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Gauss

GENI
della
MATEMATICA
Una rivoluzione
nella teoria dei numeri

auss

RBA
ANTONIO RUFIAN LIZANA è professore
del Dipartimento di Statistica e ricerca operativa
dell'Università di Siviglia. È autore di articoli
e testi di ricerca matematica e di un romanzo.

I Geni della matematica


Pubblicazione periodica settimanale
Anno I- Numero l- Milano, 21 gennaio 2017

Edita da RBA Italia


Via Roberto Lepetit, 8/10-20124 Milano

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© 2012 RBA Coleccionables, S.A.
© 2017 RBA Contenidos Editoriales y Audiovisuales S.A.U.
© 2017 RBA Italia S.r.l. per la presente edizione

Impaginazione e adattamento: Lesteia, Milano


Traduzione: Maura Tamborini
Copertina: Uorenç Martf
Progetto pagine interne: Luz de la Mora
Infografica: Joan Pejoan

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può essere riprodotta o diffusa senza il consenso dell'editore.
Sommario

INTRODUZIONE .... 7

CAPITOLO 1 Prime scintille di un prodigio dei numeri . 17

CAPITOLO 2 Disquisitiones arithmeticae . 45

CAPITOLO 3 Un metodo per trovare i pianeti . .. . ............... 73

CAPITOLO 4 Mettendo ordine tra i numeri primi 95

CAPITOLO s Gli apporti in geometria e in fisica .......... 123

CAPITOLO 6 L'eredità del "Principe dei matematici" ... 151

LETTURE CONSIGLIATE ...... 163

INDICE 165
Introduzione

Se si svolgesse un sondaggio fra gli esperti del settore per stilare


un elenco dei dieci matematici più importanti e in.O.uenti della
storia, è sicuro che quasi tutti indicherebbero Carl Friedrich
Gauss. Una congettura (come vedremo in questo volume, fare
congetture è un metodo di lavoro estremamente tipico dei ma-
tematici) che si basa su due motivazioni. La prima è l'enorme
importanza del suo contributo alla matematica. Per evitare che
ci si accusi di affermare ovvietà, è utile segnalare che la valuta-
zione della rilevanza dei risultati scientifici è un esercizio sem-
pre soggettivo, anche nel caso di una scienza tanto oggettiva
come la matematica. Eppure la matematica creata da Gauss re-
siste a qualunque tipo di giudizio e la sua in.O.uenza è unanime-
mente riconosciuta. La seconda ragione è l'ampiezza dei terni ai
quali Gauss si interessò con enorme successo. Ai giorni nostri
la matematica è tanto vasta che coloro che vi si dedicano cono-
scono in modo approfondito solo la parte più vicina al loro
campo di ricerca. La genialità di Gauss, tuttavia, gli consentì di
avanzare in quasi tutti i suoi rami ed ecco perché sia gli specia-
listi in analisi matematica sia gli analisti numerici, gli studiosi di
geometria o di algebra, di statistica e persino di fisica-matema-
tica vedono Gauss come "uno di loro".
Con eccessiva frequenza si usano definizioni come "bam-
bino prodigio" o "genio della matematica", ma pochi matematici

7
avranno qualcosa da obiettare sul fatto che si utilizzino tali quali-
ficativi per Gauss. n solo numero di nuove idee e scoperte attribu-
ibili al matematico tedesco ancora prima di compiere venticinque
anni sembra di per sé inspiegabile.
Figlio di una famiglia modesta, Gauss ebbe la fortuna di
poter sfruttare appieno il suo talento matematico. Nacque in
un'epoca in cui la matematica era ancora un'attività per privile-
giati, finanziata da cortigiani e mecenati, o praticata nel tempo
libero da appassionati come Pierre de Fermat. Il "nume tutelare"
di Gauss fu Karl Wilhelm Ferdinand, duca di Brunswick, che gli
permise di dedicarsi alla sua attitudine senza l'ansia di doversi
guadagnare da vivere con qualche altra occupazione maggior-
mente redditizia. Come segno di gratitudine, Gauss gli dedicò il
suo primo libro, le Disquisitiones Arithmeticae (1801), cosic-
ché il duca vide il suo nome associato a uno dei volumi fonda-
mentali della storia della matematica.
Gauss visse in un periodo di straordinario sviluppo politico
e sociale. La sua adolescenza coincise con la Rivoluzione Fran-
cese, era infatti dodicenne l'anno della presa della Bastiglia.
Vide l'apogeo di Napoleone in età adulta, la sua sconfitta a Wa-
terloo a trentotto anni e, ormai settantenne, fu testimone della
Rivoluzione liberale del 1848 in Germania. Durante questo pe-
riodo si verificò inoltre la prima Rivoluzione Industriale che
ebbe un notevole effetto sulla Vita politica e sociale europea. Lo
sviluppo dell'industria permise di svolgere esperimenti impen-
sabili fino a quel momento, con telescopi e altri strumenti ottici
migliori e sempre più efficaci. Come vedremo, la vita di Gauss
fu influenzata da tutti questi eventi.
Fortunatamente la raccolta delle sue opere è abbastanza
completa; buona parte della corrispondenza più importante di
Gauss è stata pubblicata. Lo scienziato, tuttavia, era estrema-
mente geloso delle sue scoperte matematiche e usava un lin-
guaggio cifrato per proteggerle. Secondo alcuni, la poca
diffusione dei suoi lavori ha comportato un ritardo di mezzo
secolo nello sviluppo della matematica. Se egli si fosse preoccu-
pato di divulgare anche solo la metà delle sue scoperte e non
fosse stato tanto criptico nelle spiegazioni, forse essa sarebbe

8 INTRODUZIONE
progredita più rapidamente. Il suo diario matematico non fu di-
sponibile né per i suoi eredi né per il pubblico fino al 1898 (più
di 40 anni dopo la sua morte). Lo studio di questo testo con-
fermò che Gauss aveva accertato, senza pubblicarli, diversi ri-
sultati che altri matematici avevano cercato di dimostrare fino
a XIX secolo inoltrato. Sostenne sempre che la matematica era
come un'opera edilizia: un architetto non lascerebbe mai le im-
palcature perché tutti possano vedere come è stato costruito un
edificio. Questa filosofia, però, non aiutò i colleghi suoi contem-
poranei a comprendere fino in fondo la sua opera.
La struttura logica del trattamento dei problemi matematici
proposta da Gauss, nella quale si enunciano risultati o teoremi,
si procede alla loro dimostrazione e si culmina con le conse-
guenze o corollari, continua a essere ancora oggi la norma della
presentazione dei risultati matematici. Il matematico tedesco
rifiutava di annunciare risultati non dimostrati e tale rinuncia
significò un punto di rottura nella storia della matematica. Seb-
bene gli antichi greci avessero introdotto l'idea dell'importanza
della dimostrazione come componente indispensabile del pro-
cesso matematico, prima di Gauss i matematici si interessavano
molto di più alla speculazione scientifica sulla loro disciplina
Se la matematica funzionava, non si preoccupavano troppo di
giustificarne in modo rigoroso il perché.
Quando Gauss si occupò di aritmetica e di teoria dei nu-
meri, queste materie erano costituite da raccolte isolate di risul-
tati non collegati fra loro. Egli riunì le conoscenze allora a
disposizione e le compose in un quadro comune, segnalando e
correggendo gli errori esistenti. Portò la matematica del XIX
secolo fino a vette inattese solo pochi anni prima ed elevò l'arit-
metica superiore al livello della matematica. Citando le sue
stesse parole: «La matematica è la regina delle scienze e l'arit-
metica è la regina della matematica».
Il suo primo grande risultato, neppure diciannovenne, fu la
scoperta del metodo per costruire con riga e compasso un poli-
gono a diciassette lati, l'eptadecagono. La costruzione di poli-
goni regolari aveva occupato i matematici sin dalla Grecia
classica, seppure con risultati altalenanti, tanto che vi erano

INTRODUZIONE g
poligoni, in particolare quello a sette lati o ettagono, per i quali
non esistevano tecniche che ne consentissero la costruzione
esatta con riga e compasso. Secondo lo stesso Gauss, che per
tutta la vita fu molto orgoglioso di questa scoperta: «Il caso non
ebbe nulla a che spartire con tutto ciò, fu frutto di sforzi medi-
tativi. Prima di alzarmi dal letto ebbi la fortuna di vedere con
maggiore chiarezza tutte queste correlazioni, tanto che, sul
posto e immediatamente, applicai all'eptadecagono la corri-
spondente conferma numerica». Gauss non solo risolse questo
problema, ma trovò anche il metodo generale per stabilire se un
poligono potesse o meno essere costruito con riga e compasso.
Nel suo testamento chiese che venisse inciso sulla lapide della
sua tomba un poligono di diciassette lati costruito secondo il
suo metodo, ma non fu esaudito.
Il risultato che gli garantì la fama fra i suoi contemporanei,
tuttavia, fu senza dubbio il calcolo dell'orbita di Cerere, un pia-
neta nano scoperto nel1801 da Giuseppe Piazzi da un osserva-
torio di Palermo. Questo riconoscimento popolare lo spinse a
interessarsi con dedizione all'astronomia, tanto da riuscire a
diventare direttore dell'Osservatorio di Gottinga. È molto pro-
babile che le sue osservazioni astronomiche lo distraessero dal
lavoro di matematico puro, con il quale era più difficile raggiun-
gere la fama. Per la matematica come scienza, la determina-
zione dell'orbita di Cerere può essere un episodio sporadico, ma
il metodo usato per il calcolo risultò essere fondamentale per il
suo sviluppo: il metodo dei minimi quadrati. In questo caso è più
importante il procedimento usato per arrivare al risultato che il
risultato stesso. Nell'attribuzione della paternità di questo me-
todo a Gauss vi furono alcune polemiche, dato che Adrien-Marie
Legendre, di venticinque anni più anziano, affermò il suo pri-
mato su tale scoperta. La rivalità con Legendre durò per anni e
si estese a diversi campi della matematica. Accadeva di fre-
quente che, se Legendre affermava di aver scoperto una nuova
verità matematica, Gauss gli rispondesse dichiarando di cono-
scerla e di aver già usato tale risultato. In una lettera scritta da
Gauss il 30 luglio del 1806 a un collega astronomo di nome Schu-
macher, al quale era legato da grande amicizia, il grande mate-

lO INTRODUZIONE
matico commentava: «Sembra che sia destinato a coincidere
con Legendre in quasi tutti i miei lavori teorici». Questo tipo di
rivalità era molto comune al tempo e trova spiegazione nei me-
todi di lavoro e di divulgazione dei risultati dei matematici
dell'epoca. Per tutta la vita Gauss fu restio a entrare in scontri
aperti per l'attribuzione dell'origine delle sue scoperte. Solo
quando, dopo la sua morte, si studiarono le sue note e la sua
corrispondenza fu chiaro che la ragione era dalla sua parte.
Non vi è però alcun dubbio che il metodo dei minimi qua-
drati si rivelò uno strumento di grande utilità per affrontare di-
versi problemi mediante i quali si cercava di stabilire la funzione
che meglio si adattasse o approssimasse a un insieme di dati
con un criterio di minimizzazione. Le applicazioni più impor-
tanti si trovano in statistica, dove raggiungono l'acme con la
stima dei parametri della popolazione attraverso un campione,
un risultato noto come teorema di Gauss-Markov. Un aneddoto
curioso è che in statistica il nome di Gauss è comunemente as-
sociato alla nota campana di Gauss, quando in realtà la sco-
perta di tale distribuzione si deve ad Abraham de Moivre.
Gauss affrontò molto presto il cosiddetto teorema fonda-
mentale deU'algebra che, in pratica, stabilisce che un polinomio
ha tante radici, o valori dove il polinomio è pari a zero, quanto
indica il suo grado. Questo problema fu l'argomento della sua
tesi di laurea. Durante la sua vita presentò varie dimostrazioni di
tale risultato ogni volta più raffinate e comprensibili. Così come
per la sua scoperta dell'orbita di Cerere, nella sua ricerca di una
dimostrazione adeguata Gauss trovò costruzioni matematiche
innovative e di grande utilità, come i numeri complessi. Nell799
dimostrò che, utilizzando un numero molto speciale, la radice di
-l (o numero i), i matematici potevano risolvere qualsiasi equa-
zione polinomiale che fosse messa loro davanti.
L'analisi numerica e, in particolare, lo studio dei numeri
primi è forse la parte dell'opera di Gauss maggiormente nota e
alla quale dedicò più tempo. Da giovane ricevette in regalo una
tavola dei numeri primi che ne conteneva diverse migliaia e che,
però, a suo dire, erano riportati in modo disordinato. Scrutando
le sue tavole numeriche, Gauss non riusciva a determinare nes-

INTRODUZIONE n
suna regola che indicasse di quanto dovesse saltare per trovare
il successivo numero primo. Sembrava che questa regola non
esistesse, un'idea che lo scienziato non poteva accettare: la mo-
tivazione primaria della vita di un matematico è determinare
strutture ordinate, scoprire e spiegare le regole che sono alla
base della natura e prevedere cosa accadrà in seguito. Questo
pensiero, che arrivò a ossessionarlo, lo portò a formulare alcune
delle più grandi congetture sulla distribuzione dei numeri primi
e sulla loro creazione mediante procedimenti matematici. Oggi-
giorno il problema della determinazione dei numeri primi resta
di grande attualità, dato che molti dei processi di codifica delle
inform3.:Zioni sono basati sulle proprietà di tali numeri.
Tra ill818 e ill832, Gauss diresse un vasto progetto per la
mappatura topografica del Regno di Hannover. Si trattava di un
incarico enorme con implicazioni politiche e militari, oltre che
scientifiche. Gauss non ne fu però solo il direttore nominale, ma
si fece coinvolgere in prima persona dal lavoro sul campo, un'at-
tività che gli sottrasse tempo prezioso che avrebbe potuto dedi-
care a ricerche matematiche di natura più teorica. D'altra parte
questo incarico gli consentì di approcciare nuovi tipi di geome-
tria non basata sugli assiomi di Euclide, dando forma a idee che
stava maturando fra sé e sé sin dagli anni da studente. Le misu-
razioni della Terra, ricomposte all'interno della geodesia, gli
diedero altresì l'opportunità di contribuire grandemente alla
geometria differenziale. Negli ultimi anni di vita, grazie al rap-
porto con Weber, si interessò a problemi legati alla fisica appli-
cata, in particolare in ottica, meccanica ed elettricità.
L'influenza di Gauss sulle successive generazioni di mate-
matici è enorme. Basta ricordare che fu professore di Bernhard
Riemann e Julius Wilhelm Richard Dedekind, due dei più grandi
matematici del XIX secolo. I suoi apporti, come già indicato,
interessarono tutti i campi della matem.atica, sia pura sia appli-
cata. Merita inoltre un posto d'onore in fisica e il suo contributo
al magnetismo, all'ottica e alla geodesia è fra i più rilevanti della
sua epoca.
No n è quindi certamente eccessivo il titolo postumo di
"Principe dei matematici" che Giorgio V, re di Hannover, fece

12 INTRODUZIONE
incidere su una moneta commemorativa. Secondo lo storico e
matematico Eric Tempie Beli, opinione condivisa dalla maggior
parte dei suoi colleghi, con Archimede e Newton, Gauss occupa
il podio dei grandi geni della matematica.

INTRODUZIONE 13
1777 Cari Friedrich Gauss nasce 1809 Muore la prima moglie di Gauss.
a Brunswick, Germania, Pubblica la sua opera più importante
figlio unico di Gerhard Dietrich a contenuto astronomico: 1'lu3oria
Gauss e Dorothea Benze. rrwtus corporum coelestium
in selectiortibus conici.s solem
1784 Inizia la scuola elementare di ambientium.
Brunswick. Ha come insegnanti
J.G. Btittner e Martin Bartels, 1810 Gauss si sposa in seconde nozze
che riconoscono le sue capacità con Mirula Waldeck, d.a1la quale avrà
e lo stimolano. tre figli: Eugen, Wilhelm e Therese.
n matrimonio dura fino al 1831, anno
1791 Viene presentato al duca di Brunswick, in cui Gauss resterà nuovamente
che ne diventerà il mecenate. vedovo.

1795 Gauss lascia Brunswick e si trasferisce 1818 D governo di Hannover incarica Gauss
all'Università di Gottinga, dove inizia della triangolazione e misurazione
gli studi universitari. del regno, attività che richiederà diversi
anni di dedizione aJla geodesia
1796 Scopre il metodo di costruzione con
riga e compasso di un poligono a 17 1827 Pubblica Disquisitiones generales
facce. Questo successo lo spinge circa supeificies curvas, la sua opera
a dedicarsi principalmente fondamentale di geometria
alla matematica. differenziale, che comprende
il Theorema egregium.
1799 Presenta la sua tesi di laurea
all'Università di Helmstedt. In questo 1831 Weber si trasferisce a Gottinga,
lavoro fornisce la prima dimostrazione iniziando una fruttuosa collaborazione
del teorema fondamentale dell'algebra. con Gauss nel campo della fisica.

1801 Pubblica Disquisitiones arithmeticae, 1849 Gauss presenta una nuova


il suo principale contributo alla teoria dimostrazione del teorema
dei numeri. Nell'opera raccoglie le sue fondamentale dell'algebra in occasione
ricerche degli anni precedenti, del cinquantesimo anniversario
fra le quali quelle relative all'aritmetica della sua tesi di laurea
modulare, ai numeri complessi
e alla legge di reciprocità quadratica 1855 Muore serenamente nel sonno
Determina l'orbita di Cerere la mattina del 23 febbraio all'età
con il metodo dei minimi quadrati. di settantasette anni

1805 Sposa Johanna Oshoff, dalla quale


avrà tre figli: Joseph, Minna e Louis,
che morirà a pochi mesi.

INTRODUZIONE 15
CAPITOLO 1

Prime scintille di un prodigio


dei numeri

Sin da bambino, Gauss si distinse per peculiarità


che hanno ben pochi confronti nella storia della scienza
e che attirarono l'attenzione di diverse persone
che lo aiutarono a potenziarle.
Fin dall'inizio della sua carriera scientifica
si interessò a quasi tutti i rami della matematica,
ai quali apportò non solo grandi scoperte,
ma anche una nuova visione della disciplina
basata sul rigore delle dimostrazioni.
Si conoscono solo pochi fatti interessanti dell'infanzia e della gio-
vinezza di Gauss. La principale fonte di informazioni relative a
questo periodo è lo stesso Gauss attraverso le storie della sua fan-
ciullezza che volle raccontare, ormai anziano, a studenti e amici
Johann Friedrich Carl Gauss nacque a Brunswick (in tede-
sco Braunschwieg), la principale città del ducato di Brunswi-
ck-Wolfenbiittel (nell'attuale Bassa Sassonia), il 30 aprile 1777.
Fu l'unico figlio di Gerhard Dietrich Gauss, nato nel 1744, e Do-
rothea Benze. Suo padre aveva già un figlio da un precedente
matrimonio. Gauss non usò mai il suo primo nome, Johann, e
modificò l'ordine degli altri due, firmando sempre i suoi lavori
come Carl Friedrich Gauss, come infatti lo si conosce oggi.
Egli venne alla luce in una piccola strada chiamata Werden-
graben. In seguito la famiglia si trasferì al numero 30 di Wilhel-
mstrasse, nei pressi del canale della città, scelta che consentì
l'accadere di uno degli aneddoti più conosciuti della sua infan-
zia: quando aveva tre o quattro armi cadde in acqua venendo su-
bito salvato da un contadino che passava di lì per caso. La
scienza della matematica ha un debito impagabile nei confronti
di quell'anonimo agricoltore.
La famiglia del padre, da sempre composta di piccoli alleva-
tori, si trasferì a Brunswick intorno al 1740 e ciò significò per i
Gauss l'attesa di più degne condizioni di vita e la promessa di un

PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI


futuro migliore in un periodo in cui il vecchio feudalesimo tede-
sco veniva progressivamente sostituito da un nuovo tipo di go-
verno assolutista. Non c'era comunque un modo semplice per far
fortuna: le corporazioni, che dal Medioevo controllavano l'ac-
cesso alle professioni, dominavano gran parte della vita della
città e non permettevano la loro espansione economica. Il padre
di Gauss, da nuovo arrivato nell'area urbana, dovette guada-
gnarsi da vivere con i lavori più diversi, come giardiniere, macel-
laio ambulante o contabile di un'agenzia di pompe funebri.
L'obiettivo della famiglia era comprare una casa all'interno del
perimetro urbano che desse accesso ai diritti di cittadinanza. Iro-
nia della sorte, poco dopo aver raggiunto questo traguardo, il
mondo nel quale viveva la famiglia Gauss fu distrutto dall'inva-
sione degli stati tedeschi da parte delle truppe di Napoleone.
Sappiamo che il padre di Gauss era un uomo brusco, di rigidi
valori, la cui rudezza nei confronti del figlio rasentava in alcuni
casi la brutalità. La sua onestà e la sua tenacia gli permisero di
ottenere un certo benessere, ma non ebbe mai una vita facile.
Non aiutò Gauss nella sua carriera scientifica e non comprese la
necessità che il figlio ottenesse un'educazione adeguata alle sue
capacità. Se l'opinione del padre avesse prevalso, l'intelligente
ragazzino avrebbe intrapreso una delle professioni di famiglia e
fu solo grazie a una serie di felici coincidenze che Gauss si
"salvò" dal diventare giardiniere o muratore. Da bambino erari-
spettoso e obbediente e, sebbene non fu mai critico con il padre
neppure in età adulta, si comprende perché non nutrisse per lui
del vero affetto. Gerhard mori nel 1806.
La famiglia della madre era originaria di Velpke, una citta-
dina della Bassa Sassonia non lontana da Brunswick. Dorothea
Benze era una donna sveglia, dallo spirito allegro e con un carat-
tere forte. Arrivò fino alla veneranda età di novantasette anni,
accudita dal figlio, con il quale convisse per gli ultimi vent'anni
a Gottinga. Sostenne sempre Gauss nei suoi studi e fu molto or-
gogliosa dei suoi successi scientifici. Si racconta che pianse
dall'emozione quando Wolfgang Bolyai (1775-1856), uno dei mi-
gliori amici di Gauss, le assicurò che suo figlio sarebbe passato
alla storia come uno dei più grandi matematici di sempre.

20 PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI


I genitori di Gauss non avevano una grande istruzione.
Il padre, come si deduce dalle sue occupazioni, sapeva almeno
leggere, scrivere e fare alcuni calcoli aritmetici elementari. Gauss,
ormai anziano, era solito affermare di aver imparato prima a scri-
vere che a contare e di aver appreso a leggere da solo, scandendo
i nomi di parenti e amici di famiglia Lui stesso raccontava l'aned-
doto che lo descrive come uno dei matematici più precoci: quando
aveva tre anni, un sabato mattina d'estate, mentre il padre calco-
lava il salario degli operai alle sue dipendenze, il bimbo lo sor-
prese affermando che la somma non era esatta e rivelando poi il
risultato corretto. La successiva verifica di Gerhard provò che
aveva ragione il piccolo. Nessuno gli aveva insegnato i numeri o,
men che meno, a fare le addizioni. Con ogni probabilità la madre
sapeva leggere a stento, ma non scrivere. Gauss non si sentì mai
vicino al padre e, per tutta la vita, affermò di avere ereditato le sue
capacità dalla madre.

«Non è la conoscenza, ma l'atto dell'apprendimento,


e non il possesso, ma l'atto di arrivare fino alla meta,
che ci garantisce il maggior godimento.»
CAJlL F'uEDRICB GAUSS.

Le informazioni più affidabili a nostra disposizione sul ma-


tematico tedesco iniziano a partire dall'anno 1784, quando il gio-
vane Cari entrò alla scuola elementare. All'epoca non tutti i
bambini della sua età ci andavano, ma per chi cresceva in città
solitamente c'erano maggiori possibilità e, in tal senso, Gauss
ebbe fortuna. L'ebbe anche in un altro senso, molto diverso, in-
contrando un insegnante che lo guidò nei suoi primi passi acca-
demici, J.G. Btittner, docente di inusitata competenza.
Quest'ultimo ebbe il merito di riconoscere l'enorme capacità del
giovane Gauss e di dedicargli particolare attenzione rispetto ai
suoi oltre cinquanta compagni di classe. Nel 1786 richiese e ot-
tenne da Amburgo testi aritmetici speciali per uno scolaro tanto
eccezionale, che pagò di tasca propria. L'assistente di Btittner in

PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI 21


quegli anni era J.C. Martin Bartels (1769-1836), che, successiva-
mente, diverrà professore di matematica all'Università di Kazan
(in Russia) e che aveva solo otto anni più di Cari Friedrich. An-
ch'egli riconobbe rapidamente il genio di Gauss e gli dedicò
enorme attenzione. Studiavano insieme e si aiutavano a vicenda
per decifrare e comprendere i manuali di algebra e analisi ele-
mentare a loro disposizione.
In questi anni cominciò la gestazione di alcune idee e ap-
procci alla matematica che caratterizzeranno in seguito Gauss.
Sui libri di Bartels, egli conobbe il binomio di Newton per espo-
nenti non interi e le serie infinite e fece i primi passi in analisi
matematica. È curioso ricordare che, all'Università di Kazan,
Bartels fu professore di Nikol3.i Lobachevski (1792-1856), uno
dei matematici che avrebbero sviluppato la geometria non eucli-
dea, area della quale Gauss fu iniziatore.

MIGLIORANDO NEWTON

In collaborazione con il suo professore, Martin Bartels, il giovane Gauss ot-


tenne una nuova dimostrazione del binomio di Newton con coefficienti na-
turali, una formula che consente di sviluppare la potenza d i un binomio:

dove

n ) n!
( k - k!(n-k)!

è il numero combinatorio n su k, e n!- n~./ è chiamato fattoriale di un


numero ed è il prodotto del numero naturale moltiplicato per tutti quelli
minori del numero stesso.

22 PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI


PRECOCITÀ ARITMETICA

Un altro aneddoto illustra la precocità e predisposizione di Gauss


per i calcoli aritmetici. Quando aveva nove anni, il suo professore,
Btittner, propose agli alwmi di sommare i primi cento nwneri na-
turali, con la certezza che, per risolvere tale problema, ci avreb-
bero impiegato il tempo sufficiente da consentirgli un po' di
meritato riposo. Solitamente, man mano che gli alwmi tennina-
vano il problema, si alzavano e mettevano la loro lavagnetta con la
soluzione davanti al maestro. Mentre gli altri bambini si erano ap-
pena messi all'opera, in pochi secondi Gauss aveva già lasciato la
sua lavagna sulla cattedra, esclamando in dialetto: «Ligget se!»
(Ecco qui!). Btittner pensò che Gauss volesse fare l'insolente, ma,
guardando la lavagna, notò che la risposta, 5050, era li, senza nep-
pure un calcolo intermedio.
n professore si persuase che fosse un trucco di qualche tipo,
fino a quando il giovane Carl non gli spiegò il suo ragionamento.
Gauss non aveva affrontato il problema direttamente, accwnu-
lando somme sempre maggiori e, quindi, suscettibili di errore, ma
si era avvicinato "lateralmente". Si era reso conto che la prima cifra
(uno) e l'ultima (cento), sommate, davano la stessa quantità (cen-
touno) della seconda e della penultima e il ragionamento poteva
proseguire senza problemi, pertanto 1+100 = 2+99 = 3+98 = ... =
50+ 51 = 101. Aveva quindi cinquanta coppie di nwneri la cui somma
dava 101 e il cui prodotto era 5050.
Gauss, ovviamente senza saperlo, aveva applicato la formula
della somma dei termini di una progressione aritmetica In mate-
matica una progressione aritmetica è una serie di nwneri tali che
la differenza di due termini successivi qualunque della sequenza è
costante, quantità chiamata differenza deUa progressione, diffe-
renza o, semplicemente, ragione. Nel caso del problema proposto
a Gauss, la differenza era l. L'espressione della somma di una pro-
gressione aritmetica è abbastanza semplice: se i termini della no-
stra successione sono ai' a 2, ••• ,an, la sommaSn è:

PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI 23


Nel caso della somma di n primi numeri naturali, Tn, avremo:

T = n(n+l).
n 2

Se sostituiamo nella formula precedente n= 100, otteniamo


5050, come era da attendersi.
La dimostrazione della formula si può ottenere mediante vari
procedimenti, alcuni tanto intuitivi come l'uso di coppie con
somma uguale, così come è possibile che abbia fatto Gauss; per
una dimostrazione più formale, tuttavia, si è soliti applicare il
cosiddetto principio di induzione. Tale metodo consiste nel
provare che un numero naturale n possiede proprietà detenni-
nate e, in un secondo tempo, dimostrare che, se un numero natu-
rale qualunque le possiede, le avrà anche il successivo.
La forza della dimostrazione matematica è che possiamo af-
fermare che se questa formula è vera per la somma di qualunque
serie di numeri naturali, non sono necessarie altre verifiche. Ep-
pure, se ponessimo i più moderni e rapidi computer oggi dispo-
nibili a calcolare queste somme e comprovassimo che la formula
è sempre verificata, ciò non presupporrebbe comunque una ve-
rità universale. Sarebbe sempre possibile pensare che siano ri-
masti esclusi dei numeri per accertarci di ciò che affermiamo e
che qualcuno potrebbe non seguire le attese. Questo è uno dei
grandi apporti di Gauss alla matematica: la necessità di una
prova rigorosa.
Prima dei suoi lavori era piuttosto usata la matematica specu-
lativa, con affermazioni basate su esempi concreti, lacune concet-
tuali e prove incomplete. Gauss, tuttavia, che non pubblicava le
sue ricerche fino a quando non aveva a disposizione la dimostra-
zione più rigorosa possibile, nei suoi scritti non era solito inserire
le dimostrazioni complete dei suoi risultati, ostacolandone la com-
prensione per i suoi contemporanei. La sua idea dei lavori mate-
matici era una presentazione perfetta e pensava che le dimostrazioni
dettagliate sottraessero brillantezza all'opera. Per lo scienziato era
come mostrare un edificio con ancora i ponteggi che ne avevano
resa possibile la costruzione.

24 PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI


IL PRINCIPIO DI INDUZIONE

Il principio di induzione applicato alla dimostrazione della formula della som-


ma di n numeri naturali presenta le tre premesse di base seguenti:

a) Verifichiamo la validità della nostra ipotesi per il caso n=l.


b) Supponiamo che sia vero per n-1.
c) Basandoci su a) e b), lo verifichiamo per n.

Se riusciamo a provare c) usando a) e b), allora l'affermazione è vera per


tutti i numeri naturali. L'idea soggiacente a b) e c) è che, se è vero per un
numero, allora lo è per il successivo. Avendolo verificato per n=in a), il resto
è conseguente. Applichiamo il principio di induzione alla formula della somma
di n primi numeri naturali:

a) Per n=l, abbiamo:


1(1+ l)
r,----1.
2
Vero.

Supponiamo che n-l la somma sia:


(n-l)n
T,----.
n- 2
c) Quindi la somma Tn =Tn_, +n, pertanto applicando b) otteniamo che:

che completa la dimostrazione.

l NUMERI TRIANGOLARI

L'aneddoto relativo alla sonuna dei cento primi nwneri naturali


e la fonnula generale che abbiamo dimostrato servono anche per
introdurre un tema al quale Gauss dedicò molto tempo in gio-
ventù: i nwneri triangolari. Di fatto, il matematico inglese Mar-

PRIME SCINTILLE 01 UN PRODIGIO DEl NUMERI 25


cus du Sautoy, nel suo libro L'enigma dei numeri primi (2003),
inserisce un'innovativa spiegazione del modo in cui Gauss anivò
al risultato di 5050 usando i numeri triangolari.
Un numero triangolare è un numero le cui unità possono
ricomporsi sotto forma di triangolo equilatero (per convenzione,
il primo numero triangolare è 1). Il concetto di numero triango-
lare fu introdotto da Pitagora che studiò alcWle delle sue pro-
prietà. I pitagorici erano molto interessati alle qualità estetiche
dei numeri. Nella figura si riportano i primi sei numeri triango-
lari.
Osservando con attenzione il valore dei primi numeri trian-
golari, è possibile vedere che esso coincide con il valore della
serie Tn della somma dei primi n numeri naturali. Ovviamente
non è un caso, dato che nella costruzione di un numero triango-
lare ogni fila ha un elemento in più rispetto al precedente e la
Un numero
triangolare è prima inizia con l. Sapere se un numero qualunque è triangolare,
un numero che
può essere
quindi, equivale a verificare che tale numero coincide con il va-
espresso sotto lore di Tn per un numero n . Ogni numero triangolare Tn, quindi,
forma di triangolo.
Qui sono è definito dalla formula seguente:
presentati l primi
sei numeri. Gauss
scopri che
qualunque numero
intero positivo
può essere
rappresentato
Il problema della somma proposto a Gauss, quindi, sarebbe
come la somma,
ai massimo,
equivalente a calcolare il numero triangolare la cui fila di base
di tre numeri
sia pari a 100. Il modo migliore per fare questo calcolo senza
triangolari.

grandi conoscenze matemati-


.------------
che è prendere un altro trian-

• •
••
golo uguale, girarlo e

• •• 3
••• 6
metterlo accanto al primo. In
questo caso abbiamo un ret-
tangolo da 100 unità di lun-
• ••• ghezza e 101 di larghezza.

•• ••••• • ••
•••• Affinché la trasformazione
••• ••••••
•••• ••••
••• ••••••• resti chiara dobbiamo sosti-
10 15 21 tuire previamente i triangoli
equilateri con triangoli ret-

26 PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEi NUMERI


tangoli (con uno dei loro angoli retti) senza far altro che spostare
le file. Ottenuto il rettangolo, il calcolo del numero totale di unità
è molto semplice, dato che si tratta del prodotto dei suoi lati
100x101=10.100. Un unico triangolo, quindi, contiene la metà.
delle unità, pertanto 5050. La figura seguente aiuta a compren-
dere la costruzione del rettangolo a partire da due numeri trian-
golari uguali. Per ragioni di spazio, lavoreremo con 1'_1 invece di
T 100, poiché ciò non influisce sul ragionamento. Per maggiore
chiarezza indicheremo con X le unità del primo numero triango-
lare e con Z quelle del secondo.

x z x zzz xzzz
xx + zz = xx + zz = xxzz
xxx zzz xxx z xxxz
Come vediamo, e secondo le aspettative, resta un rettangolo
di 4x3. In generale, inoltre, la somma di due numeri triangolari
Tn dà luogo a un rettangolo nx(n+1), pertanto per conoscere il
numero di elementi in T n , basta dividere per 2, ottenendo di
nuovo, e con un ragionamento diverso, che la formula di costru-
zione dei numeri triangolari è:

T = n(n+1).
n 2

È difficile precisare quale dei due tipi di ragionamento fu


usato dal giovane Gauss, ma non è impossibile che avesse com-
preso che gli si chiedeva di calcolare il numero triangolare con
base 100 unità, considerando l'interesse che egli dimostrò sin da
bambino per i numeri triangolari e le loro proprietà. Nel suo dia-
rio matematico, infatti, si trova un'annotazione del18luglio 1796
che dice letteralmente: «Eureka! num=L\+ L\+ L\», che, una volta
tradotto il suo linguaggio criptico, equivale a uno dei teoremi più
noti, il quale afferma che ogni numero intero positivo può essere
rappresentato come la somma di un massimo di tre nwneri trian-
golari. Dobbiamo però ricordare che questo teorema non implica

PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI 27


che i numeri triangolari debbano essere differenti (come accade
nel caso di 20=10+10), né che debba esserci una soluzione con
esattamente tre numeri triangolari, ma che questo è il numero
massimo di numeri triangolari dei quali abbiamo bisogno. Nell'e-
sempio precedente, infatti, ne sono sufficienti due ed, evidente-
mente, se il numero è triangolare, ne basta uno, il numero stesso.
L'entusiasmo era più che giustificato. Il giovane Gauss aveva
appena risolto una delle sfide del vecchio Fermat (1601-1665). E
non una qualunque ...
Persino il grande Leonhard Euler (1707-1783), noto in Italia
come Eulero, vi si era arenato. In seguito parleremo di Fermat
ed Eulero in modo più esteso, perché i loro lavori presenteranno
altre coincidenze con quelli di Gauss. Gauss sarebbe stato il
primo nella storia a fornire la risposta a una delle celebri conget-
ture di Fermat. In matematica una congettura non è altro che un
risultato apparentemente vero che non si è potuto però verifi-
care in modo rigoroso e analitico, ma per il quale non si è nep-
pure riusciti a trovare un esempio contrario che lo smentisca.
Questo risultato non sarà pubblicato da Gauss fino al1801
nelle sue Disquisitiones ar'ithmeticae. Egli non divulgava i suoi
risultati immediatamente dopo averli ottenuti, ma attendeva in-
vece alcuni anni, fino ad avere i contenuti matematici sufficienti
per pubblicare un libro. Questo modo di agire fu fonte di diverse
polemiche relative al primato di Gauss in alcune scoperte mate-
matiche. Di fatto vi furono risultati che Gauss trovò per primo,
ma che furono pubblicati da altri matematici. Non significa tut-
tavia che fossero copiati, piuttosto semplicemente che quegli
studiosi erano giunti a risultati analoghi o uguali in modo indi-
pendente e senza conoscere i passi avanti di Gauss. Molte di que-
ste polemiche non poterono essere risolte se non anni dopo,
quando si poterono studiare la corrispondenza e gli appunti
scientifici di Gauss.
n teorema dei numeri triangolari ricorda la famosa conget-
tura di Goldbach, enunciata da Christian Goldbach (1690-1764),
che afferma che ogni numero naturale pari, maggiore di 2, si può
esprimere come la somma di due numeri primi, pertanto tutti i
numeri dispari maggiori di 5 si possono esprimere come la

28 PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI


somma di tre primi o meno, infatti, se non è direttamente primo,
basta sommare il primo 3 a un numero pari di tre unità minore.
Gauss, tuttavia, riuscì a dimostrare il suo risultato, mentre la
congettura di Gold bach continua a restare senza una prova rigo-
rosa. Questo esempio spiega il motivo per il quale la matematica
conferisce tanto valore alla dimostrazione di un assunto. La con-
gettura di Gold bach è stata verificata per tutti i numeri minori di
10w un numero di dimensioni inimmaginabili, ma non è accet-
tata come risultato matematico e non ha raggiunto la categoria
di teorema, restando una semplice congettura.

LA FORMAZIONE ACCADEMICA DI GAUSS

A undici anni, nel 1788, con l'aiuto del suo mentore Btittner,
Gauss ottenne di essere ammesso al Gymnasium Catharineum
- un istituto superiore -nonostante le reticenze del padre, poco
convinto che dovesse continuare gli studi. Furono gli sforzi della
madre e dello zio paterno che riuscirono a convincere il genitore
a rinunciare all'aiuto del figlio nel lavoro e a garantire al ragazzo
un'istruzione superiore. Le lezioni nella nuova scuola erano or-
dinate e regolari e il numero di allievi per classe ragionevole.
Lì studiò latino e greco, requisito indispensabile per ottenere
un'istruzione più approfondita e iniziare una carriera accade-
mica. Il latino, al tempo, era infatti la lingua franca della scienza
In soli due anni riuscì ad avere accesso al livello superiore
dell'insegnamento secondario.
La sua fama iniziò quindi a estendersi nei circoli più colti di
Brunswick-Wolfenbtittel fino ad arrivare all'orecchio del duca
Karl Wilhelm Ferdinand (1735-1806), al quale fu presentato nel
1791. Dal 1235 il titolo di duca di Brunswick era ereditato da
vari membri della Casa di Welf che governarono diversi piccoli
territori a nordovest della Germania. L'elemento un.i.ficatore di
queste zone era di essere sotto il controllo di un discendente del
duca, ma solo per linea maschile, a causa di una legge salica che
impediva alle donne di accedere al potere. Impressionato dal

PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI 29


giovane Gauss, il duca gli assegnò una somma annuale perché
potesse proseguire gli studi. Ricompense come queste non
erano abituali al tempo, in particolare in uno stato piccolo come
Brunswick, e ciò consentì a Gauss di superare le barriere sociali
con le quali doveva scontrarsi a causa delle sue umili origini. Di
fatto non sarebbe mai progredito come fece senza l'aiuto di per-
sone interessate a promuovere il suo enorme talento. Un altro
aiuto importante lo ricevette da Eberhard A. W. Zimmerman
(1743-1815), professore del Collegium Carolinum e consigliere
provinciale del duca, il quale incoraggiò quest'ultimo ad aiutare
il giovane e talentuoso Gauss. La benefica influenza del duca si
estese fino al 1806, anno in cui morì a causa delle ferite inferte-
gli durante la Battaglia di Jena, quando le truppe francesi scon-
fissero la Prussia e i suoi alleati, fra i quali lo stato di Brunswick.
Un anno dopo la dipartita del duca e la perdita degli aiuti eco-
nomici, Gauss riuscì a farsi nominare direttore dell'Osservato-
rio di Gottinga, lavoro che gli consentì di continuare a
mantenersi. Con l'aiuto di Zimmerman, inoltre, egli poté stu-
diare al Collegium Carolinum, del quale fu alunno dal 1792 fino
al 1795. L'amicizia fra Gauss e Zimmerman restò salda fino alla
morte di quest'ultimo, nel luglio 1815.
Accademie come il Collegium Carolinum non erano rare in
Germania, Paese in quel momento formato da stati governati in
modo indipendente. Esse erano un passaggio intermedio fra i
cosiddetti Gymnasium, nei quali i bambini ricevevano un'istru-
zione elementare, e l'università. Futuri ufficiali dell'esercito, ar-
chitetti, ingegneri, tecnici meccanici e commercianti trovavano
in queste accademie l'opportunità di ottenere una migliore istru-
zione generale che permettesse loro di sviluppare negli anni a
venire le proprie professioni. D'altra parte, questi istituti inizia-
vano anche ad avere una certa specializzazione in base alle varie
aree di interesse. Qui si insegnavano lingue antiche e moderne,
morale e dogmi cristiani, filosofia, storia e letteratura, statistica,
diritto, matematica, fisica e storia naturale. Erano impartite
anche lezioni di disegno e si potenziavano le qualità artistiche
degli allievi. L'insegnamento, inoltre, era animato da un nuovo
spirito: si cercava di formare persone, non solo di insegnare

30 PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI


Ritratto di Gauss
dipinto nel 1803
circa, quando
i l grande genio
tedesco aveva
ventisei anni.
Questa fu la tappa
piu proiWoca
del giovane
matematico.
Due anni prima
aveva pubblicato
la sua prima
grande opera,
Oisquisltlones
arithmeticae.

PRIME SCINT1U.E DI UN PRODIGIO DEl NUI'4ER


delle conoscenze. In generale gli alunni avevano ampia libertà di
approfondire i temi verso i quali nutrivano più interesse. Erano
per natura complessi élitari e vi studiarono molti dei più noti
scrittori e scienziati dalla fine del XVIII all'inizio del XIX secolo.
L'istruzione pubblica di Brunswick fu una delle aree dove furono
più evidenti i progressi del XVIII secolo e la carriera accademica
di Gauss è un esempio di come fosse concretamente possibile
per una persona di umili origini seguire degli studi superiori.
La biblioteca del Collegium Carolinum era insolitamente
fornita e ospitava buona parte della letteratura classica matema-
tica. Gauss restò al Collegium fino al 1795. Qui studiò lingue
classiche, letteratura, filosofia e, ovviamente, matematica avan-
zata, risultando in tutto un allievo brillante. Fra le sue letture di
matematica dell'epoca troviamo i Principia Mathematica di
Isaac Newton (1642-1727), I'Ars Conjectandi di Jakob Bernoulli
(1654-1705), i lavori di Louis Lagrange (1736-1813) e alcune delle
memorie di Eulero. Fu particolarmente attratto dai lavori di
Newton, che considerava un genio della matematica e un esem-
pio da seguire.
Nel Collegium Carolinum, Gauss inizierà alcune delle sue
future ricerche matematiche, secondo personali successive am-
missimù, come la distribuzione dei numeri primi o i fondamenti
della geometria. I progressi di Gauss dovettero soddisfare il duca
che, anno dopo anno, aumentò gli importi che gli erano versati.
Nell'ottobre del 1795, all'età di diciotto anni, egli lasciò la natia
Brunswick e si trasferì all'Università Georg-August di Gottinga,
una piccola città a un centinaio di chilometri a sud, nello stato di
Hannover.
Gauss scelse questo ateneo contro i desideri del duca di
Brunswick, che sperava che il suo protetto continuasse gli studi
nella locale università di Helmstedt, sebbene mantenne comun-
que il suo sostegno finanziario. L'Università di Gottinga fu chia-
mata Georg-August in onore di re Giorgio II d'Inghilterra, anche
principe di Hannover. Fondata secondo il modello di Oxford e
Cambridge, aveva quindi una maggiore indipendenza dall'in-
fluenza ecclesiastica e vantava una migliore qualità di insegna-
mento. Gauss godette di notevole libertà per l'organizzazione dei

32 PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI


GOTTINGA

Gottingen, nome tedesco di Gottinga, è citata per la prima volta come Gutin-
gi in un documento dell'imperatore Ottone l del Sacro Romano Impero. Agli
inizi del Xlii secolo godeva già dei diritti di una città. A partire dal1584 entrò
a far parte del principato di Brunswick-WolfenbUttel e, nel1692, del principa-
to elettivo di Hannover, passando sotto il governo di un duca. In seguito alla
morte senza eredi della regina Anna di Inghilterra nel 1714, il principe elettore
di Hannover divenne re di Gran Bretagna con il nome di Giorgio l. Da quel
momento, e fino al1837, gli interessi di Hannover e della Gran Bretagna pro-
gredirono congiuntamente sotto una sola unione dinastica, fatta eccezione
per un periodo durante le guerre napoleoniche. Nel 1806 restò brevemente
sotto il controllo prussiano e, nel1807, passò al regno napoleonico di Westfa-
lia. Queste disposizioni territoriali si annullarono dopo la sconfitta di Napole-
one e, nel1813, la città tornò sotto il controllo di Hannover, che sarebbe diven-
tato regno nel 1814. A eccezione di questo periodo di guerre, la città dove
visse Gauss fu sempre tranquilla, circondata da mura medievali. Sebbene la
teologia avesse dominato i primi anni dell'università, quando Gauss fu nomi-
nato professore di astronomia e direttore dell'osservatorio cittadino nel1807
era ormai la scienza la disciplina di maggior richiamo. Non serve aggiungere
che la presenza di Gauss accrebbe enormemente la fama dell'ateneo, attiran-
do studenti e scienziati.

Auditorium dell'Università di Gottinga, dove Gauss studiò e insegnò. Incisione su legno a partire
da un disegno di Robert Galssler, 1865.

PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI


suoi obblighi accademici e poteva spaziare nella scelta delle le-
zioni e dei tutori, un enorme vantaggio per la sua formazione.
Il principale professore di matematica dell'università era
Gotthelf Abraham Kastner (1719-1800), che aveva allora settan-
tasei anni, ma dato che la sua dedizione per la ricerca matema-
tica era stata pressoché nulla, Gauss non lo considerò mai un
punto di riferimento. All'università ebbe modo di incontrare di-
versi professori, fra i quali in particolare il fisico Georg C.
Lichtenberg (1742-1799), l'astronomo Karl F. Seyffer (1762-1822)
e il linguista Christian Gottlob Heyne (1729-1812). Non si fece
però molti amici fra gli studenti, a eccezione di Wolfgang von
Bolyai, un nobile della Transilvania, provincia che contava una
nutrita minoranza tedesca. Il risultato più importante di questo
sodalizio è la corrispondenza tra i due, che si estende per oltre
cinquant'anni, dal 1799, durante un periodo di assenza di Gauss
da Gottinga, fino al 1853, due anni prima della morte del mate-
matico tedesco.

«Bolyai fu l'uruco che seppe interpretare


i miei criteri metafisici sulla matematica.»
CARL FRJEDRICH GAUSS PARLANDO DELL'AMICO WOLFGANG VON BOLYAJ.

Lo scienziato arrivò ad affermare che Bolyai fu lo «spirito


più complicato che ebbi mai modo di conoscere)). Bolyai è più
esplicito parlando della loro amicizia: «Ci univa la passione per
la matematica e la nostra coscienza morale e così passeggiavamo
per lunghe ore in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri)).
Durante i tre anni a Gottinga, Gauss studiò in modo del tutto
indipendente. Alla fine del 1798 abbandonò l'università per ra-
gioni ancora non chiare, ma avendo già sviluppato le sue più
importanti idee matematiche che pubblicherà nei venticinque
anni seguenti. Gauss lasciò Gottinga senza alcun diploma. Su
richiesta del duca, e così _come si evince dalla corrispondenza
con Bolyai, presentò la sua tesi finale all'Università di Helmstedt
nel 1799. La laurea fu ottenuta in absentia, senza il consueto
esame orale.

34 PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI


FARKAS BOLYAI

Noto in Germania come Wolf-


gang von Bolyai (1775-1856), fu
un matematico ungherese, cono-
sciuto soprattutto per i suoi lavo-
ri di geometria. La sua opera
principale, chiamata Tentamen
(Tentamen iuventutem studio-
sam en elementa metheosos in-
droducendi), fu un tentativo di
fornire una base rigorosa esiste-
matica alla geometria, all'aritme-
tica, all'algebra e all'analisi. In
questo lavoro espose procedi-
menti iterativi per risolvere le
equazioni. Il problema dei pro-
cessi iterativi di risoluzione dei
problemi matematici è che non
sempre è possibile garantire che
il numero di iterazioni sia finito:
quando un metodo può assicu-
rarlo è detto convergente. l pro-
cedimenti esposti da Bolyai era-
no di questo tipo . Un altro
apporto sostanziale della sua opera fu includere una definizione di ugua-
glianza tra due figure piane nel caso entrambe possano essere divise per un
numero finito di parti equivalenti, dando luogo al teorema di Bolyai-Gerwien .
Fu inoltre padre del matematico Janos Bolyai , che spinse a occuparsi di
geometria non euclidea. Gauss riconobbe che molte delle sue idee sulla
geometria erano state discusse e migliorate grazie a Wolfgang Bolyai.

COSTRUZIONE CON RIGA E COMPASSO


DEL POLIGONO REGOLARE A DICIASSETTE LATI

Sin dal suo arrivo a Gottinga, il giovane Gauss continuò a svilup-


pare autonomamente le proprie ricerche sui numeri che aveva
iniziato al CoUegium. Sicuramente più frutto di questo lavoro che
degli insegnamenti di Ka.stner, durante un soggiorno nella casa di

PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI 35


IL DIARIO SCIENTIFICO DI GAUSS E LA SUA INTERPRETAZIONE

La costruzione dell'eptadecagono nel1796 fece sì che Gauss comprendesse


che avrebbe potuto trarre maggior vantaggio dal suo talento se si fosse
dedicato alla matematica che non alla filosofia. Quando si rese conto dell'im-
portanza della sua scoperta, che dava una soluzione a uno dei problemi di
costruzione con riga e compasso che da più tempo occupava i matematici,
lo scrisse in un piccolo diario scientifico e questa fu la sua prima annotazione.
Iniziò così uno dei documenti matematici più interessanti della storia di que-
sta scienza. L'ultima annotazione è del 9 luglio 1814. Sono solo diciannove
pagine con centoquarantasei brevi annotazioni con scoperte o risultati di
calcoli. Il diario fu reso noto alla comunità scientifica solo nel1898, quaranta-
tré anni dopo la morte di Gauss. quando la Reale Società di Gottinga chiese
in prestito il libro al nipote del matematico per il suo studio critico, studio che
consentì di comprendere la maggior parte dei risultati di Gauss e di dirimere
le polemiche sulla paternità di alcune scoperte matematiche. Il suo metodo
di lavoro gli consentiva di scrivere in modo rapido tutte le idee che gli pas-
savano per la mente; in seguito Gauss appuntava il risultato finale, ma non
includeva la dimostrazione matematica. Non era evidente neppure l'enuncia-
to. Il suo modo di scrivere era molto personale, con abbreviature delle quali
solo lui conosceva il significato; alcuni appunti non comprendono neppure
un'annotazione matematica. La maggiore parte è stata decifrata perché si
tratta di risultati che Gauss pubblicò in seguito in modo più formale. Ad
esempio quelli riferiti ai numeri triangolari, al metodo dei minimi quadrati o
alla geometria differenziale. Nel caso del teorema relativo ai numeri triango-
lari, appare nel diario come:

EYPHKA! num = tJ. + tJ. + tJ.

Il risultato fu pubblicato in seguito da Gauss nel suo libro Disquisitiones


arithmeticae nel1801, dove affermava che un numero può essere scritto come
la somma, al massimo, di tre numeri triangolari. Ci sono però alcune annota-
zioni talmente criptiche che non sono state decifrate; 1'11 ottobre 1796 Gauss
scrisse: «Vicimus GEGAN n (Abbiamo vinto il drago). Non abbiamo idea di
quale fosse il drago al quale si riferiva . L'B aprile 1799 scrisse «REV. GALENn
all'interno di un rettangolo ed è stato impossibile far coincidere questa an-
notazione con alcuno dei risultati conosciuti di Gauss.

36 PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI


Brunswick egli realizzò una scoperta che sarà chiave non solo per
la sua carriera, ma anche per il futuro della matematica: il metodo
di costruzione con riga e compasso dell'eptadecagono, il poligono
regolare a diciassette lati.
L'importanza della scoperta per la matematica deriva dal fatto
che essa spinse Gauss a dedicare la sua vita a questa disciplina Il
giorno successivo, il 30 mano, un mese esatto prima del suo di-
ciannovesimo compleanno, Gauss scrisse una prima annotazione
sul suo diario, il diario scientifico più importante della storia della
matematica nel quale avrebbe appuntato, a volte in modo criptico
(ma sappiamo quanto fosse geloso delle sue scoperte), i risultati
matematici che gli venivano in mente. Da questo diario deriverà
un elevato numero di scoperte matematiche del XIX secolo, ma su
quelle pagine non furono raccolte tutte le scoperte di Gauss nel
periodo che si estende dal1796 all814. Molti dei risultati annotati
sarebbero sufficienti per stabilire la priorità di Gauss in campi
dove alcuni dei suoi contemporanei si rifiutavano di credere che
li avesse preceduti. L'annotazione del19 mano 1797 dimostra che
aveva già scoperto la doppia periodicità di alcune funzioni ellitti-
che. Dette funzioni, che sono una generalizzazione delle funzioni
trigonometriche come seno e coseno, erano interessanti perché
legate al calcolo della nùsura dell'arco di un'ellisse (da qui il loro
nome), a sua volta fondamentale per i calcoli astronomici. Gauss
aveva allora vent'anni. Inoltre, un'altra annotazione mostra che il
matematico tedesco riconobbe la doppia periodicità nel caso ge-
nerale. Questa sola scoperta, se fosse stata pubblicata, avrebbe
potuto regalargli una fama immediata, ma non lo fu mai.
Molte altre scoperte, che restarono sepolte per anni nel suo
diario, avrebbero fatto la fortuna di una mezza dozzina di grandi
matematici, se fossero state divulgate. Alcune non furono mai
rese pubbliche durante la vita di Gauss, il quale non pretese di
avere la priorità quando altri autori lo anticiparono, essendo
troppo orgoglioso per entrare in questo tipo di dispute. Parlando
di sé, egli afferma che si impegnava nei suoi studi scientifici solo
come risposta agli impulsi più profondi della natura e che per lui
la pubblicazione, perché fossero noti agli altri, era qualcosa di as-
solutamente secondario.

PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI 37


Un'altra delle idee di Gauss, comunicata una volta a un
amico, spiega sia l'esistenza del suo diario sia la lentezza nella
pubblicazione. Gauss dichiarava che, quando aveva ventitré
anni, era tale la quantità di nuove idee che gli passavano per la
mente che difficilmente poteva raccogliere tutte in modo esteso,
disponendo inoltre a questo fine di pochissimo tempo. Il diario
contiene solo i brevi giudizi finali dei risultati di complicate ri-
cerche, alcune delle quali lo occuparono per settimane. Quando,
in gioventù, contemplava la serie di prove sintetiche che ave-
vano incatenato le ispirazioni di Archimede e Newton, Gauss
decise di seguire il loro grande esempio, lasciando solo opere
d'arte perfette e complete, alle quali nulla potesse essere ag-
giunto né sottratto senza sfigurame l'insieme. L'opera in sé deve
essere completa, semplice e convincente, senza che si possa tro-
vare alcunché che indichi che il lavoro sia stato frutto di fatiche.
Una cattedrale, diceva, non è una cattedrale fino a quando non è
sparito dalla vista l'ultimo ponteggio. Lavorando con questo idea-
le, Gauss preferiva limare varie volte un'opera maestra, invece di
pubblicare gli ampi schemi di molte di esse, come avrebbe potuto
fare facilmente. Il suo timbro, un albero con pochi frutti, riporta il
motto Pauca sed matura (Pochi, ma maturi) e questo fu anche
il tema ispiratore della sua vita scientifica per quanto riguarda le
pubblicazioni. Come vedremo, il diario servì per dirimere alcune
controversie, in particolare quelle con Legendre.
La costruzione con riga e compasso, che aveva una lunga tra-
dizione nei lavori matematici, consiste nel tracciare punti, seg-
menti di retta e angoli usando esclusivamente una riga e un com-
passo idealizzati. La riga ha una lunghezza infinita e non presenta
segni che consentano di misurare o trasportare distanze. n com-
passo si presume si chiuda ogni volta che si separa dal foglio,
pertanto non può essere utilizzato direttamente per trasportare
distanze, perché "dimentica" la separazione delle sue punte ap-
pena termina di tracciare la circonferenza. La geometria greca
impose questa norma per le costruzioni ed essa si è mantenuta
invariata da allora La restrizione del compasso sembra molto sco-
moda agli utilizzatori di compassi reali, ma non comporta gravi
inconvenienti perché lo spostamento delle distanze si può ese-

38 PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI


guire in modo indiretto, anche
se con un maggior numero di
passi. Questa norma spiega
perché, ad esempio, la co-
struzione dell'esagono, che
sembra banale con riga e
compasso (dato che tutte le
circonferenze contengono
inscritto in esse un esagono
con un lato uguale al raggio
della circonferenza stessa),
richieda maggiore elabora-
zione di quella che potrebbe
essere inizialmente pensabile.
Così, usando le regole l
prima indicate, la costru- L___ - - - - - -
zione dell'esagono con riga
Costruzione
e compasso è quella riportata nella figura. Tracciamo due di un esagono con
rette parallele verticali e un'altra perpendicolare alle prime. Con riga e compasso
idealizzati,
raggio AB tracciamo delle circonferenze con centro A e B. Pren- seguendo
la tradizione degli
diamo uno dei punti di intersezione, diciamo O, che sarà il centro antichi greci.
dell'esagono. Tracciamo ora la circonferenza con centro O e rag- Gauss fu attratto
dalla costruzione
gio OA. Otteniamo i punti P e Q come punti di contatto con le di queste figure e,
circonferenze anteriori e i punti R e S come punti di contatto a diciannove anni,
dimostrò che
delle rette verticali con la circonferenza che abbiamo appena è possibile
disegnare
tracciato. Unendo i vertici otteniamo l'esagono regolare cercato. un poligono
In seguito alla definizione delle regole da parte dei greci, la regolare di
diciassette lati
domanda che sorge spontanea è evidente: è possibile costruire seguendo questo
qualunque poligono regolare, pertanto rm poligono che abbia tutti stesso metodo.

i lati e gli angoli uguali, con riga e compasso? La risposta è che


dipende da quale poligono ci interessa A partire dalla costruzione
dell'esagono, risulta banale quella del triangolo equilatero, che si
ottiene semplicemente unendo i vertici alternati.
Un altro problema classico nelle costruzioni con riga e com-
passo è tracciare la bisettrice di un angolo. Combinando i due
processi possiamo affermare che, almeno in teoria, è possibile
costruire tutti i poligoni regolari con un numero di lati che possa

PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI 39


essere espresso come 3x2n, dove n è un numero naturale. Quindi
per n=2 abbiamo il dodecagono o poligono a dodici lati e per n=3
quello di 24 lati, e così possiamo continuare limitandoci ad aumen-
tare la grandezza di n. Questa soluzione parziale non risponde
però che in minima parte alla domanda. Vedremo che si tratta di
un caso particolare del caso generale dimostrato da Gauss.
I greci trovarono soluzioni per il caso del pentagono, ma il
problema generale non avanzò molto, dato che non veniva identi-
ficato un metodo per la costruzione di un poligono di sette lati (né
per altri con meno di venti). Di fatto non si sapeva neppure se tali
procedimenti esistessero. Così era lo stato dell'arte quando
Gauss si interessò della questione e riuscì a costruire l'eptadeca-
gono. Lui stesso, molti anni più tardi, ricorderà il momento in una
lettera indirizzata a Gerling del 6 gennaio 1819:

Fu il29 marzo 1796, durante Wla vacanza a Brunswick, e il caso non


ebbe nulla a che spartire con tutto ciò, fu frutto di sforzi meditativi.
La mattina di quel giorno, prima di alzarmi dal letto, ebbi la fortWla
di vedere con maggiore chiarezza tutte queste correlazioni, tanto che,
sul posto e immediatamente, applicai all'eptadecagono la corrispon-
dente conferma numerica.

Gauss diede grande importanza a questa scoperta che, come


detto, lo convinse che il suo futuro era la matematica. Inserì inol-
tre il risultato nella sezione VII delle Disquisitiones arithmeti-
cae, delle quali parleremo in seguito. È possibile che sia questa la
ragione per la quale chiese che venisse inciso proprio un eptade-
cagono sulla sua tomba anche se, alla fine, il muratore incaricato,
vedendo la difficoltà della costruzione e realizzando che a mala
pena si sarebbe differenziato da un cerchio, finì per disegnare
una stella a diciassette punte. L'eptadecagono non compare nep-
pure sulla sua tomba attuale.
Gauss non solo scoprì il metodo di costruzione dell'eptade-
cagono, ma cercò anche di rispondere alla domanda fondamen-
tale che chiedeva se fosse possibile la costruzione di qualunque
poligono regolare con riga e compasso. Questo problema è stret-
tamente legato alla divisione della circonferenza che preoccupò

40 PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEi NUMERI


Gauss in diverse occasioni e sulla quale pubblicò vari risultati.
Nell801 egli dimostrò che un poligono regolare di n lati può es-
sere costruito con riga e compasso utilizzando i cosiddetti nu-
meri primi di Fermat (o anche numeri di Fermat).

PIERRE DE FERMAT

Fermat (1601-1665) fu un giurista e ma-


tematico francese chiamato da E.T. Beli
"Principe dei dilettanti". Il soprannome
si deve al fatto che egli non si dedicò
mai esclusivamente alla matematica.
che considerava piuttosto un passa-
tempo, sebbene, insieme a Cartesio
(1595-1650), sia stato uno dei principa-
li matematici della prima metà del XVII
secolo. Un campo al quale contribui
sensibilmente fu quello della teoria dei
numeri, della quale iniziò a interessarsi
dopo aver consultato un'edizione
dell'Aritmetica di Diofanto. A margine
di una pagina di tale edizione annotò il
celebre teorema che divenne noto
come "l'ultimo teorema di Fermat",
nome non corretto giacché si trattava
di una congettura. Quest'ultima affermava che non esistevano numeri interi
x, y, z da rendere possibile l'equazione xn+yn=zn, con n;,:3. Ovviamente per
n=2 era possibile, basta considerare 3 2 +42 =5 2 . Gauss non si dedicò mai all'ul-
timo teorema di Fermat e aveva i suoi motivi. Nel1816 l'Accademia di Parigi
propose, per aggiudicarsi il premio per il periodo 1816-1818, la prova (o la
negazione) della congettura di Fermat. Il 7 marzo 1816 Olbers, astronomo
amico di Gauss, incoraggiò il matematico tedesco a presentarsi: «Mi sembra
giusto, caro Gauss. che ve ne occupiate>> ; Gauss però resistette alla tenta-
zione. Rispondendo, due mesi più tardi. espose la sua opinione in merito
all'ultimo teorema di Fermat. «Vi sono molto grato per le notizie in merito al
premio di Parigi, ma confesso che il teorema di Fermat come proposta iso-
lata ha scarso interesse per me, perché posso trovare facilmente una molti-
tudine di proposte analoghe che non è possibile né provare né smentire>> .
Il famoso enunciato non fu dimostrato completamente fino al1995 per opera
del britannico Andrew Wiles.

PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI 41


Un numero di Fermat, cosl chiamato in onore di Pierre de
Fermat, il primo che li studiò, è un numero con la seguente forma:

dove n è un numero naturale.


Fermat aveva definito i suoi numeri primi con un'intenzione
molto diversa da quella di risolvere i problemi di costruzione dei
poligoni con riga e compasso (di fatto si poté in seguito provare
che non era vero che tutti i numeri con questa forma fossero
primi). Gauss verificò che, affinché fosse possibile costruire un
poligono regolare di n lati con riga e compasso, era necessario
che i fattori primi dispari di n fossero numeri primi di Fermat
diversi. Pertanto è possibile costruire un poligono regolare se il
numero dei lati dello stesso è una potenza di 2, un primo di Fer-
mat o un prodotto di una determinata potenza di 2 (ammettendo
l come potenza di 2) e vari primi di Fermat diversi. Questo è ciò
che in matematica si conosce come una condizione sufficiente.
Quindi, se un poligono risponde alla forma data da Gauss, è pos-
sibile costruirlo. La domanda che sorge spontanea è se questa
condizione sia anche necessaria, ovvero se la costruzione del po-
ligono con riga e compasso è possibile solo in questo modo.
Pierre Wantzel, matematico francese, nel 1837 provò che, in
effetti, la condizione fornita da Gauss era anch'essa necessaria,
trasformando il teorema in una caratterizzazione dei poligoni re-
golari che si possono costruire con riga e compasso. Ciò che i
matematici definiscono come se e solo se. Abbiamo quindi deter-
minato in modo esclusivo i poligoni regolari che possiamo co-
20
struire con riga e compasso. Il triangolo (3 = 2 + l), il quadrato
21
(4- 22'), il pentagono (5 =2 +1), e l'esagono(6 = 2·(2 2"+1)) sono
costruibili con riga e compasso, mentre l'ettagono regolare
(7- 22" +l Vn) non lo è. Continuando, troviamo l'ottagono rego-
lare (8 = 23) che è costruibile, mentre l'ennagono regolare
(9 = 3 21!d 22"+ l Vn) non lo è. Ovviamente il poligono a diciassette
lati costruito da Gauss è un esempio di poligono nel quale il nu-
mero di lati coincide esattamente con un numero di Fermat,
quindi F2 =22' +l =17.

42 PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI


Ciò non significa che non vi siano studiosi che dedicano
tempo ed energia, ovviamente senza successo, per cercare di
trovare metodi di costruzione degli ettagoni o di qualunque
altra delle costruzioni che la matematica ha dimostrato essere
impossibili con riga e compasso, come la quadratura del cer-
chio, la trisezione di un angolo o la duplicazione del cubo. Alla
prima di esse, si dedicò con una passione che durerà tutta la
vita niente meno che Napoleone. Si tratta di una battaglia che,
a differenza di quelle combattute contro i prussiani, il grande
condottiero non poté, ne avrebbe mai potuto, vincere.

PRIME SCINTILLE DI UN PRODIGIO DEl NUMERI 43


CAPITOLO 2

Disquisitiones arithmeticae

Gauss è il padre della teoria dei numeri


così come la conosciamo oggi.
Tra gli altri suoi contributi, egli diede
un impulso decisivo all'uso dei numeri complessi,
!asciandoci in eredità lo strumento che consente
di affrontare la risoluzione di qualunque tipo
di equazione polinomiale. La sua opera
fondamentale in questo ambito
sono le Disquisitiones arithmeticae,
dove raccolse le numerose ricerche
effettuate in gioventù.
Gauss condusse la matematica del XIX secolo a mete inaspettate
solo poco tempo prima e dedicò notevoli sforzi all'aritmetica su-
periore, o teoria dei numeri. n suo primo grande apporto all'alge-
bra fu la sua tesi di laurea che, come detto, presentò in absentia
nel 1799, nell'Università di Helmstedt, essendo stato dispensato
dall'esame orale. n suo relatore fu Johann Friedrich Pfaff (1765-
1825), uno dei grandi matematici dell'epoca, che gli dedicò sem-
pre particolare attenzione. Durante il periodo che Gauss trascorse
a Helmstedt, per consultarne la biblioteca e preparare la tesi, visse
come suo affittuario. Gauss e Pfaff furono grandi amici, sebbene
la famiglia Pfaff incontrasse in poche occasioni il suo ospite. Pfaff
credeva fosse suo dovere assicurarsi che il suo giovane amico fa-
cesse esercizio fisico e per questo i due passeggiavano insieme la
sera parlando di matematica. Poiché Gauss non solo era modesto,
ma anche molto riservato in merito alla propria opera, Pfaff pro-
babilmente non apprese tanto quanto avrebbe potuto se il carat-
tere di Gauss fosse stato diverso. Quest'ultimo anunirava molto il
professore, allora il miglior matematico di Germania, non solo per
il suo eccellente operato, ma anche per il carattere semplice e
aperto. Con il tempo però egli lo avrebbe superato, e in proposito
è giunto fino a noi un aneddoto esplicativo. n barone Alexander
von Hurnboldt (1769-1859), famoso viaggiatore e appassionato di
scienza con il quale Gauss collaborò per studi di geomagnetismo,

DISQUISITIONES ARITHMETICAE 47
chiese a Pierre Simon Laplace (1749-1827), uno dei più eminenti
matematici francesi, chi fosse il più grande matematico di Germa-
nia; Laplace rispose: <<Pfaff». «E Gauss?» domandò stupito Von
Humboldt, che appoggiava Gauss per l'incarico di direttore
dell'Osservatorio di Gottinga. «Oh, ma Gauss è il matematico più
grande del mondo» ribatté Laplace.

«La matematica è la regina delle scienze


e l'aritmetica è la regina della matematica.»
CARL FKIEDKICH GAUSS.

Il titolo della tesi di Gauss è Demonstratio nova theorema-


tis omnem functionem algebraicam rationalem integram
unius variabilis in factores reales primi vel secundi gradus
risolvi posse (Nuova dimostrazione del teorema che afferma
che una funzione algebrica razionale può essere scomposta in
fattori di primo o secondo grado con coeJfìcienti reali). Il titolo
contiene un piccolo errore che rese ancora più grande il giovane
Gauss dato che, ben lungi dall'essere "nuova", si tratta in realtà
della prima dimostrazione completa della storia del teorema fon-
damentale dell'algebra.
Detto teorema, nella versione che studiò Gauss (successiva-
mente generalizzato), enuncia che ogni polino mio in una varia-
bile ha tante radici quante indicate dal suo grado, pur ammettendo
che alcune di queste possano essere multiple. Un polinomio P è
un'espressione della forma P(x)=a,X"+a,._ 1x"- 1+ ... +a 1x+a0 , dove
i coefficienti a,., a,._ 1, ••• , ai' a0 , sono nwneri reali. Il grado di P è
l'esponente maggiore al quale si eleva la variabile x che, con la
nostra annotazione, è n. Le radici del polinomio sono i punti dove
si annulla, ovvero i punti x, tali per cui P(x)=O. Come conse-
guenza naturale del teorema si deduce che qualunque polinomio
di grado n con n radici, non necessariamente tutte diverse, che
annoteremo come ri' r 2, ••• , r,., si può scomporre nel prodotto di
monomi come segue:

48 DISQU/SITIONES ARITHMETICAE
La risoluzione di questo tipo di problemi, che si trova in modo
naturale nella nostra vita quotidiana, ha occupato i matematici
dall'inizio di questa scienza. Ovviamente i problemi di tipo x-3 =O
hanno un'unica radice, ovvero 3. Se prendiamo il polinomio
x+ 3 =O, per risolverio dovremo prendere in considerazione i nu-
meri negativi, dato che la soluzione è -3. Per questo si vide la ne-
cessità di ampliare l'insieme dei numeri naturali all'insieme dei
numeri interi, che comprende anche i negativi. Babilonesi ed egizi
si resero conto che la risoluzione delle equazioni semplici di grado
l richledeva nn nuovo ampliamento, in questo caso le frazioni,
poiché la soluzione dell'equazione 3x-2=0 è la frazione ~h. L'in-
sieme che comprendeva le frazioni fu denominato insieme dei
numeri razionali.
Quando si eleva l'esponente del polinomio, le cose si compli-
cano e un'equazione semplice come x2- 2 =O gettò i greci nello
sconcerto: la soluzione, infatti, non era esprimibile in forma di
frazione. Trovarono quindi nna dimostrazione analitica che pro-
vava che J2 non era nn numero razionale mediante la riduzione
ali' assurdo.

.J2 NON È RAZIONALE

l matematici greci trovarono una dimostrazione ingegnosa e facilmente com-


J2.
prensibile dell'irrazionalità di usando la riduzione all'assurdo. che consiste
nel supporre il contrario di quanto desideriamo provare e arrivare a una con-
traddizione logica. Supponiamo che J2 sia razionale, ovvero che si possa
esprimere mediante una qualunque frazione p/q. Supponiamo adesso. senza
perdere generalità, che la frazione sia irriducibile, pertanto che p e q siano fra
loro numeri primi. In un altro caso, basterebbe dividere i due elementi della
frazione per il massimo comune divisore. Dato che J2 = p l q , elevando al
quadrato i due termini avremo che 2=p 2 /q 2 , pertanto 2q2 =p 2 , quindi p 2 è un
numero pari e lo è allora anche p. Dato che p è pari, allora esiste un numero k
naturale affinché p=2k. Se sostituiamo il nuovo valore d i p nella nostra equa-
zione, avremo 2q 2 =4k2 e ciò implica che q 2 =2k 2 , quindi anche q è pari e c iò
contraddice la possibilità che la frazione dalla quale siamo partiti fosse irridu-
cibile e, di conseguenza. l'ipotesi per la quale J2 è razionale ed è falsa.

0/SQUIS/T/ONES A RITHMETICAE 49
Davanti all'impossibilità di esprimere numeri come .J2 in
forma di frazione, i matematici assegnarono loro la qualifica di
irrazionali. Nonostante le difficoltà per descriverli in modo
esatto, i numeri irrazionali possiedono un significato reale, dato
che si possono vedere come punti riportati sulla retta numerica.
La radice di 2 è tra 1,4 e 1,5 e, se costruiamo un triangolo rettan-
golo i cui due cateti misurino l, sappiamo che la sua ipotenusa è
la radice di 2 applicando semplicemente il teorema di Pitagora.
L'insieme dei numeri che comprendeva entrambi i tipi di numeri,
quelli razionali e quelli irrazionali, fu chiamato dei numeri reali
e si rappresenta sulla retta reale.
Il problema della ricerca delle radici di un polinomio si com-
plicava quando si trattava di trovare soluzioni per equazioni ap-
parentemente semplici come x 2 +1=0. Sembrava evidente che
nessun numero elevato al quadrato potesse dare un numero ne-
gativo, fosse esso di partenza positivo o negativo. Si dovette
quindi creare un nuovo tipo di numeri che risolvessero queste
equazioni. Il nuovo numero, A, fu chiamato numero immagi-
nario e fu indicato come i. La creazione apparentemente dal
nulla di una soluzione per questa equazione sembra un trucco.
Perché, infatti, non possiamo accettare che l'equazione non
abbia soluzioni? La risposta è che questa soluzione garantisce
enormi passi avanti in aritmetica e non comporta contraddizioni
logiche. Senza andare troppo lontano, gli aerei non si sarebbero
mai alzati in volo, se gli ingegneri non si fossero addentrati nel
mondo dei numeri immaginari. Se utilizziamo la nuova annota-
zione e risolviamo x 2 +1=0, che è l'equazione di un polinomio
quadratico in forma di ax2+bx+c=0, allora, con la nota formula
delle equazioni di secondo grado:

-b±.Jb2 -4ac ±.f:4 ±2A ±2i


X= =--=
2a 2 2

ciò dà luogo alle radici di i e -i, quindi avremo che x-2+ 1=(x+i}(x-i),
in accordo con il teorema fondamentale dell'algebra.
n primo a usare i numeri immaginari, chiamati anche com-
plessi, fu il matematico italiano Girolamo Cardano (1501-1576),

50 DISQUIS/TIONES ARITHMET/CAE
LA RIPARTIZIONE DELLA RETTA REALE
FRA NUMERI RAZIONALI E IRRAZIONALI

La retta reale è formata da numeri razionali, o che si possono rappresenta-


re mediante frazioni, e irrazionali, per i quali ciò non è possibile. La doman-
da che ci poniamo è: come si dividono i due insiemi sulla retta? C'è una ri-
partizione equilibrata che rende semplice la convivenza dei due
sottoinsiemi nei numeri reali? Per rispondere a questa domanda dobbiamo
fare delle riflessioni. alcune sorprendenti. Dati due numeri qualunque dell'in-
sieme dei numeri razionali, che solitamente si indicano con Q, si può sempre
trovare un altro numero razionale compreso fra di essi, è abbastanza evi-
dente. Se q,. q 2 EQ allora:
q,+q2 EQ
2
ed è un numero che si trova tra i due anteriori per costruzione. Possiamo
inoltre costruire un numero razionale che si trovi fra quello che abbiamo
calcolato e uno dei precedenti, ripetendo il processo tutte le volte che lo
desideriamo. Di conseguenza, possiamo affermare che fra due numeri razio-
nali qualunque esistono infiniti numeri razionali, a prescindere di quanto vi-
cini si scelgano i numeri iniziali . Questo indica che i razionali sono numeri
tanto vicini gli uni altri quanto desideriamo. Tale proprietà riceve in mate-
matica un nome abbastanza chiarificatore del suo significato, infatti si dice
che Q è denso nell'insieme dei numeri reali. Pertanto, se x è un numero rea-
le ed è il centro di un intervallo della retta reale, detto intervallo conterrà
numeri razionali, per piccolo che sia questo intervallo. Ci potremmo quindi
domandare se restano spazi vuoti sulla retta reale per i numeri irrazionali .
La risposta è sorprendente: l'insieme dei numeri razionali è di misura nulla .
Ma cosa significa? Tra l'altro si tratta di un concetto che possiamo compren-
dere con facilità: la probabilità che, posizionandoci a caso in un punto della
retta reale, tale punto sia razionalè è zero e i matematici riservano la proba-
bilità zero solo agli eventi impossibili. Sorprende quindi, ed è anche abba-
stanza frustrante. che si dedichi tanto tempo della nostra vita scolastica a
dominare l'aritmetica di un insieme tanto minoritario sulla retta reale.

che li impiegò nella formula per risolvere le equazioni cubiche,


sebbene il termine "numeri complessi" sia stato introdotto da
Gauss nella dimostrazione del teorema fondamentale dell'algebra
nella sua tesi. Egli comprese in profondità i nwneri complessi e le
implicazioni che potevano avere in futuro. La questione alla quale

DISOUISITIONES ARITHMETICAE 51
rispose poi era la seguente: «I matematici devono necessaria-
mente creare nuovi numeri per ogni nuova equazione che faccia
la sua comparsa? Se volessimo risolvere un'equazione come
x 4+1=0, dovremmo trovare nuovi numeri per farlo?» Gauss provò
che non era necessario: usando il nwnero i, i matematici potevano
risolvere qualunque equazione polinomiale che si ponesse loro
davanti. Le soluziorù erano una combinazione degli abituali nu-
meri reali e di questo nuovo nwnero i. Gauss scoprì che i nwneri
inunaginari non facevano altro che aggiungere una nuova dimen-
sione all'abituale retta dei numeri reali, pertanto ogni nwnero im-
maginario corrisponde a un punto nel piano, così come ogni
numero reale corrisponde a un punto della retta. Gauss creò inol-
tre un nuovo modo di rappresentarli mediante un asse di coordi-
nate, così come riportato nella figura seguente:

II

Pertanto, un numero immaginario z avrebbe la forma di


a+bi, come il punto delle coordinate (a, b) del piano, come si
evidenzia nella figura. L'asse IR si usa per la parte reale e l'asse n
per la parte immaginaria. Gauss, altresì, dotò i numeri complessi
di Wl'aritmetica che avrebbe permesso di svolgere con gli stessi
ogni tipo di operazione. Sebbene si trattasse di Wla rappresenta-
zione molto efficace, Gauss manteiUle segreta questa "mappa del

52 DISQUIS/TIONES ARITHMETICAE
IL CORPO DEl NUMERI COMPLESSI

1 numeri complessi hanno una struttura algebrica di corpo con le operazioni


di somma e prodotto. A tal fine è necessario definirle previamente e verifi-
care che siano operazioni interne, pertanto che si ottengano numeri com-
plessi operando con gli stessi.

- Somma: (a+bi)+(c+di)=a+c+(b+d)i.
- Prodotto: (a+bi)-( c+di)=ac+adi+bci+bdi 2 =ac-bd+(bc+ad)i.

Così definite, quindi, le operazioni presentano le proprietà necessarie per ave-


re una struttura algebrica di corpo:

- Associativa per entrambe le operazioni.


- Commutativa per entrambe le operazioni.
- Esistenza del neutro (O per la somma e l per il prodotto).
- Esistenza di un opposto per la somma e di un inverso per il prodotto.
- Proprietà distributiva.

La dimostrazione di queste proprietà è elementare a partire dalle definizioni,


ma l'avere una struttura di corpo permette di lavorare con i numeri comples-
si in tutta comodità e con la potenza conferite dall'algebra.

mondo" dei numeri inunaginari. Una volta conclusa la dimostra-


zione, com'era sua abitudine, ritirò le "impalcature" grafiche in
modo che non ne rimanesse traccia. In questa occasione era co-
sciente, tra l'altro, che i matematici erano portati a considerare
la grafica con un certo sospetto; si preferiva il linguaggio delle
formule e delle equazioni, dato che si pensava che i grafici potes-
sero indurre in errore. Gauss sapeva che la sua rappresentazione
grafica dei numeri immaginari sarebbe stata vista con diffidenza
e, per questo motivo, la escluse dalla dimostrazione, decisione
che rese quest'ultima abbastanza incomprensibile per molti dei
suoi contemporanei. In alcwli libri di storia della matematica si
arriva persino ad affermare che la prima dimostrazione del teo-
rema da parte del matematico tedesco è erronea, quando sarebbe
più corretto dire incompleta. L'errore a cui si fa riferimento si

DISQUISITIONES ARITi;,.,ETICAE 53
trova nella dimostrazione che pubblicò, non in quella che lui
stesso aveva costruito.
L'idea predonùnante di quell'epoca era che i numeri fossero
entità da sommare e moltiplicare, non da disegnare. Dovettero
passare cinquant'aruù perché Gauss si decidesse a rivelare l'im-
palcatura grafica che aveva usato nella sua tesi di dottorato. Que-
sto teorema affascinò Gauss a tal punto che egli arrivò a conce-
pirne ben tre dimostrazioni successive. La seconda la ottenne un

LEONHARD PAUL EULER (EULERO)

Leonhard Paul Eulero Eulero (1707-1783). com'è noto in Italia. fu un matema-


tico e fisico svizzero. Si tratta del principale matematico del XVIII secolo e uno
dei più grandi di tutti i tempi. Visse per molti anni in Russia. dove fu un illustre
invitato di Caterina l e dei suoi successori (allora, in Russia, era tradizione invi-
tare i più grandi scienziati del tempo all'Accademia delle Scienze nazionale).
Eulero fu il padre di grandi scoperte in campi tanto diversi come il calcolo o la
teoria dei grafi Ci grafi sono la schematizzazione matematica di un insieme di
nodi e delle loro unioni mediante spigoli più o meno orientati; sono di grande
utilità per rappresentare una rete stradale o una pianta cittadina). Introdusse
altresì gran parte della moderna terminologia e annotazione matematica, in
particolare per l'area dell'analisi matematica, come ad esempio la nozione di
funzione matematica. Definì il numero e,
una delle costanti di maggiore utilità che
aprì la strada ai logaritmi di Nepero. Eu-
lero è inoltre noto per i suoi lavori nel
campo della matematica, dell'ottica e
dell'astronomia. Fu uno dei matematici
più prolifici e si calcola che le sue opere
complete potrebbero occupare riunite
insieme da sessanta a ottanta volumi. Di
fatto, cinquant'anni dopo la sua morte,
l'Accademia di San Pietroburgo stava an-
cora pubblicando alcuni articoli di Eulero
presenti nei suoi archivi. Un'affermazione
attribuita a Laplace esprime la sua in-
fluenza su i matematici delle successive
generazioni : 11Leggete Eulero, leggete
Eulero, è il maestro di tutti noi>>.

54 OISQUISITIONES ARITHMETICAE
anno dopo la discussione della tesi e completava alcWle lacWle,
ma differiva leggermente dalla prima. La terza, del 1815, basata
sulle idee di Eulero, rifugge gli approcci geometrici ed è il primo
tentativo serio di Wla dimostrazione esclusivamente algebrica,
utilizzando espressamente i numeri complessi. Si può conside-
rare, inoltre, Wla critica ai tentativi di altri matematici basati sui
metodi analitici. L'ultima dimostrazione, svolta nel 1849 in occa-
sione del cinquantenario della sua tesi e dell'omaggio ricevuto
dall'Università di Gottinga, è molto simile alla prima, ma in essa
Gauss fornisce tutte le indicazioni relative alla sua costruzione
geometrica della dimostrazione. Per comprendere l'importanza
della tesi di Gauss basta segnalare che il teorema aveva avuto la
meglio, fra gli altri, su Eulero, Lagrange e Laplace, tre dei mate-
matici più capaci della storia.
A partire dai lavori di Gauss si poté iniziare la ricerca delle
radici di Wl polinomio qualunque di grado n. Fino alle equazioni
di quinto grado (n= 5) si erano trovate formule per otteneme le
radici usando i coefficienti dello stesso polinomio, Wl procedi-
mento noto come risoluzione per radicali. Le formule erano del
tipo da noi usato per risolvere le equazioni di secondo grado.
Eppure le cosiddette quintiche, o polinomi di quinto grado, non
volevano svelare con i loro coefficienti Wla formula che consen-
tisse di risolverle. La soluzione arrivò da Wl giovane matematico
francese, Evariste Galois (1811-1832), morto in Wl duello a soli
ventWlo anni. Galois provò che non era possibile la risoluzione
delle equazioni di quinto grado usando i coefficienti dello stesso
polinomio e trovò metodi alternativi per ottenere le loro radici
impiegando i risultati precedenti di Gauss.
Galois presentò i suoi risultati matematici, conosciuti come
Teoria di Galois, all'Accademia delle Scienze di Parigi nel1830
per concorrere a un premio per i lavori matematici. Il lavoro,
però, non fu mai valutato perché, dopo essere passato dalle mani
di Augustin Louis Cauchy (1789-1857), che si dichiarò incompe-
tente per giudicarlo, fu inviato a Joseph Fourier (1768-1830), il
quale, come segretario dell'Accademia, aveva il compito di~
vare Wl nuovo specialista che lo valutasse. La morte sorprese
Fourier prima che potesse eseguire l'incarico, l'articolo di Galois

DISQU/SITIONES ARITHMETICAE 55
andò perso e non fu mai pubblicato. Per questo motivo, la notte
prima del duello, conscio dell'improbabilità di sopravvivere alla
tenzone e dell'importanza delle sue scoperte, Galois scrisse in
fretta delle note che riassumevano ciò che oggi conosciamo
come la teoria di Galois sulla risoluzione delle equazioni. Que-
sto lascito scritto incompleto è ciò che è passato alla storia e ha
permesso ai matematici successivi di ricostruire i risultati di Ga-
lois. Sebbene quell'anno il premio dell'Accademia fu conferito a
Niels Henrik Abel (1802-1829) e Carl Gustav Jakob Jacobi (1804-
1851), due dei più talentuosi matematici dell'epoca, resterà per
sempre il dubbio di chi avrebbe vinto, se il lavoro originale di
Galois non fosse andato perduto. Certamente la precocità di Ga-
lois in matematica è paragonabile solo a quella di Gauss.

LE D/SQU/5/T/ONES ARITHMETICAE

Gauss iniziò le sue ricerche sulla teoria dei numeri durante la per-
manenza al Collegium Carolinum, nel1795. Intraprese però l'ela-
borazione di ciò che sarebbe stata la sua opera fondamentale, le
Disquisitiones arithmeticae, nel periodo trascorso all'Università
di Gottinga, fra il 1795 e il 1798. Lo sappiamo grazie al suo diario
scientifico nel quale, già nel 1796, appaiono due dei suoi risultati
più brillanti: la scomposizione di tutti i numeri interi in tre trian-
golari e la costruzione dell'eptadecagono regolare, dei quali ab-
biamo già parlato nel primo capitolo. Entrambi sono riportati
nelle Disquisitiones che videro la luce a Lipsia nell'estate del
1801, tre anni dopo il ritorno di Gauss alla sua città natale, Brun-
swick. Come si nota, Gauss ritardò nuovamente la pubblicazione
dei suoi risultati fino a poterli rendere noti in un libro.
Con le Disquisitiones Gauss diede un nuovo orientamento
alla teoria dei numeri, che da quel momento non sarà più un accu-
mulo di risultati aneddotici isolati e si trasformerà in un ramo
della matematica importante quanto l'analisi o la geometria. L'o-
pera è divisa in sette capitoli o sezioni. Tra queste, le prime tre
sono introduttive, le sezioni da IV a VI compongono la parte cen-

56 DISQUISITIONES ARITHMETICAE
DJSQUISJTIO E

A R1T H ETICAE

D. CAROLO HUDEIU.OO GA

Ll.P81AB
1: COJIIlH85111 APCD c;aaa. PLZUCHE& Ju.

1801.

Il giovane Gauss
ebbe la fortuna
di poter contare
sul sostegno
economico del
conte di Brunswick
(sopra, a sinistra),
che finanziò i suoi
studi e lo protesse
fino atta sua morte,
avvenuta nel 1806.
Grazie all'influenza
del duca, net1791
Gauss ebbe
accesso
al Col/egium
Carolinum (a lato),
dove iniziò alcune
dette sue r icerche
matematiche
più importanti,
che riporterà
in seguito nelle
sue Disquisitiones
arìthmeticae.
La copertina
del volume
è riprodotta
in atto a destra.

DISOUtSITJONES ARITHHETJCAE 57
trale del lavoro e la VII è una piccola monografia dedicata a un
tema correlato, ma separato dai precedenti.
La sezione I, di sole cinque pagine, introduce i concetti ele-
mentari, come le regole della divisibilità per 3, 9 e 11. Inoltre,
fornisce la definizione di congruenze che svilupperà nella se-
zione II: dati due numeri interi a e b, se la loro differenza (a-b o
b-a) è esattamente divisibile per il numero m, diciamo che a e b
sono congruenti rispetto al modulo m e riportiamo il tutto in
simboli come segue a=b (mod m). Quindi, 56•6 (mod 5) o 47=14
(mod 11).
Le congruenze sono una scoperta fondamentale in matema-
tica e aiutano in ogni tipo di calcolo. L'idea delle congruenze nasce
dallo stesso principio alla base degli orologi convenzionali e, di
fatto, esse sono note anche come calcolatori a orologio. Se un
orologio analogico convenzionale indica le 9 e trascorrono 4 ore,
le lancette si troveranno sull'una. Pertanto 13=1 (mod 12). Un cal-
colo come 72=7·7 dà come risultato l in modulo 12, dato che 49
diviso 12 dà resto l. D risultato della congruenza è sempre il resto
che rimane dividendo il numero per il modulo denominato.
La potenza del sistema si evidenzia quando si tratta di calcoli
più complessi. Se vogliamo calcolare 73 =7·7·7, invece di moltipli-
care 49 per 7, Gauss poteva limitarsi a moltiplicare 7 per l'ultima
congruenza ottenuta, ovvero l, il cui prodotto è ovviamente 7.
Gauss sapeva quindi che il prodotto era un numero che, diviso per
12, dava resto 7. Il metodo permetteva l'impiego con numeri
grandi, che superavano la sua capacità di calcolo. Anche senza
avere idea del valore di 7 00, le congruenze gli dicevano che il nu-
mero, diviso per 12, dava come resto 7. Gli studi di Gauss su que-
sto tipo di aritmetica rivoluzionarono la matematica dell'inizio del
XIX secolo, aiutando i matematici a scoprire strutture che erano
rimaste fino ad allora nascoste. Attualmente l'aritmetica delle con-
gruenze, chiamata anche modulare, è fondamentale per la sicu-
rezza di Internet, dove si utilizzano congruenze con quantità che
superano quelle degli atomi dell'universo.
Inoltre, il vantaggio di questa annotazione è che ricorda la
forma nella quale scriviamo le equazioni algebriche. Tratta la divi-
sibilità aritmetica, la cui descrizione può essere complessa, con

se DISQU/S/TIONES ARITHMET/CAE
una breve annotazione e permette di sonunare, sottrarre e molti-
plicare congruenze, a condizione che il modulo sia lo stesso per
tutte, per ottenere altre congruenze. Permette inoltre di studiare
equazioni con congruenze ax+b•c (mod m).
Come corollario alle prime due sezioni, Gauss applicò questo
metodo a problemi storici come il calcolo della celebre funzione
lP di Eulero (chiamata anche funzione indicatrice di Eulero). La
funzione lP (N) si definisce come il numero di interi positivi minori
o uguali a N e coprimi di N. In matematica due numeri si dicono
coprimi se non hanno fattori primi comuni, pertanto il loro mas-
simo comune divisore è l. Per esempio 9=32 è coprimo di 10=5·2
e dovremo considerarlo nel calcolare lP (10). L'insieme cp (lO) ha
quindi quattro elementi (l, 3, 7 e 9) e, di conseguenzacp(l0)=4.
Gauss fonù una formula generale per il calcolo di cp(N). Scom-
ponend o N m . • p ••• Pn SI• o tti"ene N -p "'~ , p m, • ••• • Pnm ·, d ove
• pnnupi'
2 1 2
i P; sono primi e mi sono loro multipli e la formula sarà quindi:

cp(N) =N. P1 -l. P2 -1 .... · Pn -l.


P1 P2 Pn

Applicando la formula a N=lO,

2-1 5-1
cp(10)=10·--- =4,
2 5

come previsto. La formula dipende dai primi nei quali si scompone


N, non dai suoi multipli. Nel caso di N=180, avremo che
180 = 2 2 • 3 2 • 5, quindi:

2-1 3-1 5-1


cp(180)=180·-·-·--48.
2 3 5

La sezione termina con la dimostrazione del teorema fonda-


mentale delle congruenze polinomiali. Una congruenza di grado m,
amX'n + am-1X"'"" 1 + ... +alx + b =o (modp),

il cui modulo p è un primo che non divide am, non può essere ri-

DISQUISITIONES ARITHHETICAE 59
solta che in m modi diversi e non può avere oltre m radici non
congruenti in riferimento a p.
La sezione III, intitolata De residuis Potestatum (fl resto
delle potenze), affronta il tema dei residui quadratici e delle po-
tenze superiori. Dati m e n nwneri interi, dove m non è divisibile
per n, se esiste un nwnero x tale per cui x2•m (mod n), diciamo
che m è un residuo quadratico di n; in caso contrario, diciamo
che m è un non residuo quadratico di n. Ad esempio: 13 è residuo
quadratico di 17, dato che l'equazione x 2=13 (mod 17) ha come
soluzioni x=8, 25, 42, poiché 82 =64, che diviso per 17 dà resto 13,
252 =625, che diviso per 17 dà, di nuovo, resto 13 e lo stesso vale
per 42 2 =1764.
Base della sezione è la dimostrazione del piccolo teorema di
Fermat che afferma nP-1•1 (mod p), dove p è un primo che non
divide n. Pertanto, se p è un nwnero primo che non divide n, allora
1
nP- -1 è sempre divisibile per p. Per il caso n=8 e p=5, avremo che

84 -l =4095, che è divisibile per 5. Per questo risultato Gauss usò la


formula del binomio di Newton adattata alle congruenze. Come
conseguenza ottenne inoltre il teorema di Wilson, il quale afferma
che, dato un nwnero primo p, allora si avrà:
l· 2 · 3 · ... · (p-l)=(p-1)!---l(modp).
Il prodotto di tutti i numeri minori di un numero primo dato,
quindi, aumentato di un'unità, è sempre divisibile per tale nu-
mero. Se, Ad esempio, scegliamo 7, allora 6!=720 e 721 è divisi-
bile per 7.
Le prime tre sezioni costituiscono essenzialmente un'intro-
duzione sistematica alla teoria dei nwneri e preparano il terreno
per le sezioni IV e V. Il risultato centrale della sezione IV è la
cosiddetta legge di reciprocità quadratica. Il teorema (come
congettura) fu inizialmente enunciato da Eulero nel1742 in una
lettera a Goldbach. Circa mezzo secolo dopo, nel1798, Legendre
pubblicò una dimostrazione che si basava su argomenti non pro-
vati. La prima dimostrazione corretta del risultato, quindi, fu
quella di Gauss, che ne fu molto orgoglioso e lo denominò theo-
rema aureum. Detto teorema può essere enunciato nel modo
seguente, così come è riportato nel libro di Gauss:

60 DISQUISITIONES ARITHMETICAE
Se p è primo in fonna di 4n+ l, allora +p sarà Wl residuo (o Wl non re-
siduo) di tutti i primi che, presi positivamente, siano Wl residuo (o Wl
non residuo) di p. Se p è in fonna 4n+3, -p ha la stessa proprietà

Le parentesi del teorema indicano che il risultato può essere


letto escludendo o includendo il contenuto delle stesse, sosti-
tuendo l'espressione inunediatamente precedente. Con parole
meno tecniche: esiste una reciprocità tra la coppia di congruenze
x2•q (modp) ex 2•p (mod q), nella quale sia p sia q sono primi Se
possiamo verificare la prima congruenza (x 2•q (mod p)), allora si
verifica necessariamente la seconda congruenza (x 2.p (mod q)) e
se la prima non è vera, non lo è neppure la seconda Ciò significa
che sono entrambe vere o false. Vi è un'eccezione ed è che sia p
sia q diano resto 3 quando si dividono per quattro, nel qual caso
una e solo una delle congruenze è vera.
La dimostrazione di Gauss inizia con considerazioni euristi-
che e prova la legge per alcuni numeri primi determinati. In se-
guito egli procedette, per induzione, con la prova del caso
generale. Tale dimostrazione di Gauss è molto laboriosa e tratta
in modo separato otto casi diversi. Peter Gustav Dirichlet, alunno
del matematico tedesco e uno dei maggiori studiosi di questo
libro, semplificò la dimostrazione, riducendo a due il numero di
casi. Gauss termina la sezione con altri risultati che si deducono
dal suo teorema. Solo per questa dimostrazione dovrebbe essere
considerato come uno dei matematici più importanti dell'epoca
Ma ci sarà dell'altro e nella stessa opera.
La sezione V è la parte centrale del libro. È dedicata alle espres-
sioni di tipo F=a.;c2+2bxy+cy 2, dove a, b, c sono numeri interi; queste
espressioni furono battezzate da Eulero come forme quadratiche.
Una parte sostanziale della sezione non è originale e cerca di riunire
e wùficare i risultati di Lagrange sulla questione.
n problema che risolve Gauss è determinare quali numeri interi
M possono essere rappresentati con l'espressione ax 2+2bxy+cy 2=M,
dove x e y sono numeri interi. n problema inverso, e più interes-
sante, risolto dal matematico, consiste, dati M, a, b e c, nel trovare
i valori di x e y che prendono il valore M nella forma quadratica
A tal fine Gauss dovette classificare le forme quadratiche e trat-

DISOUISITIONES ARITHMETICAE 61
tarle in modo differenziato. Con questo obiettivo, utilizza due pro-
prietà algebriche di base in modo quadratico. Gauss stabilì una
classificazione delle forme quadratiche e delle loro priorità a par-
tire dai discriminanti. Questa sezione comprende inoltre la dimo-
strazione del teorema riferito ai numeri triangolari, del quale
abbiamo già parlato.
La sezione VI presenta numerose e importanti applicazioni
dei concetti sviluppati nella sezione precedente. Le principali que-
stioni trattate sono le frazioni parziali, pertanto la scomposizione
di una frazione in una somma di frazioni con fattori primi del de-
nominatore della frazione originale come denominatori degli ad-
dendi. Questa tecnica è di grande utilità per l'integrazione delle
funzioni razionali, ovvero quelle che si possono rappresentare
come il quoziente di polinomi. Tratta inoltre di numeri decimali
periodici e la risoluzione delle congruenze con metodi propri di
Gauss. Un altro tema interessante è la ricerca di criteri che con-
sentano di distinguere i numeri primi senza lunghi e noiosi calcoli.
Come vedremo, lo studio dei nwneri primi fu una costante di tutta
la vita di Gauss, e li analizzeremo separatamente.

DISCRIMINANTE DI UN POLINOMIO

In algebra il discriminante di un polinomio è una determinata espressione


dei coefficienti di tale polinomio uguale a zero, se e solo se il polinomio ha
radici multiple. Ad esempio. il discriminante del polinomio quadratico
ax 2 +bx +c è b 2 -4ac. dato che la formula della radice di tale polinomio è la
seguente:

-b~~b
x- __
2
_;__-4ac
_...;_
2a ·

Basta pertanto che il discriminante, così come lo abbiamo definito. sia zero
per avere un'unica soluzione doppia. Quindi, nel caso del polinomio x 2 -4x+ 4,
avendo un determinante nullo. otterremo un'unica radice doppia (2). Appli-
cando il teorema fondamentale dell'algebra, dunque, avremo x 2-4x+4=(x-2)2.

62 OISOUISITIONES AR/THMETICAE
La sezione VII è la parte più nota delle Diquisitiones. La sua
influenza storica fu enorme. In questa sezione Gauss trattò la divi-
sione di una circonferenza con riga e compasso, un tema classico
in matematica. Ovviamente tale argomento era legato alla costru-
zione di poligoni regolari, quindi egli inserì la sua famosa costru-
zione del poligono a diciassette lati, trovando altresì la condizione
sufficiente perché un poligono regolare potesse essere costruito
con riga e compasso.
Il mondo matematico intero riconosce che le Diquisitiones
arithmeticae non sono un semplice compendio di osservazioni
sui numeri, ma possono essere considerate l'annuncio della na-
scita della teoria dei numeri come disciplina indipendente. La
sua pubblicazione rese la teoria dei numeri la regina della mate-
matica, come a Gauss piacque sempre definirla. Nonostante ciò,
quest'opera non ebbe un'accoglienza positiva da parte dell'Acca-
demia delle Scienze di Parigi, che la considerò oscura e densa.
Una delle cause del fatto che le Diquisitiones non abbiano rice-
vuto un immediato plauso è che Gauss si mantenne volontaria-
mente criptico, eliminando od occultando le piste che lo avevano
portato alle sue scoperte. Questa filosofia non aiutò certo i ma-
tematici nella comprensione del suo lavoro, tanto che, per il suo
ermetismo, l'opera fu chiamata il "libro dei sette sigilli". La sua
lettura è complessa anche per gli specialisti, ma i tesori che con-
tiene, e la parte nascosta nelle sue dimostrazioni sintetiche, sono
oggi accessibili a tutti coloro che desiderino essere partecipi
degli stessi, grazie in particolare all'opera di Dirichlet, il primo
che ruppe i sette sigilli. Si narra che utilizzasse il libro di Gauss
come cuscino affinché, durante la notte, qualcuno dei concetti
potesse fare breccia nel suo cervello.
Anche Lagrange lodò il libro senza riserve. In una lettera a
Gauss del31 maggio 1804, afferma:

Le vostre Disquisitiones vi hanno rapidamente elevato al rango dei


primi matematici e considero che l'ultima sezione contenga la più
bella scoperta analitica mai fatta da lungo tempo (... ). Credo, signore,
che nessuno più di me applauda con maggiore sincerità il vostro
trionfo.

0/SQUIS/TIONES ARITH,.,ETICAE 63
Ricordando che tutti i risultati esposti furono ottenuti da
Gauss prima dei trent'anni, non possiamo che restare stupefatti.
È estremamente probabile che, proprio seguendo l'esempio di
Gauss, la medaglia Fields, il riconoscimento più prestigioso per
un matematico, è assegnata solo a studiosi con meno di qua-
rant'anni. La conseguenza è che, a differenza del Nobel, che soli-
tamente si conferisce a personalità alla fine della carriera, le
medaglie Fields sono riservate ai giovani.

PRIMO E SECONDO MATRIMONIO

Alla fine del 1798 Gauss tornò a Brunswick, dove visse fino al
1807. È ovvio che siano stati anni critici per la sua carriera. Inizial-
mente temette di perdere i favori del duca dopo il tennine degli
studi all'Università di Gottinga, ma, nel gennaio 1799, Gauss rac-
contò a Wolfgang Bolyai che il duca gli aveva confermato il soste-
gno economico, grazie al quale poteva vivere dedicandosi alle sue
ricerche. Non stupisce che in quell'epoca fosse soddisfatto dei ri-
sultati da lui ottenuti nel campo della matematica e che stesse
concretizzando le aspettative che erano state riposte in lui, in par-
ticolare dal duca. Non solo, infatti, aveva brillantemente comple-
tato l'Università di Gottinga, ma aveva risolto il problema della
costruzione del poligono regolare a diciassette lati. Durante que-
sto secondo periodo a Brunswick si può osservare un'enorme
espansione degli interessi scientifici di Gauss. Per la prima volta,
infatti, si dedicò sistematicamente a questioni di matematica ap-
plicata, nello specifico all'astronomia teorica e pratica.
In questo periodo anche la sua vita personale cambiò con la
conclusione del corteggiamento di Johanna Oshoff, con la quale
si sposò nel 1805. Fu la prima delle due mogli di Gauss. Johanna,
figlia di un conciatore, aveva tre anni meno di Gauss e la sua fa-
miglia era molto vicina a quella della madre dello scienziato,
dato che quest'ultima lavorava per la famiglia della futura sposa.
Da piccolo Gauss aveva visitato con frequenza la casa dei geni-
tori di quella che sarebbe diventata sua moglie e, quando tornò

64 DISOU/5/T/ONES ARITHMETICAE
JOHANN PETER GUSTAV LEJEUNE DIRICHLET

Johann Dirichlet (1805-1859) fu un


matematico tedesco del XIX secolo.
Studiò in Germania e in seguito in
Francia, dove ebbe come insegnanti
molti dei più famosi matematici del
suo tempo, avendo contatti persona-
li con alcuni di loro. come Fourier.
Dopo la laurea, divenne professore
all'Università di Breslau (Breslavia,
1826-1828), Berlino (1828-1855) e Got-
tinga, dove occupò la cattedra lascia-
ta da Gauss dopo la morte . Dedicò
molti dei suoi lavori a terminare l'ope-
ra di Gauss. presentando dimostrazio-
ni complete dei suoi risultati affinché
fossero più accessibili alle future ge-
nerazioni di matematici. l suoi appor-
ti di maggiore rilevanza si concentra-
no nel campo della teoria dei numeri.
con particolare attenzione allo studio
delle serie, nonché allo sviluppo della teoria delle serie di Fourier. La sua
prima pubblicazione comprese una dimostrazione particolare del tema di
Fermat per il caso n=S che fu completata anche da Adrien-Marie Legendre.
uno dei suoi revisori. Dirichlet terminò la sua prova quasi in contemporanea;
in seguito completerà anche la prova per n=l4. Applicò le funzioni analitiche
al calcolo dei problemi aritmetici e stabilì criteri di convergenza per le
serie. Nel campo dell'analisi matematica perfezionò la definizione e il con-
cetto di funzione. Di fatto si attribuisce a Dirichlet il moderno concetto di
funzione in matematica.

a Brunswick, riprese i contatti, evento che gli consentì di appn:r


fondire la conoscenza di Johanna.
È difficile sapere qualcosa della vita privata della coppia, dato
che gli unici documenti nei quali è citata sono le lettere che Gauss
inviò ai suoi amici e non è rimasto neppure un ritratto di Joh3IU1a
In ogni caso, il suo aspetto era molto simile a quello della loro
unica figlia. Nel1806, in una lettera a Wolfgang Bolyai, Gauss de-

OISQUISITIONES ARITHMETICAE 65
l NOBEL PER LA MATEMATICA

La medaglia Fields è il principale riconosci-


mento che può ricevere un matematico ed
è attribuita ogni quattro anni dal Congresso
Internazionale dei Matematici. Si tratta di un
onore pari a quello di ricevere un Premio
Nobel, dato che non ne esiste uno per la
matematica. Alfred Nobel, quando creò gli
omonimi riconoscimenti, escluse esplicita-
mente questa disciplina. Per questo motivo,
sebbene la Fondazione Nobel abbia il pote-
re di ammettere nuovi rami della scienza ad
premiare i ricercatori e, per esempio, esiste
un Premio Nobel per l'economia creato nel
1969, non è possibile concedere un premio per la matematica: La ragione è da
ricondurre al tatto che Alfred Nobel credesse che la matematica non era una
scienza applicata e pratica. Vi sono altre spiegazioni che affermano che ciò
derivasse dall'antipatia del fondatore dei premi per la corporazione dei mate-
tici e per l'amore che sua moglie provava per il matematico svedese Gòsta
Mittag-Leffler (1846-1927). Nulla, però, indica che questa spiegazione, molto
diffusa, corrisponda a verità, soprattutto perché Nobel non si sposò mai. La
prima medaglia Fields fu assegnata nel1936, ma la Seconda Guerra Mondiale
ritardò la concessione della successiva fino al1950. Il nome formale del premio
è Medaglia Internazionale per scoperte eccezionali in matematica (anche se è
molto più nota come medaglia Fields). L'origine del suo nome è da ricercare
nel matematico John Charles Fields (1863-1932), il primo che sviluppò l'idea.

Solo ai giovani
Come caratteristiche proprie di questo prestigioso premio è necessario ci-
tare che esso è concesso unicamente a matematici di età non superiore ai
quarant'anni e che ha periodicità quadriennale. Il premio in denaro che lo
accompagna, circa 10.000 euro, è molto lontano dagli importi distribuiti dal
Nobel. Per ogni edizione possono essere scelti tino a quattro vincitori, ma in
rare occasioni il premio è stato tanto generoso. Fisicamente la medaglia è
rivestita in oro ed è stata disegnata da Robert T. McKenzie nel 1933. Sulla
parte frontale sono riportati il profilo del matematico greco Archimede e la
scritta '' Transire suum pectus mundoque potiri)) (Trascendere le limitazioni
umane e padroneggiare l'universo). Sul retro sono incise una sfera inserita
in un cerchio e la scritta ~<Congregati ex toto orbe matematici ob scrita insi-
gnia tribuere•• (l matematici di tutto il mondo si sono riuniti per assegnare
questa medaglia per scritti eccellenti).

66 DISOUISIT/ONES ARITHMETICAE
scrisse sua moglie come intelligente e dolce, ma anche inesperta
e con scarsa formazione culturale.
Alla fine del 1809, meno di due anni dopo il trasloco a Got-
tinga, con Gauss direttore dell'osservatorio astronomico, Johanna
morì per le complicanze del suo terzo parto a un mese dallo stesso.
La coppia aveva già due figli: Joseph e Minna. L'ultimo figlio di
Johanna, il povero Louis, seguì la madre dopo pochi mesi, get-
tando lo studioso nello sconforto e nella depressione. Gauss era
stato abbastanza felice durante il primo matrimonio; un anno
prima della scomparsa di Johanna descrisse la sua vita famigliare
in una nuova lettera all'amico Bolyai:

I giorni passano felicemente all'interno del corso Wliforrne della no-


stra vita domestica: quando alla bambina spwtta Wl nuovo dente o
il bambino inizia a parlare, per me ciò è più importante della scoper-
ta di una nuova stella o di wta nuova verità. matematica

Gauss era un uomo poco pratico nella quotidianità e la vedo-


vanza gli creava diversi problemi. Ecco perché, pochi mesi dopo
la morte di Louis, annunciò il fidanzamento con Wilhelmine
(Minna) Waldeck, la figlia di un professore di diritto dell'univer-
sità. La signorina Waldeck era stata amica di Johanna Gauss, ma
non sappiamo se questa amicizia significasse molto di più di un
rapporto convenzionale tra la figlia di un professore e la moglie di
un giovane collega del padre. Quando Gauss si dichiarò, Minna
aveva appena interrotto un altro fidanzamento per ragioni ignote.
Gauss e Minna Waldeck si sposarono abbastanza rapidamente, ma
il loro fidanzamento non fu accettato senza problemi. In questo
secondo matrimonio, la fretta e il desiderio di formare una nuova
unione il prima possibile, per dimenticare la tragedia della morte
di Johanna e dare ai bambini una nuova rnanuna, sembra avessero
più importanza dell'affetto fra gli sposi. n ruolo di pretendente
impetuoso e anelante di una nuova unione infastidì Gauss, che
non si sentiva a suo agio in questa situazione. Di fatto le lettere
che si scambiarono i promessi sposi sono abbastanza fredde e
mancano di emozione. Minna Waldeck era di un'estrazione sociale
molto diversa da quella di Gauss e anche questo ostacolò il matri-

DISQU/5/T/ONES ARITHMETICAE 67
monio, dato che la famiglia della sposa non era felice che la figlia
di un professore dell'università si sposasse con qualcuno di estra-
zione tanto umile come Gauss. In una lettera che Gauss indirizza
alla futura sposa in occasione di un viaggio a Brunswick per cono-
scere sua madre, lo scienziato la awerte del livello culturale della
sua famiglia:

Ancora una cosa: la ragione per la quale non ho scritto a mia madre
è perché volevo farle una sorpresa e anche perché mia madre non
sa leggere alcune delle cose che le scrivo e Voi non vorrete certo che
le debba mostrare ad altri.

Nell'agosto del1810 Gauss divenne il genero del famoso pro-


fessore e membro del Consiglio Privato di Stato Johann Peter
Waldeck e i due figli sopravvissuti del suo primo matrimonio eb-
bero una nuova madre. Gauss divenne di nuovo padre nel 1811 e
nel 1813, anni in cui nacquero, rispettivamente, Eugen e Wilhem,
e nel1816 quando venne alla luce la figlia Therese, che si sarebbe
presa cura del padre fino alla morte quando questi restò nuova-
mente vedovo.
Durante i primi anni a Gottinga, Gauss ricevette diversi inviti
a trasferirsi in altre università, in particolare in Russia e a Ber-
lino. La proposta russa fu scartata perché allo scienziato non pia-
ceva il clima del Paese. La seconda offerta mise Gauss in contatto
per la prima volta con Alexander von Humboldt, uno dei leader
della rinascita della Prussia dopo la caduta di Napoleone.
Gauss fu sicuramente influenzato dal periodo di guerre che
dovette vivere e non poteva essere diversamente. Nel1808 il go-
verno francese, dopo le sconfitte della Prussia nelle battaglie di
Austerlitz e Jena per opera di Napoleone, esigette enormi inden-
nizzi per le spese di guerra, come era normale negli armistizi fir-
mati in quel periodo. Gauss, in qualità di membro dell'wùversità,
dovette contribuire con duemila franchi, un importo considere-
vole per un professore appena nominato e che ancora non rice-
veva uno stipendio regolare. Senza che lo dovesse neppure chie-
dere, Laplace da Parigi e Olbers da Brema gli offrirono il loro
aiuto, ma Gauss non volle accettare denaro. Infine il contributo

68 DISQUISITIONES ARITHMETICAE
fu pagato in forma anonima, anche se, anni dopo, si seppe che il
benefattore era stato il vescovo di Francoforte e ciò può dare
un'idea della crescente fama di Gauss. Lo scienziato, già anziano,
raccontava infatti che Napoleone non aveva bombardato Got-
tinga per non mettere a repentaglio la sua vita, un'affennazione
forse leggermente esagerata da parte sua. È invece certo e docu-
mentato che la matematica francese Sophie Germain intercedette
presso Napoleone perché fosse risparmiata la vita di Gauss, che
apprezzava enormemente per il suo talento matematico.
Nel 1810, solo due anni dopo, Gauss vinse la medaglia dell'I-
stituto delle Scienze francese, ma rifiutò il premio in denaro che
la accompagnava, tra l'altro perché non nutriva grande simpatia
per i francesi che in quel momento dominavano la sua terra e con
i quali i suoi compatrioti erano in guerra da diversi anni. Accettò
però l'orologio astronomico che aveva scelto per lui Sophie Ger-
main, matematica con la quale manteneva una relazione episto-
lare. Con alcune illustri eccezioni, nel XIX secolo erano poche le
donne che si dedicavano alla matematica. Sophie Germain, di
fatto, poté mantenere una corrispondenza con Gauss fingendo di
essere un uomo per evitare che le sue idee fossero scartate a
priori. Aveva scoperto un particolare tipo di numeri primi, legati
all'ultimo teorema di Fermat - in quel periodo ancora una conget-
tura- che oggi sono noti come numeri primi di Germain. Gauss
era impressionato dalle lettere che riceveva da un certo Monsieur
Le Blanc e restò meravigliato quando seppe, dopo un lungo scam-
bio epistolare, che il monsieur era in realtà una mademoiselle.
Egli non solo non dimostrò alcun pregiudizio contro le donne, ma
ritenne il fatto particolarmente rilevante e, in una lettera alla Ger-
main, scrisse:

n gusto per i misteri dei numeri è raro. n fascino di questa scienza


sublime si rivela in tutta la sua bellezza solo a coloro che hanno il
coraggio di penetrarla Ma quando una donna, che a causa del suo
sesso è vittima delle nostre abitudini e dei pregiudizi, supera questi
impedimenti e si addentra in profondità, è indubbio che questa don-
na è dotata di un coraggio notevolissimo, di un talento straordinario
e di un genio superiore.

DISQU/SinONES ARITHI"'ETICAE 69
Gauss cercò di convincere l'Università di Gottinga a conce-
dere a Sophie un dottorato honoris causa, ma la matematica
morì prima che vi riuscisse. Ancora più significativo di qualun-
que riconoscimento o premio dell'importanza di Gauss fra i suoi
contemporanei fu il modo in cui il governo della Vestfalia, in quel
momento in mano agli occupanti francesi, si sforzò di rispettare
la sua promessa di costruire un nuovo osservatorio. A tale scopo
furono destinati ingenti fondi e, nel1814, quando il regno di Ve-
stfalia cessò di esistere, erano stati fatti notevoli progressi in un
tempo caratterizzato da grandi restrizioni economiche, poiché si
deve ricordare che la Prussia era stata sconfitta dalla Francia.
Pur con queste limitazioni, Gauss poté sempre ottenere il mate-
riale che riteneva necessario per le sue ricerche. Durante la per-
manenza all'università, riuscì ad avere delle borse di studio per
alcuni studenti, fra i quali Christian Ludwig Gerling (1788-1864)
e August Mobius (1790-1868), creatore del famoso nastro che
porta il suo nome. Il primo fu un fisico di grande valore e il se-
condo un celebre matematico e astronomo.
Si è spesso affermato che Gauss non fosse interessato all'in-
segnamento e che i suoi sforzi fossero decisamente più orientati
alla ricerca, ma una tale generalizzazione è ingannevole. Dob-
biamo considerare che nel tipo di università dove insegnò Gauss
molti studenti arrivavano più per le loro relazioni sociali che per
il valore intellettuale. La maggior parte degli alunni che conobbe
non erano molto interessati a imparare, erano poco motivati e
mancavano delle conoscenze elementari. In una lettera che
scrisse nel 1810 a un intimo amico, l'astronomo e matematico
Friedrich Wilhelm Bessel ( 1784-1846), Gauss affermava:

Quest'inverno sono impegnato in due cicli di conferenze per tre stu-


denti, dei quali uno è regolarmente preparato, un altro meno rego-
larmente e un terzo manca di preparazione e capacità. Tali sono i
carichi di una cattedra di matematica

Quando Gauss incontrò studenti in grado di trarre vantaggio dai


suoi insegnamenti, si interessò dei loro progressi e la sua corrispon-
denza è piena di lettere e consigli, spiegazioni dettagliate e ripetute.

70 DISQU/S/TIONES ARITHMETICAE
MAAIE·SOPHIE GEAMAIN

La Germain (1776-1831) fu una ma-


tematica francese che contribui in
modo sostanziale alla teoria dei
numeri. Uno dei suoi risultati piu
importanti fu lo studio di quelli che.
in seguito, furono chiamati i numeri
primi di Germain (numeri primi il cui
doppio aumentato di un'unità è an-
ch'esso un numero primo), ad esem-
pio 11 e 23. La Germain si interessò
in particolare agli insegnamenti di
Joseph-Louis Lagrange e, con lo
pseudonimo di Monsieur Le Blanc,
uno degli ex studenti di Lagrange,
gli inviò diversi articoli. Il matema-
tico francese restò tanto colpito da
questi lavori che chiese un incontro
a Le Blanc e a quel punto la Germain
fu costretta a rivelare la sua identità.
Lagrange ne riconobbe il talento ma-
tematico e, superando i pregiudizi,
decise di diventare il suo mentore. La studiosa usò lo stesso stratagemma
per mantenere una corrispondenza con Gauss. Uno dei maggiori contributi
della Germain alla teoria dei numeri fu la dimostrazione matematica delle pro-
posizioni che consentivano di restringere in modo considerevole le soluzioni
possibili della famosa congettura di Fermat. Alcuni di questi risultati furono
presentati per la prima volta in lettere dirette proprio a Gauss.

È certamente vero, d'altro canto, che dimostrava poca pazienza


con gli incapaci o con chi aveva poca motivazione. Gauss si
aspettava sempre che i suoi allievi potessero lavorare e pensare
in modo autonomo. Al centro dei loro studi dovevano esserci i
propri sforzi, più che le lezioni o le spiegazioni dei professori.
Questo approccio non fu però ben compreso ed entrò in conflitto
con le idee pedagogiche del XIX secolo, una delle ragioni per le
quali l'immagine tradizionale di Gauss è quella di un pessimo

DISQUISITIONES ARITHMETICAE 71
insegnante, preoccupato esclusivamente delle proprie ricerche.
Il solo fatto di essere stato il maestro e mentore di Bernhard
Riemann (1826-1866), forse il matematico di maggior rilievo
della seconda metà del XIX secolo, dovrebbe in realtà redimerlo
da qualsiasi accusa di non aver trasmesso il suo sapere alle
nuove generazioni.

72 DISQUISITIONES ARITHMET/CAE
CAPITOLO 3

Un metodo
per trovare i pianeti

Sebbene già a venticinque anni avesse contribuito in modo


notevole alla matematica, il risultato che rese Gauss famoso
in tutto il continente avvenne in ambito astronomico:
il calcolo dell'orbita di Cerere. A questo scopo egli si servì
del metodo dei minimi quadrati, una delle scoperte
matematiche più rilevanti di tutta la sua carriera.
Sin da giovanissimo, Gauss era molto noto e rispettato da colle-
ghi e professori ed era riuscito a diventare il protetto del duca di
Brunswick. La fama internazionale, tuttavia, non arrivò fino a
quando non ottenne il suo primo successo in campo astronomico.
Si deve tutto al calcolo dell'orbita di ciò che, allora, si pensava
fosse il pianeta Cerere (attualmente catalogato come un pianeta
nano, inserito nella fascia degli asteroidi).
L'idea che esistesse un pianeta sconosciuto tra le orbite di
Marte e Giove fu suggerita da Johann Elert Bode (1747-1826) nel
1768. Le sue considerazioni si basavano sulla legge di Ti-
tius-Bode, una teoria proposta da Johann Daniel Titius (1729-
1796) nel1766. Con Copernico si era scoperto che la distanza tra
Marte e Giove era inusitatamente grande. Per questo motivo,
man mano che si acquisivano conoscenze sulle orbite planetarie,
gli astronomi cercavano di trovare una legge che spiegasse le
distanze fra le stesse, così da poter scoprire nuovi pianeti. La
prima legge di questo tipo, sebbene da un punto di vista rigoroso
dovrebbe essere chiamata regola, fu proposta dal fisico tedesco
Johann Daniel Titius quando erano noti solo i pianeti del sistema
solare fino a Saturno. Secondo questa legge la distanza di ogni
pianeta dal Sole in unità astronomiche (UA, ovvero la distanza
della Terra dal Sole) è data dalla regola seguente:

UN METODO PER TROVARE l PIANETI 75


n+4
a=--
10 '

dove n=O, 3, 6, 12, 24, 48, ovvero ogni valore di n a partire da 3 è il


doppio del precedente e a rappresenta il semiasse maggiore
dell'orbita.
Questa legge fu in seguito usata dal direttore dell'Osservato-
rio di Berlino, Johann Bode, ed è da allora nota come legge di
Titius-Bode. Generando i primi otto nwneri della serie, si ottiene
la tabella seguente:

n a (in UA)
o 0,4
3 0,7
6 l
12 1,6
24 2,8
48 5,2
96 lO
192 19,6

Se si mettevano a confronto questi calcoli con le distanze


conosciute dei pianeti scoperti fino ad allora, si aveva la seguente
tabella:

Pianeta n Distanza legge T -B Distanza reale


Mercurio o 0,4 0,39
Ve nere 3 0,7 0,72
Terra 6 l l
Marte 12 1,6 1,52
24 2,8
Giove 48 5,2 5,2
Saturno 96 lO 9,54
192 19,6

76 UN METODO PER TROVARE l PIANETI


L'approssimazione, come è possibile notare, è buona, anche
se si pensò che potesse essere una coincidenza, dato che Titius
non fornì spiegazioni a supporto della regola. La scoperta di un
nuovo pianeta, Urano, nel1781 da parte di William Herschel (1738-
1822) diede però nuovo credito alla legge di Titius-Bode. Urano,
infatti, si trovava a 19,18 UA dal sole, quando la regola stimava
19,6. Per la sua scoperta Herschel ricevette duecento sterline
l'anno e il titolo di cavaliere.
A seguito della scoperta di Urano, gli astronomi iniziarono a
cercare un nuovo pianeta a 2,8 UA dal Sole, che corrispondeva a
n=24. Nel congresso astronomico di Gotha del 1800, nella mo-
derna Germania, il francese Joseph Lalande (1732-1807) ne racco-
mandò la ricerca. In quell'anno l'astronomo Franz Xaver
(1754-1832), barone Von Zach, editore della rivista Monatliche
Korrespondenz (Corrispondenza mensile), la pubblicazione te-
desca di astronomia più importante in quel momento, riwù a Li-
lienthal ventiquattro astronomi con lo scopo di organizzare una
ricerca sistematica di questo ipotetico pianeta del Sistema Solare.
A tal fine essi divisero il cielo in ventiquattro zone e ogni astro-
nomo fu incaricato di osservarne una. La fortuna però non era
dalla parte del gruppo di Wienthal, sebbene riuscì comunque a
ottenere altre importanti osservazioni astronomiche. L'onore
della scoperta fu dell'italiano Giuseppe Piazzi (1746-1826), il quale,
il primo gennaio 1801, comunicò dall'Osservatorio di Palermo di
aver individuato un nuovo pianeta che chiamò Ceres Ferdinan-
dea, dedicandolo a Cerere, la dea romana dell'agricoltura e dell'a-
more materno, patrona della Sicilia, e a re Ferdinando IV di Napoli
e Sicilia, mecenate della sua opera. Il nome Ferdinandea fu suc-
cessivamente eliminato per ragioni "politiche". Piazzi affermò che
Cerere girava attorno al Sole in un'orbita che, secondo la legge di
Titius-Bode, corrispondeva apparentemente a n=24. La scoperta
di Cerere scatenò l'entusiasmo generale e fu considerata un mera-
viglioso auspicio per il futuro della nuova scienza nel secolo che
stava iniziando. Si pensò fosse il pianeta che si cercava con tanto
interesse e che l'umanità fosse capace di interpretare la natura e
fare previsioni scientifiche. Per comprendere l'importanza che si
diede a questa scoperta dobbiamo ricordare lo stato generale

UN METODO PER TROVARE l PIANETI 77


della scienza in quel particolare momento storico. Per millenni si
era creduto che l'umanità fosse governata da regole capricciose e
imperscrutabili. La volontà umana poteva poco contro la volubi-
lità degli dei e i portenti soprannaturali. Eppure le scoperte scien-
tifiche del XVIII secolo collocarono di nuovo l'uomo al centro
dell'universo, rendendolo padrone del suo destino. Gli effetti della
natura che i suoi sensi osservavano avevano una causa che si po-
teva studiare ed era possibile predire il futuro e controllarlo.
Eventi sconosciuti e imprevedibili sarebbero alla fine stati domi-
nati dalla tecnica umana, quando nuovi passi avanti nel campo
della scienza lo avrebbero reso possibile. Questa era l'idea ricor-
rente in Europa all'inizio del XIX secolo e, ogni volta che si verifi-
cava una scoperta scientifica, si era certi che ci si stesse
avvicinando al momento nel quale l'uomo avrebbe potuto com-
prendere, controllare e predire la natura nella sua totalità. Oggi
sappiamo che, sebbene le scoperte scientifiche ci consentano di
capire meglio il mondo che ci circonda, vi sarà sempre una com-
ponente aleatoria e imprevedibile che ci impedirà di raggiungere
un obiettivo tanto ambizioso.
L'entusiasmo si trasformò in delusione poche settimane dopo,
quando il pianeta scomparve alla vista. Per quarantadue giorni,
fino alla notte dell'l l febbraio, Piazzi aveva seguito il nuovo corpo
celeste nel suo viaggio per lo spazio. Un raffreddore, però, lo
tenne lontano dal telescopio le notti successive e, quando fu in
grado di tornare alle sue osservaziorù, l'astro non era più visibile
durante la notte. Era semplicemente sparito, nascosto dal Sole. Il
breve. periodo di osservazione non gli consentì perciò di fissare
l'orbita di Cerere e predire dove sarebbe di nuovo riapparso nel
cielo notturno. I suoi dati riguardavano un arco di soli nove gradi
dell'orbita.
Gli astronomi del XIX secolo non disponevano degli stru-
menti matematici sufficienti per calcolare l'orbita completa del
pianeta a partire dalla breve traiettoria che avevano seguito du-
rante le prime settimane del secolo. L'osservazione di Cerere era
stata oggetto di uno scambio epistolare fra Piazzi, Bode e Lalande,
i più famosi astronomi dell'epoca, e ciò diede alla questione della
sua orbita un carattere generale. Von Zach convocò a Lilienthal

78 UN METODO PER TROVARE l PIANETI


F')TO J; LP Tr.J
Gauss utilizzò il
suo metodo dei
minimi quadrati
per calcolare
l'orbita d i Cerete,
un corpo celeste
da poco scoperto
e che è oggi
considerato un
pianeta nano.
L'immagine
permette di
confrontare le
dimensioni di
Terra, Luna e
Cerere (sotto,
a sinistra).

FOTO IN BASSO
Gauss raffigurato
nell'Osservatorio
di Gottinga, del
quale fu direttore
dal1807 fino
alla morte.

UN METODO 1101 TROVARE l PtANETI


una riunione con altri cinque astronomi (Schroeder, Harding,
Olbers, Von Ede e Gildemeister) per affrontare il tema della de-
terminazione dell'orbita del nuovo corpo celeste. Quando furono
analizzati i dati delle loro osservazioni, uno di questi, in partico-
lare, sembrò subito chiaro: la distanza eliocentrica del corpo lo
collocava tra Marte e Giove, così come ci si attendeva. Nel mese
di giugno dello stesso anno, utilizzando i dati di Piazzi, il gruppo
convocato da Franz Von Zach svolse uno studio previo dell'or-
bita, senza però ottenere alcun risultato.
Dato che il presunto pianeta non compariva da nessuna
parte nel firmamento, Von Zach inviò i dati a un giovane matema-
tico di ventiquattro anni residente a Gottinga, la cui fama ini-
ziava a diffondersi in tutta la Germania, affinché proponesse una
propria stima dell'orbita. Si trattava di Gauss che, dopo aver
svolto alcuni calcoli matematici, affermò di sapere dove gli astro-
nomi dovevano cercare il corpo celeste scomparso. In mancanza
di previsioni alternative a loro disposizione, sebbene la posizione
dell'astro che si deduceva dai calcoli di Gauss distasse molto dalle
altre, Zach decise finalmente di verificare le sue previsioni. Molto
vicino a dove i suoi calcoli teorici collocavano il corpo desiderato
comparve un piccolo punto brillante; era la notte del 7 dicembre.
Le osservazioni si prolungarono per tutte le notti di dicembre, o
quantomeno tutte quelle con le condizioni meteorologiche adatte,
e, infine, il primo gennaio 1802, un altro astronomo che apparte-
neva al gruppo di lavoro di Von Zach, Heinrich Olbers, a Brema,
poté affermare con certezza che il corpo celeste osservato rispet-
tava perfettamente i dati delle osservazioni di Piazzi di un anno
prima e l'orbita prevista teoricamente da Gauss.
Questa predizione stupefacente, senza precedenti in astrono-
mia, era stata ottenuta da un matematico che aveva trovato ordine
li dove altri avevano visto semplicemente un minuscolo e impre-
vedibile pianeta, usando a tal fine uno strumento matematico che,
negli anni, si dimostrerà uno dei più utili per calcolare le orbite
planetarie: la legge dei minimi quadrati, scoperta da Gauss circa
sei anni prima, che però non pubblicò fino all809. Le applicazioni
di tale metodo, oltre all'ambito astronomico, furono enormi, al
punto che il suo utilizzo per il calcolo della traiettoria di Cerere

80 UN METODO PER TROVARE l PIANETI


PERCHÉ LA NOTTE È NERA?

L'astronomo tedesco Heinrich Olbers


(1758-1849) fu medico nella citta di
Brema per quarant'anni. Appassionato
sia di scienza sia di astronomia, tra-
scorreva gran parte delle sue notti os-
servando il firmamento con un piccolo
telescopio collocato sul tetto di casa.
Nel 1779 elaborò un nuovo metodo.
chiamato metodo di 0/bers, per calco-
lare l'orbita di una cometa, che dimo-
strò la sua efficacia in alcuni casi par-
ticolari di orbite circolari o paraboliche,
ma non risultò essere utile per la de-
terminazione dell'orbita di Cerere. che
era ellittica. Il primo gennaio 1802 in-
dividuò Cerere nella posizione prevista
da Gauss. Poco tempo dopo scoprì
Pallade e propose che entrambi i corpi
celesti fossero legati tra loro tramite
frammenti di un corpo più grande,
idea che lo portò a cercare nel firma-
mento altri frammenti. Per il calcolo dell'orbita di Pallade invitò a Brema il
matematico tedesco, che restò in citta per tre settimane e Olbers fu testi-
mone dell'applicazione dei suoi innovativi metodi matematici. in particola-
re di quello dei minimi quadrati. Gauss e Olbers restarono in contatto per
tutta la vita. fino alla morte di quest'ultimo.

Il paradosso di Olbers
Attualmente si ricorda Olbers in particolare per la presentazione. nel 1823.
del famoso paradosso che porta il suo nome. secondo il quale. in un univer-
so euclideo, infinito, statico e uniformemente popolato di stelle, il cielo not-
turno dovrebbe brillare come la superficie solare. Le spiegazioni proposte
per dare una soluzione a questo paradosso sono storicamente consistite
nella negazione che l'universo sia infinito od occupato da stelle in modo
uniforme. La teoria della relativita trova una ragione evidente. dato che le
galassie lontane dalla Terra oltre quattordici miliardi di anni luce (la presun-
ta eta dell'universo) non hanno ancora potuto farci arrivare la loro luce a
causa della sua velocità finita. Ciò significa. per lo meno per quanto riguar-
da la luce delle galassie che vediamo. che l'universo è finito. D 'altra parte.
però, l'universo è in espansione e non è quindi statico.

UN METODO PER TROVARE l PIANETI 81


resta merarnente aneddotico. Grazie a questa scoperta, tuttavia,
Gauss divenne all'improvviso una stella di prima grandezza nella
comunità scientifica internazionale.
Il suo successo fu il simbolo del potere di predizione della
matematica in un periodo, la prima metà del XIX secolo, in cui,
come già affermato in precedenza, la scienza era in pieno svi-
luppo. Sebbene sia vero che gli astronomi avevano scoperto il
pianeta per caso, un matematico aveva messo in gioco la capacità
analitica necessaria per spiegare ciò che sarebbe accaduto in fu-
turo. Grazie alla predizione dell'orbita del pianeta Cerere, alla
fine del primo anno del nuovo secolo, Gauss non solo era uno dei
matematici di maggiore fama, ma anche l'astronomo più popolare
d'Europa.
Nel marzo 1802 Olbers scoprì Pallade, un altro corpo astro-
nomico di dimensioni inferiori rispetto a Cerere, e chiese a Gauss
di fissarne l'orbita durante una sua permanenza di tre settimane
a Brema, su invito dello stesso Olbers. Il metodo dei minimi qua-
drati manifestò ancora una volta la sua potenza e Olbers fu testi-
mone dell'uso che Gauss faceva delle tecniche matematiche.
Quando sorsero dispute sulla paternità del metodo dei minimi
quadrati, Gauss citava Olbers come testimone del fatto che egli
usasse il metodo dall'inizio del secolo.
In novembre, il giovane Gauss, allora venticinquenne, fu no-
minato membro della Reale Società delle Scienze di Gottinga. Il
successo gli conferì diversi onori, fra i quali l'invito a dirigere
l'osservatorio astronomico dell'Accademia delle Scienze di San
Pietroburgo. In Russia era tradizione invitare ricercatori stranieri
presso istituzioni scientifiche nazionali, come fu per Leonhard
Eulero. Nel1802, quando Gauss ancora non aveva preso una de-
cisione in merito all'invito, Olbers avvisò l'amico Von Heeren,
professore dell'Università di Gottinga e consulente del governo
di Hannover. Non voleva, infatti, che Gauss lasciasse la Germania
e riuscì a fargli proporre la direzione del nuovo Osservatorio di
Gottinga, ancora da costruire. Le negoziazioni per il trasferimento
di Gauss a Gottinga non iniziarono seriamente fino al 1804 e si
conclusero felicemente nel1807, quando infine si poté concretiz-
zare il suo ritorno.

82 UN METODO PER TROVARE l PIANETI


IL METODO DEl MINIMI QUADRATI

Il problema proposto a Gauss relativo al calcolo delle traiettorie


dei pianeti a partire da un numero minimo di osservazioni (al-
meno tre) era di straordinaria difficoltà matematica, dato che si
dovevano risolvere sei equazioni con sei incognite. Tali equa-
zioni sono tanto complesse che è necessario approssimare le
soluzioni, non è possibile calcolarle con precisione. La difficoltà
è legata al fatto che il sistema di equazioni non è lineare, dato
che la risoluzione di un sistema lineare di un problema con lo
stesso numero di incognite ed equazioni può essere laborioso,
ma non presenta difficoltà tecniche. Il calcolo originale dell'or-
bita di Cerere comprendeva, come quasi tutti quelli di Gauss, un
impiego abilissimo di interpolazioni e approssimazioni succes-
sive. Degno di nota è il pragmatismo di Gauss, che usava qualun-
que strumento matematico disponibile. Introdusse molte idee la
cui completa giustificazione è lungi dall'essere prevedibile, ma
che applicò comunque con una maestria senza paragoni.
In una prima fase si doveva determinare la possibile orbita
e, in seguito, l'ancora più complessa correzione graduale della
stessa. In pratica tre sono le tipologie di orbita possibili: ellitti-
che, paraboliche e iperboliche. Le tecniche in uso prima di
Gauss avevano ottenuto alcuni successi, come per la determina-
zione dell'orbita di Urano, ma questa era particolarmente sem-
plice perché la supposizione iniziale che ruotasse attorno al Sole
era corretta, considerando la sua ridotta eccentricità. Inoltre, vi
erano numerose osservazioni che potevano correggere qualun-
que errore. Con Cerere, Gauss poteva contare solo su quaran-
tuno giorni di osservazione. La sua orbita sembrava presentare
in più un alto grado di eccentricità, pertanto l'ipotesi circolare
sulla quale si basarono Olbers e Von Zach non era valida e, di
fatto, li condusse in errore. Gauss, a differenza dei suoi contem-
poranei, non partì da alcuna supposizione iniziale. n suo metodo
di lavoro era incentrato unicamente sulle osservazioni, senza
nessuna ipotesi aggiuntiva, e per giungere alla soluzione usava
metodi euristici, pertanto il progressivo miglioramento delle sue
stime. In questi ultimi si adotta un metodo iterativo affinché le

UN METODO PER TROVARE l PIANETI 83


soluzioni parziali trovate servano da base per identificare nuove
soluzioni più vicine alla soluzione reale del problema.
Il metodo dei minimi quadrati creato da Gauss è una tecnica
di analisi numerica inserita nell'ambito dell'ottimizzazione ma-
tematica. Suo obbiettivo è trovare la funzione che meglio si
adatta a dei dati forniti. L'idea matematica è la seguente: siano
(x 1, Y 1), (x2 , y 2), ••• , (xn, Yn) delle coppie di dati ottenuti da osser-
vazioni reali di una variabile X e di un'altra Y. Supponiamo ora
che tra le variabili X e Y vi sia una relazione definita da una fun-
zione!, in modo tale chej(x)=Y;- Per il caso del pianeta Cetere
studiato da Gauss, le coppie sono formate da una collocazione
nello spazio (variabile Y) e nel tempo (variabile X). Determinare
la traiettoria del pianeta equivaleva a trovare la forma della fun-
zione!, in modo tale che, introducendo il dato del tempo (x), si
potesse calcolare la sua posizione ( y J a partire dal valore di
f(x). Il metodo cerca di trovare la funzione che riduca al minimo
gli errori o residui, definiti come la differenza tra il valore reale
della variabile Y (la posizione del pianeta) e la sua stima me-
diante la funzione! Tali errori sono annotati come ei=yi-f(x).
L'idea è che la somma di questi errori sia la minore possibile.
Affinché gli errori non si compensino fra negativi e positivi, li si
eleva al quadrato, procedimento che ha l'ulteriore vantaggio di
ridurre l'importanza degli errori più piccoli, la maggior parte dei
quali dovuti a imprecisioni nell'annotazione dei dati. Il problema
dei minimi quadrati, quindi, si riduce all'identificazione della
funzione f in modo da minimizzare la somma dei quadrati dei
residui, ovvero che:

2
}:e; = }: (Yi - f (xi )) sia minima.
i-1 i-1

Questo problema equivale a trovare il minimo dell'errore qua-


dratico medio, ovvero a minimizzare la funzione:

2
}: e;= }:;_1(Yi- f(xi))
i-1 n n

84 UN METODO PER TROVARE l PIANETI


Questo approccio è relativamente più semplice rispetto a
quanto effettivamente proposto a Gauss dato che, per linearità, si
è considerato che la situazione del pianeta Cerere si potesse rap-
presentare con una sola variante, quando in realtà è necessario
un sistema di coordinate e, quindi, la variabile è multipla e ciò
influisce sulla complessità dei calcoli e sul numero di incognite
con le quali si deve lavorare, sebbene non sull'approccio teorico.

LA POLEMICA CON LEGENDRE

La paternità dello sviluppo del metodo dei minimi quadrati diede


luogo a un'aspra polemica con il matematico francese Adrien-Ma-
rie Legendre. Tale polemica è da ricondurre ai metodi di lavoro
dei matematici di inizio XIX secolo, in particolare quelli di Gauss.
La produzione matematica di Gauss era notevohnente più rapida
delle sue pubblicazioni. Infatti, i matematici del tempo non divul-
gavano immediatamente le loro scoperte in brevi articoli, come si
suole fare oggi, ma aspettavàno di averne una notevole raccolta
per stampare un libro completo sui loro progressi. A ciò si aggiun-
geva l'ansia di Gauss di non lasciare troppi indizi sul suo lavoro.
Nel caso del pianeta Cerere fornì la soluzione, che si rivelò esatta,
ma non spiegò il metodo usato per arrivare alle conclusioni che
gli garantirono la fama. Gauss non pubblicò i suoi lavori sul me-
todo dei minimi quadrati fino al 1809 nella sua Theoria motus
corpurum coelestium in sectionibus conicis solem ambientium
(Il movimento deUe sezioni coniche dei corpi celesti del Sistema
Solare), quasi dieci aruù dopo averli usati per il calcolo dell'orbita
di Cerere. In questa pubblicazione discute il metodo e rimanda a
un testo di Adrien-Marie Legendre sul tema. Di fatto Legendre,
sebbene non fu il primo a utilizzare il metodo, fu però il primo a
pubblicarlo in Nouvelle méthodes pour la détermination des
orbites des comètes (Nuovi metodi per la determinazione deUe
orbite delle comete) che pubblicò nell805, quattro anni prima di
Gauss, e fu colui che assegnò al metodo il nome con il quale oggi
lo conosciamo. Per questo motivo Legendre, dopo la pubblica-

UN METODO PER TROVARE l PIANETI 85


zione del libro di Gauss, gli inviò una lettera di congratulazioni,
rivendicando tuttavia la paternità del metodo dei minimi quadrati.
Nel 1820, Legendre pubblicò un supplemento alle sue memo-
rie del 1805, attaccando di nuovo Gauss per la priorità nella sco-
perta dei minimi quadrati. Il successivo studio del quaderno di
appunti di Gauss e la testimonianza di Olbers, il quale assicurò
che Gauss gli aveva mostrato le annotazioni sul metodo nel 1802,
quando entrambi lavoravano alla determinazione dell'orbita di
Pallade, diedero ragione a Gauss nella polemica. Non fu, però,
l'ultima volta che questi due grandi matematici polemizzarono
sulla paternità dei loro risultati.
La disputa ebbe notevole eco e andò a scapito dello sviluppo
della matematica, dato che Legendre contagiò con i suoi ingiusti-
ficati sospetti di plagio da parte di Gauss il suo alunno più illustre,
Cari Gustav Jakob Jacobi, e impedì al matematico, che in seguito
avrebbe sviluppato le funzioni ellittiche, di collaborare con
Gauss, che, come dimostra il suo quaderno di note, sin da giovane
aveva lavorato a queste funzioni. Per quanto riguarda questo
tema e altri che analizzeremo in seguito, Gauss anticipò sempre
Legendre. Quando quest'ultimo però lo attaccò di aver agito in
modo scorretto, Gauss accusò il colpo. In una lettera all'astro-
nomo Heinrich Christian Schwnacher (1780-1850) si lamentava:

Sembra che sia il mio destino coincidere in quasi tutti i miei lavori
teorici con Legendre. Così è accaduto nell'aritmetica superiore, nel-
le ricerche sulle funzioni trascendenti legate alla rettificazione [il
processo per trovare la lunghezza dell'arco di una curva] dell'ellisse,
i fondamenti di geometria e ora ancora una volta qui, con il metodo
dei minimi quadrati.

Con la pubblicazione postuma dettagliata dei lavori di Gauss


e di gran parte della sua corrispondenza degli ultimi anni, tutte
queste antiche dispute si sono risolte a favore del matematico
tedesco.
Come dicevamo, questo tipo di polemiche era molto frequente
tra i matematici dell'epoca dato che, oltre al ritardo nella pubblica-
zione dei risultati, la comunicazione tra scienziati tramite lettere

86 UN METODO PER TROVARE l PIANETI


poteva essere farraginosa e ciò faceva sì che lavorassero allo
stesso problema e arrivassero agli stessi risultati in modo indipen-
dente. Attualmente, grazie ai mezzi elettronici, in particolare Inter-
net, nonché all'esigenza di pubblicare i risultati il prima possibile,
un ricercatore americano può essere aggiornato sul lavoro dei col-
leghi in tempo reale, evitando questo tipo di discussioni.

ADRIEN-MARIE LEGENDRE

Con Laplace. Lagrange e Cauchy,


Legendre (1752-1833) fu uno dei
protagonisti dell'Età dell'oro della
matematica francese. Ricevette
un'eccellente istruzione al Collège
Mazarin di Parigi, dove si laureò in
fisica e matematica nel 1770. Dal
1775 al 1780 insegnò alla scuola
militare e dal 1795 aii'École Nor-
ma!. Nel 1782 gli fu concesso il
premio offerto dall'Accademia di
Berlino per i suoi studi sui proiet-
tili. Importante è il suo contributo
alla statistica. alla teoria dei nume-
ri e all'analisi matematica . l suoi
lavori servirono da base per suc-
cessivi progressi matematici. Le
opere del norvegese Niels Henrik
Abel sulle funzioni ellittiche furono
costruite sui postulati elaborati da Legendre. che svolse un lavoro fonda-
mentale in questo ambito, compresa la classificazione delle integrali ellittiche.
Il suo operato in questo campo fu completato da un suo allievo. Cari Gustav
Jakob Jacobi. Parte dell'opera di Gauss sulla statistica e la teoria dei nume-
ri integrava quella di Legendre, con il quale. per tutta la vita, ebbe in corso
diverse polemiche relative alla paternità di alcune scoperte. Nel1830 lo stu-
dioso francese presentò una dimostrazione per n=5 dell'allora cruciale con-
gettura di Fermat. Legendre svolse anche ricerche pionieristiche sulla distri-
buzione dei numeri primi e sull'applicazione dell'analisi alla teoria dei
numeri, andando a sovrapporsi nuovamente a Gauss nei risultati.

UN METODO PER TROVARE l PIANETI 87


APPLICAZIONE DEL METODO
DEl MINIMI QUADRATI ALLA STATISTICA

Oltre che per il calcolo delle orbite spaziali, il metodo dei minimi
quadrati mostra grande potenzialità in molti altri campi della ma-
tematica, in particolare la statistica, come vedremo. La risoluzione
delle equazioni del metodo dei minimi quadrati dipende dalla no-
stra conoscenza della funzione J, che lega le variabili delle quali
abbiamo i dati, e dalla complessità di tale funzione. Il caso più
semplice è quello nel quale la funzione è una retta, ovvero Y=a+bX.
n calcolo dei parametri a e b si ottiene con un calcolo poco com-
plesso a partire da n coppie di dati bidimensionali (x 1, y 1), (x2, y 2),
... , (xn, Y.). Applicando la tecnica dei minimi quadrati otterremo,
dopo aver derivato e reso uguale a zero, delle equazioni note con
il nome di equazioni normali:
n n
}:y; = na+b}:x;
i·l i-l

n n n
}:Y;X; =a }:x;+ b }:xi,
i-l i· l

dalle quali si evincono i valori di a e b:

b= Cov(X,Y)
82x

a=y-bx,

x
dove Cov (X, Y) è la covarianza delle variabili e Sx 2 e sono ri-
spettivamente la varianza e la media della variabile X e y è la
media della variabile Y. La retta risultante è nota come retta di
regressione. Questo tipo di calcoli ci può aiutare a determinare il
valore possibile di una variabile a partire dal valore conosciuto di
un'altra. Immaginiamo di selezionare n individui con l'adeguata
proporzione fra peso e statura A partire da queste n coppie di dati
calcoleremo la retta di regressione corrispondente. Con questa

88 UN METODO PER TROVARE l PIANETI


equazione siamo in condizione di determinare il peso medio at-
teso di una persona conoscendone la statura, un calcolo abituale,
ad esempio, tutte le volte che ci misuriamo in una farmacia Con-
sideriamo la seguente tabella di dati:

Statura Peso
170 68
172 70
174 71
175 72
177 73
180 76
182 80
185 82
186 83
187 84
190 85
193 85
194 86

Effettuando i calcoli per verificare la retta di regressione, ot-


teniamo che Y=0,808X-68,921, dove Y è il peso e X l'altezza Nel
grafico alla pagina successiva sono rappresentati i punti reali e la
retta di regressione, calcolata con il metodo dei minimi quadrati.
La retta ci permette di predire quale sarà il peso medio di una
persona che misuri 179 centimetri: Y=0,808-179-68,921=75,71.
Quanto più complessa è la funzione!, più difficili saranno i calcoli,
ma maggiore la precisione che otterremo nei risultati.
Una parte fondamentale della statistica riguarda le injerenze,
ovvero trarre conclusioni dai parametri di una popolazione par-
tendo da un campione rappresentativo. Tali conclusioni si estra-
polano mediante una funzione che mostra il cosiddetto stimatore
(e che si suppone stimi il comportamento della popolazione tar-
get). All'interno dell'inferenza statistica, dunque, svolge un ruolo

UN METODO PER TROVARE l PIANETI 89


fondamentale il teorema di Gauss-Markov. Detto teorema af-
ferma che, secondo detenninate ipotesi, lo stimatore ottenuto con
il metodo dei minimi quadrati è ottimale.

Rappresentazione
dei punti
Peso (kg)
e della retta di
regresslone 90 -j
calcolata
con Il metodo
del minimi 85
quadrati.
80

65 1---+----+-------,1----+-- --1----+---t-

60+------L--L--------~----
165 170 175 180 185 190 195 200
Altezza (cm )

LA THEORIA MOTUS CORPORUM COELESTIUM

Come già detto, nel 1807 Gauss tornò a Gottinga dopo essere stato
nominato direttore dell'ossezvatorio astronomico. Sebbene si fosse
interessato tutta la vita all'astronomia, e, di fatto, ciò abbia pregiu-
dicato la sua possibilità di aggiungere ulteriori apporti alla matema-
tica tradizionale, è in questi primi aruù a Gottinga che dedicò i mag-
giori sforzi alla raccolta dei suoi precedenti lavori di astronomia e a
concretizzare nuovi progressi. Nel 1809, quindi, pubblicò la sua
opera più importante a contenuto astronomico: Theoria motus cor-
porum coelestium in sectionibus conicis Solem ambientium. n
testo contiene i risultati ottenuti da Gauss, ma, come d'abitudine,
non sempre i metodi utilizzati per arrivare alle soluziorù.
n libro fu pubblicato in latino, sebbene la prima versione di
Gauss sia stata scritta in tedesco. L'editore, infatti, ritenne che fosse

90 UN METODO PER TROVARE l PIANETI


GAUSS E LA SUA CAMPANA

Gauss non fu lo scopritore della curva che porta il suo nome. La distribuzione
normale. o curva di Gauss, come fu in seguito denominata, anche nota come
campana di Gauss in statistica, fu presentata per la prima volta da Abraham
de Moivre (1667-1754) in un articolo del1733, diversi anni prima che Gauss
venisse alla luce. La funzione della densità di una distribuzione normale (che
descrive la probabilità che si trovino valori della variabile in un determinato
insieme), e che appare in modo naturale nello studio del comportamento dei
fenomeni reali, è la seguente:
l (x;tY
f(x) • ------r.:- e~.
a"2n

dove 11 e o 2 sono la media e la varianza della distribuzione. La loro rappresen-


tazione è riportata nella figura seguente, dove 11=0.

- _l.

l motivi per i quali Gauss compare nel nome di questa distribuzione sono due:
da una parte, egli usò profusamente la distribuzione normale nell'analisi degli
errori degli esperimenti quando analizzava dati astronomici e, dall'altra, vi sono
funzioni, denominate gaussiane (in suo onore), per le quali la distribuzione
normale non è altro che un caso particolare con i valori di

l
a • ------r.:- • b = !-l e c= a.
a"2n

Nella distribuzione normale la maggior parte dei valori della variabile si rag-
gruppa attorno ai valori centrali, pertanto il grafico acquisisce maggiore al-
tezza. Quanto più ci allontaniamo da questi valori, meno probabile è trovare
dei dati, pertanto la linea è decrescente, giacché ci separiamo dal valore del-
la media.

UN METODO PER TROVARE l PIANETI 91


più semplice da vendere in latino poiché sarebbe stata. possibile una
maggiore diffusione. Argomento principale dell'opera è la detenni-
nazione delle orbite ellittiche e iperboliche di pianeti e comete
usando solo un numero minimo di osservazioni e senza supposi-
zioni aggiuntive. Nella prefazione, Gauss ricorda l'esempio di Ce-
rere, che tanta fama gli aveva regalato. n libro ha uno spiccato ca-
rattere pedagogico, con numerosi esempi di applicazioni, e si divide
in due parti: una prima con materiale preliminare e l'altra con le
soluzioni al problema generale. Si tratta della prima rigorosa appli-
cazione delle leggi di Keplero per il calcolo delle orbite dei corpi
celesti. Fino all'introduzione di quelli scoperti da Gauss, come i mi-
nimi quadrati, gli astronomi usavano metodi che variavano caso per
caso, senza cercare una regola generale. n contributo essenziale di
Gauss è una combinazione di conoscenze teoriche, un'inusuale fa-
cilità nello svolgere calcoli algebrici e la sua esperienza pratica in
campo astronomico. A differenza dei suoi predecessori (compreso
Isaac Newton, che aveva risolto problemi analoghi mediante ap-
prossimazione geometrica), Gauss non presuppone la conoscenza
del tipo di orbita del corpo osservato. Questo complica i calcoli, ma
consente di affrontare il tema senza sapere se il corpo studiato è un
pianeta, una cometa o un asteroide, informazione non sempre facile
da ottenere con poche osservazioni.
Le quattro sezioni della prima parte del libro descrivono il mo-
vimento di un corpo celeste attorno al Sole. La sezione I contiene
molte delle definizioni necessarie, come, ad esempio, raggio o ec-
centricità, oltre alle formule trigonometriche per descrivere la po-
sizione di un corpo in un dato punto della sua orbita. Contiene al-
tresì consigli pratici sui metodi per estrapolare le tabelle numeri-
che e per approssimare parabole con ellissi e iperboli. La sezione
II è dedicata alla detenninazione della posizione di un corpo cele-
ste come una funzione a tre coordinate. Gauss iniziò con l'identifi-
cazione dei sette parametri che definiscono il movimento di un
corpo celeste: longitudine media, movimento medio, semiasse
maggiore, eccentricità, longitudine del nodo ascendente, inclina-
zione dell'orbita e massa Descrisse quindi le relazioni fra questi
elementi e spiegò i criteri per l'identificazione delle diverse sezioni
coniche. Per concludere la sezione, egli stabilì le equazioni diffe-

92 UN METODO PER TROVARE l PIANETI


renziali del movimento di un corpo celeste, fornendo qualche
esempio pratico. Nella sezione III si addentrò nel problema del
calcolo dell'orbita a partire dalle varie osservazioni e su come tro-
vare tutti i parametri che descrivono il movimento del corpo me-
diante relazioni matematiche. Nell'ultima sezione si occupò del
caso di varie osservazioni con lo stesso piano del Sole (come ac-
cade, ad esempio, con il movimento della Terra), per le quali de-
dusse le relazioni trigonometriche. Questa sezione è breve e si
conclude con l'equazione per orbite ellittiche.

«ll principio consiste in che la sorruna


dei quadrati delle differenze fra quanto osservato
e le quantità calcolate debba essere minima>>
GAUSS, DEFINIZIONE DEL METODO DEl MINDU QUADUTI.

Dopo la preparazione della prima parte del libro, nella se-


conda Gauss affrontò il problema principale, ovvero la detennina-
zione dell'orbita di un corpo celeste a partire dalle osservazioni. D
problema è risolto in due fasi: nella prima si calcola una soluzione
approssimata a partire da tre o quattro osservazioni e, nella se-
conda, si migliora questo primo risultato con l'aiuto dei restanti
dati osservati. I capitoli l e 2 di questa sezione del libro si occu-
pano della prima fase, mentre il 3 e il 4 della seconda.
Come previamente affermato, sono sette gli elementi del mo-
vimento da calcolare per determinare l'orbita. Nella sezione l
della seconda parte del libro, Gauss spiega come calcolare sei di
tali fattori usando tre osservazioni; il settimo, la massa, deve es-
sere determinato in modo indipendente. Tenendo in considera-
zione che ogni osservazione fornisce due parametri, longitudine e
latitudine, per i calcoli sono sufficienti tre osservazioni, fatto salvo
quando l'orbita osservata si trovi nell'eclittica o molto vicina alla
stessa Quando parliamo di eclittica, ci riferiamo al piano lungo il
quale la Terra si muove attorno al Sole descrivendo un'ellisse. Per
trattare questo caso, oggetto della sezione II della seconda parte,
sono necessarie altre quattro nuove osservazioni indipendenti.
Gauss considerò il caso di quattro osservazioni indipendenti, delle

UN METODO PER TROVARE l PIANETI 93


quali solo due complete. Dal punto di vista metodologico non è
una novità rispetto a quanto visto in precedenza, ma è importante
se l'orbita menzionata è prossima all'eclittica della Terra. In tal
caso, lavorando solo con le quattro osservazioni citate, piccoli er-
rori nelle osservazioni stesse possono portare a calcoli scorretti.
Le ultime due sezioni del libro sono dedicate ai metodi di mi-
glioramento del calcolo approssimato delle orbite calcolate nelle
prime due sezioni. Nella sezione III Gauss pubblicò per la prima
volta il metodo dei minimi quadrati quale strumento più efficiente
per il miglioramento del calcolo delle orbite. Come già visto, que-
sto principio fu usato con successo per il calcolo dell'orbita di
Cerere, precedendo Legendre, anche se non nella pubblicazione.
Nella sezione IV, abbastanza breve, Gauss riporta alcune osserva-
zioni sulle perturbazioni delle orbite ellittiche causate dall'in-
fluenza dei pianeti maggiori, che gli permisero di calcolare la
massa di Giove a partire dall'orbita di Cerere, seppure senza en-
trare eccessivamente nel dettaglio. Il libro termina con una serie
di lunghissime tabelle che chiariscono i rapporti fra i diversi para-
metri che definiscono un'orbita.
Possiamo affermare che Theoria motus corporum coele-
stium in sectionibus conicis Solem ambientium fu il più impor-
tante e influente testo astronomico fino a diversi decenni dopo la
sua pubblicazione. Gauss segnò l'inizio dell'astronomia moderna,
anche nell'impostazione di un nuovo standard di esigenza, preci-
sione e fedeltà nelle osservazioni astronomiche e nella loro ridu-
zione. Il metodo dei minimi quadrati risultò essere uno strumento
fondamentale: inizialmente solo una tecnica, si trasformò in uno
dei pilastri della filosofia naturale di Gauss, che la usò in nume-
rose occasioni. Arrivò infine a essere uno strumento indispensa-
bile in molti altri rami della matematica.
Come astronomo Gauss svolse inoltre esperimenti sulla mo-
difica della gravità dovuta alla rotazione terrestre,· e si occupò
della determinazione della longitudine geografica, dell'identifica-
zione delle comete e dell'analisi delle difficoltà nell'ottica dei
telescopi.

94 UN METODO PER TROVARE l PIANETI


CAPITOL04

Mettendo ordine
tra i numeri primi

Tutti i nwneri possono essere scomposti


in nwneri primi e questa proprietà li trasforma
nella base stessa dell'aritmetica. Eppure non è semplice
sapere se i nwneri di grandi dimensioni sono primi,
né disponiamo di formule che generino nwneri primi
in modo ininterrotto e neanche possiamo sapere
qual è la loro distribuzione.
Affrontando il problema, Gauss ebbe la lucidità
di cercare nuove strade e mettere ordine là dove
fino a quel momento regnava il caos.
Come abbiamo visto, Gaùss dedicò il suo interesse alle aree mate-
matiche più diverse: algebra, aritmetica, astronomia, costruzioni
con riga e compasso e molto altro. Se è possibile, però, individuare
nna tematica che fu costante nella sua vita scientifica, questa è
certamente lo studio dei numeri primi e delle loro proprietà. Po-
tremmo dire che, se fece della teoria dei numeri "la regina della
matematica", i migliori gioielli che la adornavano erano le scoperte
sui numeri primi, numeri che avevano affascinato (e tormentato)
intere generazioni di matematici.
La prova più antica dell'interesse dell'umanità per i numeri
primi è nn osso datato 6500 a.C. L'Osso di lshango fu scoperto in
Africa equatoriale nel 1960 e presenta l'incisione di varie colonne
con diverse tacche. Di particolare interesse è che nna delle sue
colonne ha 11, 13, 17 e 19 segni, che sono i numeri primi compresi
tra 10 e 20! Anche l'antica civiltà cinese si sentì attratta dallo studio
dei numeri primi che riteneva avessero qualità virili perché non si
lasciavano scomporre nel prodotto di numeri minori. Eppure fu-
rono gli antichi greci che trovarono la prima, importante proprietà
dei numeri primi: tutti i numeri naturali si possono scomporre in
modo unico come il prodotto di numeri primi. Provarono, per così
dire, che i numeri primi erano gli elementi che costruivano tutta
l'aritmetica dei numeri, cosi come gli elementi chimici della tavola
periodica costituiscono la base dell'universo intero.

METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI 97


Per quanto ci è dato sapere, Eratostene di Cirene (276-194
a. C.), il bibliotecario di Alessandria, fu il primo a costruire tavole
di numeri primi nel III secolo a.C. Ideò un procedimento ragio-
nevolmente semplice per sapere quali erano i numeri primi tra
due quantità, ad esempio l e 100. Lasciando da parte il numero
l, che non tutti i matematici considerano primo, cercava il primo
numero primo: il numero 2. A partire da questo, segnava tutti i
numeri multipli di 2 (i numeri pari) e che, quindi, non potevano
essere primi. Con l'elenco dei numeri segnati, ricercava il primo
numero non cancellato, che era automaticamente primo, in que-
sto caso 3, e procedeva nuovamente nello stesso modo, elimi-
nando tutti i multipli di 3. Eratostene seguiva questo procedi-
mento sapendo che il primo numero della sua lista dei numeri
non cancellati era primo (seguono 5, 7, 11, ... ) e che era quello
che determinava quando avrebbe trovato i successivi da elimi-
nare dalla lista stessa (tutti i multipli). Con questo procedimento
sistematico costruì le sue tavole di numeri primi. Il metodo rice-
vette l'indovinato nome di crivello di Eratostene, dato che co-
struiva una rete che scartava i numeri che non potevano essere
primi così come il setaccio dei minatori li aiutava a cercare le
pepite d'oro. Ovviamente, in ogni fase la maglia di Eratostene
cambia dimensioni, quindi il processo accelera.
Anche Euclide (323-286 a.C.) si occupò dei numeri primi e si
pose la seguente domanda: l'insieme dei numeri primi è infinito?
Continueremo a trovare numeri primi in modo indefinito nell'in-
sieme dei numeri naturali o, al contrario, c'è un momento in cui
essi smettono di apparire? La domanda ha una risposta ed Euclide
la trovò: l'insieme dei numeri primi è infinito. n matematico greco
lo espresse affermando che la quantità di numeri primi è maggiore
di qualunque numero che si possa concepire. La dimostrazione è
abbastanza elementare e prova la potenza del ragionamento ma-
tematico, in grado di rispondere a questa domanda senza necessa-
riamente trovare numeri primi ogni volta più grandi.
Con l'argomentazione di Euclide svaniva la possibilità di co-
struire una tavola che contenesse tutti i numeri primi, nonché di
trovare la formula magica che consentisse di descriverli.

98 METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI


L'INSIEME DEl NUMERI PRIMI È INFINITO

Si proponga una riduzione all'assurdo. Supponiamo, in primo luogo, che


l'insieme dei numeri primi sia finito, ovvero che P={2, 3, ... , P, . ..., pJ sia l'in-
sieme di tutti i numeri primi esistenti e Pn· Questo numero è ovviamente
maggiore di 1 e P n' pertanto non può essere primo, altrimenti avremmo un
primo maggiore del massimo P n· Dobbiamo supporre, al contrario, che Q sia
un numero composto. Dato che ogni numero composto si può scomporre
nel prodotto di numeri primi minori di tale numero, ciò significa che tutti i
fattori primi di q sono compresi nell'insieme dei primi P. Esiste pertanto
almeno un elemento dell'insieme P, che indichiamo con P,. che divide q.
Per la sua costruzione. tuttavia, P, divide anche il prodotto 2·3· ... ·p,· ... ·pn, dato
che pi è uno dei suoi fattori. Ciò significa che P, divide q e q-1, quindi deve
dividere la loro differenza che è l, eppure nessun numero primo maggiore
di l divide l. Si è giunti a un assurdo. La conseguenza è che l'insieme P scel-
to non è esaustivo, dato che esistono numeri primi che non vi appartengo-
no e, pertanto, possiamo affermare che l'insieme dei numeri primi è infinito.

Molto più d'impatto del risultato di Euclide è ciò che dimostrò


Eulero nel 1737: egli afferma che la sonuna dei reciproci dei nu-
meri prinù diverge e che ciò, espresso mediante formula matema-
tica, risulta come segue:

lim( }": !)
x......, p p-s.x
= oo con p prirrw.

Ovviamente, da questo risultato possiamo dedurre che il nu-


mero di primi è infinito, dato che, affinché una sonuna sia infinita,
deve necessariamente avere un numero infinito di tennini (e a tale
conclusione si arriva, di fatto, senza necessità di alcuna somma,
semplicemente mediante un ragionamento logico).
Da ragazzo Gauss ricevette in regalo un libro che conteneva
un elenco con varie migliaia di numeri primi, probabilmente deter-
minati con qualche tipo di crivello numerico analogo a quelli usati
da Eratostene. Gauss osservò che i numeri comparivano in modo
disordinato. Sembrava quasi impossibile determinare come si com-
portassero o la formula che permettesse di trovarli nell'insieme

METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI


infinito dei numeri naturali. Per uno scienziato che aveva detenni-
nato l'orbita di corpi celesti a partire da sporadiche osservazioni,
sembrava una sfida alla sua altezza. L'idea che i matematici non
potessero trovare delle regole nella distribuzione dei numeri primi
tormentava la mente di Gauss. Intendeva scovare ordine e regola-
rità dove sembrava regnare solo il caos.

«Qualunque sciocco può porre domande


sui numeri primi alle quali non può rispondere
neppure la persona più intelligente.»
GODFREY IIAROLD IIARDY (1877-1947) IN RIFERIMENTO Al NUMERI PRIMI.

Per generazioni si era cercato di comprendere i numeri primi


ed erano state formulate speculazioni interessanti. Esiste ad
esempio una congettura che afferma che è possibile trovare infi-
niti numeri primi gemelli (separati da due unità), ovvero se p è
primo, lo sarà anche p+2. Si sono trovate coppie di primi gemelli
con valori molto avanzati, come quella formata da 1.000.037 e
1.000.039. Euclide dimostrò oltre duemila anni fa che ci sono infi-
niti numeri primi, ma nessuno sa se esista un numero oltre il quale
queste coppie di primi vicini scompaiono. In matematica, infatti,
una cosa sono le congetture e un'altra, molto diversa, i teoremi,
separati dalle prime dall'abisso della dimostrazione. Per questo la
dimostrazione matematica è la base fondamentale del progresso
di questa scienza.
Una delle prime questioni affrontate dai matematici fu trovare
formule che fornissero un elenco illimitato di numeri primi. Era
un obbiettivo più "modesto" che trovare una formula generale che
generasse tutti i numeri primi, attività impossibile, e ad essa si
applicarono tutti i grandi matematici. Pierre de Fermat era con-
vinto di averne trovata una: la sua idea era sommare l a un tipo
particolare di potenze di 2. Secondo Fermat, i numeri in forma di
22"+l, con n numero naturale, che annoteremo con F e chiame-
remo numeri primi di Fermat o numeri di Fermat, erano " sempre
primi. Per potenze basse di due il sistema ftmziona e, quindi, con

100 METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI


n= l otterremo 5 e per n=2 avremo 17. Fermat era convinto che la
sua formula avrebbe sempre dato un numero primo, ma non aveva
i mezzi per provarlo a livello sperimentale dato che la dimensione
dei numeri aumentava rapidamente ed era impossibile calcolarli.
Eppure, in questa occasione la sua intuizione non era corretta n
quinto numero primo di Fermat, a 10 cifre e pertanto da lui non
calcolabile, non è primo perché divisibile per 641, come provato da
Eulero. Poiché si era trovato ciò che in matematica si chiama con-
troesempio, l'intuizione di Fermat smise di essere una congettura
e diventò una semplice affermazione falsa Per questo motivo al-
cuni autori hanno remore nel denominarli primi di Fermat e vi si
riferiscono solo come ai numeri di Fermat.
I numeri di Fermat furono molto apprezzati da Gauss che
però conferì loro un uso diverso. Nelle Disquisitiones arithme-
ticae dimostrò che, se un numero di Fermat è primo, è possibile
costruire con riga e compasso un poligono regolare con lo stesso
numero di lati. Diciassette sono i lati del poligono la cui costru-
zione rese famoso il nome del giovane Gauss e l 7 è il secondo
numero di Fermat. II quarto numero di Fermat, 65.537, è primo e
ciò significa che si può costruire un poligono regolare perfetto
con questo numero di lati. Ovviamente sono necessarie grande
precisione e pazienza per attenerlo, dato che abbiamo già visto
che il muratore incaricato di incidere la lapide di Gauss rinunciò
all'incarico per una figura che prevedeva 17 lati.
A parte l'uso che Gauss fece della formula dei numeri primi di
Fermat, il processo si rivelò invece abbastanza inefficace per lo
scopo per cui era stato concepito. Si tratta solo di un ulteriore
esempio che le teorie matematiche che potrebbero essere consi-
derate di poca utilità, possono invece trovare una loro applica-
zione in tempi futuri. Per questo motivo, per i matematici è così
difficile classificare come poco utili i loro procedimenti, per
quanto teorici possano essere.
Fermat cercò di determinare alcune delle proprietà dei nu-
meri primi che, come 5, 13, 17 o 29, divisi per 4 diano resto l. Tali
numeri possono essere scritti come la somma di quadrati
(13=32 +2 2, 29=22 +52 , ecc.). La congettura di Fermat proponeva
quindi che la somma dei quadrati desse numeri primi e lo studioso

METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI 101


arrivò ad affermare di poterlo dimostrare. Fermat, di fatto, era
piuttosto incline a costruire congetture e sopravvalutare la sua
capacità di dimostrazione. 25=42+32, ad esempio, non è Wl numero
primo. Come già detto, molti matematici di quella generazione
non fornivano Wla dimostrazione delle proprietà che dicevano di
aver scoperto.
Il giorno di Natale del1640, Fermat scrisse Wla lettera rela-
tiva alla sua scoperta (ovvero che alcW1i p Wlti potevano essere
espressi come la somma di quadrati) al monaco Marin Mersenne,
studioso e musicista. Mersenne era Wl interlocutore abituale di
molti matematici dell'epoca e intrattenne rapporti epistolari con
quasi tutti i francesi e anche qualche straniero, come Galileo Ga-
lilei (1564-1642). Il gruppo di matematici unito dalla corrispon-
denza con Mersenne fu il seme dal quale germogliò l'Accademia
delle Scienze di Parigi.
Mersenne si interessò anche della questione relativa alla co-
struzione dei numeri primi e ideò Wla formula che si rivelò più
utile di quelle pensate da Fermat. Iniziava considerando le po-
tenze di 2, ma, invece di sommare l al risultato come faceva Fer-
mat con i suoi numeri primi, decise di sottrarlo. Ad esempio
22..1=7, numero primo. Mersenne scoprì immediatamente che la
sua formula non sempre dava Wl numero primo poiché 24 -1=15,
che non è primo. Comprese che era necessaria Wla qualche con-
dizione aggiWltiva e impose che la potenza di 2 fosse a sua volta
Wl numero primo. Affermò quindi che per valori di n non superiori
a 257, i numeri in forma di 2n-1 erano primi se e solo se n era
primo. Si trattava quindi di una caratterizzazione matematica,
dato che contiene Wla condizione necessaria e sufficiente. Il suo
teorema aveva un'Wlica eccezione giacché 2ll-1=2047, che è il
prodotto di 23 per 89, quindi non è primo. 1n matematica, però,
l'eccezione non conferma la regola, di conseguenza il teorema era
falso. Continua tuttavia a restare Wl mistero come Mersenne poté
affermare che 2267 -l fosse Wl numero primo, trattandosi di Wl nu-
mero a settantasette cifre, assolutamente fuori dalle sue possibi-
lità di calcolo.
Le idee di Mersenne continuano in parte a essere studiate, dato
che non sappiamo se la sua formula potrà fornire all'infinito numeri

102 METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI


L'ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI PARIGI

L'Accademia delle Scienze fu fondata


a Parigi nel 1666 da Jean-Baptiste Col-
bert (1619-1683), ministro delle finanze
di Luigi XIV. Nella sua creazione ebbe
grande importanza il gruppo di mate-
matici legati dalla corrispondenza con
Marin Mersenne (1588-1648), ritratto
nell'incisione a destra. Fra i membri più
importanti di questa prima epoca trovia-
mo Cartesio, Pierre de Fermat e Blaise
Pascal (1623-1662). Dalla sua nascita aprì
le porte anche a membri non francesi,
come l'olandese Christiaan Huygens
(1629-1695). che ricevette per tutta la
vita aiuti economici dall'Accademia. Nel
1699 fu riorganizzata sotto il patronato
reale di Luigi XIV e la sua sede venne
ospitata nel palazzo del Louvre. Era di-
visa in due categorie principali, scienze
matematiche e scienze fisiche, a loro volta ripartite in tre rami: geometria,
meccanica e astronomia per la parte di matematica, e chimica, botan1ca e
anatomia per la fisica. La geometria deve essere intesa nel senso a essa attn-
buito nella Grecia classica e comprendeva tutti i rami della matematica. Nel
XVIII secolo, l'Accademia contribui al movimento scientifico del suo tempo
grazie alle moltissime pubblicazioni. Si occupava inoltre di attività di consu-
lenza scientifica per il potere politico. Dopo la soppressione delle accademie
seguita alla Rivoluzione, nel1816 recuperò la sua autonomia e si uni ali" Istituto
di Francia, statuto che conserva ancora oggi.

L'incentivo dei premi


Nel172li'Accademia aveva stabilito un prestigioso sistema di premi che durò
nel tempo e che ebbe grande impatto per lo sviluppo della matematica e di
altre scienze, consentendo l'elaborazione di lavori di notevole rilevanza in
diversi settori. Esisteva un comitato di esperti per giudicare ogni premio e
negli archivi restano informazioni relative alle decisioni degli incaricati della
loro concessione. Alcune volte l'Accademia decideva il tema sul quale dove-
vano vertere i lavori che aspirassero al premio, come, ad esempio. nell816 e
nel 1857, quando ci si dedicò alla soluzione dell'ultimo teorema di Fermat e,
ovviamente, non vi furono vincitori. Gauss non partecipò mai. cercando di
mantenere una certa distanza dalle istituzioni francesi a causa della guerra
che la Francia aveva combattuto contro il suo Paese.

METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI 103


primi. Stiamo ancora attendendo che si dimostri che i primi in
forma di 2"-1, con n primo, non avranno mai fine.
Anche Eulero si dedicò allo studio dei numeri primi. Sia nel
suo caso che in quello di Gauss è comunque più facile segnalare i
campi della matematica in cui non ottennero risultati, piuttosto
che il contrario. La passione di Etùero per i nwneri primi era stata
stimolata dalla sua corrispondenza con Christian Goldbach ( 1690-
1764), segretario dell'Accademia delle Scienze di San Pietroburgo.
Goldbach, come Mersenne, non era un matematico di profes-
sione, ma trovava affascinante giocare con i numeri e svolgere
esperimenti nwnerici. Fu proprio a Etùero che Goldbach comu-
nicò per primo la sua famosa congettura. Etùero si fece aiutare
da Goldbach per cercare di verificare le sue dimostrazioni sui
numeri primi, dato che le sue argomentazioni contenevano pas-
saggi non assolutamente rigorosi. Si interessò in particolare di
alcune delle congetture di Fermat su questi numeri. Eulero era
particolarmente entusiasta del lavoro con i numeri primi, dato
che gli consentiva di sfruttare le sue eccezionali capacità di cal-

L'ACCADEMIA DELLE SCIENZE DI SAN PIETAOBURGO

L'Accademia delle Scienze fu fondata da Pietro l a San Pietroburgo nel gen-


naio 1724 e mantenne questo nome fino al1917. l primi invitati a lavorare al
suo interno furono rinomati scienziati europei, come i matematici Leonhard
Eulero, Christian Goldbach, Nicolaus e Daniel Bernoulli, l'embriologo Caspar
Friedrich Wolff (1734-1793), l'astronomo e geografo Joseph-Nicolas Delisle
(1688-1768), il fisico Georg Wolfang Krafft (ca. 1700-1754) e lo storico Gerhard
Friedrich Muller (1705-1783). Gauss fu uno degli importanti scienziati invitati
all'Accademia grazie alla celebrità raggiunta con il calcolo dell'orbita di Ce-
rere, sebbene egli alla fine rifiutò l'offerta.
L'Accademia ha svolto un lavoro di promozione delle scienze che ammette
pochi confronti, a livello sia europeo sia mondiale. Nonostante i sommavi-
menti che interessarono la Russia, rimase in attività fino al 1934 quando la sua
sede fu trasferita a Mosca. come la maggior parte degli istituti di ricerca
dell'Unione Sovietica.

104 METTENDO OI~DINE TRA l NUMERI PRIMI


colo ed era molto abile a manipolare le fonnule perché mostras-
sero i collegamenti che nascondevano. Un collega matematico,
François Arago (1786-1853), uno dei riformatori dell'Accademia
delle Scienze di Parigi, disse di lui: <<Eulero calcola senza sforzo
apparente, come gli uomini respirano o le aquile si sostengono
con il vento».
Eulero amava calcolare i numeri primi, occupazione alla
quale anche Gauss dedicava il suo tempo. Stilò tavole di tutti i
numeri primi minori di 100.000 e di alcuni maggiori. Fra l'altro,
come visto in precedenza, riuscì a dimostrare che il quinto primo
di Fermat non era un primo mediante procedimenti teorici, dato
che la sua capacità di calcolo non era sufficiente per la grandezza
del numero. Una delle sue scoperte più curiose fu una fonnula che
sembrava generare una quantità enonne di numeri primi. Nel1772
calcolò tutti i risultati che si ottengono quando a x si assegnano
valori fra O e 39 nell'equazione x 2 +x+ 41. Ottenne il seguente
elenco:

41,43,47,53,61, 71,83,97, 113,131,151,173,197,223,251,281,


313,347,383,421,461,503,547,593,641,691,743,797,853,911,
971,1033,1097,1163,1231,1301,1373,1447,1523,1601.

Sono tutti numeri primi. Sembrava un inizio promettente, ma


con i valori di x= 40 e x= 41 la fonnula trovava numeri non primi.
Di nuovo i numeri primi non intendevano rivelare una fonnula che
li producesse in modo costante e infinito. Si scopri, inoltre, che,
cambiando il termine indipendente dell'equazione e mettendo 2,
3, 5, 11, 17 invece di 41, si ottenevano comunque numeri primi, ma
si finiva sempre per interrompere la serie. Eulero scrisse quindi
nel 1751: «Ci sono alcuni misteri che la mente umana non pene-
trerà mai. Per convincerci di ciò è sufficiente gettare uno sguardo
alle tavole di numeri primi. Osserveremo che, in esse, non regna
ordine né legge». Se perfino il grande Eulero gettò la spugna, si-
gnificava che il problema era grave. Così era la situazione quando
Gauss se ne interessò. Dobbiamo sottolineare che egli nutriva
un'enorme ammirazione per Eulero, del quale aveva detto, riferen-
dosi alla teoria dei numeri, che:

METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI 105


Le particolari bellezze di questi campi hanno attratto tutti coloro che
si sono attivamente dedicati alla loro coltivazione, ma nessuno ha
espresso questo fatto tanto spesso come Eulero che, in quasi tutti i
suoi nwnerosi scritti dedicati alla teoria dei nwneri, cita continua-
mente il piacere che trae dalle sue ricerche e il gratificante cambia-
mento che presuppongono rispetto alle attività più strettamente le-
gate ad applicazioni pratiche.

LE CONGETTURE DI GAUSS SUl NUMERI PRIMI

Per diversi secoli si era cercato senza successo di ottenere delle


formule che fornissero numeri primi in modo illimitato. Gauss si
rivolse al problema con un nuovo approccio e una strategia di-
versa. Sin da giovane aveva mostrato la sua genialità nel trovare
strade innovative per affrontare i problemi, fuggendo dall'evi-
denza e da tutto quanto già sin troppo utilizzato. Abbandonò così
la ricerca di formule che fornissero numeri primi, un percorso
che era sempre terminato in strade senza uscita, e cercò di tro-
vare un ordine nella distribuzione dei numeri primi nonché, se
possibile, le espressioni matematiche che definissero questo or-
dine. Un tale cambiamento di prospettiva fu un punto di svolta
nel trattamento del problema e si rivelerà estremamente cor-
retto, garantendo materia di studio alle nuove generazioni di ma-
tematici, nonché scoperte che ancora oggi danno i loro frutti.
L'idea di Gauss, come vedremo, era mettere in relazione la
distribuzione dei numeri primi con i logaritmi di base e. Un'idea
che nacque molto presto nella sua vivace mente matematica,
anche se impiegherà anni a maturare e le sue conseguenze tra-
scenderanno il loro stesso ideatore, arrivando ai suoi allievi. A
quattordici anni, Gauss ricevette in regalo un libro di logaritmi,
uno strumento imprescindibile per chiunque si interessasse di
aritmetica. Con l'impiego delle moderne calcolatrici, tuttavia, i
logaritmi hanno perso parte della loro utilità e non sono più stu-
diati con la stessa intensità dei decenni passati, .quando permet-
tevano un'estrema semplificazione delle operazioni matematiche.

106 METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI


APPLICAZIONI DEl LOGARITMI

Dati due numeri reali b e z, diremo che z è il logaritmo di x con base b, se b


elevato az darà x. In espressione matematica:

1logaritmi hanno due proprietà che li rendono particolarmente adeguati per


facilitare le operazioni aritmetiche. Da una parte il logaritmo di un prodotto
è la somma di logaritmi e la sua divisione si trasforma in una differenza.
Pertanto:

logb(x·y) = logbx+ logby, e inoltre 1ogb!!... -logbx -logby,


y
e ciò consente di calcolare moltiplicazioni e divisioni come somme e sottra-
zioni con l'aiuto delle tavole dei logaritmi, utilizzate in passato da tutti gli
studenti. Grazie al dialogo che i logaritmi permettono tra la moltiplicazione e
la somma si resero più dinamici navigazione e commercio; le tavole dei loga-
ritmi e i loro inversi divennero molto popolari. La prima tavola logaritmica fu
concepita nel1614 dallo scozzese John Napier (1550-1617), noto anche come
Giovanni Nepero. l matematici si resero conto che la base di un logaritmo
poteva essere cambiata, rendendo molto diffuso. per la sua grande utilità. il
logaritmo con base e, un numero irrazionale che prende il valore di 2,718182 ...
determinato per la prima volta da Eulero e che è presente in numerose espres-
siòni matematiche. Il numero e si può ottenere attraverso il calcolo:

e= }: __!_,dove n! è il fattoriale del numero naturale n.


n.on!

l logaritmi in base e sono noti, in onore di Napier, come logaritmi neperiani


e vengono indicati con In.

Il libro dei logaritmi si concludeva con una tavola dei numeri


primi e, così, l'acuta mente di Gauss iniziò a speculare sulla pos-
sibilità che esistesse una relazione tra le due tavole. Questo fu il
suo notevole apporto al tema dei numeri primi. Invece di cercare
di prevedere l'esatta posizione di un primo rispetto al prece-
dente, provò a comprendere se era possibile verificare quanti
numeri primi erano inferiori a 100, o a 1.000 o, in generale, a

METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI 107


qualunque altro numero dato. C'era un modo di stimare quanti
numeri erano compresi fra l e N per una N naturale data? A que-
sto scopo definì la funzione:

n(N)=cardinale dell'insieme {psN, cosicché p sia un numero primo}.

L'annotazione non è particolarmente fortunata perché si ha


l'idea che la funzione sia in qualche modo legata al numero m,
quando non è così. Eseguendo dei calcoli elementari, la prima
conclusione è che i numeri primi non sono distribuiti in modo
uniforme. Ad esempio, ci sono 25 primi minori di 100; pertanto,
scegliendo un numero fra l e 100 abbiamo una probabilità di 1/4 di
trovare un numero primo. Queste possibilità vanno diminuendo
all'aumentare del numero N. Tali variazioni seguono tuttavia qual-
che trend che possa essere espresso matematicamente? Gauss
usò le sue tavole dei numeri primi per cercare di rispondere alla
domanda. Osservando la frazione dei numeri primi compresi in
intervalli sempre maggiori, gli sembrò che mantenessero una
certa struttura regolare. Se vediamo il risultato di queste osserva-
zioni per diverse potenze di 10, questa regolarità inizia a farsi rico-
noscibile.

Numero di primi Distanza media


Potenze di 10
(rt(N)) fra primi

10 4 2,50
100 25 4,00
1000 168 5,95
10000 1229 8,14
100000 9592 10,43 .
1000000 78498 12,74
10000000 664579 15,05

La tabella contiene molte più informazioni di quelle a dispo-


sizione di Gauss, il quale non aveva tavole di numeri primi fino a

108 METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI


10.000.000. In genere, comunque, lo studioso aveva bisogno di
meno dati per arrivare alle proprie conclusioni rispetto agli altri,
quindi è giusto che a noi siano offerti degli aiuti in più. Se osser-
viamo la tavola, è evidente che la distanza media fra primi con-
secutivi aumenta e, per valori superiori a 10.000, l'incremento si
stabilizza a 2,3. Quando moltiplichiamo per 10 il numero N,
quindi, la distanza tra primi aumenta di 2,3. Questo legame tra
moltiplicazione e somma condusse Gauss a pensare che i loga-
ritmi potessero giocare un ruolo importante. La ragione per la
quale le distanze medie aumentano di 2,3 invece che di l ogni
volta che moltiplichiamo per dieci ci suggerisce che il logaritmo
coinvolto non sia in base 10. Gauss verifico che la base più cor-
retta per i suoi calcoli era e, si decise quindi a usare i logaritmi
di Nepier. Infatti ln(l0)=2,3034, quindi ln(l00)=ln(l0·10)=ln-
(10)+ln(l0) e lo stesso accade quando moltiplichiamo per 10.
Ciò consentì a Gauss di formulare l'ipotesi seguente: per i
numeri compresi fra l ed N, la separazione media dei numeri
primi sarebbe ln(N). Di conseguenza, possiamo stimare il valore
della funzione Jt, come:

n(N)•-N-
ln(N)

Gauss non pensò mai che si trattasse di una formula esatta, ma


che essa potesse servire per dare una stima, per stabilire una specie
di ordine nella comparsa dei numeri primi. Armotò questa approssi-
mazione sul suo libro dei logaritmi, ma non spiegò a nessuno l'idea,
fra l'altro perché non aveva alcuna dimostrazione che la sua specu-
lazione fosse esatta e non sapeva se il suo modello sarebbe rimasto
vero all'aumentare delle dimensioni di N. Come abbiamo già visto,
questo modo di agire faceva parte dell'idea di Gauss di come ci si
dovesse comportare in matematica Senza una dimostrazione, per
Gauss il collegamento tra primi e logaritmi mancava di valore. la sua
idea, tuttavia, avrebbe dato inizio a un nuovo modo di affrontare il
problema che avrebbe regalato frutti meravigliosi in futuro.
Ancora una volta, però, Legendre si sarebbe scontrato con
Gauss nella sue ricerche. Anche il matematico francese era inte-

METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI 109


ressato alla teoria dei nwneri e, nel 1798, con sei anni di ritardo
rispetto a Gauss, annunciò nn nesso sperimentale fra numeri
primi e logaritmi. La stima proposta da Legendre era migliore,
dato che la verifica di quella di Gauss indicava che si allontanava
progressivamente dai valori reali all'allontanarsi da N. La formula
di Gauss, d'altra parte, li sottostimava, come possiamo vedere
nella figura seguente:

8000 -- 1---- - ~- - --- ~--


Numero effettivo di numeri primi
non maggiori di N : 1t(N)

20 000 40 000 60 000 80 000 100 000

La figura dimostra che, sebbene certamente Gauss avesse


scoperto qualcosa di interessante, restava spazio per nn miglio-
ramento. Legendre, quindi, fornì una nuova stima definita per la
formula

N
:rt( N)• -ln-(N-)--1-,0_83_6_6'

apportando nna piccola correzione che era più vicina alla grafica
reale della distribuzione dei nwneri primi. Di fatto, con le tavole
dei primi esistenti fino ad allora era quasi impossibile distinguere
la grafica di :rt(N) e la stima di Legendre. Quest'ultimo si era limi-
tato ad adattare nna funzione alla grafica, problema relativamente
semplice usando il metodo dei minimi quadrati ed era per questo
che nella formula comparivano termini come 1,08366, privi di

110 METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI


senso dal punto di vista matematico. Legendre, in generale, era
più preoccupato di trovare delle spiegazioni pratiche delle opera-
zioni matematiche che di individuare delle dimostrazioni. Così,
nel 1808, pubblicò la sua ipotesi sui numeri primi in un libro inti-
tolato Théorie des nombres (Teoria dei numeri), senza aggiun-
gere il metodo che lo aveva portato a questa conclusione. La
controversia su chi fosse stato il primo a scoprire il collegamento
tra logaritmi e numeri primi provocò di nuovo una disputa tra
Gauss e Legendre che non fece altro che esacerbare quanto acca-
duto in precedenza con la scoperta del metodo dei minimi qua-
drati per il calcolo dell'orbita di Cerere. Solo quando, dopo la
morte di Gauss, si studiarono gli appunti e la corrispondenza, si
poté determinare che, di nuovo, quest'ultimo aveva preceduto
Legendre nella scoperta. A ogni modo, l'equazione di Legendre,
con il suo termine aggiunto, aveva un'aria molto poco naturale e,
inoltre, non si aveva la sicurezza che la stima continuasse a es-
sere valida ampliando le tavole dei numeri primi.
Per questo motivo non sorprende che Gauss dedicasse gli
ultimi anni della sua vita a perfezionare la sua stima, cercando
una formula più precisa e meglio circostanziata dal punto di vista
matematico. Si pose quindi il problema come se si fosse trattato
di un calcolo delle probabilità. Era evidente che quando aumen-
tava N, diminuiva la probabilità di trovare un primo. L'idea era
usare probabilità basate sull'espressione:

l
l'Yif..N)'

La stima di Gauss aveva quindi una nuova espressione:

l l l N l
1t{N)e-+-+...+-=}:--.
ln2 ln3 lnN i-2ln( i)

In realtà, la formula che presentò Gauss era una leggera varia-


zione della precedente, che indicò come L;(N), chiamata loga-
ritmo integrale di N e che era più precisa della precedente perché
sostituiva la serie delle somme con l'integrale, che non è altro che

METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI 111


una somma infinita e che, quindi, si adatta meglio all'idea di Gauss.
L'espressione fornita da Gauss era quindi la seguente:

N dy
L.(N)=f-.
t 2 ln(y)

Gauss pertanto ipotizzò che rr.(N) 5!! L;(N), ciò che si conosce
come la congettura dei numeri primi di Gauss che, come ve-
dremo, si trasformò nel teorema dei numeri primi di Gauss. Con
questa espressione, il matematico tedesco superava nuovamente
Legendre, anche se sarebbero stati necessari enormi progressi
tecnici nel calcolo dei numeri primi per provarla. Gauss dedicò
molto tempo alla costruzione di tavole di numeri primi per poter
provare la sua congettura. A oltre settant'anni, scrisse all'astro-
nomo Johann Encke (1791-1865): «Molto spesso utilizzavo un
quarto d'ora di inattività per trovare i numeri primi in intervalli di
mille». Con questo curioso modo di rilassarsi Gauss riuscì a calco-
lare il numero dei primi inferiori a 3.000.000 e verificò che la diffe-
renza con la stima della sua funzione integrale era appena dello
0,0007%. Quando si iniziò a usare tavole di numeri primi più estese,
si scopri che la formula di Legendre risultava molto meno precisa
e per numeri superiori a 10.000.000 si allontanava sensibilmente
dal risultato corretto.
Con l'aiuto dei moderni metodi di calcolo si verificò che la
stima di Gauss dei numeri primi minori di 10 16 si allontana dal
valore corretto appena di un decimilionesima parte dell'l%, men-
tre la stima di Legendre moltiplica questa deviazione vari miliardi
di volte. Possiamo affermare quindi che la stima di Gauss, basata
su ragionamenti di tipo matematico, superò gli adattamenti di Le-
gendre per far coincidere la sua fimzione con i dati disponibili fino
a quel momento.
Oltre a questa prima congettura, cioè che la funzione rr.(N)
poteva essere stimata con precisione con L.(N) , senza avere li-
miti per N, Gauss ne espresse una seconda, poiché era convinto
che la funzione L;(N) avrebbe finito per sovrastimare la quantità
reale dei numeri primi (sempre per percentuali infinitesimali) e
che questa tendenza sarebbe stata uniforme. Questa seconda af-

112 METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI


fermazione fu battezzata seconda congettura di Gauss. La dimo-
strazione o confutazione di tale congettura non era compito
semplice, considerando che non la smentiscono nemmeno i cal-
coli dei più moderni computer. Eppure la confenna o meno delle
congetture di Gauss dovrebbe essere ottenuta mediante dimo-
strazioni matematiche: non si poteva lasciare a una verifica spe-
rimentale, perché, per quanto fosse lunga la tavola dei numeri
primi costruita, ci sarebbe sempre stato il dubbio se, aumen-
tando la portata delle tavole, si sarebbero verificati gli stessi
eventi. Per i matematici il fatto che si possa verificare in modo
sperimentale per numeri inimmaginabili per dimensione non è
sufficiente. Questa è la differenza fra la matematica e altre
scienze e non sembra che se ne possa fare a meno. Nella verifica
delle congetture di Gauss svolgerà un ruolo di primo piano colui
che fu probabilmente il suo migliore allievo, Bemhard Riemann.

L'IPOTESI DI RIEMANN

Nel 1809; Wilhelm von Humboldt (1767-1835) divenne ministro


dell'istruzione in Prussia e rivoluzionò il sistema educativo.
Lo studio della matematica costituì per la prima volta una parte
importante dei nuovi Gymnasiem e università; si incoraggiavano
gli allievi a studiarla per il suo valore intrinseco e non solo come
scienza ausiliare al servizio di altre discipline. Questo approccio
contrasta con quanto imperante durante il dominio francese, nel
quale primeggiava una conoscenza utilitaristica. Tra coloro che
trassero beneficio da questo cambio di atteggiamento ci fu Bem-
hard Riemann, nato nel 1826, uno degli studenti di matematica
più dotati del tempo in Germania. Terminati gli studi a Li.ineburg,
nello stato di Hannover, nel1846 si iscrisse all'Università di Got-
tinga per espresso desiderio del padre, un ecclesiastico che pre-
feriva questo ateneo perché vi si insegnava teologia La decisione
mise in contatto Riemann con il già anziano Gauss. Di fatto, poco
dopo il suo arrivo, il padre dovette acconsentire a che il giovane
cambiasse il proprio corso di studi, passando da teologia a ma-

METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI 113


tematica. Riemann completò la sua formazione all'Università di
Berlino per due anni, dato che Gottinga, a parte l'anziano Gauss,
offriva a suo dire pochi stimoli intellettuali. A Berlino strinse
contatti con Dirichlet, che sarebbe diventato il sostituto di Gauss
a Gottinga, il quale gli sottopose i problemi sui numeri primi.
Durante la permanenza a Berlino egli riuscì a studiare le carte di
Gauss sulle congetture sui numeri primi. Riemann tornò a Got-
tinga nel 1849 per completare la sua tesi di laurea e farla giudi-
care dal suo maestro, Gauss. Poté presentare il suo lavoro nel
1854, un anno prima della morte di Gauss.
Quando Riemann iniziò a dare il proprio contributo nel
campo dei numeri primi dovevano ancora essere dimostrate due
ipotesi di Gauss: in primo luogo che la funzione n(N) poteva es-
sere stimata con precisione con L;(N) per una N qualsiasi, ov-
vero che la sua differenza era infinitesimale e, quindi, il suo
limite era zero. La seconda che L.(N)
, ~ n(N) per qualunque va-
lore di N. Per affrontare il problema, Riemann definì la sua fa-
mosajunzione zeta, che si può annotare come segue:
., l
~(z)= }:-z,
n-In

dove z è un numero complesso diverso da l. Questa funzione


presenta valori dove si annulla, come in z=-2, z=-4 e altri, noti
con il nome di zeri banali. Quelli non banali sono i valori nei
quali la parte reale è più rigida di zero, ma meno di l. Ricordiamo
che un numero complesso ha sempre fonna a+ bi, dove sia a sia
b sono numeri reali. Quindi gli zeri non banali sono quelli in cui
si verifica che O<a<l.
Riemann, con la sua definizione, generalizzò una funzione
studiata da Eulero, che la annotò nel medesimo modo:

., l
~(x)=}:~.
n-In

La differenza tra lafunzione zeta di Riemann e quella di Eu-


lero è da ricercarsi nella definizione. Per Eulero x è un valore

114 METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI


reale, mentre per Riemann z è nwnero complesso. La funzione di
Eulero, pertanto, utilizza valori reali, mentre quella di Riemann
valori complessi.
L'interesse dei matematici per questa somma infinita, che in
matematica si conosce come serie, proviene dal mondo della
musica e la sua origine è precedente a Eulero, anche se fu
quest'ultimo che la studiò in modo più approfondito e trovò i ri-
sultati che la legavano ai nwneri primi. Pitagora verificò che il
suono che emetteva nn recipiente con dell'acqua dipendeva dalla
quantità di liquido contenuta. Si rese conto, quindi, che i suoni
erano armoniosi se la quantità di acqua era una frazione del to-
tale con nwneratore pari a l, quindi l, 112, 1/a, 1/4 ••• Per le sue virtù
musicali, Pitagora chiamò questa serie armonica. La somma
della serie armonica derivava dall'assegnazione a x del valore l
nellafunzione zeta di Eulero. È possibile provare che la somma
di questa serie è infinita. Si potrebbe pensare che questo sia nn
risultato evidente, dato che, se sommiamo nn nwnero infinto di
termini positivi, la somma sarà necessariamente ogni volta mag-
giore e finirà per divergere, o per prendere un valore infinito. La
verità però non è questa: per x=2 la serie converge. Di fatto Eu-
lero dimostrò che il valore di

"' l 1t2
~(2)= }:-2 =-.
n-1 n 6

Nella storia della matematica non sempre fu chiaro che la


somma di infiniti termini positivi dovesse necessariamente dare
infinito e si arrivò a formulare teorie filosofiche in merito. Senza
dubbio il primo grande risultato che lega la funzione zeta ai
numeri primi fu quello ottenuto da Eulero nel 1737, il quale
afferma:

"' l
~ (x) ... }: ----;- =
n-1 n
n
pepl- p
l
-x

dove x è nn nwnero reale e P è l'insieme dei nwneri primi. Nella


formula si sostituisce la somma con nn prodotto di frazioni gene-

METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI 115


rate da nwneri primi. Per anivare a questo risultato Eulero scom-
pose ogni termine della serie come il prodotto di numeri primi.
Ad esempio:

l l l l
90 ""2 32 5"

Riemann studiò a fondo la funzione che aveva usato Eulero e


che, come abbiamo visto, si può esprimere in base ai numeri
primi. Il suo principale apporto, fra l'altro, fu l'ampliamento del
dominio della funzione dei numeri reali ai numeri complessi.
Quando si estende il campo della definizione ai numeri complessi,

EULERO E LA T ART A RUGA

Zenone di Elea (ca. 490-ca. 430 a.C.) fu un filosofo greco che ideò una serie
di paradossi, o aporie, per supportare la dottrina del suo maestro Parmenide,
il quale affermava che le sensazioni che otteniamo dal mondo sono illusorie
e, più concretamente, che non esiste il movimento fisico, come cercava di
dimostrare con ragionamenti logici. Il più famoso dei suoi paradossi ha come
protagonisti il " pie' veloce" Achille e una tartaruga. Achille e la tartaruga si
sfidarono in una gara di corsa. Dato che il guerriero correva molto più veloce,
diede all'animale un enorme vantaggio. Dopo il via, Achille percorse la distan-
za che inizialmente li separava, ma, giunto sino a lì, scoprì che la tartaruga non
c'era più, ma che era progredita per un piccolo tratto. Senza scoraggiarsi,
continuò a correre. ma, arrivato nuovamente dove stava la tartaruga, quest'ul-
tima era progredita ancora un po'. Continuò così all'infinito. In questo modo
Achille non raggiungeva mai la tartaruga. La conclusione è evidente: dato che
i nostri sensi ci dicono che Achille raggiunge la tartaruga, allora significa che
i nostri sensi ci ingannano e Parmenide aveva ragione. Il ragionamento è falso
e facile da confutare. l tempi nei quali Achille percorre la distanza che lo se-
para dal punto davanti a lui dove si trova la tartaruga sono sempre di più e
sempre più piccoli e la loro somma dà un risultato finito, pertanto Achille
raggiungerà la tartaruga. Supponiamo che Achille dia alla tartaruga un van-
taggio iniziale di D e che il guerriero corra al doppio della velocità dell'anima-
le. Quando Achille giunge nel luogo dov'è la tartaruga, l'animale ha percorso
('/2)0. Ripetiamo il ragionamento e sappiamo che, quando Achille arriva a
0+('/2)0, la tartaruga ha avanzato di un ulteriore ( 1/4 )0.

116 METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI


la ftmzione è di più difficile gestione. Improvvisamente non è più
possibile rappresentarla graficamente. Lajunzione zeta che usava
Eulero è una ftmzione reale della variabile reale, pertanto, per un
valore reale otteniamo un risultato che è nn valore reale. Ad esem-
pio, sappiamo che

.. l j[2
C(2)- } : -2 - - .
n•l n 6

Ciò fa sì che sia possibile la sua rappresentazione come nn


grafico in nn piano che i matematici indicano come IR2 • Quando
cambiamo il dominio della fWlZione, che è l'insieme dove prende

Per esprimere questo concetto in forma matematica. la distanza che deve


percorrere Achille prima di raggiungere la tartaruga è data dalla somma di:

D D D
D+-+-+-+ ...
2 4 8

Pertanto, nel peggiore dei casi, avremo che Achille dovrà percorrere:

D "' l
-+~
2 LJ - 2
· D•
n-l n

ma sappiamo, dal risultato di Eulero, che la somma della serie è finita. di


fatto vale 1t2 l 6 , e quindi la distanza che deve percorrere Achille è anch'essa
finita. C'è di più, la distanza che percorre prima di raggiungere la tartaruga,
e che segneremo come d, verifica

Facendo un calcolo. avremo che ds2,144-D. Di fatto, è elementare calcolare


che la distanza che percorre Achille per raggiungere la tartaruga al doppio
della velocità è d=2D.

METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI 117


i valori, all'insieme dei numeri complessi, il risultato della fun-
zione è anch'esso un numero complesso. Se consideriamo, come
fece Eulero, che un numero complesso a+bi si può rappresen-
tare come una coppia (a,b) E Il~?, e lo stesso accade per la sua
immagine s(a +bi), che è anch'essa un numero complesso, ri-
sulta che la sua rappresentazione grafica deve essere fatta in IR\
che è uno spazio quadridimensionale. Tracciare dei grafici in
spazi di quattro dimensioni è al di sopra delle nostre possibilità,
eppure Riemann fu in grado di immaginare tale funzione in quat-
tro dimensioni e si rese conto che esisteva un collegamento fra i
numeri primi e gli zeri non banali della funzione, ovvero quelli la
cui parte reale è rigidamente compresa fra O e l. Per giungere a

l PROBLEMI DEL MILLENNIO

Allo scopo di celebrare l" arrivo del nuovo millennio. l'Istituto matematico Clay
selezionò sette problemi che avevano resistito a qualunque tentativo di riso-
luzione. Si intendeva emulare David Hilbert che. cento anni prima. aveva riu-
nito un gruppo di ventitré problemi che erano stati un punto di riferimento
per tutti i matematici del XX secolo. L'unico problema inserito in entrambi gli
elenchi è l'ipotesi di Riemann. La lista dei problemi comprende le più impor-
tanti aree della matematica ed è la seguente:

1. P contro NP. Formulato da Stephen Cook nel1971. Forse il problema cen-


trale delle scienze informatiche. Attualmente i problemi matematici si
classificano come P ed NP. La classe P contiene tutti i problemi che pos-
sono essere risolti con un algoritmo in un periodo di tempo polinomiale e
ciò significa che il numero di interazioni è delimitato da un polinomio nel
quale la variabile è la dimensione del problema. Questi problemi sono
trattabili con l'aiuto dell'elettronica. La classe NP è formata da tutti quei
problemi per i quali non esistono algoritmi in tempo polinomiale, ma per
i quali. in presenza di una soluzione possibile. possiamo almeno determi-
nare la correttezza in un tempo polinomiale. Dalla definizione precedente
si deduce che tutti i problemi P sono anche NP, pertanto tutti i problemi
risolvibili in un tempo polinomiale mediante un algoritmo adeguato (P)
sono anche problemi che ammettono una verifica rapida di una possibile
soluzione (NP). Il problema è provare (o confutare) !"affermazione inver-
sa. cioè che tutti i problemi NP sono anche P.

118 METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI


questa conclusione iniziò con il calcolare gli zeri non banali della
funzione e, a partire da questi calcoli e da una profonda com-
prensione dellafunzione zeta, congetturò che la parte reale di
tutti gli zeri non banali della fWlZione è 112. Questa affermazione
è nota come ipotesi di Riemann.
Riemann si rese immediatamente conto che la sua ipotesi
poteva spiegare il motivo per il quale la stima di Gauss su 1t (N)
si manteneva tanto precisa usando la fWlZione L;(N). In seguito
si proverà in modo rigoroso che l'ipotesi di Riemann era equi-
valente alla prima congettura dei numeri primi di Gauss.
Il perfezionismo paralizzante che aveva afflitto Riemann durante
gli studi quasi gli impedì di mettere per iscritto le sue scoperte.

2. La congettura di Hodge. Legata alla ricerca delle forme di oggetti com-


plessi mediante l'approssimazione a partire da combinazioni di blocchi
geometrici più semplici di dimensione crescente.

3. La congettura di Poincaré. Proposta nel 1904 dal famoso matematico


francese Jules Henri Poincaré (1854-1912). Nella sua espressione più sem-
plice afferma che vi è solo una varietà chiusa e semplicemente legata di
dimensione 3: la sfera tridimensionale. È l'unico problema risolto della
lista. Il russo Grigori Perelman (n. 1966) presentò nel 2003 una dimostra-
zione corretta. Una tale scoperta gli valse la medaglia Fields. che però
non volle accettare.

4. L'ipotesi di Riemann. Afferma che la parte reale degli zeri non banali
della funzione zeta di Riemann vale 1/2.

5. Il problema di Yang-Mills. È presentato come un problema matematico


e si riferisce allo studio delle equazioni di Yang-Mills. fondamentali nell'u-
nificazione dell'elettrodinamica quantistica con la teoria elettrodebole.

6. Il problema di Navier-Stokes. Lo studio dell'esistenza di soluzioni per le


equazioni di base del movimento dei fluidi incomprensibili.

7. La congettura di Birch e Swinnerton-Dyer. Conduce allo studio del ca-


rattere infinito o finito del numero di soluzioni razionali di una curva al-
gebrica ellittica o di genere l

METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI 119


Egli era senza dubbio influenzato dall'insistenza di Gauss di ren-
dere pubbliche solo dimostrazioni perfette, assolutamente prive
di lacune. Nel novembre 1859 Riemann pubblicò nelle note men-
sili dell'Accademia di Berlino un saggio sulle sue scoperte.
Quelle dieci pagine di densa matematica erano destinate a essere
le uniche che pubblicherà sulla questione dei numeri primi, ma
avrebbero avuto comunque un effetto sostanziale sul modo in
cui essi sarebbero stati percepiti in futuro. Nonostante la sua
brillante intuizione, tuttavia, il saggio risultò frustrante. Come il
suo maestro, Gauss, Riemann aveva cancellato le tracce del suo
lavoro nel documento scritto. La tesi fondamentale del saggio
era che la funzione L.(N)
, di Gauss avrebbe fornito un'approssi-
mazione sempre migliore della funzione Jt (N), man mano che si
avanzava con il calcolo. Sebbene avesse messo a disposizione lo
strumento per la dimostrazione della congettura di Gauss, la so-
luzione restò fuori dalla sua portata. Eppure Riemann introdusse
il modo nel quale in futuro si sarebbe affrontato il problema. La
dimostrazione dell'ipotesi di Riemann ha appassionato i mate-
matici da quando fu esposta per la prima volta.

«Se rrù svegliassi dopo aver donnito mille anni, la rrùa prima
domanda sarebbe: l'ipotesi di Riemann è stata provata?»
DAVID HILBERT, MATEMATICO CHE ELABORÒ NEL 1900 LA LISTA DEI VENTITRÉ PROBLEMI MAI RISOLTI.

Nel 1890, su proposta di Charles Hermite (1822-1901), uno


dei maggiori esperti francesi della teoria dei numeri, l'Accade-
mia di Parigi dedicò il Grand Prix de Sciencies Mathematiques
alla dimostrazione della prima congettura di Gauss sui numeri
primi e fu un alunno di Hermite, Jacque Salomon Hadamard
(1865-1963), che presentò un lavoro sul tema. Sebbene non abbia
fornito una dimostrazione completa, le sue idee bastarono per
assicurargli la vittoria. Stimolato dal riconoscimento, nel 1896
Hadamard riuscì a colmare le lacune della sua prima dimostra-
zione e non gli fu necessario appoggiarsi all'ipotesi di Riemann
che gli zeri non banali avevano una parte reale uguale a un

120 METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI


mezzo. Per la sua nuova dimostrazione gli era sufficiente provare
che nessuno zero non banale avesse una parte reale maggiore a
uno ed egli ne fu capace.
Un secolo dopo la scoperta di Gauss di una relazione fra i
numeri primi e una funzione logaritmica, si disponeva infine di
una dimostrazione della sua congettura sui numeri primi. Dato
che non si trattava più di una congettura, a partire da quel mo-
mento iniziò a essere chiamata teorema dei numeri primi di
Gauss. Ovviamente Hadamard non avrebbe potuto ottenere il
suo risultato senza il lavoro di Riemann. Hadamard, inoltre, do-
vette condividere la gloria con un matematico belga: Charles de
la Vallé-Poussin (1866-1962), che nello stesso anno aveva otte-
nuto una diversa dimostrazione del medesimo risultato.
Restava quindi ancora in sospeso la dimostrazione o la
confutazione della seconda congettura di Gauss sui numeri
primi. Se provare una congettura di Gauss era un'impresa for-
midabile, cercare di dimostrare che la sua intuizione non era
corretta era di una difficoltà di ben altro livello. Eppure John
Edensor Littlewood (1885-1977), matematico inglese della
prima metà del XX secolo, decise di tentare. Littlewood era un
brillante allievo di Godfrey Harold Hardy (1877-1947) ed era
conosciuto per i suoi studi sulla teoria dei numeri, disugua-
glianze e teoria delle funzioni. Nel 1912 scoprì che l'ipotesi di
Gauss era un miraggio, che vi erano regioni dove il risultato
ottenuto sovrastimava l'effettiva quantità dei numeri primi. La
dimostrazione fu svolta tramite ragionamenti matematici, dato
che nessuna evidenza numerica consentiva di affermare che
Gauss fosse in errore. Di fatto, fino a oggi, nessuno è riuscito a
progredire abbastanza da ottenere una regione numerica dove
risulti falsa la congettura di Gauss.
Alcuni anni più tardi, nel 1933, uno studente di Littlewood,
Stanley Skewes (1899-1988), stimò che solo quando si fossero tro-
vati numeri primi nell'ordine di 1010'""' saremmo stati in grado di
identificare una sottovalutazione del numero di primi da parte del
logaritmo integrale di Gauss. Si tratta di un numero tanto assurda-
mente spropositato che non possiamo che essere indulgenti con
il grande maestro.

METTENDO ORDINE TRA l NUMERI PRIMI 121


CAPITOLO 5

Gli apporti in geometria


e in fisica

Fin da giovane Gauss si sentì attratto dalla geometria


La sua straordinaria inventiva lo portò a cercare alternative
a quella euclidea, allora considerata l'unica possibile.
Fondamentali sono inoltre i suoi apporti alla geometria
differenziale e applicata, in particolare alla geodesia
Nel campo della fisica, collaborò con figure illustri come
Weber e Humboldt e lasciò la sua impronta in ambiti
tanto diversi quali il magnetismo e la dinamica
Gauss era un uomo abitudinario e non desiderava alterarsi per
motivi che riteneva insignificanti. I lunghi viaggi non erano nelle
sue corde e non li amava, fatto salvo quando doveva ottenere del
materiale per l'osservatorio dell'Università di Gottinga Era a suo
agio a Gottinga o a Brunswick e la sua vita trascorse in queste
due città o poco distante.
Come i grandi matematici della sua epoca, riceveva nume-
rosi inviti per viaggiare e tenere conferenze, quando non per tra-
sferirsi. Gottinga era una piccola e tranquilla città di provincia e
si riteneva che il principale genio della matematica tedesca do-
vesse vivere nel centro più innovatore e pulsante del Paese: Ber-
lino. Nel1822 e tra il 1824 e il1825 iniziarono serie trattative tra
le autorità accademiche di Berlino e Gauss al fine di convincerlo
a trasferirsi all'università della capitale prussiana. La Prussia si
era da poco liberata dal dominio francese e un nuovo spirito di
rinascita nazionale invadeva i suoi territori, dove i fratelli Hum-
boldt, Alexander (1769-1859), scienziato ed esploratore, e
Wilhelm (1767-1835), politico illuminato, cercavano di creare un
nuovo senso di patriottismo. Per questo ritenevano fondamen-
tale che Gauss si trovasse nel luogo che sarebbe diventato il
seme da cui sarebbe germogliato il nuovo Paese. D'altra parte, la
seconda moglie dello scienziato, Minna, come il resto della sua
famiglia, lo incoraggiava a trasferirsi a Berlino, dove vedeva

GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA 125


nuove opportunità. A ciò dobbiamo aggiungere la morte del se-
gretario della sezione scientifica dell'Accademia di Berlino,
quest'ultima aveva quindi la possibilità di offrirgli un incarico
prestigioso e decisamente meglio retribuito rispetto a quello che
aveva a Gottinga.
Berlino era la città più vivace dello stato tedesco e sembrava
naturale che i migliori scienziati del Paese vi risiedessero. Ovvia-
mente Gauss occupava un posto d'onore tra di essi. Eppure non
partecipò mai personalmente alle negoziazioni per il suo trasfe-
rimento, chiaro segno del poco interesse personale che nutriva
per il tema. Nonostante gli sforzi di Cari Heindrich Lindenau
(1755-1842), nuovo capo del ministero, Gauss non fu mai molto
esplicito nelle sue richieste e non mostrava interessamento nel
rispondere alle proposte che gli pervenivano.
Di natura conservatrice, egli era troppo a suo agio in una
città tranquilla e poco aperta ai cambiamenti che si stavano suc-
cedendo in tutta Europa per decidere di trasferirsi. Nonostante
questo, però, ricevette offerte irrinunciabili e, alla fine del 1825,
sembrava che le negoziazioni sarebbero andate a buon fine.
Gauss informò persino il governo di Hannover, stato dove si
trova Gottinga, del suo progetto di trasferirsi a Berlino e che
sarebbe entrato al servizio dello Stato prussiano. Le cose però
presero una piega differente. Dopo alcune reticenze iniziali, il
governo di Hannover aumentò il salario fino all'importo offerto
da Berlino, promettendo inoltre miglioramenti della sua situa-
zione e dell'osservatorio, dove Gauss trascorreva buona parte
della vita. Già poco convinto del trasferimento sin dall'inizio,
decise perciò di restare e di non lasciare Gottinga. Una decisione
che dispiacque a molti amici coinvolti nel movimento patriottico
di rinascita del Paese come Olbers, Friedrich Wilhelm Bessel
(1784-1846), matematico e astronomo con il quale Gauss mante-
neva una corrispondenza epistolare e, ovviamente, Lindenau,
che restarono delusi. Per loro Berlino era il luogo naturale per
Gauss e desideravano che lo Stato prussiano fosse il cuore di
una nuova Germania unificata.
Pur rimanendo nella piccola e isolata Gottinga, la sua effet-
tiva influenza non fu minore di quanto sarebbe stata se fosse

126 GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA


Il ritratto più noto
d i Gauss,
realizzato nel
1840 dal pittore
danese Christian
Albrecht Jensen
(1792-1870),
quando il grande
genio tedesc;o
aveva sessantatré
anni.

GLI APPORTI IN GEOMETlftA E IN FISICA 127


andato a Berlino per iniziare una nuova carriera in Prussia.
Gauss godeva di un enorme prestigio personale dovuto all'im-
patto delle sue pubblicazioni e ciò lo aiutò a stabilire una base
solida non solo per l'espansione dell'attività scientifica, ma anche
per l'evoluzione tecnologica ed economica del suo Paese nella
prima parte del XIX secolo.
Dopo tre parti, tra il1811 e il1816, la salute di Minna Gauss
divenne più fragile e la donna fu costretta a rinunciare ad alcune
delle sue mansioni di padrona di casa e alle attività sociali. Non
poté pertanto fare più pressioni sul marito per convincerlo a op-
tare per il trasferimento a Berlino, che pure sosteneva. Sebbene
la vita di coppia con Minna fosse abbastanza soddisfacente per il
matematico, non si può dire lo stesso del rapporto con i figli, in
particolare quelli avuti dal secondo matrimonio, con l'unica ecce-
zione di Therese, che si occupò di Gauss fino alla morte. L'unico
figlio, oltre a Therese, con il quale mantenne un rapporto cordiale
fu Joseph, il maggiore di coloro avuti dalla prima moglie, che col-
laborò con lui in alcuni lavori dei quali parleremo più avanti. Seb-
bene i rapporti con il padre fossero sporadici, dato che egli era un
militare, Gauss apprezzò questa relazione e i successi del figlio
nella vita professionale, dei quali raccontava nelle sue lettere per-
sonali. I rapporti con i due figli minori avuti da Minna furono in-
vece tormentati ed entrambi, Eugen e Wilhelm, emigrarono in
America del Nord, fuggendo dai conflitti con il genitore. Eugen, in
particolare, lo rimproverò sempre di averlo costretto a studiare
legge, facoltà per la quale non nutriva interesse.
Sebbene Gauss fosse una figura rispettata e possa aver eserci-
tato il suo prestigio e la sua influenza per cause diverse, il suo ca-
rattere lo spingeva a restare ai margini, dedicandosi ai suoi studi e
cercando di passare inosservato, anche in situazioni nelle quali
avrebbe potuto aiutare degli amici. In questo senso chiarisce quanto
detto l'evento noto come il Caso dei sette di Gottinga, verificatosi
nel 1837. Quell'anno morì Guglielmo IV di Inghilterra e gli succe-
dette la regina Vittoria; la legge salica che vigeva nello stato di Han-
nover, tuttavia, impediva a una donna l'ascesa al trono, nonostante
in quel momento lo Stato facesse parte della corona inglese.
Fu firmato un accordo per sanare la situazione e uno zio di Vittoria,

128 GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA


Ernesto Augusto, duca di Curnberland, divenne re di Hannover. Un
aru10 più tardi il nuovo re dichiarò abolita. la Costituzione e altre li-
bertà, provocando una forte reazione di opposizione a ta.Ii limita-
zioni da parte di sette professori, fra i quali Wilhelrn Weber, con il
quale Gauss lavorava da anni per studi di fisica, e Georg Heinrich
August Ewald (1803-1875), orientalista, genero di Gauss e suo
grande collaboratore. I sette professori firmarono una protesta for-
male, opponendosi a questi atti assolutisti tanto lontani dallo spirito
dei tempi. Re Ernesto Augusto reagì con superbia, affermando che
poteva trovare nuovi professori con la stessa facilità con cui poteva
reperire delle ballerine, un chiaro segno di disprezzo per i valenti
scienziati. A seguito di questi eventi i sette firmatari persero l'im-
piego e dovettero lasciare l'università. Gauss non fece nulla pubbli-
camente in favore dei colleghi, sebbene pare che sia intervenuto in
forma privata, incontrandosi con il re e proponendo un accordo per
il reintegro degli scienziati espulsi. ll patto, però, subordinava la
permanenza di Weber ed Ewald a condizioni umilianti e inaccetta-
bili, tanto che questi ultimi rifiutarono e dovettero andarsene. Per
Gauss l'allontanamento di Weber segnò la fine di una fase di intensa
collaborazione, sebbene fino al1840 mantennero dei progetti in co-
mune: la Rivista deU'Università e l'Atlante del geomagnetismo.

LA MISURAZIONE DEL REGNO

Nel1818 il regno di Hannover incaricò Gauss della triangolazione


e misurazione dello Stato. Si trattava di una pratica piuttosto abi-
tuale all'epoca, soprattutto dopo la misurazione del meridiano
realizzata. dai francesi, imposta. da necessità militari. I lavori geo-
detici godevano della benevolenza ufficiale per gli indiscussi van-
taggi militari ed economici che delle buone mappe potevano
garantire. Oltre a misurare le superfici, la geodesia si occupa della
costruzione di mappe che rappresentino la topografia della Terra,
compresi gli incidenti naturali, ed è perciò necessario determinare
un insieme di coordinate che definiscano i punti principali dell'o-
rografia·della zona da studiare.

GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA 129


ALLA RICERCA DELL'ARCO DEL MERIDIANO

Uno dei principali impegni scientifici del XVIII secolo, quando era già noto
che la Terra era approssimativamente sferica, fu conoscere le sue dimen-
sioni esatte e la sua forma, ovvero se il grado di sfericità fosse perfetto o
se essa fosse appiattita in qualche punto, ai poli (opinione di Newton) o, al
contrario, all'equatore (Cartesio). Per risolvere entrambe le questioni e su
iniziativa dell'Accademia delle Scienze di Parigi, si avviò un esperimento
che consisteva nel realizzare una serie di misurazioni dell'arco del meridia-
no all'altezza dell'equatore (con la quale, dopo le opportune operazioni
matematiche, si sarebbe ottenuto il perimetro della Terra) e confrontarle
con altre all'altezza dei poli. Cosi, nel 1735, parti da Ruan una spedizione
verso la Lapponia diretta da Pierre-Louis Moreau de Maupertuis, accompa-
gnato da altri scienziati francesi . Nel 1736 un'altra spedizione si imbarcò
diretta in Perù sotto la direzione dell'astronomo e matematico Louis Godin,
con al seguito alcuni dei più famosi saggi dell'epoca, nonché i marinai e
scienziati spagnoli Jorge Juan e Antonio de Ulloa. rappresentanti della
monarchia che governava il territorio oggetto di studio. Questa spedizione,
che durò quasi un decennio (tornarono in Europa tra il1744 e il1745), finirà
per diventare un'autentica avventura scientifica e, sebbene venne dimo-
strato che aveva ragione l'inglese Newton, deludendo i sostenitori dell'im-
presa. apri molte strade verso il futuro per vari rami del sapere: geodesia,
astronomia, navigazione, botanica, ecc. Di molti dei v iaggiatori che parte-
ciparono alle due spedizioni sono rimaste testimonianze bibliografiche di
grande interesse.

Incisione realizzata nel 1773 da Castro Carmona, che Illustra una delle triangolazlonl eseguite nel
VIcerea me del Perù per determinare la lunghezza di un arco del meridiano. La difficile orografla andina,
con vette che superano l 4.000 metri, rendeva le misurazioni particolarmente complesse.

130 GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA


Il metodo principalmente usato è noto come triangolazione e
con esso si impiega la trigonometria, la disciplina che si occupa
degli angoli e delle loro relazioni per determinare la posizione di
punti, misure di distanze e aree di figure. La misurazione di un'al-
tezza si poteva realizzare unicamente a partire dalla costruzione
di diversi triangoli, un vertice dei quali doveva essere la quota che
si intendeva stabilire, misurando gli angoli formati da distanze
previamente detenninate. L'altezza si definiva mediante formule
trigonometriche. La tecnica usata era molto semplice in teoria
Iniziando con una base di distanze determinate calcolate con pre-
cisione, l'area oggetto di studio doveva essere coperta da una rete
di triangoli i cui vertici fossero visivamente collegati e, a partire
da quel momento, si trattava di stabilire gli angoli che definivano
tali triangoli. Questo procedimento richiede molto tempo e sforzi
per il lavoro sul campo. Inoltre, in assenza di moderne calcolatrici,
era anche decisamente costoso per la necessità di svolgere opera-
zioni aritmetiche complesse.
Una parte di Hannover era stata misurata durante il dominio
napoleonico ed era stata collegata alla triangolazione realizzata
nei Paesi Bassi, ma il lavoro non era stato completato e non era
abbast;anza preciso. Iniziative di questo tipo era comuni in tutta
Europa e Schumacher, astronomo con il quale Gauss aveva un
buon rapporto, gli chiese di partecipare al progetto. Schumacher
poteva contare su una precedente esperienza con la triangola-
zione dell'Holstein, che gli permise di estendere gli studi geodetici
alla Danimarca Gauss si sentì inunediatamente attratto dall'idea
e presentò al governo di Hannover un progetto completo delle
necessità e dei supporti dei quali aveva bisogno. La risposta fu
rapida e positiva, Gauss fu nominato direttore del progetto e gli
furono assegnati alcuni soldati come aiutanti. In quel momento lo
studioso non poteva sospettare che il progetto sarebbe diventato
il compito principale della sua vita per gli otto anni seguenti, dato
che le misurazioni avrebbero presentato maggiori difficoltà ri-
spetto a quanto sembrasse all'inizio. L'idea originale era comple-
tare l'esistente, ma presto ci si rese conto che sarebbe stato meglio
tracciare mappe cartografiche dell'intero Stato, poiché quanto in
loro possesso era lacunoso, includendo anche la città indipen-

GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA 131


dente di Brema. Inoltre, la zona presentava ulteriori difficoltà, spe-
cialmente nella parte ovest e sulla costa, abbastanza pianeggianti
e coperte di boschi. Non era quindi facile trovare luoghi con ampie
visuali per stabilire le triangolazioni e, in alcune direzioni, ciò era
assolutamente impossibile.
Gauss non era il direttore nominale del progetto, lavorò in-
fatti personalmente sul campo. Durante i mesi primaverili ed
estivi di quegli anni in rare occasioni passò qualche notte nel suo
letto e poche in uno stesso luogo, viaggiando di villaggio in vil-
laggio, vittima degli inconvenienti della vita in zone rurali e del
calore dell'estate.
Per quasi otto anni, fino al1825, dedicò i suoi sforzi a un'atti-
vità quotidiana e sfinente, alla portata di qualunque mediocre
esperto di calcolo: effettuava misurazioni durante il giorno e si
occupava dei calcoli la notte, operazioni che, ovviamente, lo allon-
tanarono da altri studi, molto più produttivi, nel campo della ma-
tematica. Dopo aver sprecato i primi otto anni, Gauss continuò a
collaborare al progetto, ma solo per i calcoli, lasciando parte del
lavoro sul campo in mano al figlio Joseph. Possiamo quindi affer-
mare che per quasi vent'anni il geniale Gauss perse molto del suo
tempo in tediosi calcoli astronomici e geodetici. A seguito di tale
lavoro, però, sarebbero stati pubblicati oltre settanta scritti sulla
geodesia e l'applicazione del metodo dei minimi quadrati alle mi-
surazioni terrestri.
Un contributo importante di Gauss alla strurnentazione, fonda-
mentale per il successo del progetto cartografico, fu l'invenzione
dell'eliotropo (1821), uno strumento per facilitare la visibilità da e
verso stazioni lontane. L'idea è molto semplice: si tratta di riflettere
la luce solare verso la stazione che si osserva, in modo da consentire
un'osservazione di grande precisione e di estrema facilità, anche in
condizioni atmosferiche non completamente favorevoli e su distanze
per le quali, in precedenza, era inimmaginabile. In diverse forme l'e-
liotropo ha continuato a esistere fino all'arrivo dell'aerofotogramme-
tria, che attualmente, insieme alla fotografia satellitare, ha sostituito
i rilevamenti topografici su grande scala, come quelli diretti da Gauss
ad Hannover. Dopo un blocco di tre anni, la triangolazione di Han-
nover riprese nel 1828 e durò fino al1844.

132 GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA


Delle pubblicazioni di Gauss sulla geodetica due sono di par-
ticolare rilevanza: Bestimmung des Breitenunterschieds zwi-
schen den Sternwarten von Gotinga und Altona durch
Beobachtungen am Ramdenschen Zenithsektor (Determinazimte
deUa differenza di latitudine fra gli osservatori di Gottinga e
Altona mediante osservazioni con l'oculare Ramsden del settore
zenitale), del 1828, e Untersuchungen iiber GegensUinde der
Hoheren Geodiisie I e II (Ricerche sugli elementi deU'alta geode-
tica I e Il), pubblicati rispettivamente nel1843 e nel1846. Entrambi
i lavori avranno un'enorme infiuenza sullo sviluppo successivo
della geodesia In essi, di interesse solo per gli specialisti, Gauss
studia la possibilità. di riportare in piano parte di una sfera usando
la trigonometria sferica Quest'ultima è l'adattamento della trigon~
metria piana a superfici sferiche. Tale adattamento è necessario
perché l'applicazione delle formule trigonometriche tradizionali su
triangoli piani non è possibile per triangoli sferici. Tra l'altro, nel
Triangolo sferico.
caso di questi ultimi, non si rispetta la legge fondamentale se- l suoi tre angoli
condo la quale la somma degli angoli di un triangolo è 180 gradi. sono retti, quindi
sommati al1"ivano
Ad esempio, gli angoli del triangolo sferico che si mostra nella fi- a270 Qrildi
gura arrivano a 270 gradi.
In queste due opere,
Gauss dedicò spazio
anche al trattamento dei
triangoli in ellissoidi, dei
quali le sfere sono casi
particolari, perché le loro
sezioni trasversali sono
ellissi e non cerchi come
nel caso della sfera. Un
pallone da rugby può es-
sere un buon esempio di
ellissoide. Al fine di facili-
tare i calcoli, Gauss inserì
tavole da lui stesso realiz-
zate che risolvevano le
equazioni necessarie in
casi particolari.

GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA 133


UN'ALTRA GEOMETRIA È POSSIBILE

Come frutto dei lavori di geodesia, Gauss riscoprì uno speciale


interesse per la geometria, oggetto di studio negli anni della sua
formazione. Lo si considera, di fatto, uno dei padri della geometria
non euclidea e della geometria differenziale.
Dai tempi di Euclide si riteneva che il geniale matematico,
nella sua opera Elementi di geometria, avesse definito tutta la
geometria possibile e che allontanarsi dai suoi postulati fosse
quasi un'eresia matematica. Egli aveva presentato la sua geome-
tria a partire da alcuni postulati che considerava assiomi. In ma-
tematica gli assiomi sono verità evidenti che non richiedono
dimostrazione. Per la loro costruzione, Euclide predispose cin-
que postulati derivanti dalle sue definizioni di base di punto,
piano, retta, ecc.:

l. Dati due punti è possibile tracciare una e solo una retta che
li unisca.

2. Qualunque segmento può essere prolungato in modo conti-


nuo in qualunque direzione.

3. È possibile tracciare una circonferenza con centro in qua-


lunque punto e con qualunque raggio.

4. Tutti gli angoli retti sono congruenti, quindi hanno la stessa


misura e coincidono se sovrapposti per traslazione.

5. Per un punto esterno a una retta è possibile tracciare un'u-


nica retta parallela a quella data.

In realtà Euclide avrebbe dovuto includere altri due postulati


che usa nelle sue dimostrazioni, ovvero:

- Due circonferenze i cui centri siano separati da una distanza


minore della somma dei loro raggi si intersecano in due
punti (Euclide lo usa nella sua prima costruzione).

134 GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA


EUCLIDE

Euclide (325-265 a.C.). mate-


matico e geometra greco, è
noto come "il padre della geo-
metria". Sappiamo poco della
sua vita, salvo che visse ad
Alessandria durante il regno di
Tolomeo l. La sua opera Ele-
menti di geometria è uno dei
lavori scientifici più conosciuti
al mondo e, dopo la Bibbia, lo
scritto più pubblicato e tradot-
to. Si tratta di una raccolta del-
le conoscenze impartite nella
Biblioteca di Alessandria e
comprende tutto il sapere sulla
geometria della sua epoca. In
essa si presenta in modo for-
male, partendo unicamente da
cinque postulati, lo studio delle
proprietà di linee e piani, cerchi
e sfere, triangoli e coni, ecc.,
. ovvero delle forme regolari .
Probabilmente nessuno dei ri-
Pagina degli Elementi di Euclide appartenente al
sultati degli Elementi fu dimo- cosiddetto Manoscritto d'Orv/1/e, redatto in grec:o a
strato per la prima volta da Costantinopoli, nell'888, e c:omerv&to netla Biblioteca
Euclide, ma l'organizzazione Bodleiana dell'Università di OJdcwd.
del materiale e la sua esposi-
zione sono senza dubbio merito dello studioso. Le dtmostrazìoni più fatTYj-
se di Euclide cornspondono ai seguenti teoremi:

- La somma degli angoli interni di qualunque triangolo è 180...

- In un triangolo rettangolo. il quadrato c.ostrvito suiFtpOtenusa è ugua6e afta


somma dei QUadrati costruiti sui cateti (il famoso teorema dt Pitagora1

La geometria di Euclide. oltre a essere un potente strumento di ragaonamen-


to deduttivo. è stata estremamente utile in molti campi detla conoscenza
ad esempio in fisica. astronomia. chimica e in d ;ver-SI ran'\1 detl'ir lgt!gllef ~a. ç t..
un'opera che perdurò nella sua validit.a senza variazion1 fino al Xl)( SoeCOioo .
quando Gauss presentò alcuni tipi di geometria non eucltòeéi. non aoo:.ettan-
done il QUinto PQStulato.
- Due triangoli con due lati uguali e gli angoli compresi an-
ch'essi uguali sono congruenti, ovvero hanno tutti gli angoli
e tutti i lati uguali e, quindi, hanno la stessa forma e dimen-
sione.

Euclide aveva presnnto che tutti i postulati fossero evidenti


e non richiedessero dimostrazione e così era stato accettato nel
tempo. Persino Immanuel Kant, nella sua Critica deUa ragion
pura, aveva affermato che i concetti di Euclide erano tma com-
ponente essenziale della nostra visione del mondo. Eppure l'ul-
timo postulato risulta in nn certo senso indipendente e si può
negare senza entrare in contraddizione con i precedenti. L'idea è
definire in modo nuovo il significato delle linee parallele, traspor-
tando il concetto a spazi non piani.
A partire dal1813, Gauss elaborò tma geometria che negava
l'ultimo postulato di Euclide, sviluppando idee che aveva matu-
rato durante gli anni di studio al CoUegium Carolinum parlando
con l'amico Wolfgang von Bolyai. Di fatto, nel1816, le espresse in
nna lettera a Schumacher, amico e professore di astronomia. An-
cora nna volta, però, non pubblicò nulla sul tema. Potrebbero es-
serci delle ragioni per questo rifiuto di Gauss a pubblicare qualcosa
in merito e a non entrare in dibattiti pubblici attinenti. Ovviamente
tutto ciò che riguardava il mettere in dubbio i postulati di Euclide
sarebbe stato oggetto di controversie e polemiche e Gauss non
amava essere coinvolto in questo tipo di discussioni che, inoltre,
gli sembravano più di natura filosofica che matematica.
Quando, nel 1831, Janos Bolyai (1802-1860), figlio di Wolf-
gang, gli espose le sue idee sulla geometria non euclidea, Gauss
gli rispose: «Non posso lodare il Vostro lavoro perché, facendolo,
loderei me stesso, dato che le idee che mi esponete coincidono
con quelle che sviluppai trenta o trentacinque anni fa». Eppure
Gauss riconobbe Janos Bolyai e Nikolai Lobachevsky, un altro
dei creatori della geometria non euclidea, come geni di prima
grandezza. Imparò persino il russo per poter leggere i lavori di
Lobachevsky in lingua originale e, nel 1842, ottenne che fosse
nominato membro dell'Accademia di Gottinga. Oggi tutti ricono-
scono Gauss, Lobachevsky e Janos Bolyai come i creatori della

136 GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA


geometria non euclidea. Attualmente, oltre alla geometria eucli-
dea, sono ammesse le geometrie iperboliche ed ellittiche, in base
al tipo di curvatura che accettiamo per le rette parallele, positiva
o negativa.

GEOMETRIA NON EUCLIDEA

Si denomina non euclidea qualunque forma


di geometria i cui postulati e proprietà dif-
feriscano in un punto qualunque dai cinque
stabiliti da Euclide nel suo trattato Elemen-
ti di geometria. Non esiste un solo tipo di
geometria non euclidea, ma molti, sebbene,
Spazio iperbolico
restringendo la discussione a spazi omoge-
nei, nei quali la curvatura dello spazio è la
stessa in ognuno dei suoi punti e dove tut-
ti i suoi punti sono indistinguibili, ne pos-
siamo identificare tre tipi:

- La geometria euclidea soddisfa i cinque


[
postulati di Euclide e ha curvatura zero.
Spazio euclideo
- La geometria iperbolica soddisfa uni-
camente i primi quattro postulati di
Euclide e ha curvatura negativa. Per
quanto riguarda il quinto postulato di
Euclide, in questa geometria per ogni
punto esterno a una retta passano in-
finite rette parallele alla prima.
Spazio ellittico
- La geometria ellittica soddisfa solo i
primi quattro postulati di Euclide e ha
una curvatura positiva. Per quanto ri-
guarda il quinto postulato di Euclide, in questa geometria per ogni pun-
to esterno a una retta non passa nessuna retta parallela alla prima (ri-
cordiamo che nella geometria euclidea passava un'unica retta parallela).
È il caso dei meridiani della Terra che nella geometria sferica (caso par-
ticolare dell'ellittica) sono considerati paralleli. Nella figura si rappresen-
tano rette nei diversi spazi.

GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA 137


Come esempio dell'importanza che il grande matematico te-
desco assegnava a questa parte della matematica, su richiesta del
suo relatore, lo stesso Gauss, Bernhard Riemann, il suo alwmo più
brillante, dedicò la sua tesi di laurea alla geometria e affrontò le
generalizzazioni della geometria non euclidea.

APPORTI ALLA GEOMETRIA DIFFERENZIALE

Sebbene Gauss non abbia mai pubblicato nulla sulla geometria non
euclidea, ciò non significa che non abbia redatto importanti lavori
sulla geometria in genere. Di fatto, nel1827. pubblicò un 'opera fon-
damentale sulla geometria differenziale usando elementi di analisi
matematica. Il libro, intitolato Disquisitiones generales circa su-
pe'ljìcies curvas (Disquisizioni generali sulle supe'ljìci curve),
frutto delle idee sulla geometria delle superfici nate dalle sue os-
servazioni geodetiche, costituisce il contributo definitivo di Gauss
alla geometria differenziale. In questo lavoro creò la geometria
differenziale delle superfici, iniziando un programma poi comple-
tato nei decenni successivi dal lavoro di molti matematici. n pro-
blema che dà origine alle sue idee è come riuscire a proiettare su
una mappa piana la geometria di altri tipi di superficie. Nei casi più
semplici (delle curve costanti) appaiono le geometrie omogenee:
euclidea, ellittica e iperbolica (che fu quella sviluppata da Bolyai e
Lobachevsky). Gauss si spinse molto oltre questi spazi omogenei e
introdusse ciò che attualmente si denomina curvatura di Gauss,
una generalizzazione per le superfici della curvatura definita nel
piano.
Questo concetto gli pennise di scoprire il cosiddetto Theo-
rema Egregium, un risultato fondamentale della geometria diffe-
renziale. Informalmente il teorema afferma che la curvatura
gaussiana di una superficie differenziabile può essere determinata
completamente misurando angoli e distanze sulla superficie stessa,
senza fare riferimento alla forma particolare della sua curva all'in-
terno dello spazio euclideo tridimensionale. ll concetto di curva-
tura, quindi, è una proprietà locale.

138 GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA


LA CURVATURA DI GAUSS

In geometria si definisce una curva (in forma parametrica) nel piano come
l'applicazione x(s)=(x(s). y(s)) . dove se un numero reale e le funzioni x(s) e
y(s) ci forniscono le coordinate nel piano. Prendono il nome di parametnche
le equazioni nelle quali le variabili x e y, ognuna separatamente. sono espres-
se in funzione di una stessa terza variabile o parametro, nel nostro caso s.
La curva deve essere una funzione continua e differenziabile, ovvero con un
tracciato uniforme e senza picchi. Per essere differenziabile. in ogni punto s
della curva si può definire la tangente di detta curva. Per definizione la cur-
vatura di u in s si indica come l'angolo che forma la tangente alla curva nel
punto s. t(s). con una direzione fissa del piano, che, per comodità. si prende
solitamente come asse OX delle coordinate, ovvero:

8 (s) =angolo formato tra < t(s). asse OX >.


La curvatura ordinaria k(s) di una curva si definisce come il differenziale
della funzione 8, ovvero:

k(s) = 8' (s).

k(s) in realtà misura la separazione della curva dalla sua retta tangente. La
curvatura di Gauss. che in un certo modo generalizza questo concetto per
le superfici, si può definire in vari modi e il più semplice è quello forn ito
dall'espressione:

dove k, e k 2 sono le curvature principali in ogni punto della superficie.

Un'isometria è un'applicazione matematica tra due spazi che


mantiene invariate le distanze fra punti. Un esempio di isometria
in uno spazio euclideo tridimensionale sono le rotazioni. Orbene,
un corollario del Theorema Egregium prevede che tra due super-
fici esistono isometrie solo se tali isometrie presentano la stessa
curvatura gaussiana. Un esempio molto chiaro è il seguente: una
sfera di raggio R ha una curvatura costante gaussiana uguale a
R - 2 , mentre il piano ha una curvatura nulla.

GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA 139


Pertanto, e come corollario del Theorema Egregium, un fo-
glio di carta non può essere piegato per formare una porzione di
una sfera senza stropicciarsi o strapparsi. Di contro, la superficie
della sfera non può essere plasmata su un piano senza distorcere
le distanze.
Questo fatto ha un'importante conseguenza per la cartogra-
fia: implica che non si può costruire una mappa della Terra nella
quale la scala sia perfettamente costante in ogni punto del piano.
Le proiezioni usate abitualmente, quindi, alterano la scala in di-
versi punti e producono una certa distorsione. Una carta perfetta
della Terra, pertanto, non esiste né può esistere.
Nel suo libro sulla geometria differenziale Gauss evidenziò in
modo definitivo che nelle superfici non piane la linea più breve
che unisce due punti non è necessariamente la linea retta, così
come si verifica negli spazi euclidei. Per questo motivo fu neces-
sario introdurre un nuovo concetto: la geodetica, che designa la
linea più breve che unisce due punti di una superficie. Questo
principio è utilizzato nella navigazione aerea e marittima, dove si
impiega per localizzare le rotte più brevi senza usare linee rette.
Vediamo un esempio nella figura seguente:

La distanza reale più breve in un viaggio aereo dall'aero-


porto di Madrid fino a quello di New York è quella che si segue

140 GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA


GAUSS E LA TEORIA DELLA RELATIVITÀ

Teoria generale della relatività è il nome comunemente accettato per desi-


gnare la teoria gravitazionale pubblicata da Albert Einstein nel1915. In ac-
cordo con la teoria generale della relatività, la forza di gravità è una manife-
stazione locale della geometria dello spazio-tempo . Non è possibile
costruire il modello relativi sta in spazi euclidei convenzionali. La teoria della
relatività richiede che il quinto postulato di Euclide, quello riferito a linee
parallele, non abbia un'unica soluzione. Come abbiamo visto. Gauss, Loba-
chevsky e Bolyai provarono che tale assioma era indipendente da quelli
precedenti e che si poteva negare senza entrare in contraddizione con essi .
Riemann sviluppò la matematica generale della geometria non euclidea nel-
la sua tesi di laurea, sotto la supervisione di Gauss. Senza questi strumenti
matematici, Einstein non avrebbe potuto elaborare i suoi lavori. Di fatto fu il
suo apporto a rendere popolare le geometrie non euclidee, rivelando la loro
vera importanza e valore. Fino a quel momento si credeva infatti che esse
non avessero altro che un valore teorico, convinzione provata dal fatto che
Gauss non arrivò a pubblicare nulla in merito.

percorrendo la linea curva posizionata sopra alla retta che uni-


sce le due città attraverso l'oceano. In piano, ovviamente, ciò
non accade, ma in una superficie simile alla sfera (com'è la
Terra), la geodetica, la linea più breve che unisce due punti, non
è retta.
Nel suo studio delle superfici Gauss utilizzò in modo magi-
strale la rappresentazione parametrica introdotta da Eulero, rea-
lizzando una visione intrinseca della superficie come una varietà
bidimensionale. Le coordinate (x, y, z) di un punto sono date
da tre equazioni in base a due parametri: x= x ( u, v); y =y (u, v);
z = z (u, v). Possiamo quindi affermare che, stilisticamente, Di-
squisitiones generales circa supe?jìcies curvas è forse il suo
lavoro perfetto. La sua esposizione è analitica, diretta e molto
concisa, tanto che ogni idea geometrica si presentava in modo
completo. Secondo Einstein: <<La teoria della relatività non esi-
sterebbe senza la geometria di Gauss».

GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA 141


GAUSS E LA FISICA

111831 fu un armo chiave nella vita di Gauss. Se un armo prima il


figlio Eugen era emigrato negli Stati Uniti per dissapori famigliari,
quell'armo scomparve Minna, la seconda moglie, probabilmente
a causa della tubercolosi. Da allora fu la figlia Therese a sbrigare
le faccende domestiche. Alla fine dello stesso armo, però, arrivò
a Gottinga Wilhelm We ber per occupare la cattedra di fisica. A
partire da quel momento un Gauss ormai sul viale del tramonto
ritrovò nella scienza la via di fuga dai suoi problemi personali.
Dal punto di vista sia scientifico sia relazionale tra Gauss e
Weber ci fu subito sintonia e quest'ultimo presentò al matematico
nuove aree di ricerca, alcune delle quali di tipo sperimentale. La
loro cooperazione diede ottimi frutti e la presenza di Weber rese
interessante un periodo che, altrimenti, sul piano personale, sa-
rebbe stato molto difficile da sopportare per Gauss. Lo studioso
si era sempre occupato di fisica, eppure molte delle sue prime
ricerche, escluse quelle di astronomia e geodesia, erano estrema-
mente teoriche. Prima di conoscere Weber, Gauss si era dedicato
al calcolo variazionale, uno dei temi centrali del XVIII secolo. Il
calcolo variazionale si può trattare come un problema matema-
tico, ma è fondamentale in numerosi problemi di fisica. I pro-
blemi variazionali sono problemi di ottimizzazione, ovvero
problemi nei quali si cerca di trovare il valore migliore, sebbene
il risultato ottimale non sia un valore, ma una funzione.
Siamo abituati a considerare problemi di ottimizzazione che,
dal punto di vista matematico, si formulano come:

Min:j(x)
soggetto a: x E S,

dove S è l'insieme dei valori fra i quali possiamo trovare la solu-


zione e si chiama insieme fattibile. La funzione f è anche denomi-
natajunzione obiettivo. Dal punto di vista matematico non esiste
alcuna differenza che il problema sia di massimizzazione o mini-
mizzazione, dato che il cambiamento è possibile senza far altro

142 GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA


che variare il segno della ftmzione obiettivo, quindi il problema
seguente equivale al precedente:

Ma.x: -f(x)
soggetto a: x E S.

In base al tipo di fllllZionef e alle proprietà dell'insieme fatti-


bile avremo Wla tipologia di problema o Wl'altra La soluzione di
questo tipo di problemi può essere sia Wl numero sia tma serie di
numeri (Wl vettore), nel caso in cui la funzione sia definita in WlO
spazio di varie dimensioni.

WILHELM WEBER

Wilhelm Weber (1804-1891), fisico te-


desco della prima metà del XIX secolo,
studiò all'Università di Halle e insegnò
presso lo stesso ateneo fino al 1831,
anno in cui arrivò all'Università di Got-
tinga. Li strinse amicizia con Gauss,
con il quale collaborò per studi sull'e-
lettricità e sul magnetismo. Nel 1833
essi inventarono un nuovo tipo di te-
legrafo, noto come galvanometro ri-
flettente di Gauss-Weber. In seguito fu
espulso dall'Università di Gottinga per
la sua opposizione al potere politico.
Nel1843 venne assunto come profes-
sore all'Università di Lipsia, dove rima-
se fino al1849, quando tornò a Gottin-
ga. Qualche tempo dopo fu nominato
direttore dell'osservatorio astronomi-
co della città, incarico prima occupato
da Gauss. Weber lavorò per la defini-
zione delle unità di misura assolute
delle correnti elettriche e dedicò gli ultimi anni di vita allo studio dell'elet-
trodinamica, gettando le basi per il successivo sviluppo della teoria elettro-
magnetica della luce.

GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA 143


Vediamo un semplice esempio. Un panettiere sforna ogru
giorno un tipo di pagnotta. Da una parte vuole soddisfare la clien-
tela e avere pane sufficiente perché tutti i suoi clienti possano
comprare quanto necessario, ma, dall'altra, non desidera che
avanzi merce che non può vendere il giorno successivo. Facendo
uno studio dei costi e della domanda, potrenuno anivare a trovare
la soluzione che gli garantisca maggiori guadagru ed è perfetta-
mente ragionevole che sia un nwnero naturale. Se invece produce
diversi tipi di pagnotte, ad esempio di segale, mais o grano, la so-
luzione non sarà un nwnero uruco, ma un insieme di tre nwneri
che indichino quanti pezzi per ogru qualità di pane deve sfamare.
Questa soluzione sarebbe un vettore.
Pensiamo ora a un altro esempio di ottimizzazione. Siamo in
strada e qualcuno ci domanda come raggiungere la stazione degli
autobus nel modo più rapido possibile. La risposta non può essere
un nwnero, né un elenco di nwneri. La più logica sarà una spiega-
zione del percorso: dove avanzare e per quanti metri, dove girare e in
che direzione e altre indicazioru analoghe. Questo tipo di risposta si
adatta meglio· a essere descritta matematicamente con una fimzione
che fornisca a chi la usa un criterio di azione, in base al luogo dove
si trova in ogru momento del cammino. Questi problemi di ottimizza-
zione nei quali la soluzione è una fimzione sono ciò che si conosce
come problemi variazimwli e sono molto applicati in fisica
Nel 1829 apparve una breve pubblicazione di Gauss su un
problema di calcolo variazionale in meccanica in cui introdusse
il principio di minima coercizione. Con "coercizione" Gauss
intendeva le restrizioni alle quali era sottoposto il movimento in
qualunque sistema fisico. Postulò quindi che la natura tende a
esercitare una coercizione minima. Secondo le parole dello
stesso Gauss:

È molto evidente che i movimenti liberi, quando non possono co-


esistere con le condizioni necessarie, risultano essere modificati
dalla natura esattamente come il matematico, secondo il metodo
dei minimi quadrati, riconcilia osservazioni fra loro legate da di-
pendenze necessarie. Potremmo proseguire ancora con questa
analogia, ma non intendo farlo ora.

144 GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA


L'idea è che la natura agisca in modo più libero nel rispetto di
quanto le permettono le restrizioni imposte. Come vediamo com-
pare di nuovo un riferimento a una delle scoperte fondamentali di
Gauss: il principio dei minimi quadrati.
Egli fece molto per ottenere che la matematica potesse com-
binarsi in modo naturale con la fisica Nella sua opera Principia
generalia theoriae .figurae fluidorum in statu aequilibrii (l
principi generali dello schema teorico dei fluidi in stato di equi-
librio) del1830 introdusse ancora una volta un problema variazio-
nale associato alla determinazione della figura di equilibrio della
superficie di un fluido, tenendo in considerazione la gravità e le
forze di capillarità e di adesione al recipiente:

Ciò che otteniamo come risultato di una ricerca delicata e difficile è


una condizione di equilibrio che è accessibile al buon senso e che
mostra la rettifica necessaria quando vi sono varie forze prevalenti
in conflitto.

Un'altra volta la stessa idea del principio di minima coerci-


zione, in questo caso applicato alla meccanica dei fluidi.
All'interno dello stesso ordine di idee, Gauss lavorò alla for-
malizzazione e alle proprietà matematiche dell'attrazione newto-
niana, ottenendo la cosiddetta teoria del potenziale. È in questo
contesto che appare la famosa legge di Gauss: «<l flusso di un
campo gravitazionale attraverso una superficie chiusa arbitraria è
proporzionale alla massa totale contenuta al suo interno», dove un
campo gravitazionale è l'insieme delle forze che rappresentano la
gravità. Questo risultato riduce a calcoli elementari sviluppi che
precedentemente richiedevano tecniche elaborate, dimostran-
done l'importanza.
All'arrivo di Weber non possiamo dire quindi che Gauss fosse
digiuno di fisica, ma il primo ottenne che il celebre matematico si
facesse coinvolgere in modo più deciso dai problemi della fisica e,
questa volta, con maggiore applicazione. La sua nuova visione era
cercare di rispondere a problemi tecnici e di ingegneria
Nel 1832, parallelamente al suo interesse per l'elettricità,
Gauss iniziò anche delle ricerche nel campo del magnetismo ter-

GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA 145


restre. Risulta utile ricordare che la visione attuale dell'elettricità
e del magnetismo come due aspetti di uno stesso fenomeno, oggi
completamente accettata, era allora ben lungi dall'essere evi-
dente. L'iniziativa di coinvolgere Gauss nello studio del magneti-
smo fu di Alexander von Hwnboldt, che cercò la sua cooperazione
per stabilire una rete di punti di osservazione del campo magne-
tico terrestre in tutto il mondo. Si tratta del primo tentativo nella
storia di avviare un'osservazione su scala globale, con le sue
nuove esigenze: stabilire standard comuni, tecniche di misura-
zione, necessità di precisione e affidabilità. Gli obiettivi del pro-
gramma consistevano nello studio della distribuzione del
magnetismo terrestre, dei suoi cambiamenti temporali in inten-
sità, declinazione e inclinazione, nonché nell'ambizione di deter-
minare l'origine del campo magnetico terrestre. Già nel 1832

ALEXANDER VON HUMBOLDT

Alexander von Humboldt (1769-1859) fu


un geografo, naturalista ed esploratore
tedesco, fratello minore del linguista
e ministro dell'Istruzione Wilhelm von
Humboldt. È chiamato il "padre della
geografia moderna universale". Fu un
naturalista di straordinaria polivalenza
come non ve ne furono più dopo la sua
morte. l suoi viaggi di esplorazione lo
portarono dall'Europa all'America del
Sud, parte dell'attuale territorio del
Messico, negli Stati Uniti, le Canarie e in
Asia Centrale. Si specializzò in diversi
rami della scienza, come etnografia, an-
tropologia, fisica, zoologia, ornitologia,
climatologia, oceanografia, astronomia,
geografia, geologia, mineralogia, bota-
nica. vulcanologia e umanismo. Colla-
borò con Gauss all'elaborazione di un
Atlante del geomagnetismo.

146 GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA


Gauss pubblicò un importante lavoro sulla misurazione assoluta
del campo magnetico terrestre intitolato lntensitas vis magneti-
cae terrestris ad mensuram absolutam revocata (Misura deU'in-
tensità assoluta del campo magnetico terrestre). Seguono nel
1839 altri due lavori fondamentali, tra i quali spicca AUgemeine
Theorie Erdmagnetismus (Teoria generale del magnetismo ter-
restre) e un Atlante del geomagnetismo, pubblicato nel1840 con-
giuntamente da Gauss, Weber e Ber\iamin Goldsctunidt, aiutante
di Gauss all'Osservatorio di Gottinga.
L'analisi del contenuto di queste opere è interessante. Gauss
definì per la prima volta il campo magnetico come vincolato alla
forza causata da un magnete, ma parla ancora di un "fluido magne-
tico" responsabile di questi fenomeni. Nonostante tutto, però, fu
in grado di provare che sulla Terra vi possono essere solo due poli
magnetici e specificò la posizione del Polo Sud magnetico (vicina
al Polo Nord geografico). Questa predizione fu confermata con
precisione dalla spedizione dell'esploratore capitano Wilkes nel
1841. Gauss introdusse infine una serie di nuove relazioni fra le
componenti orizzontali e verticali del campo magnetico in diversi
punti (relazioni corrette che Humboldt si rifiutò di accettare per
diverso tempo).
La collaborazione di Humboldt e Gauss condusse a risultati
notevoli sul magnetismo terrestre, completamente sconosciuti in
epoche precedenti. Ad esempio che il campo magnetico si modi-
fica con il tempo e che, in alcuni casi, vi sono variazioni temporali
brusche (fino allO% in termini relativi) che, inoltre, si verificano
in modo simultaneo su tutta la Terra (tempeste magnetiche). n
meccanismo ultimo alla base di entrambi i fenomeni non è ancora
ben spiegato. n lavoro del 1840 rappresenta il culmine di queste
ricerche. Gauss discusse la determinazione assoluta del campo
magnetico mediante il magnetometro, un apparecchio inventato
dallo stesso Gauss e da Weber per determinare la componente
orizzontale della forza magnetica. Provò che la determinazione
dell'intensità della componente orizzontale della forza magnetica,
insieme all'angolo di inclinazione, determina completamente il
campo magnetico. Si tratta della prima misura assoluta della forza
che esercita il campo magnetico della Terra su una bussola, forza

GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA 147


molto debole, la cui misurazione richiese un'estrema precauzione.
L'ambiente di sperimentazione doveva essere totalmente libero da
perturbazioni magnetiche, imponendo la costruzione di un labora-
torio privo di ferro e di qualunque altro materiale magnetico e nel
quale non doveva esserci la minima corrente d'aria: fu realizzato
in legno con chiodi di rame. Gauss prese il modello dell'osserva-
torio e dei procedimenti previamente sviluppati da Humboldt, ri-
ducendo il tempo di osservazione necessario e incrementando la
sua esattezza, una decisione che fece nascere tra i due una pole-
mica, dato che Humboldt non era certo che Gauss avesse adottato
le precauzioni necessarie e dubitò della validità dei risultati.
Come ulteriore conseguenza pratica delle loro ricerche sull'e-
lettricità, fra il 1833 e il 1838 Gauss e Weber svilupparono due
modelli di telegrafo. I segnali si osservavano sul dispositivo rice-
vente mediante la deviazione di un ago magnetico (una bussola) a
destra o sinistra, in base al voltaggio applicato all'estremità emit-
tente. Svilupparono così un codice e installarono il telegrafo fra il
laboratorio di Weber e l'osservatorio astronomico, a circa 1.500
metri di distanza. D telegrafo funzionò (anche se si dovette ripa-
rare il filo che si rompeva con frequenza) fino a quando un fulmine
non raggiunse il sistema, distruggendolo. Sembra che Gauss fosse
cosciente delle possibilità che avrebbero aperto le comunicazioni
elettriche: suggerì che nelle linee ferroviarie (allora in rapida
espansione) una delle rotaie fosse utilizzata come conduttore per
facilitare le comunicazioni a distanza. L'invenzione di Gauss e
Weber non era il primo tentativo di comunicazione elettrica a di-
stanza, né fu quello che sopravvisse, privilegio che toccò al si-
stema di Samuel Morse, che lo brevettò nove anni dopo il suo uso
da parte di Gauss e Weber. Si sa che alcuni colleghi lo considera-
vano un'aberrazione frivola e ascienti.fica, ma nel1835 Weber pro-
fetizzava:

Quando il globo terrestre sarà coperto da una rete di rotaie e di cavi


telegrafici, questa rete presterà servizi comparabili a quelli del siste-
ma nervoso nel corpo umano, in parte come mezzo di trasporto e, in
parte, come un mezzo per la propagazione di idee e sensazioni alla
velocità della luce.

148 GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA


Ritratti d i Gauss
e Wilhelm Weber.
Entrambi
collaborar ono
per molti anni
allo studio
d i elettricità
e magnetismo.
Frutto d i questo
lavoro comune
è , ad esempio ,
l'invenzione
di un nuovo tipo
di telegraf o
conosciuto come
galvanometro
riflettente di
Gauss-Weber
(a sinistra).

GU APPORTI IN GIEOME1'RA E IN FISICA


La diottrica, che studiava la forma, disposizione, struttura e
difetti delle lenti e le loro intrinseche limitazioni, è sicuramente il
campo più specializzato della ricerca empirica affrontato da Gauss.
Il suo interesse in questo campo deriva dalle necessità e difficoltà
dell'osservazione astronomica: nel1807, Repsold, un famoso pro-
duttore di strumenti, lo consultò in merito a un doppio obiettivo
acromatico, iniziando così una lunga collaborazione. Gauss si inte-
ressò, tra l'altro, alla possibilità di diminuire l'aberrazione croma-
tica di un sistema di lenti. La strada imboccata con questa collabo-
razione, con il tempo, consentì l'importantissimo sviluppo
industriale dell'ottica in Germania: Reichenbach (1772-1826), Frau-
nhoffer ( 1787-1826) e Steinheil ( 1801-1870) furono i predecessori di
Cari Zeiss (1816-1888) a Jena, colui che fondò una fabbrica di lenti
il cui direttore scientifico fu Ernst Cari Abbe (1840-1905), cono-
sciuto nel mondo dell'ottica per aver stabilito un effettivo limite di
ingrandimento di un microscopio ottico. Anche nei periodi di mas-
sime ristrettezze economiche, Gauss ebbe sempre i fondi per acqui-
stare gli strumenti ottici per il suo osservatorio. Di fatto i suoi
viaggi più importanti, a eccezione di quelli necessari per gli studi
geodetici, ebbero come scopo l'acquisizione di strumenti ottici. La
pubblicazione più importante di Gauss in questo campo è Dioptri-
sche Untersuchungen (Ricerche di diottrica) del 1840, nella quale
studia la traiettoria della luce attraverso un sistema di lenti nell'ap-
prossimazione chiamata parassiale, nella quale le lenti si suppon-
gono infinitamente sottili e i raggi infinitamente vicini all'asse ot-
tico. In questa approssimazione tutti i sistemi sono equivalenti a
una sola lente reale. Questo lavoro tratta ovviamente delle fasi fon-
damentali nella progettazione di sistemi ottici, ma il suo interesse
reale è concettualmente ridotto e, dal punto di vista matematico,
abbastanza elementare: di fatto Gauss dubitò se pubblicarlo.

150 GLI APPORTI IN GEOMETRIA E IN FISICA


CAPITOLO 6

L'eredità del
"Principe dei matematici"

La partenza di Wilhelm Weber, suo buon amico


e fonte di ispirazione, tolse all'attività scientifica
di Gauss degli ultimi anni la brillantezza
di altre tappe della sua vita. Egli continuò
comunque con l'insegnamento
é godette in vita del riconoscimento generalizzato
del mondo scienti1Ìco per l'interezza
della sua opera monumentale.
La partenza di Weber dall'università segnò l'inizio dell'ultima
tappa della vita di Gauss, un'epoca caratterizzata soprattutto
dall'assenza di colleghi con i quali condividere le sue inquietudini
scientifiche. Oltre a Weber e per lo stesso motivo, l'opposizione al
re, dovette andarsene anche Ewald, valido collaboratore di Gauss
e marito dell'amata figlia Minna, che lo accompagnò in esilio.
Gli ·anni successivi all'allontanamento di Weber da Gottinga
furono particolarmente tristi e dolorosi per Gauss. Nell839 morì
l'ormai anziana madre, un duro colpo per il figlio che l'amava
molto e che l'aveva accolta in casa negli ultimi anni. Pochi mesi
più tardi, nell840, a soli trentatré anni moriva Minna, figlia di Jcr
seph, la nipote maggiore e sua preferita n suo grande amico 01-
bers, compagno di tanti studi di astronomia, scomparve anch'egli
nell840.
Dei familiari più stretti, gli rimase accanto solo la figlia The-
rese che non si sposò mai e che, dopo la morte della madre, si fece
carico di tutte le questioni pratiche relative alla gestione della
casa Sebbene Gauss dipendesse molto dalla figlia, non sembra
che i due avessero molto in comune, a parte un forte legame di
affetto dovuto alla gratitudine da parte del padre e all'ammira-
zione da parte della figlia
In quest'ultimo periodo vi sono molti più documenti di Gauss
relativi ai suoi studenti, una dimostrazione che, in quegli anni, il

L"EREDITÀ DEL "PAINOPE DEl MATEMATIO" 153


vecchio professore apprezzava decisamente di più l'insegnamento
in generale e i suoi allievi in particolare rispetto a quando era più
giovane e manifestava poca pazienza con i meno dotati. Gauss fu
senza dubbio un buon docente e un professore competente. Una
delle ragioni di questo cambiamento, oltre a una maggior pazienza
con gli alunni poco brillanti, fu l'aver trovato studenti meglio pre-
parati e più motivati. La riforma educativa promossa dal nùnistro
von Humboldt, infatti, ebbe effetti positivi sulla formazione delle
nuove generazioni. Fra gli ultimi allievi di Gauss possiamo trovare
luminari come Georg Cantar e Richard Dedekind. Quest'ultimo
aveva un'ottima opinione di Gauss come docente e ci ha lasciato
in merito una preziosa testimonianza:

Generalmente si sedeva in modo comodo, guardando verso il basso,


leggermente incurvato, con le mani incrociate in grembo. Parlava
con sufficiente libertà, molto chiaramente, in modo semplice e line-
are, ma quando voleva sottolineare un nuovo punto di vista( ... ) al-
lora alzava la testa, si girava verso qualcuno di quelli che gli stavano
seduti accanto e lo guardava con i suoi begli occhi azzurri penetran-
ti durante l'enfatico discorso. (... ) Se si trattava di una spiegazione
dei principi per lo sviluppo di formule matematiche, allora si alzava
e, con una postura ben eretta, maestosa, scriveva su una lavagna
vicino a lui con la sua grafia così perfetta: aveva sempre successo
grazie all'economia e alla disposizione consapevole in uno spazio
piuttosto ristrétto. Per gli esempi numerici, all'attenta conclusione
dei quali dava particolare valore, portava con sé i dati necessari su
alcuni fogli di carta.

A quell'epoca Gauss era ancora attivo negli osservatori ma-


gnetici e astronomici e in altre occupazioni scientifiche e regi-
strava dati che condivideva con altri scienziati. Si dedicava
anche a problemi di matematica teorica, sebbene più elementari
rispetto a quelli che l'avevano impegnato in passato. Studiava
inoltre alcuni problemi combinatori che gli presentava l'amico
Schumacher e altri di fisica applicata e teorica. Amava inoltre
dedicare tempo a imparare nuove lingue. Nel 1849, in occasione
del cinquantenario della laurea, Gauss tenne una famosa confe-

154 L"EREDITA DEL "PRINCIPE DEl MATEMATICI"


CANTOR E DEDEKIND

Georg Cantar (1845-1819), Julius


Wilhelm Richard Dedekind (1831-
1916), entrambi alunni di Gauss, e
Gottlob Frege (17 48-1825) furono i
creatori della teoria degli insiemi,
l'area della matematica che apporta
i fondamenti sui quali si sostiene
buona parte del resto di questa di-
sciplina. Grazie alle sue audaci e co-
raggiose ricerche. Cantar fu il primo
a formalizzare la nozione di infinito.
Scopri, infatti, che gli insiemi infiniti
non hanno sempre la stessa dimen-
sione. Ad esempio, l'insieme dei nu-
meri razionali è numerabile, ovvero
si può stabilire una relazione uno a
uno con i numeri naturali, mentre
l'insieme dei numeri irrazionali non
lo è. Cantar visse tormentato da pe-
riodi di depressione. attribuiti in par- Georg Cantar.

te alla durezza delle critiche ricevu-


te .dall'illustre collega Leopold
Kronecker (1823-1891) che arrivò a
definirlo «rinnegata>>, <<Ciarlatano>> e,
persino. <<Corruttore della gioventù
studiosa». Oggi l'intera comunità
matematica riconosce pienamente il
suo lavoro e ammette che egli abbia
apportato un salto qualitativo im-
portante per il raziocinio logico. Da
parte sua, Richard Dedekind ebbe
un'influenza decisiva nel campo
dell'algebra e della teoria dei nume-
ri algebrici. Si dice sia stato il primo
a tenere lezioni universitarie sulla
teoria delle equazioni di Galois. Fu
inoltre il primo a comprendere il si-
gnificato fondamentale delle nozioni
di gruppo, corpo ideale nel campo
dell'algebra, la teoria dei numeri e la
geometria algebrica. Julius Wllhelm Richard Oedelcind.

L"EREDITA DEL ·PRINCIPE DEl MATEMATICI" 155


renza durante la quale presentò la sua quarta dimostrazione del
teorema fondamentale dell'algebra, una variazione di quella illu-
strata nella sua tesi, incorporando ora apertamente i coefficienti
complessi che non aveva voluto presentare nelle sue prime di-
mostrazioni. Dirichlet, che lo sostituirà all'università, fu testi-
mone eccezionale dell'evento. Il riconoscimento di Gauss era
generale sia in Germania sia nell'intera Europa.
Uno dei lavori più curiosi di Gauss di questi anni fu dedicato
al fondo pensione per le vedove dei professori universitari dell'U-
niversità di Gottinga. Si preoccupava di verificare se sarebbe
stato possibile mantenere il livello di copertura a lungo termine.
Per questa ricerca usò tabelle sulla mortalità e altre informazioni
ottenute da compagnie assicurative, eseguendo numerosi calcoli
e impiegando tutti i dati reali che riuscì a ottenere. La conclu-
sione fu presentata nel1851, dopo sei anni di studi, ed era abba-
stanza sorprendente: il sistema era sostenibile ed era persino
possibile aumentare gli importi pagati. Una delle ragioni per le
quali Gauss si interessò tanto a questo lavoro è che gli permise di
applicare le sue conoscenze di economia pratica. A differenza
dell'ultimo Newton, Gauss non si sentì mai attratto da incarichi
pubblici, anche se il suo acuto interesse e la sua sagacia in tutte
le questioni di natura scientifica nel campo della statistica, delle
assicurazioni e dell'aritmetica politica avrebbero fatto di lui un
eccellente amministratore pubblico. Nel suo libro Gauss zum
Gediichtniss (Memoria di Gauss), Sartorius von Waltershausen
(1809-1876), suo amico personale, affermò che egli avrebbe tran-
quillamente potuto essere nominato responsabile delle finanze
dello Stato. Di fatto, alla sua morte, disponeva di una fortuna
piuttosto cospicua, frutto di investimenti di successo in azioni di
società e buoni del Tesoro non solo tedeschi. Tutto ciò nono-
stante il pesante tracollo dovuto all'investimento nella linea fer-
roviaria a nord di Hesse, che fu nazionalizzata dal Governo e
comportò per il matematico la perdita del 90% del capitale.
Negli ultimi anni visse da perfetto borghese, lontano dai con-
ftitti perché, politicamente, Gauss era un conservatore. Professava
un credo religioso abbastanza personale. Non era ateo, ma po-
trebbe essere considerato deista, poiché accettava l'esistenza e la

156 L"EREDITA DEL "PRINCIPE DEl MATEMATICI"


natura di Dio attraverso la ragione. I suoi convincimenti religiosi
erano eterodossi per l'epoca ed egli era contrario alle idee liberali
della Chiesa protestante tedesca. Una parte essenziale del suo
credo era la fiducia nell'annonia e nell'integrità del grande dise-
gno della creazione. Le lettere più personali di Gauss dimostrano
che credeva fermamente nell'immortalità dell'anima e nell'esi-
stenza di una vita dopo la morte, ma non certamente in concor-
danza con i postulati del cristianesimo.

«La vita è prima di me, come un'eterna primavera


con un abito nuovo e brillante.»
CAilL FRIEDRICH GAUSS.

Lo affascinava in particolare la letteratura inglese e leggeva


avidamente i romanzi storici del suo contemporaneo, sir Walter
Scott, appena erano pubblicati. La facilità con cui apprese le lin-
gue straniere in gioventù si conservò per tutta la vita: per lui erano
un vero passatempo. Già anziano, volle verificare la flessibilità del
suo cervello imparandone una nuova. Credeva che questo eserci-
zio avrebbe aiutato la sua mente a restare giovane e si era anche
impegnato a leggere i lavori di Lobachevsky prima che fossero
tradotti. Di fatto, a sessantotto anni, iniziò a studiare il russo da
completo autodidatta. Dopo due anni leggeva opere russe in prosa
e in versi con facilità e scriveva lettere agli amici scienziati di San
Pietroburgo. Secondo i russi che gli fecero visita a Gottinga, par-
lava la loro lingua perfettamente. Gauss considerava la letteratura
russa a livello di quella inglese per il piacere che ne traeva.
Negli ultimi anni non fu uno scienziato chiuso nel suo mondo.
Si interessava di politica internazionale, alla quale dedicava un'ora
al giorno, visitava con regolarità varie biblioteche e si teneva ag-
giornato sugli eventi leggendo i diversi giornali che riceveva a
casa, dal Times di Londra a riviste locali di Gottinga.
In politica era chiaramente un conservatore, ma non nel senso
di "reazionario". Non si opponeva per principio alle riforme, anche
se esigeva dalle stesse un supporto logico stringente. I suoi amici
progressisti attribuivano il conservatorismo di Gauss all'isola-

L'EREDITÀ DEL "PRINCIPE DEl MATEMATICI" 157


mento al quale lo costringeva il suo lavoro. È possibile che in
parte ciò sia vero. Negli ultimi ventisette anni della sua vita dornù
una sola volta lontano dal suo osservatorio, quando partecipò a
una riunione scientifica a Berlino per assecondare Alexander von
Hurnboldt.

«Nulla mi dimostrerebbe in un modo tanto lusinghiero


e così poco equivoco che il fascino di questa scienza
che ha arricchito la mia vita di tante gioie non è solo
una chimera, così come non lo è la predilezione
con la quale Voi l'avete onorata.»
GAUSS, IN RISPOSTA A SOPHIE GERMAIN DOPO CHE LA STUDIOSA GLI RIVELÒ
LA SUA VERA IDENTITA.

L'epoca in cui egli visse fu turbolenta, attraversata da guerre


e rivoluzioni sia nel suo Paese sia all'estero. Il governo del popo-
lino e la violenza politica suscitavano in Gauss un orrore indescri-
vibile e la rivolta di Parigi del1848, che portò al potere la Comune,
lo gettò nello sconforto.
In generale detestava i demagoghi che trascinavano le masse.
Nato in una famiglia povera, sapeva fin troppo bene che gli igno-
ranti erano molto facili da manipolare. Ormai anziano, credeva
che la pace e il semplice benessere costituissero il bene supremo
per qualunque Paese. Se fosse scoppiata la guerra civile in Germa-
nia, diceva, sarebbe morto presto. Le conquiste alla Napoleone gli
sembravano una follia incomprensibile e mantenne sempre un
certo distacco per tutto ciò che era francese a causa dell'effetto
devastatore delle guerre napoleoniche.
Gauss era un anziano vigoroso che difendeva con ardore le
sue opinioni. Una delle ragioni di tale forza si trova nella serenità
scientifica e nell'assenza di ambizioni personali. Il suo unico desi-
derio era il progresso della matematica. Se era un po' freddo
nell'espressione scritta, era abbastanza cordiale nella corrispon-
denza personale e nelle relazioni scientifiche. Come sappiamo,
mantenne un rapporto scientifico con Sophie Gerrnain, che anmù-

158 L"EREDITA DEL "PRINCIPE DEl MATEMATICI"


rava per la sua sagacia matematica. L'apertura mentale nei ri-
guardi di una donna interessata alla scienza era notevole per
qualunque uomo della sua generazione e con la sua educazione.
Poco si sa degli ultimi anni della sua vita, nei quali dedicò
parte del suo tempo a leggere, e non solo letteratura scientifica e
giornali, come detto. Nel giugno 1854 si sottopose a un controllo
medico completo. La diagnosi fu poco incoraggiante, perché evi-
denziò una dilatazione del cuore con poche speranze di sopravvi-
venza. Il suo ultimo atto accademico, nel giugno del 1854, fu
fungere da presidente di commissione nella prova per l'abilita-
zione di Riemann come professore di matematica. Su richiesta del
presidente della commissione, Riemann portò la sua famosa espo-
sizione SuUe ipotesi suUe quali si basa la geometria, che senza
dubbio colpì il già anziano Gauss per il riconoscimento che pre-
supponeva della geometria non euclidea della quale era stato pio-
niere. All'inizio di agosto la sua salute peggiorò nuovamente. In
dicembre sembrava che fosse giunta la sua ora. D cuore dell'an-
ziano Gauss, martoriato dall'idropisia, stava cedendo e smise de-
finitivamente di battere il mattino del 23 febbraio 1855, mentre lo
scienziato dormiva placidamente. Aveva 77 anni, 10 mesi e 22
giorni e lasciava dietro di se l'opera matematica più grandiosa
dalla storia. Non per nulla lo stesso re Giorgio V di Hannover
coniò una moneta in suo onore sulla quale fece incidere Mathema-
ticorum Princeps, "Principe dei matematici".
Gauss fu un matematico molto noto del suo tempo. Godette
di grande popolarità sin da assai giovane e raggiunse la fama a li-
vello internazionale prima di compiere venticinque anni per la
scoperta del metodo dei minimi quadrati e la sua applicazione
all'orbita di Cerere. Nonostante ciò, come lasciò scritto Sartorius
nelle sue memorie:

Gauss fu semplice e senza affettazioni dalla giovinezza fino al giorno


della sua morte. Un piccolo studio, un tavolino da lavoro con una
tovaglia verde, uno scrittoio dipinto di bianco, uno stretto sofà e,
passati i settant'anni, una poltrona, una lampada con paralume, una
stanza fresca, cibo semplice, una giacca da camera e un berretto di
velluto era tutto ciò di cui aveva bisogno.

L'EREDITÀ DEL "PRINCIPE DEl MATEMATICI" 159


Le generazioni successive hanno saputo riconoscere la sua
grandezza e gli onori ricevuti dopo la sua morte sono innwnerevoli.
Oggi porta il suo nome un premio matematico istituito nel 2002
dall'International Mathematics Union (IMU) e la Deutsche Ma-
thematiker-Vereinigung (Società Matematica Tedesca- DMV). ll
riconoscimento viene conferito ogni quattro anni a chi abbia ap-
portato un «Contributo matematico rilevante con applicazioni
scientifiche fuori dal campo della matematica». Il premio è di
10.000 euro e, diversamente dalla medagliaFields, non c'è limite di
età I primi due scienziati ariceverlo furono Kiyoshi lto (1915-2008)
nel 2006 per il suo lavoro sulla probabilità e i processi stocastici, e
Yves Meyer (n. 1939) nel2010 per i suoi studi sulle onde oscillato-
rie. La medaglia che accredita il premio ha dalla parte della testa
una rappresentazione dell'orbita di Cerere e un quadrato aggiun-
tivo simboleggia il metodo dei minimi quadrati usato da Gauss per
la sua determinazione.
La sua patria, la Germania, ha reso omaggio al genio di Gauss
con diversi timbri postali e, prima dell'arrivo dell'euro, molti tede-
schi erano ormai abituati al suo viso, anche se forse non sapevano
esattamente chi fosse, dato che, per diversi anni, l'immagine di un
Gauss maturo, con il tipico berretto di velluto, era ritratta sui bi-
glietti da dieci marchi, accompagnata da una rappresentazione
della campana che porta il suo nome.
Come abbiamo affermato nell'introduzione, tutti i matematici,
a prescindere dalla loro specializzazione, possono considerare
Gauss uno di loro. Suoi sono i risultati fondamentali in pratica-
mente tutte le aree di questa disciplina: algebra, analisi matema-
tica, geometria, statistica, teoria dei nwneri, aritmetica, astrono-
mia e matematica applicata. Il suo apporto in uno qualunque di
questi campi gli avrebbe garantito di passare alla storia come
grande matematico. n fatto di essere stato un protagonista in tutti
costituisce un'impresa quasi senza pari.
Le idee di Gauss cambiarono la matematica del suo tempo e la
sua influenza persiste anche oggi, se possibile con ancora più forza
Senza i nwneri immaginari non potremmo risolvere le equazioni
che permettono ai razzi di decollare dalla Terra e senza la geome-
tria non euclidea Einstein non avrebbe avuto a disposizione gli

160 L'EREDITÀ DEL "PRINCIPE DEl MATEMATICI"


strumenti necessari per sviluppare la teoria della relatività. Senza
il metodo dei minimi quadrati, inoltre, i problemi di adattamento
delle funzioni e le stime a partire da insiemi di dati sarebbero im-
possibili.
Prima o poi molti dei suoi risultati sarebbero stati raggiunti da
altri matematici, perché necessari per il progresso della scienza,
ma è certo che ci sarebbero voluti decenni. Non può inoltre esserci
dubbio che questi passi avanti non sarebbero stati frutto di un solo
uomo. Di quando in quando nascono persone speciali che fanno sì
che quel lento accumularsi di conoscenze che forma la cultura
umana cresca in modo significativo, arrivando da sole a progressi
che sarebbero normali in diverse generazioni. Sono persone dotate
di un genio e di capacità uniche che trovano le condizioni necessa-
rie per sviluppare il loro talento. Gauss fu uno di questi pochi eletti

L'EREDITÀ DEL •PRINCIPE DEl MATEMATICI" 161


Letture consigliate

BELL, E.T., I grandi matematici, BUR Biblioteca Universale


Rizzoli, 2010.
BoYER, C., Storia deUa matematica, Mondadori, 1990.
KEHLMANN, D., La misura del mondo, Feltrinelli, 2008.
SAUTOY, M., L'enigma dei numeri primi, BUR Biblioteca
Universale Rizzoli, 2009.
STEWART,1., La piccola bottega deUe curiosità matematiche del
projessor Stewart, Codice, 2010.

163
Indice

Accademia delle Scienze Cantor, Georg, 154, 155


di Berlino, 87, 120, 126, Cauchy, Augustin Louis, 55, 87
di Gottinga, 136 Cerere (asteroide), 10, 11, 15, 73,
di Parigi, 41, 55, 56, 63, 102, 103, 75, 77~,92,94, 104,111,159,
105, 120, 130 160
di San Pietroburgo, 54, 82, 104 CoUegium Carolinum, 30, 32, 56,
algebra, 7, 11, 15,22,35,47,48,50, 57, 136
51,53,62,97,155, 156,160 congruenze,5~2
analisi matematica, 7, 22, 54, 65, 87, congettura, 7, 28, 29, 41, 60, 69, 70,
138, 160 71,87, 100,101,104,112,119,
aritmetica, 9, 15, 23, 35, 41, 47, 48, 120, 121
50-52,58,86,95,97, 106,156, di Fermat, 41, 71, 87, 102
160 di Goldbach, 28, 29, 104
asteroide, 75, 92 prima dei numeri primi, 120,
astronomia, 10, 33, 54, 64, 77, 80, 121
81,90,94,97, 103,130,135,136, seconda dei numeri primi, 112,
142, 146, 153, 160 113, 121
coprirno,59
binomio di Newton, 22, 60 crivello di Eratostene, 98, 99
bisettrice, 39 curvatura di Gauss, 137-139
Bode, Johann Elert, 75, 76, 78
Bolyai, Farkas (Wolfgang von), 20, Dedekind, Wllhelm Richard, 12,
34,35,64,65,67, 136 154, 155
Bolyai, Janos, 35, 136, 138, 141, diario matematico, 9, 27
Bruns~ck,8, 15, 19,20,29,30,32, diottrica, 150
33,37,40,56,57,64,65,68, 75, Dirichlet, Johann Peter Gustav, 61,
125 63, 65, 114, 156
discriminante del polinomio, 62
calcolo variazionale, 142, 144 Disquisitiones Arithmeticae, 5,

165
8, 15, 28, 31, 36, 40, 45, 56, 57, 113, 125, 154
63, 101 insieme denso, 51
ipotesi di Riemann, 113, 118-121
eliotropo, 132
ennagono,42 Lagrange, Joseph-Louis, 32, 55, 61,
eptadecagono,9, 10,36,37,40,56 63, 71,87
equazioni, 11, 35, 41, 45, 49-53, 55, ~ande,Joseph, 77,78
56,58,59,60,83,88,92,93, 105,
111, 119, 133, 139, 141, 155, 160 Laplace, Pierre-Simon de, 48, 54,
esagono,39,42 55,68,87
ettagono, 10, 42 Legendre, Adrien-Marie, 10, 11, 38,
Euclide, 12, 98-100, 134-137 60,65,85-87,94,110-112
Euler, Leonhard Paul (detto legge
Eulero), 28, 32, 54, 55, 59, 60, di reciprocità quadratica 15, 60,
61, 82, 99, 101, 104-107, 114-118, 61
141 di Titius-Bode 75, 76, 77
logaritmo integrale 112, 122
Fermat, Pierre de, 8, 28, 4042, 60, logaritmi 54, 106, 107, 109, 110, 111
65,69, 71,87,100-105
fisica, 7, 12, 15, 30, 87, 103, 123, 129, medaglia Fields, 64, 66, 119, 160
135, 142, 1~146, 154 metodo dei minimi quadrati, 10, 11,
forme quadratiche, 61, 62 15,36, 73,79-86,88-94,111,132,
funzione 144, 145, 159-161
indicatrice di Eulero, 59 moltiplicazione, 107, 109
zeta, 114,115,117,119
w, 108, 109, 112, 114, 120 numero
combinatorio, 22
Galois, Evariste, 55, 56, 155 complesso, 11, 15, 45, 51-53, 55,
geodesia, 12, 15, 123, 129, 130, 132, 114, 115, 117, 118
133, 134, 142 fattoriale, 22, 107
geodetica, 133, 140, 141 irrazionale, 107
geomagnetismo,47, 129,146,147 naturale 22-26, 28, 40, 42, 49, 97,
geometria, 7, 13, 15, 22, 32, 35, 36, 98, 100, 107, 144, 155
38,56,86, 103,123,134-141,155, prirnno, 11, 12,26,28,32,
159-160 41, 42, 49, 59-61, 62, 63,
Germain, Marie-Sophie, 69, 71, 158 69-71, 87, 95, 97-102,
. Goldbach, Christian, 28, 60, 104 104-116, 119-121
Gymnasium Catharineum, 29 razionale, 49, 51, 155
reale, 48, 50-52, 107, 114, 115,
Humboldt, Alexander von, 47, 48, 117, 139
68, 125, 146-148, 158 triangolare, 25-28, 36, 62
Humboldt, Wllhelm von, numeri di Fermat, 41, 101

166 INDICE
osservatorio sonuna della serie, 65, 115, 117
astronomico, 70, 82, 90, 126, statistica, 7, 11, 30, 87-89, 91, 156,
143, 148, 150, 158 160
di Berlino, 76
di Gottinga, 10, 30, 33, 48, 67, telegrafo, 143, 148, 149
79,82,90, 125,143,147 teorema, 9, 27-29, 35, 36, 41, 42, 48,
di Palermo, 10, 77 50,51,53-55,~2,69,90, 100,
di San Pietroburgo, 82 102, 121, 135, 138, 156
ottica, 12, 54, 94, 150 di Gauss-Markov, 11,90
orbita, 10, 11, 15, 73, 75-83, 86, 92- di Pitagora, 50, 135
94, 100, 104, 111, 159, 160 dei nwneri primi, 112, 121
Olbers, Heinrich, 41, 68, 80-83, 86, dei nwneri triangolari, 28
126, 153 fondamentale delle congruenze
ottagono, 42 polinomiali,59
fondamentale dell'algebra, 11,
Pallade (asteroide), 81, 82, 86 15,48,50,51,62, 156
Piazzi, Giuseppe, 10, 77, 78, 80 teoria
piccolo teorema di Fermat, 60 di Galois, 55, 56
pentagono, 40, 42 della relatività, 81, 141, 161
Pitagora, 26, 115 deinwneri,9, 15,41,45,47,56,
poligono regolare, 35, 37, 39-42, 63, 60,63,65, 71,87,97, 106,
64, 101 110, 111, 120, 121, 155, 160
polinomio 11, 48-50, 55, 62, 118 Theorema Egregium, 15, 138-140
principio Theoria motus corporum
di induzione, 24, 25 coelestium in sectionibus conicis
di minima coercizione, 144, 145 Solem ambientium, 15, 85, 90, 94
problema variazionale, 145 Titius, Johann Daniel, 75, 77
problema triangolazione, 15, 129, 131, 132
di riga e compasso, 9, 10, 15, triangolo,26,27,42,50, 133,135
35-43,63,97,101 equilatero, 26, 39
quadratura del cerchio, 43 rettangolo, 50,135
duplicazione del cubo, 43 sferico, 133
trisezione dell'angolo, 43 trigonometria, 131, 133
del millennio, 118
progressione aritmetica, 23 ultimo teorema di Fermat, 41, 69,
103
quadrato,42,49,50,84, 135,160 Università
di Berlino, 114, 125
retta di regressione, 88-90 di Gottinga, 15, 32-34, 55, 56, 64,
residuo quadratico, 60 68, 70,82, 113,125,143,153,156
residui, 60, 84 di Helmstedt, 15, 32, 34, 47
risoluzione per radicali, 55 di Kazan, 22

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