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Scaffale della critica

Carlo Bo
Letteratura come vita
Opera: Letteratura come vita. Antologia critica
Punti chiave: La letteratura come scandaglio e l’attesa di una notizia
La vita dello spirito
Poesia come ontologia

I n Letteratura come vita, intervento salutato


come il manifesto della poesia ermetica, Bo enun-
ciava il suo credo letterario, avanzando un’idea
mistica, che ha per oggetto l’assoluto, ovvero, per
il cristiano, Dio. Questa tensione non si risolve,
però, in una ricerca attiva: il poeta non può far
fortemente spirituale della letteratura non meno altro che raccogliersi «in un golfo d’attesa metafi-
che della vita. Immergendosi in questa dimensio- sica», ponendosi in ascolto di «una notizia che ci
ne, la poesia sconfina nell’ontologia, diventa cioè superi e ci soddisfi». Si noti lo stile dell’intervento,
una forma di conoscenza prossima all’esperienza tra atto di fede ed esame di coscienza.

Rifiutiamo una letteratura come illustrazione di consuetudine e di costumi comuni ag-


giogati al tempo, quando sappiamo che è una strada, e forse la strada più completa, per
la conoscenza di noi stessi, per la vita della nostra coscienza. A questo punto è chiaro
come non possa esistere – se non su una carta ormai abbandonata di calcoli e di storie
5 letterarie – un’opposizione fra letteratura e vita. Per noi sono tutt’e due, e in ugual mi-
sura, strumenti di ricerca e quindi di verità: mezzi per raggiungere l’assoluta necessità di
sapere qualcosa di noi, o meglio di continuare ad attendere con dignità, con coscienza
una notizia che ci superi e ci soddisfi. […]
Ma la letteratura può rappresentare questo eterno scandaglio: per me non ha nessun
10 altro valore […].
Non vale inseguire un fantasma che subisce le riduzioni d’un tempo fatto di una serie di
stagioni: sarebbe insistere sulle apparenze di un’immobilità e quindi una vera negazione
di vita. Di qui è nata la letteratura dei “crepuscolari”, che a ben osservare è una sempli-
ce trasformazione di scetticismo: una bestemmia amara in un’umiltà fatta di sfiducia:
15 vale soltanto cedere con coscienza – quindi con la possibilità di risalire a climi vitali, a
condizioni rivelate – a tutti i movimenti dello spirito, ai suggerimenti della vera vita che
nasce da questo eterno confronto della nostra anima con il senso totale della verità. […]
La nostra letteratura sale dalle origini centrali dell’uomo, ha troppa memoria per ri-
solversi in una passione che subisce i nostri umori, le nostre stagioni, la nostra povera
20 polemica di viventi. Diventa una conseguenza naturale di speculazione: è un discorso
infinito e continuo che apriamo con noi stessi.
[…] Una realtà che non sopporta una misura interiore non conta, è una vana costruzione
di giorni, la ridicola mistificazione di un falso dio. […]
È la vita stessa, e cioè la parte migliore e vera della vita. E si sa a che cosa alluda, non a
25 questo mostro che ci soffoca di più giorno per giorno, a questa enorme fiera di vanità1 in
cui per diverso grado cadiamo tutti con le debolezze, le colpe, i peccati e sopratutto con
la nostra spaventosa disponibilità alle omissioni, non a questo vano simbolo di vita che
ci serve di scusa e di protezione ma a quella solenne promessa, al nostro unico segno di

1. mostro… fiera di vanità: Bo scrive tura fascista, per prendere nettamente


Letteratura come vita nel 1938; con ogni le distanze dalle sue folle oceaniche e
probabilità, quindi, si riferisce alla ditta- dai suoi programmi deliranti.


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Scaffale della critica Carlo Bo

salvezza, a quel termine2 che difendono la “via” e la “verità”. Non all’obbedienza della
30 natura ma all’attesa di una notizia che rimane la sola ragione.
[…] Eppure non è mai stata inseguita con tanta forza una simile dignità di vita, una
posizione così alta di clima umano: noi non aspiriamo che alla vita dello spirito […].
La caccia alla verità deve mantenere uno stato di calma, svolgersi in una sospensione di
reazioni fisiche, in un golfo d’attesa metafisica. […]
35 Claudel ha scritto questo a nostro favore: la letteratura, questa massima condizione del
nostro spirito, non serve per conoscere ma è in se stessa una conoscenza. […]
Poesia è ontologia, due spiriti indispensabili non è molto ce l’hanno ricordato3: e voi
sapete che Boccaccio diceva poesia è teologia4. A questo punto nessuno saprebbe più
negare la necessità della filosofia: e non alludo ai discorsi d’un sistema, alla storia della
40 filosofia, a quest’altra letteratura: inseguo sempre un’immagine intera dell’uomo. La di-
rezione è: in noi stessi�5.
C. Bo, Letteratura come vita. Antologia critica, Rizzoli, Milano 1994.

2. quel termine: termine è inteso qui sia portante filosofo neotomista contempo- parlato nel Trattatello in laude di Dante
come sinonimo di “parola” sia nel senso raneo, in un saggio, De la connaissance e nelle Esposizioni sopra la Comedia di
di “meta” e “scopo” della ricerca. Que- poétique (Della conoscenza poetica), in- Dante. Bo aveva trovato anche questo ri-
sto termine è in ogni caso la “vita”, così serito in un volume, Situation de la poé- ferimento nello scritto di Maritain.
come Bo la intende, in chiave spirituale. sie (Situazione della poesia), scritto in 5. La direzione... stessi: è la via dell’in-
3. Poesia è ontologia… ricordato: la collaborazione con la moglie Raïssa. Ciò trospezione già indicata da sant’Ago-
formula poesia è ontologia era stata spiega il riferimento di Bo a due spiriti stino in De vera religione 39, 72: in te
coniata, infatti, poche settimane pri- indispensabili. ipsum redi, in interiore homine habitat
ma (non è molto) che Bo si accingesse 4. Boccaccio… teologia: dell’equivalen- veritas (“rientra in te stesso, la verità ri-
a stendere Letteratura come vita, da za tra poesia e teologia, suggeritagli da siede nell’intimo dell’uomo”).
Jacques Maritain (1882-1973), il più im- Petrarca, Boccaccio aveva diffusamente

L’AUTORE CARLO BO
Nato a Sestri Levante il 25 gennaio 1911, Carlo Bo è morto Repubblica Sandro Pertini. Come francesista ci ha lasciato
il 21 luglio 2001. Conseguita la laurea in lettere moderne a diversi libri: Jacques Rivière (1935), Delle immagini giovanili
Firenze, nel 1934, con una tesi di francesistica, seguì un cor- di Sainte-Beuve (1938), Saggi di letteratura francese (1940),
so di perfezionamento alla Cattolica di Milano. Macrì, Luzi, Bilancio del Surrealismo (1944), Mallarmé (1945), Madame
Bigongiari e Parronchi lo riconobbero capofila del movi- Bovary (1948), Lo stile di Maritain (1981), ma molte sono an-
mento ermetico. Nel 1939 vinse, giovanissimo, la cattedra che le opere dedicate alla letteratura italiana contempo-
di lingua e letteratura francese all’università di Urbino, ate- ranea in particolare: Otto studi (1939), Bontempelli (1942),
neo di cui sarebbe stato anche rettore. Non tralasciò la sua Inchiesta sul neorealismo (1951), L’eredità di Leopardi e altri
attività di critico, scrivendo su alcune fra le maggiori testate saggi (1964), La religione di Serra (1967), Tommaso Landolfi
quotidiane nazionali, quali “La Stampa” e il “Corriere della (1983), Testori. L’urlo, la bestemmia, il canto dell’amore umi-
Sera”. Cittadino onorario di Urbino e di Genova, nel 1984 le (1995). Un altro volumetto, L’assenza, la poesia (1945),
è stato nominato senatore a vita dall’allora presidente della raccoglie i suoi articoli di poetica ermetica.


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