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MATERIALI ANISOTROPI
• MATERIALE ISOTROPO: presenta le stesse caratteristiche in qualsiasi punto, in qualsiasi
direzione, in qualsiasi sistema di riferimento, cioè le sue proprietà non dipendono dalla
direzione. Per questo tipo di materiale le relazioni costitutive (che legano sforzo e deformazione)
sono uguali in ogni direzione.
• MATERIALE ANISOTROPO: ha proprietà diverse nelle diverse direzioni. Le relazioni
costitutive dipendono dalla direzione considerata.
• MATERIALE ORTOTROPO: ammette tre piani di simmetria elastica ortogonali tra loro in cui
le relazioni costitutive sono uguali.
La matrice di rigidezza [E] del materiale è anche indicata come matrice costitutiva [C].
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MATERIALI COMPOSITI
dove L, T e T’ indicano le direzioni di ortotropia. Ad esempio, per una lamina composita con fibre
unidirezionali, L coincide con la direzione delle fibre, T è la direzione perpendicolare a L nel piano
della lamina e T’ la direzione perpendicolare al piano della lamina.
La relazione (18) espressa nel sistema 1-2-3 delle direzioni di ortotropia si può
anche scrivere con la seguente notazione:
[]=[C][]
ove [] e [] sono rispettivamente il tensore di sforzo e il tensore di deformazione
infinitesima definiti in elasticità lineare.
La posizione di 12 e 12 nella sesta riga dell’equazione costitutiva tornerà utile per
formulare le equazioni che descrivono il comportamento dei materiali compositi.
ossia:
[]=[S][]
ove [S] è la matrice di flessibilità del materiale. Vale la relazione [S]=[C]−1.
Rapporto di Poisson
Nel caso di sforzo biassiale (i.e. per z =xz =yz =0) che si verifica, ad esempio, per una lamina
unidirezionale di materiale composito le relazioni costitutive contengono solo 4 costanti
elastiche indipendenti (E1, E2, 12 e G12) semplificandosi come segue:
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MATERIALI COMPOSITI
oppure
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MATERIALI COMPOSITI
MATERIALI COMPOSITI
1. Generalità
In letteratura un materiale composito è definito come la combinazione su scala
macroscopica di due o più materiali semplici al fine di sfruttare le migliori qualità
dei costituenti o anche di ottenere qualità che i costituenti non hanno; il composito
è quindi un “materiale che si progetta” e che non ha caratteristiche intrinseche.
Formando un materiale composito si riscontrano numerosi vantaggi e risultano migliorate le
seguenti proprietà:
1) Resistenza meccanica;
2) Rigidezza;
3) Peso ( 25%);
4) Resistenza alla corrosione;
5) Resistenza alle sollecitazioni dinamiche (urti e fatica);
6) Smorzamento interno del materiale;
7) Isolamento acustico;
8) Resistenza all’aggressione chimica e inattaccabilità da muffe e microorganismi;
9) Capacità di assorbimento dell’energia di crash;
10) Ripartizione delle sollecitazioni su un numero elevatissimo di fibre;
11) Possibilità di ottenere materiali con caratteristiche di conducibilità termica ed elettrica adeguate
alle esigenze;
12) Minima manutenzione.
A fronte di questi vantaggi, però, i materiali compositi presentano anche svantaggi come:
1) Elevato costo rispetto alle leghe metalliche leggere (circa 3 volte);
2) Difficoltà di riutilizzo e smaltimento dei materiali;
3) Riparazione dei manufatti spesso del tutto inefficace (irreversibilità dei danni);
4) Difficoltà nel controllo e nell’analisi dell’integrità dei materiali;
5) Minore resistenza e durezza della matrice rispetto alle fibre;
6) Proprietà trasversali talvolta molto più basse di quelle nella direzione delle fibre (materiale
anisotropo);
7) Possibile invecchiamento del materiale della matrice.
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MATERIALI COMPOSITI
• CEMENTO ARMATO:
Cemento + pietrisco → resiste alla compressione
Tondini di acciaio → resistono alla trazione
La combinazione dei due materiali è fondamentalmente dovuta al fatto che essi presentano lo stesso
coefficiente di dilatazione termica. Un grosso problema è invece rappresentato dal fatto che il
cemento corrode i tondini: attualmente si tende a rivestire questi ultimi in resina o ad aggiungere
opportuni additivi nel cemento.
• LEGNO
È un vero e proprio composito naturale
• ASFALTO
• STRUTTURE SANDWICH:
Sono costituite da due lamine sottili (pelli) tra le quali viene interposta una struttura a nido d’ape
in materiale leggero, una schiuma o un truss-core. I due costituenti sono tra loro incollati.
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MATERIALI COMPOSITI
2. Classificazione
I materiali compositi possono essere classificati:
UNIDIREZIONALE
TESSUTO
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MATERIALI COMPOSITI
I tessuti ad intreccio su più assi consentono di ottenere una maggiore resistenza allo strappo e
agli sforzi di taglio.
LAYER
• feltri o MAT:
In questi tessuti le fibre (in generale corte) sono disposte su di un piano in modo disordinato.
Con questa configurazione è difficile prevedere quali potranno essere le caratteristiche
meccaniche del composito in cui saranno introdotte.
MAT
• fibra di carbonio:
UHM → elevatissima elasticità
HM → alta elasticità
IM → compromesso tra elasticità e rigidezza
VHS → molto alta resistenza
HIS → elevata resistenza
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MATERIALI COMPOSITI
• TERMOINDURENTE:
▪ poliestere
Costano meno e sono meno resistenti delle epossidiche.
▪ epossidica
Più costosa ma con migliori caratteristiche meccaniche; è la resina più usata per legare le
fibre di carbonio. Si tratta di polimeri contenenti gruppi epossidici con legami primari e
secondari in cui l’ossigeno fa da ponte:
CH CH2
O
Essa può essere termoindurita tramite ciclo termico, per reazione con appropriati agenti di
cura amminici (acidi organici e loro anidridi). Distingueremo quindi resine epossidiche ad
alta temperatura, in cui il processo di curing avviene a circa 180190 °C, da quelle a bassa
temperatura in cui il processo di curing avviene a circa 100120 °C.
Il curing è un processo mediante il quale un materiale polimerico inizialmente liquido diventa solido
attraverso l'instaurazione di legami chimici tra le catene polimeriche. È solitamente associato alla
produzione di polimeri termoindurenti, nei quali avviene un processo di reticolazione in cui singole
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MATERIALI COMPOSITI
catene polimeriche reagiscono tra loro andando a formare un unico reticolo tridimensionale. Un
processo di curing molto comune è la vulcanizzazione della gomma.
Le principali proprietà delle resine epossidiche sono:
o ottima adesione fibra-resina;
o elevata resistenza meccanica e flessibilità;
o resistenza a fenomeni di creep e fatica;
o resistenza chimica;
o buone proprietà elettriche.
Sono igroscopiche, hanno allungamento a rottura relativamente basso e non presentano
un’elevata resistenza alle alte temperature.
▪ bismaleimidica
Impiegata quando si richiedono prestazioni non raggiungibili con le altre resine.
• TERMOPLASTICA:
Si tratta di catene di polimeri disposti lungo una direzione e risultanti dalla ripetizione di un
nucleo; possono essere AMORFE o SEMICRISTALLINE. Si ottengono per semplice
raffreddamento, senza reazioni chimiche. Esempi di resine termoplastiche sono:
POLIETERCHETONE (PEK)
POLIETERMIDE (PEI)
POLIFENILSULFONE (PPS)
PP
POLIAMMIDE (PA)
POLIDIMEDILPARAFENILE (PO)
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MATERIALI COMPOSITI
OSS.: Nelle applicazioni aeronautiche, dove si raggiungono alte temperature, si devono usare
compositi a matrice termoplastica con alta Tg.
In generale, le resine termoplastiche hanno temperature di transizione vetrosa più elevata
rispetto alle termoindurenti. Le resine TP e TI appartengono alla classe delle resine
sintetiche, cioè sostanze ad alto peso molecolare, ottenute per addizione o condensazione
di un numero molto alto di molecole più semplici.
• METALLICA:
In questo modo le caratteristiche del metallo risultano migliorate dall’introduzione di fibre (in
generale di carbonio) che hanno una resistenza migliore.
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MATERIALI COMPOSITI
• Le resine termoplastiche possono subire più modellazioni e quindi si possono “saldare”. Per
saldare un materiale composito con matrice in resina termoplastica si usa la tecnica
THERMABOND che consiste in un incollaggio che si effettua in 2 fasi:
1) adagiare sul composito laminato un interstrato di polimero amorfo avente una temperatura
di transizione vetrosa, Tg, minore di quella del composito;
2) portare i due pezzi di laminato da incollare a contatto e sottoporli ad una certa pressione P
e ad alla temperatura di collegamento Tb che sarà compresa tra la Tg del polimero amorfo e
la temperatura di fusione Tm del laminato composito:
• Grazie alla rilavorabilità e quindi alla riciclabilità le resine termoplastiche sono più
economiche.
• Le resine termoplastiche presentano una migliore resistenza all’impatto rispetto alle resine
termoindurenti:
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MATERIALI COMPOSITI
2
E TP E TI
3
• Rispetto alle leghe metalliche i compositi a matrice termoindurente presentano:
- migliori caratteristiche meccaniche
- migliore resistenza a fatica
- riduzione di circa il 20% dei costi di fabbricazione
• Le resine termoindurenti sono igroscopiche, cioè assorbono umidità facendo decadere le
proprietà meccaniche: hanno quindi una vita di immagazzinamento più breve rispetto alle
resine termoplastiche.
• Le resine termoplastiche hanno costi di fabbricazione più bassi di circa il 50% rispetto alle
termoindurenti data la loro maggiore flessibilità nel processo di formatura che può essere fatto
in più fasi successive. Tuttavia, richiedono attrezzature più costose data la necessità di
temperature di lavorazione più alte.
• Le resine termoplastiche consentono di non usare fastener (rivetti) e adesivi (basta superare la
Tg e saldare). Presentano migliori caratteristiche meccaniche in condizioni caldo umide e
temperature di esercizio più elevate.
• Le resine termoplastiche hanno caratteristiche meccaniche costanti nel tempo (non sono
igroscopiche) e non contengono reattivi chimici.
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MATERIALI COMPOSITI
cu
mu
mf,max
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MATERIALI COMPOSITI
Le fibre di vetro hanno resistenza a trazione e modulo di elasticità inferiore rispetto alle fibre di
carbonio e aramidiche ma densità e capacità di allungamento maggiori.
I materiali compositi fabbricati utilizzando fibre di carbonio come rinforzo di matrici di resine
polimeriche come le epossidiche hanno una buona combinazione di peso leggero, elevata resistenza
meccanica e alta rigidezza (modulo di elasticità). Queste proprietà rendono particolarmente
interessante l’utilizzo dei materiali polimerici compositi con fibre di carbonio per applicazioni
aerospaziali. Sfortunatamente, il costo relativamente elevato rispetto alle fibre di vetro, rende queste
ultime più utilizzate grazie anche alla loro versatilità.
Fibra aramidica è il nome generico utilizzato per indicare fibre poliammidiche aromatiche
conosciute con il nome commerciale di kevlar. Ne esistono in commercio di due tipi diversi: kevlar
29 e 49. Kevlar 29 è una fibra aramidica a bassa densità e alta resistenza meccanica utilizzata per
applicazioni come protezione balistica, funi e cavi. Il kevlar 49 è caratterizzato da bassa densità, alta
resistenza a trazione e modulo elastico elevato. Tali proprietà rendono il kevlar 49 utile per il
rinforzo delle materie plastiche nei compositi per applicazioni aerospaziali, marine,
automobilistiche e nell’industria in generale. Hanno una struttura altamente anisotropa e ciò li rende
molto deboli nelle altre direzioni; i loro compositi presentano bassa resistenza alle sollecitazioni di
taglio e compressione. Tendono ad assorbire l’umidità.
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MATERIALI COMPOSITI
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MATERIALI COMPOSITI
Ogni deviazione dell’allineamento parallelo delle fibre di vetro riduce la resistenza meccanica del
composito. Nei materiali compositi con fibre di carbonio, le fibre forniscono alte caratteristiche di
rigidezza e resistenza a trazione, mentre la matrice è il mezzo attraverso cui si ottiene l’allineamento
delle fibre e contribuisce alla resistenza agli urti.
Il maggior vantaggio delle fibre di carbonio è che esse hanno resistenza a trazione e modulo di
elasticità molto alti combinati con una bassa densità. Un materiale composito a matrice epossidica
con fibre di carbonio unidirezionali presenta eccezionali proprietà di resistenza a fatica.
1
KEVLAR + TI 1300 25 ETESSUTO EUNIDIR
VETRO + TI 1600 25 2
RESISTENZA A FATICA
• GRAFITE
• KEVLAR
• VETRO
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MATERIALI COMPOSITI
Proprietà meccaniche
In un materiale composito, la matrice sostiene le fibre nelle sollecitazioni di compressione (la forma
estremamente allungata delle fibre, infatti, ne determina la scarsa rigidezza a compressione, per
l’insorgere di fenomeni di instabilità elastica) e aderisce ad esse sia per impedirne lo scorrimento sia
per distribuire gli sforzi tra le stesse. Tuttavia, il comportamento meccanico del materiale dipende
quasi del tutto dalla sua parte discontinua (le fibre), perché nei compositi le fibre sono più resistenti
e rigide della matrice. Aumentando la frazione in volume delle fibre, infatti, è possibile
incrementare proporzionalmente le prestazioni meccaniche del materiale (almeno fino a quando ci
sarà la quantità di matrice sufficiente a sopportare le fibre e a distribuire le sollecitazioni).
Al crescere della lunghezza delle fibre, aumenta la possibilità di trasferire al composito le proprietà
delle stesse. Riduzioni della lunghezza delle fibre sono accompagnate da una diminuzione
generalizzata delle proprietà meccaniche del composito.
La massima resistenza del composito si raggiunge quando tutte le fibre sono disposte
parallelamente, l’una accanto all’altra (disposizione unidirezionale). Se le fibre sono intessute in
eguale misura ad angoli retti fra di loro (disposizione ortotropa o ortogonale), la resistenza è
minore, ma ancora considerevole. Infine, se le fibre sono disposte senza orientamento preferenziale
(disposizione isotropa), la resistenza è uguale in tutte le direzioni ma minore rispetto ai casi
precedenti.
Esiste una precisa relazione fra contenuto delle fibre e orientamento delle stesse: quanto più
ordinata è la disposizione, maggiore è il contenuto percentuale ottenibile.
La densità dei materiali compositi, ovviamente, varia con la formulazione; in linea di massima, è
paragonabile a quella delle leghe superleggere e circa 1/5 di quella dell’acciaio.
La resistenza a trazione assoluta (intesa come carico di rottura nella direzione delle fibre) varia
molto in funzione della formulazione del composito; nei compositi per elevate prestazioni strutturali
possono superare agevolmente i valori dei migliori acciai legati.
La resistenza a trazione specifica (cioè rapportata alla densità) ha quasi sempre valori maggiori
rispetto ai materiali metallici (fino a 10 volte).
La resistenza a compressione dei compositi risente negativamente della forma delle fibre, essendo
condizionata dal fenomeno del buckling (instabilità elastica) tipico delle fibre. Pertanto, questo
parametro presenta sempre valori inferiori (anche 100 volte) rispetto alla resistenza a trazione.
I compositi presentano inoltre uno smorzamento interno e, in correlazione, una resistenza agli urti
veramente eccellenti.
Infine, la resistenza a taglio di questi materiali si inserisce tra quella del durallumio e quella
dell’acciaio, con oscillazioni dipendenti dalla particolare formulazione del composito.
Per ottenere dei compositi di buone caratteristiche sotto sforzo, l’allungamento a rottura delle fibre
(3 e 6 % per molti compositi) deve essere minore e la rigidezza maggiore di quella della matrice.
Proprietà termiche
Le proprietà dei compositi, come si è detto, dipendono dalle caratteristiche della matrice, ma anche
il materiale delle fibre, il loro contenuto ed il loro orientamento hanno spesso una decisiva
importanza.
I compositi presentano ottima resistenza alle basse temperature e diventano, a bassissime
temperature, molto più resistenti che a temperatura ambiente. Nel caso dei compositi a matrice
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MATERIALI COMPOSITI
polimerica, questa proprietà è conferita dalle fibre di rinforzo, dal momento che le resine sintetiche
tendono a diventare fragili quando vengono esposte alle basse temperature.
Per quanto concerne l’esposizione alle alte temperature, le proprietà meccaniche dei compositi
diminuiscono sensibilmente con il crescere della temperatura.
Il coefficiente di dilatazione termica è anch’esso influenzato dal contenuto e dall’orientamento delle
fibre: esso è inferiore nella direzione di quest’ultimo. Nei compositi a matrice polimerica, attraverso
opportune combinazioni fra fibre e matrice, il coefficiente di dilatazione può raggiungere lo stesso
valore dell’acciaio o dell’alluminio: fatto molto importante nei collegamenti con questi metalli, per
evitare sollecitazioni al variare della temperatura.
Il coefficiente di conducibilità termica è molto basso rispetto ai materiali metallici (anche 1000
volte inferiore): ciò consente di ridurre e a volte eliminare i problemi di isolamento termico.
Proprietà chimiche
I compositi che presentano le proprietà chimiche più interessanti sono senz’altro quelli a matrice
polimerica a cui si farà quindi riferimento in questa trattazione.
La prima importante caratteristica di questi materiali rispetto alle leghe metalliche è l’assenza di
corrosione.
Dal punto di vista della resistenza chimica, i compositi a matrice polimerica sono inattaccabili da
un’ampia gamma di agenti chimici. La resistenza all’attacco chimico dipende essenzialmente dal
materiale della matrice ma è funzione di diversi parametri tra cui:
• la concentrazione della sostanza aggressiva;
• la temperatura di esercizio;
• il grado di sollecitazione meccanica.
Proprietà elettriche
Nel caso dei compositi a matrice metallica, il materiale assume sostanzialmente le stesse proprietà
del metallo della matrice.
Nei compositi a matrice polimerica queste proprietà dipendono dal tipo di resina, ma alcune di esse
sono influenzate anche dalla natura e dalla quantità percentuale di fibre contenute nel materiale.
Oltre che dalla composizione, le proprietà elettriche sono influenzate dall’assorbimento
dell’umidità, dall’esposizione agli agenti atmosferici e dalla temperatura.
1) MICROMECCANICA DELLA LAMINA: consiste nello studio del materiale composito basato
sull’esame delle interazioni dei materiali costituenti (matrice e fibre).
2) MACROMECCANICA DELLA LAMINA: consiste nello studio del materiale composito basato
sull’assunzione di caratteristiche meccaniche medie apparenti: il materiale viene dunque
supposto omogeneo.
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MATERIALI COMPOSITI
Sistema di riferimento della lamina: (1) direzione fibre; (2) Direzione trasversa alle fibre; (3)
Direzione ortogonale al piano della lamina.
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MATERIALI COMPOSITI
In questo caso, lo sforzo agente sul materiale determina una deformazione uniforme su tutti gli strati
di composito (è come se si trattasse di molle in parallelo): questo tipo di applicazione del carico sul
campione è detta condizione di isodeformazione.
Deriviamo adesso un’equazione che metta in relazione il modulo di elasticità del composito (E1) in
termini di moduli di elasticità della fibra (Ef) e della matrice (Em) con la loro percentuale in volume.
Innanzitutto, il carico sulla struttura composita è uguale alla somma del carico sugli strati di fibre e
del carico sugli strati di matrice, cioè:
P1 = Pf + Pm
ovvero
1 A1 = f A f + m Am
con:
- 1: sforzo sulla sezione totale A1
- f: sforzo sulla sezione delle fibre Af
- m: sforzo sulla sezione della matrice Am
Essendo la deformazione uguale per tutti e tre gli elementi possiamo scrivere (stiamo supponendo
che sussista un buon legame tra gli strati di composito):
L
1 =
L
1 = E1 1 ; f = E f 1 ; m = Em 1
E1 1 A1 = E f 1 A f + Em 1 Am E1 A1 = E f A f + E m Am
Inoltre, dato che la lunghezza degli strati della matrice e delle fibre sono uguali, i rapporti Af /A1 e
Am /A1 rappresentano le frazioni in volume di fibre e matrice. Si ottiene:
con
Af Am
Vf = ; Vm =
A1 A1
L’equazione scritta sopra viene detta regola delle miscele dei compositi binari. Essa consente di
determinare il valore del modulo di elasticità del materiale composito in direzione delle fibre
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MATERIALI COMPOSITI
sapendo il modulo elastico delle fibre, il modulo elastico della matrice e le corrispondenti frazioni
in volume.
E1
Ef
Em
0 100
Vf
Si consideri il caso di una struttura composita laminata ideale formata da strati di fibre e di matrice
in cui gli strati sono perpendicolari agli sforzi applicati, come mostrato nella seguente figura:
In questo caso lo sforzo sulla struttura del composito origina una uguale condizione di
sollecitazione su tutti gli strati (molle in serie) e per questa ragione viene chiamata deformazione in
condizione di isosforzo.
Per derivare un’equazione del modulo elastico di un composito a strati per questo tipo di condizione
di carico, bisogna considerare un’equazione che stabilisca che lo sforzo sull’intera struttura del
composito sia uguale allo sforzo sugli strati di fibre e allo sforzo sugli strati di matrice:
2 = f =m
La deformazione totale del composito in direzione dello sforzo applicato W è uguale alla somma
delle corrispondenti deformazioni degli strati di fibre Wf e di matrice Wm:
W = W f + Wm
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MATERIALI COMPOSITI
W
Dalla definizione generale della deformazione = W = W si scrive:
W
2W = f W f + mWm
Assumendo che l’area perpendicolare alla direzione di sollecitazione non cambi dopo che lo sforzo
è stato applicato e assumendo unitaria la lunghezza del composito cui è stato applicato lo sforzo si
scrive:
2 = V f f + mVm
con
Wf Wm
Vf = ; Vm =
W W
dove Vf e Vm sono rispettivamente le frazioni di volume degli strati delle fibre e della matrice.
Assumendo che sia valida la legge di Hooke in queste condizioni di carico, si scrive:
2 2 2
2 = ; f = ; m =
E2 Ef Em
Effettuando la sostituzione:
2 2 2
=Vf + Vm
E2 Ef Em
Em E f
E2 =
V f E m + Vm E f
Ef
E2 Em Ef
= =
Em Ef Vm E f + V f E m
Vm +V f
Em
Si riporta di seguito l’andamento del rapporto E2/Em tra il modulo di elasticità del composito in
direzione perpendicolare alle fibre E2 e il modulo di elasticità della matrice al variare della frazione
in volume delle fibre.
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MATERIALI COMPOSITI
Ef E2 1 1
=1 = = =1
Em E m Vm + V f 1
Inoltre,
V f V m E2
VmEf di più di VfEm il denominatore
E f E m Em
2
12 = −
1
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MATERIALI COMPOSITI
E ricordando che in direzione (2) si ha contrazione per uno sforzo di trazione agente in direzione
(1), si scrive:
W = −W 2 = W 1 12 = Wm + W f
dove
Wm = WVm m 1
W f = WV f f 1
Da cui si ottiene:
W 1 12 = WVm m 1 + WV f f 1 12 = Vm m + V f f
Il rapporto di Poisson 12 del composito si ottiene quindi come media pesata dei rapporti di Poisson
di fibre e matrice con pesi pari alle frazioni in volume delle due fasi.
Di seguito si riporta l’andamento di 12 al variare della frazione di volume delle fibre Vf:
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MATERIALI COMPOSITI
Lo si sottoponga ad uno sforzo di taglio (siamo in condizione di isosforzo: =G). Nelle ipotesi che
il comportamento stress-strain sia lineare, scriveremo:
m =
Gm
f =
Gf
= W = m + f m = V mW m f = V f W f
Sostituendo:
= Vm m + V f f
cioè
Gf
Gm G f G12 Gf Gm
= Vm +V f G12 = = =
G12 Gm Gf Vm G f + V f Gm G m Vm G f + V f G m Gf
Vm +V f
Gm
N.B.: In realtà il comportamento a taglio non è lineare e se ne deve tenere conto in fase di
progettazione.
f,max
Nel caso di fibre tutte di uguale resistenza e relativamente fragili (quindi con modulo di elasticità
più alto) rispetto alla matrice, se il composito ha una frazione di volume in fibre maggiore di un
certo volume Vmin, la resistenza del composito si determina in corrispondenza della deformazione
massima delle fibre, che corrisponde al loro stress massimo:
c MAX
= f MAX
Alla deformazione limite delle fibre, la resistenza del composito viene ottenuta come media pesata
della resistenza delle fibre e della corrispondente capacità di carico della matrice. I pesi sono le
frazioni in volume dei costituenti il composito. Si scrive:
c MAX
= f MAX V f + ( m ) fMAX V m cMAX = f MAX V f + ( m ) fMAX (1 − V f )
Si vuole adesso confrontare la resistenza del composito con quella della matrice al fine di
determinare il volume critico (percentuale) di fibre da inserire nella matrice al di sopra del
quale la resistenza del materiale composito è maggiore della resistenza massima offerta dalla
sola matrice. In tale condizione ha quindi ha senso ricorrere al composito.
La condizione limite corrispondente al volume critico si esprime come:
c MAX
mMAX
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MATERIALI COMPOSITI
f MAX
V f + ( m ) fMAX (1 − V f ) mMAX V f f MAX − ( m ) fMAX mMAX − ( m ) fMAX
mMAX − ( m ) fMAX
VCRIT =
f MAX − ( m ) fMAX
Al di sotto di VCRIT non vale la pena ricorrere al composito visto che non si raggiungerebbe
mai la resistenza massima garantita dalla sola matrice.
Per piccoli valori di Vf, la rottura del composito può essere controllata dalla matrice anziché dalle
fibre. Ossia:
c MAX
= mMAX Vm = mMAX (1 − V f )
ottenendo infine:
m − ( m ) fMAX
V MIN =
MAX
f MAX
− ( m ) fMAX + mMAX
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MATERIALI COMPOSITI
Diagrammiamo ora le varie curve di resistenza del composito per determinare graficamente il
volume minimo e il volume critico.
V f = 0
solo matrice
Vm = 1
V f = 1
solo fibre m = 0
Vm = 1
Riassumendo, se:
• Vf < VMIN : rottura controllata della matrice;
• VMIN < Vf < VCRIT : il composito si comporta peggio della massima resistenza della matrice;
• Vf > VCRIT : ha senso fare il composito.
Si osservi che nell’extension mode le deformate delle fibre sono in opposizione di fase e questo
comporta azioni di trazione e compressione nella matrice. Nello shear mode, invece, le deformate
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MATERIALI COMPOSITI
sono tutte in fase e ciò genera deformazioni di taglio nella matrice. Risulta dunque necessario
calcolare il carico di buckling delle fibre in entrambi i metodi.
ove (1) è la direzione delle fibre, (2) la direzione perpendicolare alle fibre nel piano medio della
lamina, (3) la direzione ortogonale al piano della lamina.
L’ipotesi fondamentale alla base della macromeccanica della lamina è quella di stato
di sollecitazione piana (plane stress), in virtù della quale possiamo scrivere:
ove S13 e S23 sono termini della matrice di flessibilità nella equazione costitutiva []=[S][] della
lamina.
Si noti che l’ipotesi di plane stress è ampiamente soddisfatta essendo la lamina di spessore sottile e
caricata nel suo stesso piano.
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MATERIALI COMPOSITI
A causa della presenza dei termini Q16 e Q26 la lamina ortotropa generale si comporta come una
lamina perfettamente anisotropa: ad una sollecitazione uniassiale corrisponderà un allungamento ma
anche una distorsione (dato il legame tra e ) che comporterà una variazione di forma della lamina
(taglio e sforzo normale non disaccoppiati).
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MATERIALI COMPOSITI
dove
E11 E 22 21 E11
Q11 = ; Q22 = ; Q12 = ; Q66 = G12
1 − 12 21 1 − 12 21 1 − 12 21
1 S11 S12 0 1
2 = S12 S 22 0 2
0 S 66 12
12 0
dove
1 1 12 21 1
S11 = ; S 22 = ; S12 = − =− ; S 66 =
E1 E2 E1 E2 G12
E11 21 = E 22 12
Con E1, E2 indichiamo i moduli di elasticità longitudinale lungo le direzioni principali di isotropia.
Per quanto riguarda le costanti elastiche della matrice di rigidezza/flessibilità è necessario imporre
che i termini della diagonale principale siano positivi:
12
1
12
E11
12 11
21 12 E 22 E 22
allo stesso modo
1
E 2
21
1
21
E 22
21 22
12 21 E11 E11
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MATERIALI COMPOSITI
G 0 (1 + ) 0 −1
E
G= ;
2(1 + )
G 0 (1 − 2 ) 0
E 1
G= ;
3(1 − 2 ) 2
In definitiva:
1
−1
2
Si osservi, infine, che data l’assenza dei coefficienti Q16 e Q26 nella matrice di
rigidezza, la lamina ortotropa speciale si comporta come una lamina
perfettamente isotropa: ad una sollecitazione uniassiale corrisponderà un
allungamento che lascerà inalterata la forma della lamina (taglio e sforzo
normale disaccoppiati; nessun legame tra e ma è legato solo a ).
In conclusione, l’ortotropia generale presenta maggiori difficoltà nella risoluzione dei problemi
rispetto all’ortotropia speciale.
33
MATERIALI COMPOSITI
ISOTROPIA
= f ( )
ORTOTROPIA
SPECIALE
ORTOTROPIA
GENERALE
= f ( , )
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MATERIALI COMPOSITI
Siano 1 e 2 gli assi corrispondenti alle direzioni principali del materiale per la lamina ortotropa, x e
y quelli di un generico sistema di riferimento e l’angolo che l’asse 1 forma con l’asse x:
Le relazioni che intercorrono tra le corrispondenti grandezze nei due sistemi di riferimento sono
puramente di natura geometrica, ed in particolare dipendenti dall’anomalia :
x cos 2 sin 2 − 2 sin cos 1
y = sin cos 2 2 sin cos 2
2
dove:
xy 12
= xy ; = 12
2 2
Posto:
cos2 sin 2 − 2 sin cos
T −1
= sin 2 cos 2
2 sin cos
sin cos − sin cos cos2 − sin 2
35
MATERIALI COMPOSITI
Ricordando che:
1 1
2 = Q 2
12 12
1 0 0
R = 0 1 0
0 0 2
si può scrivere:
x x
−1
y = T QRT R y
−1
xy xy
Poiché:
x x
y = S y
xy xy
In particolare, per la lamina ortotropa speciale, data l’indipendenza delle proprietà costitutive dalla
direzione (comportamento assimilabile alla lamina isotropa) scriviamo:
36
MATERIALI COMPOSITI
x 1 Q11 Q12 0 1
y = 2 = Q12 Q22 0 2
0 Q66 12
xy 12 0
Non ci sono dunque differenze fra la risoluzione di una lamina ortotropa generale e quella di una
lamina perfettamente anisotropa nella cui matrice di rigidezza si ha infatti la presenza dei termini
Q16 , Q26 (S16 , S 26 ) che dipendono dai coefficienti di mutua influenza: i,ij e ij,i
• i,ij : coefficiente di mutua influenza del primo tipo che definisce l’allungamento nella direzione
i causato dal taglio nel piano ij, cioè:
i
i ,ij =
ij
• ij,i : coefficiente di mutua influenza del secondo tipo che definisce la distorsione nel piano ij
causata da uno sforzo normale in direzione i, cioè:
ij
ij ,i =
i
37
MATERIALI COMPOSITI
k yk
xk
Cross-ply [0/90/0]
La sequenza dei k,nk viene detta lay-up del laminato. Gli N termini indicati con k (k=1,…,N)
rappresentano le orientazioni delle fibre comprese nel laminato mentre nk è il numero di fibre
orientate a k. Ad esempio, la notazione [453/0/90] indica che il laminato è composto da cinque
layer tre dei quali includono fibre orientate a 45° mentre gli altri due sono orientati a 0° e 90°.
Il fatto di avere una dipendenza tra le proprietà del composito e la direzione di applicazione del
carico induce a progettare il laminato collocando le fibre di rinforzo nella direzione di applicazione
del carico o creando laminati che si comportano in maniera quasi isotropa. Per un albero soggetto a
38
MATERIALI COMPOSITI
flesso-torsione, ad esempio, si potrebbero collocare delle fibre 45° per assorbire le tensioni
tangenziali ed altre fibre in direzione assiale per assorbire le tensioni normali.
In generale, si utilizzano fibre orientate a 45°, 0° e 90°. Le prime governano la in-plane stiffness,
cioè la capacità del laminato a sopportare la combinazione di carichi agenti nel piano X-Y. Le fibre
0° e 90° rispettivamente forniscono rigidezza in direzione assiale ed in direzione trasversale.
Un laminato si dice simmetrico quando presenta un numero pari di layer: ciascuna coppia di layer
ha la stessa orientazione ed è disposta simmetricamente rispetto alla superficie media del laminato.
Un esempio di laminato simmetrico è [+45/903/−45/02/−45/903/45] che comprende 12 layer.
Se il laminato ha un numero dispari di layer può essere ancora simmetrico rispetto al piano medio
del layer centrale che coincide col piano medio del laminato.
Un laminato si dice bilanciato se il numero di layer orientati a 45° (in generale +) è uguale al
numero di layer orientati a –45° (–). Un esempio di laminato bilanciato è quello quasi-isotropo
[45n/0m/-45p/90q] ove n=p.
Un laminato si dice di tipo cross-ply quando è costituito da lamine con fibre orientate a 0° e 90°.
Un laminato si dice di tipo angle-ply quando è costituito da un numero pari di lamine con fibre
orientate a . In sostanza vi sono n coppie di strati ciascuno dei quali comprende due lamine
rispettivamente orientate a + e –. Ad esempio, laminati angle-ply sono utilizzati nella
costruzione dello skin dei serbatoi di propellente liquido per RLV (Reusable Launch Vehicles). Nel
caso di un RLV, lo skin deve essere spesso almeno 12 plies (cioè 0.06 pollici, 1.524 mm) per
evitare che l’idrogeno liquido possa permeare. Un laminato che si adatta sia al tipo di carico sia agli
stress termici che insorgono a causa delle temperature criogeniche (intorno a -250 °C) in cui opera
il tank è quello con le fibre orientate a 65. Poiché il laminato deve avere 12 layer, la costruzione
utilizzata viene denotata come [65]6.
Da quanto detto sulle caratteristiche dei differenti laminati si comprende che la scelta del lay-
up da utilizzare dipende dal tipo di carico che deve essere sopportato dal laminato. Ad
esempio, lo skin di un pannello rinforzato includerà fibre orientate a 90° se deve resistere alla
pressione di un fluido a contatto con esso. Gli stringer includeranno fibre a 0° se devono sopportare
una significativa frazione del carico assiale. I laminati angle-ply sono un ragionevole compromesso
tra la rigidezza trasversale, assiale, in-plane e presentano buona resistenza al thermal mismatch, cioè
all’insorgenza di stress all’interfaccia skin-stiffener generati delle differenti deformazioni che
presentano fibre a contatto ma con orientazione diversa. Particolare attenzione deve essere, quindi,
posta nella fabbricazione e messa in opera di componenti in materiale composito poiché
l’orientazione effettiva delle fibre potrebbe essere diversa di quella di progetto. Anche lievi
differenze possono giocare un ruolo molto importante in termini di decadimento della resistenza
strutturale del laminato. L’approccio probabilistico al design risulta utile in questi casi.
39
MATERIALI COMPOSITI
BILANCIATO-SIMMETRICO (90°/45°/−45°/0°/−45°/45°/90°)
90
+45
−45 Piano medio del laminato
0 coincidente col piano medio
−45 della lamina centrale.
+45
90
Nella macromeccanica del laminato, si parte dalle proprietà della singola lamina per ricavare
quelle dell’intero laminato. L’equazione costitutiva delle varie lamine viene quindi integrata
lungo lo spessore del laminato.
Nello studio macromeccanico del laminato, si segue un approccio analogo a quello della teoria delle
piastre. La figura seguente riassume i carichi applicati al laminato le cui dimensioni sono: a in
direzione assiale (X) e b in direzione trasversale (Y), spessore t in direzione Z.
La piastra è soggetta a forze assiali e trasversali Nx ed Ny, forze di taglio Nxy agenti nel piano X-Y,
oltre ai momenti flettenti Mx, My e al momento torcente Mxy. Ovviamente valgono le condizioni di
simmetria sul taglio Nxy=Nyx e sul momento torcente Mxy=Myx.
Si noti che il momento flettente Mx fa inflettere la piastra nel piano XZ ed è quindi diretto secondo
l’asse Y. Analogamente il momento flettente My fa inflettere la piastra nel piano YZ ed è quindi
diretto secondo l’asse X.
Sia le forze sia i momenti sono applicati ai bordi del laminato. Tutte le sollecitazioni sono riferite
all’unità di lunghezza: le forze Nx, Ny e Nxy sono espresse in N/m mentre i momenti Mx, My e Mxy
sono espressi in N.
40
MATERIALI COMPOSITI
Le forze applicate al laminato generano le tensioni x, y e xy e si possono esprimere come:
t/2 dz
z
t/2 x
La tensione x agisce sull’elemento di
superficie bdz e ha braccio z rispetto al piano
medio (linea tratteggiata). Dividendo per b si
ottiene la risultante ad unità di lunghezza.
Se si trascurano i tagli fuori dal piano Qx ed Qy che risultano dall’azione delle tensioni xz e yz (i.e.
e ) si può scrivere la seguente relazione matriciale:
N A B
= = C e
M B D
ove [C] è la matrice costitutiva di ordine 6 composta dalle sottomatrici di ordine [A], [D] e [B]. Per
comodità di notazione, i termini delle sottomatrici [B] e [D] vengono riferiti alle posizioni 4-6 della
matrice [C]. Ad esempio, i termini di [D] si indicano con D44, D45, D46, D54, D55, D56, D64, D65 e D66
e corrispondono ai termini Cij con i,j=4,5,6.
La sottomatrice [A] include i termini di rigidezza assiale e taglio. La sottomatrice [D] include i
termini di rigidezza flessionale e torsionale. La matrice [D] include i termini di coupling tra le varie
sollecitazioni. In generale, si cerca di dimensionare il pannello rinforzato in modo da evitare il
coupling (p.e. cambi di curvatura flessionali o torsionali introdotti da semplici sforzi assiali o di
taglio). Alcuni termini di coupling sforzi normale – taglio e momenti flettenti – momento torcente
sono direttamente inclusi nelle sottomatrici [A] e [D].
Il vettore dei carichi comprende due sotto-vettori N ed M definiti come:
41
MATERIALI COMPOSITI
Analogamente, il vettore delle deformazioni e comprende i due sotto-vettori e definiti
come:
ove i termini e sono rispettivamente gli stretching nelle direzioni assiale e trasversale, è
il termine di scorrimento mentre x , y e xy sono i cambi di curvatura introdotti dai momenti
flettenti e dal momento torcente.
Si suppone uno stato di deformazione piana (z= xz=yz= 0) e ci si pone in regime di piccole
deformazione trascurando gli effetti del taglio fuori dal piano.
Lo spostamento out-of-plane di un qualsiasi punto della piastra coincide con quello della sua
proiezione sul piano medio.
y
x P(x,y,z P u0 P”
)
P’(x,y,0)
z
Piano medio
P’ indeformato
Piano medio
deformato
Campo di spostamento di una piastra sottile risultante dalla composizione dello spostamento del piano medio (u0,v0) e lo
spostamento rigido (uo,vo) derivante dal cambio di curvatura del piano medio indotto dallo spostamento w0.
Il campo di spostamenti (u,v) associato ad una deformazione del laminato viene espresso in
funzione di due componenti: lo spostamento (uo,vo) del punto corrispondente appartenente al piano
medio, più un secondo contributo funzione della distanza z del punto in analisi dal piano medio. In
particolare, scriveremo:
w0
u(x, y, z ) = u 0 (x, y ) − z
x
w0
v(x. y.z ) = v 0 (x, y ) − z (1)
y
w(x,y)= w0(x,y)
42
MATERIALI COMPOSITI
u v u v
x = ; y = ; xy = + (2)
x y y x
u 2 w v 2 w u v 2 w
x = −z ; y = −z ; xy = + − 2z
x x 2 y y 2 y x xy
u v u v
x0 = ; y0 = ; xy0 = +
x y y x
2 w
− = Kx cambio di curvatura nel piano xz
x 2
2 w
− = Ky cambio di curvatura nel piano yz
y 2
2 w
−2 = K xy cambio di curvatura dovuto alla torsione
xy
possiamo scrivere:
x x0 K x
0
y = y + z K y
0 K
xy xy xy
La deformazione dipende quindi dalla posizione della lamina rispetto al piano medio del
laminato. Ad esempio, in caso di carico assiale, le fibre orientate a 0° sono più rigide e quindi, a
parità di sollecitazione, si deformano meno di quelle orientate a 90° che sono meno rigide e quindi
si deformano di più: discontinuità delle deformazioni.
43
MATERIALI COMPOSITI
Per la K-esima lamina inclusa nel laminato composito, la relazione sforzo/deformazione può essere
espressa, come già ricavato nella macromeccanica della lamina, nel modo seguente:
Andando a rappresentare le sollecitazioni all’interno del laminato si deve tener conto della
differenza di rigidezza delle varie lamine dovuta al diverso orientamento delle fibre. Le fibre a 0°,
infatti, risulteranno più rigide rispetto a quelle a 90° e quindi, a parità di deformazione,
presenteranno una tensione maggiore:
Si ha quindi una discontinuità di stress all’interfaccia delle varie lamine che genera un taglio
interlaminare dovuto alla differenza di rigidezza tra le stesse. Indicando con t lo spessore del
laminato e con N il numero delle lamine, le forze agenti sul laminato saranno date dalle seguenti
espressioni:
(4)
(5)
44
MATERIALI COMPOSITI
Sostituendo la relazione (3) nelle relazioni (4) e (5) si ottengono le relazioni tra sollecitazioni e
deformazioni per il laminato:
dove:
N A B
In definitiva, si arriva alla relazione costitutiva = = C e scritta in
M B D
precedenza, espressa però in funzione delle deformazioni del piano medio del laminato.
45
MATERIALI COMPOSITI
N A B
0
=
M B D K
in cui
A B
: MATRICE DI RIGIDEZZA DEL LAMINATO, indicata anche con [C]
B D
46
MATERIALI COMPOSITI
si trova:
1R = 2 R = 3 R
1R = 2 R = 3 R
dove R ed R indicano rispettivamente la tensione di rottura a trazione e l’allungamento a
rottura. In sostanza, la tensione e la deformazione di rottura di un materiale isotropo non
dipendono dalla direzione di carico.
Per questo tipo di materiale si ha che la tensione di rottura sarà massima in direzione delle
fibre, minima in direzione normale alle fibre e assumerà un valore intermedio per carichi
applicati in ogni altra direzione.
47
MATERIALI COMPOSITI
1R 2 R 3 R
1R 2 R 3 R
Un materiale anisotropo in generale non è anche omogeneo e la distorsione non è separata
dalla dilatazione. Per tale materiale conviene esprimere il criterio di resistenza nel sistema
principale del materiale.
48
MATERIALI COMPOSITI
1 Xt
1 X c
2 Yt oppure
2 Yc
12 S
NOTE:
La figura mostra un confronto tra risultati sperimentali e teorici nel caso di lamina unidirezionale di
GL/EP in condizione di carico assiale OFF-AXIS (le linee continue rappresentano i dati teorici). Per
compreso tra 0° e 50° si verifica una certa discrepanza tra dati teorici e sperimentali
fondamentalmente dovuta all’aver assunto l’assenza di interazione fra gli stress (nota 1).
1 X
1 X
t
2 Y C
oppure
2 Y
t
12 S C
NOTE:
Criterio di Tsai-Hill
Si tratta di un’estensione del criterio di Von Mises (basato sulla massima energia di
distorsione) valido per un materiale isotropo. In realtà, il criterio di Tsai-Hill ha natura
empirica e non ha lo stesso fondamento fisico di Von Mises in quanto non tiene conto della
distorsione accoppiata alla dilatazione. La lamina ortotropa cede quando:
1 2 12
2 2 2
+ + − 1 22 1
X Y S X
In sostanza si sommano i danneggiamenti causati da ogni singola sollecitazione. Il termine (−12)
ha segno negativo per tenere conto dell’effetto di espansione/contrazione laterale indotto da ogni
tensione principale.
50
MATERIALI COMPOSITI
Criterio di Hoffman
Nel caso di lamina ortotropa in condizioni di stress piano, il materiale cede quando risulta:
1 1 1 1 12 2 2 12 2 1 2
+ 1 + + 2 + + + 2 − 1
X t X c Yt Yc X t X c Yt Yc S X t X c
Questo criterio risulta molto più efficace rispetto a quello di Tsai-Hill ed è molto utilizzato. Il
criterio tiene conto della distorsione indotta nella lamina ortotropa anche da uno stato di tensione
idrostatica.
Effettuando i confronti tra dati teorici e sperimentali si trova un’ottima corrispondenza, come
evidenziano i seguenti diagrammi:
51
MATERIALI COMPOSITI
dove:
1 1 1 1
F1 = + F11 = − F66 =
Xt Xc Xt Xc S2
1 1 1
F2 = + F22 = − F12 : da determinare sperimentalmente
Yt Y c Yt Y c
Affinché la curva di resistenza risulti chiusa (criterio di stabilità) deve però risultare:
A parte la determinazione sperimentale del termine F12, questo criterio è analogo a quello di
Hoffman e risulta certamente tra i migliori.
Si riporta, infine, un confronto tra risultati sperimentali-teorici, TSAI-HILL/TEORICI, TSAI-WU,
per due valori di F12, nel caso di lamina di BORON/EPOXY in condizione di carico assiale OFF-
AXIS:
52
MATERIALI COMPOSITI
alquanto complicata l’analisi di questi meccanismi e impongono sempre un’estrema cautela nella
valutazione delle pericolosità dei difetti.
I difetti possono nascere e svilupparsi in un composito durante:
➢ La fabbricazione;
➢ Le lavorazioni meccaniche;
➢ L’uso.
Durante la produzione di un laminato, infatti, sottili strati di fibre sono incollati nell’ordine
desiderato e successivamente sottoposti alle lavorazioni necessarie ad ottenere la struttura finale.
Nel corso del processo di fabbricazione, si possono generare difetti come:
• vuoti;
• accumuli di resina;
• inclusioni.
In ogni caso, anche quando i difetti hanno dimensioni molto limitate (e tali da renderne difficile
l’individuazione) il loro effetto sull’integrità strutturale del componente può essere grave e, in
alcuni casi, disastroso. Infatti, la loro evoluzione o, più propriamente, il loro accumulo, può coprire
un periodo anche molto lungo (mesi o anni) e non sempre essi sono immediatamente rilevabili.
La presenza di difetti è un dato imprescindibile nei moderni approcci della progettazione strutturale.
Tanto è vero, che molte certificazioni di sicurezza nel campo dei trasporti aerei adottano, come
parametri di valutazione dei componenti, la damage tolerance (resistenza residua) o la durability
(durata residua), essendo “impensabile” l’utilizzo dei materiali completamente esenti da difetti. Da
tutte queste considerazioni nasce la forte necessità di rilevare, caratterizzare e tenere sotto controllo
i danni ed i difetti eventualmente presenti nei materiali compositi.
Nei paragrafi che seguono si analizzano i difetti più frequenti nei compositi “a fibra lunga” e le
cause da cui hanno origine.
Difetti indotti in fase di fabbricazione
Durante la fase di produzione dei laminati, sottili strati di fibre unidirezionali (secche o pre-
impregnate nella resina) o tessute sono incollati in un ordine prestabilito e uniti insieme attraverso
processi chimici e termici. La produzione è generalmente una fase molto delicata e richiede la
massima cura in tutte le sue operazioni per conseguire l’idoneo livello di qualità del materiale.
Tuttavia imperfezioni o danneggiamenti possono essere introdotti durante le fasi più critiche delle
lavorazioni. Alcuni dei più comuni difetti sono di seguito riportati:
• Eccessi di resina (in uno strato oppure all’interfaccia tra due strati);
• Vuoti;
• Rotture delle fibre;
• Inclusioni eterogenee;
• Distorsioni delle fibre.
53
MATERIALI COMPOSITI
ECCESSI DI RESINA si osservano spesso nei materiali compositi, perfino quando il componente
è stato processato seguendo le specifiche di produzione. Tali imperfezioni possono essere
responsabili di notevoli riduzioni delle prestazioni meccaniche dei materiali.
I VUOTI costituiscono un difetto presente in molte strutture. Il livello di porosità in un composito
dipende da diversi parametri tra cui il contenuto di umidità, l’entità e la durata della pressione
applicata durante il ciclo produttivo. Questo difetto si localizza con maggiore frequenza agli angoli
dei componenti. La resistenza a trazione di laminati quasi isotropi decresce rapidamente con
l’aumento della porosità. Inoltre, i provini con un considerevole contenuto di vuoti assorbono una
quantità maggiore di umidità rispetto a quelli con una porosità inferiore. Test meccanici hanno
rivelato che l’eccessiva quantità di vuoti può ridurre la resistenza al taglio tra lamine dei compositi
di circa il 30%.
La ROTTURA DELLE FIBRE durante il processo produttivo può notevolmente compromettere
la resistenza meccanica del materiale in quanto, come si è già più volte affermato, in un composito,
esse assorbono la maggior parte del carico applicato. La riduzione delle caratteristiche meccaniche
riguarda principalmente la resistenza a trazione, mentre quella a compressione risente meno di
questo tipo di danneggiamento.
L’inavvertita INCLUSIONE DI CORPI ESTRANEI, come pezzi di carta per il confezionamento
dei prepreg, è un problema ben noto e abbastanza frequente. La presenza di tali inclusioni può avere
serie conseguenze sulle prestazioni meccaniche dei laminati. Per comprendere la pericolosità di
questo difetto, è sufficiente sapere che: introducendo un’inclusione di carta di circa 1 cm2, tra gli
stati esterni in carboresina di una struttura sandwich, nella zona interessata dall’inclusione, si può
provocare una diminuzione di circa il 25% della resistenza a compressione (con un meccanismo di
cedimento della struttura analogo a quello di una delaminazione).
Nella maggior parte dei casi, il collasso della struttura avviene per effetto combinato dei
meccanismi suddetti. Il contributo di ciascuno dipenderà da diversi fattori, fra i quali: i costituenti
del composito, la causa “ultima” del danneggiamento e le condizioni di servizio (carico e ambiente
esterno). Nella rottura di un composito sono coinvolti meccanismi a livello macroscopico e
microscopico, tutti quantificabili e paragonabili tra loro in termini di energia rilasciata. Nella figura
seguente si evidenzia la presenza simultanea di alcuni processi locali di rottura in un laminato a
fibre lunghe: il distacco tra fibra e matrice, la frattura delle fibre e la rottura duttile della matrice.
54
MATERIALI COMPOSITI
Si illustrano ora le principali cause di rottura in servizio, i difetti ad esse collegati ed i loro effetti
sulle prestazioni meccaniche del materiale.
DELAMINAZIONE
La delaminazione, cioè il distacco fra due lamine adiacenti, è una delle più frequenti cause di rottura
dei materiali compositi. Piccole aree delaminate, infatti, possono ridurre il limite di resistenza a
compressione di circa il 50%, poiché questa forma di frattura interlaminare riduce la stabilità delle
fibre sotto carico, generando un fenomeno localizzato di instabilità elastica (buckling).
Questo fenomeno si può verificare a seguito di carichi ciclici oppure di impatti, solitamente come
evoluzione di altri effetti come le cricche nella matrice. Generalmente, non agisce come unica causa
nel collasso della struttura.
La delaminazione si localizza frequentemente ai bordi di taglio dei laminati oppure intorno ai fori
dei bulloni e dei rivetti. Numerose ricerche sono state svolte al fine di ridurre questo fenomeno. Per
ottenere una maggiore resistenza alla delaminazione (conservando un’elevata resistenza a
compressione dopo gli impatti) alcuni compositi usano matrici termoplastiche (ad esempio PEEK).
La delaminazione non sempre nuoce al comportamento meccanico del composito. Infatti, la
presenza di zone di delaminazione in prossimità delle cricche (caratterizzate da alti valori di
55
MATERIALI COMPOSITI
tensione concentrate sui loro bordi) può ridurre lo strato tensionale, interrompendo così la
propagazione delle cricche.
SCORRIMENTO VISCOSO
Per scorrimento viscoso (creep), si intende la deformazione plastica di un materiale in condizioni di
carico e temperatura costanti. Questo meccanismo di rottura assume particolare importanza nei
compositi a matrice polimerica ed in quelli utilizzati per servizi ad alte temperature. Esso non
costituisce la vera causa della rottura del materiale, ma crea le condizioni di nucleazione di altri
difetti. Le modificazioni nel tempo dei parametri di rigidezza legate a questo fenomeno devono
opportunamente essere considerate poiché inducono notevoli variazioni nella distribuzione di stress.
Inoltre, è importante sapere quale costituente, tra le fibre e la matrice, risentirà maggiormente del
creep, poiché questo, rilassandosi, scaricherà le proprie tensioni sull’altro costituente.
EFFETTI AMBIENTALI
Nel progetto di una struttura in materiale composito si devono sempre considerare gli effetti
dell’ambiente sulle proprietà meccaniche e fisiche del materiale e sull’integrità dello stesso. A
1
Si sta ipotizzando che la matrice sia di tipo polimerico.
56
MATERIALI COMPOSITI
completamento di quanto detto in precedenza sui difetti che occorrono durante il servizio di una
struttura, può essere utile conoscere i fattori che, più o meno in concorso con i carichi previsti,
inducono tali difetti.
Attacchi biologici
• Formazione di muffe e microrganismi marini;
• Aggressione delle difese immunitarie dell’organismo umano nelle applicazioni biomediche (p.e.,
nei compositi in fibra di carbonio utilizzati nella chirurgia ortopedica).
Fatica
• Aumento della rigidezza e, di conseguenza, della suscettibilità ai carichi ciclici, a seguito
dell’uso della struttura a temperature molto basse;
• Vibrazioni acustiche.
Fluidi
• L’umidità assorbita da alcuni tipi di matrici e fibre tende a “gonfiare” il materiale riducendone le
caratteristiche meccaniche;
• Carburanti, oli minerali, soluzioni acide per accumulatori e refrigeranti, sono frequenti in
applicazioni legate ai trasporti aerei e terrestri: i loro effetti sono simili a quelli dell’umidità e, in
certi casi, si scatenano reazioni chimiche che peggiorano le prestazioni del materiale.
Agenti atmosferici
• Climi molto caldi e umidi spesso riducono i parametri di resistenza meccanica, incrementando,
in molti materiali, la sensibilità alle radiazioni ultraviolette;
• Pioggia, neve e ghiaccio, impattando con violenza su molti componenti degli aeroplani, possono
produrre erosioni superficiali ed indurre molti dei difetti visti in precedenza (delaminazione,
vuoti, rotture di fibra, ecc.).
Spazio
• L’ossigeno atomico presente negli strati più alti dell’atmosfera terrestre è particolarmente
distruttivo a causa della sua elevata reattività chimica;
• Meteoriti ed altre particelle presenti nello spazio producono danneggiamenti sulle superfici
esterne delle strutture a causa del loro impatto (con effetti legati alle loro dimensioni, alla loro
massa ed alla loro velocità);
• Protoni, elettroni, neutroni, particelle , raggi X, raggi ed altre particelle radioattive presenti
nello spazio bombardano le superfici esposte delle strutture modificandone le proprietà
chimiche;
• Le radiazioni ultraviolette causano un degrado in molte matrici polimeriche;
• Il vuoto, o meglio la bassissima pressione dei livelli atmosferici in cui orbitano satelliti e stazioni
spaziali può creare problemi di stabilità dimensionale e di rilascio di vapore acqueo dal
materiale.
Temperatura
• Temperature criogeniche peggiorano le prestazioni meccaniche dei compositi incrementando la
fragilità dei loro costituenti (il comportamento migliore è offerto dai materiali a base di fibre di
carbonio);
• Strutture che lavorano per tempi prolungati a temperature molto elevate manifestano
peggioramenti nelle prestazioni meccaniche, soprattutto se il materiale composito tende ad
assorbire molta umidità;
• Alte temperature possono causare ossidazioni delle fibre (soprattutto in quelle di carbonio-PAN);
• Variazioni termiche ripetute ciclicamente possono indurre microcricche in molti compositi (la
qualità di questi difetti aumenterà con il gap di temperatura e con il numero di cicli).
57