Sei sulla pagina 1di 21

',.l.

'

DANTE

111.111,1 1& ·1.1.1111.11&


, .
DEL TBED'()ES'BO SE()OLO

VERSIOIi lTAUAlfA COI( 1(01&

DI . , .
'.
.-'--
'. ', '
....

:- -f
• I

~.AIIL. . . . . . . .--"'_
STAlIIJ..IlIlENTO PQLlGB.AFICO COSTEB.
StratlG dei Tribunali n. o %3'%
. 1 ~~.2

..
~
~~çC:ll~.II',. . ~.
~J UUE l,T .
~nlle prim. ClOllocanùo(:Ì. al .P'ltuto d'onde si ooDlidera poi-
!oiDi ~t.o.rpe.r~~!1P .a Dio d?qd.l( ~ò,no nnuti. Allqra ~l circolo t~ 'd i ; essenz~., .bisogna òsserv,are. che la nozione dell' ,e~Jfe
.?Il9":,lD!lla~. slc\\mderà '. J.! nUP'f!ro. sacpo. sarà ,c0;JPple,tq. e pO!'ta io sè , la, certezza '(re,pl~gnabLle d«;llIa sua propria ,r,e al-
l , ~~lDe . drVJDame.pte "tab!I;~9 ..~J , reallZzerà~ col C:Oqlplmento del- t.à. Pe.rciocchè l' essere, esClu~e- .la prese{lza del ' non·essere ,
leioe armo~io~~ql.ropoq:i91,1i.. " :',: '",' ,,,. .• come !l nulla , implica. *~ a~sq~uta mancanza di esistenza. E sic-
. I come Il nulla non ,tiElqe PQpto nè della es.istenza, nè delle sue
I ' ? "{t,)," j \ • I

"., l condizioni , cosi. ~' ~ssere ~o~ può tenere de~ non~.essere, lIè
, UTBIButl DI Dio. - UKii-À. DI ·.~S­
III. Dro. -:- ESISTEl'I':lA. neU: atto, nè neO~r'potenzà, nà nell' ordine' delle v~rità . obiet­
SENZA, TJlINIT1 'DI PEBSOl'fE. - S. BOftMVlU'f111U, IrrIf1/ltJ.- ti~e, . Dè .neU'oI:dìoc.. arbitrario d~Lnoatrr, giudizj ; .non si sa-
~l!. ' .~NrIS Di DBU8I. 6. V. B VII. l'. p~.~bbe SUPP.Q,r,\h'è,~e ·,1' essere nop !!i~. +.Ora !l null~., ~he im..
Rlica la n~gl\zlp.9~,, ~eha esistenza, non ' SI .concepisce che per
,. l: esilltenz.&; I) .qlles~ per lo cootrilrio..,oon si pUQ concepire
altripleoti 'che .per s~ ... Nel raUo ", ~gni CQSI!. è con~epita Q co.,.

, 1<.0
..,.
,). ..i; ,.
me ~oJ!~sj~tente, o) corpo poss~bile o. pr,!lsente. Se ' dunque il
D(lq..essere non !,ii coll,Gepisce chepe~ l'essere, l'e!iSere il} po-
.., Dio si manf{esta: . in t~e modi: fuori 4 ~, Qj!i. per i "cstigÌ tenza per l'~~,re , ip ,. atto, Q..uesta14,iy,i!ln~ la pril'I\a pozione
?be l!l sua aziùne ·créatrice ha lasciato . P.np,rt;s~i ~c!. p1..ondo J che ,cade sott~ Il, J!6Jlsiero. -:' Ma ' .ogge~to di questa· l)lilDil
ID 'nOl per la sua imagine che si ritlette"A.4I\~~tfo de\)a,n~t~~ Jl!,zi9ne ,no~ è )\e~." particolare ',che , ~ li~itato nél suo sxol,.
ra umana; al .di soprarm · lIoi, per la.. ~Qg@" ,òlI4" risçbiara,.Ia gimeJ;ltQ· , e ~~~ .s~.~ ,ottp questo. fIlPporto·. nello stato dj po-
regio ne superiore ,dell" anima, Que' C,h , .J!!,I,çoptell}plano: oepa tenza : ned e l~ essere. ge.~erale as~ratto, "spoglio di yera re-
prima 'di queste manifestazioni sostanlJq ~JJ.II IiOglja ~~I t<l.p',\lr- altà.: bisogna duqqu~ c~' egli sia l' Esser~. Divipo. - Qui poi
liacolo: qua'che :si .elevaou .alla .secon~a :,gnQ . en~rati nelilan- ~l>biamo luog.Q. eli ,ammirare l' accecameD~; dell"illtelIigenza
tuat.:!Oi q~e'che arrivano alla terza pen~tr~opQ. nel§Ap.to d~~ ' che non s' avvide ~II' Essere assol~,tp., quando. essa lo CO{lO~
santI, dove posa r arca dell',alle.anza, su. c.~ !,-i, distendono l~ale sçe tP~iwa dj t~t~ :Fo~e (a) , e ~u~~o Iien,l;a ·di lui . noil ,sa-
di' dtre , cherubini, .i ,qujlli figurano alla 10~ql"VP\t~ i dp.e pun- pr,é bbe CQposçer~',:.fllçu~a ; somig!iante ,Il' oc~\tio .çpe ,: ICllC-
ti, donde possono ' contemplarsi gli invisibili . mis~erii dsJla Di- ~~p~ , a~bagli,~ iCWI~ grad~zioni "ei colori, (~e~bra llQo l'e-
vin!tà. cioè l'unità.,di essellZa ,e la plu.rali14 ~i Jler-~o~é~, l'una, d,çrQ I}!..)uce, i.IHJ~ial.P! ,cui ha, li~puto . scpprifli .... ~ • ,,, .
che SI .pUò conchiudere dalla 'nozione ste~1!f. .~\lIl: Essere; l'al~ Che se l' Essere ppro non puo . poncepirsi cpe Vl'lr . sè me-
tra dalla sola ' idea del Den~ (1). ., ,,l'~i'' , '" d~8~m.o ! ; egli per f:9D!!eguenza non emana Qa un· altro. ~gli
il .il p~imo di tutti" :~~~gli esclude il ' nulla, s'egli 1I0n vi ar-
(1) Ecco come il &anto Dottore nei capitoli-I . e 4del medesimo 0pu·
riva .p er alcun punW,.,,IÌoo ha nè pl'ipcipio nè fine, egli è et~r­
scolo riassume i principali tratti, per cui Dio'Isi fa riconoScerei o sia no. S'.~gli non racchiu~e illsè stesso alcun ·altr-o ('-1emento ch.e
nella natura, ' 0 liia nel l' omaòitÀ: . . ' ''''!l'' '.' ..' l'Essere. , ~on è C()~lQsto , os~ia _è estremamente semplice.
C! ~~ ~ose. material.i considerate ge~erL\l91mte, ~no s~~ge.tte a t~e Egli oon ha iJ carattei e ',della ' poteQza inattiva, poichè la 1)0-
condizIOni: il peso, il numero e la misura; es!\e mostransl sùtto il tenza inattiv~ tie~e i~,.,qualche modo~el nulla: egli, è dllu-
triplice aspetto del modo I qcl genere e d~ll"' ordIne. Vi si; discopre in· qqe sempre. ·10. aZlOne, •. Non comporta alcun difetto;,pprò sup-
fine lo sos~nza , la forza e l'azione, donde si ]IUÒ risalire; come da pone la perfezione suprema. E siccoJlle non contiene princi-
fedeli vestigi fipo alla Potenz,a .. f?apienza c Bontà creatrici •.. (~) ,
« Rientrate in voi, e ,·édete che l'anima vostra non saprebbe',im,. pio alcuno di divisibilit~ , ,s.i. PU? dire, çhç è . a~soru4-rncnle
• pedir Il sè stessa d'amarsi con estremo QrdorCl. Tuttavolta e.ssa n9q;si uno. Cosi, l'Essere puro è tutt insieme, il primo, di tutti,
amerebbe quando non si conoscesse, nè si conoscerebbe 9'uappoi 1!~.n eterno" ~stremamemente semplice, sempre in .azione, somma-
ricordasse, perciocchè la intelligenza non coglie che le aZlODi presen- mente ,p,erfetto, contenuto in una . indivisi bile ,unità. E questi
tate .dalla memoria • .' • V' ha. duuque nell' anima vostra ~re pot~dze. Qiversi i1.t~ributl sono talmente certi, che uom non ne sapl"e~ ..
nelle quali potete (rorare .' imagine della Divinità come nOessa'iil uno
specchio ». be. neppu~e imaginar~ la privazione, e d'altra parte ciascun

(') Dotlri~. I .. eul L:!. Mcnnais rOllda l:l leorill del l'rimo, ~olum. ,l;.quillt
u· 'CI" philo,o!,~it. - NoI. del ""/ld, .
DOCUIIIE<'(l'1 169
PAltTB IT.
.a e ~rpetua Borità.. Bisogna dunque che vi ,ia da tutta l'e-
di essi si ' lega ncc06Sariamente '1li 'Precedenti ed a quelIi cho ternita nel seno stesso del sommo Belle, una ptoduzfone con-
vengon dopo; per maniera , c'bé l'intelletto considerandoli !ii 8ubsta~ziàje come quella che si opera in via di generazioqe
sente come . fornito di lumi' célès\i. ..... Ma ecdo ciò che deve
mett~r cohbo alla meravi glia; L"Essere pe)' sè ~8tesso' appare
?'
e di procedimellt? ; onde risulta ,1' eg,ua~l~anza delle p~rso­
ne prodotte. Bisogna du.nq',le, che 11 llnncl~1O Qterno, agendo
. anche ' come l'ultimo di tutti, torile" S'o"ratiitmente presente, ab eterno generi un prmclplO uguale ,a ,lUI, e che da ambe-
intrnito, immutabile, immenso, ·universale. Egli è l' ultimo, due proce'da un terzo, e, questi tre . ;~ono il Padre! il Figliuo-
percbè i il primo; '.perchè il primo degli esseri ba' necessa- lo e lo Spirito Santo. BISOglI~ reahzzarl~ questa Intera . effu-
riam ente creato tutti gli altri; egli ne' () dIvenuto la fine per- sione di sè medesimo, perfez)o ne esse{lzlale e senza CUI non
chè n,e era il ~rill,dpio; l'Alfa' divcn!ò: Orru;ga. Egl,i è 'se!'IIprc sarebbe il somm'o Bene. - Così, nella contemplazione della
presente per che 'eterno: 'E !per vetI'ta l' é(erno 'non può esser Bontà suprema, ,che è l'atto" senza fine, l'espansione infinit.a
chj'uso nei 1riniti 'ael -téìnpo; ' egli riori può 'occupare 'su~(jessi"a­ di un amore 'volontario insieme e necessa,rio, nell'idea. stessa
mente i diversi 'iDté'rvànnrella durata; egli·dul1!Jue per sè st~ss<.> di ques~o . Bene somma~ente com~unieati"o, si ' ~r~;yano.l?
non ha nè· passato' Dè' a"Vè!lir,e ~ ma 'un' continu'o pre'sel) te. E premesse d'onde si puo dedurre ' II dogma della dIVIna 1 fl-
infinito perchè è semplice '; dìfatti" ove' è' più ' semplice !l' es- nità (1 l.
senza, è più intensa la Cori3,"'e quanto più intensa è la Cor-
~a , ' t'~n~o più !l SU,Ò Sfcn:fo a?costll~i ~U'- in~nito,~ ' Egli è. illl"" IV. L'UOIIIO.
mutabIle petche s~mpré In 'azIOne; l essere ID abone altro noh
è che l'atto puro 'i ora", l' :rtt.ò puro uull~' piIò' a'èqtiist:are di
nuovo, . e nuJla perdere dr ciò che 'e i'Ò lili'; 'ìjbh 'può quindi
subire alcun cambiamento: ' 'egli dun'g ue ' è' IInrilUtabil~. , È im-
'mensQ perchè ' è perfetto; se ,t perfet.to non può nulla 'conce- i'. Natura. d~ll' anima: - S. Bonaventura, Brt:viloqujum.
pire c'he non sia '~ccellente ;' l' rccelIerlza iIi grandezza: vien , , ,
detta immensità. E unicVeÌ'sale perchè è '·uno; giacché , r uni~
tà è ' l'elemento primo ' d'ogni moltitudine '; essa è causà ef- La dottrina teologica è qui riassunta in poche p'arole:
ficiente, 'e semplare, finale d'ogni cosa : ' l' Essere di cui par- L'anima. dell' UlnÌlo è una forma tlSistente, intelli gente ~ viva
)iilmo' è dunqut' ullìvet:sald, rion 'come eÌ!senza: ,di tutto' cjò che o' libera, - Esistente, 'non per sè stes!ì,a, ' nè . come emana;zio-
. esiste, ma come principio-, coine ra$ib~. ' 8Iimciente, cofue~ au- ne dell' essenza infinita, ma .per opera .di Dio, che d.a] men-
tore benefico di tutta la natura. ' . J,.' te la trasse all"esistenza ; - Vivente, non d'una vita mQrlu~
,Ora è ornai tempo di passare alla ~conda distinzione ; la le 6 tolta dal mondo esteriore, sib~ene d' ufla vita cl~ e le (J
trinità delle persone, ' la quale deve aerivar~i dalla" sola idea propria e senza fine; - Intelli gente, perchè ~.o ncep i ~cc le co-
del bene. L'Essere assoluto è infillitame.,Ur buodo, poicliè per- se create ed il Creatore stesso . di cui porta l'imagine; .: - Li-
fetto, e tale ,che nulla' pot"'ebbe e~sere, miglior~. E , ~er. co~­ bera, os;ia esente .cr ogni legame nell' ese rcizio òel!a propria
leguenza reciproca, non SI può supporre c'he l essere tnfim- raaiçme ·e della propria volontà .... ,
tamente buono Don esista ', poichè ' è' miglior cosa l'esistere Or ecco lo svolgimento fil osofico di queste dottrine. 11 pri-
che il non esistere. Ora, non si saprebbe contemplarlo nella mo princip.io., sommamente felice e buono, vuole per sua bon-
pienezza della sua esistenza " senza arrivare a ' codoscere ~h~ tà communicare la ' prop~ia felicità' a tutte le cI;~ature; nè so-
come è triplo è anche uno. -:- II ~ommo' Bene difatti deve 'es- lo a quelle che fece spirituali e più vicine a lUI, ma benan-
sere ' anche sommament.e communicativo. Ma ùa parte sua nòn co a quelle che son? perdute negli . ult~mi abissi della , r:oate.-
ria~. Ed e<7li non agisce sulle creature. mGrne che per lOt.e r-
vi avrebbe som~à communicazioi1e , s'egli non c01llmu'nicas-
se a quello, in cui tutto intero e' si spande, Ja prop,ri,a 8?stan- mediarj cl~e le legano. alle, più ele,v~te /: egli stess~ si è l!re:
%3. La communicazione debb' essere sust,allZl~le e p.ers~nale ,
scritto · quest' ordine gellerale. EglI ha du~que resI capacI di
attuale ed interiore naturale e volontaria, lIbera e -necessa- felicità non solo gli spirjti ,Puri · ch~ for~ano i cori, angelici,
ria, incesante e co~pleta. l'al'e non è però quella clie avvie-
(1) Il santo DolloTe in questo f~8m~ento, che non può , ~5seTe )I~~
ne nella creazione; poichè essa è ristretta nello 'spazio e nel dimo~trazione, sibbe'nc una gi"ustJfioozlOne del dogma cr!strt\llo, r:8S'
tempo, ehe non sono che un. atolno in eonCrollto 'dell' immen- 18

..
rARTE IV. DOCVMBNTI in
ma anche lo !!pirito unito all~ materia, ossia l'anima dell 'uo-. ,la generazi.one, alla nutrizione, :aU' accre.scimento ... - re.r la
11\0. - J: ' sieeome il PQ8seSIO della felicità non è glorioso cita lIua potenza seI!sitiva essa comp~ende ciò phe è sensihile, ri-
qual~ titolo ~i ri~o!"pcns(l, siccome L1 ricompensa suppone il 'iene ciò' che ha compreso, combina ciò che ha ritenuto. Com-
mento, 'ed Il merito non vi potrebbe essere , senza l'aziono prende coi cinque sensi, es.teriori che corrispondono ai cinque
libera; bisognò d~.re ali' ànima questà 'Ii:b'e'r tà ,che nessuna yio- elementi del mondo materiale; ritiene colla memoria; unisce
lenza può di struggere. Difatti la yolontà è inyiolabile dagli as- e divide col\: imagimi.zione· , 'in cui si trova già il potere di
salti esterni, bencbè divenuta debole e s.o~\getta al peccato in co~lJinare le i.mpressi"ni ricevute. -:- .çoIla slia potenza intel-
~ortseguenza d.e lla prima colpa. - Se , l' alli ma : è capace di fe- lettlva, essa dlsçerDe'. d vero,>sca~ola Il male e tende .al be-
li cità, è dunque capace anche di posseder DJo, ' ~isogua dun, ne. Discerne il veto coll' istinto ragionevole; sc,accia il mal o
<Iue ,che lo comprenda colle facoltà che possiede; e Prima col- per l' isti~to il'a~cibile ; e tende al bene per l' istinto . COIICU-
l' inf~lIigenza ' la quale, dopo aver' concepi Lo l',infinj io , com- piscibile. . ( , ' . , .
prenderà agev01mente' le cose Unite. - È ,carattere. 'delhi ye- Ma il discernÌmento suppp~ la conoscen;za ; .l' avvet:sione e
ra t'elicità di non pote!si perdere; non può spa,ndér.si' qUindi il desiderio sono" veri ,affetti ; l' al\ÌJila sarà: dunque sempre
che in nature in ~:orruttibili. Ciò chè il felice, è immortale' ; quando cog'nitiva quando affettiva. - Ora; il vero può consj-
J' anima ' dunque deve (viver e 'd'una vita senza 'fine ...L Da' ul- derarsi. solto' due ,risguardi : come . vero e come b~ne. n ve-
TO e il bene SODO . eteroi ().. transitorii; quindi.la facoltà 'di co-
timo ; dacchè essa tiene la sua felicità da unÌ!. causa estranea
e che nondim eno f',ssa è imm (\J'f.a le, essa è' dipendenìe e va- noscere, chfam.a ta intelletto o r3gion~" si suddivide in intell el-
riabile nella sua manil;)r~ ' d' esistere, restande' al tutto illèor-' to speculativo e ,p ratico, in ragione inferiore è superiore. Que-
ruttibile nel suo essere. Ne sc~me ch' ess'a . esiste ne per sè ati nomi- indicano piuttosto funzioni diverse cQe potenze distin-
stessa., 'n è ~ome emanazione -della Divinif'd; p.oichè al/ora sa- te. - Gli affetti pos:sono operare in un medesiJllo sf:fnso ill ,due
r ebhe in;!mutabile, nè per l" azione di cause seéollparit; o del maniere: per un moto naturale o per iI~elta deliberata. Il per-
monda,. estCri ore, perchè allora ' sarebbe' corruttibile. E. dun- chè la facoltà del volere si divide in volontà nat'Urale ed in
que dall' opcrazio'tie creatrice che eSS:l h~ ricevuta l' esisten- voJontà elettiva.. "+ ~ . siccome la ' H~era;elezione rispltà da unll.
l'.3 ... - çosl 'la felièità, ' considerata com~ ',fine supremo del- deliberazione ili-t ,eUi si -esercita il discè~nimento, pe;vieue,che
l'anima, ne<:es,s ita in lèi l' uniòrie ' di tutti 'gli'jttrihuti comprc~ il libero' arbitrig ,è l'opera corobimita 'della.:ragione e della!yo,
si nella definizione testò proposta.- E per isp!ifgarue ancora' il lontà; per modo çhb riunisce in ',sè tutte le fG.i:ze intellettua-.
l)riril@ 'termine che potrebpe semhrare osçtÌrò, , )iisogila ,dire li deW uomo. L'avevll detto sanf Agostino'; « Qtiando, IJoi par-
che l' anir:n':I:, 'dotata '<1' immor~IW\ , può 'sell:(rarsi dal' cor.po liamo del libero 'liÌ'bHrio, non è :una 'parte den' anitpt. che in-
marcescibile d'a lèi abitato; ~he se è èhiarpata forma,. nOli è. . sibben~ 'l'anima
dichiamQ, , .intera )l. ' ,, ' "

:per questo un '(~oncetto astratto, ma una ' re;tHà distinta, cljc


non è , du~quo, :solo tlni,ta al corpo come ' l'essenza alla sostan- 3. La memoria, l'intme'tto er.la tlolontd eOnliderati ' n~lle . loro f~­
za, ma . come motore ~i1a cosa 'mossa: ::ioni speciali - S. 'Bqnay,e ntura, ltirt~r(lrium mentis ad D C)Jm.
cap. III. ~ , ' .. 1
2. 1J.eUc facQlt(~ de ll',anima in ~enerale: - S. Bonaventura, 'lbid.
r I
I. È JIIIinistero deita memoria' il ri tenere, P(,l' rappresenta-
.L" anim~ , unita 111 corp.o, forma T int.ero Homo: essa lo 'fa re, al bisogno; non; sol6 le idee Il eli c cose attuali, corporali,
cesistore ,. ;(o (a viver~, senfire, ~ èo mprendere. Si può dunque peritil1:e, ma anche quelle' delle suceessive, seniplici ' ed eter-
riconoscero ,in ' lei una trilllice potenza vegctativa, sensiti va , ne. - E prima di tutto, la memoria ci c(lnserva le ricordan-
intellettiva., - Per la sua potenza vegelativa, essa presiede al- zi .del pas~ato, i concetti del :presente, i prevedi menti dell'av,-
.. "l, ,
venire Poi essa' custodisce 'le più indecomponibili 1l0zionLco,.
'suD!e sent:a syftlgerle le p1'a"O' sparse neg,jj 's critti dei parlri. N?ll ,~i" me sarebbero gli elementi delle quantità discrete e oontinue,
-soglia dunque meravigli8rci se non indica perchè -18 cQmmunica~io.M l' unità, ' il punto, 1'istal!.te, senza i' quali sareb.be impos.sibile
è!yil\~,:S'IIn;esta ljUo, ~i>if.it~ 5ao\0 . .t .teologi ne danno mol~e ~og!ooi.
di CUI ,l' uoa è che la Potenza, l' Intelrigc'nza e \' Amore conshtulsco- richiamarsi i numerj, lo spazio e la"durata ~i ' cur ~i 'Compon-
n,o De~ta. ioro tr,4J/icità l',ès. enza ip. te!3 degli spi l:iti ,i ver lJl?dQ .che gono. Essa: infine conserva invariabilmente' gli invariabili 8S-
J

.II})!I ·\1 bi po'trebbe l\~gi.i1Ilgçrc nè ,lc:vare CO~ )Ic~lIa. siom:i delle scienze; poichè non si saprebbe talment. di mClI-
.. r , ,

2~~ ''PAlitè n'.


"m
è 1ÌC0000, di: oomprendere un l".lziocinio ' llullldci ,.oo ~ la CQn-
litarli, che, 'tran'" ,il Callo 'di demenza, Dol sentirli appena elusione ii~ultare n6cessariameute 'òalte premesse. Ora " la ll~
proferire hon 'vi' si. dia' tost<l il , proprio' assenso,)-- eome a ve- çe~ità della ,conclusione resta la medesi ma, ancorcll è, le pre~
. ritl\' ricoDoliciute, familiari, o si ' direbbe 'rtàturali. È ciò chI} messe rj p0!,ina ~ u fa~ti .if!ccs~rj Q CQlltillg,tmti, l'cali, a . som-
av,ieno quand' uno è chiamatif a dare il /pro.prio paro re su d'una plicement~ possibili. ;, es. ~ l' ucmo corre, dunql!tl si , muove. »
pro)lOsizionp come questa: il tutto è piQi grando del/a sÌJa par- , La consegucn za 110 11 cessa d' csser vera, anccrchè l'UQlIDO 'Il01l
te. '-()I'l bene', in primo luogo, se ·la memoria" abbraccia pre- corra od anche nOil vi sia pi ù. C'osl la ,necessità loglca non
sente-, palisato e fufùro;' porta ima gine dell'eternità cho con- dipeMo dall ' ~!!ist c~a reale- e ,I}la~,riale: dètlt.l 'i?se ~_B n~tura ;
tieno tutti j., tempi in un presente· indivisibile. Sec6ndariamen- essa non dipelld~ ,JI'e ppure Q.all~ loro e)l., ~ tenza , Imaglllaria. nel
te,' !siCcoine essa" contiene dèlle' no.zioni inde~òmponibili ; bi s~ }lcllsiero umano; ma esige la ,loro esisteuza ideale negli esen'l-
gna , che non sia modifica ta',solo. dalle im pl'ess!oni 'm ateriali del plal'i eterni S.p cùi lavo ra VA1;tence divino e che si rifleUouo-
mo.ndo esteriore, ma che in essa 'vi !!icno delle"fomDo 5émpli- - iII tutt6~ l6 , sue 'opero. ~asì. secondo j.) detto 'di, 's, Agostino-,
ci ' cho' :lé 51)no ' i~presse dall' alto 'è' , che n'o.n 'PPssoò'o, enttare r:
la fiaccola c,hé riscb iara Ilostri rllgionameriti. s~ açc'ende' al
per 'le ptl rte' dei sensi : 'ni) ,i'ivestjr tratti sensibili. In ·terio luo- focolare della lerjtà infi uita eve Ili ricouduce il, ~uo splendo-
go , risuHa :dalla~' sua fedeltà Qol 'ritenere gli assiomi, che ' ~ 'l'e~, ~.Ne segue dm l'intelLètto' è in t apporio 'cyuà. vCl'ità, in-
assistita d'jl : ~ma luce c~e ,non s' iì\torbida o clie le ha s'empr~ finita; poichè , seni a -l'assistenza cb,e D~ riceve, ' non ' potrj::bb6
fatte vedéi'e sotto il mtldèsimo.' aspetto .lO', vèrità 'ì uvariabili. , e't t.nere,·alcwl8 certczza. Dunqu(f nOl possiamo' scoprire 'Ia: ve-
r (. • ~ • I .t' ~ ." ~' .'
l'ità , ch~ ci il~segDl'- . se gli , avpetiti, jrite!iorì , e.le appareDza
- II. La fun~iono , del1!.intelletto"è' di tdmprendere i' termini ~sterne 116n ~ngollò ~l intcl'po.;sì fra, i ;jioslri' ;sgQ!lrdi 'cd il
iselati "le proposizioni, i ragionamenti, , L' inteltetto com- Padrone iU!)remo .,: '&Cm[lre pl'esent~ )D,ebfo,uliò ,Clelle anime'
t>~end~ " i1 ' senso 'de i tè rmini quando n~ 'sal la 'defipiziolie. Or.a 1l0Iìtr~.. ' l ' , " ; .,! \,", .
la ' definizi9Qe, di cia scun termi'ne si deve' fare con un alttb 'più . • l 't'lo)'! ......... ... .. ~ . , l ,: t •. , .. ,

go~rale che sL definirà: ,alla sua volta' cob "0 te'rzo ancor più ,t U. La. v.ofonti nella: sua: libera azione "rcorre,suècesaiva-
e~e8o, fiòcltè si atriv~ '! a' q':lelti che sçQO: ' ' pi~ larghi ,e se n- mentè tre gradi: la 'delibèrazione~ ••i\. g~*~!ziò led ~I deside'rio ~
h ,;i .quali'-sarebber-im'Possìbile il definire alcuna ~osa. Serdun- - !J'..a deliberuiqpe' ha. per j1scop,o d' èSl,\~inare 'quale, 4ef .c;lue
què 'noi f'qd rttìo,; s'pfo vvistl ' della noziono' gefteràle deU i esse- 9ggeLti è il migliore. Ida di "due', oggettit' ,l·.uno.. nòo' ,potreI;)be
re; !non ' eomprendè,rer:n,m o' la definizione d' alcun' particolare ... uhiamar,si miglior(\ che in ragwlle d' una piiJ'~g.tande r.assomi-
Ma) ~ es~re p~ò' concépirsi difettoso , o retre\tO, relativo' od glianza' con un te.-zo ,che è assolutamE)bte '·b ùotJ o; <1I:!lt"a!p~~
assol,~to, jOt.pPle'Òl,a:I 'O ' !f' atto', "passaggero o 'permanente "di- , ~ , Ia rasso.migliaru:a si esti~a pe ~ !lOnfroDto~ clle e4pPO}l ~.al;;
peudentè o libero, secQndario o primitivol, .semplice o èompo- la sua volta un'a ~npscenza , qUillunque, ~egl" , t)gge~ti'>postJ .a
sto .•. E lIiccome i difetti sono termini negativi clle non si ca- courro.nto... Dunq,.~ ..la .,\"olonoo che delibera :pt:'::IÌd~ 'per 'puh'"
piscono ' ,c he per ' mezzo dei termini positj". corri&pondenti, }:in- t~' d~ ' partenza .una ~'zi?lIe inn~ta ( della Bontà perfetta . !-7 I~
telletto Il'0R saprebbe analiZzar' }' idea ) d'alcun essere 'creato, gIUdIZIO n011 SI pronQJ)'j:La che s{)pl.'a , una legge; ~a non SI'
difettoso " r elatiJo, composto , transitorio, senza la iiozione può giudicare con sicqrczza sul testo d' una legge ,: se Dqf) : si
d'un essere compl eto , assoluto,' semplice , eterno", in cui si è già ce,rtidella giustizia dell-e sue' di spesìzioni~ aitrime n'tr ~i­
contengono le ragi'oni . delle' cose ... - C intelletto c.om'p rcndc sog!lerebbe differire e giudicar prjma la legge, stessa. Opa.l'ani-
Te "Proposizioni; ' allora 'Specialmente che le ricon o sc~ con cer- ma è iI proprio giudice di sè s tes'sa : punque , Iad egge secon-
tezza ~Oflle :vere; ossia quando sa- non llotersi .~iugannarc nel- do fa quale bi ~ og lla che essa giudi chi. ,o la q)l.ale' non è 's ~ t-~
i' lidesione che. vi presta. ' La quale infallibilità' suppone che la toposta ad ,essere giudicata" dà Id , que~ta legge ehe è iri Ici
'V,erità ' non ,può essere altçòve .; che' In verità n on cambia Idi ma che è distinta da lei, questa legge I~ viene dall' alto . •:Ma.
'Posto ' è cbé è immuta'bile. Ma l' intelletto, sottoposto 'egli 8~~" l!icc!)JÌIe nulla è più altG del!' aniflla, se non è ' Quegli di':ch ii
60' à oambiamçnto, Don. può assicurarsi di questa pet:Cetta im- 'cs:;a è opera i, è' leci to di conéhiudere che la. 'vol outà"11'lIlo;,,,
nMtabilità ' che cnlla scò,ta d:una, Juée ,inalterabile che jlfuml- me'nto ~h'e essa giu<l,ica'; prénde per
punto, 'd' appogtdò ,~ leg-
ila jncel!!lalÌteme~te e che non ,p uò ésser.c '':Ina ,scmpIJec,:erca- Sol! lli."inQ. - 11 desiderio, in,fìl1e si, misura dall'inclinazione ch~
tuta, qùìndi det'Ja IuCé, cne iUumina ogni uomo ,vegoente in ~ liifei, a la eota dtlsiderala. Di tuUe le co.e.~ ,<tllilla.,i hg ~~r-
'llIesto wondo'," che è il Verbo divino. ~ 'L 'intelletto, infine,
PARTB IV.
eita la più viva aUrattin, è la ~elic!tà; e la Celi~ità non Ili ~6I11K'0ga ••• Quelli che , . rossi e piccoli, ii ~porgono a fior-
aequista che col compimento den ultimo fine, OSSIa col pos- di testa., B.ccompa~lra\lo per l' (}rdinari() un corpo senza fel'~
,wsso del sommo Bene. Il desiderio tende dunque al sommo mezza od una Iin" ua senza freno. Ma quand') lo sSllard() e
Bene, o, per lo manco, a tutto ciò che vi ha rapporto pe~ acuto, benchè 'Vel~to da leggera umidità, annuncia. la vera-
qualche analogia , a tutto ciò che lo rappresenta per alcunI cità ilei discu rso, la prudesza nel consiglio. h pt'llntczza Del-
tratti. l'azioflc .•. , Una bocéa dal bèl taglio; chiusa da l.abra · sot·
tili, il superiol;c dei q.uali avanzi un pochettiBo l'inferiore .
4. Mutui rapporti del fi'ico e del morale. - Compendium esprime ~e utimcl.lti nuLili e gcnerost. Una bocca piccola le cui
Theologiae veritatis, lib. 11 , cap. 58, 59 (1). estremità assottigliàte si stri ngono per reprimere il movimen-
te lascia tmvederc la malizia. soiit'arma della debolezza .
La disposizione delle parti il cui insieme costituisce il c?r~ Lf~' labra mezzo aperto e pendcllti SOIlO simbolo doli' inerzia
po umano, offre numerose varietà che ~ conve~t;lvol~~nt~ 10- c dell' incapacità. Que&ta ossenulionepuò. ripetersi su molti
terpretate, sembrano corrispondere ,~lIe dlv~~se d,sposIZ!ODl del- animali.
l'anima ..• Nostri maestri in quest arte d mterpretazlOne so- L'energia e l'aLilità si palesano colle ma,ni brevi e dcJicatn •.
no Aristotele, Avicenna, Costanti~o, PaleIpone, Losso, Pale- Le dita lunghe e curve segnano J'intemperanza dcI mangiare
mozio. Noi seguiremo le loro tracc~.. ' . . e J ella parola. : . Gli u omini che camminano a IUl!ghi passi
E per cominciare dilHe complesslOm '. bisogna. f1conoscere iono quasi tutti gente d'ull carattere elevato e d'una instàll-
i melancoJliciportare l'impronta della trlsf:e~lV,,~ ~~lIl1: gra- cabile attività. Quelli che vallno a passi accelerati , purva la
vità; le qualità contrarie essere dei s:mgUlgm; I blhosl mo- persolla e la testa bassa. hallllo le apparenze certe dell'a va-
strarsi inclinati' a collera; i flemmatici' alla sonnolenza ed ~I­ l'izia , dtJIl' astuzia e della t:miùezza. . • .
J'oziosità. - II sesso non manca d'esercitare una potente Ifi- In generaie, quando tutte le parti del corpo conServano le
fiuenza; l'uomo è impetuoso ne' suo~ mo'Vi~enti, amico del- loro p.roporzioui naturali e clw ~egna tra loro una perfetta:, ar-
le fatiche "intellèltuali, fermo dinnanZI al pericolo. Le donne monia di forme, 'di misllre , di calori, di posizioni, di- lUO-
lIono timi~e e ·miserico~diQse. . . .. vimenti , è lecito &uppurre lilla non meno felice disposizior.e
La grossezza della festa, quan?o è smlsora~, è 1OdlzlO delle facoltà moriili; e Der conseguenza reciproca, la spro-
or.dinario di stupidità;- r estrema prccolezza D1~mfesta ~a man- )lcrzione delle membra lascia facilmente ' sospettare un siòlil"
ea~za di giudi~io e di memoria. Una testa .I~latta ed 1Ofossa- disordine nell' intelletto e nella volontà. Si potrà anche dire
la in cima annunzia l'incontinenza dello" splrlto e del cuore; con Platone che spesso i nostri lineamenti /portano la somi-
allongata ~ delli form~ d'un martello, dà, tutti i segni della glianza di alcuni animali, di cui la nostra condotta riprodu-
previdenza e della circospezione. --: '!na fl'o~lte stretta accu- èc anche i custumi .' . ". 1\1a bi sogna sopratlutto ricordarsi nOIL
sa un' inìeJligenza indocile ed appetIti ~rotah ; troppo .Ia.rga, marcare necessariamente le forme esteriori i caratteri inter-·
indicherebbe poco discernimento ... 8e e q~adrata e d! gIUsta Ili loro corrisilondenti; nè puter esso distru g '~ere la Iibértà
dimensione, sarebbe improntata del marchIO della sapienza e tlell'anima di ~ui indi'ca'no le tendenze . Anche il "alore di que-
Cofs' anco del genio. sti indizj è di mcra congettura e qualehe volta incedo; pel:
Gli occhi cilestri e brill'lnti indicano l'audacia e la vigilanza : modo clIO iII simil materia sarebbe temerità l'avventare il prv-
Quelli che pajono se.ori e vacillanti ,'. riv,ela~o l'abitudine, (h prio giuùizio. l'e l'ch ~ l'indizio potrebbe essere aCcidentale; e
hevande forti e di grossolane voluttà. I n~rt, senzal alcun al- se è opera della natura, .r incli l' a ~iOlie c~e rappresenta pnò
tra gradazione di colori, 'mostrano un' indole debole e pO,c o cedere all' asccllJente di un' ahitudine opposta, u raÙdl'jLl<:.4·~i
soUo il freno moucrJiore della ra.. ioi.lo'.
(:I) Quest' opc;a ebbe l'onore d' essere successi'vamente_attrib~il.a ~i _
plll illustri , dotturi della scuola: Alberto Mag~o, s~n !O,~~s~ ,d Aq~-
, 110 , Tòmaso Sutton, Ugo di Strasburgo (vedi l'Hutotre tlt ra,lr8 6
la France, t. XIX). L'opinione che ne vuoI autore san. :a~na,ventura
lÌ fondata, 1. 0 sulla similitudine delle idee e delle eSp~l!SSI~D1 del ~om-
1/endium con quelle del iJreviloquium; 2. 0 sulla testl.DlODlanza di due
antichi Plano~dni del YaUcIDO.
'.laTE Il'. DQCUIU!l'fTI 27'7
pa!te della Itt>cietà. in cui sola risiedo la perCezione, sarà prQ'
V. LA SOCIBd. prlO del'a leggo dI realizzl;lre le condizioni della felicità co~
mune. E ancora in questo senso che Aristotile, allibro qlltll-
to della Morale, proclama giusto e commendevoli tutte le i. i·
tuzioni che procacciano o conservano .la felicità in mezzo a~
relazioni politicho .... Per consen"uenza il bene oenerale r.
i. FiNsofla del diritto. - Politica generale. - s. Tokaso
l'1 fime supremo cui sono necessariamente' coordinate t> tutte I
d'Aquino, Summa, 1. 2. qq. 90-97, De legibus (1.).
leggi.
I. Delle leggi considerate nella loro essenza. - Quaest. 90.
3. Ma riconoscendo che è destinazione della 'legge il protll-
. Si propongono qu~ ~tro questioni : -:- 1. Se la legge ò una r.are il bene g~ ne~al e, si deve anche ammettere che app~r­
dlpeqd enza dalla ragIOne? - 2. Qual e il fine della legere? - tIene lilla mollltudme, od a chi ne fa le veci, la l~Ul'a d' ~:;.
3. Quale ne è ]' ori gin e"? -!". Quale ne deve essere l~ pro- sicurare questa destinazione. Le leaoi dunque saranno opera
mulgaziolle? di tut~o il popolo, b della persona p~Èlica incaricata degli in- ~
teressl del 'popolo; giacchè l'incarico di disporre tutte le to""
1.' La leggo è una ,regola" Ulla misura che s'impone ai no- se al compImento del fine generale, incumbe dappertutto e
stri atti; è un motivo che ci determina o ci distoglie dal fare. sempre a colui ~he vi si trova specialmente, immediatamentr.,
Difatti. , si chiama legge da I ~gare ( Lea; a ligare ) , perchè completamente mteressato.
essa CI lega e ci stringe ad una ùet~rmillazion& ch'essa ren-
de necessar'ia. ,Ora la r égola e la misura degli atti umani è ft.. Si, è dett? che.IéJ. legge s'impone a mjwiera il' una re-
I~ ragi one , èh.tl , n~ .è p~r.e il primo principio, perchè appar-
gola e d una misura: ora la regola e la misura. venerono iOI-
tu::ne aIJ.a ragIOne 11 d1fJ~er,ne lo sforzo verso il fine; e la poste applicandole agli oggetti che debbono essere a."loro 5 ,t-
consI~era zione, del fine cm si vuoI arriva'l'e è precisamente, toposti .. Dunqu~. per ottenere questa forza o!!ligatoria chela _
cOllie dice A,rist,otile, il primo principio dell' azione. :&la in caraUerlzza, bisogna che la legge sia applicata a coloro (be
ci àscun' :or.d~ ne ,di cose, il principio è anche 'Ia r egola e ]a Jl1i- e~sa deve r egolare. Ma questa ap'plicaziol)e, questo primo sag-
gIO della legge .sugli ~piriti, avviene per mezzo della COIlO-
sl1fa~ ; .cbsl 11unità misura i numeri, cosi il ' moto degli astri
misuro il moto di ·guaggiù . .- Si può dunque conchiudere es- s~enza che a tutti ne è data col mezzo della promulgaziotlr •
sere la legge: una dipendenza della ragione. ' Ne segue dunque che la promul ga7;ione è necessaria per dar
f~rz~ all~ legge. - Cosi dalle quattro precedenti considera"io-
2. Sicco~le I~ ~ragiolle' è il principio. degli ?tti umani, co- m SI puo dedurre una soddisfacente definizione e ' dire: eS-
si deve trçvarsl I1ella ragione stessll un'idea che sia alla sua sere la leggo una disposizi one ragionevole , tendente al bt'll~
volta il principio, degli altr,i atti e d~ cui la
le gge dipenda in communc, emanata da' colui che è incaricato deali in te '551
dci p~blico, e promulgata per sua Cura ('l). o
una maniera più assoluta. Ora l'ideli che . presiede a tutte lo
nostre azioni, che ' domina e dirige tutte le decisioni della vi-
ta pçatica , è l'0idea, d'un. ultimo fine. Ma l'ultimo fine del- II. Delle varie specie di leggi. - Qttacst. 92.
l'esistenza um ana è la felicità;() la · beatitud ine. Bisogna dun-
que che la legge tenùa'a realizzare le condizioni della felici- Si tratterà successivame~ te : - 1. Della leaae esterna ' -
tà. D'altra parte, se l'im perfetto 'deve subordinarsi al per- 2. Della legge riaturale ; - 3. Delle leggi · u;:~ne.
fetto, ci la parte al tutto; se l'uomo isolato non è che una
1. La legge, com'è qui sopra provato, è I"cspressione JeIla
(1) Qui abbiamo doyuto mutilare questo trattato de Legibus, che ragione pratica nella mente del sovrano che governa una so-
nel!' assieme forma per nventura il piÙ bello sistema di filosofia d el
dlntto tracci ato da penna cristiana . Saranno scrupolosamente accenna- (i), Rl1:tio~i6 ordir/n/io ad bunum commur/C àb eo qui curam tom-
tll le lat une ; le quali per lo meno ecciteran no il lettore a ricorrere al ~umt a tu habct prolllul§a.ta , - B ATI O, ORDIIYJ.TIO, due profondis ..
testo, che s~rà cOlil assolto di tutt' i rimproverI che potrebbe merita- filAlO l'HO le U~1.e ilei li n f:fu~gl)fio ùella scuola ad indicare la le oe •
re la traduzionll, .
DOCUMENTI 279
!78
essendo l'opera dello spirito umano s'appelleranno Leggi Uma-
Cietà completa. Ora, supponendo essero il mondo regolato da i ne, purchè riuniscano i caratteri, costituenti la legge. Per-
Consigli della Providenza, ipotesi di cui la verità fu abbastan- ciò appunto Cicerone, nel libro della R etorica , asserisce che
Za stabilita, è evidente che la ragione divina governa la gran il diritto ebbe i suoi principj nella lIatura; che più tardi al-
società dell' universo. E perciò l'economia del governo delle cune osservanze deterniinate dalla ra gione s' introdussero nel
cose tale come esiste in Dio, sovrano dell' universo, ha Ye- costume, e ~h c infine le istituzioni fondate sulla natura, ap-
ramente il carattere di una legge. E come i concetti della ra- pronte dal costume furono sanzionate dal terror delle leggi e
gione divina non sono punto subordinati alla successione dci dalla religione consacrate.
tempi, ma godono di immutabile eternità, secondo ciò che è
scritto nel libro de' Proverbj, avviene che questa legge debba III. Della legge eterna. - Quaest. 93.
dirsi eterna.
Domandasi: -1. Quale è in sè stessa la legge eterna?-
2. Se la legge è regola e misura, può essere eonsiderata 2. Se tutte le leggi temporali ne debbono derivare'
tutt'insieme e dal fato di chi la fmpone, e dal lato di chi la
debbe ese.guire, perocchè se in qualche cosa nOli tenesse del- 1. Come l'artista porta nel suo intelletto il disegno dell e
]a regola e della misura, nè misurata esser potrebbe ne re- opere che usciranno dalle sue mani, cosi nell'intelletto di co-
golata: Se' dunque tutto ciò .che è sommesso alla Providenza lui che governa deve innanzi tratto prender forma l'ordine che
divina r egolato è e misurato dalla legge eterna, è chia ro che eali stabilirà in mezzo alla moltitudine confidata alla sua 1u-
tutti gli esseri tengono in qualche maniera di questa sup rema t~la. Il disegno preconcetto delle opere d'arte si chiama re-
legge ; ossia dalla sua applicazione rice~ollo . un imp~l s o natu- gola o modello; l'ordine prestabilito del governo sociale pren-
rale verso gli atti che loro sono proprJ, verso i fml che loro de il titolo di legge .•. Ora Dio, creatore di tutte cose, è
sono asseanati. Ma tra tutte le creature, la creatura ragione- rispetto a quelle, ciò che ]' artista è rispetto all' opere sue;
vole in ~odo 'più eccellente è sommessa alla Providenza, in egli le governa del pari e le diri ge in certa guisa in tutti i
quanto che ella coopera all' azione provide,nziale, pre\'edendo loro movimenti cd atti. Dunque il disegno della sapienza di-
per sè stessa e per gli altri. Ella dunq~e è ammessa ad una vina , in quanto ha presecluto alla formazione delle creature,
partecipazione più abbondeTole della ragIOne eterna, che le prende nome di mqdelIo, di tipo o d'idea; in quanto egli de-
imprime una tendenza continua verso il suo vero destino; )a termioo lo sforzo degli e!!seri verso il compimento del loro de-
quale partecipazione della ragionevole creatura alla legge eter- stino, prende titolo ,di lrgge j donde séguita che la legge eter-
lIa, Legge Naturale si dice. na altro non è che l'ordine sec:ondo il quale la divina sapienza
la muovere tutto le forze della creazione.
3. Già più volte si è ripetuto che la legge è l'espressione
della ragion pratica: or la ragion pra:tica e la ra gione specu-
]ativa seguono ne'loro svolgimenti presso a poco il medesimo
corso. L'una e l'altra vaUllO scendendo mai sempre dai prin-·
di movimenti coordinali, d'uqpo è che l"
2. La legge è l'ordine nel movimento; ora, in una serie
poteqza d'un secon-
do motore derivi dalla potenza d'un primo, perchè il secon-
c.ipj a1\e conclusioni. Come dunque la ragi?n~ sp ec~lativ~ ha do non entra in aft o se non in quanto egli medesimo è mosso.
pri'ncipj indimostrabili naturalmente. conOSCIUti e dal qual! dl:- Per ciò in ogni gerarchia l'economia del gove rno si trasmet-
duce le conclusioni delle diverse Sl:Jenze , la conoscenza del- te dal poter sovrano ai pole ri -sccondarj j e conle nelle opere
]e quali non è punto . data d3.lla natura, ma per lo studi o fà- dell' arte l'idea cui .uopo è dar corpo discende dall'artista chc
ticosamente acquistata; cosi i P!'ecet~i della ~egge na ~lI ~ale sono conduce il lavoro agli artefi ci che 'lo eseguiscono, cosi l' or-
altrettanti principj generali, eVldent.1 I~er. se J'!I ~d c~ lln~, donde dine che duopo è servare Ilei movimenti della vita civile, di-
la ragion pratica deve cavare speCialI dI SpOSIZlOl1I. E queste scende dal re ai nln gistrati inferiori. Se dllOque la legge ete r-
na è l'economia dci govern o universale nel pen!:'icro òi Dio
• che ne esprilolono mirabilmente il .doppio ,"~Iorc inlcJlettua)~ o mo- in cui il supremo pote re ri siede, ella è la sorgente donde tut-
rale. La seconda l' hanno conservata I l' r a n CCSI, Ordonnaflce , u la ti i sistemi di governo diretti da suhalterni poleri, tulLe- le uma-
prima l'abbiamo noi Italiani. Ragio" c. IIio.ta bine nel senso di Di r i t- Ile Ic ~oi , in una parola. , dcbhono scatmire. E questa efTd-
te ed anello Dottrina o Scivn:{a delle lOgg l.
280
DOCUMENTI !Si
tivamento è la dottrina t11 sant'Agostino, Del libro Il dal Li-
bero arbitrìo. 2. La legge naturale sanziona tutte le inclinazioni primiti-
ve della natura. umana; ma, tra tutte quella principalmente
IV. Della legge naturale . .....,. Quaest. 94. ci distingue e ci" onora, la quale ci porta a prendere la ra-
gione per guida delle nostre operazioni. Ora il proceder co-
stante della ra gione è dal generale al particolare. Tultavolta,
Domandasi: - 1. Quali sono i precetti della 'Legge Natu- mentre la ra gione speculativa, esercitandosi sopra fatti ne-
rale? - 2. Se questa legge è una per tutti gli uomini '! cessarj , incontra infallantemente la verità, cosI nei principj
che stabilisce come nelle conclusiolli che ne ded uce, la ra-
1. I precetti della Legge Naturale hanno per la ragion pra- gion pratica si occupa degli atti umani che SOIlO nel novero
tica il medesimo valore che gli assiomi indimostrabili della delle cose contingenti; e, bellchè s'attenga a.ncora alla neces- ,
ragione speculativa; SOllO il risultamento delle osservaziolli sità metafisica per le sue massime generali, tosto ch'ella si
speculative .•. Ora il primo assioma inJlimostrabile è que~ • abbassa alle applicazioni, elIa ,'i trova la contingenza.. Cosi
sto: che una stessa proposizione 110 11 puossi nel medesimo tem- nella speculazione, la verità è sempre una per tutti, tutto che
po affermare e negare. E questo assioma è posto nella no- essa non sia sempre egualmente conosciuta .•. Nella prati-
7;ione dell' essere, la ,prima che si presenta al pensiero ... ca, l;). giustizia, le cui massime generali sono id e nt,j c h ~ , im-
Ma come la noziolle dell'essere è la prima elle si presenta al- mutabili, evidenti per tutti, può ce-dere ed oscurarsi per le
]a ragione speculativa, la nozione del bene è quella che si sue numerose applicazioni. Dunque la legge natural0, se a'suoi
appresenta innanzi tutte le altre alla ragione pratica .•• - principj ci atteniamp, è per tutti la stessa in sè e nelle idee
Il primo precetto della legge naturale è dunque questo: è che ce ne formiamo; ma se si considerano le regole partico- •
d'uopo procacciare il bene, fuggire il ,male. E v'ha altrettan- latichè ella detta secondo la diversità delle circostanze, el-
ti precetti nella legge di natura, quanti vi ha casi in cui la la potrà variare. Ma potrà variare primamente in sè stessa
ragion pratica riconosce spontaneamente la presenza del bene piegandosi a condizioni novelle che modificheranno il suo ri-
e del male .•• Ma se il carattere dol bene è di essere fine gore ordinario; poi ancora nelle idee che ce ne faremo, se-
naturale delle cose, la ragione sco rge rà questo carattere in condo cho la ragione si lascerà più o meno intorbidare dalle
tutti gli oggetti ai quali la nostra natura ne inchina ••• L'or- passioni, dalle. abitudini perverse e da una mala disposiziono
dine di queste inclinazioni innate d0terminerà dunque l: ordi- degli organi. E facile citarne dQgli esempj: la legge che pre-
ne che regna nei precetti della legge naturale. - .Vi ha in- scrive la restituzione d'un deposito, soffre restrizione nel caso
nanzi tutto nell' uomo una inclinazione elementare venuta da che chi lo ha fatto lo riàomandasse per farne un uso malva-
questa infima natura che egli ha commune con tutte le crea- gio: quella che vieta ~l furto non conosce presso noi eccezio~
ture. Tutte le creature tendono alla conservazione di sè, e D!; ma fu ignor:lta presso alcuni popoli: i Germani, al dire
però i mezzi necessarj . per conservare la vita, per allontana- dI Cesaro, nOli reputavano colpevole la rapina de' beni altrui.
r e la morte, rientrano nel dominio della le3ge naturale. JI1
secondo luogo, l'uomo è inclinato ad atti più complicati, al- V. DeUe leggi umane. _ Quaest. 95-97.
tributi distintivi di quell' altra nalura che ha CGmmune cogli
altri animali; e gli è per questo che comprendesi sotto la le;.;- Si verrà discutendo successivamente: - lo l' utilità; - 2.
ge natl1rale l'unione dci sessi e l'educazione dc' fi gliuoli. In l'autorità; - 3. la mutabilità.
terzo luogo, l'uomo si sente portato verso un'altra so rte di
bene corrispondente a quella natura superiore, in telligen te, 1. L'uomo ha da natura ricevuto una felice attitudine per
ragionevole, che è in lui solo. E 3li sente il bi50~no di cono- la virtù; ma nOli saprebbe pervenire alla perfezione della vir-
scere Dio, di vivere in società; e la legge natu l'aIe provedc tù che coll'assogge ttarsi ad una disciplina. Avviene 'de' slloi
alla soddisfazione de'suoi bisogni col segnarc d'i gnominia l'i gno- bisogni morali quello che delle sue materiali necessi ti j 1I0n
ranza Yolontaria , col raccoma.ildare una vita innocente, col pu.ò soddisfarle che sottoponendosi ad un lavoro regolaro, di
moltiplicare infine! sugSi ordinamenti cho troppo lungo san-o- cm .sono gli strumenti, intelligenza e mani; mentre gl! ani-
be il I!ovcrn.ro. malI trovano senza calcolo e ' senza pena intorno e sopra di
~è pascolo c vcstimcnto. Ol,'a, è difficile rhe l'uomo lJusti a
282 PARTE IV. DOCUMENTI 283
sè stesso prr l'esercizio (Ii questa beneficll disciplina; percM gua~rlo al ben pubico; pe] loro autore , quando colui ehe lo
esS'll h~ per .og?etto pr.ine,ipale di trarlo da il.leciti godimenti ha .llnp'oste ha varcato la somma del potere di che è deposi-
verso I qu(!h SI sente InClinato, soprattutto nella giovinezza ; tanoi per la 10fo (orma, se i carichi imposti, be nchè per la
cioè a dire, nell' etù in CIIi la corruzione è più efficllce, c'I; , 'commune utilità, pure sono inegnalmente sopra ciascuna per-
tendenza più durevole. Bisogno è dunque J:icevere da altrlli sona ripartiti. Leggi cosi fatte non S OIlO altro che violenze;
)a disciplina che solo può condurre alla virtù. Per quelli cui çssendo che, secondo il.peJlsi~ro di sant'Ago stin ~ , ~on si pos-
'una favo revole compless ione, una saggia abitudine, o me;.;Ji,) sono onora r del nome di leggi quelle che ingiuste sono. Per
ancora, la grazia diYina fa inclinnre fa cilmente al hene, 'lltl- conseguenza esse non obli gano punto nel foro .interno, se lIon
sta la disciplina paterna ehe procede in forma di COll Slnli o ' fosse per avventura in ,'ista deÌ torbidi e dello scandalo che
ma per le di sposizioni vizioso, che non si lasc.iano scu ~tcr~ consuguitallo dalla trasgressione, motivo sufficiente per de-
dalla parola, alle s_odm:ioni del mal e, è forza opporre le mi- terminar 1'uomo a cedere al suo diritto; ecco il consiglio del
nacce della forza. Contro questo salutare ostacolo rompendo Vangelo: « A chi ruba la vostra tonica, cede le anche il man-
lo malva gie volontà, cesse ranno di lnrbare la commune 'tran- tello ». Nel secondo caso, e quando le leggi sono contrarie
quillità; prenderanno una mi glior direzione, e per abitudine al bene assoluto, cioè a Dio, come erano que\!e dei tiranni
terranno la condotta traccia ta dlll timore, e faranno ritorno che dell' idolatria facevano un precetto, non è assolutamen-
alla saviezza. Ora la sola disci plina che ha la potenza di infre- te permesso di osservarle . " « Bisogna piuttosto obedire a
lIare, perciò che è accompa gnata dal terror delle pene, è la Dio che agli uomini ».
disciplina della legge; di ('he è mestieri , con chiudere che le
• leggi umane erano necessarie pt>1 mantenimento della pace e 3. Le leggi umane sono altrettante disposiziori per le qua-
per )a propagazione della ,'irtù tra gli uomini. E a conforto li la ragione cerca dirigere le azioni degli uomini; e quindi
di questa proposizione si può citare la testimonianza di Ari- due cause giustificano i cangiamenti nelle legislazioni di quaO'-
stotele, al libro I della Politica . ••• giù. La prima di queste callse è la mobilità della ragione ste~
sa; la seconda è la mutabilità delle circostanze tra cui vivo-
2. Le leggi di umana istituzione sono 'giuste od ingiuste. no gli uomini dei quali bisogna indirizzare le azioni. E pri-
Le leggi giuste obbligano nel foro internoj .e questa forza obli~ mamente è della natura e della ragione l'andar per "radi dal~
gatoria prendono dalla legge eterna onde sono originate •..• l'.imperfetto. al pe~fetto; così nelle sci~nze speculativ~ noi veg~
Ora, le leggi meritano esser appellate giuste quando adem- glamo che l pflml filosofi hanno la~clato dottrine difettose ,
piono le condizioni della giust.izia pel fine che si proposero, che .si sono poi emendate e completate nelle scuole sorte più
per l'autore donde derivano, per)e forme «he osservano; cioè tardi. Cosi doveva essero delle pratiche cognizioni; i primi
quando tendono al ben generale, nè eccedono il poter del le- che applicarono il proprio ingegno al servigio della società,
gislatore , e distribuiscono con un' eguaglianza proporz10nata non potendo abbracciare d'un solo sguardo tutti i biso"lIi da
i carichi che pell'interesse di tutti debbono èssere da ciascu- soddisfare, dovettero lasciare istituzioni insufficienti. V~ ebbe
110 portati. L'uomo clTettivamcnte, se è membro della socie- dunque luogo a modificarle in seguito, e mutarle con a.Jtre '
tà, le appartiene come la parte appartiene al suo intero; o che lasciarono meno laèunEi; le quali tutttvia non cessano di
la natura vuole alcuna volta che una part-e soffra, per(;hè esse!e rifo l:m~hil.i per l'avvenire .•. In secondo luogo, giu-
iI tutto sia salvo. Del pari le legg i dividono su ciascnll mem- ste InnovaZIOnI SI possono introdur nella legge nel medesimo
bro della società i carichi necessarj per' la conseI"Yllzione tempo che altre correlative si operano nella condizione deali
dell' ordine social e , e se ciò fann o in equabili proporzioni , uomini; perchè alla diversità delle condizioni deve corri spo~­
sono giuste e obli gatorie per la coscienza; nel CJual caso si dere la varietà delle Ìustituzioni. Sant' Agostino ne porere un
possono dire legg i legittime. Le leggi posso no e ~se I"e ingiuste eccp-Ilente esempio. Se il popolo a cui s' impongono l e~mi è
in due m,aniere : per opposizi one al bene relativo dell' uomo, pacifico. ne' suoi costumi, grave ne' suoi pensamenti, vi gi~ al
o per oppJsiziollc al beno assoluto, che è Dio. Nel primo cas ~) ',mantemmeuto de' suoi veraci vantaggi, in lui si riconoscerà
esse peccano pel loro fine, pel loro (luto r(~, o ~p er la loro for- c?n ragione il diritto di scegliere i magistrati cui spetta il ca-
ma: pel loro fine, quando il prinr.ire le ha calcolate per l"in- ~ICO della pnhlica amministrazione; ma se questo popolo si n
te resse del proprio orgoglie o della propria cupidità, senza ri" 10 modo corrompendo da tender yenalo il fil!O voto, si ridu-
PAIlTJ! lV~
DOCUMENTI. 28!,l
ca a confiùaré lo cure del v.overno ad uomini diffiulllal' 'II
' Iatore gl'l, t og)"ICrLl a8co rtam
U I J e- Hlà cornrnune. dovrebbe essere condannata come una colpa
" g!S ente il potere di conrcrire'le _
rlche per nnlctlerl o il!tera mentc tra le mani d'un p'cc' l Ca mortale di sua natura, e tanto più grave quanto il hene. ge-
I IO nu-
mero dI' persone d"blJene. nerale è preCeribile al bene particolare. Ora, il peccato del-
la sedizione grava specialmente sopra quelli che se ' ne fe-
cero gli instigatori, poi sugli uomini turbolenti che ne fnro-
';1:
2. Politica sprciclle. - S , To'm nso' Snmma 1 1 q 10 v ') 2 ,
q. 42; Dc Eruditione princip~m , 1. i', 4'; 3. i) i -. 110 gli strumenti ed i complici. Quelli al contrario che oppo-
sero resistenza e cembaUerono pel ben publico, non debbono
1. Della miglior forma di governo. mai essere disonorati del nome di sediziosi, cosi come non po-
trebbero dirsi accusatori quelli che respingono l'attacco d'un'ac-
Due .co,se sono necessarie per fondaro un ordine ùureyolo cusa ingiusta.
nelle cItta e nelle lI azi oni. La prima è l'ammissione di lutti
a una ~arte del governo generale, aHìnchè tutti si trovi 110 ill- III. Dei Doveri del principe (1).
teressllh al mantenimento della pace publica divenuta opera
lor?: l~ seconda è la scelta d'una l'orma politica in cui le au- La società non può pervenire al-fin supremo 'che le è asse-
tonta sIano opportunamente combillate. Esistono effettivamen- gnato senza il concorso di tre sorta di mezzi: le virtù, lo
te, com? lo I~s egna Aristot.ele, pi,'1 l'orm'e di governi. Tutta- cognizioni, i beni esterni. - Il principe deve dunque prima-
v?lta pflmegg lallo tra tutte la real dignità, che è la sovrani- mente vegliare con saggia sollecitudine perchè fiorisca ne'suoi
ta ,d' ~n sol ~omo, so,g~etto egli pure alle leggi della virtù ; Stati la coltura delle lettere, per moltiplicarvi il numero de-
e l arlst.ocrazIU, che e l'autori là de' mi oliori cittadini eserci- gli scienziati e der fetterati. Perchè ove la scienza è in fiore,
tata ~arn~ente nei limiti della o ill stizi~. Cosi, la più feli ce dove ]a sorgente degli studi zampilla, là, tosto o tardi l'istru-
com~l~azlOne del pf!tere sarebbe quella che facesse capo dci. zione si spanderà tra' ii volgo. Dunque per dissipare le tene-
la cl.tta o d~ll~ nazIOne un prin riIJe virtuoso , che ordinasse bre dell' ignoranza che infelicemente avvolgerebbero r aspet- .
al disotto di se un certo Il~me~'(~ ùi grandi dignità per gover- to della monarchia'. incumbe al re d'incoraggiare con favo-
nare secon~o le norme d(lll eqlllla; c che, sce"liendoli da tut- revole attenzione ~e lettere. Tanto più che se egli dinegasse
te le cIaS~I, so~.meltendùli a tlltli i suffragi della moltitudi- il necessario incQ'ì'aggiamento, se egli non volesse che i suoi
ne, ass~cfllsse l lIltera società all e Cure dci governo. Un ta- sudditi si instruisSéro, cessando di esser re, si farebbe tiran-
le .stato nel SIlO benefico ordinamento riunirebbe la monar- no. - In secondo uogo necessarj sono al popolo coslumì pu-
chia rappresen.t~ta da un unico ca po; l'aristocrazia, natura- ri e virtù. Perciò bbe poco è il cOlloscere il fine ' deJla vita
,ta nella plurahta de' ma gistra ti scelti tra i mi"/iori cittadini' umana col lume dellUntendimento, se colla forza: della volon-
~ la ~emocr~zia, o.vvero. la potenza popola re ~anifestata nel~ tà non si correggono i disordinati appetiti per ricondurli all o-
l eIeZIOne di questI ma gistrati, che si farebbe nella classe ro s~opo : Egli è pertanto dover del principe l'insinuare tra
del popolo, e dalla sua ."~ce . - Quest' ordine è precisaDlen- suoi sudditi yirtuose 4isposizioni, -Infine i heni estemi P0,;-
te quello che la legge dmna ha stabilito in Israele. sono servire d'istl"Umenti per procacciare la reli cità della yi-
ta civile; e però conviene che il re c i principi governino i 10-
II. Della sedizione. 1'0 stati e le loro città per modo che loro procurino l'ahhon-
danza di quelle ricchezze che al bene generale contribui-
L'incyitabile effctto della sedizione è di attaccal'e j' ullità del scono. '
popol~ del!a città o dcll' impero. Or , se pl'cstas i l'de a s. IV. Della NoLilità.
~gostlO?, Il p.opolo, giusta la dr. fìni zinll O elei saggi, non è gi:l
11 f.or~Ulto accozzamento d'una moltitudinc qua lullque, ma Ull a Egli ,è un errore frequente tra gli uomini quello di credersi
, SocICta formata' dall' osservan za d' un medesi mo diritto e dal- nobili perchè sono discesi da___
nobili familie,
l Questo errore pU0 ..J.. I
)~ ~ommu~~nza dc' medesimi vantagg i. 11 perchè è l'unii,! ùi
dlfltto e. d mteressi chc la sedizione minaccia di sci ooliel'(" c (1) Questo frammento non appartiçne a s. Tomaso ò'Aquino; è traI.·
da un libro de ' Rcgiminc pritlc':llum (lib. III, p.2, c. fl). sedil I)
116 ségulta. che la sedizione, contraria alla giustizia ~ nll't;li-
lo
dal n. Egidio Colonna, ran.linalo, arcivc~cov() di Bourgei , o di sc!.'·
}l()lo tlcl Dolt.nr an gelico,
19
286 !'ARl'E I V.

essere combattuto in più maniere. - E prima mente , se si c!V'-


DOCUMENTI. 287
.sidera la causa croatrice della quale noi siamo le opere, Dio
facendosi l'autore, di nostra progenie, l' ha tuttaquanta s\)nz~ V. De' publici aggml.
dubbio annobilita ••.. Se si esamina la ca1,l~a secondo è crea-
ta, i primi parenti da cui discendiamo, souo pure i med esi- , ~'emp~tà d.e: principi ~ de' signori che impo~ono a' loro sud-
mi per tutti da Adamo o da Eva hanno ricevuto la med esi- , ditI esorbltantllmposte SI scorgerà agevolmente se si pon men-
ma nobiltà, la medesima natura. Nè si legge che il Signore t e che essi si rendono colpevoli d' infedeltà verso gli uomini
abbia fatto al pr incipio duo uomini , 1'uno d'argento per ,es- d: ingratitudine verso Dio, e di disprezzo inverso gli anaeli:
sere il primo progenitore de' nobili; l'altro d'argilla per es- - Il signor~ debbe a' sU,oi sudditi la stessa fedeltà che gli è
sere il padre do' plebei. Ma egli ne ha fatto un solo e di fan- permesso eSigere da loro; è fellonia il mancarvi. :. Udiamo
go e per cui siamo fr atelli .... La medesima spica dà in un molte volte i nobili scusarsi e dire : « Se quest' uomo non
tempo .e il fiol' di fariua e la crllsca. La crusca è miserabil m'appartenesse, mi avviserei di peccare nel maltrattarlo; ma
pasto . che si getta a' majaJi, e dcI fior di farina s'impasta un nel maltrattare chi mi appartiene, non ci posso veder pecca-
pane degno della mensa d' un re. Sopra un medesimo ramo t?, o almeno peccato grave ». Si potrebbe rispondere che un
lIasco la l'osa e la s pina. La rosa è un nobile oggetto bene- siffatto potere sarebbe uguale a quello del demonio. Perchè
fico a cJl i le si avvicina; ella spande con dolce profusione i il demonio è un crudel signore, ché paga di amilioni la di-
suoi profumi intomo a sè ; la spina per lo contrario è una v~zione de'suoi, soggetti , c tanto peggio li tratta, quant.o me-
vile escrescenza .che punge le mani che imprudenti la sfiora- glio ne fu servito .... E qual uomo di senno crederà mai che
no. Cosi d'un medegimo ceppo due uomini possono nascerr , sia. men delitto far la g\lerra a' suoi che non agli stranieri?
r uno villano, l' altro J1 ohj~ e . L ' 1111 0 , come la rosa , farà del Chi dunque ignora che vi ha tradimento nell' abbandonare la
bene a chi r <lvvicina , c così s.m't nobile : l' allro , Come la c~usa dell' ~mico? Or,~ sec?ndo l ~ .parole del Saggio, il prin-
spina, ferirà quelli che gli si accosta no, fino a che sia gitta- cipe deve f1 guardare I SUOI suddltt come poveri amici che il
to, come quella, al fu oco, ma al fuoco eterno ; c costui sa- Cielo gli ha dato. 'Prima che egli avesse ricevuto l' oma.mio
rà villano ... Se tutto ciò che llrocede da ,m
nouile ereditas- del povero, gli doveva fede come ad un fratello di relioigge'
e questi rendeudogli alla sua volta omaggio, non ha ~sone:
se la stia nolJiltà, gl i animali che s'annidano fra i suoi cape-
gli, e le altre superlluità naturali chc in lui si prod ucono, sa- rato il principe dalla sua obligazione primitiva; ma piuttosto
rebbero IlQbili alla loro m aniera .. . Anche.i fil osofi hanno de- r intervento ,leI nuovo atto ha ristretto il vincolo anteriore.
ciso che la nobiltà 1I0n s'acquista per discendellza. Che cosa 'è Come può dunque difendersi dall' accusa d'infedeltà colui che
cavaliere , schiavo, atTrancalo? Qllesti, rispond e Se'lIeea, sono opprime i suoi sudditi'! - Fa parimente prova d'ingratitudi-
titoli creati dall' orgoglio o dall' in giustiZia. Platone il di ssc : ne contro Dio: perc.~è Dio ha onorato l'uom potonte elevan-
Non v' ha re che non conti degli schiavi t.ra stloi milggilll'i , dolo al di sopra di tutti ; ed egli al contrario disonora Dio
nè schiavo il quale non sia nipote di re. Egli è 111' 110 il 11 011 ne' poveri ch'egli avvilisce. Imita i soldati che il carico ave-
,essere mai venuto meno agli c6empli de' nobili ante nati; ma van di condurre il Salvatore alla morte, i quali pi gliavano
,gli è ancor meglio d'aver illustrato con gralldi azioni l\ll IIl11i- ~a ca~na ~osta g li nelle, mani per colpirgli la testa. La canna
le ·nascimeDto •• • lo ripeto ad unque con san Girolamo clIO , e la lmagme del potere temporale che i grandi riceve ttero dal-
nulla mi par degno d' invid ia in questa pretesa nohiltà ere- la mano dell' Altissimo, e di cui si serv ono poscia per colpir-
ùit,al'ia, se nOli rosse che i nobili sono avvinti all a vil' Ul dal- lo nella persona de' poveri. - Infine, vi ha il disprezzo dc-
la vergogna di disonorarsi. - La vera nohiltà è (!uella del- gli angeli. Nel falto, se l(!. Providenza ha confidato i. deboli
l'anima, secondo le parole del poeta. ed i piccoli alla guardia de' forti dcI secolo, non volle punto
Nobiltà sola è quella
,Che di ,irtù ci abbella (1). de Regimine principum (diverso da quello sopra 'citato), che general-
Il,lente. gli si attribuiscc. l vi stabilisce i doveri del popolo in fa ccia alla
t'ra n~l a : « Il tiranno , se sta entro certi limiti, dCl'e esserc tollerato
(1 ) San Tomaso , che scriveva tali cose, apparlenl'ra 311:1 illll ~I!', : pei tlmorc ~i ~n male più brave; se valica ogni misura y può esserc
fa milia dei conti di Ac[uino, una dell e prilll~ ,Ielle Due Sic:i lic·. Lo ~ p a· depos~o e gIUdIcato da un potere r egolarmente costituito, ma gli al-
zio no n ri .permette di tIui iw;erire Ul! C~ll il') ! Q uotcv ·.de dci lt'nll ulo tcptatl ;rontl'o la sua persona, che liarcLbero r opera del fauali smo
Jl~r:;o naJe o ddla nndc tta 'pri"ata, rc::;tl'rcbbcro dclitli 'ine!;c u=ahili « .
..
DOC U!\fEN t'I.
288 PAR'Cl> IV.
1\1a lID agente. compostJ non può modificare gli oggetti che'gli
l'he i primi (ossoro in balia de' secondi; ma diede loro cele- :lOIIll SÙIlHIlOSSI , che dando 11)1'0 la sua forma, facenJo ' loro
sti custodi. Ciascull uomo ha il suo angelo alla cura del <)lIa- llarle della sua esistellZa, sebbene ritenga in sè tutta la ,sua
le è affidato. Sopra di questo angelo ridondano le offese pro- esscnza. Infatti l'azi one suppone il contatto, il contatto esiue
digaI? agli infelici di quaggiù; e dall' angelo risalgono allo stes- la eommunicazillllc; e 1I0n potrebbe esservi altra c()l11munic~­
so DIO, del quale è desso il ministro. zione se 1I0n fJu clla dell'esistenza, essendo affatto imposiiibile
il comlllllllicare l'essenza. Siccome adunque la Causa prima
opera per la sua essenza ,. bisog na concludere che essa nOli
si com,mllnica, ossia non si mischia· punto alle co~e, che essa
VI . .tA NATURA. crpa, lorllla e reg ge. Dllllque queste cose devi vallo da lei, ma
1I0n SOIlO esse callsa, laolllie si può ben con ragione a,ccusare
coloro che estclldollO gli attributi di'vini alle creature ... Cosi
Uio, che .è la Causa prima, sta nell' immutabile .sua unità
'1. P"'esBMa di Dio in tutti i gradi delln crenz·;one. - Unità c di- SCIli.a confondersi colle sue operI); c non per questo le ab-
AI/razio ne universale. - Alberto J1 la9no; Dc causis et
tJcrs'i tà. - bandona, ma le accompa gna in certo qual modo e le invcste
processu Universi, lib. 11, t·r. 1Y ; cap. I, e 2. d iI 01:S ni parte colt' immen sità della sua essenza, colla presenza
della sua luce, colla potenza della sua azione.
1. Eccoci il spiegare come la cansa prima regga tutti gli
-esseri creati sCllza confondersi con essi; poichè, se alcuni di 2. Dalle considerazioni rhe ahhiamo svolte è d'uopo conchiu-
lluesti sembrano reggerDe altri chc loro SOIlO sommessi , lo de!'e elle la callsa prima esercita su tutte le cose lilla sora ed
fanno a cagiontl di una potenza data loro a prestanza. - In- .uguale intluellza ; e , confondendosi in essa l' esistenza e l' es-
fatti iI rcggere gli esseri non è il condurli a quella pienezza senza, lIon sa prebbesi concepirla di~isa dalle infinite sue per-
d'esistenza che 'è il loro fine? Ora, per ognun d'essi la pie- fezioni: sono dllnque mutuamcntc identiche, e non si potrebue
neZza oel1' esistema consiste nell' unione delle condizioni sen- Y:ll'iare \' ('ffusione che se ne fa esternamente. Ma se questa
;la' le quàli egli non potrebbe giungere alla sua perfezionc re- cll'usiolle è iuvariL",ilc procedendo dall' alto, ella non è per-
lati va , compiere il proprio destino, esercitare la funziollc par- (:iò riceyula quaggiù in eguale misura fra gl1 esseri diversi
ticolare della quale egli è capaco. 1\la copdurre un essere al- su cui ella si sparge. Essa li riempie secondo la misura in e-
!a pcr~ç~ ion~ ~ ma dalla potenza farlo passare all' atto , ella guale della loro 'capacità, la quale sta in l}rOporzione del/a
e , questa opera del principio generatore, ehe trovasi in lui distanza in cui si trovano; poichè gli uni gravitano in vici-
c c!ie dà Ja sua forma specifica_ <":osl. la potenza creatrice ch~ lIanza della sorgente, gli altri· si agitano b distanze- immense.
viene dal "padre forma 1'embrione nei ,fianchi materni e gli Tutt.i parl ecipano adunque secòndo le loro forze alI' effll~i()n e
dà la figura vivente dell' umanità j quindi rassoda e sviluppa d('lIa bontà e rl ci lumi divini, e sono penetrati dall' eSSeh7.3 ,
i l çorpo del figlio, n'nde condurlo alle perfette proporzioui del ~ rl,dla potenza dl'l creatore. Ora, queste diverse di stanze, que-
la virilità, in cùi 'il completamento degli organi permetterà sIi gradi in cui 50no poste le creature, costituiscono un ordi-
)' ;l.Zione completa delle facoltà corrispondenti .. ~ • Nella se- IW gerarchico in mezzo al quale il numero si riduce aH' uni-
l'ie dell e ,cose la preceùente si slliega sempre dalla antece(kntcj l;ì ; per modo che bisogna ivi ri conoscere l' opeJ:a della sag-
)a secoli da s' informa dalla prima. Tutte si legano necessaria- gezza etema ; ma se è tale la grandezza de'Ile perfezioni di-
mente fra 101'0, e risalgono alla Causa suprema in cui non son v ille che nessuno fra gli oggetti creati poteva contenerle ill-
eh:) una cosa l'esistere, e l'essere, e la quale operando in- t.ieramente '.. ' •• Almeno egli ha voluto che discendessero si-
ilO al fonò o della creazione e che nulla vi restasse di sì o·
torno a sè stessa, forma, perfeziona, e governa tutto l'uni-
verso. - La Causa suprema opera in virtù prnp!'ia, e non in scuro ed il/fimo crle non entrasse in qualche modo in rapPOI'-
virtù d'una forza' tolta a prpstanza: ella non è dunqoo divi sa. lo coll' essere divino (il· '. .
in due parti, \' una attiva, l'altra passiva; non porde dunque (I) J~o s tesso pensiero è svolto for se più lucid:lIncnte 'nel capitolo XIV
nel SIlO agire quell' inalterabile unità, la quale sta nella sila flcilo str ~~o libro. « Dio si conosce ùa se, eù egli ' ('~pilnde la !lua ILI-
na,llll· él . Non accade cosi delZli agenti secondarj composti di ('(; che l'i:.; ... h iil,.'1 tutte I:OSl' ) G che rillcltendol'isi lusciil come Ull' iUl. '
e
eSistenza e di essenza, di potenza e di atto, però di~isibqi.
PARTE IV . 29i
290 PARTE IV.
fosse, dominato da uno spirito Invisibile. Ma beli più .di que-
3. E se si domanda donde viene la tendenza universale del· sla setta ò' impo'stori sarebbe a oondannarsi, quella di COl (1 1:0
lo cose verso l'Essere divino, egli è facile il rispondere par- cho :in onta d' ogni fil osofia. d' ogni ragione , invocano lo SP I-
tendo dalle verità ora dimostrate. Infatti, si è ora bastante- rito del male ad ottenere il compimento delIa lora impoten-
mente stabilito che Iddio penetra tutte le cose colla sua lu- te volontà; pensano chiamare od allontanar ,ql1est' esser e spi-
ee , e questa luce , penetrandole, trasfonde in esse una ras- rituale mediante mezzi naturali; fanno a lui preghiere e sa-
somiglianza imperfetta cdn Dio stesso. Ora, secondo quanto crifizi. Certamente la sarebbe cosa ,aasai più ·facile e sicura
dice Boezio, il simile attrae il suo simile, perchè egli ii da ir domandare · a Dio ed agli angioli il conseguime!)to de' no-
lni che riceve la fòrza di sussistere, l'accrescimento ; la per- stri giusti desideri: giacchè se tal volta que,sto spirito ,mali-
fezione. Di qui tutte le cose tendono a Dio come al sommo gno · mostrasi in apparenza propenso alle Dostre cure , e per
dei beni, come allo scopo supremo a cui concordemente si. la pena dei nostri errori, viene dal permesso di que.l ))io che-
riportano tutti i fatti. V' ha nulla che valga ad esercitare in regge solo e indivisibilmcnte l'economia degli umani destini.
sè stesso una forza d'attrazione se non vi concorre una for-
za divina. Quando alcuno muove lamento di non aver potuto 2. Ades~o io narrerò qualcuua delle meraviglie che racchiu-
raggiungere il sommo dei beni , s'inganna; s' inganna per es- de natura, o l'arte · produce, alle quali la magi.a non ha par-
sersi attaccato per forza di appetiti imprudenti agli indizi ed te ~eruna; affine di provare che esse assai di gran lunga sor-
alle apparenze dello stess o sommo Bene. E veramente tai se- passano l~ invenzioni magiche, nè punto le rassomigliano.-
~ni e tali apparenze ritra ggono una qualche imagine della Si possono costruire pei bisogni della navigazione machine ta-
realtà suprema, ed è perciò che svegliano ed ncquistano l' affet- li da far si che il più, grande naviglio. retto da un uomo s~­
lo degli uomini (1}. lo, traSCOl'ra fiumi e mari più rapidamente· che se ({lsse sti-
vato di rematori; si possono fare eziandio· caTri che , senza
n. Potenza della nata·r a; impotenza riella mag\a. - ProgreSli po,- essere trascinati, corrano C'on tal velocità da non aveI' la pari,.
,ibili dell' indtlltria; &coperte de' tempi moderni. - Buggero Ba-
cane: De eecretls operibus artis oVnaturae et nollitate magiae, Egli è pur anco possibile formare un apparecchio, per mez-
cap. VII. 20 del quale un uomo seduto cl.le muova con- una leva certe
ali artificiali, viaggi èome un uccello per l'aria. - Un istru-
t. Quantunque la natura sia ammirabile nelle sue operazio- mento della lunghezza di tre dita, e deU' ugual larghezza ,
ni , l'arte, che la modifica e che ne usa come d'uno stru- basterebbe a sollevare un earico enorme: parimenti servireb-
mento, mostrasi più potente che l' jstessa natura. Fuori del- be a toglier pri gionieri dalle loro carceri lasciando che a lor
le opere della natura e dell' arte, più non havvi che prodigi grado sormontino le più grandi altezze. V' ha ancora un' altra
ehe sono superiori all' intelligenza dell' uomo, ovvero presti- machina, per mezzo della quale una sola mano potrebbe ti-
gi al disotto della nostra dignità •.• Pari sono essi a presti.. rare un peso considerevole s'anco mille 'braccia vi s' oppones-
giatori che ingannano i nostri occhi colla prestezza' delle loro sero. - Altre machine potrebbero forse anco portare iI palom~
dita; sono come pitonesse che, traendo docile la propria vo- i baro senza pericolo al fondo del mare, • • Qtlesto cose le SI
ce dal ventre; dalla gola o dal palato , fanno a lor grado jn~ sono vedute e dagli antichi e da noi; eccetto però l' app~rato
tendere parole lontane, accenti strani , quasi il loro organo 1)er volare, mentre ne ha imagi~ato .iI di~egno UI1 .saplC~te
ch' io ben conobbi. Ed una quantità dI altn con ge~m e u- ?
glne della DhinitA. Egli stesso vuole sè come principio universale,
tili artifizt si può ritrovare; - come sarebbero del ponti ad
perciò solo egli suscita in tutte le cose un certo amore che le fa pro- attraversare i fiumi più larghi senza piloni e senza U11 appog-
pendere verso la Divinità. Egli opera, e colla sua potenza dà a tutte gio intermedio.
cose la forza di muoversi verso la Divinità. Questa iÒlagine, quest()
amore, questa forza determinata sono dunque in tutte ~ose ! benché· 3. Ma fra .tutti gli oggetti cbe SI attraggono :1 gara la llostr~
In diverse condizioni, secondo che trattisi di corpi bruti, di vegeta- ammirazione, egli è d'uopo notare i giuochi della luce. - Not
li, di animali, dell' nomo , di pure intelligenze J). •

{il L' i<.'ea precisa di attrazione è perfettament~ espressa I~ questo possiamo eombinare ?ei vet~ ?iara~i e degli specclli in tal gU,i-
tonrronto di S8n Dionigi l'Areopagita: « Dio si cl1loma Amore ID quan- sa che l'unità sembri molbpllcarsl, che un uomo solo nppaJ&
to che muove gli esseri e li aUira in aHo, come la calamita immobi· come 11n' inticra armata , i ci appajano tanti ::oli e tante lu-
le nUira a sé il Ceno_.
DOCU~IENTI.
293
202 l'AnTE IV.
ne, quanti vogliamo. Imperciocchè i vapori condensati nell' a.. o. L'ultimo grado della perfezione a cui possa giung~re l' in~
fia si dispongono talvolta in II!odo da far che per un bizzar- dustria umana sostenuta da tutte le forze della creaZIOne, e
ro riflesso si yegga duplicato ed anche triplicato il disco della la facoltà di allun"are la vita. La possibilità di un allunga-
luna e del sole... E potrebbe tornar vantaggioso col mezzO' mento considerevol~ è stabilita dall' esperienza. Un mezzo in-
di tali improvvise apparizioni lo spargere terrore in una cit- fallibile consisterebbe nella perpetua e scrupolosa osservanza
tà od in un' armata nemica. Ma aI1(!or piÒ facile giungerà que- di un reCTime che desse norma peI cibo e per la bevanda,
st' artifizio a' chi sappia potersi costruire un . sistema di vetri pel sogng e p~r la veglia , per l: az.ione ~ p~l riposo , per tut-
diafani che possono avvicinar all' occhio le cose lontane, e al- te le funzioni del corpo, le a[eZIOD1 dell am,?a, ~ p~rfino le
lontanar le vicine; e , per quanto venoano le loro imagini spo- condizioni dell' atmosfera ambiente. Tale. ~eglme e n g?rosa;-
state, sarà dato di vederle ovùnque ~i vorrà. Parimente, a mente determinato da' precetti della medlClOa • ". pe,rclOcche
lontananza incredibile si leggeranno i ca ratteri più minuti, si i savj cercarono con sollecitudi ne di risospinge~e mdletro d.a
c?nteranno le ~ose più impercettibili. Cosi dall' alto d' una spiag- cento anni e anche più i limiti ordinarj della vIta ~.lT!lana , n-
gIa della Galha" e fama che Cesare scoprisse, mercè di im- tarùando, o almeno attenuando i mali della vec~hlaJa. Tut.ta-
mellsi specchi, alcune terre della Gran Drettagoa. Con pro- volta essi non disconoscono punto la .esistenza di n,n termme
c~ssi analoghi si renderanno più voluminosi o più piccoli i cor- fatal e irrevocabilmente fissato dal gIOrno della pnma cadu-
pi , se ne sconvolgeranrm le forme; si farà inganno allo s"uar... ta : è 'questo termine soltanto che trattasi di .riacquistare to-
do con tante illusioni da non finir mai. I raggi del s(!)leo rac- oliendo oli ostacoli accidentali che arrestano 11 co rso .•• E
colti ip -fascio, e da esperta manO' con~otti per l' effetto della ~e si oppo ne che nè Plutone, nè Aristotele, nè il gran~e .Ip-
rifrazione, valgono ad accendere ad una voluta distanza gli pocrate, nè Galeno s.epper? giun gere a questo ~aravl~llOsO
oggetti sottomessi alla loro attività. prolungamento aeUa vIta. nspondere~o c.he ,ques~1 grandi uo-
, mini non sono arrivati a molte cogmzlOm di un mteresse se-
fs.. Altri risultati si possono ottenere a minor costo, e non condario , riconosciute da altri pensatori venuti i? ap.pr~sso.­
meno curiosi. Tali, a mo' d' esempiu , sono i fuochi d'arti- Aristotele poteva dunque non aver penetrato glI ultImi segre-
fizio che si spingono lontano e ' si compongono di nafta, di sal ti della natura, come i sapienti d' oggidi ig~o~ano ,molte .ve-
ge,m~a e di petrolio. Tale è pur anco il fuoco greco, ad i- rità, che saranno familiari agli alunni più 1l0VIZJ dell avvemre.
mItaZIOne del quale si compone un gran numero di combusti-
~ili . '.' I mezzi per far lampane non mancherann"o , giacchè
II lUCignolo non si consumerà punto; perchè noi conosciamo
dei corpi che ardono senza consumarsi , il talco, p. e. e la
p~lIe di. salam~ndra. -1': arte ha i suoi fulmini più terribili
dI quelli del Cielo. Una lieve dose di materia della 0rossezza
d' un pollice pro.duce un orribil~ scoppio ' accompa~nato da
un a-rdente ba glloro, e questo SI può replicare fino a distru t7-
f!f'!'e una città e delle irrtiere armate. L'attrazione che la
calamita esercita sul ferro è per sè sola feconda di meravi~
gli e ignorate dal vol go, e note a quelli solo che la scienza.
inizia a si portentosi spettacoli. Ora la proprietà della calamita.
trovasi altrove; essa vi prende una importanza sempre crc·
SC0nte; l'oro, l'argento e gli altri metalli si lasciano attira-
rq dalla pietra di paragone. V' ha ravviciname nto spontal.\eO'
tra le masse minerali, tra le piante, tra gli organi dissecca~
ti degli animali. Testimonio di tali prodigi della natura, nul-
~a sorprende più la mia feùe, nè nelle opere dell ' uomo, nè
III quelle di Dio.
lPPENDICE.
'. '

LA WISIONE DI S.PAOI.O
LEGGENDA ANGLO-NORIUNNA DEL XIII. SECOLO
RECATA IN TERZA. RIMA ITALIANA

DA

Asco Itate , frateHi, o voi che il DIo ,


Vi consacraste , l'alta visione
Di PaOl, che vi, annunzia il labbro mio.
E m' aitate a l'ardua versione,
Si che risponda al nobile subietto
Il metro de la flebile canzone.
L'Eterno IDDIO, che d' amoroso affetto
Lo stesso suo rigor circonda e veste,
E , in sua diva pietà, prende a diletto
Sovvenirsi dc r alme affiitte e meste,
Che tra la spema e '} sofferir crudele
Attendon gioia d~ regno celeste;
A se chiama l'eccelso Aogel Michele ,
Ed affrettati, dice , al mondo vola ,
E sii scorta in Inferno al mio fedele;
Nò permettere ch' ivi egli una sola
Pena non vegga, ma d' ogni dannato
Ogni gemito ascolti , ogni parola.

Al verbo dell' ETERNO, il suo beato


Seggio lassando, a· paro del mattino
Yeone al Santo uomo iI messaggero alaLu..
~G
E a lui dal ciglio il sonno mattutino Di lugubre , funesta, orrida luce
Riscosse COli l'angelica presenza La settemplice fiamma da lontan~,
Irradiata di splend{)r divino. « Uompea la notte e la rendea plU truce.
Segui mi , disse la superna essenza, Ed ivi ancora di lamento umano
DIO stesso a te m' invia; nullo timore Si udia l'accento e 'I flebile ululato
Dunque ,ti ~renda, nulla diffi~enza. D'alme, a cui tardo pentimento è vano.
Tu in infernQ vedrai del peccatore Entro que' fochi, in mezzo al disperato .
Le pene eterne e gl' infiniti guai, Duolo, gemono g~ i .spirti , o~de da' suom
L'altissima p'i eta, il sommo orrore. De' lor lamenti e Il fosco aer turbato.
CosI dicendo, gli amorosi rai Vider quindi un gran fiume , ove i demoni
Al ciel conyersi, ripetendo g~va Di notar come pesci hanno v~ghezza
Del re Davidde i penitenti lai. Con orride sembianze di leolll.
Paolo il suo fido condottier seguiva. Sovr' esso è un ponte, che a 'tremenda altezza
L e preci r eplicando, infin che furo- Il vastissimo ardito arco disnoda ,
Giunti d'inrerno a la spietata riva. Ma di un picciolo dito à la larghezza.
E in su l'ostello tenebroso e !lcuro Chi varcar lo potrà ben fia che goda .
Videro , ahi vista, un arbore piant.;J.to I A canto a DIO, ma guai se '\ peregrmo
Si che patibol non fu mai più duro~ Spirito piomba ne la. sozza broda.
Era di fiamme ardenti circondato. Ch' indi non fia che sorga, ed il meschino
Ed a' mille suoi rami cran sospese.. Sarà da' crudi demoni agitato .
L'anime, che gioiron del peccato. Ne l'onda a cui presiede aspro destmo.
Quelle che futo a la viI brama intese Molti restano là, che del beato
De l'auro, onde pel fango de la terra Signore infranser le l~g?i superne ;
Eran l'eterne gioie vilipese.
"
Ivi a ciascun suo fallo e rammentato.
Altra da' lombi al diro arbor s'atTerra, Vide Paoi colà l'anime inferne . .
Altra da' piè; pel collo o per la testa Altre fino al ginocchio o fino ,al CiglIO
Altra è messa in balìa di eterna guerra : Essere immerse tra le pene eterne;
Fratelli , udiste mai la più <flJP'esta Altre fino al bellico o al sopracciglio
Follia, che del suo nulla inebri3:ta ,. Giacer ne l'acqua, e molte in. t~nto orrore
l tesori di DIO spregia e detesta? Sedi apprestate nell' eterno ,,eslgho ;

Indi convien che l'anima mal nata. Onde il nostro divino al~o S,gnore
Che nel mondo del vile oro si 11iace , Manifestò nell' Eva~g~ho Santo. , .
Sia da l'eterna fiamma straziata. Questo annunzio dl pianto e di dolore.

Poi vider disserrata una fornace, ( Fian questi tristi l'uno a l' a~tro .a canto
Che di orribile incendio arde e riluce , » Nel regno de le tenel)re g ltt~tl , ,
Ove anima già mai Don arà pa.cc. ) Nè fia che lavi le lorcolpe Il p1anl o.
~
» Con le mani e 00' piedi in8iem Iigati, Poi di novi durissimi tormen'
l) In preda al foco che in eterno dura, De' peregrini a eontristar la vista
» A' demoni verranno consegnati. Venne uno sciame .~' inf!nite genti.
» Sua pena ad ogni specie di lordura ' l' Esse in maniera spaventosa e trista.
• Fia colà designata, 'e pietoso .Dlo ~-··I ~ " '. ' I, Mentre avvinte co~ piedi avean le mani •
l) Non fia per tralignata creatura. .. ' ' J ; Procedevano in lu~ga orri'da lista.
Allor Paolo piangeva e ' 8ospiroso Però con moti orribilmente ,stralli.
All' Angiolo di DIO chiese la vera Dimenavano i lombi, onde al suo du~e
Cagion di quel martirio lacrimolO. Paolo si volse in cheti detti e piani.
L' Angiol rispose: ascolta in qual maniera Questi, eh' aspro nagel reggt' e conduce,
La giustizia di DIO. chè non ha posa Furono pubblicani ed usurai, ,
Punisce qui terribile e severa. • Che in terra odiaron la superna luce.
Ve' quella turba, che mai non riposa. - Del prossimo pietà non ebber mai.
Bebben fino al ginocchio appena immersa lticonlitori di spietate usure; ,
Rimanga in mezzo a l'onda turbinosa; Quindi or son preda d'infiniti guai.
È di gente maledica. perversa Parla cosi l'eterea creatura.
Dilaniatrice de la fama altrui. E Paolo il santo appena il guardo gira
Onde meritamente è qui sommersa. Tosto un altro tormento ralIìgura ,
E quelle genti dolorose, a cui • I Anzi tutti i tormenti in un rimira,
Fino al bellico de le glllide onde Che tutte eran le pene insieme unite
I flutti stanno tenebrosÌ e l bui • Onde eterno dolor quel loco spira
Son qui ', perchè sCrenate invereconde Per la pietà den' anime punite : '
La fede insidiaro a l'altrui spose, Da capo a piè di bruni vestil~\Cnli
Ed ebber gioia di dolcezze immonde.,' , . Mille giovani dOllue eran vesttte;
Misere , ehe del male oprar dogliose .' Ma di solfi e di pece erano ardenti •
Non furo in terra, in fin ilIe l' ore streme E le carni faceano a brano a brano
Non sonaron funèbri e spaventose I E dragoni famelici ,e serpenti.
La divina giustizia incalza e preme Ed il pie.toso Paolo , a cui l'umano
Quest' altra schiera che sommersa giace Co re scoteva l' infernal Impplizio.
E sotto i nutti soffocata geme. ])i quelle meste !~on richiese invano.

Questi che impazienti eran di pace Seppe che in preda a disonesto v!zio
Accaser contra la divina Sposa Ciascuna in turpe voluttà langUla •
Di ribelli discordie orrenda face. Onde di lor virtù vider l'esizio.
StraJlgolavano i figli, e in su la via
Gli altri, a cui lambe il ciglio la fangosa Li gittavano, madri snaturate ,
Onda. de l"altrui mal Curon ridenti, Pw.la a le belve miseranda c ria.
E però la lor sorte ora ò dogliosa.
300
Indi impavide a nozze scellera~ :, ,. 1. '. 301.
Andavan , come vergini innocenti, < E un pozzo addita , che serrato tiene
Queste ad osceno treifehe abbandonate. Settemplice suggello eternamente
Esser nel mezzo de le infauste arene.
Sur u~a ripa angusta, inrrà ' le a'l'~.étlti·· ,
Fiamme ed il ghiaccio , molti: spirli CeUi Ruppe i serrami l' angiolo .possente ,
Erano ignudi e non moveano ~cceriti~ , E a Paol disse: deh, lunge per Dio;
Di tabe sepolcnl l'acre qui scòte.
Giudici Coro e a giustizia rubelli ; ., ; l; I ".
Che sol de gli altrui mali lebber diletto', ' r ' Indi la bocca al nero abisso aprio ,
Di vedove oppressori e di' orfaneHi. .. E del funesto baratro dal seno
Sozzo fetore intollerando uscio~
E d'altra banda vide un giovinetto,
Che 'ntorno al collo in modo miscrando li Santo allora dimandò chi sieno
Un anello saldissimo ave.a stretto. Colà sepulti, e l'angelo beato
In questi motti il .satisCece appieno:
E lo seguiva un veglio venerando
A l'aspetto , ma entrambi a larghi rivi Chi non credo che CRISTO in terra nato
Givano amare lagrime versando. ' Sia de la casta angelica MARIA
Dal purissimo seno immacolato,
Trentaquattro demoni a que' captivi
Stringeva n le terribili catene, , E che d'amari strazi EGLI non ' sia
Di cui non furo in verun giorrio privi. Stato l' obbietto pc' delitti umani •
Abbandonato a morte iniqua e ria. ·
Questi , che fra le dolci aur~ terrene \

Eran preti , teologi e dottori, E seguiva una fossa, ovo i da,nnati


Or son travolti in cos1 dure pene, Erano ignudi, in misera maniera
I
I
Gli uni sovra de gIi aItri agglomerati.
I Perchè non furo al 'mondo osservatori
I De la insegnata altrui legge 9ivina, E di vermi affamali in ..quella nera
l' Ipocriti, larvati pecca~ori. Vorago tra' colpevoli , 'aduna
Una sozza neCanda 6a sèhiéra.
Erano d'ogni vizio empia sentina ' t
I corpi loro , e giovani e donzelle \ " lloi Cu visto volar per l'uill bruna
Trascinarono a misera ruina. Un dimonio, che lieto trascinava
Un peccatore a la inCernal laguna "
Paolo , mirando l'anime rubelle ,
Perchè fossero, chiese, al mondo nate Gridando; guai a te, anima prava ,
Queste, ch' esser dovrian fulgide e belle . Era meglio per te non Dascer IÌlai,
Se l'empio viver tuo ti approssim.ava
Quando nel diro inrern~ jto,rmentate
Essere alfin doveano ili tanto orrore A ql.lesto mare d'infiniti guai.
E in si misera forma imprigionate. Michele allora all' Apostolo Santo :
Quanto vedesti qui creder dovrai.
E a lui rispose r Angiol del Signore:
J
Fin che rimiri ancor più aoerbe pene;
Nacquero in terra gli uomini al dolore.
. ' . ./

Nulla al mondo celarne; or 'm ira quanto


Sarà heato c lietamente accolto
Quc' che di bene oprare in terra ha vilnl ,l.
:;W
303
302
Paolo. e }~icI!eI~ insiell\e· lagrime.ndo
Paolo il promise, 'e l' aDg~ioso' volto ~ I con de I angelica armofflà'
In atto di mesti zia al ciel lev4ndo ' Ea Divina Clemenza han pregande :
Poi che il guardo a le sCero ~~ " ~ilolto •
Due vide angeli puri, che lodando , .
Fjgliuo~ de la bellissim", ~Iii:;
Respmta per mercè >d8:'.J1l' tua mortè"
. ., . .
Ivano ad alta 'voce jl sommo DIO ' "'''': Da Te la nostra pretè'·'Ot'1i 8011' fia~ ..
Di un giusto àl ciel la .tersa,' alma gaìdaDdo.
Miserere, SIGNa. 'èl~ l'aspra sòrle . " J

Pago di quello spirto era il disio


. ' De' peccatori " a cW de l'·inCernale
. CUl concesso veniva il paradiso. 1\fagioll son ciii ed/le Cuneree' ·pode;·
' Che a' suoi fedeli il REDENl0B, Ìargio, .... La 'prece loro giunse 8' l' ~iirllhort\fe : ~ .
·Dicean, conversi in un soave riso Soglio, e di DIO (u allor ,la '",oce' Udìtà
G,l.i .angeli santi a l'anima ' beata ; Rispondere a la, turba disle~e. .
Su benvenuta a l' etern~l i so~riso. . l. ' II
"
Or che preghi tu mai gente smàrrita:,~ ~ ';
'Benedettasia l'ora 'in .c.ui se' nata QiJal d: onor.e apparenza. à· me ~reoèrestr't·· t '
. Sfavillante di grazia, o 'virtuosa , I.i ' Qual tarda speme,' a' lacrimat' ·t: 'i'ftv~" '. t : 'i'
Anima dolcemente avventur;ata. \',
. " .
Ad indegno giild,izio mi traesti:;, "1 '1'+ SI . " l'o ':)"'... 1 ."
Eternamente qui sarai gioiosa Per te sul d~d 'l'égno de la: C,arca ·S..I," " " .. " , -
Poichè saggia tu fosti e T inflnita Preda rimasi di 'strazi funesti. ' ' •
Bontà ·del ·REDENTOIl ·ti fu 'pietosa. ,
I .. • ", t
E le mani ed i piedi in modo l\troee' -'l:' ,>,/ ..
'Tutti gli angeli -allor la riverita M'erano perCQr.Jti, onde dàfseDO: .'I
Adorabile Essenza del Signore ,. i , Ferito trassi Whentosa voce~' , . . l'

Lodano insieme-. in pwl?1lia gradita. ,,~ .


E pure, ingrati. 'per sottrarvi 'apptènÒ" ; .
Benignamente accoglie il REDENTORE Da la gran morié : a S'uppliìio' crud'ei~ ,.,
GESÙ le lodi affettuose e belle ", Suggetto {cci il mio Crale terreno'.
E de gli angeli suoi l' I!l'dente'
, . 7F1i'V '1 '
a:I'IlaM~
I ) ' ~ '~I " ' .
Che mi rendesti tu. gente tnfeaele :,
I . .:"
Michel pregato l'anime rubello : F~or che Jl?VO .1~b~0 .;! ontiei spietata;, '
E Paolo e de gli Apostoli la 'sc1ii~ra Mi satollasb del pl\il'aInaro .'fiele? . l ' " .
I
Perchè al sommo Rettore delle stelle
Allor Paolo e Michele & la beala-
iVolgesser ferventissima preghiera, Schiera da' Santi, tutta innanzi a DIO
Onde ~r sua clemenza. onnipotente , l In atto di preghie~a iDginocchiata)
Le toghess~ a la dQglia eterna ,e (era.
Lo supplicò perchè benignO" e· p;ò .
·E rispose Mìchele: IDDIO Clemente Tillvolta almeno un giorno di riposo.
Ode dal sommo empireo il vostro pianto: , , ~,oncedesse in Inrerno al popol rio.
Ora piangete dolorosameD;te;
CRISTO SIGNOR, per sua' mercè pietoso,.
:Ed insiem lo faremo, .infino a tanto Dolcemente rispose iII questi .accenti ;.
Che i nostri mesti gemiti ascoltando O fl'atelli ed a.mici, a l'amoroso
Abbia pietà di y.oi de' Santi il SARTO.
30Ft .~
,
. ..
Jlriego , che mi volgesto, a' voti arden ti
Di vostra carità mite m'inchino,
Onde avran tregua l'anime dolenti
.g

Da la sora del Sabato per fino


Che del Signor trascorso il fortunato
Giorno, del Lunedl sorga il mattina.
Tutti lodaro IDDIO del ciel beato
PEEFAZIO~E DEL TRADUTTOl:E • •• • • • •• .. pag. II I
Gli abitatori e l'anime d'inferno,
Che oppresse in pria martirio interminato. I NTRODUZIONB • • •• . », IX:
Chiese Paolo a Mi~helo; or pel superno
Amor cortesemente mi rivela, PARTE PRIMA
Quanti supplizi qui fiano in. étcrno.
l\Iichel rispose: tutto a: te si svela, • CAP. I. Condi;:;ione reliqiosa, politica, intellettuale della '
Amico mio; quarantaquattro fiato C,'istianitlÌ dal secolo XI1l al Xl V; cause che
Mille, e cento altrQ J1eno Inferno cela. (a'/Joriscono' lu svolg'imcfllo della Filosofia • • » 18
Il. Della Filosofia scolaslica del Xl Il secolo .•• » 20
Ma non il in terra chi lo dispérato 111. Cf/mUeri 1Jat·ticolari della Filoso~a italiana. . » 37
Angosce eBprimer possa e 'I grove pondo IV. Vi/(t, SlUIV , gCllio di Dante. Disegno gCllcmle
Ch' ivi contrista l'almo condannate. dclla JJivina Corncdia. Come r clemcIIlo ~­
loso{tco vi si frori • • • . . • • . • . . ••. » r~l
Interminato mar, che Don ha fondo
La possanza di Dio tutti difenda PARTE SECONDA
Color che osservan la sua legge al mondo. -
ESPOSIZIONE DELLE DOTTRINE FILOSOFICllE DI DA NTE
O miei fratelli , di 81 dura ammenda
Guardiamoci per Dio, che d' ogni malo, I. Prolcgomeni • • . . • • • . . • . • . • . . • .» (iO
D'ogni Callo mortaI schivi ne renda. II. Il male • • • . . • . • . . . • . • • • • • • .» (j7
Convertiamoci a LUI, che l'eternalo , III. Il male cd i l bene nclloro ravvicillltmcnto c nel
Grazia ne porge; al suo voler siam fidi, lor.IJ contrasto » R5
Fin che suoni per noi l'estremo valo ; IV. Il bene ••••••.. , . . . . . . • . . . . » 112

E tu, SIGNOI\E, a' nostri voti arridi • PARTE TERZA


• I. E stimazione della Filosofia di Bantc. -Analo.
gie colle Dottrine orientali. . • . • . . • . » 1r.2
Il. Rapp orti della Filosofia di Dan/c colle Scttole
dell' antichità. - Platone cd Aristotele - I-
dealismo e Senst'smo • • • . • . • • • • • • » 1,.7
III. Rapporti della Filosofia eli Dante colle SCllole
del medio evo. - San Bonavcntut'a e sa'/t
Tomaso il' AquùlO. - Misticisll/.o e DOl1ima-
t-icismo • •• " ••• , •••• . .••• • • » 161

Potrebbero piacerti anche