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Andrea Valle

A partire dal Trattato di semiotica generale: i modi di produzione segnica

Questo movimento [dellinterpretazione] un processo di produzione, perch consiste nel figurare le immagini in cui racchiudere il senso delle cose (Luigi Pareyson, Estetica. Teoria della formativit , Pareyson 1988: 186; 190)

1. Introduzione In Kant e lornitorinco Umberto Eco si propone, programmaticamente, il pagamento di alcune cambiali firmate nel 1975 (KO: X), momento in cui pubblicava il Trattato di semiotica generale. Il mancato pagamento, almeno fino al 1997, dipende, a parere dellautore, oltre che dallo stato di frammentazione e proliferazione degli studi, vera e propria galassia in espansione (KO: X) difficilmente ricomponibile in un quadro unitario, pi centralmente dall aver anteposto il problema dellOggetto Dinamico come terminus ad quem, di fatto evitando il problema dellOggetto Dinamico come terminus a quo (KO: XI). Questultima pertinenza era invece gi allopera, ricorda sempre Eco, nella seconda parte del Trattato, in cui si presupponeva invece, pur non esplicitandolo a chiare lettere (KO: XI) che se parliamo (o emettiamo segni, di qualsiasi tipo essi siano) perch Qualcosa ci spinge a parlare (KO: XI). Il problema kantiano dellOggetto Dinamico come Cosa in S (KO: XI) condurrebbe cos alla necessit di una ristrutturazione del Trattato di semiotica generale cominciando dalla seconda parte (XI). Cambiale molto onerosa, il cui pagamento richiede il modo del condizionale, quantomeno per un motivo. La presupposizione cui fa riferimento Eco nel 1997 non sembra affatto derivabile dal testo del Trattato: non a caso Eco nel 1997 (KO: passim) si trova a dover giustificare, facendo a pi riprese appello allo Zeitgeist dellepoca, quello che pare ritenere, nel Trattato del 1975, una sorta di furore antireferenzialista. Ne consegue cos un drammatico revisionismo, che trova un suo esempio di rilievo in un vero e proprio frame , i cui protagonisti sono lImpressore e la sua Impronta. Ricordando la discussione svolta nel Trattato sulla relazione tra impronta e congruenza (ed identificando un nodo che pare effettivamente cruciale, come si vedr pi avanti), Eco osserva:

In quella sede mi interessava come partendo da un calco, dove a ciascun punto nello spazio fisico dellespressione corrisponde un punto nello spazio fisico di un impressore, trasformando allindietro [ una celebre autocitazione] si potesse inferire la natura dellimpressore. Partivo dallesempio della maschera mortuaria perch ero interessato alloggetto come terminus ad quem di un processo gi cosciente di interpretazione, di riconoscimento di un segno. Ero interessato a tal punto al rapporto di costruzione di un contenuto [sic] possibile del segno che ero disposto a considerare anche casi dinterpretazione di una maschera mortuaria che non fosse tale, ma fosse simulazione di un impressore inesistente. Ora basta riprendere lesempio e focalizzare lattenzione non sul momento in cui si legge il calco, ma su quello in cui esso si produce (e si produce da solo, senza lazione di un essere cosciente che intende produrre un segno destinato allinterpretazione, unespressione che poi dovr essere correlata a un contenuto). Saremmo allora a un inizio, ancora presemiotico, dove qualcosa viene premuto su qualcosa daltro (KO: 89-90).

Drame bien smiotique, non solo per Eco (si noti la patemizzazione del soggetto epistemico), ma soprattutto, nel segno inverso, per chi cresciuto semioticamente con il Trattato, nel quale il rapporto tra lempirico e il semiotico deve essere pensato dalla semiotica, in quanto logica della cultura, secondo ( noto) una teoria della menzogna (TSG: 17). La menzogna trova cio la sua possibile scaturigine nello scarto che si genera (nel senso del generativo) attraverso una trasformazione al contrario rispetto alla sua genesi, trasformazione che risale da un prodotto semiotico al modo della sua produzione. Genesi paradossale, perch ancora semiotica: di essa si d infatti mirabile teoria, come si cercher di vedere, proprio nella sezione 3 del Trattato. Verrebbe allora da chiedersi come questa storia possibile del calco che Eco ricorda nel 1997, questa archeologia dellimpronta, non sia gi trasformazione al contrario da parte del soggetto epistemologico, nella forma (dice opportunamente Eco) dello spostamento della sua focalizzazione. Focalizzazione pare peraltro termine sintomatico, giacch stato giustamente notato come la teoria dei modi di produzione segnica possa essere considerata come una teoria dellenunciazione1 (secondo quanto si prover a discutere). Da una teoria della menzogna ad una impressione di verit, all inizio, ancora presemiotico: un curioso movimento, vagamente perturbante, quello che si compie nellarco di trentanni. Nella Struttura assente (1967) Eco discuteva, acutissimamente, lacutissima disamina derridiana della freudiana scena della scrittura (SA: 344-45, in riferimento a Derrida 1967): allAssenza come Origine vuota, Eco opponeva la predicabilit metodologica di una Struttura
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Claudio Paolucci, com. pers.

costitutivamente assente, ma non per questo impredicabile. Riconducendo la posizione derridiana dellorigine vuota, attraverso unisotopia informazionale, ad una valorizzazione della differenza come equiprobabilit della Fonte, Eco si trovava a definire il non-codificato come capacit di produrre infinite aggregazioni alle quali solo dopo, sovrapponendovi un sistema qualsiasi, potr essere attribuito un senso (SA, introduzione 1980: xix):
Che cos il non-codificato? la sorgente di ogni informazione possibile, o se vogliamo- la realt. ci che sta prima di ogni semiosi, e che la semiotica non pu n deve studiare, se non nel momento in cui un sistema lo mette in forma riducendone le possibilit (SA, intro 1980: xix).

Nel 1997 Eco ridiscute ancora la scena della scrittura, questa volta opponendo alla critica dellOrigine come Assenza, non la strutturalit dellassenza, quanto piuttosto lelezione della Presenza stessa ad origine piena. Si potrebbe semplicemente osservare come Eco riveda le sue posizioni, secondo un processo normale allinterno dellattivit scientifica: anche se una lettura del Trattato come Critica della Ragione semiotica (secondo quanto richiesto da SA: Kritik der semiotischen Vernunft, Riflessioni 1971/72 : XXIV, e dichiato dal TSG: Critica della semiotica pura e della semiotica pratica: 6) porrebbe al di fuori dellambito semiotico stesso un insieme di problemi che, infatti, il Trattato non prende in considerazione. E daltra parte, e del tutto esplicitamente, Eco in Kant e lornitorinco dichiara di occuparsi non tanto di semiotica generale, ma specificamente di semantica cognitiva (KO: XIII). Pi semioticamente rispetto allassunto in fondo storicistico della discussione precedente, si potrebbe osservare che il fatto che Eco 1997 polemizzi con Eco 1975 non indichi che il primo debba essere un interprete privilegiato del secondo. Ad esempio, sebbene non si possa dire che quella di Eco 1997 sia unintepretazione aberrante di Eco 1975 (giacch la discussione non poi condotta in termini strettamente testuali), purtuttavia Eco 1997 fa almeno un grave torto a Eco 1975 riconducendo e riducendo al semi-simbolismo la complessit della nozione di ratio difficilis allestita nel Trattato, con uno zelo, pi che greimasiano, francamente greimasista (KO: 303). Ma se in effetti Kant e lornitorinco parla daltro rispetto al Trattato, e di un altro la cui natura semiotica assai discutibile proprio nei termini del Trattato stesso, viene allora da chiedersi, alla fine di questa introduzione che ha preso le mosse dallimpronta: quando nel Trattato si parlava di modi di produzione segnica il problema era quello del rapporto con la Cosa-in-S? E se anche effettivamente lo era, in quali termini poteva esserlo? Da questa domanda consegue la possibilit di formulare un vero e proprio programma di ricerca. I problemi, nella complessit della loro interdefinizione, non erano ma sono quantomeno tre:

i)

limmissione di una storicit della produzione nelledificio necessariamente cristallino del sistema come descritto nella sezione 2 del Trattato (Teoria dei codici); in particolare nella sezione 3 (Teoria della produzione segnica) si tratta di aprire la porta teoretica alle pratiche semiotiche come specificazioni di un pi generale lavoro e di mostrarne lintrico: richiesta allora una fenomenologia della produzione semiotica;

ii)

larticolazione della funzione semiotica processualmente e non sistemicamente, cos che diventi evidente come la funzione che rela espressione e contenuto sia la stabilizzazione momentanea allinterno di una funzionamento, di una messa in funzione. Si tratta infatti di dimostrare, come descritto con acutezza immemore una trentina di anni dopo, come questa funzione sia una solidariet fragile, mobile e immotivata, [] che richiede lesplicitazione di un operatore (Fontanille 2004: 20);

iii)

la definizione di alcune forme semiotiche della soggettivit, secondo lassunto per cui la semiotica ha diritto di riconoscere questi soggetti solo in quanto essi si manifestano mediante funzioni segniche, producendole, criticandole, ristrutturandole (TSG: 379).

Come si osserva magistralmente e riassuntivamente proprio in relazione ai modi di produzione in Semiotica e filosofia del linguaggio:
Ci riconosciamo solo come semiosi in atto, sistemi di significazione e processi di comunicazione. Solo la mappa della semiosi, come si definisce a un dato stadio della vicenda storica (con la bava e i detriti della semiosi precedente che si trascina dietro), ci dice chi siamo e cosa (o come) pensiamo. La scienza dei segni la scienza di come si costituisce storicamente il soggetto (SFL: 54).

Si potrebbe ancora osservare come un atto mancato della semiotica interpretativa abbia impedito linterdefinizione tra le forme di soggettivit descritte dai modi di produzione segnica (come immissione della storicit di produzione) rispetto alla loro declinazione enciclopedica. Sarebbe stato infatti del massimo interesse, oltre che legittimo, chiedersi quanto tutte le leggi di cooperazione testuale adeguino la tipologia dei modi di produzione segnica (LF: 217, nota 4), e non solo nellultima nota del Lector in fabula, dove pure lesemplificazione lascia intuire la fecondit della prospettiva annunciata. Come si visto, il destino ha condotto il soggetto dei modi di produzione in prossimit del soggetto del cognitivismo.

A chiusura di questa introduzione, vale la pena di osservare come proprio dal frame dellimpronta e dalla discussione che ne consegue in Kant e lornitorinco, emergano alcuni termini cruciali rispetto alla tipologia, in forma di coppie, che assumono, tecnicamente, un valore indiziario, poich si tratta di certi oggetti lasciati dallagente causatore sul luogo delleffetto, cos che dalla loro presenza attuale la presenza passata dellagente possa essere inferita (TSG: 292): ad esempio, riconoscimento e produzione, impronta e congruenza, ratio facilis e difficilis, espressione e fisica (secondo la locuzione lo spazio fisico dellespressione). A dimostrazione che i modi riconnettono storicit e semiosi, si tratta, a partire da Kant e lornitorinco, di ritrovare nel Trattato lagente causatore, pur nel sospetto necessario della parziale inattendibilit, se non delle sue impronte, dei suoi indizi. 2. Tipologia dei modi di produzione, I: preliminari Come ricordatto, la sezione 3 del Trattato dedicata programmaticamente ad una Teoria della produzione segnica: e tuttavia quanto rimane non del tutto ovvio nellintero capolavoro echiano proprio il termine produzione. Larticolazione del concetto richiede di precisare tre disgiunzioni. i) Prima disgiunzione: teoria dei codici/teoria della produzione La teoria dei codici si oppone alla teoria della produzione secondo lasse significazione vs. comunicazione. Come teoria della significazione si intende la possibilit socialmente convenzionata di generare funzioni segniche (TSG: 14), mentre una teoria della produzione si occupa dellattivit di produrre FISICAMENTE delle espressioni, e per diversi fini pratici (TSG: 14, maiusc. sempre nel testo: si noti a margine, lenfasi sullo statuto di fisicalit dellespressione). Una definizione della teoria della produzione assume che essa
prend[a] in considerazione un gruppo molto vasto di fenomeni quale luso naturale dei diversi linguaggi, levoluzione e la trasformazione dei codici, la comunicazione estetica, i diversi tipi di interazione comunicativa, luso di segni per menzionare cose e stati del mondo, e cos via (TSG: 13).

In questo senso, la produzione il momento dellimmissione della processualit rispetto alla teoria dei codici. Rispetto al modello della spazio semantico come magnetizzazione delle biglie dacciaio in una scatola (TSG: 176-77), la teoria dei codici solo interessata al risultato di questo gioco, cos come si presenta dopo la magnetizzazione, mentre la teoria della produzione segnica e del mutamento dei codici interessata al processo per cui la regola imposta sullindeterminatezza della fonte (TSG: 179). In questi termini, la teoria della

produzione assume allora i tratti della post-greimasiana prassi enunciazionale, laddove questa trova il suo proprium in un insieme di aspetti che presiedono alla conversione delle forme in operazioni, secondo la definizione che Fontanille e Zilberberg (1998: 128) mutuano dalla voce nonciation del Dictionnaire greimasiano. Osservano i due semiologi francesi che lnonciation est une mdiation entre lactualis (en discours) et le ralis (dans le monde naturel): essa allora une praxis dans lexacte mesure o elle donne un certain statut de ralit dfinir- aux produits de lactivit de langage (Fontanille e Zilberberg 1998: 128). Esattamente come le pratiche echiane di produzione, che riconnettono fisicamente il segno alla materia e al referente (si discuteranno pi avanti i due termini nella loro ovvia problematicit), cos la prassi enunciazionale riconduce la langue al monde naturel: la langue se dtache par dfinition du monde naturel , mais la praxis nonciative ly plonge nouveau2 (Fontanille e Zilberberg 1998: 128). allora interessante osservare che la discussione di Fontanille e Zilberberg sulla prassi enunciazionale muova dal Dictionnaire greimasiano, in cui la production infatti strettamente connessa con l nonciation, e distinta dalla gnration: la gnration riguardando la competenza del soggetto parlante (una teoria dei codici), la production essendo propriamente caractristique de la performance (una teoria della produzione) (Greimas e Courts 1979, v. production). Ma, ancora, Fontanille (1998a) pare individuare tre aspetti che concernono la prassi enunciazionale articolabili per omogeneit con la teoria echiana della produzione: 1) In primo luogo, la prassi enunciazionale nest pas lorigine premire du discours: essa presuppone il sistema della lingua, linsieme dei generi e dei tipi di discorso, i repertori e le enciclopedie delle forme proprie a una cultura, ma anche una histoire de la praxis, una storia degli usi (Fontanille 1998a: 272). Ora, osserva Eco, mentre la teoria dei codici aveva a che fare con la struttura della funzione segnica e con le possibilit generali di codifica e decodifica, la teoria della produzione segnica concerne tutti i problemi elencati in figura 31.

Resta misterioso linciso seguente: faute de quoi les actes de langage nauraient aucune efficacit dans ce monde-l (ibid.). Perch no? Le pratiche semiotiche forse non sono efficaci nel mondo?

[Figura 1: Figura 31, TSG: 205]

La tavola riguarda il lavoro compiuto nellinterpretare e produrre segni (TSG: 204) e, come si osserva, concerne precipuamente un insieme di operazioni condotte sugli stocks culturali; 2) in seconda battuta, daltra parte, le sistme ne peut pas non plus tre considr comme lorigine du discours: la lingua va intesa come il risultato dellaccumulation de la praxis, le produit schematis des usages, cos che lenunciazione perda il suo carattere individuale in favore di un enunciazione collettiva che privilegi la processualit sulla sistematicit (Fontanille 1998a: 273). Nella tipologia echiana, la centralit degli usi attestata direttamente nella definizione dei tipi, tanto da inquinare, come si vedr, la purezza formale del dispositivo tipologico: in altre parole, c addirittura un eccesso di figurativit (intesa sia come competenza enciclopedica che come deposito degli usi collettivi), che trova un suo emblema in un lavoro specifico, quello del riconoscimento. Si potrebbe osservare pi in generale come nella teoria echiana il livello di partenza sia sempre il discorsivo (si pensi al Lector in fabula), da cui si abduce il modello, mentre nella teoria greimasiana, nonostante la centralit antropologicamente selvaggia dei testi, pare giocare un ruolo dirimente anche la deduzione formale delle possibilit previste dal modello stesso ( un esempio classico quello delle

posizioni dedotte dalla messa in quadrato indipendentemente dalla manifestazione, posizioni che vengono poi verificate attraverso la ricerca nei testi): in questo senso, e almeno in relazione ai modi di produzione, la teoria echiana sembra attestarsi in maggiore prossimit della superficie testuale. Per quanto concerne la relazione tra sistema e processo, Eco asserisce esplicitamente una priorit teorica della significazione (del sistema) sulla comunicazione (del processo):
dunque possibile (anche se non del tutto desiderabile) stabilire una semiotica della significazione che sia indipendente da una semiotica della comunicazione; ma impossibile stabilire una semiotica della comunicazione indipendente da una semiotica della significazione (TSG: 20).

E tuttavia, parimenti una dichiarazione di principio quella che asserisce che una semiotica del codice uno strumento operativo che serve a una semiotica della produzione segnica (TSG: 182): essa serve cio solo ed esclusivamente in vista di una teoria della produzione. E non pu essere altrimenti, stante il principio di indeterminazione che regge la semiosi, per cui ogni atto interpretativo, tra cui a pari livello quello delle pratiche teoriche, inevitabilmente modifica le condizioni di osservazione (TSG: 182). Ma se condizione definitoria della semiotica interpretativa che ci sia, non un mittente, ma un destinatario umano (TSG: 19-27), allora, proprio perch il soggetto umano il garante metodologico dellinterpretazione (TSG: 28), ogni interpretazione produzione, sicch la produzione semiotica superordinata di principio alla significazione. Dunque, in verit, la distinzione tra teoria dei codici e teoria della produzione un artificio metodologico che consegue alla priorit della produzione: questo il punto di arrivo della teoria dei codici, per cui la teoria della produzione non ne solo un correlato, ma propriamente anche un superamento. Come spesso avviene, lordine delle coesistenze che il genere trattistico lascia supporre cela in realt la linearit di un percorso teorico. Ma si prenda gi il protoesempio di produzione segnica in cui si assiste al riconoscimento della pietra come utensile (TSG: 0.8.2. La produzione di strumenti duso, 37): per Eco ci sarebbe una priorit del sistema sul processo, della significazione sulla comunicazione (TSG: 38). Tuttavia, ci che viene mostrato il lavoro della prassi enunciazionale, in particolare un fenomeno di istituzione di codice che ha il suo meccanismo tecnico in un riconoscimento, atto di interpretazione che costituisce una delle forme di lavoro descritte dalla teoria della produzione; 3) una terza considerazione, conseguente alle prime due, rileva come la prassi enunciazionale dpasse lopposition entre synchronie et diachronie, puisquelle maintient le lien entre un

tat sincronique donn, dune part, et tous les tats synchroniques antrieurs et ultrieurs: ne consegue che, se le systeme est, par dfinition, a-chronique, la praxis est pan-chronique (Fontanille 1998a: 273). Questa compresenza, a diversi livelli di esistenza, notoriamente una caratteristica del formato enciclopedico della semantica allestito da Eco a partire dal Trattato: nella prima definizione del semema come enciclopedia (TSG: 2.11.3, 161), si rileva necessariamente come uno spettro componenziale di tale tipo [sia] uno spettro sincrodiacronico, dovendo rendere conto della molteplicit contradditoria degli usi (TSG: 165). A conclusione di questa disamina minimale della relazione tra produzione echiana e prassi enunciazionale post-greimasiana, parrebbe cos possibile osservare come in effetti vi sia la possibilit di una coarticolazione tra i due concetti. E non un caso che le fontanilliane Figure del corpo muovano in direzione di una semiotica dellimpronta (Fontanille 2004: 410ss): se pure questultima non mette a frutto la trattazione echiana dei modi di produzione, purtuttavia in essa si offre un ambiente teorico in cui i modi stessi possono trovare luogo di sviluppo e proliferazione. ii) Seconda disgiunzione: semiotico/fisico dunque produzione il lavoro compiuto nellinterpretare e produrre segni: esso si manifesta in uno sforzo che sia fisico che psichico (TSG: 204). Questa rilevanza del fisico pu essere declinata cos attraverso un secondo aspetto della produzione per cui essa va intesa come lavoro fisico di allestimento (per cos dire) del segnale. In pi punti Eco insiste su questo aspetto, non esente da implicazioni semioticamente paradossali. Ci sarebbe ad esempio uno status privilegiato dellespressione rispetto al contenuto (TSG: 132): ogni unit despressione pu essere definita in se stessa non solo indipendentemente dalle proprie possibilit combinatorie ma anche nelle sue qualit materiali di funtivo (TSG: 132). In maniera del tutto conseguente la tipologia si occupa del lavoro svolto sul continuum espressivo per PRODURRE FISICAMENTE i segnali: essi sono cos prodotti o selezionati tra entit preesistenti (TSG: 206, punto (i)). Nel Trattato produzione indica allora anche il lavoro di produzione del segnale nel senso della teoria dellinformazione, come aspetto indipendente dalla semiotica che pu interessarla. C allora almeno una duplicit di questa accezione di produzione: in quanto produzione fisica (che allora non concerne il riconoscimento, essendo lespressione in questo caso indipendente dal contenuto) e in quanto produzione semiotica (e infatti comprende il riconoscimento come selezione dellespressione rispetto ad un contenuto). La semiotica echiana nasce dalla separazione, statuita almeno dalla Struttura assente, del segno dal segnale informazionale: ancora di pi, il criterio di

intepretabilit (o di interpretanza, come si dice in Semiotica e filosofia del linguaggio, SFL: 51) stabilisce che ci che interessa la semiotica costitutivamente semiotico: la semiotica non conosce segnali per il semplice fatto che quando li assume sotto la sua pertinenza, li costituisce in segni (altrimenti non ne pu parlare). (La posizione echiana, in forma esemplarmente chiara, emerge, in relazione agli studi letterari, nella discussione sulla presunta autonomia del significante, in cui Eco ribadisce come al massimo ci possa essere autonomia del senso, Mincu 1982). Resta dunque alquanto oscura linsistenza su questa fisica che pure si manifesta sempre in forma aggettivale o avverbiale, e mai sostantivale. Ma se nessuno ha mosso laccusa di fisicalismo a Eco, perch, come si vedr, nel Trattato (soprattutto, ma non solo) si assiste ad una retorica della fisica. Resta il fatto incontrovertibile della sanzione di una autonomia materiale dellespressione. iii) Terza disgiunzione: produzione/interpretazione Nelle considerazioni svolte finora si assistito ad una solidariet di produzione e intepretazione secondo lassunto esplicito nel Trattato per cui produzione in realt il termine complesso che, appunto, sussume entrambi (cfr. TSG: 200). Ad esempio, nel capitolo dedicato a ipercodifica e ipocodifica si osserva come la logica che regola il passaggio tra le marche semantiche sia uninterpretazione, nella forma di uninferenza di tipo abduttivo (TSG: 187) che interviene in ogni tipo di decodifica (TSG: 186, nota 27): essa costituisce il pi evidente esempio di PRODUZIONE DI FUNZIONE SEGNICA (TSG: 187). Proprio al livello molecolare del funzionamento enciclopedico si assiste cos, per dirla con Deleuze e Guattari, al punto di dispersione dei due concetti. E tuttavia, come si vedr fra breve, nella tipologia dei modi di produzione si osserva una implicita opposizione tra i due termini che descrivono due operazioni diverse: anzi, si direbbe che interpretazione e produzione individuino due diversi livelli che la tipologia, attraverso la tavola di Figura 39, sovrappone, si direbbe, indebitamente. (Si potrebbe cos glossare metodologicamente: Eco lavora porfirianamente per poi fare rizoma. Di qui la tensione interna al Trattato tra la struttura cristallina, dizionariale, che viene incontro alle aspettative di genere, e la proliferazione enciclopedica, che mira a rendere conto di tutto lesistente: si pensi alle 27 pagine di bibliografia). Nel caso della tipologia, questa duplicit della relazione tra produzione e interpretazione, effettivamente una doppiezza: sotto la semplicit della griglia, si nasconde una devastante molteplicit di dimensioni.

Dunque il concetto di produzione: i) vicino ed omogeneo rispetto a quello di prassi enunciazionale, ii) concerne lallestimento del segnale, iii) intrattiene una relazione ambigua con linterpretazione rispetto alla quale sia iperonimo che contrario. Si tratta allora di discutere gli ultimi due punti a diretto contatto con la tipologia dei modi di produzione. 3. Tipologia dei modi di produzione, II: definizione Urge a questo punto concentrarsi in particolare sul capitolo 3.6.: Tipologia dei modi di produzione segnica (TSG: 285ss) ed in primo luogo domandarsi di che cosa si stia parlando. Nel punto ii) precedente si ricordato come il lavoro produttivo sia una vera e propria fatica fisica (TSG: 203): questo lavoro allora anzitutto, il lavoro di produzione del segnale, poi il lavoro richiesto dalla scelta tra segnali []- di quelli da combinare (203). Eco ha qui un referente di rilievo nella lezione marxiana di Rossi-Landi, la cui ipotesi di uno schema omologico del produrre (Rossi-landi 1968: 201ss) assume una priorit del lavoro svolto sui materiali, compresi quelli linguistici. Il lavoro sempre lavoro (Rossi-Landi 1968: 235): il lavoro a costituirsi ad invariante che rende possibile lomologia. Se Rossi-Landi, pur dichiarando una bidirezionalit esemplare tra merci come messaggi e messaggi come merci (Rossi-Landi 1968: 236), di fatto riconduce i messaggi alle merci, Eco, in apertura del Trattato, ristabilisce la centralit semiotica del valore che superordinato alla sua assunzione economica (TSG: 0.8.3. Lo scambio di beni, 39ss). E tuttavia nel Trattato ben presente (e infatti discussa) la rilettura in chiave marxiana della semiotica ad opera di Rossi-Landi, poich non a caso, nel Trattato, si parla di lavoro semiotico, che infatti in uscita sbocca in prodotti, e non di attivit semiotica, la quale lascia invece soltanto tracce (Rossi-Landi 1968: 183): anche se poi il lavoro cui pensa Eco comprende sia i prodotti che le tracce. Ora, la tipologia dei modi di produzione segnica una tipologia del modo in cui si produce lespressione: e questa ambiguit del prodursi emerger nella discussione sui tipi di lavoro. In ogni caso: la tavola registra il modo in cui le espressioni sono fisicamente prodotte e non il modo in cui sono correlate al contenuto (TSG: 285). Dunque, il contenuto non entra tra le dimensioni pertinenti. Al limite, il modo di correlazione al contenuto pu essere implicato da due decisioni (TSG: 285), che concernono le rationes (ed in particolare la ratio difficilis) e che mettono in gioco il soggetto epistemico anche rispetto alla temporalit, poich possono essere prese o prima o dopo (TSG: 285). Il punto delicato, e ci si ritorner pi avanti. Lindipendenza dal contenuto stabilita esplicitamente, poich la tavola elenca entit fisiche

e procedimenti ORDINABILI alla funzione segnica, ma che potrebbero sussistere anche se la funzione segnica non fosse istituita (TSG: 287). Il passaggio molto complesso e difficile da sbrogliare. C una autonomia di principio dellespressione sul contenuto che dipende dallo statuto fisico della prima, e che si manifesta attraverso la relazione di ordinabilit alla funzione (locuzione che, a quanto risulta, costituisce un hapax nella produzione echiana). Rispetto allespressione, essa sembra indicare ovviamente una disposizione come risultato, ma anche come atteggiamento: disponibilit alla messa in ordine nella funzione semiotica. In questo senso lordinabilit vale istituzionalmente: indica ci che ha i titoli per essere ordinato espressione di un contenuto, nel senso in cui si parla di unordinazione sacerdotale. Dunque, la tipologia dei modi di produzione si offre come una teoria dellespressione teoricamente indipendente (almeno cos dichiarato) dal contenuto (salvo per limplicazione obliqua della ratio): allora interessante osservare come Eco fornisse nel 1975 alcune indicazioni cartografiche che sarebbero state forse utili, o almeno discutibili, in vista del raggiungimento di quello che un vero e proprio eldorado della semiotica generativa: il percorso generativo dellespressione. Infatti, notano riassuntivamente Marsciani e Zinna, se
la semiotica [generativa] ha portato dei risultati tangibili per quanto concerne la conversione del senso sul piano del contenuto [] non va dimenticato che lo stesso lavoro con modalit opportune, resta ancora da fare per il piano dellespressione [] al fine di concludere unaltra grande tappa per una semiotica che si voglia interamente generativa (Marsciani e Zinna 1991: 34).

La vicenda ( noto) ha subito alcuni intoppi, certamente anche in conseguenza della ridiscussione del concetto stesso di percorso generativo nel paradigma greimasiano, ma soprattutto per lequazione (intesa come operazione) tra piano dellespressione e dimensione sensibile. La riflessione sullespressione infatti diventata riflessione sul sensibile e sullestesia (cfr. ad esempio Pozzato 2001: Estetico, estesico, patemico, 161ss, in particolare 170 su Geninasca). Cos, ad esempio, lo stesso Fontanille in Smiotique du visible riprende in considerazione la questione di un percorso generativo dellespressione, intesa come descrizione generativa (e auspicabilmente generale) di una classe di configurazioni sensibili, quali, in quel caso, quelle assunte dalla luce in una semiotica del visibile (Fontanille 1995a: 24-25)3. Il problema della pertinenza del sensibile conduce per ad altri lidi teorici,

Fontanille 1995a e 1995b. Stante lassunto espressione=sensibile, lipotesi di un percorso generativo dellespressione non pu che coincidere piuttosto con un modello capace di integrare e descrivere in una prospettiva unitaria tutti i modi del sensibile: non tanto Fontanille 1995a, che descrivendo il dominio del visibile, ne affronta uno solo, quanto Fontanille 1999a. Ma lipotesi stessa che il modello possa costituire un

poich riattiva direttamente una fenomenologia della percezione, che richiede come sua conseguenza, almeno per Fontanille, un ripensamento integrale della teoria semiotica attraverso una sua somatizzazione. Ora, al di l della questione delle figure del corpo, e del loro interesse, la mappa semiotica che Eco offre nel Trattato riconnette lespressione non al sensibile del soma ma alla fisica della produzione: per dirla con Basso, non al corporale come ci che, attraverso una prensione analogizzante, si ritiene avere unesperienza interna dellessere corpo, una propriocezione, ma al corporeo, inteso come qualificazione di ci che dotato di corpo, ci che possiede una materialit che lo rende tangibile, ci che ha un insieme di propriet che lo configurano come corpo (Basso, introduzione a Fontanille 2004: 10). Dunque, se c una ipostatizzazione sostanziale dellespressione in Eco (rispetto alla definizione glossematica puramente funzionale che pure egli ribadisce in molti luoghi) essa prende la forma di una fisica che stavolta si pu definire con il Devoto-Oli (qui basta il dizionario):
scienza che studia gli aspetti pi generali dei fenomeni naturali non sostanzialmente legati alla vita [] o alle intime trasformazioni della materia [], cercando quanto vi di essenziale per risalire alle leggi che li governano e ai principi universali da cui questi derivano (Devoto-Oli, v. fisica).

Lespressione richiede cio in Eco una fisica come teoria del fenomeno naturale, perch estranea alla vita vissuta del soggetto patemico (come spesso sottolineato, cfr. ad esempio Fabbri 1992: 183) ma anche al riduzionismo fisicalista che si occupa delle trasformazioni interne della materia: essa cerca leggi, le pi generali possibili, di interazione tra corpi semiotici, come si manifestano esemplarmente nella meccanica dellimpronta, ma anche nella riconfigurazione di una sintassi di interazione tra soggetti e oggetti richiesta dagli indizi, come pure nella selezione per frammentazione implicata dal campione, o addirittura nella meccanica pavloviana degli stimoli programmati, intesi a sollecitare una risposta riflessa nel destinatario (TSG: 306). Questa figurativit di produzione non indica affatto n unopzione fisicalista n una comportamentista: semplicemente pensa la prassi enunciazionale attraverso la definizione di soggetti operatori e di oggetti operandi attraverso una sintassi di produzione, che appunto la fisica delle loro interazioni. Con questa fisica Eco fa una fisica: dove lespressione fare la fisica in piemontese indica propriamente fare un incantesimo. La retorica echiana della fisica che abbonda nel Trattato permette di mantenere sopiti i censori

equivalente percorso generativo dellespressione sembra pi un ammiccamento strategico che non una proposta concreta.

del materialismo storico dallo scagliare linfamante accusa di idealismo (la semiotica essendono sempre un bersaglio possibile, ricorda Fabbri 1998: 18). Infatti:
Se accetta criticamente questo suo limite metodologico, la semiotica sfugge al suo rischio idealistico. Anzi, lo capovolge: riconosce come unico soggetto verificabile del proprio discorso lesistenza sociale delluniverso della significazione, quale essa esibita dalla verificabilit fisica degli interpretanti, che sono, e occorre ribadire questo punto per lultima volta espressioni materiali (TSG: 379).

Con questa retorica della fisica Eco fa unincantesimo agli eventuali censori marxisti, e continua a pubblicare la sua enciclopedia a fascicoli su The Monist. In questo modo cio il concetto di espressione materiale viene ribattuto sullinterpretante, cos che alla fine anche linterpretante si potrebbe candidare legittimamente, in quanto prodotto materiale di un lavoro, verificabile fisicamente, ad essere espressione di un qualche contenuto (come infatti avviene nella dinamica dellinterpretazione della semiosi illimitata): ecco che allora si rispetta di nuovo la definizione esclusivamente funzionale della funzione semiotica, per cui espressione qualsiasi cosa che apra lintepretazione al contenuto, secondo un principio di reversibilit totale discusso da Eco a partire dal Trattato (TSG: 38), fino ai Limiti dellintepretazione (LI: 219). Infatti, La materia segmentata per esprimere esprime altre segmentazioni della materia (SFL: 53): nel modello di Semiotica e filosofia del linguaggio, la funzione semiotica effettua cos una sorta di ponticellatura sulla materia, connettendone due poli che prendono, di conseguenza, il nome di espressione e contenuto. Quella esposta nel capitolo 3.6. del Trattato pare allora essere non una teoria dellespressione sub specie materiae ma piuttosto una teoria della materia sub specie expressionis: essa descrive le modalit per cui la materia pu assumere la funzione di espressione, classificando tipi di attivit produttiva che, per reciproca interazione, possono dar adito a diverse funzioni segniche (TSG: 289). Introdotto il problema della materia, possibile discutere le quattro dimensioni che informano la tipologia: lavoro fisico richiesto per produrre lespressione, rapporto tipo-occorrenza, continuum da formare, modo di articolazione (TSG: 289, Figura 39). In questo modo anche possibile districare il nodo tra produzione e interpretazione, ovvero il punto iii), emerso a proposito del concetto di produzione e che non stato ancora discusso.

[Figura 2: Figura 39, TSG: 288]

4. Tipologia dei modi di produzione, IIIa: lavoro La dimensione che pare opportuno discutere per prima quella del lavoro. La definizione echiana di lavoro lo assume come
(i) il LAVORO FISICO necessario a produrre lespressione (che va dal semplice riconoscimento di oggetti o eventi preesistenti alla invenzione di espressioni inedite e non codificate (TSG: 284).

Questo primo parametro pu articolarsi in quattro modalit: riconoscimento, ostensione, replica e invenzione, che la definizione offerta sembra (in maniera certo implicita) distribuire su un continuum che va dal semplice riconoscimento alla complessit dellinvenzione. Che si tratti di una forma di progressione sembra altres indicato dal posizionamento nella Figura 39 di riconoscimento e invenzione agli estremi opposti, mentre la continuit tra i modi pare sancita dalla co-appartenenza di due degli esempi (campioni fittizi e stimoli programmati) a due modalit, in una zona di transizione (rispettivamente tra ostensione e replica e tra replica e invenzione). Porre il riconoscimento come lavoro di produzione costituisce una dichiarazione di programma per la semiotica echiana, che fa dellinterpretazione una produzione. Tuttavia, non affatto chiaro come il riconoscimento possa occuparsi di un lavoro che , come gi ricordato, anzitutto, il lavoro di produzione del

segnale (TSG: 203): in che senso riconoscere un sintomo significa produrlo fisicamente? Eppure, quale sia la sceneggiatura che Eco ha in mente quando parla di lavoro ben testimoniato da altre determinazioni che il lavoro stesso riceve. Ad esempio, gli stimoli programmati sono elementi non semiotici intesi a sollecitare una risposta riflessa nel destinatario (TSG: 306):
Un lampo di luce durante una rappresentazione teatrale, un suono insopportabile durante unesecuzione musicale, una eccitazione subliminale, tutti questi artifici che sono piuttosto classificati come stimoli, possono essere noti allemittente come stimolatori di un dato effetto (TSG: 306).

Si tratta allora di elementi non semiotici per il destinatario. chiaro che la semioticit tutta a carico dellemittente: il suo punto di vista quello determinante rispetto al lavoro, giacch si ha funzione segnica quando lo stimolo rappresenta [per lemittente] il piano dellespressione e leffetto previsto il piano del contenuto (306). Si tratterebbe di artifici che sinora la semiotica non ha sufficientemente definito (TSG: 306): ed ovvio, giacch come statuito dai limiti e fini di una teoria semiotica siamo [] in presenza di un processo di significazione, purch il segnale non si limiti a funzionare come semplice stimolo ma solleciti una risposta INTERPRETATIVA nel destinatario (TSG: 19). Nella ripresa dei modi di produzione in Semiotica e filosofia del linguaggio si assiste ad una compatta enucleazione del problema: gli stimoli programmati sono gli stimoli capaci di suscitare una risposta non mediata (e dunque non semiotica per il destinatario), e che risultano significativi delleffetto previsto solo per chi li emette, non per chi li riceve (SFL: 50). Il punto di vista semiotico quello dellemittente: lui il soggetto del lavoro. E tuttavia, dice Eco: Nella nostra prospettiva che qui interessa costituiscono invece un caso di segno debole che dalla causa attuata permette di inferire leffetto possibile e variamente probabile (SFL: 50). Il problema diventa quello di interpretare la causa come espressione di un effetto, il suo contenuto: questo momento non ha nulla a che fare con la predisposizione del segnale poich unaltra cosa rispetto alla produzione fisica dellespressione, lemittente empirico dello stimolo essendo diventato il destinatario della funzione semiotica. Ed infatti, detta con i termini echiani del Trattato, nella tipologia dei modi di produzione (cos come nelle sue riprese) si assiste ad unoscillazione costante tra pertinenza del punto di vista del destinatario e di quello dellemittente. Riprendendo allora il discorso a partire dal riconoscimento, in primo luogo va ribadito come il riconoscimento sia pienamente inteso come modo di produzione: c, a tutti gli effetti, una produzione di riconoscimento che si attua nel momento in cui il soggetto

riconduce un esistente ad espressione di un dato contenuto (TSG: 289). Il riconoscimento una produzione perch propriamente una ricostituzione, si direbbe in unaccezione fenomenologica, del senso del mondo, della sua semioticit:
Per poter essere considerato come il funtivo di una funzione segnica, loggetto deve essere visto come se fosse stato prodotto per ostensione, replica o invenzione, e correlato da un dato tipo di ratio. Quindi latto di riconoscimento ricostituisce loggetto come impronta, sintomo o indizio (TSG: 289)

La definizione assolutamente densa di motivi. A districarne alcuni: i) c una soggettivit semiotica trascendentale, debole perch ricondotta ad un soggetto operatore (il soggetto impersonale della visione), che legge il mondo e lo costituisce in semiotica biplanare; ii) la semioticit del mondo implica un come se che esplicitazione di una mediazione istituente, la quale, a sua volta, possibilit della semioticit stessa come teoria di una menzogna; iii) questa mediazione un lavoro: per poter ricostituire loggetto, si tratta di vedere come se e non di ricevere passivamente; iv) infine, si delinea una netta asimmetria tra riconoscimento, come prima forma di lavoro di produzione dellespressione, e le altre tre, ostensione, replica e invenzione: infatti il modo del riconoscimento consiste nella riconduzione delloggetto ad uno degli altri tre possibili modi di produzione. Dunque, rispetto a questultimo punto, c un doppio movimento. Da un lato, si tratta di pensare il riconoscimento come un lavoro semiotico tra gli altri, come esplicitato dalla messa in serie insieme ai tre termini successivi: il riconoscimento perci pienamente lavoro semiotico. Ma, dallaltro lato, si tratta invece di assumere il riconoscimento come una forma di metalavoro semiotico, si direbbe metaproduzione come produzione di produzione, che superordinato alle altre tre, in quanto presupposizione di semioticit che permette il passaggio allostensione, alla replica, allinvenzione: ed unindicazione indiziaria in proposito deriverebbe dalla sua posizione iniziale nella serie delle quattro. Si tratta cio di rileggere il riconoscimento secondo il modo in cui Deleuze e Guattari nellanti-Edipo da un lato distinguono tre logiche, produzione, registrazione e consumo, dallaltro assumono che esse costituiscano tre modalit della produzione stessa in quanto tale: si ha cio produzione di produzione, produzione di registrazione, produzione di consumo (Deleuze e Guattari 1972: 5-6)4. Daltronde, linsieme delle definizioni date da Eco a proposito delle quattro attivit di produzione che sottolinea quella che una vera e propria asimmetria attanziale (rapidamente riassunta da Eco attraverso lopposizione tra significazione passiva del riconoscimento e significazione
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A margine, interessante osservare come la soggettivit richiesta da Deleuze e Guattari sia appunto quella minima di un soggetto operatore, di un uomo come addetto alle macchine (Deleuze e Guattari 1972: 6).

attiva delle altre tre5): da un lato, nella definizione di riconoscimento il soggetto riconoscitore il destinatario delloggetto-segno che gli proviene dal mondo riconosciuto in quanto destinante (che lo produce per ostensione, replica, invenzione), dallaltro ostensione, replica e invenzione prevedono il soggetto produttore in quanto destinante che costruisce loggetto-segno per un destinatario da lui (logicamente) distinto. sufficiente considerare in proposito il caso dellostensione:
Lostensione ha luogo quando un dato oggetto o evento, prodotto dalla natura o dallazione umana (intenzionalmente o inintenzionalmente) ed esistente come fatto in un mondo di fatti, viene selezionato da qualcuno e mostrato come lespressione della classe di oggetti di cui membro (TSG: 294).

Si avrebbero allora due livelli: al primo, il soggetto metaoperatore del riconoscimento (inteso perci come metalavoro semiotico) istituisce la semioticit del mondo rispetto al quale si costituisce in un soggetto che occupa il luogo del destinatario della semiosi; in secondo luogo, stante linsieme delle posizioni attanziali costitituitesi al primo livello, il soggetto metaoperatore installa il soggetto come soggetto operatore al posto del mondo, ricostituendo questo stesso soggetto non pi come destinatario, ma come destinante (il soggetto, questa volta, del lavoro semiotico dellostensione della replica, dellinvenzione). Dunque, nel riconoscimento si ha produzione in quanto interpretazione (secondo lequazione definitoria della semiotica echiana), nelle altre tre forme si ha produzione rispetto ad uninterpretazione (presupposta dalla definizione stessa). In questi termini, se pure il riconoscimento nel suo carattere di produzione compartecipa della natura delle altre forme di produzione, pur tuttavia allo stesso tempo se ne distingue per costituzione. Di qui lalternanza costante tra focalizzazione dellemittente e focalizzazione del destinatario che caratterizza la discussione degli esempi di ostensione, replica e invenzione. Lesempio migliore, anche perch permette di definire tutti i tipi di lavoro, quello dellinvenzione. Si definisce invenzione:
un modo di produzione in cui il produttore della funzione segnica sceglie un nuovo continuum materiale non ancora segmentato ai fini che si propone, e suggerisce una nuova maniera di dargli forma per TRASFORMARE in esso gli elementi di un tipo di contenuto (TSG: 309).

A questa definizione, in cui del tutto esplicita (attraverso la diretta menzione del produttore) la pertinenza dellemittente, fanno seguito le definizioni dei tre precedenti modi
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In ogni caso, il Trattato attualizza solo significazione ATTIVA riferito allostensione come suo primo caso, TSG: 294.

di produzione, secondo una strategia retorica di contrasto. La prima concerne ovviamente il riconoscimento:
chiaro che una espressione prodotta per riconoscimento comprensibile a causa di una esperienza precedente che ha collegato una unit di contenuto con una unit di espressione(TSG: 309).

Definizione in linea con quanto osservato e che peraltro connette esplicitamente il riconoscimento alla dimensione di una figurativit del mondo che precede il soggetto e su cui sar necessario ritornare. Le due caratterizzazioni successive sono dedicate allostensione e alla replica:
chiaro che si riconosce una espressione prodotta per ostensione perch ci si richiama ai meccanismi fondamentali dellastrazione, facendo di una data entit il rappresentante della classe a cui appartiene. chiaro che si riconosce una espressione prodotta per replica perch si tratta di individuare i tratti del tipo espressivo gi convenzionalmente correlati a un dato contenuto (TSG: 309).

Ora, in queste definizioni ovvia la doppia prospettiva, poich qui in gioco il soggetto del riconoscimento, che sussume evidentemente quello dellostensione e quello della replica, come sottolineato peraltro dalla ripetizione del sintagma chiaro che si riconosce una espressione prodotta. Le due definizioni dei modi di ostensione e di replica sono fatte arretrare al primo livello, quello del metalavoro semiotico del riconoscimento: si riconosce lespressione prodotta da qualcun altro secondo le modalit dellostensione e della replica. Detto ci, se qui emerge con chiarezza la doppia focalizzazione, resta piuttosto curioso osservare come di nuovo il soggetto del riconoscimento venga giocato contro il produttore dellinvenzione, quando invece ovvio dalle stesse definizioni echiane che si tratte di due livelli diversi. Daltra parte nella breve discussione in nota al Lector in fabula, in cui si discute della tipologia dei modi di produzione, si osserva come leggendo un testo si ha [] a che fare con repliche, [] si individuano sintomi e tracce, mentre se le sceneggiature intertestuali sono [] stilizzazioni, le citazioni esplicite [] sono casi di ostensione (LF: 217): chiaro che il lector il soggetto del riconoscimento che ricostruisce un insieme di operazioni i cui prodotti trova realizzati nel testo. Ancora, un esempio di rilievo quello offerto proprio nella discussione della raffaellesca Madonna del cardellino quale esempio di invenzione moderata, in cui si mettono esplicitamente a tema i due punti di vista, del mittente e del destinatario.

Dal punto di vista del mittente , una struttura percettiva viene considerata come modello semantico codificato (anche se nessuno ancora in grado di intenderla in questo modo) e le sue marche percettive vengono trasformate in un continuum ancora informe []. Ma dal punto di vista del destinatario il risultato appare ancora come semplice artificio espressivo. Egli pertanto, usando per esempio il quadro di Raffaello come impronta, deve PROCEDERE ALLINDIETRO per inferire ed estrapolare le regole di similitudine implicate e ricostruire il percetto originario (TSG: 317).

Trattare il quadro raffaellesco come unimpronta significa per definizione riconoscerlo (ricostituirlo) come espressione di un contenuto dato dalla classe dei possibili impressori (TSG: 289), cio vederlo come se fosse stato prodotto, in questo caso, per invenzione. Quello che descrivono i tre modi di produzione etichettabili sotto la dicitura di significazione attiva la sintassi di produzione che deve essere rintracciata nel riconoscimento, intendendo questultimo come produzione pi generale presupposta dal criterio di interpretanza. Si assiste cos alla ricostituzione dellimpronta di un corpo, se non corporalit propriocettiva, comunque corporeit esterocettiva di una meccanica dei corpi i cui depositi iscritti in un supporto di iscrizione sono condizione di accesso al contenuto. Questa ricostituzione ricorda curiosamente le passeggiate diderotiane ai Salons parigini, in cui, osservava Greimas,esaminando le tracce lasciate dal pennello sulla tela (Greimas 1984: 39), si trattava di ricostruire quella che stata opportunamente definita una gestualit instaurativa (Basso 2003: 351, nota 119). Infatti, nel Diderot greimasiano, accreditata fondazione teorica del concetto di plastico in semiotica, se da un lato lapproccio figurativo consiste effettivamente nella rilevazione di uno stock di figure del mondo, dallaltro lapproccio plastico consiste nel cerca[re] di capire ci che il pittore aveva voluto fare , esaminando attentamente le [sue] tracce (Greimas 1984: 39): o pi tecnicamente, si direbbe con Eco e ora con Fontanille, le sue impronte. Nella sua greimasiana origine rimossa, il plastico non (solo) il livello individuato dalla rilevazione di formanti plastici, cio da una lettura altra che, sotto o a fianco della figurativit del mondo naturale, ripertinentizza quello che, a quel livello, ne supporto, secondo quanto avviene quando si parla di categorie cromatiche, eidetiche, topologiche. Si ha invece una terza determinazione rispetto a figurativo ma anche a plastico nellaccezione appena ricordata, che concerne la pennellata, ovvero specificamente un modo di produzione iscritto nel testo. Ci che evoca la lettura altra che Greimas trova in Diderot una sintassi gestuale iscritta che non coincide necessariamente n con la dprise barthesiana cui pensa Floch (Greimas e Courts 1986, v. plastique, (catgorie~)) n con lo stock descrittivo di categorie plastiche formalizzate da

Thrlemann (Greimas e Courts 1986, v. plastique, (smiotique~)). infatti proprio la differenza di questa terza prospettiva che costituisce il punto dattacco del contributo di Fontanille dedicato allanalisi di un corpus di vasi berberi, che pare anticipare le sue pi recenti posizioni poich vi viene tematizzato esplicitamente il problema di une empreinte en attente ou en nostalgie du sens (Fontanille 1998b: 37). Fontanille vi sostiene la necessit della presa in carico analitica dei modi di produzione iscritti, nella forma di una sintassi gestuale di iscrizione sulla superficie della materia argillosa. Il corpus in questione richiede infatti, attivando la questione del grafismo come insieme di pratiche segnanti comuni a scrittura e decorazione, che vi si ritrovi latto creatore della produzione, nella tensione che si stabilisce ad esempio tra la main qui a model la materia come volume e la main qui dcore la stessa materia come superficie (Fontanille 1998b: 39). Per Fontanille si tratta a tutti gli effetti di ipotizzare una virata epistemologica che muova dallesclusiva attenzione testuale alla ricezione verso la produzione, dalla sincronia del testo (il suo acronico presente) verso una diacronia che ritrovi, appunto, le contact avec lacte crateur (Fontanille 1998b: 45). Curiosamente, Fontanille sembra oscillare tra la pertinentizzazione di un modo di produzione come ricostruzione analitica di una sintassi di produzione e quella che parrebbe la rivalutazione di un approccio storico (via recupero della diacronia) allatto creatore. Ma se sul secondo aspetto, e cio sullattivit di quel particolare vasaio berbero, la semiotica non pu ovviamente dire nulla6, resta il fatto che il contributo apre mirabilmente al problema di una plasticit (o forse di una figurativit) di tipo diverso rispetto a quella tipicamente tematizzata in letteratura, come invero gi anticipato da Greimas. Si vede infatti chiaramente che il problema agitato da Fontanille lo stesso che al fondamento della descrizione plastica nella citazione diderotiana di Greimas. Se tipicamente, nella relazione tra figurativo e plastico come pensata in semiotica generativa, si ha da un lato una figurativit intesa come riferimento ad una griglia culturale ipostatizzata, dallaltro una plasticit come ripertinentizzazione risemantizzante, pare allora necessario supporre, in mezzo, una iscrizione dei modi di produzione che, con una salita di livello metasemiotica (poich sale oltre quello che era considerato testo pertinente per integrarlo in una nuova testualit in cui esso oggetto del fare di un soggetto operatore), iscrizione che plastica rispetto al figurativo e figurativa rispetto al plastico. allora possibile supporre una lettura plastica dellenunciato figurativo, che mette tra parentesi la figurativit immediata del mondo naturale per assumere propriamente la

Non si capisce infatti dove porterebbe lipotesi ricostruttiva dellatto creatore di Fontanille, al ferro ligneo di una semiotica storica? Daltronde il concetto in questi termini non pi stato ripreso.

forma di una lettura figurativa dellenunciazione plastica7, cio di una ricostruzione di un modo di produzione dellenunciato iscritto nellenunciato stesso: se anche di fronte alla costituzione di un formante plastico si ha il tentativo di rinviarlo ad una gestualit instaurativa [], o nel senso di una pratica sociale stereotipica, o di una vera e propria azione in atto del corpo8, allora lipotesi di una lettura figurativa dellenunciazione plastica trova una sua prima tematizzazione proprio nella tipologia echiana dei modi di produzione. La teoria dei modi di produzione postula infatti un terzo regno, una enunciazione produttiva che pare effettivamente descrivibile nei termini di una lettura figurativa dellenunciazione plastica: che plastica rispetto alla figurativit del mondo (poich reintroduce rispetto alla stabilizzazione codificata delle apparenze il loro divenire o il loro essere divenute) e figurativa rispetto alla plasticit resistente della materia del significante (TSG: 333) (poich ne tenta una pertinentizzazione almeno nei termini della storia della loro costituzione ad opera di una soggettivit). Per allestire questo dispositivo per necessario supporre un doppio livello: una metaproduzione come riconoscimento che istituisce una produzione ricostituendone lo scenario. Se cos , allora lordinata disposizione tabulare della Figura 39 uneffetto ottico che schiaccia in una compresenza lordine di almeno una successione, quella che determina un diastema tra il primo lavoro e gli altri tre. Rispetto al problema della materialit, se in particolare lopera darte riesce in quella promozione della materia inerte che il dio plotiniano, con tutto il suo potere emanativo, non era riuscito a redimere (TSG: 335), perch, anche laddove non si abbia a che fare con funzioni segniche elementari (i cosiddetti segni ) ma con la complessit di testi IPO- o IPERCODIFICATI (TSG: 326), che offrono resistenza rispetto ad una figurativit immediata, la semioticit comunque resta attestata ed attestabile attraverso lattivazione dei modi di produzione: la semioticit innanzitutto testimoniata dallesistenza identificabile di modi di produzione segnica (TSG: 326). In altre parole il modo di produzione (riconosciuto, evidentemente, attraverso un salto enunciazionale metasemiotico) un garante di semioticit. Ed in effetti, la tipologia pare peculiarmente presa tra due estremi: da un lato essa mira ad una descrizione astratta della produzione in termini strettamente operazionali, come risulta ovvio dalla sua estremit destra, in cui si affrontano le topologie dei grafi e delle proiezioni, dallaltro essa rende conto di una peculiare figurativit di questa stessa produzione, indagando

Si tratta cio di notare che lenunciazione plastica pu venire letta come fare instaurativo, secondo una lettura figurativa che la esplicita in termini di gesti (Basso 2003: 129). 8 Basso 2003: 351, nota 119.

alla sua sinistra impronte, sintomi e indizi, cos da allestire una scena naturale che prevede, ad esempio, tra i suoi attori limpressore (nelle impronte) e lagente causatore (nei sintomi). Si tratta a questo punto di introdurre un secondo parametro di classificazione, che riguarda il continuum da formare. 5. Nota parentetica, I: riconoscimento ed enunciazione Lasimmetria tra riconoscimento come metaproduzione e le altre tre forme di produzione potrebbe far sospettare che sotto lo stemma comune della produzione sia celata, al di l dellisotopia vagamente filosofica, una differenza irriducibile, annidata in unincolmabile differenza di livello. In effetti, messo in questi termini, il lavoro del riconoscimento pare essere il primo movimento che consegue da quello che si potrebbe definire un postulato di enunciativit, dove il barbarismo del secondo sostantivo indica non lenunciazione ma la condizione di possibilit della stessa9. Questo postulato di enunciativit pu essere cos descritto: il senso si basa su un lavoro di produzione - il riconoscimento- di unaltra produzione di senso. Il postulato di enunciativit un postulato di semioticit: qualcosa ha senso (id est: semiotico) se riconducibile ad un prodotto di un lavoro semiotico. Un simile postulato ha interessanti conseguenze in merito ad una teoria della comunicazione. Se la teoria dei modi di produzione concerne la comunicazione (come si dice esplicitamente nel Trattato) perch questultima va intesa come ricostruzione a posteriori di una intenzionalit che garantisce la presenza del senso come sua condizione di possibilit (e che si dimostra come logica di produzione orientata verso lenunciatario). Comunicazione produzione di senso attraverso il riconoscimento di un qualcun altro che produce senso. Dunque, una teoria della comunicazione non soltanto articolabile con una teoria dellenunciazione: piuttosto, ne consegue. Questo definizione della comunicazione peraltro analoga a quella fornita da Prieto, poich per il semiologo argentino si ha comunicazione nel momento in cui viene riconosciuta lattivit di indicazione di un soggetto: attivit che prende il nome di indicazione notificativa (Prieto 1972: 48)10 e che prelude all indicazione significativa. Questultima concerne invece il modo in cui si struttura il segnale, modo che Prieto mutua
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In effetti, in semiotica generativa si parla di narrativit e di figurativit (cfr. Greimas e Courts 1979: v. Narrativit e v. Figurativisation ) come condizioni di possibilit rispettivamente della narrazione e della figurazione (dove questultimo termine non pare per diffuso). Se possibile formulare una teoria della narrativi e della figurativit, dovrebbe analogamente essere definita una teoria dellenunciativit che inquadri tutti i casi di enunciazione (a ovvia condizione che la tenuta del metalinguaggio descrittivo costituisca un valore). 10 Per una discussione della relazione tra indicazione ed enunciazione in Prieto ci si permette di rimandare a Valle 2006.

classicamente dal paradigma opposizionale fonologico. Il riconoscimento inteso come indicazione notificativa fa del soggetto della produzione l emittente, e di chi lo riconosce il ricevente. In questo senso ogni atto semico presuppone lincitazione al ricevente di diventare tale (Prieto 1975: 23). In assenza di questo riconoscimento (che tutto, e drammaticamente, in carico al ricevente) non possibile la comunicazione. Ed infatti, linterpretazione del segnale ed eventualmente delle circostanze che conta per latto semico dunque soltanto linterpretazione che ne fa il ricevente (Prieto 1975: 43). Di conseguenza, c una responsabilit forte del ricevente, che, si potrebbe dire, costituisce lemittente riconoscendolo in quanto tale. Dalla connessione integrata delle considerazioni di Eco e di Prieto deriva una definizione doppia delloggetto semiotico, in funzione della sue due dimensioni, strutturale e enunciazionale, che pu essere ben descritta attraverso il modello del testo-tessuto. Questultimo si dota di due dimensioni costitutive: dimensione strutturale: per essa il testo linsieme di elementi che fanno tenuta attraverso le relazioni che li definiscono nelle reciproche posizioni. Tale dimesione attivata dallindicazione significativa (strutturazione); dimensione enunciazionale: per essa il testo linsieme dei segnali che conseguono dallo stabilirsi di qualcuno come emittente in una comunicazione possibile di cui il soggetto del riconoscimento il ricevente (testo-messaggio). Questo soggetto emittente un soggetto di produzione. La dimensione enunciazionale consegue dallindicazione notificativa. Da questa duplicit consegue una possibile tensione tra il livello strutturale e quello enunciazionale: laccesso al livello enunciazionale avviene necessariamente attraverso il livello strutturale, ma questultimo potenzialmente opaco e pu opporre resistenza alla ricostruzione del primo. Ne deriva altres una definizione del soggetto della produzione nei termini di un effetto di profondit che si proietta a partire dalla superficie piatta del testo. Linsieme di queste considerazioni si pu schematizzare agevolmente nel modo indicato dalla Figura 3:

[Figura 3. Diagramma della meta-produzione del senso. R: ricevente, M: messsaggio, E:emittente]

Da una simile omologia con la teoria prietiana esce ulteriormente rafforzata lasimmetria tra il riconoscimento e gli altri lavori di produzione. semiotico ci che viene riconosciuto (in senso tecnico) come il prodotto di una produzione: dunque il riconoscimento il lavoro che consegue da questo postulato di enunciativit. In altre parole: il riconoscimento sarebbe un lavoro di incorniciatura -cadrage o framing- che permette di rinvenire le altre forme della produzione. Tuttavia, sebbene implicito nel Trattato, perfettamente possibile il caso in cui il lavoro riconosciuto non sia un lavoro di replica, ostensione o invenzione (le tre forme della produzione tout court) ma un ulteriore lavoro di riconoscimento. Come si pu riconoscere il lavoro di allestimento della replica o dellostensione, cos si pu riconoscere il lavoro di riconoscimento, che a sua volta sar evidentemente riconoscimento di altri lavori. Se ne pu offrire questa schematizzazione, che illustra la prima iterazione del procedimento, a partire da una versione semplificata della figura precedente:

[Figura 4. Ricorsivit del riconoscimento]

Si tratta evidentemente di un funzionamento ricorsivo in cui loperazione del riconoscimento si ri-applica (potenzialmente ad infinitum) al risultato di un riconoscimento precedente. In via preliminare, i punti di rilievo della modellizzazione ricorsiva del riconoscimento sono quattro. i) Il riconoscimento ha certamente uno statuto particolare in quanto condizione di accesso agli altri modi ed innesco delliterazione, ma insieme conserva, in senso proprio, lo statuto degli altri lavori di produzione, situandosi (anche) sullo stesso livello di questi ultimi; ii) la ricorsit del funzionamento sancisce una parentela stretta con il meccanismo enunciazionale del brayage11, per il quale vige lo stesso funzionamento ricorsivo. La parentela non soltanto formale. Un simile funzionamento non per nulla astratto, n risulta da un approccio meramente formalistico: piuttosto permette una definizione esplicita del regime della rappresentazione. Una rappresentazione infatti un testo che prevede al suo interno le condizioni della propria leggibilit ed insieme loperazione che allestisce questo stesso testo: secondo largomento etimologico, la messa in scena (la ripetizione) di una presentazione, cio del modo in cui il senso si gi dato ad un riconoscimento. La rappresentazione un riconoscimento in cui il soggetto produttore (E) riconosce e il prodotto che ne consegue reca in s le tracce di un lavoro semiotico che giunge al ricevente iniziale (R) mediato da un altro ricevente (lo stesso soggetto E nella posizione di R). Poich la prospettiva del Trattato eminentemente cognitiva (non nel senso di una semantica cognitiva quanto in quello di una gnoseologia sub specie semiotica), non stupisce che questo dispositivo sia assai prossimo alla discussione che Fontanille (1989) conduce in relazione alla dimensione cognitiva nei testi. Il semiologo francese dedica il suo studio alla circolazione dellinformazione nel testo, ed in particolare al dbrayage cognitivo: cio al modo in cui lenunciazione delega ai suoi simulacri il fare cognitivo. La definizione di un attante Osservatore, sujet hyper-cognitif delegu par lnonciateur et install par lui, grc aux procedures de dbrayage, dans le discourse nonc12, -di cui si offre una tipologia- coincide in buona sostanza con quella di soggetto del ricevimento qui offerta, quantomeno a partire dal primo livello in avanti. L!O!s!s!e!r!v!a!t!o!r!e! un
11

Il termine sussume evidentemente dbrayage/embrayage ed indica le changement de position de linstance de discours (Fontanille 1998: 94). 12 Greimas e Courts 1987: v. Observateur (J.Fontanille). Cfr. anche Basso 1999.

!s!o!g!g!e!t!t!o! !d!e!l! !r!i!c!o!n!o!s!c!i!m!e!n!t!o! !i!n!t!e!r!n!o!,! !i!s!t!a!n!z!a! !c!o!g!n!i!t!i!v!a! !(!d!!b!r!a!y!a!t!a!)! !d!i! !o!s!s!e!r!v!a!z!i!o!n!e! !s!u!l! !m!o!n!d!o! !o!s!s!e!r!v!a!t!o!. Cos, la differenza tra unimpronta e la fotografia di unimpronta esprimibile nei termini della differenza tra soggetti di produzione: nel primo caso unimpressore, che deve essere descritto rispetto al lavoro di produzione di impronte; nel secondo caso, a pari livello, un Osservatore inteso come Spettatore, ovvero p!u!n!t!o! !d!i! !v!i!s!t!a! !i!m!p!l!i!c!a!t!o! !d!a!l!l!o!r!g!a!n!i!z!z!a!z!i!o!n!e! !s!p!a!z!i!o! !t!e!m!p!o!r!a!l!e! e r!i!c!o!s!t!r!u!i!b!i!l!e! !a!t!t!r!a!v!e!r!s!o! !l!e! !c!a!t!e!g!o!r!i!e! !s!p!a!z!i!a!l!i! !e! !p!r!o!s!s!e!m!i!c!h!e13 ! . questo Spettatore che a sua volta riconosce limpressore (attraverso il lavoro di impronta). Invece di essere sollecitata in termini referenzialistici, la rappresentazione viene declinata come una forma della produzione semiotica14; iii) Il riconoscimento identifica, attraverso la catena di riconoscimenti cui pu dare origine, un funzionamento in serie della produzione semiotica. Questo messa in serie si affianca cos alla messa in parallello che, come nota Eco, caratterizza empiricamente la produzione semiotica: ogni testo cio il risultato di pi lavori in parallelo. Sembrerebbe che lunico lavoro capace di innescare la messa in serie sia il riconoscimento: in ogni caso, per ogni riconoscimento interno (per ogni dbrayage cognitivo) di fatto si produce un testo interno che a sua volta pu ammettere il ritrovamento di pi lavori in parallelo. Questa compresenza di lavori semiotici, in serie e in parallelo, non in effetti descritta dal modello del testotessuto, che suppone un unico lavoro alla sua origine (quello della tessitura): i modi di produzione richiedono di passare ad un modello del testo come territorio: superficie su cui si iscrive una pluralit di tracce di soggetti diversi (perch responsabili di diversi lavori). Non a caso, il metalavoro semiotico per Eco si avr modo di discuterlo pi avanti- lesplorazione di terra, che lascia tracce su un superficie gi iscritta15.
13 14

Per la tipologia dei regimi di osservazione cfr. Fontanille 1989. Come notava Eco discutendo seminarialmente le considerazioni che si stanno qui sviluppando, la milgior figura di questa produzione di rappresentazione Hollywood o Cinecitt (U. Eco, com. pers., Seminario di semiotica intepretativa, SSSUB, 21/04/2004) 15 Il testo-territorio allora un insieme di tracce che risultano dalla stratificazione di una molteplicit di lavori semiotici. In quanto superficie arbitrariamente ritagliata su cui depositano segni di attivit segniche potenzialmente eterogenee il testo-territorio rappresenta une grandeur considre anterieurment son analyse (Greimas e Courts 1979, v. Texte, 5). La pertinenza analitica, selezionando le tracce, trasforma il testo-territorio in testo-tessuto, il quale nest constitu que des lments smiotiques conformes au projet thorique de sa description (Greimas e Courts 1979, v. Texte, 5). Il testo-territorio eccede e precede il testo-tessuto, ed il risultato dellinquadramento richiesto dal principio di enunciativit. In una fotografia digitale il lavoro di replica di unit cromatiche discrete tipicamente non ha commercio con il lavoro di riconoscimento interno: i due modi condividono lo stesso testo-territorio e la pertinenza analitica seleziona il modo di rilievo, tipicmaente quello del riconoscimento rappresentazionale. Tuttavia se limmagine risultante sottocampionata emerge chiaramente la

6. Tipologia dei modi di produzione, IIIb: continuum Il parametro che occupa il terzo posto nella formulazione echiana concerne:
(iii) il CONTINUUM DA FORMARE, che pu essere OMOMATERICO O ETEROMATERICO, un continuum essendo omomaterico quando lespressione formata della stessa materia del possibile referente, eteromaterico in tutti gli altri casi (in cui, se non motivato da un legame causale col referente possibile, il continuum pu venir scelto arbitrariamente) (TSG: 289).

Se dunque la tipologia si propone come una teoria dellespressione che non pertinentizza il contenuto (se non per la via implicita della ratio difficilis), tuttavia essa assume tra i suoi parametri costituenti, attraverso la materia, il referente possibile di una espressione senza contenuto. Perch proprio il referente dopo instancabili ammonimenti sul rischio di una fallacia referenziale? La discussione sul referente (che coincide con la sua semiotizzazione) occupa i capitolo 3.2. e 3.3. del Trattato , dove, secondo la nota prudenza di Eco, il problema del fattuale viene introdotto postulando lesistenza di circostanze extrasemiotiche (TSG: 211), che lavorano (kantianamente) sullo sfondo di ogni fenomeno di produzione segnica (211): proprio il fatto che la semiosi viva come fatto in un mondo di fatti limita lassoluta purezza delluniverso dei codici (TSG: 211). Si tratta allora di distinguere tra giudizio semiotico e fattuale, secondo la riformulazione pi maneggevole nel contesto semiotico (TSG: 212) dellopposizione tra sintetico e analitico: il giudizio semiotico predica di un dato contenuto (una o pi unit culturali) le marche semantiche gi attribuitegli da un codice prestabilito, quello fattuale predica invece marche semantiche non attribuitegli precedentemente dal codice (TSG: 212). Il passaggio tra fattuale e semiotico avviene necessariamente attraverso la mediazione di un terzo tipo di giudizio, quello metasemiotico (TSG: 213-214), che sancisce lascrizione del fattuale al semiotico. Ora, la relazione tra semiotico e fattuale (in quanto definita dalla semiotica) gi interna al semiotico, poich ricondotta alla dialettica tra codici e messaggi (TSG: 215): cos, semplicemente, gli asserti fattuali sono un esempio di creativit permessa dalle regole del codice (215). La verifica del giudizio fattuale non pu che rimandare allora ad altre operazioni mediatrici (TSG: 214, prudentemente in nota 2). Ricondotta -senza scampo- la coppia analitico vs. fattuale al
scansione in pixel: si registra qui una interferenza intermodale (tra i modi) che si impone alla pertinenza analitica. Da Courbet e Delacroix fino allinformale il testo-territorio del quadro risulta quantomeno stratificato doppiamente: in esso depositano in forma complessa e ambigua il fare dellimpronta e quello del riconoscimento.

semiotico, il capitolo 3.3. pu affrontare il problema di un altro tipo di giudizi fattuali, quelli indicali (TSG: 218). La mossa echiana consiste nel riportare sempre il referente alla mediazione di ununit culturale, riconducendo il giudizio indicale ad una relazione metasemiotica tra due oggetti semiotici relati vicendevolmente attraverso puntatori, intesi come elementi toposensitivi che possono fare uso di marche di prossimit (TSG: 220221). Nel giudizio indicale /questo un gatto/ si tratter di paragonare due oggetti semiotici, vale a dire il contenuto di una espressione linguistica con il contenuto di un atto percettivo, dove l atto percettivo nel suo complesso indica una funzione semiotica percettiva, in cui tecnicamente si ha espressione e contenuto (TSG: 227). Definitivamente, latto di riferimento cos una correlazione riferita alla stesso semema: gli elementi del piano del contenuto di un codice coincidono soddisfacentemente con gli elementi del contenuto di un altro codice (TSG: 222). Il referente ricondotto al contenuto, cio ad una descrizione interna alla semiotica. O meglio, la referenzialit una relazione tra oggetti semiotici: nellesempio del gatto, tra lingua naturale e percezione. Ritornando alla tipologia, attraverso questa definizione si evita del tutto la fallacia referenziale che pareva inizialmente turbarne la costruzione. Che nella tipologia il referente sia inteso come relazione di referenzialit diventa ovvio dove si osservi che il parametro binario, poich ammette soltanto i due valori omomatericit vs. eteromatericit, la cui definizione , appunto, relazionale: non si d cio definizione della materia in quanto tale ma soltanto come relazione tra due entit semiotiche, espressione e referente. Se per il referente ricondotto al contenuto, allora questultimo, sotto le mentite spoglie della materia del primo, rientra come dimensione pertinente proprio nella costruzione della tipologia, in contrasto con quanto affermato a proposito dellindipendenza della classificazione dalla correlazione tra espressione e contenuto. Si tratter infatti di effettuare un paragone come richiesto da un atto di riferimento (simulato: si tratta di un referente possibile) tra lespressione ed un contenuto, pensato come selezione dei tratti di matericit di un produttore (referenzialit). Che cos allora la teoria della produzione segnica? una peculiare definizione dellinterpretazione (la quale, come gi discusso, propriamente produzione per la semiotica echiana) come inferenza abduttiva che correla unespressione a un contenuto, inferenza intesa come ricostruzione (riconoscimento) di una isotopia di produzione. Isotopia perch, propriamente, si tratta, rispetto allinnesco del possibile enciclopedico a partire dallespressione, di selezionare un percorso sul grafo enciclopedico che attivi le marche semantiche relative alla costruzione dellespressione. In questo senso, e solo in questo, si pu dire che la tavola registra il modo in cui le espressioni sono fisicamente prodotte e non il

modo in cui sono correlate al contenuto (TSG: 284). Non , ad esempio, in discussione lo spettro semantico del semema impronta nella sua complessit: ma soltanto la sua componente fisica. Il contenuto pertinente cio solo quello relativo allinterazione tra corpi che lespressione permette di inferire (o meglio che lintepretazione costituisce gi in quanto espressione di un contenuto). Si gi detto che di questa interazione si pu fare una fisica, anzi una fisica della materia significante. Di qui la rilevanza di impronta della Madonna del cardellino: poich la materia , necessariamente, materia fisica, nellarte produrre significa produrre una materia, e lopera non altro che materia prodotta . Se nellenunciato precedente si sostituiscono alle occorrenze di produrre le opportune occorrenze di formare si ottiene una citazione dallintroduzione 1988 di Pareyson alla sua Estetica16, che, come sa perfettamente lallievo Eco a partire da Opera aperta, una teoria della formativit, per la quale, ad esempio, leggere significa eseguire , cio ripercorre il modo in cui lopera legge a s stessa: e cio, secondo una considerazione non tanto genetica quanto piuttosto dinamica, legge del processo di cui risultato (Pareyson 1988: 11). La teoria della produzione segnica sembra allora rendere conto di una formativit generale, semioticamente estesa e riarticolata, cos da comprendere gli affreschi di Piero della Francesca (TSG: 253) e le impronte della lepre e del coniglio (TSG: 290) (come in fondo gi voleva Pareyson nella discussione sul bello naturale17). Ad avvicinare la dimensione del continuum materico si osserva agevolmente come si diano due disgiunzioni. In primo luogo, eteromaterico si oppone a omomaterico: in questultimo caso loggetto, visto come pura espressione, fatto della stessa materia del suo possibile referente (TSG: 295). La definizione permette di capire cosa si possa intendere con materia e con referente: questultimo, si detto, lunit di contenuto veicolata. In quanto semema, questo contenuto sar dotato di una marca di matericit (la materia, appunto) che, nel caso dellomomatericit, coappartiene anche allespressione. In altre parole, quanto qui risulterebbe che lomomatericit unaltra forma di ratio difficilis, che si oppone allindipendenza propria della eteromatericit tra rappresentazione componenziale dellespressione e del contenuto. Nel caso delleteormatericit, si ha poi lopposizione tra motivato e arbitrario che mette in asse le prime regioni rispetto alle ultime sei nellambito di una comune indipendenza delle marche dellespressione rispetto al contenuto-referente. Nella prospettiva del Trattatto le prime tre categorie sono rese omogenee dallessere i
16

Nellarte formare significa formare una materia, e lopera non altro che materia formata (Pareyson 1988: 10). 17 Anche la contemplazione del bello naturale , al tempo stesso, visione di forme e produzione di forme, Pareyson 1988: 216).

prodotti dello stesso tipo di lavoro, il riconoscimento, ed in questo possono essere opposte, allo stesso livello, alle ultime sei, che sono prodotte sia per replica che per invenzione. Se si assume per che lomogeneizzazione livellare non regga, diventa allora necessario ridiscutere lopposizione tra eteromaterico motivato ed arbitario. Ad esempio, si considerino sintomi e unit combinatorie: in entrambi i casi si assiste alla completa indipendenza dellespressione dal referente, e ad una relazione di codifica/decodifica molto forte. Da un lato
le repliche pi eseguite sono i suoni della lingua verbale: unit espressive prodotte per ratio facilis, formando un continuum del tutto estraneo a quello dei possibili referenti, e arbitrariamente correlate a una o pi unit di contenuto (TSG: 298).

Daltra parte, la semeiotica medica definisce un alfabeto sintomatico la cui decifrazione sembra assumere le forme del modello pi forte e tipico del linguaggio verbale: codici forti come quelli della sintomatologia medica arrivano spesso a definire rapporti di necessit vicini allequivalenza (SFL: 46 ). Ora, nel riconoscimento dei sintomi [] il contenuto la classe di tutte le possibili cause (alterazioni organiche o funzionali) (TSG: 291) mentre nelle discussione sulle repliche di unit combinatorie si ricorda invece che le espressioni sono arbitriamente correlate a una o pi unit di contenuto (TSG: 297). Questultima annotazione particolarmente interessante perch irrilevante rispetto alla definizione dei modi di produzione (che indipendente dal contenuto, come ricordato pi volte). In effetti, di nuovo lo stesso problema: il linguaggio verbale riconosciuto come sintomo di cui si ricostruisce una sintassi di produzione che prevede la replica di unit discrete (nelle teorie motorie, proprio larticolazione fonatoria). Ancora, si consideri la relazione tra impronte e congruenze o proiezioni. Detto nella forma pi compatta possibile, quella di Semiotica e filosofia del linguaggio, unimpronta dice che, se una data configurazione su una superficie imprimibile, allora una data classe di agenti impressori (SFL: 45). Si prenda invece il caso delle congruenze (o calchi) e delle proiezioni che si dispongono lungo un continuum di trasformazioni (TSG: 320). Lesempio prototipico di congruenze quello delle maschere mortuarie: in esse punti nello spazio fisico dellespressione [] corrispondono a ciascun punto nello spazio fisico di un oggetto reale (TSG: 321; al di l del problema, effettivamente di rilievo, della duplicit dello stampo come positivo/negativo, coome nota Basso, in Fontanille 2004). Nelle proiezioni invecesi ha che punti nello spazio delloccorrenza espressiva [] corrispondono a punti selezionati nello spazio di un modello semantico (TSG: 322): a differenza di quanto avviene nelle congruenze, nelle proiezioni si ha selezione

dei punti e assenza di rispetto della metrica. Che differenza c tra impronte e congruenze/proiezioni? Si potrebbe dire con Eco che la domanda semplicemente mal posta, poich in un caso di tratta di riconoscere un gi prodotto, nellaltro di produrre un non ancora prodotto. Tuttavia, questa relazione stretta tra impronte e proiezioni dimostrata dal fatto che
linterprete ingenuo legge ogni proiezione come impronta e cio come la trasformazione diretta dalle propriet di una cosa reale; mentre la proiezione sempre il risultato di convenzioni trasformative per cui determinate tracce su una superficie sono stimoli che spingono a TRASFORMARE ALLINDIETRO e a postulare un tipo di contenuto l dove di fatto c solo una occorrenza di espressione (TSG: 322).

Di nuovo, si osserva come la focalizzazione sia centrata sullinterprete anche nel lavoro di invenzione: solo a questa condizione infatti impronte e proiezioni sono comparabili. E sono comparabili perch in entrambe si assiste al problema della relazione di iscrizione su una superficie che richiede un comune lavoro di trasformazione allindietro: la differenza tra impronta e proiezione consiste allora nelle propriet della cosa reale che la prima presuppone per default figurativo. Infatti,
se, nella figura 39, le impronte (anche se replicate invece che riconosciute) non sono state classificate come trasformazioni pure (e quindi poste sotto la rubrica delle invenzioni) cera una buona ragione. Perch nel caso dellimpronta il modello culturale preesiste. Limpronta trasforma da qualcosa che gi conosciuto (TSG: 314).

Si vede allora come la differenza consista esclusivamente nella presenza/assenza di un modello culturale preesistente. A parit di condizione eteromaterica, tra il lato sinistro e il lato destro della Figura 39 si assiste cos ad una sorta di depurazione geometrico-algebrica di una figurativit naturale per cui il sintomo viene letto come unit combinatoria e limpronta come proiezione. Quello che avviene che, dove fallisce una prima figurativit del riconoscimento immediato (dove leteromatericit non riesca ad essere motivata), si rivela necessario passare ad una seconda figurativit, intesa come ricostruzione di una soggettivit almeno operazionale. C qualcosa impresso in terra: se non si sa quale possa essere limpressore, lo si legge al minimo come risultato di unoperazione da cui abdurre tratti del soggetto operatore (arbitrariet delleteromatericit). Oppure, ingenuamente, si suppone di riconoscere senza troppi problemi un impressore stereotipico laddove lo sguardo attento,

una lettura altra o seconda, ricostruirebbe unoperazione che metterebbe in questione lo statuto di impronta di quella proiezione. 7. Tipologia dei modi di produzione, IIIc: modo di articolazione Questo aspetto pare essere confermato dal terzo parametro di costruzione della tipologia, che concerne
(iv) il MODO e la COMPLESSIT DELLARTICOLAZIONE, che va da sistemi che prescrivono precise unit combinatorie (codificate e ipercodificate) a sistemi che presentano testi inanalizzati (TSG: 285).

Il movimento che la definizione suggerisce sembra in realt una partizione tra due regioni, quella delle unit grammaticalizzate prestabilite, codificate e ipercodificate con diverse modalit di pertinentizzazione e quella dei testi proposti e ipocodificati (TSG: 288): la prima comprende tutti i modi fino alle unit combinatorie, la seconda le invenzioni, con in mezzo le due categorie difficili delle unit pseudo-combinatorie (che vi rientrano per met) e degli stimoli programmati (che farebbero parte gi parte dei testi). Ipo- e ipercodifica vengono discusse nella sezione 2 del Trattato dedicata alla teoria dei codici, di cui significativamente occupano il penultimo capitolo. Infatti, per un certo verso vengono derivate dalla nozione di codifica:
lipercodifica agisce in due direzioni. Da un lato, l dove il codice assegna significati a espressioni minime, lipercodifica regola il senso di stringhe pi macroscopiche []. Dallaltro, date certe unit codificate, esse vengono analizzate in unit minori a cui si assegnano nuove funzioni segniche (TSG: 189); lipocodifica pu essere definita come loperazione per cui, in assenza di regole pi precise, porzioni macroscopiche di certi testi sono provvisoriamente assunte come unit pertinenti di un codice in formazione, capaci di veicolare porzioni vaghe ma effettive, anche se le regole combinatorie che permettono larticolazione analitica di tali porzioni espressive rimangono ignote (TSG: 191).

Ma come risulta ovvio dalle definizioni, se la codifica appartiene di diritto ad una teoria dei codici perch la mappa di uno stato della semiosi, ipocodifica e ipercodifica sono operazioni svolte a partire dalla codifica, ed in quanto tali concernono una teoria della produzione segnica: di qui la loro posizione liminale nel Trattato, quando la teoria dei codici (sezione 2) si dimostra utile soltanto in vista della teoria della produzione (sezione 3). Non un caso che la discussione muova dai due esempi peirciani del governatore turco e del pezzo musicale

(TSG: 188), in cui si ha a che fare con una fenomenologia dellabduzione (la discussione della quale occupa il paragarafo precedente): si gi posizionati pienamente nella teoria della produzione e intepretazione segnica. Lextracodifica, che sussume i due termini di ipo- e ipercodifica (TSG: 191), non descrive allora uno stato ma propriamente un procedimento: se lipercodifica procede da codici esistenti a sottocodici pi analitici, lipocodifica procede da codici inesistenti (o ignoti) a codici potenziali e generici (TSG: 191). Quindi, propriamente, non si ha extracodifica, ma si fa extracodifica. Da questa doppia relazione, per cui i movimenti di extracodifica sono soggetto di studio sia di una teoria dei codici sia di una teoria della produzione segnica (TSG: 192), nasce lambiguit della prima accezione di ipercodifica, per la quale essa una codifica di stringhe pi macroscopiche: dove per probabilmente in gioco il modello del linguaggio verbale (si pensi agli aspetti intonativi e prosodici), modello che permette di stabilire il formato medio (quello lessicale) rispetto al quale definire il macroformato. Una codifica del macro resta comunque una codifica (data) e non una procedura interpretativa come invece emerge nellaltra accezione di ipercodifica e, ancora pi esplicitamente, nella definizione di ipocodifica (che, come si visto, unoperazione di assunzione provvisoria). Codifica, peraltro, deve necessariamente indicare nella semiotica echiana soltanto lo stato. Se infatti ci si trovasse di fronte ad una codifica intesa informazionalmente come loperazione che instaura il codice, propriamente si avrebbe a che fare semioticamente con una extracodifica: cio uninterpretazione che produce una codifica rispetto ad uno stato precedente. Qui si capisce bene il concetto di intepretazione come produzione (e come attivit necessariamente pubblica): c sempre e soltanto extracodifica, la prassi enunciazionale echianamente unattivit di extracodifica. Questa ambiguit tra stato e operazione sembra essere in gioco nellopposizione che regola il parametro del modo di articolazione: opposizione che allora quella tra il prestabilito e il proposto (cfr. TSG: Figura 39, 288), tra ci che gi in memoria, immediatamente disponibile in deposito (codifica, e ipercodifica nella prima accezione, di fatto come decodifica) e ci che richiede una congetturalit inventiva (ipocodifica, comprensiva dei casi ambigui, cui si fa cenno nel Trattato , dove non agevole discriminare tra ipo- e ipercodifica, TSG: 191, e che riassume la dimensione eminente processuale di sforzo interpretativo in assenza di codifica stretta). Da tutto ci consegue linstaurarsi di una tensione tra una sorta di primo piano codificato e un secondo piano extracodificato, tensione che descrive una variazione di sforzo interpretativo, e conferma quanto osservato in precedenza sulle strette relazioni rispettivamente tra sintomi e unit combinatorie, impronte e proiezioni. Lipocodifica rende conto di una resistenza

localmente assunta da ci che viene pertinentizzato come dellordine dellespressione ad articolarsi immediatamente con contenuti figurativi (Basso 2003: 322, nota 11), secondo lunica definizione praticabile di plastico come termine tensivamente relato a figurativo. Se non si riesce o non si vuole installare una figurativit naturale (che si impone come grammaticalizzazione delle unit) si ha allora a che fare con una ipocodifica che rende pertinente in Eco una sintassi di produzione nel senso di un fare instaurativo del soggetto dellinvenzione. Ed infatti gli esempi a cui si rimanda prototipicamente nella discussione sullipocodifica sono proprio le invenzioni (TSG: 191, dove si rinvia a 3.6.7. Invenzione). 8. Tipologia dei modi di produzione, IIId: ratio Resta lultimo parametro, quello che presenta probabilmente la complessit maggiore: la ratio, che indica il rapporto tra tipo e occorrenza, o, secondo la formula anglosassone, una type|token ratio (TSG: 246). Si distinguono due casi: i) Nel caso, facile, della ratio facilis unoccorrenza espressiva si accorda al proprio tipo espressivo, quale stato istituzionalizzato da un sistema dellespressione e come tale previsto dal codice (TSG: 246); ii) Nel caso, pi difficile, della ratio difficilis unoccorrenza espressiva direttamente accordata al proprio contenuto, sia perch [a] il tipo espressivo gi identico al tipo di contenuto, sia perch [b] non esiste tipo espressivo preformato (246). Si danno cio due sottocasi nella ratio difficilis: il primo prevede lidentit dei tipi tra espressione e contenuto, il secondo lassenza di tipo espressivo: a) nella prima situazione (identit, parziale, dei tipi), la produzione fisica dellespressione dipende dallorganizzazione del semema. quanto avviene nella toposensitivit, ad esempio degli indici gestuali: le coordinate spaziali (che sono contenuto veicolato) determin[a]no in qualche modo le propriet fisiche del segnale ovvero delloccorrenza espressiva (TSG: 249). Si installa cio un rapporto di motivazione (altrove detto di proiezione e di trasformazione) tra marche semantiche (che in Eco indicano il contenuto) e marche sintattiche (proprie dellespressione); b) nella seconda situazione (assenza di tipo espressivo), lespressione una sorta di galassia testuale che dovrebbe veicolare porzioni imprecise di contenuto, ovvero una nebulosa di contenuto (TSG: 248): in questo caso, dato un tipo di

contenuto in qualche modo riconoscibile, i suoi tratti pertinenti dovranno essere proiettati in un certo continuum espressivo per mezzo di talune trasformazioni (TSG: 253). Si pi volte ricordato che la tavola [in Figura 39] registra il modo in cui le espressioni sono fisicamente prodotte e non il modo in cui sono correlate al contenuto (TSG: 284). La ratio indica il rapporto tipo-occorrenza (TSG: 285) esclusivamente dal lato dellespressione. E tuttavia il modo in cui il contenuto correlato allespressione implicato da due decisioni (TSG: 284) che concernono appunto la ratio e che possono essere prese prima o dopo la produzione dellunit fisica (TSG: 285). Nel caso dei sintomi la decisione che la relazione espressione/contenuto arbitraria (dove il contenuto lagente causatore) avviene prima, nel caso delle unit combinatorie avviene dopo. In che senso? Nel senso che nel sintomo si assume il punto di vista del riconoscimento per cui ci si confronta con lespressione a partire da un carico di competenze culturali convenzionali, mentre nella replica di unit combinatorie la prospettiva invece quella della produzione secondo il modello convenzionalista ribadito pi volte dal Trattato: si associa ad un s-codice dellespressione un s-codice del contenuto. Si risale cio allo stabilirsi della convenzione, per cui -data una stringa di fonemi- si decide in seconda battuta che essa sta per un lessema. Di nuovo, emerge chiaramente il doppio livello. Se con la decisione che il rapporto di ratio facilis si decide qualcosa a proposito della relazione espressione/contenuto ma nulla del contenuto in quanto tale, nel caso della ratio difficilis chiaro invece che quelle che saranno determinazioni dellespressione avranno necessariamente a che fare con lorganizzazione del semema. La differenza tra ratio facilis e difficilis viene chiarita ipotizzando una sorta di test di Turing (prima ancora di apparire, il computer occupa gi un posto di rilievo nel sistema di Eco, stato acutamente notato da Fabbri 1992: 180): nella ratio facilis, gli oggetti potrebbe essere costruiti da una macchina che conosca solo espressioni, mentre una seconda macchina potrebbe assegnare a queste espressioni un contenuto (TSG: 286). Ed infatti, che la seconda macchina operi prima o dopo la prima irrilevante; al contrario, nella ratio difficilis, una macchina istruita per produrre espressioni dovrebbe aver ricevuto anche istruzioni semantiche (TSG: 286). Si tratta cio di espressioni i cui tratti sono al tempo stesso tratti semantici e pertanto marche semantiche trasformate e proiettate sul piano sintattico (TSG: 286).

Si supponga allora di costruire queste macchine di Eco. Una dispositivo di produzione semiotica per ratio facilis (una machina facilis) lavorerebbe come in Figura 5:

[Figura 5: machina facilis]

Un Generatore dellespressione produce, in funzione dei tipi che ha in memoria, un insieme di espressioni. Un secondo dispositivo riceve le espressioni a cui correla (di qui il nome di Correlatore) occorrenze di contenuto prodotte in funzione di tipi specifici indipendenti dai tipi espressivi, e istanzia in uscita una funzione segnica. (Nel Trattato non si parla mai di occorrenza del contenuto, ma solo di tipo del contenuto, perch la discussione sulla relazione type/token inizialmente concerne solo lespressione: siccome per poi si d tipo del contenuto, si pu qui assumere il termine occorrenza come sostanza del contenuto). Un dispositivo siffatto permette di prelevare in uscita dal Generatore E espressioni formate indipendentemente dal contenuto: il prelievo avviene prima di passare al Correlatore C. Di un dispositivo di produzione per ratio difficilis si potrebbero invece fornire due versioni:

[Figura 6: due versioni della machina difficilis]

Si tratta in entrambi i casi di supporre una diretta relazione tra i due moduli per il tramite del tipo. Si noti che i due dispositivi non descrivono necessariamente i due casi a) e b) precedentemente discussi per la ratio difficilis ma rendono conto delle diverse formulazioni echiane del problema. Cos, il caso a) prevedeva identit dei tipi tra espressione e contenuto e sembrerebbe ben descritto dalla versione I. Si potrebbe allora semplicemente spostare nel centro il blocco del tipo per evitare lequivoco che si tratti di un proprium del contenuto. Daltra parte, la versione I descrive altres il caso in cui il tipo del contenuto in qualche modo riconoscibile (e dovrebbe esserlo anche nella condizione limite del caso di invenzione radicale) venga proiettato direttamente sullespressione. In entrambi gli esempi, non cambia nulla nel funzionamento del dispositivo. La versione II invece rende conto del meccanismo di proiezione e trasformazione tra tipi di cui si accenna pi volte nel Trattato. In altre parole, ci sono due accezioni possibili di questa relazione tra tipi dellespressione e del contenuto. La prima suppone che le marche semantiche coincidano con le marche sintattiche, la seconda che alcune marche semantiche controllino per proiezione (nellaccezione cartografica) alcune marche sintattiche: detto in un colpo solo, nella ratio difficilis si hanno espressioni i cui tratti sono al tempo stesso tratti semantici (prima accezione) e pertanto marche semantiche proiettate sul piano sintattico (seconda accezione, TSG: 286)18. In entrambe le versioni chiaro che, se si prelevano i tokens in uscita dal Generatore E, si osserva come essi dipendano in ogni caso dalla definizione del tipo C (o del tipo E/C: ma lo stesso). Come si vede le due machinae, facilis e difficilis, permettono di distinguere sistemi dove il contenuto viene attualizzato manipolando il piano dellespressione secondo regole proprie, e sistemi in cui le regole formali del contenuto determinano lattualizzarsi dellespressione, secondo la preclara definizione fornita ne I limiti dellintepretazione (LI: 67)19. La domanda da porsi la seguente: se pure luomo un addetto alle macchine come volevano Deleuze e Guattari, chi usa le macchine? Cio: se il test delle macchine di Eco permette di discriminare tra rationes, chi lo somministra? Nellipotesi echiana, si tratta del produttore, ma evidentemente cos non perch: a) il produttore non deve capire quale sia la ratio, semplicemente produce secondo la sua ratio; b) il produttore, nella discussione sui modi di produzione, lavora, a differenza delle macchine, sempre dal contenuto verso
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Ovvero: i rapporti che sussistono sul piano del contenuto vengono proiettati (nel senso cartografico del termine) sul piano dellespressione (SFL: 45). 19 Va per notato un punto potenzialmente difficile: nel caso dei lavoro per ostensione dei doppi si avrebbe passaggio token-token tra espressione e contenuto (TSG: 295). Ad altro luogo la discussione.

lespressione. Il test cos ovviamente somministrato da quel metaproduttore che linterprete: il soggetto delle due decisioni precedenti. Il test un dispositivo di riconoscimento del produttore (che propriamente produce, o meglio: supposto produrre, segni dal contenuto allespressione) il cui tipo (facilis o difficilis) deve essere inferito dallinterprete che lavora dallespressione al contenuto. Si tratta allora di capire, nel lavoro del riconoscimento, in quale tipo di macchina consista il produttore. Dunque, in realt le machinae assumono propriamente la forma seguente, che necessario ricostruire.

[Figura 7: revisione delle machinae come produttori abducibili]

In Semiotica e filosofia del linguaggio Eco suggerisce un metodo di ricostruzione laddove osserva che nella ratio difficilis purch la regola di proiezione sia costante, i risultati ottenuti manipolando lespressione risultano diagnostici o prognostici rispetto al contenuto (SFL: 45). Dunque, nellinferire il tipo di macchina, si lavora cos:
i) ii) iii) iv) raccogli delle occorrenze espressive; abduci una regola di produzione espressiva (il modus operandi del Correlatore E); abduci una regola di produzione (il modus operandi del Generatore C); manipola il Generatore E;

v)

verifica se ci sono o ci sono state (prognosi/diagnosi) trasformazioni nel contenuto. In caso positivo: si tratta di una machina difficilis, altrimenti una machina facilis.

vi)

per questo che i tipi listati nella Figura 39 non sono oggetti ma attivit abducibili:
rappresentano abbreviazioni comode che potrebbero essere ritradotte, per esempio ponendo in luogo di |impronte| espressioni come |produrre impronte|, o in luogo di |vettori| espressioni come |imporre un movimento vettoriale| (TSG: 287).

Unimpronta di coniglio non niente semioticamente finch non riconosciuta come investimento figurativo di una machina difficilis che lavora per proiezione in un continuum eteromaterico (ma figurativamente motivato). Si sottoponga al test di Eco un dato insieme di segni sul foglio: si suppone si tratti di un insieme di occorrenze espressive di un Correlatore E, si assume un certo Generatore C, si verifica che manipolando lespressione (variando la t) non si ha variazione nel contenuto: ne consegue che il produttore una machina facilis, un asettico Correlatore grammatologico per il quale, poich, come noto, una stessa persona pu scrivere t con varianti, la sola cosa essenziale che questo segno non si confonda sotto la sua penna con quello di l, d, ecc. (Saussure 1922: 145). Oppure, al contrario, la manipolazione dellespressione permette di registrare una variazione nel contenuto: il produttore una machina difficilis, un Correlatore pulsionale come quelli ricercati dagli studi grafologici. Come gi detto abbondantemente, non si riconoscono segni se non come prodotti del lavoro di un soggetto operatore: insomma, attraverso una doppia abduzione (che declina la razionalit in ragionevolezza, A: 75) si riconoscono sempre attivit. Si nota allora come il problema della ratio non sia esattamente riconducibile al semi-simbolismo come correlazione categoriale tra espressione e contenuto. Quello che fa il semi-simbolista correlare una o pi categorie dellespressione con una o pi categorie del contenuto. Lipotesi echiana in primo luogo assume lisotopia di produzione, in secondo luogo delinea una fenomenologia delle correlazioni che ne possono risultare. Ci si potrebbe allora chiedere quale sia lorigine di questa prestazione difficilis di alcune macchine: ma la domanda mal posta. Non questione del perch funziona ma del come funziona. Di fatto, si d un certo tipo di prestazione: quando si dice di fatto si vuole intendere cos come nella rappresentazione culturale (SFL: 43)20. 9. Nota parentetica, II: su espressione e contenuto

20

Anche perch ogni altro perch richiede la descrizione di un come.

Dunque, nella ratio difficilis delle impronte, dei vettori, delle congruenze, le marche semantiche, dellordine del contenuto, si ribattono/ribaltano su quelle sintattiche, dellordine dellespressione. Allo stesso modo, se il referente ununit di contenuto, la condizione di omomatericit degli esempi, dei campioni, dei campioni fittizi, suppone che questo tratto di matericit coappartenga sia allespressione che al contenuto: tanto che era stato possibile proporre precedentemente una lettura dellomomaterico nei termini di ratio difficilis, valida a condizione che la ratio concernesse soltanto la relazione tra espressione e contenuto (come attestato in alcuni luoghi echiani) e non il modo di produzione (come invece appare essere pi fondamentalmente). Ancora, nel caso dei sintomi si ha che la stessa nozione di sintomo marca del semema della causa e quindi possibile porre i funtivi in correlazione metonimica (per un procedimento di pars pro toto) (TSG: 291): lespressione cio parte del contenuto secondo una relazione di inclusione. Consegue da tutto ci una omogeneit radicale tra espressione e contenuto: dove finisce il semema del contenuto e dove inizia lespressione? Si capisce bene allora che la fisica di Eco la scienza che studia i fenomeni naturali della semiosi come si manifestano nellenciclopedia21. I modi di produzione segnica, nella discussione estesa del Trattato, costituiscono infatti la dimostrazione teorica di come avvenga quella ponticellatura della polpa spessa della materia, per cui talora gli elementi materiali scelti per esprimere usano porzioni difformi dal continuum espresso [], talora la stessa porzione di continuum materia despressione e materia di contenuto (SFL: 53), come attestato nella ripresa di Semiotica e filosofia del linguaggio. E tuttavia il diagramma echiano partisce due regioni e rischia di essere ambiguo, poich pare affermare che separatamente qualcosa espressione e qualcosa contenuto (non qui in discussione la questione della materia rispetto a Hjelmslev: cfr. Paolucci 2003). Questa ponticellatura tra espressione e contenuto, che, con Hjelmslev, resta esclusivamente funzionale e la cui radicalit sembra sia stata de facto narcotizzata dagli studi semiotici successivi, avviene infatti tra due poli, intesi non come punti, ma, elettrologicamente, come regioni sensibili dove sono distribuite delle cariche, regioni che possono avere relazioni reciproche di inclusione parziale o addirittura totale (si pensi alla descrizione del sintomo). infatti questa isotopia elettrologica ad essere attivata dal modello, gi ricordato, della scatola con le palline, introdotto nel Trattato in
21

Ci si lascia dunque incantare dalla fisica e si scrive una inesattezza (se non in assoluto almeno in relazione alla produzione echiana fino ai Limiti dellintepretazionei) nel ravvisare, in relazione al rapporto tra espressione e contenuto in Eco, in quella che era una strategia retorica, una sotterranea resistenza dellintepretazione materiale dellespressione come analogon del fonologico [,] semplice supporto/veicolo materiale del semantico (Valle 2003: 26, nota 82). Si trattava in effetti di meditare meglio, forse in modo un po pi ermetico, per speculum et in aenigmate, sulla considerazione echiana, per cui il vero materialismo riconosce la forza reale del simbolico (SLI: 64).

relazione alla struttura dell Universo Semantico Globale (TSG: 176-179): il modello prevede un insieme di biglie metalliche in aggregazione stocastica, rispetto alle quali per i codici si costituiscono a regola che magnetizza le palline secondo un sistema di attiramenti [sic] e repulsioni, cos da produrre una magnetizzazione che, per, costitutivamente condizione provvisoria (TSG: 179).

[Figura 8: relazione E/C in SFL: 52; magnetizzazione e funzione semiotica come ponticellatura]

Si potrebbe poi glossare sulla trasformazione del modello dal discretum delle scatola di palline del Trattato al continuum della polpa della materia di Semiotica e filosofia del linguaggio. Ma la questione non qui di rilievo: quanto invece interessa proprio questo stabilirsi provvisorio (ma socialmente attestabile) di relazioni tra regioni di uno stesso continuum in flusso: in cui la priorit della produzione prevede la funzione semiotica come suo momento dordine locale. Come ha scritto Michel Serres a proposito del modello del caos idraulico in Lucrezio, la processualit costituente del flusso (la resi) prevede una reversibilit locale e momentanea attraverso la formazione del vortice (il ritmo: etimologicamente forma degli atomi in scostamento rispetto al flusso laminare). Ora proprio nel modello echiano, del cui funzionamento la tipologia dei modi di produzione offre forse la dimostrazione analitica pi precisa (se non lunica), la funzione semiotica si pone, rispetto al continuum fluido, come il vortice in cui questo flusso torna su se stesso: ponticellando tra regioni non necessariamente disgiunte, essa lavora dunque per ritmare la resi (Serres 1980: 163, come discusso in Valle 2003).

10. Some Consequencies of Four Incapacities Dopo questo insieme di osservazioni, lultima domanda che necessario porsi allora la seguente: Rispetto alla tipologia dei modi di produzione, la tavola 39 eteromaterica per ratio facilis o difficilis? La manipolazione espressiva manifesta una totale indifferenza al contenuto oppure diagnostica/prognostica? Insomma: toposensitiva? In relazione alle considerazioni svolte, si potrebbe osservare: i) ii) rispetto al lavoro, la compresenza del riconoscimento con gli altri tre tipi non rende conto dellasimmetria attanziale; rispetto al continuum da formare, lasse di rilievo oppone omomaterico a eteromaterico, mentre si visto che la disgiunzione nelleteromaterico tra motivazione e arbitrariet dipende da una scenegggiatura figurativa che nel riconoscimento privilegia il naturale; iii) iv) rispetto al modo di articolazione, gi nella tavola si registra lasse prestabilito vs. proposto, che oppone il grammaticalizzato allipocodificato; rispetto alla ratio, sono previsti tre valori in conseguenza della fenomenologia complessa delle dimensioni attivate: la dimensione individuata pare continua, dove per i casi intermedi sono pi che altro quelli di difficile attribuzione. Si potrebbe allora, a livello assai ipotetico, proporre uno spazio che ridescriva la complessit delle dimensioni attivate dalla tipologia, complessit che la tavola di Figura 39 schiaccia su un piano: modello che si proponga di lavorare per ratio difficilis , cio di essere diagnostico/prognostico rispetto al contenuto. Come postulato si assume il riconoscimento in quanto condizione di accesso ad uninterpretazione nei termini di produzione: non lavoro ma metalavoro, esso non rientra tra le dimensioni pertinenti. La tipologia definisce cio una modalit dazione del soggetto operatore: unipotesi di ricostruzione (attraverso il riconoscimento) di una scena di produzione.

[Figura 9: ipotesi di uno spazio tipologico]

Il riconoscimento allora la condizione che permette la messa in opera di uno spazio tridimensionale secondo i tre assi seguenti: i) omomaterico/eteromaterico: concerne il continuum del possibile referente (come contenuto). Esso dovrebbe ammettere esclusivamente due valori discreti. Tuttavia, trattandosi di marche di matericit che lespressione condivide o meno con il contenuto si tratta di verificare una relazione di maggiore o minore cardinalit dellintersezione. Si considerino gli esempi echiani del doppio e del campione metonimico. Nel caso del doppio si ha identit totale tra marche (TSG: 242): esso si posiziona dunque allestrema sinistra (mentre la replica di un codice semaforico starebbe allestrema destra). Ma nel caso di un campione come il bisturi per il chirurgo, osserva Eco, solo una parte di un oggetto viene selezionata per esprimere loggetto intero (TSG: 296): esso ha allora una posizione mediana; ii) facilis/difficilis: sebbene nella modellizzazione offerta in precedenza anche in questo caso si desse opposizione binaria (tra due tipi di machinae), chiaro che non sempre ovvio stabilire linfluenza del tipo del contenuto sullespressione. Non solo, ma la variazione di questa influenza pu assumere, laddove presente, maggiore o minore rilevanza. Daltra parte anche nella tavola echiana si individuano casi intermedi. Infatti, si pu supporre, almeno nella versione II della machina difficilis, che la relazione tra tipi non sia vincolante, ma semplicemente statisticamente frequente. Il tipo dellespressione potrebbe dipendere in alcuni casi da quello del contenuto e in altri no: si tratterebbe propriamente di una macchina

stocastica. In cibernetica si assume che le macchine stocastiche (non deterministiche) siano macchine deterministiche di cui non si conosce esattamente il comportamento: che una macchina sia stocastica o deterministica dipenderebbe cio dallo stato delle informazioni dellosservatore (Ashby 1956: 215-216). Si tratter di un guessing tra facilis e difficilis22; iii) figurativo /plastico : va qui inteso come figurativit e plasticit di produzione (rispetto allisotopia di produzione). Si tratta di rendere conto di quella relazione tra grammaticalizzazione e invenzione (tra codifica e ipocodifca), tra riconoscimento immediato di un quadro di operazioni codificate (impronta di coniglio), e tensione necessaria/voluta verso una lettura altra in termini di definizione di una operativit ipotetica (proiezione di un impressore su una superficie di iscrizione). Lasse individua cio la dimensione di incremento della tensione allinterpretazione/semantizzazione. Ad esempio, le pseudorepliche di unit combinatorie possono essere pensate come unit combinatorie in cui si intravede una organizzazione dellespressione di cui non si riesce a definire lalgoritmo di produzione semiotica da parte del soggetto operatore (loperatore lavora per replica o no?): rispetto alle unit combinatorie quelle pseudocombinatorie saranno pi arretrate verso la plasticit. Ancora, i tre tipi di produzione che cadono sotto il lavoro del riconoscimento sono (non sempre, ma tipicamente) meno grammaticalizzati delle repliche, anche se un sintomo in condizione di equivalenza biunivoca a tutti gli effetti una replica strettamente codificata (il soggetto operatore, ad esempio lagente patogeno, lavora replicando)23. chiaro che i modi in quanto attivit rappresentano soltano i punti di tipicit di un sottospazio. Dunque, il lavoro di replica di unit combinatorie (codifica forte ed
22

Il che porterebbe a pensare che allasse verticale si sovrapponga un secondo asse deterministico vs. stocastico che ha il suo massimo stocastico nel centro e il suo massimo deterministico agli estremi. Al centro, le condizioni di osservazione impediscono di determinare la ratio: di qui la necessit di una memoria culturale pi forte che non agli estremi (che deriva dalla necessit di attivare uno sfondo pi vasto per confrontarvi il comportamento della macchina). Ipoteticamente, ci sarebbe cio una relazione peculiare tra ratio indeterminata e necessit di estensione della memoria culturale: Affermare, cio, che un sistema mi appare dotato di memoria [come avviene per le macchine stocastiche] equivale a dire: le mie capacit osservative non mi permettono di fare una previsione valida sulla base di una osservazione, ma posso fare una previsione valida dopo una serie di osservazioni (Ashby 1956: 216). 23 Unaltra ipotesi di lettura dellopposizione plastico/figurativo potrebbe investigare le relazioni tra modi compresenti su quello che in precedenza stato chiamato testo-territorio. Il modo dominante potrebbe essere definito figurativo rispetto ai modi dominati, che attiverebbe una significazione di tipo plastico. Ad altro luogo la discussione di questipotesi.

eteromaterica, per ratio facilis) andrebbe sul primo piano in basso a destra. Le tre categorie rubricate originariamente come riconoscimento potrebbero essere recuperate in posizione un po arretrata: perch, sebbene dipendano in origine da una figurativizzazione naturale di altri lavori, rispetto allo spazio proposto possono indicare una codifica che non assoluta, ma sempre indiziaria (anche se poi lo spazio dei sintomi pu estendersi fino al primo piano). Limpronta si oppone alla proiezione (ma anche al calco: dipende dalloccorenza specifica) come tensione tra primo e secondo piano, a parit di posizione in alto a destra. Lostensione (esempi, campioni, campioni fittizi) occupa tendenzialmente il lato sinistro, da davanti a dietro. Ed infatti i tipi di lavoro (ostensione, replica, invenzione) sono sottospazi che partiscono lo spazio complessivo in macroporzioni dai confini sfumati (come discusso nel Trattato, i campioni fittizi sono insieme ostentati e replicati). Lostensione occuperebbe il lato destro, fino al centro, la replica il lato sinistro fino al centro, ma senza arretrare verso il fondo, linvenzione tenderebbe ad occupare il fondo, in particolar modo larea sinistra, ma forse fino a incrociare lostensione a destra. In definitiva, si tratta di estendere a tutta la tipologia lipotesi di un continuum di trasformazioni (TSG: 3.6.9.: 320). Potrebbe peraltro essere necessario tagliare una parte di spazio che si dimostrerebbe impraticabile. (Che cosa ci si perde rispetto alla Figura 39? Probabilmente, quella prossimit al livello discorsivo che caratterizza lapproccio echiano, cui si rinuncia in favore della costruzione di uno spazio deduttivo, secondo un modus operandi che in effetti forse pi greimasiano). 11. Di nuovo a proposito della tipologia dei modi di produzione segnica In fine di partita viene da chiedersi: che cos dunque la tipologia dei modi di produzione segnica? La questione pu essere articolata in quattro punti: i) linterpretazione -la semiosi-, a qualsiasi livello, una produzione (perch di principio non c livello superiore dellinterpretazione): per il principio di indeterminazione sancito dal Trattato ogni interpretazione (compresa quella epistemologica) altera necessariamente il paesaggio che attraversa. Proprio per questo, la semiotica come pratica interpretativa non unesplorazione di mare, dove la scia del battello sparisce non appena la nave passata, ma unesplorazione di terra: questo vuol dire che, in senso tecnico , lascia delle impronte, dei sentieri tracciati che entrano a far parte del paesaggio stesso e ne fanno da quel momento parte integrante (TSG: 44).

ii)

La semiotica, in quanto produzione, deve pensare la produzione stessa come condizione per potersi pensare come disciplina storica e non astorica: una condizione che la Struttura assente ribadisce fortissimamente e che resta imprinting del Trattato. La famosa sezione D della Struttura assente avanza infatti ad un certo punto una richiesta strana: essa chiede di sostituire alla domanda (confortevolmente enunciazionale) chi parla? la domanda chi muore? (SA: 357). Al di l di un certo pathos esistenzialista (abbastanza anomalo nellautore modello del corpus semiotico echiano), ci che viene richiesto , sembra di poter dire, di pensare la storicit. Come farlo da dentro la semiotica? Attraverso il concetto di produzione.

iii)

La produzione in semiotica pu essere pensata in primo luogo attraverso linstallarsi di una isotopia della produzione (che si dipana, con una sua figurativit specifica, tra materia, referente, produttore, impressore, traccia, impronta, campione, e cos via). In quanto discorso, il discorso semiotico non fa a meno delle risorse che descrive. Questa isotopia di produzione allora un percorso sullenciclopedia che pensa (riconosce/ricostituisce) lo storico come prodotto semiotico della strategia di un soggetto operatore. Di questa strategia, il capitolo 3.6. del Trattato offre una tipologia. Se Rossi-Landi poteva suggerire che loperazione svolta dal linguista nei confronti di una lingua morta consista nel rimettere in moto le macchine in una fabbrica abbandonata (Rossi-Landi 1968: 81), la tipologia echiana noterebbe che non sufficiente immettere il capitale variabile del lavoro del linguista sul capitale costante dei mezzi di produzione: se cos fosse, si presumerebbe infatti una preesistenza di quelle macchine che invece si tratta di ricostruire per abduzione a partire dai loro prodotti.

iv)

La tipologia dunque il modo in cui la storicit pu essere pensata internamente alla semiotica, nei termini della ricostruzione necessariamente a posteriori delle strategie di un soggetto operatore. Essa , insieme, una matrice di storie possibili (si noti la modalizzazione) della semiosi in quanto processo.

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