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IL DISCRETO
EIL
CONTINUO
COMPLEME NTARITA
IN MAT EMATICA
BORINGHIERI
PrO'IJe
Willem Kuyk
Il discreto e il continuo
Complementarità in matematica
© 1982 Editore Boringhieri società per azioni
Torino, corso Vittorio Emanuele 86
Stampato in Italia dalla tipografia Gravinese di Torino Marzo 1 982
CL 61-8878-8
Titolo originale
Complementarity in Mathematics
A First Introduction to the Foundations
of Mathematics and Its History
© 1977 Reidel Publishing Company - Dordrecht
Bibliografia 175
Ulteriori letture 180
Indice analitico 183
Prefazione all'edizione italiana
Questo libro trae origine da una serie di lezioni che tenni alla
McGill University di Montreal, alla Libera Università di Amster
dam e all'Università di Anversa, e che dovevano rivolgersi con
temporaneamente a studenti di matematica e a studenti di filo
sofia. Poiché non trovai, nella letteratura esistente, un testo
introduttivo adatto allo scopo, che fondesse cioè la prospettiva
filosofica, quella storica e quella puramente matematica, decisi di
provare a buttar giù io stesso degli appunti, dai quali poi il libro
si è sviluppato. Mi auguro che esso possa offrire sia informazioni
matematiche espresse in termini non matematici sia informazioni
sulla filosofia della matematica di un qualche interesse per la ma
tematica intesa come scienza specialistica.
Un libro che si propone lo stesso obiettivo è l'enciclopedico
The Foundations of Mathematics del mio vecchio professore, il
defunto E. W. Beth. Ricordo molto chiaramente e con gratitu
dine alcuni suoi corsi. Egli affermava spesso che se soltanto i
giuristi e i politici e, più in generale, gli studiosi delle artes
humaniores si sforzassero di pensare maggiormente in termini di
logica matematica (e formale), il mondo sarebbe un posto mi
gliore per viverci. Forse è proprio così; questo libro, comunque,
riserva un ruolo più modesto al metodo formale e agli schemi
generali creati dal pensiero matematico. Secondo il punto di
10 Prefazioni
serie di simboli forma una fbf del calcolo dei predicati elementare:
Regola l. Se A è un simbolo di predicato e t è una variabile,
allora A(t) è una fbf.
Regola 2. Se U e V sono fbf, allora lo sono anche ...... U, (U 1\ V),
( UVV), ( U�V) e ( U�V) .
Regola 3 . Se U è una fbf, x è una variabile, allora (Vx) U e
( 3 x) U sono Thf.
Si noti che nel calcolo dei predicati elementare un predicato
A può essere una funzione con al massimo una variabile, cioè
A è della forma A (t) . Nel calcolo dei predicati (paragrafo 5)
un predicato A può essere una funzione con più di una varia
bile, ad esempio A(x, y, z) . Questo significa tra l'altro che nel
calcolo dei predicati sono esprimibili relazioni quali x<y, dove
x e y sono variabili, mentre nel calcolo dei predicati elementare
non lo sono . Un esempio di fbf del calcolo dei predicati ele
mentare è:
(V x ) ( 3 y) (A (x)�(B(y) V ( ( 3 x) C (z) ) ) ) .
Teorie matematiche elementari 19
v F v v v v v v
F v v F F v F v
F v F F v v
F F F F F F
Implicazione Bicondizionale
p Q P�Q p Q P �Q
- - - -
v v v v v v
v F F v F F
F v v F v F
F F v F F v
come segue
v v v F v v
F v v v v v
v F v F F v
F F v v v v
v v F F v F
F v F v v F
v F F F F v
F F F v v F
P Q se P allora Q
-- 1 ------
v v v
V F F
DEFINIZIONE 3.4.
(a) Se ogni interpretazione [S; a, b, c, . . . ] di U è un modello
per U, allora U è detta un'identità logica o tautologia.
(h) Se nessuna interpretazione di U è un modello per U, allor a
U è detta una contraddizione logica.
(c) Se U non è né un'identità logica né una contraddizione
logica, allora U è detta logicamente neutra.
Ecco alcuni esempi di tautologie :
( Vx)(A(x)�A(x));
(Vx)(A(x)V -A(x));
( Vx)(A(x) 1\B(x) 1\C(x))V ( 3 x)( -A(x) V -B(x) V
V -C(x)).
L'ultimo enunciato è una tautologia perché per ogni interpre
tazione è vero . (Assumiamo che il nostro universo non sia vuoto .)
La nozione intuitiva che abbiamo dell'identità logica è che
un'identità sarà vera in tutti i "mondi possibili" (vedi i paragrafi
9 . 1 e 9.3 su Leibniz) .
Possiamo anche formulare concetti di identità e di contrad
dizione più deboli limitando tutti i "mondi possibili" a un certo
"universo di discorso" S. Parliamo allora di S-identità, S-con
traddizione e S-neutro.
modello per U.
Dimostrazione. Dato che S è equipotente a S', c'è una corri
spondenza biunivoca tra gli elementi di S e gli elementi di S'.
Se prendiamo una particolare corrispondenza biunivoca, allora
o gni elemento q di S' è correlato a un elemento p di S. Deno
tiamo quest'ultimo elemento con p (q) . Costruiamo ora il pre
dicato a' in modo che l'elemento q di S' abbia la proprietà a'
solo se l'elemento p (q) di S, correlato a q, ha la proprietà a. In
modo analogo, costruiamo le proprietà b', c', ... per gli elementi
Teorie matematiche elementari 27
di S'. L'interpretazione [S'; a', b', c', ... ], costruita in questo modo,
è allora un modello per U "omomorfo" al modello [S, a, b, c, ... ]
per U.
Con l'aiuto anche del teorema 4. 1, è facile dimostrare che
un enunciato rimane una S-identità, una S -contraddizione o un
S -neutro per ogni interpretazione rispetto a un universo di di
scorso equipotente a S; ciò significa che una formula è un'iden
tità, una contraddizione o è neutra, non in dipendenza dalla
natura degli elementi di un universo, ma solo dall' "estensione"
dell'universo.
f. ora possibile ottenere una reale procedura di decisione me
diante la quale, analizzando un modello finito per una formula,
si può decidere se una formula è un'identità, una contraddizione
o è neutra.
Nel seguente teorema, con U[A, B, C, D] intenderemo un
enunciato che contenga, come simboli predicativi, solo A, B,
C e D.
è un modello per W.
i seguenti simboli:
(l) virgole, connettivi, quantificatori, parentesi e variabili come
nel linguaggio del calcolo dei predicati elementare;
(2) simboli di relazione A�, A2, . . . A ciascun A; è assegnato un
intero n;� l, dove n, indica che la relazione rappresentata
da A; è una relazione tra n; oggetti (simbolo di relazione
n;-aria) ;
( 3 ) il simbolo di identità: "= " ;
( 4) costanti: Ct, c2, C3, •••
Come già nel calcolo dei predicati elementare, anche nel cal
colo dei predicati possiamo introdurre i concetti di variabile
libera e variabile vincolata, enunciato, interpretazione e modello,
e per incorporarli non sono necessari cambiamenti essenziali.
La definizione ricorsiva di interpretazione deve essere estesa
in modo che si possano interpretare nell'universo di discorso
anche i simboli di costante. L'interpretazione di "= " sarà l'iden
tità. Rispetto al concetto esteso di interpretazione, è molto sem-
34 Capitolo primo
ogni modello.
Quindi, l'insieme delle identità logiche è un sottoinsieme del
l'insieme degli enunciati validi.
dittorio.
40 Capitolo primo
l. ( V x, y) ( 3 !z) (x + y = z) ;
2. ( V x, y) ( 3 !z) (x · y = z) ;
3. ( V x) (x + O = x) /\ (x · l = x) ;
4. ( V x, y) ( (x + (y + l ) ) = ( (x + y) + l ) ) ;
5. ( V x, y) ( (x · (y + l ) ) = ( (x · y) + x) ) ;
6. ( V x, y) ( (x + l = y + l )-+(x = y)) ;
7. ( 'v' x) ( ,.... (x + l = O) ) .
Teorie matematiche elementari 41
l. 0 �D 2 . A, B e D implica A n B e D
3. AED e AcBci implicano B E D.
vedere che - à <fP(r), per tutti gli re R (si noti che - d = (O,
- 1 , - 1 , ... ) ) . Possiamo ora dimostrare che la proprietà "essere
archimedeo" (indicata con Arch) non è una proprietà del primo
ordine per la struttura dei campi.
[Dobbiamo dare un'ulteriore spiegazione di questo enunciato
prima di fornire lo schema della dimostrazione. Innanzitutto, la
struttura R(D) è un campo. Per verificarlo occorrono tutte le
proprietà definitorie di D come ultrafiltro non principale. Ad
esempio, la somma e la moltiplicazione di elementi in R(D) è
definita prendendo per componenti la somma e la moltiplicazione
in RN ; si controlla poi che la relazione mod D conservi queste
operazioni e che si possano verificare gli assiomi per un anello
commutativo. Rimane allora da dimostrare che una successione
(iin) è invertibile se non è equivalente alle O-successioni (O, O,
.. ) = (0) . La non-equivalenza di (iin) e (0) equivale a dire che
.
degli insiemi risulta non essere una proprietà del primo ordine.
Per ulteriori letture sulla matematica non standard si rimanda a
Luxemburg ( 1 97 3 ) , Robinson ( 1 966) , Hurd e Loeb ( 1 974) . Dalla
costruzione precedente, il lettore può ricavare che la matematica
non standard non è costruttiva; vale a dire, anche i numeri interi
non standard zNJD, D come specificato sopra, non possono essere
costruiti con una procedura che assomigli alla costruzione passo
per-passo degli interi; questo perché non si conosce alcuna pro
cedura che ci metta in grado di compattare passo-per-passo in
un insieme un ultrafiltro non principale D su N (vedi anche pa
ragrafo l O) .
Capitolo 2
Rassegna storica degli aspetti epistemologici
della matematica
le cose sono per imitazione dei numeri, e Platone, con nome nuovo,
dice che sono per partecipazione; ma poi, che cosa mai fosse questa
partecipazione o imitazione, essi, egualmente, non curarono di doman
darsi (Aristotele, La metafisica, libro 1, cap. VI 987b).
stemologia di Platone non poteva non tener conto sia della sua
antropologia sia della sua lotta contro i sofisti del tempo. La co
noscenza dell'uomo, sosteneva Platone, è fondamentalmente una
reminiscenza.
Da questi due fattori risulta che l'anima, essendo immortale,
deve essere esistita prima di essere imprigionata nel corpo. E
l'ignoranza dell'anima deriva proprio dall'essere imprigionata nel
corpo, principio del male. L'anima, che prima della nascita ha
posseduto una conoscenza vera e certa, deve ora riconquistarla a
fatica nel corso della vita: deve scacciare l'influenza del mondo,
del corpo e dei sensi, per poter ricordare qualcosa del suo stato
precedente. Ma dove era situato questo stato ? A questo Platone
non rispose nei primi dialoghi ( Gorgia, Menone ecc.), ma trovò
la risposta una volta divenuto realista: l'anima ricorda lo stato
precedente quando si trova nel regno dei puri intellegibili - le
Idee, i Numeri in sé e le Forme. Per il resto della vita Platone
rimase un realista, anche se la sua visione della struttura del
l'uomo e del mondo sensibile doveva ancora attraversare molte
fasi (che qui peraltro non ci interessano direttamente) .
L a posizione di Platone è molto importante, d a u n punto di
vista storico, in quanto successivi pensatori, rivedendo di poco il
realismo di Platone, introdussero la dottrina della conoscenza a
priori. Questa dottrina ha esercitato una grande influenza sulle
concezioni moderne, anche per quanto riguarda la filosofia della
matematica. Ma su ciò diremo di più in seguito.
Prima di passare al più importante tra gli allievi di Platone,
Aristotele, dobbiamo ricordare un altro aspetto nella concezione
delle entità matematiche di Platone. Negli ultimi anni della sua
vita, in un discorso intitolato Del Bene, Platone cercò di attenuare
la netta separazione tra mondo sensibile, con oggetti e determina
zioni sensibili (cosa questa che aveva in comune con il pitago
rismo dell'epoca), e mondo intellegibile con Idee, Numeri in sé
e Forme. La separazione di questi due "mondi" comportava un
grosso problema: come possono esempi sensibili, poniamo, della
dualità e della circolarità partecipare tutti delle singole entità
Rassegna storica 65
ciò che pensiamo non rimanga assolutamente alcun dubbio; ossia, il che
è il medesimo, un concetto non dubbio della mente pura ed attenta, il
quale nasce dalla sola luce della ragione, ed è più certo della stessa dedu
zione (Regola terza, p. 23 ) .
N ewton (I 642-1727)
Isaac Newton verrà brevemente ricordato per poter capire
meglio sia Leibniz, che assunse posizioni antitetiche a quelle di
Newton, sia Kant, che cercò di superare questa antitesi con un
metodo di ragionamento trascendentale.
Benché non si possa dire che Newton abbia una filosofia della
matematica in senso stretto, le sue idee su spazio e tempo sono
di notevole importanza. Non solo egli ci offre una visione alter-
Rassegna storica 75
Kant (1724-1804)
Fu Kant a cercare di superare le differenze esistenti tra la
concezione di Newton e quella di Leibniz a proposito delle
scienze naturali (e quindi della matematica), proponendo un
terzo modo di considerarne i concetti fondamentali. Kant cercò
anche di gettare un ponte tra una concezione che vedeva la
ragione far perno esclusivamente sulle scienze naturali e sulla
matematica - che egli chiamava ragion pura - e una conce
zione che vedeva la ragione impegnata nella vita pratica - la
ragion pratica. A tal fine egli introdusse una problematica "tra
scendentale", cioè studiò le condizioni necessarie ( a priori) che
rendono possibili entrambi i tipi di ragione. La concezione
kantiana della ragione divenne una teoria critica, in quanto
doveva fornire una critica tanto della ragion pura quanto di
quella pratica. Dato che Kant vedeva nella matematica (e nella
fisica matematica) il prototipo di una critica generale della cono
scenza umana (metafisica), ciò che maggiormente ci interessa è
proprio il suo modo di concepire la natura dei concetti e dei
giudizi (proposizioni) matematici. Ovviamente noi ci occupe
remo solo della soluzione del problema matematico, non di quello
metafisica.
Il metodo kantiano parte da una distinzione dei giudizi a priori
in tipi. Da Leibniz tutti i giudizi a priori erano considerati ana
litici, cioè rispondenti alla legge di contraddizione. Gli empiristi
si rifacevano a un altro tipo di giudizio, quello sintetico, in cui
l'esperienza insegna che la mente mette in relazione due concetti
semplicemente perché essi compaiono sempre insieme: non c'era
alcuna necessità in questa correlazione. Kant sostenne ora anche
l'esistenza di giudizi sintetici necessari, cioè giudizi a priori che
erano sì capaci di "dire qualcosa", nel senso di essere non riduci-
Rassegna storica 83
1 1 . 1 . Logicismo
Le tesi logicistiche sono state così riassunte da Carnap ( 1 964,
p. 3 1 ) :
( l ) i concetti della matematica possono essere derivati da con
cetti logici attraverso definizioni esplicite;
(2) i teoremi della matematica possono essere derivati da assiomi
logici attraverso deduzioni puramente logiche.
Ci rendiamo immediatamente conto delle differenze dall'em
pirismo e dall'intuizionismo. L'empirismo considera le entità ma
tematiche dipendenti da un sistema di leggi fisiche o psichiche e
ritiene che queste scienze siano nel loro complesso a posteriori.
L'intuizionismo sostiene che i concetti matematici sono costruiti
e che la scienza, nel suo complesso, è sintetica. Nel logicismo, i
90 Capitolo secondo
Russell (1872-1970)
Ci è impossibile prendere in considerazione il pensiero di Rus
sell in tutti i suoi sviluppi. Ricorderemo solo la svolta che im
presse al programma logicistico nel tentativo di superare le anti
nomie logiche inerenti all'impostazione di Frege e scoperte dallo
stesso Russell.
Il carattere problematico del paradosso trovato da Russell,
e di cui daremo una breve formulazione, può essere direttamente
attribuito al realismo di Frege, alla sua convinzione che esistano
entità in un regno accessibile solo al pensiero. Questa convinzione
lo portò a sostanzializzare e a considerare entità tutto ciò che la
mente pensava. Un insieme, in quanto entità astratta, godeva an
ch'essa di una sua propria esistenza. Se ne poteva parlare senza
fare riferimento a nient'altro: era un "simbolo completo" . Che ciò
sollevi difficoltà lo si capisce chiaramente esaminando il "para
dosso di Russell" . Tutti gli insiemi che non contengono sé stessi
come elementi sono detti normali mentre tutti gli insiemi che
contengono sé stessi come elementi sono detti non normali. !.
ovvio che ogni insieme o è normale o è non normale. Conside
riamo ora l'insieme di tutti gli insiemi normali. Questo insieme
è normale o non normale ? Se è normale, allora non può contenere
sé stesso come elemento. Ma ciò lo rende un possibile elemento
dell'insieme di tutti gli insiemi normali; quindi contiene sé stesso
come elemento ed è non normale. Con ragionamento analogo,
se l'insieme di tutti gli insiemi normali è non normale, deve
essere normale. In entrambi i casi risulta una contraddizione. Il
punto stava, come capì Russell, nel passare troppo facilmente
dal riferirsi a un insieme al sostanzializzarlo, cioè a renderlo atto
a servire da elemento per un altro insieme. Ovvero, riferendosi
alla definizione cantoriana di insieme, risultava non essere del
tutto chiaro in che senso la "riunione di oggetti determinati e
94 Capitolo secondo
1 1 . 2 Intuizionismo
L'intuizionismo si colloca in posizione diametralmente oppo
sta, o quasi, al logicismo. Usiamo qui il termine "intuizionismo"
per indicare ogni concezione per la quale né il logicismo né il
formalismo riescono a cogliere il carattere essenziale del pen
siero matematico spontaneo. Gli intuizionisti, nell'accezione am
pia sopraddetta, attribuiscono quindi minor valore e importanza
al ruolo svolto nella matematica dalla logica formale. Questo non
significa necessariamente che essi respingano l'assiomatizzazione
e la formalizzazione delle discipline matematiche. Il portavoce
più autorevole dei primi sviluppi di questo movimento nella filo
sofia della matematica fu Poincaré. Inizieremo quindi col pren
dere in considerazione la sua posizione, prima di esaminare gli
ulteriori sviluppi del movimento operati dal matematico olandese
Brouwer e da altri.
Poincaré (1 854-1912)
Poincaré non fu solo un brillante matematico; mostrò anche
un grande interesse per la ricerca sui fondamenti del proprio
lavoro e fu il più serio tra i primi avversari del logicismo. Il
peso della sua autorità fu tale che per molti decenni dopo la
sua morte la Francia non dette più contributi allo sviluppo della
logica matematica. Basta questo per giustificare una più accurata
analisi del pensiero di questo scienziato.
Era ferma opinione di Poincaré che la matematica non deri
vasse dalla logica; e questo valeva per i due principali domini
della matematica: il numero e lo spazio. Ma innanzitutto, che
cos'è la logica ?
Il campo della logica, per Poincaré, è soltanto il finito e il suo
compito consiste essenzialmente nel classificare. Nel ragiona
mento sillogistico, in cui si pongono le cose su cui si ragiona in
98 Capitolo secondo
tuizione.
L'intuizione e la logica hanno bisogno l'una dell'altra. Mentre
la logica può solo analizzare e combinare, l' intuizione fornisce
l'unità o armonia della dimostrazione. La logica dà rigore e cer
tezza ma è tautologica. L'intuizione fornisce i dati iniziali, in
venta e unifica (Poincaré, 1 905 ) . La logica separa una comples
sità nei suoi elementi e ne studia le relazioni; può anche indagare
sui modi in cui questi elementi si possono combinare in nuovi
aggregati. Ma l'intuizione individua quali sono le combinazioni
pertinenti, scegliendo proprio quelle combinazioni che mostrano
un'analogia con altri fatti. La costruzione, così, è solo un fattore
necessario, ma non sufficiente, per l'avanzamento della matema
tica (Poincaré, 1 902).
Poincaré distingue due tipi di intuizione pertinenti per la ma
tematica: l'intuizione del puro numero e l 'intuizione attraverso
i sensi e l'immaginazione. La prima è indubitabile e " al di là"
dei sensi e ci dà la base dell'aritmetica; la seconda è meno certa
e ci dà la base per la geometria. Poincaré sottolinea la differenza
essenziale tra queste intuizioni: "Esse non hanno lo stesso og
getto e sembrano mettere in gioco due facoltà differenti del
nostro spirito; si direbbero due proiettori fissati su due mondi
stranieri l'uno all'altro" (Poincaré, 1 905, p. 46) . Diremo ora
qualcosa a questo proposito.
L'intuizione del puro numero non prende nulla in prestito dal
mondo esterno; è a priori. Questo carattere a priori dei numeri
RAssegna storica 99
Brouwer (1881-1966)
Come per il logicismo, ci occuperemo principalmente del re
troterra e delle implicazioni filosofiche del lavoro di Brouwer,
104 Capitolo secondo
1 1 . 3 Formalismo
La nostra esposizione non sarebbe completa se non ricordas
simo il terzo distinto orientamento della filosofia della matema
tica del ventesimo secolo: il formalismo. Per formalismo inten
diamo qui la posizione sostenuta da Hilbert ( 1 862-1943 ) . Dato
che anche in questo caso sarebbe facile dilungarsi troppo, centre
remo la nostra attenzione più sull'aspetto filosofico che su quello
matematico di questa scuola e restringeremo la discussione al
punto di vista del solo Hilbert.
Il formalismo hilbertiano scaturì in modo abbastanza naturale
dal lavoro svolto dallo stesso Hilbert in geometria. Come si è
accennato in precedenza, egli introdusse un sistema completo di
assiomi come fondamento per la geometria euclidea e ne dimostrò
poi la coerenza utilizzando come modello il sistema dei numeri
reali. La geometria era ora considerata altrettanto coerente
quanto il (le operazioni del) sistema dei numeri reali. Per fon
dare l'intera matematica su una base libera da contraddizioni, si
doveva dimostrare la coerenza delle operazioni aritmetiche. Il
logicismo cercò di raggiungere questo scopo prendendo la logica
come modello per l'aritmetica, ma si arenò sulla necessità di ac
cettare assiomi di natura più matematica che logica. L'intuizio
nismo contestava invece al logicismo che era per principio im
possibile fornire una dimostrazione di coerenza e che solo il
ragionamento intuitivo, basato sull'evidenza e non su assiomi,
poteva essere una garanzia per la verità matematica.
Ora, Hilbert non voleva affatto dimostrare che Brouwer sba
gliava: la sua teoria parte dal riconoscimento che la matematica
110 Capitolo secondo
una variabile per numeri interi e a�, a2, a3 sono variabili (decimali)
aventi come campo l'insieme { 0, l, 2, .. , 9 }. Ci sono, natural
.
�: Assioma di rimpiazzamento.
Non diamo una versione formalizzata in ZF di questo as
sioma. Il suo contenuto è completamente in accordo con
l'idea di costruzioni generali di forma. L'assioma dice che,
data una formula A (x, y; tt. ... , h) nel calcolo dei predicati
che contenga almeno due variabili libere e che definisca y
univocamente come funzione di x (diciamo y = <p (x) ) , allora
per ogni insieme u il codominio di <p in u è anch'esso un in
sieme. La costruzione generale di forma è qui la funzione
<p(x) che è data implicitamente dal predicato A.
scono esse stesse gli strumenti per edificare ponti che superino
l'abisso tra il discreto e il continuo. Il complementarismo è perciò
incline ad affermare che la "dualità" discreto-continuo, algebrico
topologico, numero-spazialità ecc. è strutturale, dato come il
mondo si presenta alla nostra mente. La teoria degli insiemi
definita dagli assiomi At-A9 può essere vista come un tentativo
di fornire un'espressione formalizzata di dove giaccia il confine
tra la parte epistemologicamente valida e quella deduttivamente
valida della matematica (vedi paragrafo 14).
Terminiamo questo paragrafo con due osservazioni intese a
chiarire il linguaggio della posizione complementarista-filosofica
per quanto si riferisce alla storia della matematica. La prima os
servazione riguarda i termini "discreto" e "continuo" . Inizial
mente li abbiamo usati (paragrafi 1 2-14) nel senso (genetica
mente) originale, identificandoli rispettivamente col numero e il
continuo (lineare). Nel corso del capitolo, invece, li abbiamo
quasi in modo surrettizio cambiati, rispettivamente, in "alge
brico" e "topologico" . La ragione deve essere spiegata e può es
sere chiarita partendo dalla storia della matematica. Così i primi
due termini, che designano le entità "statiche" della matematica
classica, ci ricordano i tempi in cui l'atteggiamento classico-rea
lista prevaleva ancora nella pratica matematica (e i ricercatori,
per la natura della loro matematica, rimanevano il più possibile
vicini alla matematica applicata, interpretando le entità fonda
mentali come qualità che si applicano al mondo) . I termini "alge
brico" e "topologico", invece, sottolineano l'attività operativa del
matematico : le "leggi" di composizione interne ed esterne tra
elementi discreti di insiemi sono operazioni di natura algebrica,
mentre la topologia è un "calcolo" con intorni (aperti o chiusi)
di elementi di insiemi. La storia della matematica ci insegna che,
nella prima metà di questo secolo, i principali argomenti alge
brici (teoria algebrica dei numeri ecc.; si veda più avanti il para
grafo 1 7) si sono potuti sviluppare in modo significativo solo
imponendo adeguate topologie sulle strutture ad essi pertinenti,
dato che queste topologie svolgono un ruolo essenziale ma spesso
Concezione complementarista 143
si hanno nel dominio della teoria dei numeri, nella teoria dei
gruppi algebrici (quindi nella geometria algebrica) e nella teoria
algebrica di Lie.
Si pone ora la seguente domanda: se le topologie totalmente
discontinue sono così preponderanti negli argomenti algebrici,
perché non sostituire le intestazioni delle colonne (a) e (b) ri
spettivamente con "totalmente discontinuo" e "continuo" ? Con
tro questa sostituzione ci sono molte obiezioni che prenderemo
in considerazione solo in parte (ad esempio, la topologia di Za
riski nella geometria algebrica non è totalmente discontinua ecc.) .
La principale obiezione è che con questo procedimento ancora
una volta verrebbe nascosta l'origine genetica degli argomenti,
mentre il desiderio di fondo del complementarismo è seguire le
tracce del costituirsi storico-architettonico dell'edificio della co
noscenza matematica: il termine "discreto" non è di natura topo
logica, e anche se è preso come tale ci si può facilmente rendere
conto che la cosiddetta "topologia discreta" su un insieme non è
veramente una topologia.
Un secondo punto che abbiamo promesso di affrontare è co
stituito dagli esempi portati da Bochner per suffragare la sua
idea che qualcosa come una "dualità" discreto-continuo illumini
tutta la matematica. Egli arriva a ipotizzare che un giorno questa
specie di dualità costituirà un momento centrale della matema
tica, analogo al principio di complementarità di Bohr. Natural
mente, non vogliamo affermare che il "principio" di comple
mentarità che stiamo sostenendo vada visto come il momento
centrale ricercato da Bochner, ma certamente ne avanziamo la
candidatura. Se intendiamo bene quel che dice Bochner, la dua
lità che egli ha in mente dovrebbe essere molto stretta e riflet
tersi più in formule che in discipline, come è il caso del comple
mentarismo. Ad esempio, egli ricorda che nella formula della
somma di Poisson il lato sinistro (una somma) è uno strumento
discreto e il lato destro (un integrale) è uno strumento continuo.
Osservazioni analoghe si possono fare a proposito della relazione
tra una funzione periodica (continua) e il suo insieme di coeffi-
Concezione complementarista 1 51
5 Per la trattazione di Otte, si veda Otte (1974) pp. 1 84 sgg. Finché non
si hanno a disposizione le equazioni algebriche che rappresentano il movi
mento totale come "entità" continua, è possibile solo trattare con quelle pro
prietà del movimento che si possono ottenere con mezzi algoritmici (come la
somma di serie) .
6 Un algoritmo che permetta di contare tutti i numeri reali decreta da solo
il proprio fallimento perché genera numeri reali non compresi tra quelli nu
merati grazie ad esso.
Aspetti soggettivi e oggettivi in matematica 1 61
11
Altri esempi di mancanza di coerenza di significato matematico sono :
l'insegnamento delle categorie a studenti delle scuole medie superiori, il tra
scurare i calcoli mentali e la disciplina mentale nelle scuole di qualsiasi livello,
l'eliminazione di tutta la geometria (sintetica) dai programmi delle scuole
medie superiori, il "pensionamento" di Newton in tutti i programmi scolastici
(in favore della relatività) , l'insegnamento delle funzioni modulari agli sprov
veduti senza scandagliare le implicazioni sociali della matematica.
.Aspetti soggettivi e oggettivi in matematica 171
12
Devo questa osservazione al dottor Heinemann (Kassel, BRD). Egli ha
anche attirato la mia attenzione sulla grande somiglianza esistente tra il com
plementarismo e la concezione di Brouwer prima del 1 9 1 2, come risulta in
effetti dalla citazione di Brouwer data nel paragrafo 1 1 .2. L'apparente con
traddizione tra questa citazione e la concezione di Brouwer quale è da me
descritta, nasce dal fatto che Brouwer modificò le sue opinioni dopo il 1 9 1 2
fino a d arrivare a u n radicale "neointuizionismo" . Approfitto d i questa occa
sione per ricordare il mio defunto amico Herman Dooyerweerd, un giurista
filosofo che mi ha aperto gli occhi sulla "plastica coerenza di significato"
dell'esperienza umana.
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Ulteriori letture
I riferimenti dati nel corso del volume riguardano soltanto la precedente
Bibliografia. Può tuttavia essere utile segnalare al lettore, interessato ad appro
fondire i diversi aspetti dei fondamenti della matematica, alcune altre opere,
suddivise per capitolo.
Capitolo l (Logica)
Capitolo 2 (Storia)
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Indice analitico