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MINERALI

La differenza tra macrominerali e microminerali sta nelle quantità presenti nella dieta o nell'organismo.
Nelle proteine troviamo piccole quantità di zolfo dovute agli AA solforati (cisteina, metionina), capaci di
formare ponti S-S importanti nella struttura terziaria.
I MACROMINERALI sono Ca, Cl, P, Mg, K e Na. I MICROMINERALI sono, invece, Fe, Zn, Cu, Se, I, Mn, Mo, Cr e
F.
Il K è presente all'interno delle cellule, Na e Cl si trovano nel liquido interstiziale e il plasma. Ca e P sono
coinvolti nel metabolismo del tessuto osseo. I minerali sono presenti in quantità differenti, e in ordine di
abbondanza troviamo Ca, P, K , Na, Cl e Mg.
I microminerali sono presenti in quantità inferiori e il Fe è il più abbondante. Danno luogo al residuo
minerale dell'organismo (PRSL).
I minerali oltre ad un ruolo strutturale, hanno anche un ruolo coenzimatico e messaggero. Non c'è un vero
e proprio metabolismo dei minerali, bensì diversi meccanismi di assorbimento.
Esistono una serie di fattori negli alimenti o nel primo tratto gastrointestinale che possono influenzare la
biodisponibilità dei minerali. Esistono contemporaneamente anche dei fattori che modificano l'efficienza di
assorbimento dei minerali, come la vitamina D (aumenta l'assorbimento del Ca) e la vitamina C (aumenta la
digeribilità del Fe).

Macrominerali
1) SODIO
numero atomico 111, peso atomico 23

E' il principale catione nei fluidi extracellulari (ECW, plasma, fluido interstiziale, tessuto connettivo,
cartilagine, ossa, transcellulare), ed è assunto in quantità elevate con la dieta (sale); ciò causa un aumento
della pressione arteriosa che si lega a malattie cardiovascolari. E' presente anche nell'ICW in concentrazioni
minori e nello scheletro. La quantità corporea di Na è di 1,4g per Kg di peso corporeo. Il 40% dell'Na si
ritrova nell'osso, e di questo 40% il 72% è scambiabile con il sodio plasmatico.
L'osmolarità dell'ECW e dell'ICW è di 290 mOsmol/L. Nell'ECW predomina il sodio, nell'ICW il potassio.
L'equilibrio tra questi due minerali è mantenuto da una pompa Na-K-ATP dipendente che regola le
concentrazioni dei due minerali tra interno ed esterno delle cellule, tramite l'idrolisi di ATP in ADP. Questa
ripartizione di sodio e potassio è alla base del potenziale di membrana. Questo gradiente di concentrazione
fornisce anche la forza per il cotrasporto del glucosio di molti AA.
Il sodio è assorbito con elevata efficienza a livello intestinale, viene eliminato attraverso le urine, meno con
le feci e con il sudore.
Le funzioni del sodio sono:
-mantenimento potenziale di membrana
-depolarizzazione della membrana cellulare
-regolazione dei fluidi extracellulari
-regolazione del pH intracellulare
-assorbimento dei nutrienti

Consumare molto sale aumenta l'osmolarità del plasma e ciò determina lo stimolo della sete.
La quantità minima da assumere al giorno è di 1,5g di Na (3,7g di sale), mentre non bisogna superare
quantità di 2-2,4g di Na al giorno (5-6g di sale).
La carenza di sodio non si verifica neanche con diete che limitano le quantità di sale introdotto. Possono
verificarsi invece in presenza di patologie come sudorazione profusa, traumi, ustioni, diarrea cronica,
vomito, cheto acidosi diabetica, assunzione di diuretici, malattie renali o insufficienza renale.

La tossicità da sodio è stata stabilità con un'assunzione di 0,5-1g di sale/Kg di peso corporeo, e causa
aumento della pressione arteriosa.
Gli alimenti più poveri di sodio sono la frutta, le verdure, gli oli e i cereali. Alimenti più ricchi in sodio sono
invece la carne, i prodotti della pesca, il latte. Gli alimenti trasformati contengono una quantità di sodio
variabile in base alla quantità di sale aggiunto nella preparazione.

2) POTASSIO
numero atomico 19, peso atomico 39,1
E’ un catione prevalentemente intracellulare, ed è presente nell’organismo in quantità di 1,7g per Kg.
E’ un marcatore di tessuti magri in quanto è poco presente nel tessuto adiposo, povero di citoplasma.
Il K è presente negli alimenti non processati sotto forma di Sali con citrato e fosfato; viene assorbito in
modo molto efficiente (90%). Entra nelle cellule tramite la pompa sodio-potassio stimolata dall’insulina.
Viene eliminato con le urine (PRSL), meno con le feci e con la sudorazione.
Ha diversi ruoli, tra cui il mantenimento del potenziale di membrana, la regolazione arteriosa (in
contrapposizione al sodio), la secrezione di ormoni da parte delle cellule e l’attività dei microtubuli. E’ un
cofattore per gli enzimi del metabolismo energetico ed è importante per la divisione e crescita cellulare.
Per la stima dell’apporto alimentare di K si utilizza la determinazione del K eliminato con le urine, tramite
raccolte ripetute nelle 24 ore.
Una carenza di potassio è assai improbabile: perdite eccessive per via grastroenterica o urinaria possono
causare ipopotassiemia, con sintomi quali debolezza muscolare, nausea, sonnolenza, ileo paralitico,
intolleranza ai carboidrati e aritmie cardiache potenzialmente fatali.
L’apporto con la dieta supera raramente i 4-5g/die. I rischi di un’assunzione eccessiva sono associati alla
presenza di malattie quali diabete I, insufficienza renale cronica, scompenso cardiaco e insufficienza
surrenalica.
Le fonti principali di potassio sono verdura e frutta (34%), cereali e derivati (14%), carne (12%), pesce (5%) e
latte (10%). In particolare sono ricchi di potassio gli alimenti poco processati: patate, legumi, ortaggi,
verdure, frutta, mentre la frutta secca a guscio ne contiene quantità maggiori. Anche le carni fresche di
tacchino, pollo, maiale, così come il pesce ,lo yogurt e il latte e le uova.
La quantità minima di potassio da assumere è di 1,5g/die.

3) CALCIO
numero atomico 20, peso atomico 40,1
E’ presente nell’organismo umano in quantità di 15g/Kg di peso corporeo, quindi intorno a 900-1200g. Il
99% del Ca è presente nel minerale osseo (idrossiapatite di calcio), in cui si trova anche il fosforo (rapporto
10 Ca, 6 P, 26 O). Nel plasma il calcio ha concentrazione 2,5 mmol/L, mentre nelle cellule è 100 nmol/L.
La prima funzione del Ca è strutturale, cioè mantiene la struttura delle ossa sia in termini quantitativi che
qualitativi (resistenza, elasticità); l’osso è fatto da una matrice proteica (collagene) su cui si deposita
l’idrossiapatite di Ca. Ha inoltre un ruolo importante nella coagulazione del sangue, e come messaggero,
tramite l’attivazione di una proteina detta calmodulina.
La carenza di Ca è rara, e determina rachitismo, osteomalacia e osteoporosi. La tossicità risulta ancora più
improbabile.
L’assorbimento di Ca nell’adulto è intorno al 35-40% e avviene in diversi modi:
-assorbimento attraverso la cellula (trans-cellulare), quando la quantità di Ca è bassa;
-assorbimento tra una cellula e l’altra (para-cellulare), quando la quantità di Ca è alta;
L’assorbimento è favorito dalla vitamina D (calciferolo).
Il Ca è escreto con le feci e con l’urina (PRSL). Ogni giorno c’è uno scambio di calcio tra tessuti e osso. Il
calcio può essere riassorbito dalla preurina tramite il rene, che lo rimanda nel sangue.
La % di Ca assorbito si riduce all’aumentare degli apporti di calcio; generalmente viene assorbito tra il 30-
40%. Oltre alla vit. D, gli altri fattori che influenzano l’assorbimento di Ca sono i FOS, i GOS, le proteine del
latte e il lattosio.
La quantità minima giornaliera deve essere di almeno 1g, 1,2g per gli anziani (si riduce l’assorbimento).
L’alimento più ricco di calcio è il latte e i prodotti derivati dal latte, ma anche pesce, calamari, polpo, carne e
alimenti vegetali (contenuto limitato). I gruppi alimentari maggiormente coinvolti nell’assunzione con la
dieta sono Latte e derivati (57%), cereali e derivati, verdura e ortaggi, acqua e bevande analcoliche (9-10%).

4) FOSFORO
numero atomico 15, peso atomico 31
Non metallo, appartiene al quindicesimo gruppo della tavola periodica. Ha diverse funzioni, strutturali o
metaboliche:
-struttura dell’osso (6 atomi di P per ogni 10 atomi di Ca)
-presenza nei fosfolipidi
-importante per creatina-fosfato e altri fosfoesteri
-funzioni strutturali nel DNA e RNA (stabilizzante)
-fosforilazione ossidativa
-fosforilazione delle proteine
-tampone
Negli alimenti si ritrova come miscela di fosforo organico e inorganico. Le fosfatavi intestinali idrolizzano i
composti organici e l’assorbimento avviene generalmente per il fosforo inorganico, tramite un cotrasporto
con il sodio regolato anche dalla vitamina D. Dopodiché attraversa la membrana baso-laterale e giunge al
plasma. L’assorbimento risulta essere dell’ordine di 55-70%, e del fosforo assorbito circa il 25% si ritrova nei
tessuti, il restano è all’interno del minerale osseo. Viene escreto con le urine. La biodisponibilità è più
elevata negli alimenti di origine animale.
Con la dieta il fosforo viene assunto in quantità di 1400 mg (viene anche usato come additivo), di cui 1100
mg passano dall’intestino al plasma, e 200 mg vengono rispediti come scarto, per un totale di 500 mg
escreti con le feci.
Per valutare lo stato di nutrizione si analizza la concentrazione sierica, anche se non è sempre un buon
indicatore delle riserve di fosforo; per questo si effettuano più analisi nell’arco di 24 ore.
Ogni alimento, animale o vegetale, contiene quantità di fosforo, quindi una carenza si verifica sono in caso
di grave malnutrizione. Un’assunzione cronicamente insufficiente può intaccare la crescita e provocare
rachitismo e osteomalacia. L’ipofosfatemia è stata osservata negli adulti in associazione a alcolismo, abuso
di antiacidi contenenti alluminio, sindromi di malassorbimento e in alcuni stati patologici
(iperparatiroidismo, iperaldosteronismo primario, alterazione del metabolismo della vit. D, deficit di
magnesio e altri). I sintomi da carenza sono dolori muscolari e ossei, alterazioni eritrocitarie e leucocitarie e
piastriniche, aritmie cardiache, insufficienza respiratoria, sintomi neurologici, convulsioni, coma e astenia.
L’assunzione eccessiva potrebbe causare iperparatiroidismo secondario, ma è controbilanciata da variazioni
dell’escrezione renale, che mantiene il rapporto calcio/fosforo plasmatico in bilancio.
Le principali fonti alimentari risultano essere alimenti naturali (cereali, latte, legumi secchi, uova, carne,
pesce), alimenti contenenti Sali di fosforo e integratori alimentari. I gruppi alimentari più coinvolti
nell’assunzione con la dieta sono dunque “cereali e derivati” (21%) e “latte e derivati” (29%), seguito da
“carne e derivati” (17%), “pesce e prodotti della pesca” (8%), verdure frutta e ortaggi patate e tuberi (14%).

5) MAGNESIO
numero atomico 12, peso atomico 24,3
Catione intracellulare, è presente nell’organismo umano in quantità di 20-28g circa, di cui il 60% è nelle
ossa e il restante nei compartimenti intracellulari e liquidi extracellulari.
L’assorbimento avviene nell’intestino tenue sia per trasporto attivo che per diffusione. Viene escreto con
feci, urine e sudore. Nel plasma si trova in concentrazioni di 0,7-1 mmol/L e il 30% risulta legato a proteine,
soprattutto albumina.
L’omeostati del Mg è mantenuta dalla funzione renale e dalla modulazione dell’assorbimento intestinale.
Per bassi apporti si nota un maggior assorbimento intestinale e una ridotta escrezione urinaria. Un rapido
decremento delle concentrazioni extracellulari di magnesio determinano la produzione di paratormone, -
che ausa il riassorbimento renale del minerale e la sua mobilizzazione dalla massa ossea.
La biodisponibilità del magnesio diminuisce in base alla presenza di fitati, calcio, fosforo, acidi grassi a lunga
catena (tutti ne diminuiscono l’assorbimento) e a trattamenti di cottura, mentre aumenta in presenza di
proteine, fruttosio, inulina, FOS e GOS.
Partecipa all’attività di oltre 300 sistemi enzimatici, svolge un ruolo essenziale nella biosintesi dei lipidi,
delle proteine, degli acidi nucleici, nella formazione dell’AMP-ciclico, nella glicolisi e in processi di trasporto
di membrana. La sua concentrazione nei liquidi extracellulari è determinante nel mantenimento del
potenziale di membrana muscolare e il trasferimento degli impulsi nervosi. Infine, è essenziale nei processi
di mineralizzazione dell’apparato scheletrico.
La carenza di Mg risulta rara, in quanto tutti gli alimenti ne contengono una quantità apprezzabile e i reni
hanno un’efficienza elevata nella ritenzione del minerale. Stati carenziali sono associati a patologie
gastroenteriche, con forti perdite elettrolitiche, nefropatie, malnutrizione, stati ipercatabolici e alcoolismo,
uso di farmaci diuretici e nefrotossici. Si manifesta con alterazioni del metabolismo del calcio, del sodio, del
potassio, con conseguente debolezza muscolare, alterata funzionalità cardiaca e crisi tetaniche.
L’assunzione a dosi elevate non provoca tossicità acuta, ma l’uso prolungato di farmaci contenenti
magnesio comporta diarrea nei soggetti con funzione renale compromessa.
L’Mg è presente in tutti gli alimenti, passando per le verdure a foglie, per i legumi, per la frutta secca a
guscio, fino ai cereali integrali e nel caffè. E’ presente anche nell’acqua. I gruppi alimentari più coinvolti
nella sua assunzione con la dieta sono “cereali e derivati” (26%), verdure e ortaggi (14%), latte e derivati
(11%), acqua e bevande analcoliche (11%) e frutta (8%). Il 14% è fornito insieme da legumi, pesce patate e
tuberi.

Microminerali
6) FERRO
numero atomico 26, peso atomico 55,8
E’ un microminerale di criticità, presente nell’organismo in quantità comprese tra 2 e 5g. Si divide in 2
frazioni, il ferro funzionale (presente nell’emoglobina per ¾, nella mioglobina, in alcuni enzimi contenenti
eme e come cofattore di alcuni enzimi) e il ferro di deposito. Il suo ruolo è quello di trasportare l’ossigeno
dai polmoni ai tessuti periferici e in parte trasportare l’anidride carbonica dai tessuti ai polmoni. Poiché ha
capacità distruttive nei confronti della cellula, il ferro è legato a delle proteine quali la transferrina, la
ferritina e l’emocistina (proteine di trasporto).
Nello stomaco, per via del pH basso, il ferro passa da ferro ferrico a ferro ferroso, il quale viene assorbito
tramite un trasportatore di membrana (viene assorbito il 5-10% di Fe). All’interno delle cellule intestinali ci
sono sistemi che staccano il Fe dall’eme che viene degradato e il Fe viene captato dalla ferritina, che lo
trasporta attraverso la cellula e poi viene espulso nel sangue. Nelle cellule epatiche (del fegato) è presente
una molecola proteica, l’epcidina, capace di inibire il passaggio del Fe dall’enterocita al sangue, in risposta
all’infiammazione o a un’eccessiva quantità di Fe nell’organismo.
Quindi l’assorbimento del Fe parte dal lume intestinale, passa all’interno della cellula intestinale e si
accumula in essa, dopodiché viene espulso con le feci.
Nella dieta il ferro viene assunto in 2 forme, eme e non eme. Il ferro eme è il 40-80% del ferro totale della
carne e del pesce e la sua biodisponibilità è intorno al 15-20%. La biodisponibilità del ferro non eme è
bassa, sotto il 10%. L’assorbimento di ferro è aumentato dalla presenza di vitamina C (complesso Fe-acido
ascorbico facilmente digeribile).
La carenza di ferro determina un calo dell’attenzione e della capacità lavorativa, anemia. La tossicità è
rappresentata dalla emocromatosi (malattia genetica), in cui il ferro si accumula nel fegato.
La grandissima parte del Fe viene usata dal midollo osseo e in particolare dalle cellule staminali.
Gli alimenti più ricchi in ferro sono le frattaglie, i legumi secchi, la carne, i prodotti ittici, la frutta secca e
oleosa, i cereali, le verdure a foglia e le uova di gallina. La prima fonte nella dieta è il gruppo dei cereali e
derivati (31%).

7) IODIO
numero atomico 53, peso atomico 126,9
Micronutriente di criticità, è presente in natura sia in forma organica che inorganica, e non è molto
abbondante nell’ambiente.
Viene assorbito nell’intestino tenue, trasportato nel plasma come ioduro e captato e concentrato dalla
tiroide. L’eliminazione avviene con le urine (95%) ma anche in piccole quantità con feci e sudorazione.
L’organismo contiene circa 15-20mg di iodio, principalmente nella tiroide, legato alla tireoglobulina
formando gli ormoni triiodotironina e tetraiodotironina, per i quali risulta indispensabile.
La carenza da iodio determina il gozzo, con effetti sull’accrescimento e sviluppo cerebrale; con deficit di
iodio viene a ridursi la quantità di ormoni tiroidei prodotti dalla tiroide, con attivazione del meccanismo di
contro regolazione da parte del TSH (ormone tireostimolante): questo ormone corregge il deficit ormonale,
ma col passare del tempo determina l’insorgenza del gozzo.
La tossicità da iodio comporta ipertiroidismo.
Gli alimenti più ricchi in iodio sono i prodotti della pesca e i molluschi, mentre negli altri alimenti il
contenuto varia in base alle variazioni geologiche del terreno. Nella dieta, però, sono più coinvolti nella sua
assunzione latte, carne, cereali e vegetali rispetto al pesce, poiché viene consumato meno. L’utilizzo di sale
iodato permette di assumere una quota rilevante del microminerale.

8) ZINCO
numero atomico 30, peso atomico 65,4
Presente nelle cellule come cofattore di moltissimi enzimi, viene liberato dalle matrici cellulari grazie al pH
basso del succo gastrico, per essere poi legato a molecole organiche nel duodeno. Gran parte dello zinco
viene assorbito per via trans-cellulare, e il suo assorbimento è influenzato dagli apporti proteici, in quanto
lo zinco è in grado di formare legami forti con le proteine. Una dieta ricca in proteine animali determina un
maggior assorbimento di zinco rispetto a una dieta ricca in proteine vegetali, in quanto queste ultime si
associano a sostanze chelanti che riducono l’assorbimento di zinco del 15-30%. La biodisponibilità di Zn è
condizionata dalla presenza nel succo duodenale e digiunale di sostanze come i fitati. Il trasporto è attivo,
regolato nel tratto gastrointestinale dalla presenza di specifici trasportatori. L’eliminazione avviene
attraverso le feci, in proporzione allo zinco non assorbito: l’organismo infatti assorbe solo la quota di cui
necessita, lasciando il resto dello zinco inassorbito.
Lo zinco ha diverse funzioni: è un componente fondamentale del sito catalitico di moltissimi metallo-enzimi
(carbossipeptidasi, anidride carbonica, fosfatasi alcalina, RNA polimerasi e ADH); facilita l’avvolgimento
delle proteine partecipando alla costituzione delle proteine a dita di zinco, fondamentali nella regolazione e
modulazione dell’espressione genica; è coinvolto nella traduzione intracellulare e nella modulazione
dell’attività recettoriale della membrana cellulare; svolge un ruolo centrale nella crescita e
differenziamento cellulare dei tessuti a rapido turnover e moltiplicazione cellulare (sistema immunitario e
apparato gastrointestinale); contribuisce, infine, alla stabilizzazione della struttura di alcuni enzimi con
funzione antiossidante.
La carenza di Zn è dovuta generalmente a fattori genetici o a apporti insufficienti. Per il primo caso, è nota
una malattia genetica rara chiamata acrodermatite enteropatica, dovuta a mutazione del trasportatore
Zip4.
Gli alimenti più ricchi di zinco sono le carni fresche e trasformate, le uova, il latte e derivati, mentre il
contenuto è minore negli alimenti di origine vegetale (ad eccezione della crusca dei cereali, dei legumi
secchi, della frutta secca a guscio). Le principali fonti di assunzione sono i gruppi “carne e derivati” (25%),
cereali e derivati (21%) e latte e derivati (21%).

9) RAME
numero atomico 29, peso atomico 63,5
E’ un metallo di transizione, con ruolo biochimico essenzialmente catalitico, in reazioni di trasferimento
elettronico. L’omeostasi del rame è regolata da numerose molecole proteiche, adibite all’assorbimento, alla
distribuzione e all’escrezione del metallo (attraverso la bile). Il rame introdotto con la dieta è assorbito in
forma cationica (Cu+), tramite una proteine di trasporto specifica o un trasportatore non specifico di metalli
bivalenti. Un trasportatore attivo, la ATP7a, è coinvolto nel passaggio del rame dai ai fluidi extracellulari e al
sangue. Nel sangue si lega ad albumina e macroglobulina o all’istidina, ed entra, grazie a Ctr1, nelle cellule
dei diversi tessuti dove viene distribuito alle proteine che lo richiedono per le attività enzimatiche.
L’organismo adulto contiene circa 110-120 mg di rame, soprattutto nel rene, nel cervello, nel cuore, nel
liquido cerebrospinale, nei capelli, nelle unghie e nel fegato (principale organo di riserva). Il fegato
sintetizza e rilascia nel sangue la proteina Cp, che determina il legame del ferro ossidato alla transferrina,
che ne determina la distribuzione. Il rame viene escreto con le urine, con la desquamazione della pelle e i
capelli.
Il rame introdotto con la dieta è fondamentale per la respirazione cellulare, la produzione di ATP, la
termoregolazione, nella difesa antiossidante, nel metabolismo del ferro e nella produzione degli enterociti.
E’ inoltre essenziale nello sviluppo connettivo e delle ossa, del sistema nervoso, nella modulazione del
sistema immunitario e nella proliferazione delle cellule endoteliali e nell’angiogenesi.
La carena da rame è rara e si manifesta con anemia normocitica ipocromica, trombocitemia, neutropenia,
diminuita stabilità del collagene, aumento della fragilità scheletrica, osteoporosi.
La tossicità risulta rara, a parte per individui geneticamente suscettibili; i sintomi comprendono aumento
della salivazione, nausea, vomito, dolori epigastrici.
Gli alimenti più ricchi in rame sono il fegato e i prodotti della pesca, mentre piccole quantità sono
contenute nella carne, nelle uova e nel latte. Anche i formaggi ne contengono tracce, mentre tra i prodotti
vegetali la frutta secca a guscio ne contiene discrete quantità, con cereali e legumi contenenti piccole
quantità.
La principale fonte di rame è il gruppo “cereali e derivati” (35%) seguito dai gruppi verdura e ortaggi (25%)
e carne e derivati (12%).

10) SELENIO
numero atomico 34, peso atomico 79
E’ un elemento essenziale per l’organismo: si trova nei tessuti animali legato a diverse proteine come
selenometionina o selenocisteina (coinvolta nell’attività di enzimi quali glutatione perossidasi, per la difesa
dallo stress ossidativo e il mantenimento dello stato riduttivo cellulare).
Circa l’80% del selenio viene assorbito dagli alimenti: la selenometionina è assorbita mediante
incorporazione in differenti proteine, e il selenio viene poi reso disponibile per la sintesi di nuove
selenoproteine tramite transulfurazione. Tra le forme inorganiche, il selenato ha un buon livello di
assorbimento, mentre il selenito viene assorbito per interazioni nel lume intestinale nel processo digestivo.
Il contenuto nell’organismo varia da 3 a 30 mg, in base al livello di assunzione con la dieta. Il trasporto del
selenio è mediato dalla selenoproteina P.
La funzione essenziale del selenio è legata alla sua presenza nel sito attivo di molti enzimi.
La carenza da selenio determina una malattia chiamata morbo di Keshan, con miocardiopatia endemica nei
bambini, negli adolescenti e giovani donne.
Per la tossicità, è difficile stabilire un livello oltre il quale si sviluppa la selenosi. I segni clinici rilevanti sono
dermatite bollosa, alterazione delle unghie, perdita di capelli, anomalie neurologiche, disturbi
gastrointestinali e odore di aglio nel sudore e nell’aria espirata.
Gli alimenti più ricchi in selenio sono le frattaglie e i prodotti della pesca (pesci e crostacei). Tra le carni,
quelle più ricche sono la carne d’agnello, il maiale e i prodotti carnei. Anche la frutta secca a guscio ne
contiene quantità apprezzabili (anacardi, pistacchi, noci), mentre ancora meno ricchi sono i cereali, legumi
e verdure. Le principali fonti nella dieta sono pesce e prodotti della pesca (20%) e carne e derivati (20%),
seguito da cereali e derivati (15%), vegetali (14%) e latte e derivati (10%).

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