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Nati a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro, Corrado Segre (Saluzzo, 1863) e Giuseppe Peano

(Spinetta, 1858), furono entrambi studenti presso l’Università di Torino e accademici di fama
mondiale. Anche se accomunati da un’immensa passione per la matematica e per l’insegnamento, si
distinsero profondamente per alcuni aspetti, e proprio a causa di questi ebbero aperte discussioni. Il
metodo di lavoro nella ricerca scientifica ed il rapporto tra rigore e intuizione furono l'oggetto alla
base dello scontro a cui diedero vita sulla "Rivista di Matematica" prima, e nella Facoltà di Scienze
dell'Ateneo torinese poi. Questa disputa non rimase circoscritta ai due studiosi. Come è noto infatti
dalle confidenze di Castelnuovo ad Amodeo1, la situazione portò la cerchia dei giovani matematici
torinesi detti “la Pitareide” a schierarsi in due fazioni, una presieduta da Segre e l’altra da Peano.

Per quanto riguarda Segre, la sua attività scientifica si manifestò in varie direzioni, e in ognuna di
queste aprì nuove strade. La produzione fu caratterizzata da un abile intreccio tra il carattere
geometrico e i procedimenti analitici. I primi lavori riguardano soprattutto la geometria degli spazi
geometrici di dimensione maggiore di tre, i cosiddetti iperspazi. In alcune sue memorie mostrò
l’utilità di ricorrere agli iperspazi per studiare le proprietà dello spazio fisico ordinario (lo spazio
tridimensionale). L’idea di Segre fu quella di studiare alcuni problemi, che in modo naturale sono
collocati nello spazio fisico, in spazi di dimensione maggiore. Attraverso questa nuova ridefinizione
dei problemi, collocati nel nuovo ambiente, è più facile dedurre informazioni; a questo punto si
trasferiscono le proprietà al problema iniziale. Nell’autunno del 1887 arrivò a Torino Guido
Castelnuovo e tra i due giovani nacque una fruttuosa collaborazione scientifica. Il lavoro di questo
periodo culminò con la memoria del 1894: "Introduzione alla geometria sopra un ente algebrico
semplicemente infinito", considerata da molti una pietra miliare della geometria italiana. Gli anni tra il
1891 e il 1912 furono quelli scientificamente più fecondi e quelli in cui Segre diede vita alla Scuola
italiana di geometria algebrica. L'oggetto principale della materia è quello di studiare le proprietà di
oggetti geometrici, definiti attraverso equazioni algebriche.

Parlando di Peano invece, già i primi articoli nel campo dell’analisi rivelarono la creatività e le
capacità critiche dello studioso, che nel corso della sua carriera si rese noto per la capacità di cogliere
errori e imprecisioni nei principali trattati italiani ed esteri. Una critica alla definizione di area di una
superficie, data da Joseph Alfred Serret, fu la prima occasione per il matematico di introdursi nel
panorama accademico. Dopo aver fornito un controesempio per mostrare l'erroneità della definizione
di area, ne espose una nuova versione, nota oggi con il nome di area di Peano-Schwarz. La
consacrazione a livello internazionale arrivò definitivamente nel 1884, quando raccolse i principali
argomenti trattati nei suoi primi anni di ricerca nel trattato: “Calcolo differenziale, e principii di
calcolo integrale, pubblicato con aggiunte dal Dr. Giuseppe Peano”. A farne un’opera peculiare nella
letteratura del tempo furono sia i controesempi che Peano escogitò per mostrare la fallacia di risultati
accolti senza riserve, sia le definizioni e gli enunciati di teoremi esposti in maniera semplice e chiara.
Un'altra opera di notevole rilievo è rappresentata dai "Principi dell'aritmetica", dove dopo aver assunto
i concetti primitivi di zero, numero e successore, Peano enunciò gli assiomi per l’aritmetica, ancor
oggi universalmente noti con il suo nome. Nel gennaio del 1890, pubblicò l’espressione analitica di
una curva continua che riempie un’area, nota al pubblico come Curva di Peano. Quest’ultima
rappresenta un esempio di linea spezzata, ovvero di oggetto unidimensionale, che passa per ogni
punto di un quadrato. L'importanza del risultato risiede nella possibilità di creare una relazione forte
tra due oggetti di natura distinta come aree e linee. Un risultato che segnò una tappa fondamentale
negli studi di molte aree della matematica.

1
F. PALLADINO, N. PALLADINO (a cura di), Dalla moderna geometria alla nuova geometria italiana. Viaggiando per Napoli, Torino e dintorni,
Firenze, Olschki, 2006, p. 283
I primi diverbi tra i due ebbero inizio nel 1891 quando Segre pubblicò sulla "Rivista di Matematica"
un'aspra critica ad alcuni aspetti della ricerca contemporanea ("Su alcuni indirizzi nelle investigazioni
geometriche. Osservazioni dirette ai miei studenti"). In particolare Segre individua nell'eccesso di
formalismo e nella mancanza di interdisciplinarità, due tra le principali problematiche dei lavori di
molti giovani ricercatori. Nella sua visione, poiché nelle scienze quello che più importa sono i
risultati, nessuno studioso dovrebbe essere “schiavo del metodo”. Pertanto, egli giustifica la mancanza
di rigore nelle ricerche di frontiera; infatti, più che uno strumento, quest'ultimo, potrebbe risultare un
freno in molti casi.

Proprio da quest’ultimo punto nacque la critica di Peano alla visione di Segre. Secondo il matematico
cuneese un risultato non può considerarsi acquisito fino a che non è rigorosamente dimostrato; di
conseguenza non è possibile giustificare in nessun modo l’assenza di rigore. Così Peano si espresse
riguardo l'importanza del rigore:

"Chi enuncia delle conseguenze che non sono contenute nelle premesse, potrà fare della poesia, ma
non della matematica. Il rigore assoluto, se è condizione necessaria affinché un lavoro sia scientifico,
non è ancora condizione sufficiente.”2

Con il passare del tempo poi Segre si avvicinò alla visione di Peano. Riconobbe infatti l’importanza
del rigore come strumento necessario a fornire solidità ai risultati matematici, seppur continuando ad
individuare nella fantasia e nella libertà gli aspetti principi dello spirito di ricerca. Un'evidenza del
fatto che il lavoro di Segre non mancò affatto di rigore è rappresentata dai quaranta quaderni
manoscritti delle sue lezioni universitarie3. In questi egli sviluppò con cura, ogni anno, l’argomento
del corso che avrebbe tenuto nell'autunno successivo. Sfogliando questi appunti è evidente come gli
obiettivi del corso andavano ben oltre la mera trasmissione di nozioni. Mettere gli allievi al corrente
degli ultimi progressi scientifici e stimolare le loro curiosità verso la ricerca erano parte integrante del
programma. Nella visione di Segre lo scopo principale dell'insegnamento era sviluppare il
ragionamento quanto l’intuizione.

“Si cerchi di stimolare l’attività di mente dello scolaro, piuttosto che la passività” 4

Anche sul fronte dell’insegnamento le figure di Segre e Peano erano profondamente distinte, e questo
scontro andò anche oltre il puro scambio di opinioni. Infatti nel 1910, Segre, in veste di direttore del
dipartimento di matematica, sollevò Peano dal ruolo di docente del corso di Analisi Superiore. Il
provvedimento fu una conseguenza dettata delle sue scelte di insegnamento, considerate inadeguate.
In seguito a questo avvenimento, inizierà poi un lento allontanamento di Peano dall'ambiente
accademico torinese.

Andando oltre a queste divergenze, non si può che affermare che le personalità di Segre e Peano
hanno segnato la storia non solo dell’Università di Torino, ma anche della matematica. Attraverso il
loro contributo nella ricerca e nella didattica, sono stati in grado di aprire nuove frontiere di studio e
introdurre un grande numero di giovani alla ricerca.

2
Peano G., *Osservazioni del Direttore dell'articolo precedente*, Rivista di matematica, 1, 1891
3
I quaderni manoscritti fanno parte del Fondo Segre, conservato presso la Biblioteca Speciale di Matematica «Giuseppe Peano» del
Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino;
4
Appunti relativi alle lezioni tenute per la Scuola di Magistero, C. Segre

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