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Albert Einstein

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significati, vedi Einstein (disambigua).

Albert Einstein in una fotografia del 1947

 Premio Nobel per la fisica 1921


Albert Einstein (pronuncia italiana [ˈalbert ˈainstain] ; tedesca [ˈalbɛɐt̯
[1]

ˈaɪnʃtaɪn]; inglese [ˈæɫbəɹt ˈaɪnˌstaɪn]; Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18


aprile 1955) è stato un fisico tedesco naturalizzato svizzero e statunitense.

Generalmente considerato il più importante fisico del XX secolo, conosciuto


al grande pubblico anche per la formula dell'equivalenza massa-
energia, E = mc2, riconosciuta come l'"equazione più famosa al mondo" , e [2]

per tutti i suoi lavori che ebbero una forte influenza anche sulla filosofia della
scienza , nel 1921 ricevette il premio Nobel per la fisica «per i contributi
[3][4]

alla fisica teorica, in particolare per la scoperta della legge dell'effetto


fotoelettrico»,  un passo avanti cruciale per lo sviluppo della teoria dei quanti,
[5]

sviluppando a partire dal 1905 la teoria della relatività, uno dei due pilastri
della fisica moderna insieme alla meccanica quantistica . [6][7]

All'inizio della sua carriera credeva che la meccanica newtoniana non fosse


più sufficiente a conciliare le leggi della meccanica classica con le leggi
dell'elettromagnetismo e ciò lo portò a sviluppare la teoria della relatività
ristretta mentre era all'istituto federale della proprietà
intellettuale di Berna (1902–1909). Tuttavia successivamente si rese conto
che il principio di relatività poteva essere esteso ai campi gravitazionali,
quindi nel 1916 pubblicò un articolo sulla relatività generale con la sua teoria
della gravitazione. Continuò a trattare problemi di meccanica statistica e
teoria dei quanti, che lo portò a dare una spiegazione della teoria delle
particelle e del moto browniano. Indagò anche le proprietà termiche della luce
e gettò le basi per la teoria del fotone. Nel 1917, applicò la teoria della
relatività generale per modellizzare la struttura dell'universo. [8][9]

Eccetto che per un anno a Praga, Einstein visse in Svizzera tra il 1895 e il
1914, periodo durante il quale rinunciò alla cittadinanza tedesca (nel 1896),
poi, nel 1900, ricevette il diploma al Politecnico federale di
Zurigo (Eidgenössische Technische Hochschule, ETH). Dopo essere stato
apolide per più di cinque anni, assunse la cittadinanza svizzera nel 1901, che
tenne per il resto della sua vita. Nel 1905, conseguì un PhD all'Università di
Zurigo. Quello stesso anno, ricordato come annus mirabilis pubblicò quattro
articoli dal contenuto fortemente innovativo, che attirarono l'attenzione del
mondo accademico all'età di 26 anni. Dal 1912 al 1914 Einstein insegnò
fisica teorica a Zurigo, prima di partire per Berlino, dove fu eletto
all'Accademia Reale Prussiana delle Scienze.

Nel 1933, mentre Einstein stava visitando gli Stati Uniti, Adolf Hitler salì al
potere. A causa delle sue origini ebraiche, Einstein non fece ritorno in
Germania.  Si stabilì negli Stati Uniti e diventò un cittadino statunitense nel
[10]

1940.  Alla vigilia della seconda guerra mondiale, inviò una lettera al


[11]

presidente Roosevelt la quale avvisava del possibile sviluppo da parte della


Germania di "bombe di un nuovo tipo estremamente potenti" e suggeriva agli
Stati Uniti di cominciare delle simili ricerche. Ciò portò infine al progetto
Manhattan. Einstein sostenne gli alleati, ma criticò l'idea di usare la fissione
nucleare come arma. Firmò, con il filosofo britannico Bertrand Russel,
il Manifesto Russell-Einstein, nel quale si evidenziava il pericolo delle armi
nucleari. Fu affiliato con l'Institute for Advanced Study a Princeton, in New
Jersey, fino alla sua morte nel 1955.

Oltre a essere uno dei più celebri fisici della storia della scienza, che mutò in
maniera radicale il paradigma di interpretazione del mondo fisico, fu attivo in
diversi altri ambiti, dalla filosofia alla politica. Per il suo apporto alla cultura in
generale è considerato uno dei più importanti studiosi e pensatori del XX
secolo. Einstein pubblicò più di 300 articoli scientifici e più di 150 articoli non
scientifici. [8][12]  I suoi traguardi intellettuali e la sua originalità hanno reso il
termine "Einstein" sinonimo di "genio".  Eugene Wigner scrisse di Einstein in
[13]

confronto ai suoi contemporanei: [14]

(EN) (IT)
«Einstein's understanding «La comprensione di Einstein fu più
was deeper even than Jancsi profonda persino di quella di Jancsi
von Neumann's. His mind von Neumann. La sua mente era
was both more penetrating sia più acuta sia più originale di
and more original than von quella di von Neumann. E questa è
Neumann's. And that is a un'affermazione notevole.»
very remarkable statement»
(Eugene Wigner)
Indice
1B1Gi 119 1L'ins 1Teor 1L’ant 1Il 1L 2P2E 2V 2 Ei 2La 3R 4C5O5T 6F 7N8B 9V 1A 1C
i . ov . 05 . eg . ia . ise . No . a e . in . is . nst . vi ic u p. r il o i o 0lt 1oll
o 1en 2: 3 na 4 del 5 mit 6 bel 7m n 1st 2io 2 ein 3si o ri e1a m t b ci ri eg
g tù l'a m la is , la o s ei n . e il on n o r d o e li c p a
r e nn en rel m m rt i n e 1 so e o s eu g o o r m
a stu us to ati o at e e fil p cia rel s it zi r g rr o en
fi di mi e vit col uri r o ol lis igi ci à o a r e g ti
a lic ra la à pis tà o s iti m os m n fi a l e es
eal bili vit ge ce e of c o a e i a fi a tt ter
i s a ne Ei gli o a nt a t i ni
pri ral nst ulti i e
vat e ein mi
a an
ni

Biografia[modifica | modifica wikitesto]
«Non ho particolari talenti, sono solo appassionatamente
curioso.»
(da una lettera a Carl Seelig, 11 marzo 1952[15])
Gioventù e studi liceali[modifica | modifica wikitesto]

Einstein bambino con la sorellina Maja


Albert Einstein nacque a Ulma il 14 marzo del 1879 da una benestante
famiglia ebraica, figlio di Hermann Einstein, proprietario di una piccola
azienda che produceva macchinari elettrici, e di Pauline Koch. Frequentò una
scuola elementare cattolica e, su insistenza della madre, gli furono impartite
lezioni di violino. All'età di cinque anni il padre gli mostrò una bussola
tascabile ed Einstein si rese conto che qualcosa nello spazio "vuoto" agiva
sull'ago spostandolo in direzione del nord; avrebbe descritto in seguito
quest'esperienza come una delle più rivelatrici della sua vita.

Einstein a 14 anni
Einstein studente
«Albert [...] per quanto desse ai familiari segni di
ingegno precoce, non si distinse a scuola. Giunto
alle scuole medie, trovò disgustoso il sistema di
insegnamento tedesco ed entrò in conflitto coi
professori che da parte loro lo maltrattavano. [...]
Rovesci di fortuna fecero emigrare la famiglia a
Milano e Einstein, lasciato a Monaco a finire i
suoi studi, si dette per malato e raggiunse i suoi
in Italia. [...] Poi cercò di essere ammesso al
Politecnico di Zurigo, ma non avendo la regolare
licenza media fu rifiutato e non riuscì nemmeno a
superare gli esami di ammissione, per quanto
eccellesse in matematica e fisica. Andò allora per
un anno a fare studi di riparazione al Gymnasium
di Aarau [...] Finalmente, entrato al Politecnico di
Zurigo, ...»
(Emilio Segrè, Personaggi e scoperte nella fisica
contemporanea, Edizioni scientifiche e tecniche (EST)

Mondadori, 1997. ISSN 0303-2752)

La supposizione che il suo profitto in matematica fosse scarso è sbagliata (v.


a lato Emilio Segrè). Nell'agosto del 1886 Albert riferì alla madre l'ottimo
profitto scolastico: «Ieri Albert ha ricevuto la pagella, è nuovamente il primo
della classe» . Einstein cominciò a studiare matematica insieme con Max
[16]

Talmud,  un amico di famiglia che gli procurò testi scientifici come
[17]

gli Elementi di Euclide e anche filosofici come la Critica della ragion


pura di Kant . All'età di dieci anni iniziò a frequentare il Luitpold Gymnasium,
[17]

ma si rivelò ben presto insofferente al rigido ambiente scolastico, seppur


riportando comunque buoni voti in matematica e in latino . Inoltre suo zio
[18]

Jakob lo metteva spesso alla prova con problemi matematici che risolveva
brillantemente « [...] provando un profondo senso di felicità» . [19]

A causa di diversi dissesti economici (nel 1894 gli Einstein avevano fondato,
con un socio italiano, le officine elettrotecniche Nazionali Einstein-
Garrone a Pavia, poi fallite ) la famiglia Einstein dovette trasferirsi di
[20]
frequente: dapprima a Monaco di Baviera, poi nel 1894 a Pavia, a Palazzo
Cornazzani (dove, curiosamente, aveva già abitato Ugo Foscolo [20][21] ) dove
Albert scrisse il suo primo articolo scientifico, e due anni dopo
a Berna in Svizzera. Quando la famiglia si trasferì a Milano Einstein, allora
diciassettenne, restò in Svizzera per proseguire gli studi, che presto
abbandonò per ricongiungersi con la famiglia.

Il fallimento all'esame d'ingresso al Politecnico di Zurigo nel 1895, tentato


nonostante non avesse l'età minima richiesta e non superato per insufficienza
nelle materie letterarie, fu una dura battuta d'arresto. Pertanto per concludere
gli studi superiori fu mandato dalla famiglia ad Aarau dove riuscì a conseguire
il diploma nel 1896. Nell'ottobre dello stesso anno ritentò l'esame di
ammissione al politecnico, superandolo. Durante il primo anno di studi al
politecnico, nel 1896, conobbe Mileva Marić, sua compagna di studi, di cui
s'innamorò . Mileva era l'unica donna ammessa a frequentare il politecnico
[22]

federale svizzero.

Einstein concluse gli studi al politecnico nel luglio del 1900, superando gli
esami finali con la votazione di 4,9/6 e classificandosi quarto su cinque
promossi. Egli fu l'unico dei laureati a non ottenere un posto come
assistente . Nel 1900 gli venne garantito un diploma da insegnante
[23]

dall'Eidgenössische Technische Hochschule e nel 1901 fu


naturalizzato svizzero . In quel periodo Einstein discuteva dei suoi interessi
[24]

scientifici con un ristretto gruppo di amici, inclusa Mileva .


[25]

Einstein e Mileva nel 1912


Nel gennaio 1902 Mileva ebbe una figlia, Lieserl, che morì presumibilmente
di scarlattina. Quel parto illegittimo compromise gli studi della giovane che
decise di sacrificarsi per la famiglia e la carriera accademica di Albert. Nel
1903 Albert e Mileva si sposarono in municipio. In seguito Mileva avrebbe
dato alla luce altri due figli: Hans Albert (1904), che sarebbe diventato
ingegnere ed Eduard (1910), con ottime capacità nella musica e negli studi,
che poi fu travolto dalla malattia mentale e trascorse gran parte della sua vita
tra la casa materna di Zurigo e l'ospedale psichiatrico Burghölzli.

Dopo la laurea Einstein trovò lavoro presso l'ufficio brevetti di Berna. Insieme
con l'amico e collega di lavoro Michele Besso fondò un gruppo di discussione
chiamato "Accademia Olimpia", dove si discuteva di scienza e filosofia.

1905: l'annus mirabilis[modifica | modifica wikitesto]

Einstein nel 1921


Lo stesso argomento in dettaglio: Annus
Mirabilis Papers.
Il 1905 fu un anno di svolta nella vita di Einstein e nella storia della fisica. Nel
giro di sette mesi pubblicò sei lavori:

1. un articolo, ultimato il 17 marzo, che spiegava l'effetto fotoelettrico in


base alla composizione della radiazione
elettromagnetica di quanti discreti di energia (poi denominati fotoni),
secondo il concetto di quanto ipotizzato nel 1900 da Max Planck.
Questo studio gli avrebbe valso il Premio Nobel per la fisica nel 1921 e
avrebbe contribuito allo sviluppo della meccanica quantistica;
2. la tesi di dottorato sul tema "Nuova determinazione delle dimensioni
molecolari", pubblicata il 30 aprile. Sarebbe diventato lo scritto di
Einstein più citato nella letteratura scientifica degli anni settanta;
3. un articolo, datato 11 maggio, sul moto browniano, che costituiva uno
sviluppo della sua tesi di dottorato;
4. una prima memoria, in data 30 giugno, dal titolo Zur Elektrodynamik
bewegter Körper (Sull'elettrodinamica dei corpi in movimento) che
aveva come oggetto l'interazione fra corpi carichi in movimento e
il campo elettromagnetico vista da diversi osservatori in stati di moto
differenti. La teoria esposta nell'articolo, nota successivamente con il
nome di Relatività ristretta (o speciale), risolveva i contrasti tra teoria
meccanica e teoria elettromagnetica della luce, che avevano
caratterizzato la fisica dell'Ottocento, con una revisione dei concetti
di spazio e di tempo assoluti;
5. un'altra memoria sulla relatività ristretta, datata 27 settembre, che
conteneva la nota formula E=mc²;
6. un altro articolo sul moto browniano, pubblicato il 19 dicembre.
L'insegnamento e la vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Einstein ed Elsa
Einstein ottenne il dottorato il 15 gennaio del 1906 e insegnò a Berna a
partire dal 1908. Nel 1909 pubblicò Über die Entwicklung unserer
Anschauungen über das Wesen und die Konstitution der Strahlung, sulla
quantizzazione della luce. In questo e in un precedente scritto dello stesso
anno dimostrò che l'energia dei quanti di Max Planck deve avere una quantità
di moto ben definita. Questo scritto introdusse il concetto di fotone (anche se
il termine "fotone" fu usato come tale da Gilbert Lewis nel 1926 ) e ispirò la
[26]

nozione di dualismo onda-particella nella meccanica quantistica.

Nel 1911 si trasferì a Praga e nel 1914 fu nominato direttore dell'Istituto di


Fisica dell'Università di Berlino, dove rimase fino al 1933. In quegli anni
effettuò alcune ricerche sulla meccanica statistica e sulla teoria della
radiazione.

Sin dal marzo 1912 aveva iniziato una relazione con la cugina trentaseienne
divorziata Elsa Löwenthal e della moglie diceva che era come una
dipendente che non poteva licenziare. Per incontrare Elsa spariva per giorni
finché andò via da casa, dettando poi condizioni incredibili alla moglie:

1. che i suoi vestiti e la biancheria fossero mantenuti in ordine e in buono


stato;
2. che egli ricevesse i suoi tre pasti regolarmente nella sua stanza;
3. che la sua camera da letto e lo studio fossero sempre puliti e, in
particolare, che sulla sua scrivania potesse mettere le mani solo lui.
Mileva avrebbe anche dovuto rinunciare a ogni rapporto personale, astenersi
dal criticarlo sia a parole sia con azioni davanti ai figli. Inoltre Einstein
aggiunse altri punti:

1. Non doveva aspettarsi intimità.


2. Doveva smettere immediatamente di rivolgersi a lui se lo richiedeva.
3. Doveva uscire all'istante dalla stanza e senza protestare se egli lo
richiedeva. [27]

Mileva accettò ed egli tornò a casa, ma dopo pochi mesi lei tornò con i figli a
Zurigo e nel 1919 i due divorziarono, a fronte di un accordo economico
(pensione di reversibilità, aumentare i versamenti e ricevere tutto il denaro del
futuro premio Nobel).  Nello stesso anno Einstein sposò in seconde nozze la
[28]

cugina, a cui restò legato fino alla morte di lei nel 1936.
Teoria della relatività generale[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Relatività generale.

L'eclissi del 1919 che fornì una prova a sostegno della teoria della relatività generale

Vier vorlesungen über Relativitätstheorie (gehalten im Mai, 1921, an der Universität


Princeton, Vieweg, Braunschweig) rappresenta il testo originale tedesco della prima
edizione di The Meaning of Relativity del 1921.
Nel 1915 Einstein propose una teoria relativistica della gravitazione,
denominata relatività generale, che descriveva le proprietà
dello spaziotempo a quattro dimensioni: secondo tale teoria la gravità non è
altro che la manifestazione della curvatura dello spaziotempo.
Einstein dedusse le equazioni del moto da quelle della relatività speciale
valide localmente nei sistemi inerziali; dedusse inoltre il modo in cui la
materia curva lo spaziotempo imponendo l'equivalenza di ogni possibile
sistema di riferimento (da cui il nome di "relatività generale").

In particolare, il potenziale gravitazionale newtoniano viene reinterpretato


come l'approssimazione, per campo debole, della componente temporale del
tensore metrico: da questo discende il fatto che il tempo scorre più
lentamente in un campo gravitazionale più intenso. Alla pubblicazione, la
teoria venne accolta con scetticismo da parte della comunità scientifica,
perché derivata unicamente da ragionamenti matematici e analisi razionali, e
non da esperimenti e osservazioni . [29]

Nel 1917 mostrò il legame tra la legge di Bohr e la formula di Planck


dell'irraggiamento del corpo nero. Nello stesso anno introdusse la nozione
di emissione stimolata, che sarebbe poi stata applicata alla concezione
del laser.

Nel 1919 le predizioni della relatività generale furono confermate dalle


misurazioni dell'astrofisico Arthur Eddington effettuate durante un'eclissi
solare, che verificarono che la luce emanata da una stella era deviata
dalla gravità del sole . Le osservazioni ebbero luogo il 29 maggio del 1919
[29]

a Sobral, in Brasile, e nell'isola di Príncipe, nello Stato di São Tomé e


Príncipe .
[29]

«Max Planck non capiva nulla di fisica, perché durante l'eclissi del


1919 è rimasto in piedi tutta la notte per vedere se fosse stata
confermata la curvatura della luce dovuta al campo gravitazionale. Se
avesse capito la teoria, avrebbe fatto come me, e sarebbe andato a
letto.»
(Archivio Einstein 14-459[29])

Da allora esperimenti sempre più precisi hanno confermato le predizioni della


teoria, prevalentemente nell'ambito dell'astronomia (precessione del perielio
di Mercurio e lenti gravitazionali).

L’antisemitismo colpisce Einstein[modifica | modifica wikitesto]


Le posizioni antimilitariste assunte da Einstein durante la prima guerra
mondiale, nonché il crescente clima antisemita in Germania crearono un
ambiente particolarmente scomodo. Presto cominciò a ricevere lettere
minatorie e ingiurie mentre usciva dal suo appartamento o dall’ufficio. Nel
febbraio 1920 un gruppo di studenti interruppe una sua lezione e uno di essi
gridò: «Taglierò la gola a quello sporco ebreo!». Fu poi lo stesso Ministro
dell’Istruzione a scrivergli una lettera di stima da parte del governo tedesco.[30]

L’antisemitismo divenne anche la molla per attacchi sul campo scientifico,


tanto che, per reazione, scrisse un articolo per il Berliner Tageblatt dal
titolo La mia risposta, in cui denunciava il fatto che se non fosse stato un
ebreo le sue teorie non sarebbero state attaccate in maniera così veemente.
Ma quella sua reazione scomposta lo fece pentire di essersi lasciato
trascinare dall’ira.[31]

Il clima divenne ancor più pericoloso quando il 24 giugno 1922 fu assassinato


il ministro degli esteri tedesco Walther Rathenau, che era ebreo. Era la 350ª
vittima per mano della destra dalla fine della guerra. [32]

Il Nobel, la maturità e gli ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Einstein nel 1921


Il 27 aprile 1920 Bohr giunse a Berlino su invito di Max Planck. Essendo
presente a Berlino anche Einstein, si colse l’occasione per un incontro a tre
dei più importanti fisici dell’epoca. L’incontro fu estremamente cordiale:
seppur diversi caratterialmente si trovarono a loro agio parlando per tutto il
tempo di fisica, confrontando le loro idee. «Poche volte, nella vita, una
persona mi ha dato tanta gioia con la sua sola presenza come stato nel suo
caso», scrisse successivamente Einstein a Bohr. [33]

Nel 1921 ottenne il Premio Nobel per la Fisica per il suo lavoro del 1905 sulla
spiegazione dell'effetto fotoelettrico (il premio fu effettivamente assegnato nel
1922). In quegli anni cominciò a dedicarsi alla ricerca di teorie di campo
unificate, argomento che lo appassionò fino alla fine, assieme ai tentativi di
spiegazioni alternative dei fenomeni quantistici; infatti la sua concezione del
mondo fisico mal si conciliava con le interpretazioni probabilistiche della
meccanica quantistica. Il più famoso tentativo in questo senso fu il paradosso
EPR (Einstein-Podolsky-Rosen) elaborato con Boris Podolsky e Nathan
Rosen.

Nel 1927 Einstein venne invitato dal governo italiano a partecipare


al Congresso internazionale dei Fisici, che si svolgeva quell'anno a Como in
occasione del centenario dalla morte di Alessandro Volta. Egli fu il solo a
declinare l'invito per la sua opposizione al regime di Mussolini .
[34]

La casa di Einstein a Princeton


Nel gennaio del 1933, quando Adolf Hitler salì al potere, Einstein si trovava
momentaneamente all'università di Princeton come professore ospite. Il 7
aprile dello stesso anno venne promulgata la "Legge della Restaurazione del
Servizio Civile", a causa della quale tutti i professori universitari di origine
ebraica furono licenziati. Nell'ottobre del 1933, con l'intensificarsi delle
persecuzioni anti-semitiche, decise di trasferirsi negli Stati Uniti. Durante
gli anni trenta, con i nazisti al potere, i premi Nobel Philipp von
Lenard e Johannes Stark condussero una strenua campagna atta a
screditare i suoi lavori, etichettandoli come "fisica ebraica", in contrasto con la
"fisica tedesca" o "ariana". Nel 1944, a Rignano sull'Arno, la moglie e le figlie
di suo cugino Robert furono uccise da un reparto delle SS, verosimilmente
come rappresaglia nei suoi confronti ; la strage, a cui si aggiunse l'anno
[35]

seguente la perdita del cugino, morto suicida, colpì molto Einstein , che
[36]

aveva acquisito la cittadinanza statunitense nel 1940 e che non rientrò più
in Europa, rimanendo negli USA fino alla morte.

Brevetto per Refrigeratore di Einstein-Szilard


Oltre all'insegnamento e alle apparizioni in pubblico, presso l'Institute for
Advanced Study di Princeton proseguì le sue ricerche, studiando anche
alcuni problemi cosmologici e le probabilità delle transizioni atomiche. Negli
ultimi anni di vita tentò di unificare la gravità e l'elettromagnetismo, le
due forze fondamentali allora conosciute, sebbene si può notare fosse già
iniziato lo studio della forza nucleare forte e della forza nucleare debole,
quest'ultima per opera di Enrico Fermi. Nel 1950 descrisse la sua teoria di
unificazione, rivelatasi poi parzialmente errata, in un articolo sulla
rivista Scientific American.

Vi è anche una parte della sua personalità collegata a un senso più pratico
della scienza. Nel 1929 infatti lavorò insieme con Leó Szilárd a un prototipo
di macchina frigorifera ad assorbimento diffusione, realizzando un brevetto
innovativo di un refrigeratore funzionante solo con una miscela di acqua,
ammoniaca e butano, senza parti in movimento e con consumi elettrici
bassissimi. Il brevetto, registrato negli Stati Uniti nel 1930 , non fu mai
[37]

commercializzato perché fu soppiantato commercialmente dal brevetto


Servel-Electrolux per gli attuali frigoriferi con ciclo ad assorbimento, oggi noti
principalmente per motocaravan e roulotte. Recentemente però sono stati
fatti studi volti a un eventuale utilizzo pratico dell'idea alla base del brevetto
Einstein-Szilard .[38]

Nel 1952, quando il Presidente d'Israele Chaim Weizmann morì,


l'allora Primo Ministro gli offrì l'incarico, ma rifiutò, spiegando di mancare sia
dell'inclinazione sia dell'esperienze necessarie .[39]

La morte[modifica | modifica wikitesto]
Il 17 aprile del 1955 fu colpito da una improvvisa emorragia causata dalla
rottura di un aneurisma dell'aorta addominale, arteria che era stata già
rinforzata precauzionalmente con un'operazione chirurgica nel 1948. Fu
ricoverato all'ospedale di Princeton, dove morì nelle prime ore del mattino del
giorno dopo (ore 1:15 del 18 aprile 1955) a 76 anni.

Aveva espresso verbalmente il desiderio di mettere il proprio corpo a


disposizione della scienza e Thomas Stoltz Harvey, il patologo che effettuò
l'autopsia, di propria iniziativa rimosse il cervello e lo conservò a casa propria
immerso nella formalina in un barattolo sottovuoto per circa 30 anni. Il resto
del corpo fu cremato e le ceneri furono disperse in un luogo segreto. Quando
i parenti di Einstein furono messi al corrente, acconsentirono a che il cervello
fosse sezionato in 240 parti da consegnare ad altrettanti ricercatori; la parte
più grossa è custodita nell'ospedale di Princeton.

Pensiero[modifica | modifica wikitesto]
Einstein filosofo[modifica | modifica wikitesto]

Einstein e Bohr
Sebbene i contributi principali di Einstein siano relativi alla fisica, è indubbio
che egli nutrisse un sincero interesse per la filosofia: nella sua vita studiò
scritti di carattere filosofico fin dagli anni del liceo (da quando per la prima
volta lesse un libro di Kant). Tuttavia egli non si considerò mai un filosofo nel
senso stretto del termine: il suo, più che un sistema filosofico, venne definito
da Reichenbach un «atteggiamento filosofico» . [40]

Come pensatore e filosofo, era mosso da una profonda ammirazione per i


sistemi di Spinoza e Schopenhauer. Del primo era particolarmente
affascinato dalla concezione olistica, cioè dall'idea del cosmo come di un tutto
ordinato secondo le leggi di un'entità panica impersonale, mentre del
secondo condivideva la visione disincantata dell'umanità; inoltre, in tutta la
produzione saggistica si può notare come lo stile einsteiniano, lineare e al
contempo vibrante e ricco di passi altamente suggestivi, sia avvicinabile a
quello di alcuni testi del filosofo tedesco (come dimostrano i caustici aforismi).
Nell'ambito della filosofia della scienza, egli affermò l'importanza nei suoi
studi dell'opera di David Hume e dell'epistemologia di Ernst Mach, da cui
tuttavia si distaccò nella maturità. Smentì invece una sua presunta adesione
al positivismo:

«Io non sono positivista. Il positivismo stabilisce che quanto non può
essere osservato non esiste. Questa concezione è scientificamente
insostenibile, perché è impossibile fare affermazioni valide su ciò che
uno "può" o "non può" osservare. Uno dovrebbe dire: "Solo ciò che noi
osserviamo esiste": il che è ovviamente falso.»
(Brian, Einstein: a life, 1996)

Einstein sostenne in più occasioni l'importanza dell'epistemologia nella


scienza contemporanea (tanto che negli ultimi anni di vita affermò «La
scienza senza epistemologia, se pure si può concepire, è primitiva e
informe» ) ed egli stesso accompagnò il suo lavoro scientifico con una chiara
[41]

posizione epistemologica, fino ad arrivare a parlare nella sua Autobiografia


scientifica di un «credo epistemologico». In esso egli distingue la totalità delle
esperienze sensibili (ovvero i dati offerti dalla natura) dall'insieme dei concetti
e delle proposizioni di cui fa uso la scienza (cioè la costruzione teorica); il
compito del pensiero logico riguarda solo la parte della costruzione teorica,
che però a sua volta assume significato solo dalla connessione, puramente
intuitiva e non di carattere logico, con le esperienze sensibili. In altre parole,
per Einstein il sistema dei concetti e delle preposizioni di cui fa uso la scienza
è una semplice creazione umana che però assume valore e contenuto solo
nel momento in cui permette il più possibile di collegare e connettere tra loro i
dati sperimentali con la maggiore "economia" (o semplicità) di termini e
proposizioni stesse .
[42]

Alcuni autori hanno evidenziato la rilevanza del pensiero epistemologico di


Einstein, come elemento che avrebbe favorito lo scienziato nel formulare
un'immagine robusta e coerente della realtà fisica . La sua fiducia
[43]

nell'intelligibilità dell'universo lo portò a una concezione


rigorosamente deterministica, convincendolo che «Dio non gioca ai dadi»  in [44]
opposizione ai risultati intrinsecamente probabilistici della meccanica
quantistica, cui diede comunque indirettamente importanti contributi . [45]

Celebre inoltre è il carteggio che Einstein intrattenne con Sigmund


Freud negli anni trenta, in cui si interroga sul Perché la guerra, in un periodo
così disastroso per l'umanità compreso tra le due guerre mondiali, ottenendo
come risposta dal fondatore della psicoanalisi la natura intrinsecamente
aggressiva dell'animo umano . Altrettanto celebre è la raccolta di saggi su
[46]

varie tematiche Come io vedo il mondo.

Visione politica[modifica | modifica wikitesto]


Einstein era intransigente come scienziato, così come persona; nel 1913
rifiutò di firmare un manifesto a favore della guerra che gli veniva proposto da
un buon numero di scienziati tedeschi.

L'autorevolezza di Einstein si fece sentire inoltre non solo nel campo della
fisica, ma anche in ambito sociale, politico e culturale, in particolare sul tema
della non violenza di Gandhi:

«Credo che le idee di Gandhi siano state, tra quelle di tutti gli uomini
politici del nostro tempo, le più illuminate. Noi dovremmo sforzarci di
agire secondo il suo insegnamento, rifiutando la violenza e lo scontro
per promuovere la nostra causa, e non partecipando a ciò che la
nostra coscienza ritiene ingiusto.»
Albert Einstein nel 1921
Einstein si considerò sempre un pacifista  e un umanista , e negli ultimi anni
[47] [48]

della sua vita, anche socialista, e da molti venne considerato comunista.


Descrivendo il Mahatma Gandhi, Albert Einstein disse «Le future generazioni
difficilmente potranno credere che qualcuno come lui sia stato sulla terra in
carne e ossa». «Gandhi, il più grande genio politico del nostro tempo, ci ha
indicato la strada da percorrere. Egli ci ha mostrato di quali sacrifici l'uomo
sia capace una volta che abbia scoperto il cammino giusto». «Dovremmo
sforzarci di fare le cose allo stesso modo: non utilizzando la violenza per
combattere per la nostra causa, ma non-partecipando a qualcosa che
crediamo sia sbagliato».

Come Gandhi, inoltre, Einstein si fece assertore del valore etico e salutistico
del vegetarianismo, abbracciando egli stesso questo stile alimentare. [49]

Le opinioni di Einstein su altri argomenti, come il socialismo, il maccartismo e


il razzismo, furono male interpretate[senza fonte] e la sua figura risultò molto
controversa negli Stati Uniti di quegli anni (vedi il paragrafo Einstein e il
socialismo). Einstein fu inoltre cofondatore del liberale Partito Democratico
Tedesco.

L'FBI raccolse un fascicolo di 1427 pagine sulla sua attività e raccomandò


che gli fosse impedito di emigrare negli Stati Uniti secondo lo Alien Exclusion
Act, aggiungendo che, insieme con altri addebiti, Einstein credeva,
consigliava, difendeva o insegnava una dottrina che, in senso legale, era
stata ritenuta dai tribunali, in altri casi, « [...] capace di permettere all'anarchia
di progredire indisturbata» e che portava a « [...] un governo solo di nome».
Aggiunse anche che Einstein « [...] era stato membro, sostenitore o affiliato a
34 movimenti comunisti tra il 1937 e il 1954» e che « [...] inoltre lavorò come
presidente onorario in tre organizzazioni comuniste» . [50]

Albert Einstein nel 1931


Einstein si oppose ai governi dittatoriali e per questo motivo (e per le sue
origini ebraiche) abbandonò la Germania subito dopo la presa del potere da
parte del partito nazista. Il 30 gennaio 1933 lo scienziato era in viaggio di
ritorno in Germania dopo un soggiorno negli Stati Uniti; appresa la notizia
dell'ascesa di Adolf Hitler mentre si trovava in Belgio, dopo qualche
esitazione decise di interrompere il viaggio e ritornare oltre Atlantico su invito
del Institute for Advanced Study a Princeton. [51]
In principio fu favorevole alla realizzazione della bomba atomica al fine di
prevenirne la costruzione da parte di Hitler e per questo scrisse anche
una lettera  (del 2 agosto del 1939 probabilmente scritta da Leó Szilárd) al
[52]

presidente Roosevelt, incoraggiandolo a iniziare un programma di ricerca


scientifico-tecnologica per sfruttare l'energia nucleare a scopi civili,
dichiarando nella lettera  per il presidente che essa poteva essere utilizzata
[52]

anche per creare delle bombe molto potenti. Roosevelt rispose creando un
comitato per studiare la possibilità di usare l'uranio come arma nucleare.
Successivamente il Progetto Manhattan assorbì tale comitato.

Einstein, insieme con Albert Schweitzer e Bertrand Russell, combatté contro i


test e le sperimentazioni militari della bomba atomica. Successivamente
invece non fu ascoltato quando, nel 1945, si oppose al lancio della stessa
bomba sul Giappone.

Insieme con Russell firmò il Manifesto Russell-Einstein, che dette vita


alla Pugwash Conferences on Science and World Affairs.

Tuttavia, dopo la guerra, Einstein fece pressioni per il disarmo nucleare e per
l'istituzione di un governo mondiale. Affermò: «Non so con quali armi verrà
combattuta la Terza guerra mondiale, ma la Quarta verrà combattuta con
clave e pietre».

Non fu un sostenitore del sionismo, anche se sostenne l'insediamento


ebraico nell'antica sede del giudaismo, e fu attivo nell'istituzione
dell'Università Ebraica di Gerusalemme, in cui pubblicò (1930) un volume
intitolato About Zionism: Discorsi e Conferenze del Professor Albert
Einstein e a cui donò i suoi scritti. D'altra parte si oppose al nazionalismo ed
espresse scetticismo rispetto alla soluzione di uno Stato-nazione ebraico,
preferendo la soluzione "binazionale" (binational solution), ovvero la
creazione di un unico Stato, ma con il riconoscimento di cittadinanza e pari
diritti per tutti gli abitanti, a prescindere da etnia o religione. Insieme con altri
intellettuali ebrei (tra cui Hannah Arendt) il 4 dicembre 1948 scrisse una
lettera al New York Times in cui veniva fortemente criticata la visita negli Stati
Uniti di Menachem Begin, definendo i metodi e l'ideologia del suo partito
"Tnuat Haherut" (formato dopo lo scioglimento ufficiale dell'Irgun) come
ispirati a quelli dei partiti nazisti.  Nel 1950, con altre illustri personalità,
[53]

s'impegnò inutilmente per la salvezza di Milada Horáková, condannata a


morte dal regime comunista cecoslovacco. In tarda età (1952) gli fu offerto il
posto di secondo capo di Stato del nuovo Stato di Israele, ma declinò l'invito
con la giustificazione di non avere le capacità necessarie.

Einstein e il socialismo[modifica | modifica wikitesto]


Scrisse nel 1929: «Rendo omaggio a Lenin come a colui che ha dedicato
tutte le sue forze alla realizzazione della giustizia sociale, sacrificando a
questo fine la propria individualità. Non credo però che il suo metodo sia
giusto» .
[54]

Nell'articolo del 1949 Perché il socialismo?, Albert Einstein descrisse il


disordine economico della società capitalistica moderna come fonte di un
male da superare. Egli era contrario ai regimi totalitari dell'Unione Sovietica e
di altri paesi, ma era favorevole a un socialismo democratico che combinasse
un'economia pianificata con un profondo rispetto per i diritti umani. Difatti per
Einstein il vero scopo del socialismo era precisamente di superare e andare
al di là della "fase predatoria dello sviluppo umano" per anticipare un modello
di società nuovo che conciliasse il benessere del singolo individuo con quello
della comunità intera.

La visione religiosa[modifica | modifica wikitesto]


Benché di famiglia ebraica, Einstein non credeva negli aspetti strettamente
religiosi dell'ebraismo, ma considerava sé stesso ebreo da un punto di vista
culturale. Einstein fu socio onorario della Rationalist Press Association sin dal
1934.

Einstein in età adulta rifiutava nel complesso l'idea di un Dio personale


(ritenendola una forma di antropomorfismo) tipica della concezione ebraico-
cristiana, come testimonia una lettera personale nel 1954,  dove scriveva:
[55]

«Io non credo in un Dio personale e non ho mai negato questo fatto,
anzi, ho sempre espresso le mie convinzioni chiaramente. Se
qualcosa in me può essere chiamato religioso è la mia sconfinata
ammirazione per la struttura del mondo che la scienza ha fin qui
potuto rivelare.»
E ancora, sulla morte: [55]

«Non riesco a concepire un Dio che premi e castighi le sue creature o


che sia dotato di una volontà simile alla nostra. E neppure riesco né
voglio concepire un individuo che sopravviva alla propria morte fisica;
lasciamo ai deboli di spirito, animati dal timore o da un assurdo
egocentrismo, il conforto di simili pensieri. Sono appagato dal mistero
dell'eternità della vita e dal barlume della meravigliosa struttura del
mondo esistente, insieme al tentativo ostinato di comprendere una
parte, sia pur minuscola, della Ragione che si manifesta nella Natura.»
In una sua lettera manoscritta datata 3 gennaio 1954 (quindici mesi prima
della morte) indirizzata al filosofo Eric Gutkind, che gli aveva inviato una
copia di un suo libro sulla Bibbia, Einstein ribadisce ancora le sue concezioni
scrivendo:

«…Per me, la parola Dio non è niente di più che un'espressione e un


prodotto dell'umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di
onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto
infantili. Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi
cambiare idea su questo. Per me la religione ebraica, come tutte le
altre, è un'incarnazione delle superstizioni più puerili…»
Questa importante missiva , acquistata all'asta nel 1955 da un privato e
[55]

rimasta per molto tempo sconosciuta, è stata venduta a Londra il 15 maggio


2008 per 214.000 Euro dalla casa d'aste 'Bloomsbury' [56][57][58] .

Era affascinato dal panteismo di Spinoza («Io credo nel Dio di Spinoza che si


rivela nella ordinaria armonia di ciò che esiste, non in un Dio che si
preoccupa del fato e delle azioni degli esseri umani»), ma rifiutava l'etichetta
di panteista. Una volta in risposta alla domanda: «Lei crede nel Dio di
Spinoza?», Einstein rispose così:
«Non posso rispondere con un semplice sì o no. Io non sono ateo e
non penso di potermi chiamare panteista. Noi siamo nella situazione di
un bambino piccolo che entra in una vasta biblioteca riempita di libri
scritti in molte lingue diverse. Il bambino sa che qualcuno deve aver
scritto quei libri. Egli non conosce come. Il bambino sospetta che
debba esserci un ordine misterioso nella sistemazione di quei libri, ma
non conosce quale sia. Questo mi sembra essere il comportamento
dell'essere umano più intelligente nei confronti di Dio. Noi vediamo un
universo meravigliosamente ordinato che rispetta leggi precise, che
possiamo però comprendere solo in modo oscuro. I nostri limitati
pensieri non possono afferrare la forza misteriosa che muove le
costellazioni. Mi affascina il panteismo di Spinoza, ma ammiro ben di
più il suo contributo al pensiero moderno, perché egli è il primo filosofo
che tratta il corpo e l'anima come un'unità e non come due cose
separate»
(Brian, Einstein a life, 1996, p. 127)

La posizione di Einstein verso la religione ammette una 'attitudine religiosa'


dinanzi al mistero e alla bellezza della natura, un'attitudine che però, come
sopra accennato, appare piuttosto differente da un'impostazione tradizionale
di tipo ebraico-cristiana. Albert Einstein sembra infatti rigettare, pur rifiutando
esplicitamente l'ateismo, una concezione di Dio personale, come testimoniato
dal seguente passaggio tratto da Il Mondo come io lo vedo (1934) : [59]
«Fu l'esperienza del mistero - seppure mista alla paura - che generò la
religione. Sapere dell'esistenza di qualcosa che non possiamo
penetrare, sapere della manifestazione della ragione più profonda e
della più radiosa bellezza, accessibili alla nostra ragione solo nelle loro
forme più elementari - questo sapere e questa emozione costituiscono
la vera attitudine religiosa; in questo senso, e solo in questo, sono un
uomo profondamente religioso. Non posso concepire un Dio che
premia e punisce le sue creature, o che possiede una volontà del tipo
che noi riconosciamo in noi stessi. Un individuo che sopravvivesse alla
propria morte fisica è totalmente lontano dalla mia comprensione, né
vorrei che fosse altrimenti; tali nozioni valgono per le paure o per
l'assurdo egoismo di anime deboli. A me basta il mistero dell'eternità
della vita e la vaga idea della meravigliosa struttura della realtà,
insieme allo sforzo individuale per comprendere un frammento, anche
il più piccino, della ragione che si manifesta nella natura»
Fu accusato di ateismo dal vescovo di Boston O'Connell, che lo accusò
altresì di corrompere la morale attraverso queste sue idee, e di questo
Einstein soffrì molto. In realtà Einstein non aveva nemmeno una grande
opinione dell'ateismo militante: [60]

«Gli atei fanatici sono come schiavi che ancora sentono il peso delle
catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta. Sono creature
che – nel loro rancore contro le religioni tradizionali come "oppio delle
masse" – non possono sentire la musica delle sfere.»
E ancora :
[61]
«Trovi sorprendente che io pensi alla comprensibilità del mondo (nella
misura in cui ci sia lecito parlarne) come a un miracolo o a un eterno
mistero. A priori, tutto sommato, ci si potrebbe aspettare un mondo
caotico del tutto inafferrabile da parte del pensiero. Ci si potrebbe
(forse addirittura si dovrebbe) attendere che il mondo si manifesti
come soggetto alle leggi solo a condizione che noi operiamo un
intervento ordinatore. Questo tipo di ordinamento sarebbe simile
all'ordine alfabetico delle parole di una lingua. Al contrario, il tipo
d'ordine che, per esempio, è stato creato dalla teoria della gravitazione
di Newton è di carattere completamente diverso: anche se gli assiomi
della teoria sono posti dall'uomo, il successo di una tale impresa
presuppone un alto grado d'ordine nel mondo oggettivo, che non era
affatto giustificato prevedere a priori. È qui che compare il sentimento
del "miracoloso", che cresce sempre più con lo sviluppo della nostra
conoscenza. E qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei di
professione, che si sentono paghi per la coscienza di avere con
successo non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo
privato dei miracoli. La cosa curiosa, certo, è che dobbiamo
accontentarci di riconoscere il "miracolo", senza poter individuare una
via legittima per andar oltre. Capisco che devo ben esplicitare
quest'ultima considerazione in modo che non ti venga in mente che,
indebolito dall'età, io sia divenuto vittima dei preti.»
In una lettera del 24 gennaio 1936 che egli scrisse in risposta a un bambino,
che gli aveva chiesto se anche gli scienziati pregassero e per che cosa, dopo
aver detto che per uno scienziato ogni evento è riconducibile alle leggi di
natura e quindi non risulta influenzabile dalla preghiera, aggiunse: "Però,
chiunque sia seriamente impegnato nella ricerca della scienza si convince
che un qualche spirito, molto superiore a quello dell‘uomo, è manifesto nelle
leggi dell`universo." (Albert Einstein, Dear Professor Einstein. Albert
Einstein`s letters to and from Children, ed. by Robert Schulmann,
Prometheus Book, New York 2002, p. 129).

Sebbene fosse ebreo, Einstein ammirava molto la figura storica di Gesù : [62]
– Fino a che punto è influenzato dalla cristianità?

– Da bambino ho ricevuto un'istruzione sia sul Talmud che sulla Bibbia. Sono
un ebreo, ma sono affascinato dalla figura luminosa del Nazareno».

– Ha mai letto il libro di Emil Ludwig su Gesù?

– Il libro di Ludwig è superficiale. Gesù è una figura troppo imponente per la
penna di un fraseggiatore, per quanto capace. Nessun uomo può disporre
della cristianità con un bon mot.

– Accetta il Gesù storico?

– Senza dubbio! Nessuno può leggere i Vangeli senza sentire la presenza
attuale di Gesù. La sua personalità pulsa a ogni parola. Nessun mito può mai
essere riempito di una tale vita.

Riguardo alla relazione tra scienza e religione egli nel 1950 in Out of My Later
Years, scrive: «La scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la
scienza è cieca». E ancora: «La scienza, contrariamente a un'opinione
diffusa, non elimina Dio. La fisica deve proporsi non solo di sapere com'è la
natura, ma anche di sapere perché la natura è così e non in un'altra maniera,
con l'intento di arrivare a capire se Dio avesse davanti a sé altre scelte
quando creò il mondo» . [63]

Circa la chiesa cattolica durante la seconda guerra mondiale, a Einstein è


stata attribuita questa posizione riportata a pagina 38 del numero
del Time del dicembre 1940 : [64]

«Essendo amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione in


Germania, guardai con fiducia alle università… Ma le università
vennero zittite. Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani... Ma
anche loro vennero ridotti al silenzio, soffocati nell'arco di poche
settimane. Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada
alle campagne di Hitler per sopprimere la verità. Prima io non ho mai
provato nessun interesse particolare per la Chiesa, ma ora provo nei
suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da sola
ha avuto il coraggio e l'ostinazione per sostenere la verità intellettuale
e la libertà morale…»
Einstein sapeva dell'articolo del Time Magazine in cui era citata la sua
affermazione e sulla quale alcuni chiedevano maggiori dettagli,  ma non
[65]

scrisse mai alla rivista per farla rettificare, anzi c'è una sua lettera del 1943,
autenticata dall'esperta Catherine Williamson , in cui lui stesso dice che
[66]

l'affermazione riportata dal Time Magazine è riconducibile a una sua


dichiarazione, anche se lui era stato un po' più moderato . In una lettera
[67]

successiva rifiuta tuttavia la paternità di questa frase, sostenendo che la sua


dichiarazione fu travisata e modificata a tal punto da non poterla più
riconoscere come sua. Inoltre specifica che la citazione non riflette il suo
pensiero generale riguardo alla chiesa . [68]

Il diplomatico e studioso ebreo Pinchas Lapide riporta nei suoi testi un'altra


versione della frase pubblicata sul Time, comunque molto simile : [69]

«Solo la Chiesa cattolica protestò contro l'attacco furioso di Hitler


contro la libertà. Fino ad allora io non ero stato interessato alla Chiesa
ma oggi io sento grande ammirazione per la Chiesa, che, sola, ebbe il
coraggio di combattere per la verità spirituale e la libertà morale.»
Nel complesso Einstein aveva una concezione religiosa sui generis, il cui
carattere è ancora oggetto di discussione tra gli studiosi, incentrata sull'idea
che l'universo è determinato da leggi che il pensiero umano può scoprire e
comprendere. In questo senso la sua concezione religiosa aveva anche
aspetti fideistici, perché riconosceva che non si danno argomenti razionali
che possano giustificare incontrovertibilmente come l'universo sia, a priori,
governato da leggi scientifiche e comprensibile alla mente umana.

La posizione di Einstein su Dio è stata largamente strumentalizzata dagli


opposti partiti della disputa teismo/ateismo. Certo è che Einstein rifuggiva da
qualunque facile definizione. Senz'altro espresse rispetto per i valori religiosi
adottati dalle tradizioni ebraiche e cristiane, pur non condividendone la
concezione del divino.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]
• Nel 1926 gli fu assegnata la Medaglia d'Oro della Royal Astronomical
Society.
A Einstein sono stati dedicati:

• l'elemento chimico einsteinio.
• la Medaglia Albert Einstein, che dal 1979 viene consegnata al fisico che
si sia particolarmente distinto nel suo ambito di ricerca.
• il Premio Einstein . [70]

• l'asteroide: 2001 Einstein.
• il cratere Einstein sulla Luna.
• l'unità di misura Einstein per l'energia raggiante
• l'osservatorio astronomico Torre Einstein

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]
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• Durante la sua permanenza a Princeton negli anni cinquanta Einstein
strinse amicizia con il matematico austriaco Kurt Gödel, pur avendo un
temperamento estremamente diverso da lui , mentre ebbe come vicino
[60]

di stanza in Dipartimento il fisico-matematico ungherese John Von


Neumann dal carattere guascone ed estroverso.
• Tra i vari aneddoti su Einstein ricorre spesso quello secondo cui
quando espatriò negli Stati Uniti, sulla richiesta di dichiarare la sua
razza d'appartenenza, avrebbe risposto "umana" . Nessun dato reale
[71]

sembra supportarlo, nell'unico documento sul suo passaggio per Ellis


Island risulta invece registrato come ebreo . [72]

• Una targa, sulla facciata della casa, in via Bigli 21 a Milano, ricorda la
residenza degli Einstein dal 1894 al 1900. Il padre, Hermann, che
aveva una fabbrica di prodotti elettrotecnici in via Lecchi 160, é sepolto
al Cimitero Monumentale di Milano. [73]

• Albert allora sedicenne trascorse a Pavia un'estate dove la sua famiglia


si traferí nel 1895 nel palazzo Cornazzani in via Ugo Foscolo 11,
proprio dove, nel 1808, aveva abitato il Foscolo. [74]

• A Berna in Kramgasse 49 si trova la casa dove lo scienziato abitò dal


1903 al 1905, con la moglie Mileva e il figlio Hans Albert nel periodo
che elaborò la teoria della relatività generale. L'appartamento al
secondo piano ospita oggi un museo.  [75]

Opere[modifica | modifica wikitesto]
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Segui i suggerimenti dei
progetti di riferimento 1, 2.
• Relatività. Esposizione divulgativa (Über die spezielle und allgemeine
Relativitätstheorie (gemeinverständlich), 1916)
• Come io vedo il mondo (Mein Weltbild, 1934)
Traduzioni[modifica | modifica wikitesto]
• Albert Einstein, Il significato della relatività, Torino, Bollati Boringhieri,
2014, ISBN 978-88-339-2555-4.
• Albert Einstein, Il mondo come io lo vedo (scritti fino al 1933), Roma,
Newton Compton Editori, 2015, ISBN 978-88-541-7172-5.
• Albert Einstein, Pensieri degli anni difficili (scritti dal 1933 al 1950),
Torino, Bollati Boringhieri, 2014, ISBN 978-88-339-2531-8.
• Albert Einstein, Pensieri, idee, opinioni (ulteriori scritti dal 1933 al
1950), Roma, Newton Compton Editori, 2006, ISBN
978-88-541-8150-2.
• Albert Einstein, Autobiografia scientifica, Torino, Bollati Boringhieri,
1979, ISBN 978-88-339-2582-0.
• Albert Einstein, Pensieri di un uomo curioso (raccolta miscellanea di
scritti), Mondadori, 1999, ISBN 978-88-04-47479-1
• Albert Einstein, Leggendo Lucrezio (prefazione all'edizione tedesca
del De rerum natura del 1924 curata da Hermann Diels), a cura di
Gherardo Ugolini, La Scuola di Pitagora, Napoli, 2012, ISBN
978-88-65-42069-0

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]
• Albert Einstein, fiction del 1975 regia di Massimo Scaglione produzione
Rai, con Giancarlo Zanetti nelle vesti di Einstein, Raoul Grassilli, Gianni
Mantesi.
• Vita di Einstein, fiction del 1990 regia di Lazar Iglesias coproduzione
internazionale fra Rai1, Tele France1 e l'inglese, Tele Chip.
• Genio per amore (I.Q.), film del 1994 diretto da Fred Schepisi con Tim
Robbins, Meg Ryan e Walter Matthau nella parte di Albert Einstein.
• Einstein, fiction del 2008 di Liliana Cavani con l'attore italiano Vincenzo
Amato nelle vesti del grande scienziato.
• Il mio amico Einstein (Einstein and Eddington), film TV del 2008
trasmesso dalla BBC, con David Tennant nel ruolo di Arthur Eddington
e Andy Serkis in quello di Albert Einstein.
• Genius - Einstein, serie TV del 2017 produzione National
Geographic con protagonista Geoffrey Rush nel ruolo di Einstein.

Note[modifica | modifica wikitesto]
1. ^ Luciano Canepari, Einstein, in Il DiPI – Dizionario di pronuncia italiana,
Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-10511-0.

Meno consigliata la pronuncia intenzionale [ˈainʃtain].
2. ^ David Bodanis, E = mc2: A Biography of the World's Most Famous Equation,
New York, Walker, 2000.
3. ^ Don A. Howard (a cura di), Einstein's Philosophy of Science, su Stanford
Encyclopedia of Philosophy, The Metaphysics Research Lab, Center for the
Study of Language and Information (CSLI), Stanford University, 2014 [11
febbraio 2004]. URL consultato il 4 febbraio 2015.
4. ^ Don A. Howard, Albert Einstein as a Philosopher of Science (PDF), in Physics
Today, vol. 58, n. 12, dicembre 2005, pp. 34–
40, Bibcode:2005PhT....58l..34H, DOI:10.1063/1.2169442. Ospitato su
University of Notre Dame, Notre Dame, IN, author's personal webpage.
5. ^ The Nobel Prize in Physics 1921, su nobelprize.org. URL consultato il 27 ottobre
2013.

6. ^ E. Whittaker, Albert Einstein. 1879–1955, in Biographical Memoirs of Fellows


of the Royal Society, vol. 1, 1º novembre 1955, pp. 37–67, DOI:10.1098/
rsbm.1955.0005, JSTOR 769242.
7. ^ Fujia Yang e Joseph H. Hamilton, Modern Atomic and Nuclear Physics, World
Scientific, 2010, ISBN 978-981-4277-16-7.
8. ^ Salta a:

   Scientific Background on the Nobel Prize in Physics 2011. The accelerating
a b

universe (PDF), Nobel Media AB, p. 2 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2019).


9. ^ Dennis Overbye, A Century Ago, Einstein's Theory of Relativity Changed
Everything, in The New York Times, 24 novembre 2015.
10. ^ Thomas Levenson, The Scientist and the Fascist, in The Atlantic, 9 giugno
2017.
11. ^ Paul S. Boyer e Melvyn Dubofsky, The Oxford Companion to United States
History, Oxford University Press, 2001, p. 218, ISBN 978-0-19-508209-8.
12. ^ Paul Arthur Schilpp, Albert Einstein: Philosopher-Scientist, II, New York,
Harper and Brothers Publishers (Harper Torchbook edition), 1951, pp. 730–
746. Tra le sue opere non scientifiche si annoverano: About Zionism: Speeches
and Lectures by Professor Albert Einstein (1930), "Why War?" (1933, co-
autore Sigmund Freud), The World As I See It (1934), Out of My Later
Years(1950), e un libro di scienza per il grande pubblico, The Evolution of
Physics (1938, co-autore Leopold Infeld).
13. ^ Result of WordNet Search for Einstein, The Trustees of Princeton University.
14. ^ Eugene Paul Wigner e Andrew Szanton, The Recollections of Eugene P.
Wigner, Springer, 2013, p. 170.
15. ^ Archivio Einstein n° 39-13.1
16. ^ Pauline Einstein, lettera a Jette Koch, 1º agosto 1886. Riportata su Sottile è il
signore... La scienza e la vita di Albert Einstein di Abraham Pais, p. 53
17. ^ Salta a:

   (EN) Dudley Herschbach, Einstein as a Student (PDF), Department of
a b

Chemistry and Chemical Biology, Harvard University, p. 3. URL consultato il 22


gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 26 febbraio 2009).

18. ^ Ph. Hausel München Merkur, 14 marzo 1979. Riportata su Sottile è il


signore... La scienza e la vita di Albert Einstein di Abraham Pais, p54
19. ^ M. Einstein Biografia p14 - Biografia su Albert Einstein scritta dalla sorella,
terminata nel 1924; riportata su Sottile è il signore... La scienza e la vita di
Albert Einstein di Abraham Pais, p. 54
20. ^ Salta a:

   Gli Einstein a Pavia, su musei.unipv.eu.
a b

21. ^ La casa del Foscolo, su visitpavia.com. URL consultato il 1º aprile 2019 (archiviato


dall'url originale il 1º aprile 2019).

22. ^ Tesla Memorial Society of New York Teslasociety.com


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posso credere nemmeno per un attimo» (cit. in Bill Bryson, Breve storia di
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
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88-06-04416-8
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Einstein al Museo per la Storia dell'Università di Pavia, Milano,
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TEA, ISBN 88-502-0439-6
• Bertrand Russell, L'ABC della relatività, Longanesi, 2005, ISBN
978-88-304-2248-3
• Dennis Overbye, Einstein innamorato, Milano, Bompiani, 2005, ISBN
978-88-452-3474-3
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• Abraham Pais, Einstein è vissuto qui, Torino, Bollati Boringhieri,
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2010, ISBN 978-88-04-59573-1
• Julian Schwinger, L'eredità di Einstein: l'unità di spazio e tempo,
Zanichelli, 1988, ISBN 978-88-08-05340-4
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Castelvecchi, 2015, ISBN 978-88-6944-112-7
• Gerald Holton, Einstein e la cultura scientifica del XX secolo, Il Mulino,
1991

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]


• Analisi di Einstein dell'interazione radiazione-materia
• E=mc²
• Einstein Museum
• Croce di Einstein
• Condensato di Bose-Einstein
• Notazione di Einstein
• Legge di Stark-Einstein
• Ponte di Einstein-Rosen
• Relazione di Einstein–Smoluchowski
• Equazione di campo di Einstein
• Statistica di Bose-Einstein
• Tensore di Einstein
• Coefficienti di Einstein
• Puzzle di Einstein
• Modello di Einstein
• Effetto Einstein-de Haas
• Paradosso EPR

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]


•  Wikisource contiene una pagina dedicata a Albert Einstein
•  Wikisource contiene una pagina in lingua inglese dedicata a Albert
Einstein

•  Wikiquote contiene citazioni di o su Albert Einstein

•  Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Albert


Einstein

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]


• Sito ufficiale, su einstein.biz. 
• Albert Einstein, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto
dell'Enciclopedia Italiana. 
• Albert Einstein / Albert Einstein (altra versione), in Enciclopedia
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• (EN) The Collected Papers of Albert Einstein versione digitale
dell'Einstein Papers Project
• (EN) Einstein Archives Online digitalizzazione dell'archivio Einstein
dell'Università Ebraica di Gerusalemme
• Annus Mirabilis, su lorentz.phl.jhu.edu. URL consultato l'8 aprile
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internazionale di sintesi scientifica, 15, 1914, pp. 337–348.
• Ciao Einstein, mi piace la tua calligrafia Speciale swissinfo.ch -
Svizzera, crocevia di grandi storie
• Perché il socialismo? (il manoscritto tradotto in italiano)
• (EN) Why socialism? - Albert Einstein, Monthly review, 1949-05 (il
manoscritto originale).
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• Albert Einstein - Il lato umano (PDF), su ulisse.sissa.it. URL consultato il 27
aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2009).

• Einstein una biografia curata da Thomas F. Torrance


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 Vincitori del Premio Nobel per la fisica


mostra
V · D · M

Vincitori Medaglia Copley 1901-1950
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Filosofia della scienza


C
o
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