appunto l’essenza di ciò che i cristiani essere mosso da essi’, muove senza
chiameranno “paganesimo”. essere mosso. E, sotto di lui, la speranza
Accanto a queste affermazioni è più inconfessabile di tutte quelle che
tuttavia presente, anche in Platone e muovono il cuore dell’uomo restava
Aristotele, un’altra dimensione: esistono senza risposta; la speranza più forte
gli dei visibili, ma essi non sono il Dio. E’ di tutte, essere visti, essere amati:
in questo doppio versante che si rende muovere Dio. Il ‘Motore immobile’ non
visibile l’inizio di quel cammino che rispondeva, e non poteva nemmeno
condurrà ad una delle posizioni teoriche e consentire all’uomo di esprimere la
concettuali dominanti nella successiva speranza ultima e iì primo anelito
tradizione di pensiero occidentale. Gli dei nascosto nell’oscurità del suo cuore”.
visibili non sono l’Unum sovrassenziale E’ una radicale differenza che ha a
da cui essi stessi scaturiscono. Nella che fare anche con una “follia”, in tutto
questione sul da dove giungano ed esplicitamente rivendicata. Se per
all’essere questi dei visibili - il Corpo Aristotele era follia pensare un mondo
Divino, come nel Timeo - risuona di che non fosse stato e che potesse venir
nuovo l’eco della parola di Anassimandro. meno, il cristiano è propriamente quel
In questa prospettiva, fino al pensiero “folle”: desacralizza il mondo, lo pensa
ellenistico, tra filosofia e teologia governato da altre leggi e, dunque,
viene riconosciuta e affermata una necessariamente non divino. E’ in
distinzione, ma non una sostanziale una relazione essenziale con questo
differenza: l’analisi degli dei visibili, punto l’altro profondo, radicale segno
l’argomentazione logica sono dirette dì novitas rispetto al mondo della tarda
essenzialmente verso la speculazione antichità: il cristiano sa di non essere
intorno all’Unum sovraessenziale o in possesso di alcun mezzo ‘umano’,
all’invisibile Motore immobile. di alcuna gnosis per assimilarsi a Dio.
Insieme al ricchissimo quadro Non è dell’uomo il potere di divinizzarsi;
concettuale di rimandi e di eredità con il è Dio a umanizzarsi, a incarnarsi.
pensiero del mondo greco, la tradizione E’ su questo punto ‘cruciale’ che
giudaico-cristiana segna proprio su convergono e insistono le questioni con
questo tema cruciale non più una cui gli ultimi pagani incalzeranno il primo
distinzione quanto un punto di radicale cristianesimo.
differenza. Il legame che univa filosofia e teologia,
C’è un desiderio, una “speranza fondato sulla possibilità del conoscere
inconfessabile” su cui ci illumina Maria umano di attingere il divino - e, in esso,
Zambrano: la salvezza - è reciso. La teologia non
può più essere l’esito della filosofia:
“II Dio del pensiero era anche quello il discorso vero su Dio, del teo-logo,
dell’amore, colui che attrae verso di presuppone una relazione con Dio che
sé tutte le cose senza che per questo non può essere fondata sulla conoscenza
perdano il proprio essere, che attrae ma sulla fede, grazie alla quale Dio
verso di sé l’uomo individuo, nella sua chiama a sé. “Se sei teologo, pregherai
misera concrezione. Ma, da quell’amore veramente; e se preghi veramente,
l’uomo non ottiene alcuna risposta. sci teologo”, dirà Evagrio il Pontico

13
ricordato nella Fìlocalia. Nella fides il segnato da queste differenze radicali ed
cristianesimo traduce la pistis greca, è comunque custodendo questa radice
caricandone il significato di una forza che vanno viste tutte le forme in base
inaudita. Dall’altra parte, sì rafforza la alle quali la teologia cristiana incrocia
tendenza ‘teologica’ a ridurre la filosofia e accoglie le diverse eredità critiche,
alla dimensione dell’argomentazione dialettiche, filosofiche della grecità;
logica, delle relazioni sociali e politiche, differenze che, tuttavia, grazie a questa
soprattutto dell’osservazione e eredità continuano come pròblema,
dell’esperienza degli enti visibili dì un ostacolo, sfida e interrogazione.
mondo ‘desacralizzato’. In questo ambito problematico riveste
un ruolo di assoluta rilevanza l’esicasmo,
Il sentiero impervio su cui procedono la tradizione fondamentale dell’oriente
nel loro rapporto filosofia e teologia è cristiano; in particolare: i suoi legami con

14
la tradizione apofatica, la dottrina delle mondo pagano ‘incarnando’ in essa il
“energie divine” in Gregorio Palamas, i messaggio cristiano. Molto significativo,
testi raccolti nella Filocalia da Nikodemo al riguardo, è che il testo posto da
Aghiorita. Nikodemo Aghiorita all’inizio della
E’ stato da più parti messo in rilievo Filocalia e attribuito ad Antonio il Grande
come il nucleo centrale dell’esicasmo si sia rivelato essere uno scritto dello
sia costituito da elementi espe-rienziali stoicismo romano ‘riletto’ in chiave
propri della filosofia greca; così come, cristiana. Nelle parole, infine, con cui i
del resto, a partire dal pitagorismo padri dell’esicasmo contrappongono alla
la filosofia non abbia mai avuto solo filosofia pagana - considerata come puro
il significato di un’indagine di tipo esercizio speculativo - la “filosofia vera”,
intellettuale e conoscitivo, ma anche ossia il messaggio cristiano - che implica
quello di tradurre in esperienze vìssute e una trasformazione dello stile di vita e un
stili di vita le verità conosciute. In questa forte impegno ascetico - restano tracce
luce appaiono di particolare significato della polemica, tutta pagana, del “vero”
molti frammenti di Eraclito come di filosofo contrapposto agli pseudo-filosofi,
Parmenide, le affermazioni di Crisippo, di cui Platone tratteggia nella Repubblica
di Cleante, per i quali la filosofia trova il il netto e negativo profilo. “Nel mondo
suo coronamento nella visione di Dio, greco-ortodosso il termine ‘filosofia1
l’insegnamento antiintellettualistico di si è mantenuto più in linea con il suo
Socrate ripreso dai cinici - la filosofia significato originario. Infatti vengono
anticulturale per eccellenza - a partire dal ancora pubblicati testi che sotto il titolo
vivere “secondo natura” di Diogene di di filosofia esprimono contenuti ascetico
Sinope, il “Socrate impazzito”. spirituali, continuando così a rispecchiare
ciò che la filosofia era alle sue origini. Ad
I Padri della Chiesa contrasteranno esempio il volume del monaco athonita
il paganesimo, in ambito teologico, Maximos Agioreites dal titolo E
spesso ricorrendo alle sue stesse Asketike Philosophia tratta dell’umiltà,
armi; con la tradizione dell’esicasrno, del discernimento, dell’esichìa, della
ciò appare evidente anche per quanto fede, dell’amore, della speranza, della
riguarda l’ambito ascetico-mistico: gli preghiera, della direzione spirituale.
antichi Padri faranno propri i caratteri Qui l’esichìa è ancora un capitolo della
di una disciplina ascetico-spirituale del filosofia”. (Rossi, 2000).

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VICENDE DELL’ESICASMO
Su esicasmo, filosofia e monachesimo
interiore

i canti del Monte Athos

“Lascio perdere tutto il resto; sono contento se un


giorno avrò la possibilità di vivere senza impedimenti e
senza dolore, di sollevare lo sguardo al cielo come
un amico di Dio”

Epitteto, Diatribe, II

“L’esichìa è recisione dei mali. Se poi si aggiungono


anche le quattro virtù cardinali, insieme con la preghiera,
non vi è aiuto più rapido per giungere all’impassibilità”

Filocalìa

16
“Non c’è da meravigliarsi se dell’ascesi ortodossa. Seguendo le
proprio sull’Athos, luogo di quiete l u n ghe agrypnìe e vivendo il nostro
e di solitudine, dove la bellezza del programma monastico capiamo perché
paesaggio e !a chiarezza della luce è stato plasmato in questa maniera
formano una così perfetta unità il corpo dell’Haghìon Oros. Come -
armoniosa, la preghiera del cuore ha allo stesso modo - camminando tra
trovato la sua patria. Solo colui che i suoi faticosi sentieri penetriamo nel
conosce bene la chiara luce dell’Athos significato dell’agrypnìa e nel santo
può comprendere a fondo perché essa riposo della sua esichìa”.
sia vista nella preghiera contemplativa La tradizione dell’esicasmo, il suo
del benedetto come luce taborica, quella rinnovarsi e infine il suo affermarsi
stessa che videro gli apostoli durante la presso i monasteri dell’Athos come
trasfigurazione di Gesù”. (Wittig, 2001). esperienza fondamentale, fino ai nostri
L’esicasmo ha con il Monte Athos un giorni, del cristianesimo orientale di
legame profondo e nella terra della tipo bizantino ha coinciso nel corso
Santa Montagna conserva le sue dei secoli con i periodi di disordine,
radici antiche. Anche l’architettura decadenza, crisi politica e culturale
complessiva dell’Haghion Oros, dell’impero di Bisanzio.
l’architettura “del suo corpo”, come I momenti fondamentali delia
dice Basilio, l’archimandrita di Iviron, fioritura mistica sono, inoltre, segnati
“con i suoi viottoli e i suoi selciati, ha dal sorgere di dispute dì importanza
un rapporto immediato con l’cthos cruciale, epocale, in cui di volta in volta

17
emergono al centro della polemica il esicasti dall’accusa di omphalopsychoi
rapporto con la tradizione, la dottrina formulata dal monaco-filosofo Barlaam
apofatica, lo spirito dell’umanismo e il Calabro. Gregorio Palamas, monaco a
della modernità occidentale. Vatopedi, poi alla Lavra e infine igumeno
Queste dispute hanno sempre come a Esphigmenou, fu il più grande teorico
teatro privilegiato la Santa Montagna dell’esicasmo e grazie alla sua opera -
e vedono impegnati come protagonisti nel 1351 la sua teologia fu dichiarata
alcuni monaci dell’Athos che resteranno dottrina ufficiale della Chiesa
tra le figure più alte della tradizione Ortodossa - il Monte Athos divenne il
esicasta. O del neo-esicasmo, come centro non solo della pratica ma anche
spesso è anche definito, ricordando dei fondamenti teologici dell’esicasmo.
che, se l’esicasmo sì diffonde tra i L’accusa di omphalopsychoi (coloro che
monasteri dell’Athos a partire dai secoli fanno risiedere l’anima nell’ombelico)
XIII e XIV, la pratica e l’insegnamento riguardava soltanto apparentemente
della preghiera del cuore risalgono al il metodo psicofìsico della meditazione
IV secolo, da Evagrio il Monaco a Diadoco esicastica. I problemi che Palamas si
di Fotìca, incluso da Nikodemo nella trovò a dover affrontare riguardavano,
Filocalia, e San Giovanni l’Esicasta e più a fondo, la riflessione sul divino
Simeone il Nuovo Teologo; da Giovanni che comunica, nell’esperienza mistica,
Climaco, che dedica all’esicasmo un se stesso all’uomo. “Bisognava però
capitolo della sua Scala, a Massimo garantire un’antropologia biblicamente
il Confessore e Isacco di Ninive. Un e cristianamente corretta, che non
insegnamento che trova un’altra sua riducesse l’uomo alla ‘mente’ e allo
grande radice nella tradizione apofatica ‘spirito’ astratto, ma che fosse capace di
di Gregorio di Nissa e, in particola re, abbracciarne positivamente la corporeità
di Dionigi Arcopagita intorno alla cui e la fisicità, anch’esse da divinizzare,
opera Massimo il Confessore scriverà un sul fondamento - inammissibile da parte
commentario. di ogni filosofia - dell’Incarnazione. Il
Così come nella seconda metà del problema, squisitamente ‘teologico’ nel
‘200 erano stati molto attivamente al senso bizantino del termine (riguardante
centro delle lotte antiunioniste, nel XIV cioè la vita stessa di Dio), era formulabile
secolo i monasteri dell’Athos furono così: come può Dio comunicare se stesso
il cuore del rinnovamento esicastico, a realmente alla creatura, divinizzandola,
partire dalla grande figura di Gregorio il vista l’assoluta trascendenza della sua
Sinaita, “dottore dell’esichìa” e discepolo divinità?” (Paparozzi, 1997).
di Giovanni Climaco, che si stabilì nella Era il grande tema della via di ascesi
regione in cui, ad opera di un suo apofatica, da cui discende l’esicasmo
omonimo discepolo, sarebbe sorto il profondamente “cristocentrico”:
monastero di Grigoriou. Nella prima nell’esicasmo, come in tutta la
grande disputa, intorno alla metà patrologia, la presenza di Cristo nel
del secolo, toccò a Gregorio Palarne mondo non nega l’apofasi ma, al contrario,
la difesa della ‘posizione’ dei monaci la approfondisce.

18
SILENZIO
1

i canti del Monte Athos

“L’Haghion Oros parla abitualmente con il suo


silenzio. Tale silenzio, che è la lingua del secolo
futuro, è carico di contenuti per quanti hanno la
volontà di comprendere”.

Giorgio, del monastero di Grigoriou

“Avevamo l’impressione che ogni contatto con il mondo dal quale eravamo venuti si fosse,
interrotto bruscamente. Rumori snervanti, preoccupazioni ancora più snervanti, stanchezza fisica e
mentale causata dalla lotta per l’esistenza - tutto ci era scivolato ai piedi facilmente e subito, come
fa un mantello quando scivola dalle spalle. Nella grande serenità dell’Athos, sentimmo la nostra
anima sbocciare come un fiore notturno, e respiravamo quel silenzio come l’aria pura che respiriamo
uscendo da un luogo chiuso e pieno di fumo... “.

K. Uranìs, Al monte Athos

“Respirare il silenzio”. Gli esicasti ricordano sempre che chi ascolta


attentamente la propria respirazione non è lontano da Dio: si ascoltano
alcuni secondi di silenzio che sono al principio e alla fine di ogni respiro.
Come il respiro, ogni parola viene dal silenzio e al silenzio ritorna, non appena viene
detta. Il silenzio non “si fa”, esso è già lì: basta non interromperlo, tacere. La “voce
di un silenzio sottile” è Dio che si fa presente a Elia, solo sul monte Oreb; la
preghiera, diceva Savonarola, ha per padre il silenzio e per madre la solitudine. “Dio
creò tutto con la parola, con il silenzio”: ascoltando la parola di Meister Eckhart,
Ernesto Grassi commenta “il silenzio è uno stato originario e ontologico, partecipe
della ‘eternità’, del ‘principio’, del fondamento. Il silenzio non è il complemento
negativo della parola, è in Dio, ‘contemporaneamente’ alla parola, origine della
storia sacra e umana. Il silenzio è dunque il fondamento originario di Dio, da esso
nasce la parola, il figlio”.
Il tacere è ciò che rende capaci di ascolto, e dunque di preghiera: Sant’Ignazio di
Antiochia chiamava il Padre “Abisso di Silenzio”.

19
2

“Questa vox ignota, si nasconde dietro il silenzio, come il silenzio si nasconde dietro
i rumori superficiali della quotidianità: perciò l’uomo attento, tramite una sorta
di dialettica rivolta al profondo, dapprima scava attraverso lo spessore rumoroso
che lo circonda per portare allo scoperto le pieghe trasparenti del silenzio, indi penetra
all’infinito nella profondità del silenzio stesso per scoprirvi la più segreta di tutte le
musiche - perché se il silenzio è al di là del rumore. I’”armonia invisibile”,
l’armonia criptica o esoterica è al di là del silenzio stesso”.

V. Jankélévitch, La musica e l’ineffabile

La musica del silenzio, dice Jankélévitch, ci pone all’ascolto di una lingua


sconosciuta, di una voce venuta da altrove. Il silenzio è lo sfondo oscuro da cui
emerge il mondo dei suoni, dei rumori e delle parole. Si abbassa la voce e si fa
silenzio in presenza della morte, della silenziosa profondità su cui poggia quasi
sospesa la vita: proprio perché la musica risale e appare dal silenzio essa ha
bisogno del silenzio, così come la vita, essendone emergenza, necessita della
morte. E’ il silenzio che invade lentamente le ultime opere di Liszt, di cui
Jankélévitch invita ad ascoltare le pause del nulla, “le lunghe battute mute, le
pagine tacite, gelate come banchi di ghiaccio, l’attesa nel vuoto”.
E’ dunque un silenzio doppio, quella ‘sorta’ di silenzio incantato che è la musica: un silenzio di
germinazione e di destino, di alba e tramonto, di annuncio e di ritorno.
Anche l’Ecclesiaste contempla due occasioni del silenzio: il kairùs del tacere che
giunge come oasi tra il tumulto delie parole e il kairòs della parola che risolleva e
suscita dall’oppressione del silenzio. Il silenzio “pausa del nulla”, spettro della
morte battuto dal rumore e dalle parole, e il silenzio apice muto del continuum
rumoroso della vita. Ed è proprio il silenzio doppio dell’Ecclesiaste che Jankélévitch
fa risuonare nell’ascolto di Debussy: un silenzio iniziale, che annuncia e predice il
sorgere di qualcosa, e un silenzio finale, che richiama il nulla a cui la vita fa ritorno.
Così come sempre la musica, nata dal silenzio, al silenzio ritorna.

20
IMMAGINE
i canti del Monte Athos

“Le icone pronunciano in linee e in colori, trascritto coi


colori, il nome di Dio. Perché, che cos’è l’immagine, di
Dio, la luce spirituale de! suo santo sguardo, se non
il nome di Dio tracciato sul volto santo?

“Tra tutte le dimostrazioni filosofiche dell’esistenza di


Dio suona la più persuasiva quella di cui noti è fatta
menzione nei manuali: esiste la Trinità di Rublev, perciò
Dio è”.

P. Florenskij, Le porte regali

“A dirla in breve, la pittura delle icone sensibile dell’essenza metafisica. Nei


è una metafisica dell’essere; non mezzi stessi della pittura d’icone, nella
una metafisica astratta, ma concreta. sua tecnica, nelle materie adoperate,
(...) La pittura d’icone sente ciò nella fattura dell’icona si esprime la
che raffigura come manifestazione metafisica di cui vive e grazie a cui

21
esiste l’icona”. veramente, santo?
Il discorso di Florenskij sull’icona Dipingere un’icona, dice Špidlìk, è
emerge dallo sfondo di un motivo “vedere qualcosa che non si vede
neoplatonico. Il pittore d’icone non pro- con occhi normali”; ad esempio,
duce, ma “toglie un sipario” e vede il vedere Cristo come Pantokrator, cioè
suo oggetto, vivo di per se (come sarx). come nessuno lo aveva visto. Cristo
La realtà sensibile non viene svalorizzata, era stato visto sofferente, fustigato,
come nella visione gnostica, ma salvata crocefisso, morente ma non come
in quanto annunciata e comunicata il vero imperatore in trono. Vedere
come immagine del Padre. dunque qualcosa che non si vede, ma
si crede: nella Scuola di iconografi
II valore dell’icona ha il suo del Monte Athos la prima immagine
fondamento nel fatto che il Cristo da dipingere era la Trasfigurazione sul
si è definito eikon del Dio invisibile Tabor. Si insegnava a praticare quello
e su questo presupposto si fonda la che si chiama il “digiuno delle forme”: si
riflessione teologica dei primi secoli dipinge solo quello che è simbolo; tutto
sull’icona. La legittimità della forma ciò che è in più è distrazione.
dell’icona è dunque fondata sul dogma L’Hermeneia, il manuale di pittura del
dell’Incarnazione, sul mistero del Verbo Monte Athos del IX secolo, scritto dal
incarnato, immagine del Padre nello monaco Dionisio di Phourna è il manuale
Spirito Santo. per eccellenza dell’area linguistica greca.
L’incarnazione è la più grande opera Nel monastero di Esphigmenou si trova
d’arte: ispirata dallo Spinto Santo, inoltre un manuale dì iconografia sacra
la Madonna offre tutte le sue forze del XVIII secolo in cui è scritto: “II
e genera l’Uomo-Dio. Cristo è la sacro ministero della rappresentazione
perfettissima immagine, perché “chi iconografica cominciò presso gli apostoli
vede me, vede il Padre”. (...) Il sacerdote ci rappresenta il corpo
“Il primo iconografo è Dio stesso, del Signore nei servizi liturgici in forza
perché nell’incarnazione di Gesù delle sue parole (...) il pittore attraverso
Cristo egli ha compiuto il massimo le immagini”.
autoritratto. Quando l’uomo lo emula, “Le Icone pronunciano i! nome di
come ritrattista dei santi, riconosce Dio”: Se icone sono venerate perché
automaticamente che il suo dipinto si sono parole e, diceva Origene, le parole
riporta sempre all’immagine originaria divine sono diverse dalle parole umane.
dell’Assoluto. Per questo l’iconografo Ma come fare a unire l’immagine di
deve prepararsi a dipingere con Cristo con Cristo stesso, e dunque non
preghiere e digiuni, con ascesi e santità”. venerare un semplice pezzo di legno?
(Wittig, 2001 ). S. Teodoro Studita dice che umanità e
Si legge nella deliberazione del divinità non hanno la stessa forma ma
Concilio russo dei Cento Capitoli: “II sono unite per mezzo della preghiera;
pittore d’icone dev’essere umile, mite, solo l’amore può unire il legno con
pio, non ciarliero, non ridanciano, non Cristo stesso. Senza la preghiera, dice
litigioso, non invidioso, non beone, non Florenskij, l’icona è una finestra murata:
ladro, non rapinatore, soprattutto deve si vede la finestra, ma non attraverso di
serbare la pure/za spirituale e corporea essa.
con ogni cura...’.
“Le icone pronunciano il nome di Dio”:
Il Cristo è immagine di Dio invisibile: Dando all’invisibile il nome di Dio, le
per suo mezzo vediamo l’Invisibile. icone educano ad essere in con-tatto con
Tomaš Špidlìk ricorda che nella lingua l’invisibile e a “scoprire” quanto illusoria
russa la parola “Santo” dice anche possa essere una vita solo in rapporto
“uno molto simile”; il cristiano è simile, con il visibile (non sono visibili il
il santo è molto simile a Cristo, la pensiero, il valore, l’amore, la memoria
Vergine è la più simile a Cristo: l’uomo ...).
santo è immagine di Cristo e di Dio, Dice Basilio, archimandrita di Iviron,
nell’uomo santo si vede l’invisibile; ma citando Giovanni Damasceno:
come dipingerlo affinché si veda che è “L’icona è afona e parla. Hai davanti

22
a te la persona rappresentata. Ti unisci Nelle chiese bizantine i santi sono
a lei. La trovi, la incontri, la baci con raffigurati quasi sempre nella parte
le labbra, con gli occhi, col cuore: “E’ inferiore delle pareti, proprio a
necessario...prostrarsi davanti alle ‘manifestare’ la loro comunione con i
icone e baciarle con gli occhi, con fedeli.
le labbra e col cuore’ (...) L’icona L’icona è pneumatofora, carica
non aiuta semplicemente la memoria dell’energia dello Spirito. Per chiarire
ad immaginare gli eventi antichi il significato del valore terapeutico
o le persone passate, ma crea ed dell’icona, viene consigliato un
impone una percezione di presenza. semplice esercizio: rimanere, ‘occhi
Porta il credente ad una relazione e sugli occhi’, per qualche minuto
ad un contatto personali con il santo osservando un’icona. Si rimane, in
rappresentato”. Le parole di Basilio di seguito, con la percezione di essere
Iviron non sono lontane dal senso della guardati. L’icona educa, nel quotidiano
“tautegoria” di cui parla Luigi Pareyson, contatto con gli altri, ad aprirci alla loro
rievocando Schelling. Alterità.

23
VERITÀ

i canti del Monte Athos

“Io non ho la verità in me, ma l’idea della verità brucia


in me come fuoco divorante e la segreta speranza di
incontrarla faccia a faccia incolla la mia lingua al
palato. È essa il torrente infuocato che mi ribolli1 e
gorgoglia nelle vene”

Pavél Florenskij, La colonna e il fondamento della verità

“Sì, nella vita tutto si agita. Tutto un valore ontologico e alla verità
vacilla in immagini di miraggio. Ma dal come esistenza - sottolineando che la
profondo dell’anima si innalza la necessità verità va intesa come un “essere vivo”,
ineluttabile di appoggiarsi alla colonna e o addirittura come il respiro stesso,
fondamento della verità. Della verità, avvicinando il termine Ist’ina alla parola
Ist’ìna, integra ed eterna nei secoli che in sanscrito significa ‘respirare’
e non semplicemente di una delle e portando così alla luce un legame
verità”. essenziale tra respirare, vivere, essere
Florenskij parla di una verità che è e verità.
in rapporto alla rivelazione più che al “Tesi e antitesi costituiscono, insieme,
ragionamento, che si relaziona alla l’espressione della verità. In altre
conoscenza ma solo attraverso l’amore. parole, la verità - afferma Florenskij - è
Ist’ìna è forma sostantivata del verbo antinomica e non può che essere tale.
jest’ (essere, esserci) e Florenskij I misteri della religione non sono segreti
richiama questo significato della verità che non è lecito svelare, non sono
assoluta in rapporto all’essere - ad parole d’ordine convenute di congiurati,

24
ma invece esperienze inesprimibili, di spiritualismo astratto, e dunque di
indicibili, indescrivibili che non “metafisica” astratta. “Una concezione
possono rivestirsi dì parole se non del mondo deve avere delle salde radici
nella contraddizione del sì e del no”. E’ concretamente vitali”: è una sorta di
l’esperienza dell’antinomia che si ritrova metafisica della “concretezza”, in cui il
nella tradizione filosofica e teologica mondo è un unico insieme, solidale anche
occidentale; la coincidenza oppositorum nel conflitto e nelle antinomie.
di Cusano ma anche di Kierkegaard,
Dostojevskij, Pascal. Nel suo richiamarsi Questo mondo, dice Florenskij, trova
ai presocratici, a Fiatone, ad Agostino paradossalmente voce nell’in-fanzia.
e soprattutto a Dionigi Areopagita, Essere adulto è “essere” nel frammento e
Florenskij indica quella tensione verso nell’illusione, mentre la “vita” dell’infanzia
l’unità attraverso la quale la filosofia è appartenenza al mondo nella sua
deve “respirare” e poter riattingere alla totalità, in connessione ontologica
radice vissuta della conoscenza, come e profondamente simbolica; sentirsi
sua fonte “viva” e vivente. appartenere ad un Altro: in questo senso
Proprio testimoniando in ogni dell’inerenza e della relazione Florenskij
momento e con impegno continuo, pronuncia il fondamento e la verità della
fino alla fine dei suoi giorni nel gulag, sua “vivente” adesione alla religione.
una concezione monistica del mondo, “L’effettività è uno spettacolo al quale
Florenskij si dichiara ostile ad ogni forma non si arriva mai in tempo, giusto

25
al levarsi del sipario: in qualsiasi
momento si arriva, la rappresentazione
è già cominciata”. La domanda
filosofica per eccellenza è destinata,
secondo Jankélévitch, a rimanere senza
risposta.
Tale è il destino di fallimento della
hybris di un voler-dire ciò che è “prima”,
il “da dove” del mondo e del linguaggio
che noi già sempre siamo. Questo
“qualcosa”, come il volto di Geova, non
può essere mai portato - come visione,
come conoscenza - alla presenza.
Questa costitutiva, ineliminabile
inconoscibilità è tutta detta in una delle
parole-chiave di Jankélévitch: il “non- ovunque e in nessun luogo”, l’ultima
so-che”. “Non è né un oggetto, né un fase del pensiero di Schelling a cui
complemento di termine (...) assomiglia vanno fatti risalire i primi interessi per
stranamente a un non essere. (...) Il Plotino, il neoplatonismo, la teologia
non-so-che non è qualcosa, e sotto questo negativa, Meister Eckhart, Boehme,
aspetto non è propriamente niente, nel Silesius; ma grazie all’incontro con il
senso copulativo del verbo ‘essere’; dato “filosofo modernissimo per eccellenza”
che non è né questo né quello e rifiuta, Jankélévitch riesce a rintracciarlo in
come il Dio della teologia negativa, ogni altri luoghi fondamentali di ispirazione,
predicazione (...) si può appena dire come il nescio quid di Agostino, la
che (...) fa essere senza essere”. Noche obscura di San Giovanni della
Qui è il nucleo dell’ontologia negativa Croce, il Deus absconditus di Pascal.
di Jankélévitch. Il mondo è il pro-dursi
intorno alla intermediarietà tra uno In “Necessità della filosofia”, uno dei
sfondo inafferrabile e l’effettività: capitoli centrali di Verità e interpretazione,
“inarrestabile oscillazione” di un essere Luigi Pareyson scrive:
sospeso sul non essere (il “quasi niente”, “Oggi ci troviamo di fronte a un
l’altra parola chiave di Jankélévitch}. fatto nuovo e paradossale: la filosofia
“…il filosofo modernissimo per eccellenza, dichiara essa stessa la propria fine.
il rappresentante del realismo più (...) La condizione di cui la filosofia ha
rivoluzionario “, colui che ha pensato e preso coscienza al giorno d’oggi pone un
affermato la ricerca di “ un punto unico, problema più difficilmente superabile, e
a cui avvertiamo di poterci avvicinare sembra compromettere alla radice la
sempre più (...) In questo punto vi è possibilità stessa della filosofia; questa
qualcosa di semplice, di infinitamente condizione è infatti il linguaggio, cioè il
sem plice, di così straordinariamente linguaggio con cui la filosofia dovrebbe
semplice, che il filosofo non è mai riuscito parlare del proprio oggetto, anzi di se
a dirlo. Ed è per questo che ha parlato per stessa, anzi dello stesso linguaggio con
tutta la vita”. cui essa parla. Questa volta la filosofia si
È in questa molto particolare lettura trova involta in un processo senza fine, il
del pensiero di Bergson che il “non so cui esito rischia di essere la definitività del
che”, il “quasi niente” trovano una delle silenzio, la fine stessa di ogni discorso, la
radici più robuste. Quel “qualcosa” morte della stessa filosofia.
emergeva già dagli studi giovanili di
Jankélévitch: la cultura slava, con il La critica si è fatta crisi: la filosofia si
suo caratteristico tono di nostalgia è cacciata in una situazione che sembra
verso una “patria mistica lontana, senza via d’uscita. Per prender coscienza

26
delle proprie condizioni e per garantirsi più radicale e originario”.
nella propria possibilità la filosofia si è Il “qualcos’altro” di cui ci parla Pareyson
ripiegata narcisi-sticamente su di sé: è la verità.
si è costretta a non parlare che dì sé, Qui Pareyson indica la via che conclude
e questo suo discorso si è talmente il capitolo. “La verità non può essere
estenuato e rarefatto che ha finito oggetto della filosofia, ma ciò non vuoi
per esaurirsi nella presa di coscienza dire che la filosofia sia priva di verità.
della propria impossibilità. Insomma, La verità non è oggetto, ma origine
la filosofia è talmente critica che si del discorso filosofico, e il discorso
svuota: non ha altro oggetto che se filosofico non è enunciazione, ma
stessa, né altro risultato che la propria sede della verità. La filosofia non parla
distruzione. (...) A ciò si aggiunga direttamente della verità, la quale non
un’altra condizione la cui consapevolezza è un complemento di argomento, di cui
è affiorata nella filosofia contemporanea: si possa dire de veritate, e di cui e su
la pluralità dei campi d’esperienza. (...) cui si possa parlare: la verità è impulso,
La filosofia in tal modo si divide nei ma non risultato del discorso, e quindi
discorsi particolari, diventando di volta si sottrae ad esso nell’atto stesso che lo
in volta filosofia dell’arte o della scienza alimenta e lo fonda. Un discorso oggettivo
o della religione o della moralità o della sulla verità non solo non è filosofico, ma
politica e così via. (...) Insomma, la a rigore è impossibile, nel senso che
filosofia si trova oggi di fronte a questa la verità scompare proprio nell’atto in
alternativa: o fa un discorso generale, cui è presa a oggetto di un discorso,
e allora non parla che di sé, ed è soltanto e non è più verità quella di cui e su cui
filosofia della filosofia, e il suo discorso è si può parlare: la verità, piuttosto, è
vuoto, o, meglio, non ha altro contenuto presente nel discorso, a sollecitarlo e a
che la dichiarazione della propria fine; costituirne l’inesauribile riserva”. (...)
o intende essere un discorso pieno, che Non diciamo dunque che la filosofia è
parli di qualcosa, e allora si disperde morta: la sua impossibilità di parlare
nei discorsi particolari. (...) Certo, dalla della verità è soltanto il segno che la
crisi attuale alcuni idoli dovranno verità è qualcosa di molto più originario
uscire definitivamente distrutti, e che l’oggetto di un discorso. (...)
anche questa parte negativa sarà una Questo anzi è un punto in cui la filosofia
conquista; ma ne scaturirà soprattutto mostra con la massima evidenza la sua
la possibilità di un recupero ancora più importanza decisiva nel mondo attuale,
saldo e sicuro di prima, ed è questo il perché ci può orientare nella grande
lavoro al quale possiamo e dobbiamo alternativa di fronte a cui ciascuno di
contribuire tutti, filosofi e non filosofi”.Ne noi si trova oggi, quale che sia la sua
scaturirà la possibilità di un recupero, attività: l’alternativa tra verità e tecnica”.
dice Pareyson. Ma a quale recupero si Intorno a questa grande alternativa
riferisce? Al recupero di cosa? “Bisogna Pareyson concentra la conclusione del
riconoscere - continua Pareyson - che suo discorso: “II discorso tecnico si
la crisi presente consiste nel fatto che la attiene rigorosamente alla definitezza
filosofia ha rinunciato alla verità. (...) La dei suoi oggetti, e quando, dopo
filosofia che consenta ad essere soltanto l’opportuna impostazione, la conveniente
filosofia della filosofia o soltanto filosofia sperimentazione e le adeguate operazioni,
della scienza o della religione e della il problema singolo è risolto, il discorso è
moralità o della politica e così via non è esaurito, e non resta più nulla da dire. Ben
più filosofia, non è nemmeno filosofia: diversamente accade nel discorso filosofico,
per essere filosofia deve non solo parlare il quale è problematico, e quindi tale che
di sé e di un ambito di esperienza, ma una volta aperto non cessa più, rigermina
mentre parla di sé e di quest’ambito, continuamente, sì che di ogni cosa che
deve dire anche qualcos’altro di molto esso affronta, per quanto definitissima,

27
resta sempre qualcosa da dire. E ciò impreveduto, inopinato. Come lo squillo di
accade perché il discorso filosofico, mentre un campanello telefonico, come la suoneria
parla del suo oggetto, che è definito, si di una sveglia, come un colpo di pistola,
richiama all’origine, che è inesauribile. (...) come un lampo nelle tenebre. Non è che
L’evidenza della filosofia è quella in cui la prosegua una serie, non sta in continuità:
parola ha sempre qualcosa da dire, perché nessuna attesa lo attrae e nessuna
dalla sua stessa esplicitezza rampolla preparazione lo anticipa, non ha nessun
senza posa una nuova eloquenza, che la addentellato con quanto lo precede. E’
fa parlar sempre, suscitare un dialogo vero, un salto che vieta qualsiasi continuazione
come interrogazione incessante, colloquio e interdice qual-siasi preparazione: è la
continuo, interpretazione infinita”. rottura di un contesto. Nulla di ciò che
Queste parole chiudono le pagine lo precede basta a spiegarlo, nessuna
di “Necessità della filosofia”, ed è continuità lo collega con gli antecedenti, i
precisamente alle parole su questo tipo quali non possono essere considerati come
di sempre “nuova eloquenza”, che è una preparazione. Non tollera né il concetto
necessario ritornare quando leggiamo le di causalità né il concetto di possibilità: non
altissime immagini di Pareyson sull’abisso è l’effetto di una causa, e nemmeno è la
della libertà; una parete sull’abisso dalla realizzazione che ha prima di sé qualcosa
superficie assolutamente liscia, un di possibile. Anche il nesso che si pensa di
precipizio ghiacciato; la libertà come poter istituire fra la sua realtà e il mondo
assoluta verticalità: “Un evento non si lascia dei possibili non dice niente, non lo fa
né trasportare né travolgere né cancellare prevedere, non da nessun ragguaglio sul
dal flusso universale. Ha due caratteri suo contenuto.
fondamentali: il primo, l’imprevedibilità; il E’ assolutamente indeducibile.
secondo, l’irrevocabilità. Propriamente è preceduto solo da un
Guardiamoli partitamente. Il primo è intervallo brevissimo, da un intervallo come
l’imprevedibilità, è un inizio assoluto; per esempio la musica è preceduta dal
un evento sopraggiunge improvviso, è un silenzio, come un lampo è preceduto dalle
atto della libertà e quindi piomba inatteso, tenebre. E’ simile al colpo di glottide nelle
coglie di sorpresa, coglie impreparati; è un lingue germaniche per quanto riguarda le
puro sbocciare, una specie di esplosione, parole che cominciano con una vocale.
è l’interruzione di una serie, è un sussulto E’ preceduto da un intervallo minimo e
in una serie, una specie di cesura, di brevissimo, quasi impercettibile, eppure
taglio, di fessura; è un trasalimento, abissale, profondo, decisivo. Sembra
è un’irruzione pura, una specie di soltanto un intervallo, ma è un abisso. Il
scossa, di guizzo, di impeto. E’ istantaneo, lampo si accende appunto in un abisso di
improvviso, fulmineo, proprio nel suo tenebre. In realtà, ciò che lo precede è il
carattere di qualcosa di inaspettato, nulla: il nulla della libertà”.

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SOLITUDINE

i canti del Monte Athos

“Infatti è intenzione di costoro lavare l’anima e


purificarla da tutte le macchie, devono ritirarsi da tutte
le attività per le quali la sporcizia aumenta e offrire
molta calma alla ragione ed essere lontano dalle
eccitazioni e fuggire i commerci con le cose più volgari,
abbracciando la solitudine, madre della filosofìa”

Nilo Asceta

“Superata una curva, apparve improvvisamente sotto di noi la lucentezza incerta della
immensa superficie dell’Egeo e, intanto, più ci allontanavamo dal mare da cui eravamo
venuti, più si faceva intensa in noi l’impressione di avere abbandonato il mondo”

K. Uranis

Kapsokalyvia significa “capanna bruciata”. Il nome di questa regione del Monte Athos
prende origine dal gesto di Massimo, l’eremita che qui si era stabilito e che, per non
abituarsi ad alcuna dimora terrena, visse da nomade incendiando, di volta in volta, la sua
capanna prima di andare via.
Ricordando l’eremita di Kapsokalyvia, l’archimandrita Basilio di Iviron così tratteggia la
vita dei monaci athoniti: “E’ uscito dalla mischia. Se cerchi di colpirlo, i tuoi dardi non lo
trovano. E’ inesistente per essi. Se lo cerchi, dovunque tu sia, lo hai accanto a te. Vive solo
per te”.
“Torno dagli uomini, ne vengo meno uomo”, è la nota sentenza di Seneca. Quando
il mondo stesso è vissuto come “fuga dall’essenziale”, bisogna fuggire.
Diceva Piotino: “fuggire solo verso il Solo”. Tuttavia, “fin quando non ci si è
spossessati di tutto e perfino dì sé, tutto è pretesto all’attaccamento. (...) Le
catene più visibili non sono sempre le più tenaci; qual è quel filo invisibile che, nella
più completa indigenza, ci fa dire ancora ‘io’? L’idea diffusa che oppone lo stare nel
mondo e la fuga dal mondo è un’idea troppo legata alla dimensione orizzontale
dello spazio; occorre riportarla nuovamente alla sua dimensione verticale:
‘attaccamento o non attaccamento’”, (Leloup, 1992)
La solitudine, in questo senso, si rivela compresa proprio all’interno della
relazione, essenziale alla relazione, se questa non debba trasformarsi in fusione.
Solo chi non teme di far fronte, abitandola, alla solitudine della propria interiorità
riesce ad affrontare l’incontro con l’alterità.
E’ quanto diceva Diogene di Sinope, che insegnava ad usare una tomba come
dimora, così come spesso faceva Democrito, che si era anche costruito una cella,
nel giardino della casa paterna, in cui soleva rinchiudersi...

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COMMENTI, RIFLESSIONI, RECENSIONI

FILOSOFI E TEOLOGI SI INCONTRANO SUL MONTE ATHOS


di Marco Roncalli

Al viaggiatore Marco Polo che – diretto verso Oriente – passava davanti alla
penisola dell’ Athos, fu detto che in quella lingua di terra abitavano i discendenti
degli antichi filosofi greci. Ricorda bene questo dato Lucio Saviani, giovane
ricercatore dell’Istituto italiano per gli studi filosofici, che nel suo nuovo libro
dedicato alla «santa montagna» (Sull’Athos, impreziosito dalle immagini di
Oliviero Oliveri ed edito dalle casertane Edizioni Saletta dell’Uva, tel. 0823-210236
oppure www.salettadelluva.it) si lascia affascinare, prima ancora che dalla mistica
o dalla disciplina ascetico-spirituale, dalla continuità tra la «vera filosofia» degli
antichi greci e il «metodo» della meditazione esicasta e da qui prende le mosse
per ricostruire il suo itinerario alle radici della spiritualità orientale. Un cammino
– il suo – che è stato reale, costellato di incontri con i monaci (separati da tutti
e uniti a tutti, come scriveva Evagrio Pontico), ma anche di ritiri in solitudine e
raccoglimento (perché «l’Haghion Oros parla abitualmente con il suo silenzio», a
detta di Giorgio, del monastero di Grigoriu). È un percorso, ancora, soprattutto
filosofico e teologico insieme, ricco di tappe, di ostacoli e segnali, di rimandi e
direzioni , in cui intorno al divino dialogano idealmente antichi filosofi dell’Ellade,
padri della Chiesa e pensatori contemporanei. Insomma, un’esperienza di
pellegrinaggio, nello spazio, nel tempo, nel pensiero, nella carne dell’uomo e
nella carne dei libri, e nello Spirito, quella che ha dato origine a queste pagine
dove Saviani – che ha dedicato vari saggi all’ermeneutica contemporanea, in
particolare alle sue ascendenze nietzscheane e heideggeriane –, soffermatosi
sull’esicasmo e la tradizione apofatica, avvicina poi vari temi raccogliendoli
sotto forma di «voci» (monaco, montagna, silenzio, bellezza, immagine, verità,
viaggio, solitudine, philìa, straniero, ospite), voci che ci interrogano ben oltre
la loro comune relazione essenziale con i luoghi, le icone, i riti, i testi, le storie
degli igumeni e dei monasteri. E qui ben si avverte oltre l’eco dei colloqui avuti
dall’autore con i monaci athoniti, quello dei suoi recenti scritti su Jankélévitch,
Florenskij, Zambrano, Pareyson, Nietzsche , Jabès, qui chiamati sui viottoli e i
selciati della Santa Montagna che Innocenzo III chiamò «Porta del cielo».

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JESUS, Anno XXVI – Febbraio 2004 – n. 2

UN FILOSOFO SULLA SANTA MONTAGNA


di Marco Roncalli

i canti del Monte Athos

Lucio Saviani, studioso che ha dedicato vari saggi all’ermeneutica contemporanea


e al tema della filosofia come genere di scrittura e pensiero del limite, ha visitato
la penisola dell’Athos seguendo le tracce di un insolito percorso filosofico e
teologico insieme alle radici della spiritualità orientale.
Da questa esperienza “pellegrinante” sui viottoli e i selciati della Santa Montagna,
dopo un viaggio nello spazio, ma anche nel tempo e soprattutto nel pensiero,
sono nate queste pagine tutte da meditare, in cui dialogano idealmente intorno al
divino antichi filosofi dell’Ellade, Padri della Chiesa e pensatori contemporanei.
Un dialogo pieno di ostacoli e in atto da sempre, quello tra filosofia e teologia.
Un aspetto particolare del quale è rappresentato dall’esicasmo, la tradizione
spirituale fondamentale dell’Oriente cristiano, che ha avuto il suo “cuore”
nell’Athos. Il tema della continuità tra filosofia greca e meditazione esicasta è il
leit motiv di questo volume dove i vari argomenti avvicinati sono raccolti sotto
forma di “voci” che ci interrogano (silenzio, bellezza, immagine, verità, solitudine,
philia, straniero, ospite, ecc.) e accomunati da un relazione essenziale con i
luoghi, le icone, i riti, i testi, le storie degli igumeni e dei monasteri dell’ “Haghion
Oros”, la sua architettura, la sua mistica, la sua disciplina ascetico – spirituale.

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UNA LETTERA

Gentile professor Saviani, ermeneutico che rischia di esaurirsi in


torno alla sua cortese disponibilità puro rimando estetizzante tra linguaggi
al dialogo per parteciparLe alcune irrelati ad ogni ricerca di destinazione
disordinate e parziali impressioni originaria (ontologia dell’inesauribile
originate dalla lettura del Suo volume esposta all’azzardo di un’ontologia
“Sull’Athos” che ho potuto procurarmi dell’inesorabile, ricerca di un simbolo
con qualche anticipo rispetto agli amici arrischiata in fuga di sintomi);
dell’Associzione. Ho trovato stimolante oltre una declinazione altrettanto
il percorso speculativo sotteso razionalistica ed oggettivante di una
all’apparente semplicità dello stile fede intesa come adesione acritica ad
del testo, un percorso ed un viaggio, enunciati astratti, la pratica esicasta si
un percorso di viaggio, attraverso i offre quale accesso ad una modalità
sentieri della filosofia e della teologia, gnoseologica differente, altra tanto
entrambe infragilite e reciprocamente dalle catture ideologiche ed oggettivanti
riconfigurantisi nella comune quanto delle rigide certezze di una
spaesatezza di fronte all’avvento fides equivocata profondamente nel
indeducibile della verità nella e come suo statuto originario di relazione
libertà abissale, eccedente ogni presa vivente e non garantita con il mistero,
e pretesa concettuale, evento aurorale di esodo da sé e dalle proprie certezze
e sempre autooriginantesi senza sui sentieri del Silenzio dischiusi dalla
presupposto alcuno che il suo stesso Parola evangelica che da esso procede
grazioso accadere, irrompere tra le ed a cui rimanda incessantemente.
cifre di un finito che si scopre tale, I topoì sfiorati lungo il percorso
in-fondato su tale abisso. La teologia del testo, i problemi affrontati, gli
esicasta – nell’accezione originaria ostacoli che si fanno soglie e transiti
di esperienza di Dio nelle energie di accoglienza ed ospitalità della
divine dello Spirito mai venuta meno presenza straniante dell’A/altro in noi
nella tradizione dell’Oriente cristiano e fuori di noi, costituiscono luoghi di
in cui teologo e orante coincidono, avvento ed evenienza di quell’Unum
in cui theologos è il theodidaktos sovraessenziale e compossibile
– si offre quale crocevia, plesso di coincidenza di alterità e partecipazione,
rapporti di affinità e differenza con una dei “raggi di tenebra dell’essenza
pratica filosofica non esaurita in mero divina” (Gregorio di Nissa), energie
procedere discorsivo ma attuata in e divine e deificanti di un Dio “tutto
come percorso ascetico coinvolgente intero partecipato e tutto intero
la totalità della persona in un cammino impartecipabile”, in una dialettica di
di ricerca di senso e di trasformazione, comunione ed inaccessibilità in cui si
di pacificazione ed integrazione di ogni dispiega l’inoggettivabilità dell’Agape
facoltà nel cuore-intelletto aperto al trinitario. Tra di essi ricordiamo:
possibile dirsi e darsi della luce increata. l’avvento sempre aurorale di una Verità
Oltre un filosofare lacerato tra le antinomica e paradossale , “metafisica
ubriacature di una ragione totalizzante concreta”, vivente tra le tensioni che ne
e la frammentazione di un percorso lasciano intravedere l’operare e l’essere

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capace di comprendere in sé anche il della persona; tornare a contemplare
dramma della sua consegna, della sua l’unità come esercizio mediante il
croce e contemporaneamente tensione quale la spiritualità si spoglia della
insopprimibile all’unità dell’insieme, veste esteriore di ornamento della
visione unitaria ed integrale della vita per disvelare finalmente la sua
conoscenza e dell’esistenza come interiore bellezza” (Natalino Valentini).
mèta. L’ascesi monastica, di un Un cammino filosofico e filocalico,
monachesimo interiorizzato ma “contemplazione di sé attraverso
altresì di una ricerca filosofica intesa l’altro nel Terzo” (Florenskji) in cui la
quale purificazione dell’intelletto dalle Philìa, l’amicizia diviene trasparenza
perturbazioni e dai loghismoi passionali ed irradiazione dell’Agape triunitario
e fattosi pura attesa, eco ed avverbio che si invera nelle nostre relazioni
di quel Logos, di quel Verbo divino in liberate dalla reciproca opposizione o
cui si raccoglie la percezione pura delle dalla voracità fusionale, garantite e
creature sub specie aeternitatis, mai preservate, serbate in un Altro, uno
un doppio del mondo, “bella copia” di Straniero, un volto spossessato e
un esemplato fallato e fallito dal suo divenuto pura accoglienza e garante
telos originario ma un autotrascendersi di ciascun volto nella sua irriducibilità
del mondo in una superiore mondanità ed inoggettivabilità, quasi cancellando
nella percezione pura delle creature. ogni sua immagine per non eventuarsi
La percezione di quella Bellezza che che come linguaggio e simbolo, carità
“produce ogni comunione” (Dionigi ed ospitalità delle differenze liberate
Aeropagita) e che ogni comunione dalla giustapposizione reciproca e
vera produce, inscritta e dispiegante com-poste in armonia inaccessibile ad
(si) nella trama di un mondo divenuto ogni sguardo prensile e passionale.
oceano di simboli, plesso di rimandi e
relazioni. Non si tratta ovviamente di Sono solo alcune impressioni che
“un nostalgico richiamo a una totalità offriamo ad un suo eventuale e
che ormai sembra inesorabilmente chiarificatore commento, occasione
persa, quanto piuttosto della nitida per il dono di un dialogo prezioso che ci
percezione che la sfida attuale del auspichiamo solo agli esordi. Sperando
pensiero cristiano – e del pensiero possa gradirle come umile segno di
tout court – sia appesa all’estrema stima, amicizia e gratitudine. Un caro
possibilità di ritornare alle cose, saluto.
ripensare i legami vitali che tengono
insieme le parti, riscoprire quel palpitare Massimo Bolognino
di nessi che danno forma all’unità Ass. Culturale Idea Spiritualista Torino

33
PREDRAG MATVEJEVIC’

Profondo conoscitore di tutte le varie sponde del mediterraneo, che insegna


attualmente slavistica presso l’ università “La Sapienza” di Roma, le cui opere -
tra cui la più famosa è Breviario mediterraneo - sono state tradotte in decine di
lingue e paesi, opere che rappresentano, come ha sostenuto il nostro Presidente
Carlo Azelio Ciampi conferendogli la cittadinanza italiana, “il tramite fondamentale
tra le tradizioni culturali dell’area balcanica con la civiltà europea”

Sono lieto di vedervi in tanti per sufficientemente e dunque su questa


un argomento che non è abituale. Io quiete bisogna ancora approfondire il
pensavo che avrei visto solo alcune discorso.
persone, forse specialisti, e invece vedo Una tradizione mistica della preghiera;
molto pubblico e questo mi incoraggia, preghiera, bisogna dire, contemplativa
perché questo libro risponde ad delle chiese d’oriente, che emerge tra il
una domanda fondamentale, credo, quarto e il settimo secolo con qualche
che concerne essenzialmente il grande protagonista, a cui si potrebbe
cristianesimo intero. dedicare un altro libro.
Basta con le dichiarazioni vaghe, del C’è un bellissimo uso delle citazioni, in
tipo: “dobbiamo avvicinarci”, “è tempo questo libro, che ci fa leggere pensieri
di avvicinarci ad un nuovo ecumenismo essenziali di alcuni di questi pensatori
necessario” e via dicendo. Quello che religiosi.
rimane è soltanto superficiale. Credo Si potrebbe fare un cammino,
che questo libro offre una possibilità di descrivere un percorso, che andrebbe
conoscere alcune radici assolutamente forse da Gregorio di Nissa, a Diadoco di
necessarie, che possano essere la Fotica, soprattutto a Gregorio Palamas,
base di incontri spirituali molto, molto che è del tredicesimo secolo.
importanti. Si parla della preghiera monologica,
Avete sentito le parole dalle pagine una preghiera memonologica di cui
iniziali, dell’autore “in viaggio”; non è entrano a far parte particolari posizioni
un viaggio qualsiasi, non è neanche corporee e respiratorie. Dunque una
un viaggio sentimentale, tipico per preghiera purtroppo sparita, diventata
la letteratura europea, è un viaggio rara, che caratterizza alcune religioni
spirituale. E’ il viaggio di un filosofo d’oriente, l’oriente lontano che trova
nelle radici, diciamo, teologiche con un vari modi di avvicinarsi un po’ alla
idea di partenza: far vedere il rapporto nostra tradizione. Bisogna dire anche
immanente, il rapporto profondo tra che l’esicasmo è stato approvato
filosofia e teologia. dai due Concili ortodossi, tenutisi
L’esicasmo: cosa vuol dire? a Costantinopoli nel 1341 il primo,
E’ necessaria, qui, una serie di nel 1351 il secondo; cito le date
spiegazioni che sono rilevanti; parola semplicemente per evidenziare che non
greca, “esychia” vuol dire quiete. è stata ancora presa Costantinopoli, e
Abbiamo sentito nella cultura europea questo mi permette prima di dire alcune
il termine “quietismo”; c’è stata anzi cose che mi sembrano importanti di
una grande problematica, nel ‘600 questo libro, poi di collocare l’intenzione
in Francia: il quietismo apparve ma di questo libro e forse una cosa che
non ebbe la possibilità di svilupparsi non va omessa questa sera.

34
più mezzi per svilupparsi.
Secoli di oppressione hanno impedito
alla teologia d’oriente di avere questo
slancio, questo sviluppo che conosceva
prima.
Venne poi un’altra tragedia, il
comunismo staliniano, che distrusse
quella Chiesa che aveva già avuto una
crisi; la Chiesa Ortodossa - mio padre
era russo, dunque la materia mi è vicina
- conobbe le sue proprie separazioni
interne, una crisi soprattutto vissuta
alla fine dell’’800, quando la chiesa
espulse per esempio un grande
cristiano come Lev Tolstoj, che aveva
criticato la chiesa troppo sottomessa
allo Zar. C’era stato un momento in
cui si era parlato di una “terza Roma”,
Mosca, portatrice di un nuovo slancio
nella fede ortodossa.
Dunque, nei riguardi di questo
Fino alla presa di Costantinopoli, in elemento orientale, questo libro si
quella città c’era un grande centro di colloca proprio in questa problematica.
teologia cristiana, - lo scisma cristiano Abbiamo visto comunque dalla Russia
è del 1054-55, ma questa tradizione uscire una grandissima voce degna
del cristianesimo orientale era sempre di queste grandi tradizioni; penso
spinta, incitata in qualche modo, dalla a Berdjaev, anche lui purtroppo fu
presenza della gnosi. Era lì la teologia scomunicato, uscito dalla chiesa, pur
cristiana la più profonda. Forse non rimanendo un cristiano profondo. Fu
solo perché vicina alle fonti, ma anche nel gruppo che Lenin e Trotzkij hanno
perché aveva uno sviluppo particolare, esiliato nel ’22-’23, arrivò a Parigi, ma
in questa Grecia, questo ellenismo che venne con una sua valigia intellettuale:
è rimasto dopo la tradizione della Grecia un tesoro straordinario, un pensiero
antica, in cui sono nati i grandi pensieri che ha posto una differenza fra fede
sulla fede, la doxologia, poi sull’anima, e religione, fede personale, fede
la pneumologia; sono cose assenti monologica proprio vicina a questa
della teologia romana cattolica. Alcuni tradizione.
pensatori forse un po’ troppo severi Ebbe in Francia un influsso
hanno detto che la teologia cristiana straordinario su Mounier, su Maritain,
cattolica si sviluppa un po’ come il sui personalisti francesi: la fede è
diritto romano; molto preciso, molto personale, la fede va personalizzata. Il
casuistico in qualche modo. Invece lì grande rinnovamento nel cattolicesimo
proprio questi fermenti sono accanto europeo, che ebbe luogo nel secolo
alla fede, la gnosi che vive ancora scorso, ha dovuto molto a questi
nell’ellenismo, nel bizantinismo, hanno cristiani ispirati da tale pensiero. Non
prodotto un grandissimo sviluppo soltanto Berdjaev, ma anche Losski:
di questa teologia; profondissimo, tutto un gruppo di pensatori. In questo
anche con una componente filosofica momento si parla di Wojtyla, che
e poetante. ha proposto un avvicinamento, che
Poi la “seconda Roma” come era ha fatto passi importanti in questa
chiamata Costantinopoli, cadde sotto direzione, ma la conoscenza dell’altro
l’impero Turco, e la teologia non ebbe era insufficiente.

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E dunque in tale contesto si colloca nelle università italiane sono rari
questo libro, e fa conoscere quello che quelli che hanno - sono da dieci anni
può essere alla base dell’avvicinamento, ordinario alla “Sapienza”, e dunque so
di un – direi - rinnovamento comune. di cosa parlo - questa sensibilità. Anzi,
In questo momento ci sono tendenze, quando menziono il nome di Berdjaev
come si può vedere in Russia, dopo le - i suoi libri sono tradotti in italiano,
tragedie vissute dal popolo russo, che hanno avuto in Francia una fortuna
hanno lasciato traumi profondi, verso straordinaria - non è tra gli autori
una fede che si risveglia, di credenti che che sono studiati nei nostri programmi
riprendono proprio questa tradizione. universitari. Dunque, anche per questo,
Sapete che in questo libro c’è un il libro ha un significato particolare.
passo in cui Saviani ha citato i Racconti Qual è l’intenzione dell’autore? “Poter
di un pellegrino russo, un libro che ha rintracciare una occasione particolare
tirature straordinarie, centinaia di di dialogo tra due discorsi : discorso
migliaia, milioni di esemplari. filosofico e teologico, intesi entrambi
C’è nel protestantesimo una tendenza come due dimensioni del pensare.
a conciliare il corpo e l’anima nella Aggiunge poi l’autore una cosa che mi
preghiera, direi in alcune sette; c’è come sembra presenti bene il suo libro: “Un
una tendenza, in Europa, a imparare aspetto del tutto particolare di questo
qualcosa della preghiera orientale. dialogo è rappresentato dall’esicasmo,
Non dimentichiamo che le tre fedi la tradizione spirituale fondamentale
monoteistiche,il cristianesimo stesso, dell’oriente cristiano, che ha avuto il
sono venute dall’oriente. In questo suo cuore e il suo centro piu’ prezioso e
spazio stretto sono nate, Dio solo sa celebrato sul Monte Athos, considerato
come, tre grandi fedi monoteistiche: il cuore dell’ortodossia”.
l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam. Ancora alcune cose; questa preghiera,
Dunque, ecco che questo libro porta a questa , diciamo, tradizione peripatetica,
conoscenza di tante cose che mi hanno è un capitolo. Dopo: “peregrinamur”,
colpito. Voglio ancora aggiungere una facciamo pellegrinaggio, andiamo. In
cosa: la Chiesa russa del ‘700-’800 ha questo andare c’è una cosa che mi
riabilitato un’altra idea, che si chiama sembra molto importante.
“sobornost” – un essere insieme nella E dunque voglio far uscire alcune tesi
chiesa - talvolta tradotto in italiano che mi sembrano importanti in cui il
e in francese con “conciliarità”; filosofo, entrato a modo suo in questa
forse questa “sobornost” rimaneva materia, dice: “il sentiero impervio su
senza una componente, ossia questa cui procedono teologia e filosofia è
preghiera monologica, questa fede segnato da queste differenze radicali,
personale, personalizzata. Rivolgersi, ed è comunque custodendo questa
indirizzarsi ad una persona, con quegli radice, che vanno viste tutte le forme
elementi che un individuo o una in base alle quali la teologia cristiana
persona contiene, se la “sobornost” incrocia e accoglie le diverse eredità
non è raddoppiata, in qualche modo, da filosofiche, critiche, dialettiche della
questo tipo di rispetto per l’individuo, grecità”.
può essere un pericolo, come avere Differenze, ma tuttavia con questa
un po’ di “gregarismo”. Dunque, come eredità che continua come problema.
vediamo, sono problemi che la fede In seguito, anche la parola ‘problema’
attuale vive senza rendersene conto. viene affrontata nel testo.
Ecco un libro che è venuto fuori A partire dunque - mi appoggio qui allo
dal mondo non ortodosso; considero scrittore - dalla problematicità filosofica
questo fatto molto importante della fede, il rapporto tra filosofia e
per Roma, chiusa a questo tipo di teologia sembra dover procedere su un
problemi, ignorante; devo dire che sentiero impervio quanto irrinunciabile.

36
Proprio questo ‘irrinunciabile’ mi Aggiungerei anche che ci sono tante
sembra fondamentale. cose, in questo momento, nel mondo
“L’esichia è recisione dei mali; se ortodosso , tracce dello stalinismo,
poi si aggiungono le quattro virtù della tortura, del martirio sono presenti
cardinali insieme con la preghiera, in Bulgaria, in Romania, soprattutto in
non vi è aiuto più rapido per giungere Russia. Tutti trovano tante altre cose
all’impassibilità”. Questa è una da fare piuttosto che concentrarsi su
citazione dalla Filocalia. Vorrei dire che questi grandi avvenimenti della propria
questo libro è anche una antologia, storia.
un’antologia della poesia teologica. Io Questo libro, tradotto nelle lingue
stimo moltissimo, parlando da scrittore, slave, sarebbe di un grandissimo
questo suo sacrificio, di dare agli altri profitto. In una nuova edizione del
questa possibilità. Un doppio sacrificio, mio libro Breviario mediterraneo, ho
direi, un doppio atteggiamento; da raccontato un incontro con un monaco
una parte dare a questi sacerdoti, ortodosso, Ireneo, che mi ha parlato
questi pensatori e teologi che sono di monasteri, soprattutto di dove è
sconosciuti, la possibilità di entrare cresciuto, venuto da Odessa, città
in questo discorso; dall’ altra, la in cui è nato mio padre; non sapevo
possibilità per noi di entrare in questa di tante cose, comunque cresciuto
problematica tramite proprio i testi nell’ambiente della cultura russa.
fondamentali. È un libro eccezionale. Ho fatto una scoperta che adesso
Voglio salutare la sua pubblicazione si conferma nella lettura del libro
e desidererei che questo libro avesse di Saviani; e anche per questo lo
l’ascolto dovuto: sarebbe molto utile. ringrazio.

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37
Ospite e ospitante sull’Athos
itinerario luminoso di un viaggio filosofico

Darko Tanaskovic

Nato il 4 gennaio 1948 a Zagabria (Croazia). Dopo aver frequentato a Belgrado il liceo classico,
si iscrive alla Facoltà di Filologia, laureandosi in filologia orientale (1970). Consegue poi un
master (1972) e un dottorato (1979) con la dissertazione La lingua araba nella Tunisia moderna
- Diglossia e bilinguismo, presso la stessa Cattedra di Lingue Orientali dove, nel 1971, viene
nominato assistente praticante. Come docente (1980), professore straordinario (1981) e - dal
1988 - ordinario, ha tenuto e tiene lezioni in più materie (Lingua araba, Lingua turca, Introduzione
alla filologia orientale, Letteratura persiana, Principi della civiltà islamica e, per i corsi post-
laurea, Introduzione alla grammatica comparativa delle lingue semitiche, Linguistica araba).
Ha pubblicato quasi 500 opere scientifiche e professionali, tra le quali: La poesia araba (1977),
Il sufismo (con I. Sop), La lingua araba nella Tunisia moderna (1982), L’analisi comparativa delle
lingue araba e serbocrata (1982), In dialogo con l’Islam (1992), All’Oriente dell’Occidente (con
M. Jevtic, 2000), L’Islam e noi (2000) e Il Sudest della Serbia - Continuità della crisi e possibili
esiti (con altri, 2001). Numerose opere di Tanaskovic sono state tradotte in altre lingue.
Dal 1990 è membro del Comitato Esecutivo dell’Università Euro-Araba di Roma, e nel 1995
è stato nominato membro dell’Accademia di Scienza e Arte Europea di Salisburgo. Dal 2000
è membro corrispondente della Società di Lingua Turca di Ankara. Ha svolto lezioni presso
le Università di Sarajevo, Skopje e presso la Scuola Superiore di Scienze Sociali di Parigi. Dal
1999 tiene lezioni anche presso l’Università delle Scienze Applicate “Megatrend” di Belgrado.
E’ corrispondente della Scuola Aperta e dell’Istituto di Studi Geopolici di Belgrado, membro
dell’Associazione degli Interpreti Letterari di Serbia e del Circolo Serbo PEN.
Dal 1995 al 1999 Darko Tanaskovic ha ricoperto l’incarico di Ambasciatore della Repubblica
Federale di Jugoslavia presso la Turchia e l’Azerbaigian (1998-1999). Nel marzo 2001 è stato
nominato dal Presidente della Repubblica Jugoslava Kostunica membro della Commissione
nazionale per la Verità e la Riconciliazione. Nel dicembre 2001 è stato nominato Ambasciatore
Straordinario e Plenipotenziario della R. F. di Jugoslavia presso la Santa Sede.

Parlando qui stasera rompo una negli ultimi anni. L’autore ragiona
consegna che mi sono data in questi e irresistibilmente fa ragionare. Fa
ultimi tempi: quella di rinunciare a ragionare anche un lettore come
fare presentazioni di libri che non me, lontano dal pensiero puramente
appartengono strettamente al campo filosofico, ma desideroso (e chi non lo
della mia competenza professionale ed è?) di conoscere, di capire la propria
intellettuale. Ma vi sono delle eccezioni condizione umana, di capire come
(infatti nel mio caso personale troppe!) si può, davvero, capire...Se si può?
ad ogni regola, soprattutto quando E dopo... un altro, emozionalmente
vi sono motivi forti per farne una. E forse il primo motivo che, almeno per
qui i motivi sono anzitutto due, quei ogni serbo ortodosso, parla in favore
più imperiosi per presentare un’opera del raffinato libro di Saviani è senz’altro
scritta - l’interesse e il valore di questo lo stesso fatto d’essere centrato
libro. Pur non essendo competente proprio sull’Athos, il Monte Sacro che,
nella materia, altamente filosofica, al di là di ogni possibile, e necessario,
l’ho letto quasi d’un fiato dall’inizio tentativo di razionalizzazione, possiede
alla fine, con molta partecipazione... E’ un’aureola magica ed irradia un
probabilmente il libro più interessante senso di meravigliarsi inspiegabile,
e coinvolgente che abbia avuto quasi onirico... La montagna è
modo di leggere su queste tematiche davvero “axis mundi”, il legame che
di grande attualità, anzi urgenza, - come ogni soglia - Limen - unisce

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e separa, comunica la terra e il cielo. della mente umana di riconoscere la
Il libro di Saviani è composto di due Verità. Ha intravisto, oppure è meglio
unità. La prima consiste di Introduzione dire, intuito la strada verso la Sorgente
e due capitoli problematici, , ma ha retrocesso davanti all’abisso
Peregrinamur - Sentieri della filosofia e di una prova troppo grande per
della teologia e Vicende dell’esicasmo - un filosofo della “scuola occidentale”
Su esicahasmo, filosofia e monachesimo e della disciplina concettuale del
interiore, dopo dei quali segue, come filosofare compresa come “dis-corso,
Apendice, una breve scelta di alcune ricerca di verità, produzione di senso
definizioni filosofiche chiave esposte e procedimento senza Presupposto
tramite le citazioni tratte dalle opere dei alcuno”. Invece di immergerci insieme,
pensatori a cui l’autore ricorre spesso. ancora più in profondo, fino alle midolla
L’altra parte del libro comprende dieci delle nostre securitas e insecuritas, di
Voci infilzati (uno dopo l’altro), cioè continuare a camminare “su un sentiero
dieci medaglioni esicasta tematici: impervio quanto irrinunciabile”, Saviani
Monaco, Montagna, Bellezza, Silenzio, come se decidesse di partire, e di
Immagine, Verità, Viaggio, Solitudine, portarci con lui, a fare una piacevole,
Philia, Straniero e Ospite. Dunque, rinfrescante passeggiata simbolico-
il primo segmento del libro è esposto metaforica per il giardino spirituale
nella forma di un discorso filosofico esicasta, da un fiore all’altro...
continuo, dove Saviani, prima tende Credo che a molti sembrerà così come
a illustrare lo sviluppo della relazione ho descritto, ma anche tale impressione
evolutiva tra il pensiero filosofico e sull’incoerenza dell’insieme dell’opera
teologico, e poi ricorda all’esperienza e sulla sua incompiutezza, sulle
e la prassi dell’esicasmo che, siccome aspettative e promesse non mantenute,
“una rinnovata riflessione sull’antico si può difendere con argomentazione
senso della filosofia come via valida. Ammetto, anche la mia prima
esperienziale e stile di vita”, forse offre impressione era proprio così... Come
una chance reale per il conseguimento se Saviani, la guida lucida da cui
di una ricerca autentica sul senso dopo la prima trentina di pagine lette
dell’esistenza umana. L’altra parte aspettavo tanto, mi avesse lasciato
del libro ha la struttura del mosaico, solo a metà strada ritirandosi a
sembra illustrativa e meno impegnativa, parte... Rimasto solo, ho deciso di
come un’ antologia delle miniature ritornare all’inizio... Ma non è il senso
filosofiche di stile impressionante fondamentale dell’impresa, che ci si
e di associazione libera, ispirate dai propone, proprio il ritorno all’Inizio, al
concetti essenziali dell’esicasmo. Si Pensiero primordiale che precede la
potrebbe, quindi, trarre la conclusione separazione di teologia e filosofia, quella
che l’opera, dal punto di vista della divergenza che ha segnato a modo
composizione, non sia uniforme, che sia significativo e ha tracciato la portata
incoerente, anzi sembra incompiuta. della conoscenza umana nei secoli? Se
Come se Saviani perdesse il fiato al libro di Saviani si avvicina in questo
davanti al compito posto davanti a se senso e in modo attivo, se si immerge
stesso, ma anche davanti al lettore, nell’avventura filosofica “in forma di
con le sue considerazioni iniziali così viaggio che inizia alla conoscenza
stimolanti e promettenti. Come se dell’anima”, in cui “ si salta la propria
si avesse spaventato dell’avventura ombra” ( Eugen Fink), allora l’opera
intrapresa, nella quale ha coinvolto non si può, in nessun modo, giudicare
a modo seducente anche il lettore, come incoerente e incompiuta.
riguardante la ricerca del sentiero Oppure, precisamente, i suoi difetti
invisibile ed inafferrabile che unisce da potrebbero essere proprio l’aspirazione
sempre lo sforzo teologico e filosofico verso una coerenza teorica “scolastica”

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e la compiutezza concettuale. Nello stessi rappresenta l’ascesa, “salire
spirito vero della definizione famosa di alla vetta e tendere al centro, fare
Eco, Sull’Athos è “un opera aperta”, esperienze della trascendenza come
trattato che invita a fare il Viaggio, lo appartenenza cosmica, proprio quella
illumina, offre gli indicatori di strada dimensione che dilegua nella visione
affidabili, mette in mano il filo di moderna e scientifica del rapporto - di
Arianna, ma anche ammonisce che il smarrimento - tra l’uomo e l’universo”.
“sentiero verso se stessi” (Zarathustra Lucio Saviani e l’Athos si sono incontrati
) ognuno deve provare a percorrere in un momento di sterilità filosofica
da solo o, nello spirito dell’esicasmo generale e senza via d’uscita nel quale
athonita, “realizzare la Montagna, tirano i venti del nichilismo. Da questo
come qualcosa che si porta sempre incontro e dal riconoscimento è nato
e ovunque con se”. Discesa verso se il libro in cui un originale e moderno

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filosofo - ricercatore ha dato la voce nei diversi contesti riguardanti sia la
al silenzio del Monte Athos ( L’Haghion civiltà che il pensiero, permettetemi
Oros ). A “tale silenzio”, secondo un di citare un esempio dal mondo, che
monaco dell’Athos, rappresenta “la mi è vicino, del misticismo ossia del
lingua del secolo futuro ed è carico di sufismo islamico. Rappresentando
contenuti per quanti hanno la volontà la dottrina del “sufismo universale”
di comprendere”. Rispetto a quello nella versione elaborata dal mistico
che ci promette chiassosamente e indiano Inayat Khan (1882-1927),
burascosamente il futuro che è già H.J. Witteveen (Sufismo universale,
iniziato, “il prossimo venturo”, vale 1998, 65), scrive, come segue, sulla
la pena ascoltare questo silenzio relazione tra la scienza e il misticismo,
eloquente, “respirare il silenzio” (K. cioè tra il pensiero occidentale e quello
Uris). Se non diventeremo subito più orientale:
saggi, saremo almeno più umili, e non “Sono sempre stato ispirato nel
è poco per iniziare. Senza questo, il vedere come Hazrat Inayat Khan,
vero inizio, non è possibile realizzare. in quanto mistico, abbia sviluppato
Allora, come è possibile non essere una visione filosofica che è, sotto
grati all’umile ospite dell’Athos, Lucio molti punti di vista, eccezionalmente
Saviani? Ricordiamoci che per denotare in armonia con quella comprensione
“ospite” e “ospitante” nel greco antico, che la scienza moderna ha raggiunto
e certamente non casualmente, si analiticamente. Il mistico e lo scienziato
usava la stessa parola: xénos. Che si avvicinano alla conoscenza della
cose è cambiato dopo? Perché l’ospite creazione seguendo due strade
è diventato straniero e per di più il diametralmente opposte. La scienza
nemico? E’ dimenticata la verità che usa un’analisi sempre più empirica e
il monaco Padre Serafino riassume a un’ osservazione sempre più precisa,
modo esicasta dicendo che “il bicchiere il misticismo penetra immediatamente
d’acqua che dai a colui che ha sete nell’essenza e scopre in una sintetizzata
non ti allontana dal silenzio, ti avvicina visione interiore la natura essenziale e
alla sorgente”. Il nostro caro ospite e le relazioni reciproche della creazione.
ospitante di stasera, Lucio Saviani, Queste strade della scienza e del
vive, per fortuna, nell’aura di questa misticismo, e al contempo anche quelle
profonda, eterna e curativa saggezza del pensiero occidentale e orientale,
di ragione e di cuore. si sono separate sin dal Medioevo.
La scienza occidentale ha sviluppato
Il libro di Saviani è, dunque, di un un teoria materialistica e casuale -
attualità bruciante... deterministica che è completamente
l’opposto delle visioni mistiche e
In favore a questa constatazione religiose. Ma oggi viviamo in tempi
sull’indubbia attualità dell’invito di straordinari e queste linee convergono
Saviani di prestare, nella ricerca nuovamente e cominciano a toccarsi in
sull’interezza della conoscenza, dovuta determinati campi. In tal modo alcuni
attenzione anche alla coerente strada scienziati hanno tratto dei paralleli fra
esicasta, testimonia l’apparizione delle la visione degli antichi mistici e alcuni
idee simili anche nelle altre parti del aspetti della scienza moderna che sta
mondo. Si tratta, evidentemente, della diventando più organica e olistica e che
consapevolezza che ciò rappresenta comincia a considerare la creazione
la necessità impellente dell’uomo come un’entità indivisibile e dinamica.
moderno. Non avendo la possibilità Nella scienza moderna la causalità è
di presentare, un questa sede, un stata sostituita dalla probabilità. Mentre
esauriente quadro comparativo delle nella meccanica classica erano le varie
considerazioni di questo tipo nate parti separate che determinavano

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l’unità, nella teoria dei quanti è l’unità è, certamente, vero ma non fino in
che determina il comportamento delle fondo... E’ importante tenere in mente
varie parti. Questo sviluppo era già i focolai del pensiero di Saviani, per
stato descritto da James Jeans come concludere che appartengano a quella
segue: “L’universo inizia ad apparire linea del filosofare dell’Occidente che
più come un gran pensiero che come in modo il più stimolante (per alcuni il
una grande macchina” più sovversivo) mette in dubbio i limiti
E’ difficile, per un non-filosofo e predeterminati della filosofia stessa.
anche non-esicasta, parlare del libro Nella mancanza di tempo, vorrei
di Saviani, seguirlo sulla sua Strada. ricordare, per esempio, solo Vladimir
Lui combatte troppo spesso con Jankelevich, “ di cultura slava, con
“esperienze inesprimibili, indicibili, il suo caratteristico tono di nostalgia
indescrivibili, che non possono rivestirsi verso una patria mistica lontana,
di parole se non nella contraddizione ovunque e in nessun luogo”, poi
del sì e del no”. Sembra che la reazione Kierkegaard, Pascal, Pavel Florenskij,
del lettore più adatta e più degna di “con la sua concezione monistica del
questo trattato impegnativo, sarebbe, mondo”, fino a Luigi Pereyson e le sue
infatti, il silenzio...Nel primo momento, domande rilevanti per il destino della
questo libro, dovrebbe essere taciuto. filosofia nella Verità e interpretazione
Questo silenzio significherebbe che è ..., filosofia che “si è cacciata in una
compreso e accettato il suo messaggio situazione che sembra senza via
più prezioso. Tale silenzio rappresenta d’uscita”.
la più intensa e la più completa
partecipazione, come nella preghiera Nel centro dell’attenzione è posta
che, come diceva Savonarola, “ ha la domanda chiave riguardante la
per padre il silenzio e per la madre la relazione tra la filosofia e la verità allo
solitudine”. Compreso in questo modo, scopo di riportare questa relazione
“il silenzio è uno stato originario e sconvolta fino al punto di partenza
ontologico... non è il complemento fondamentale, ossia l’idea che “la verità
negativo della parola, ma è (in Dio) non è oggetto ma origine del discorso
contemporaneamente alla parola, filosofico, e il discorso filosofico non è
origine della storia sacra e umana...”. enunciazione, ma sede della verità”.
Per questo silenzio eloquente,
noi semplici passanti nel mondo Non è il Viaggio (in greco Methodos,
della superficialità chiacchierona, cioè metodo) degli esicasti athoniti
sicuramente non siamo capaci e in una perfetta, concreta metafora
conseguenza dovremo rispondere del cammino filosofico che sorge
all’invito di Saviani con la parola debole dalla Verità e torna alla Verità,
e imperfetta. Anche stesso Saviani, “attraversa il mondo, ma solo nel
modesto come tutti gli uomini e autori senso di trapassarlo, attraversandolo
di valore, in ogni occasione sottolinea e continuando ad abitarlo?” Non è,
i limiti delle proprie conoscenze e della del resto, il moto del libro di Saviani il
capacità espressiva. Dice che il suo penetrante pensiero di Blaise Pascal:”
approccio è necessariamente filosofico, Tu non mi cercheresti, se non mi avessi
per cui i paesaggi della profonda trovato”.
esperienza religiosa e spirituale, per
forza gli sono inaccessibili... Questo Prof. Dott. Darko Tanaskovic

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Biografia Lucio Saviani
www.luciosaviani.it

(Caserta, 1960). Vive e lavora a


Roma, dove insegna Storia della
Filosofia all’Università “La Sapienza”.
Svolge attività di ricerca e collabora
con l’Istituto Italiano per gli Studi
Filosofici. Consulente di Rai Educational
per l’Enciclopedia Multimediale delle
Scienze Filosofiche.
Tra le sue numerose pubblicazioni, molti
saggi e ricerche dedicati all’ermeneutica
contemporanea e al suo controverso
rapporto con il decostruzionismo (tra
gli altri: Ermeneutica radicale come
esperimento in Nietzsche. Il gioco
dell’oltre, 1985; A dadi con gli dei.
Su Nietzsche, 1994; Ermeneutica del
gioco. Dal gioco come simbolo alla
decostruzione come gioco, 1998;
“Gioco” in Lessico della comunicazione,
2003). Numerosi, inoltre, i suoi saggi (su
Jankélévitch, Jabès, Derrida, Gadamer)
pubblicati in volumi collettanei e riviste.
Nei suoi lavori più recenti, affronta
il tema dello stile in filosofia, della
filosofia come genere di scrittura e pensiero del limite (Limina coralia, 1992; Voci
di confine. Il limite e la scrittura, 1993; L’ordine del giorno, 1995; Segnalibro.
Voci da un dizionario della contemporaneità, 1995; Metafore dell’essere. Su
Ernesto Grassi, 1996; Ultimo quarto (con Giulia Napoleone), 2001; Poros. Idee
di Napoli, 2001; L’occhio di pietra. Cosa guardano le statue, 2002; Sull’Athos.
Tracce di una via filosofica, 2003; Tracciati. Itinerari filosofici nella società della
comunicazione, 2004.
E’ stato consulente scientifico per il cd “Le rotte della filosofia” (Rai-Paravia) e
per la serie video “Gadamer. Il cammino della filosofia” (Rai).
Una certa pratica dei ‘margini’ del discorso filosofico lo ha avvicinato ad ambienti
non “di disciplina”: in questo quadro, le sue “frequentazioni” di poeti (Pasquale
Panella, Rubina Giorgi, Flavio Ermini, Silvia Tessitore, i gruppi di “Baldus” e di
“Anterem”), musicisti e artisti visivi (Baruchello, Studio Azzurro, Theo Eshetu,
Giulia Napoleone, Luca Patella).
Sono numerosi e frequenti i suoi seminari e conferenze in Italia e all’estero.
Tiene regolarmente lezioni presso università e altre istituzioni, in licei e in corsi
di master postuniversitari.
Ha curato volumi di narrativa e cataloghi di performance e di mostre di arti

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visive. Consulente per enti pubblici e case editrici, nel 1999 ha condotto per
il “Centro Rijnsburg”, a Roma, il ciclo di incontri tra artisti, filosofi e critici Arti
e pensieri. Dal dicembre ‘99 al giugno 2000 ha ideato e curato Parole di fine
millennio presso il Teatro di Corte della Reggia di Caserta (incontri con Maurizio
Maggiani, Studio Azzurro, Giacomo Marramao, Aldo Masullo, Umberto Curi,
Massimo Cacciari). Per il Parco Culturale del Tigullio è ideatore e promotore
de La grande salute, ciclo di conferenze e seminari sul pensiero di Nietzsche e
presidente del premio “Nietzsche-S.Margherita Ligure”.
Ha inoltre collaborato, con Massimo Cacciari, al film Carnevale di Venezia
di Otakar Schmidt, dello storico gruppo d’avanguardia Teatro Sklep di Praga
e partecipato alle ultime edizioni di Milano Poesia e del Premio Malaparte di
Capri.
Ha fondato l’associazione culturale “Il villaggio globale” (1981), la rivista “Live”
(1989) e l’associazione culturale “Politeia” (1993). Nel 1998 ha fondato il Centro
Rijnsburg di Roma.
Scrive su numerose riviste, tra cui “Anterem”, “Palazzo delle Papesse” e
“Differentia. Review of italian thought” della City University di New York.
Nel 2000 ha tenuto presso la City University di New York conferenze sul tema
della soglia tra filosofia e poesia.
Nel 2001 ha partecipato, come membro del comitato scientifico, alle conferenze
della Biennale Europea delle Riviste Culturali (Genova, in occasione del G8) e ha
curato incontri di filosofia a Parigi, presso l’Istituto Italiano di Cultura.
Negli ultimi anni, per le Giornate della Cultura Italiana, ha tenuto conferenze
per l’Università di Breslavia e l’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia.
Nel 2005 è co-fondatore, a Roma, dell’associazione culturale Multiversum, che
ha ideato, curato e promosso (con il Comune di Roma, l’Auditorium e MicroMega)
il Festival Internazionale di Filosofia in programma a Roma dall’11 al 14 maggio
2006 presso l’Auditorium Parco della Musica.

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tra filosofia e teologia: discorso di Lucio Saviani


Roma, 15 dicembre 2003, presentazione del libro Sull’Athos

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Lucio Saviani

L’OCCIDENTE DELLA FILOSOFIA


ALLA LUCE DELL’ATHOS
Albano Laziale, 29 maggio 2004

i canti del Monte Athos

Desidero ringraziare gli amici ci fanno vivere un senso forte, intenso,


dell’Associazione “Insieme per l’Athos”, delle parole che pronunciamo, e anche
il presidente Giuseppe Balsamà, gli il nostro semplice essere lì, in quella
organizzatori del nostro convegno per occasione. Per me, una di queste
avermi invitato a questa occasione, per occasioni è il convegno di oggi.
me preziosa, di dialogo, di confronto e L’occasione di oggi ha per me il
di riflessione. senso dell’incontro, del dialogo,
Ci sono certi luoghi che rivestono di dell’approfondimento dell’altro e in
un senso del tutto particolare i gesti se stessi. Affinché un incontro, un
che facciamo, le cose che guardiamo, dialogo, un confronto siano autentici è
i nostri passi, le pause, le parole che necessario dire la propria provenienza,
in quel luogo diciamo e anche i nostri partire dalla propria identità, se non
silenzi. Uno di questi luoghi è il Monte si vuole rischiare di mimare soltanto,
Athos. Come ebbe a dire in un convegno di mimetizzare l’uno con l’altro e
Basilio, archimandrita del monastero di dunque ridurre il confronto ad una
Iviron, anche l’architettura complessiva occasione perduta. Solo a partire dalla
dell’Haghion Oros, l’architettura “del propria identità, è possibile aprirsi ad
suo corpo, con i suoi viottoli e i suoi un confronto e approfondire, insieme
selciati, ha un rapporto immediato con alla conoscenza dell’altro, anche la
l’ethos dell’ascesi ortodossa. Seguendo consapevolezza della propria identità e
le lunghe agrypnìe e vivendo il nostro provenienza.
programma monastico capiamo perché Io mi occupo di filosofia. Filosofia non
è stato plasmato in questa maniera è la traduzione di una parola greca; è
il corpo dell’Haghion Oros. Come - proprio parlare greco, come quando
allo stesso modo - camminando tra i diciamo Haghion Oros. Ma, volendo
suoi faticosi sentieri penetriamo nel tentare una traduzione: filosofia è un
significato dell’agrypnìa e nel santo discorso di verità, di amore e di amicizia,
riposo della sua esichìa”. Non un e di passione per la verità. Ma è anche,
monaco, ma un visitatore come Kostas soprattutto, un discorso di mancanza,
Uranis ricorda, nel suo Al monte Athos, a volte anche di nostalgia per qualcosa
che “nella grande serenità dell’Athos, che si è perduto, e dunque di ricerca.
sentimmo la nostra anima sbocciare Di cammino. Filosofia non è un metodo
come un fiore notturno, e respiravamo (méthodos), ma è una odòs, una via,
quel silenzio come l’aria pura che un discorso vivente fatto di domande e
respiriamo uscendo da un luogo chiuso risposte e non un procedere metodico
e pieno di fumo…”. per definizioni e dimostrazioni; è una
Ma ci sono anche certe occasioni che pratica, un esercizio e, come diceva

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Platone, “come fiamma si accende cogliere nel segno, entrambi; ma solo
da fuoco che balza”. E’ la VII Lettera se non si escludono reciprocamente,
di Platone: “A questa gente bisogna solo se li consideriamo l’uno come il
mostrare cos’è davvero lo studio rovescio speculare dell’altro: proprio
filosofico, e quante difficoltà presenta perché l’occidente ha realizzato i propri
e quanta fatica comporta. (…) Quelli valori, esso tramonta e proprio perché
invece che non sono veri filosofi, ma tramonta esso realizza i propri valori.
hanno soltanto una verniciatura di Insomma, più che un luogo, l’occidente
formule, come la gente abbronzata dal può essere pensato solo come una
sole, vedendo quante cose si devono linea progressiva e polemica, che
imparare, quante fatiche bisogna avanza continuamente. La condanna
sopportare, come si convenga, a di un occidente a dover continuare
seguire tale studio, la vita regolata a divenire, di non poter davvero
d’ogni giorno, giudicano che sia una ‘occidere’, di dover sopravvivere alla
cosa difficile e impossibile per loro; propria fine senza poter finire di
sono quindi incapaci di continuare a sopravvivere.
esercitarsi, e alcuni si convincono di L’occidente della filosofia, dunque;
conoscere sufficientemente il tutto, e di ma perché, nel titolo, “alla luce
non avere più bisogno di affaticarsi”. dell’Athos”?
E’ un testo noto di Platone, certo, Martin Heidegger interpreta la
ma è altrettanto noto che non sempre metafisica come quella forma di pensiero
la filosofia è intesa in questi termini; che si è persa fra gli enti, dimenticando
spesso, anzi, è intesa appunto l’essere, ossia la differenza tra essere
come speculazione intellettuale, ed enti. L’occidente, per Heidegger,
procedimento per definizioni e è la terra della sera (Abends-land)
dimostrazioni. o dell’occaso (Occidens) ossia lo
Questo può essere dunque, a mio spazio e il tempo del tramonto
parere, uno dei sensi principali del dell’essere. Al protervio volere della
mettere a confronto, in questa nostra soggettività moderna egli contrappone
occasione, filosofia e Monte Athos. il tenersi aperti al mistero. “Denken
Allora, una chiarificazione sul titolo: ist Danken”, pensare è ringraziare;
“L’occidente della filosofia”, occidente questa concezione del pensare come
inteso sia in senso oggettivo (l’occidente ringraziamento e affidamento avvicina
come è pensato dalla filosofia) sia in il filosofo alla problematica religiosa;
senso soggettivo (la filosofia come famoso è rimasto il titolo di una sua
evento dell’occidente). intervista allo Spiegel nel 1966 “Ormai
Sono due i modelli attraverso i quali, di solo un dio ci può salvare”: l’avvento
solito, viene interpretato il concetto di di un Dio dovrà essere preparato da
occidente: il Compimento e il Tramonto. una nuova relazione con il Sacro, ma
Il Compimento come realizzazione non possiamo conoscere neanche i
di un’intima essenza: l’occidente ha segni che annunciano la sua venuta.
compiuto la storia perché ha realizzato Si dà la possibilità che un qualcosa
i suoi valori: libertà, progresso, pace. di inatteso, un ad-veniens ci venga
L’altro modello è opposto: l’occidente incontro senza che alcuna definizione
tramonta proprio perché non è riuscito riesca a trattenerlo (in questo senso,
a compiersi e a realizzare i propri il sentiero si interrompe, è Holzweg o,
valori. È rimasto bloccato e irrisolto, come vedremo, è ‘conversione’).
rovesciando come un guanto la libertà
in oppressione e genocidio, il progresso Pensare come ringraziamento
in sfruttamento e distruzione, la pace e affidamento; atteggiamento
in guerra, morte e fame. I due modelli radicalmente diverso, dunque, dalla
sembrano opporsi, eppure riescono a superbia filosofica con cui spesso sì

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è criticato il precarius, colui che ha dall’esicasmo, la tradizione spirituale
bisogno di pregare e di affidarsi a un fondamentale dell’oriente cristiano, che
Signore. Potrebbe trattarsi di un altro ha avuto il suo ‘cuore’, il suo centro più
senso di preghiera, un linguaggio della prezioso e celebrato, nel Monte Athos,
filosofia che non è quello del denotare, considerato il “cuore dell’ortodossia”.
né del parlare di sé o di ciò che si vuole, La continuità tra la “vera filosofia”
ma un puro rivolgersi, una parola che degli antichi greci e il ‘metodo’ della
si trasforma in un ascolto che ricerca. meditazione esicasta, è un percorso di
Anche in questo senso, filo-sofia, come ‘eredità’ che lascia emergere le radici,
dicevamo all’inizio. Ritornano qui i spesso nascoste, di un antico senso
termini fondamentali delle questioni della filosofia come “via” esperienziale,
intorno alle quali negli ultimi tempi methodos, disciplina (come senso,
la filosofia e la teologia si incontrano direzione, guida), nel senso di
e ci interrogano: l’Altro, lo Straniero, cammino - regola di comportamento,
l’Ospitalità, la Philìa. condotta morale – ( proprio come nella
Lettera VII di Platone) di percorso
Durante il suo viaggio da occidente spirituale che presuppone una radicale
a oriente, a Marco Polo che passava ‘conversione’: un essere diverso, più
davanti alla penisola dell’Athos, fu detto che un conoscere.
che in quella lingua di terra abitavano i
discendenti degli antichi filosofi greci. Un’occasione, dunque, di riflessione
Il discorso filosofico e quello teologico sulla disciplina e sulla “via” filosofica,
sono caratterizzati, nella loro essenza, in cui poter pensare il rapporto tra
dall’essere in dialogo. Un dialogo filosofia e teologia - e anche tra oriente
dunque necessario; in cui ‘ne va’ del e occidente - ma accedendo da quella
cammino, dell’esperienza di entrambi. particolarissima soglia tra oriente e
Un aspetto del tutto particolare occidente rappresentata dai monasteri
di questo dialogo è rappresentato del Monte Athos.

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links e collegamenti utili

Associazione Culturale Sito personale


Insieme per l’Athos dell’Autore
www.insiemeperathos.org www.luciosaviani.it

Sito dedicato Sito personale


all’esicasmo del Fotografo
www.esicasmo.it
www.olivieroolivieri.com

Edizione Saletta Dell’Uva Ortodossia Cristiana


www.salettadelluva.it digilander.libero.it/ortodossia

Monastero Esarchico di Accademia del


S.Maria di Grottaferrata Desco d’Oro
www.abbaziagreca.it www.accademiadeldescodoro.it

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