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mente le due sono in realtà una disciplina sola. La che la contraddizione è solo apparente, distinguen-
differenza che intercorre tra esse è simile alla diffe- do tra il concetto di “incluso in …” e quello di
renza che intercorre tra un uomo e un ragazzo: la “avente potenza [quantità di elementi; n.d.r.] mi-
logica è la gioventù della matematica come la mate- nore di…”, che siamo abituati (e solo abituati,
matica è la maturità della logica”. non obbligati!) a identificare, perché essi significa-
Per quel che riguarda gli aspetti filosofici Russell no la stessa cosa nel caso finito. Perciò il risultato
partì da posizioni idealistiche, ma a poco a poco fondamentale: “una parte di un insieme infinito
andò assumendo posizioni pragmatistiche. Nel- può avere lo stesso numero cardinale di elementi
l’evoluzione del suo pensiero ebbe notevole in- dell’intero insieme […] non è in alcun modo anti-
flusso il filosofo Georges E. Moore, suo compa- nomica (contraddittoria), ma soltanto paradossa-
gno di studi; come fu riconosciuto dallo stesso le, cioè “non credibile”, perché in contrasto con in-
Russell, che nella prima edizione (1903) dei suoi veterate abitudini di pensiero […]».
The Principles of Mathematics scrisse (si veda Però va sottolineato che il risultato conseguito da
[8]): “La mia posizione sulle questioni fondamenta- Cantor nascondeva in sé un virus mortale: la ma-
li della filosofia deriva in tutti i suoi aspetti es- tematica, sbocciando a nuova vita, con la “magi-
senziali da G. E. Moore”. ca pozione” che il grande matematico le aveva
propinata aveva ingerito un virus pernicioso. An-
che in questo caso, come in molti altri, si potreb-
• Nuova linfa vitale per la matematica be parlare di Eros e Tanatos, amore e morte: l’amo-
re, inteso come nuova linfa vitale per la matema-
In un lavoro del dicembre del 1873, ma l’artico- tica, pareva indissolubilmente avvinto – come di-
lo fu pubblicato l’anno successivo, Georg Cantor rebbe Freud – a un destino che poteva risultare
evidenziò l’esistenza di diversi tipi di infinito. In- mortale.
fatti egli provò che, considerato un insieme S, Infatti, l’antinomia evidenziata da Cantor risiede-
nell’insieme ℘(S) dei suoi sottinsiemi ci sono più va nel fatto che, considerata la classe totale Θ –
elementi che in S stesso (in un senso noto a mol- cioè l’insieme di tutti gli insiemi (cosa del tutto na-
ti, ma che richiameremo più in là); ritrovando co- turale per quei tempi) – si aveva che ℘Θ) era un
sì una proprietà che per gli insiemi finiti è ovvia, sottinsieme di Θ, onde ℘Θ) non poteva avere
poiché è facile verificare che se un insieme finito più elementi di Θ. Nel contempo – secondo il ri-
possiede n elementi, allora l’insieme dei suoi sot- sultato che Cantor aveva conseguito nel 1873 –
tinsiemi possiede 2n elementi. ℘Θ) doveva avere più elementi di Θ; donde l’as-
Col suo risultato Cantor mostrava un’analogia tra surdo.
insiemi finiti e insiemi infiniti che appariva sor- Come si è detto in precedenza, Cantor non divul-
prendente a causa di varie situazioni paradossali gò la contraddizione da lui trovata, ma si limitò a
riguardanti gli insiemi infiniti, che evidenziavano segnalarla a David Hilbert in una lettera del
come questi ultimi avessero comportamenti dif- 1896.
formi rispetto agli insiemi finiti. Infatti già nel Anche l’antinomia di Russell, di cui parleremo
1638 Galileo Galilei – nei suoi “Discorsi e dimo- fra poco, è intimamente legata alla scoperta di
strazioni matematiche” intorno a due nuove Cantor del 1873. Ciò in forza di un teorema del-
scienze, (Giornata Prima) – scriveva in relazione la teoria dei grafi che presenteremo in Appendice.
ai numeri naturali: […] ogni quadrato ha la sua In seguito alla rivelazione di quest’altra antino-
radice, ogni radice il suo quadrato, né quadrato al- mia Gottlob Frege – fondatore della moderna lo-
cuno ha più d’una sola radice, né radice alcuna più gica matematica, che con i suoi Grundgesetze der
d’un quadrato solo. […] Io non veggo che ad altra Arithmetik stava cercando di derivare logicamen-
decisione si possa venire, che a dire […] gli attribu- te le leggi dell’aritmetica a partire da un sistema
ti di eguale maggiore e minore non aver luogo ne di assiomi – cadde nello sconforto più cupo. Egli
gl’infiniti […]. si apprestava a pubblicare il secondo volume del-
Tuttavia – come Lucio Lombardo-Radice [6, p. la sua opera, quando ricevette una lettera da par-
52] scrive – « […] Georg Cantor, invece, dimostra te di Bertrand Russell, in cui si evidenziava che la
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quinta legge enunciata da Frege nel volume I (del sta situazione da una lettera del signor Bertrand
1893) conduceva a una contraddizione. Russell. [...] Il signor Russell ha scoperto una
Era il 1902, e i matematici dell’epoca intravvide- contraddizione che ora esporrò. Nessuno vorrà asse-
ro l’inferno; anche se David Hilbert ebbe a dire: rire, della classe degli uomini, che essa è un uomo.
Nessuno potrà cacciarci dal Paradiso che Cantor ha Abbiamo qui una classe che non appartiene a se stes-
creato. Tuttavia, niente sarebbe stato più come sa. Dico infatti che qualcosa appartiene a una classe
prima. Di fronte alla matematica – caduta dal suo se questo qualcosa cade sotto un concetto, la cui
piedistallo di dea delle scienze – si apriva il pur- estensione 2 è proprio la classe stessa. Fissiamo ora il
gatorio della quotidianità umana, che però essa concetto: classe che non appartiene a se stessa!
ha affrontato con estrema dignità, lungo un per- L’estensione di questo concetto, ammesso che se
corso denso di accidenti e pericoli vari, ma anche ne possa parlare, è, per quanto detto, la classe del-
di risultati significativi ed entusiasmanti. le classi che non appartengono a se stesse. Vogliamo
chiamarla brevemente la classe K. Chiediamoci ora
se questa classe K appartenga a se stessa! Supponiamo
• L’antinomia di Russell in primo luogo che essa appartenga a se stessa. Se
qualcosa appartiene a una classe, cade sotto il concet-
Anche l’antinomia di Russell derivò da un uso to la cui estensione è la classe in esame, di conseguen-
troppo disinvolto dei concetti insiemistici, che un za, se la nostra classe appartiene a se stessa, allora è
po’ ingenuamente aveva portato a considerare una classe che non appartiene a se stessa. La nostra
l’insieme K costituito dagli insiemi A individuati prima supposizione conduce quindi a una contrad-
dalla proprietà di non appartenersi (A ∉ A). Or- dizione. Supponiamo, in secondo luogo, che la nostra
bene, dovendo valere per lo stesso K una e una classe K non appartenga a se stessa: in questo caso es-
sola delle seguenti eventualità: sa cade sotto il concetto di cui essa stessa rappresenta
l’estensione, quindi appartiene a se stessa: qui abbia-
1) K ∈ K, 2) K ∉ K, mo di nuovo una contraddizione! [...]».
1 Il passo che segue è originariamente contenuto in un’appendice al testo di G. Frege: Grundgesetze der Arithmetik, vol. II (1902).
2 Per estensione di un concetto riferito a individui (concreti o astratti), presi singolarmente, si intende la “collezione” degli oggetti per i qua-
li quel concetto risulta verificato.
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per assurdo, e precisamente dimostrazioni dell’assur- de che contemporaneamente A possa essere equi-
dità di una delle ipotesi costituenti la premessa del potente anche a B. Perciò in quest’altro caso si di-
ragionamento che conduce all’antinomia [...] ce che A ha meno elementi di B non solo quando
Più in là daremo qualche cenno su come si cercò A è equipotente a un sottinsieme A' di B, onde si
di ovviare all’inconveniente determinato dalla scrive ancora |A| < |B|, ma in aggiunta si richiede
scoperta dell’antinomia di Russell. che A e B non siano equipotenti. E solo in tal ca-
so si scrive |A| < |B.
Sulla base di quanto detto si ritrovano per gli in-
• Qualche utile richiamo siemi infiniti varie proprietà già note per gli insie-
mi finiti.
Ricordiamo che due insiemi non vuoti A e B si Come è già stato anticipato, Cantor provò che
dicono equipotenti 3 – e si scrive |A| = |B| – quan- per ogni insieme S si ha |S| < |℘(S)|. Ma come si
do esiste una funzione biiettiva f : A → B. dimostra ciò? Escluso il caso banale S = ∅, si con-
È chiaro che la nozione di equipotenza trova la sua sideri la funzione f : S → ℘(S) che associa a ogni
giustificazione nel fatto che quando A e B sono in- elemento x ∈S il singoletto {x}. Chiaramente f as-
finiti – per cui non c’è la possibilità di effettuare socia a elementi diversi di S singoletti diversi, on-
un confronto “quantitativo” tra i due attraverso de essa è iniettiva; tuttavia ci sono elementi di
un conteggio – allora si ricorre a quello che nel ca- ℘(S), come l’insieme vuoto, che f non riesce a
so finito è un surrogato del contare da parte di chi “raggiungere”; cioè, f non è suriettiva e quindi
contare non sa (o non vuole) che cerca di decide- non è nemmeno biiettiva.
re se A e B hanno la stessa quantità di elementi, Ma può riuscirci un’altra funzione? La risposta è
tentando di realizzare dei collegamenti “a uno a NO! Poiché una funzione g di S in ℘(S) non è
uno” tra gli elementi di A e quelli di B, in modo mai suriettiva. Infatti consideriamo l’insieme K ∈
da impegnare gli elementi di entrambi gli insiemi; ℘(S) costituito dagli elementi x ∈ S per i quali
cioè, cercando di realizzare una funzione biiettiva risulta x ∉ g(x). Ebbene, se g fosse suriettiva, al-
di A su B. Tuttavia, qualora non si possa dire che lora dovrebbe esserci un elemento k ∈ S tale che
due insiemi A e B sono equipotenti, è lecito do- g(k) = K, onde dovrebbe verificarsi una e una so-
mandarsi se ci sia una modalità che traduca l’idea la delle seguenti eventualità: i) k ∈ g(k) = K, ii) k
intuitiva per la quale A abbia un numero di ele- ∉ g(k) = K.
menti minore o eguale a quello di B. L’eventualità i), poiché k ∈ K, impone che k go-
Quando A e B sono finiti, si può ottenere la ri- da della proprietà di cui godono gli elementi di
sposta ancora contando i loro elementi. Ma una K, onde k ∉ g(k) = K; il che è assurdo. D’altro
risposta la si può dare anche nel caso in cui non canto l’eventualità ii), poiché k ∉ g(k), ci dice che
si sappia o non si voglia contare. Infatti basta che k gode della proprietà di cui godono gli elementi
A sia equipotente a un sottinsieme A' di B. In tal di K, onde k ∈ K = g(k); il che è ancora assurdo.
caso si scrive |A| < |B|. Se A' ≠ B, poiché si è nel Perciò g non può essere suriettiva.
caso di insiemi finiti, allora risulta che A possiede Si noti la somiglianza che c’è tra questa dimostra-
meno elementi di B, e si scrive |A| < |B. zione e il ragionamento che condusse all’Antino-
Questa modalità la si può trasportare soltanto in mia di Russell. Per chi volesse approfondire il di-
parte agli insiemi infiniti. Infatti è bene tener pre- scorso, in Appendice vedremo che c’è più che una
sente che nel caso infinito il problema sta nel fat- somiglianza tra i due fatti, dato che – come ab-
to che, come è già stato osservato, l’essere A equi- biamo già anticipato – entrambi discendono da
potente a un sottinsieme proprio di B non esclu- uno stesso teorema di teoria dei grafi.
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• Alcuni tentativi per superare segnata di “individui”, di “oggetti” che non ab-
l’Antinomia di Russell biano la caratteristica di essere delle collezioni (o
per i quali si prescinda da tale qualità). C’è poi un
Come si è visto, nello svolgere il ragionamento primo tipo di insiemi – diremmo noi, quelli di un
che conduce all’Antinomia di Russell si parte fissato istante i successivo all’istante zero – che so-
proprio dall’insieme K di tutti gli insiemi che no collezioni costituite da quegli individui; quin-
non si appartengono. Perciò come conclusione si di c’è un secondo tipo di insiemi, costituiti da al-
ha che non si può parlare di K come insieme; on- meno un insieme del primo tipo ed eventual-
de non si può parlare nemmeno dell’insieme Θ di mente da individui; e così via. Tuttavia l’imposta-
tutti gli insiemi, poiché in tal caso K rientrerebbe zione Russelliana, anche se significativa e corret-
in gioco come sottoinsieme di Θ. Tuttavia ciò ta, fu considerata piuttosto limitativa.
non garantisce che così si escludano altre con- Un’altra sistemazione fu elaborata successivamen-
traddizioni; perciò è necessario porre una limita- te da J. Von Neumann con la teoria delle classi.
zione nell’attribuire “l’etichetta blu” di insieme, Qui ne parliamo fugacemente, cercando di darne
precisando in quale contesto e sotto quali condi- un’idea.
zioni una “collezione di cose”, concrete o astratte, In un primo approccio intuitivo, in questa teoria
possa essere considerata un insieme. Per esempio, si considera una specie di contenitore ideale T al
si dovrebbe evitare di parlare di insiemi “in evo- cui interno ci sono delle collezioni chiamate clas-
luzione”, i cui elementi non siano “perfettamente si. In particolare, una certa classe è detta insieme
esistenti” nel momento in cui li si considera. In quando essa appartiene a una di quelle classi.
definitiva, non si deve confondere un concetto – Ci sono poi assiomi limitativi, il cui scopo è quel-
“aperto” a inserimenti concreti futuri, come il lo di evitare dei “virus” che possano determinare
concetto di uomo – con quella che è la sua “esten- delle antinomie.
sione” attuale; cioè, le “cose”, gli oggetti, le perso- Ma c’è anche un modo più astratto di parlare di
ne che a un certo istante soddisfano a quel con- questa teoria, e quindi meno legato a considera-
cetto. Perciò, ad esempio, si può parlare dell’in- zioni di carattere intuitivo, che potrebbero risul-
sieme dei numeri primi, anche se non li si cono- tare ingannevoli. Infatti quel contenitore T lo si
sce tutti. Infatti per la “collezione” dei numeri na- può intendere come la collezione dei vertici di un
turali, che si considera prefissata, abbiamo un cri- grafo orientato; il che equivale a considerare su T
terio per decidere se un suo qualsiasi elemento sia una relazione binaria 5. Quei vertici sono detti
primo oppure no. classi; mentre sono detti insiemi – ma noi per ra-
Inoltre non può “preesistere” a se stesso un insie- gioni evocative li chiameremo vertici-insiemi –
me Ci che “nasca” a un certo istante i poiché esso quei vertici da cui partano collegamenti orienta-
è costituito da elementi già “nati” in precedenza. ti: gli archi, secondo la terminologia della teoria
In definitiva Ci, proprio perché nasce all’istante i, dei grafi.
non può appartenersi, poiché a esso appartengo- È chiaro che gli archi del grafo considerato deb-
no esclusivamente insiemi “nati prima” di lui 4. bono determinare dei collegamenti che ricordino
Ed è in questo senso – a nostro avviso – che lo la relazione di appartenenza, una volta che un
stesso Russell (insieme ad A. N. Whitehead (si vertice v lo si sia “identificato” con la collezione
veda [9], pag. 37) tentò di superare la sua antino- dei vertici che lo “raggiungono” (diremo anche
mia attraverso la teoria dei tipi, dove il termine “che gli appartengono”).
“tipo” si riferisce a un livello di aggregazione di Naturalmente, occorre che siano soddisfatte certe
elementi, ma potrebbe anche riferirsi ad un certo condizioni (assiomi). Qui ne presentiamo soltan-
istante zero. Infatti si parte da una collezione as- to alcune, che mostrano come l’Antinomia di
4 Anche se è forse impossibile “fissare” un istante di tempo “globale”, non c’è dubbio che il concetto di contemporaneità sia del tutto vali-
do, nonostante la mancanza di un “orologio universale” a cui riferirlo.
5 Si noti l’analogia con l’impostazione per la geometria che Hilbert propose in chiave esclusivamente deduttiva, prescindendo dal signi-
ficato intuitivo dei termini usati. E allora quei termini potrebbero anche essere interpretati – diceva Hilbert – come tavoli, sedie, boccali
di birra.
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tal caso la ii) impone che sia x0 → g(x0) = w; il che A questo punto si potrebbe sospettare che sia la
è assurdo. teoria dei grafi che porta a quell’antinomia. Ma
Quanto è stato detto assicura il seguente ciò è “altamente improbabile”, poiché le conside-
razioni svolte hanno carattere astratto, onde
TEOREMA Data una funzione g di un sottoinsieme
1. eventuali contraddizioni dovrebbero derivare da
K0 di K in K, sia w un vertice tale che risulti: errori di tipo logico (termine che qui usiamo in
senso lato). Però il precedente Corollario 2 è “ve-
(j) per ogni x ∈K0: x → w ↔ x → g(x).
ro in sé”. Infatti, chi abbia dimestichezza col cal-
colo dei predicati può rendersi conto che in un
Allora w non può appartenere a g(K0). ■
linguaggio del primo ordine quel corollario si
esprime con la seguente formula logicamente va-
NOTA BENE. Nel teorema precedente poniamo K =
lida (cioè vera in ogni interpretazione, secondo la
℘(S) e K0 = S{}; inoltre “u → w” significhi “u è
teoria della quantificazione), essendo ε una lette-
incluso in w”. Allora quel teorema ci dice che
ra predicativa binaria: (∀x2)(Ex1) ∼((x1 ε x2) ≡
l’insieme w che include tutti e soli i singoletti {x}
∼(x1 ε x1)).
che non sono inclusi nella loro immagine g{x}
non può appartenere a g(K0) (cioè, essere imma-
Bibliografia
gine di un singoletto); onde g non è una funzio-
[1] Beth E.W., I fondamenti logici della matema-
ne suriettiva (il che fa ritrovare la dimostrazione
tica, Feltrinelli, Milano (1963).
della seconda parte del terorema di Cantor). ■
[2] Frege G. I principi dell’aritmetica. Inserito in
Letture di Logica (a cura di C. Mangione ed M.
Quando K0 = K e g è la funzione identica su K,
Franchella), Ambrosiana-Zanichelli (1993).
la proprietà (j) diventa la seguente:
[3] Leonesi S., Toffalori C., Tordini S., Matema-
(j’) per ogni x ∈K: x → w ↔ x → x. tica, miracoli e paradossi, Lettera Matematica Pri-
stem, n. 46 (2002).
Perciò dal Teorema 1 si ricava immediatamente [4] Leonesi S., Toffalori C., Tordini S., La mate-
che il predetto elemento w – dovendo essere w matica dell’infinito, Lettera Matematica Pristem,
∈K = g(K) – non può esistere. Quindi si ha il se- n. 48 (2003).
guente [5] Leonesi S., Toffalori C., Il problema del conti-
nuo, Archimede, 2, (2003).
COROLLARIO Non c’è alcun vertice w che sia rag-
2. [6] Lombardo-Radice L. Istituzioni di algebra
giunto da tutti e soli i vertici x che non raggiunga- astratta, Feltrinelli, Milano (1973).
no se stessi. ■ [7] Mendelson E. Introduzione alla logica mate-
matica. Boringhieri, Torino (1972).
NOTA BENE. In particolare, K sia l’insieme di tutti gli [8] Russell B., The principles of mathematics.
insiemi che non appartengono a se stessi; inoltre “u http://fair-use.org/bertrand-russell/the-princi-
→ w” significhi “u ∈w”. Perciò nessun insieme w ples-of-mathematics/preface.
che sta in K (w ∈K) ha come elementi (è raggiun- [9] Russell B., Whitehead A. N., Principia Ma-
to da) tutti e soli gli elementi di K che non si ap- thematica. Cambridge Univ. Press, London
partengono; onde, proprio per come K è definito, (1980; 1ª ediz. 1910).
si ha K ∉K. Ma per quest’ultima ragione deve aver- [10] Russell B., Introduzione alla Filosofia della
si K ∈K. Il che ci dà l’Antinomia di Russell. ■ Matematica. Longanesi (2004).
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