Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
INDICE
1. INTRODUZIONE
2. APPROCCIO ALL’INFORTUNIO
3. TECNICHE DI SOCCORSO
- 3.1 TECNICA DI APPROCCIO ALL’INFORTUNATO
Questo breve manuale, vuole essere un ausilio pratico per riuscire ad affrontare
l’evento infortunistico o il malore in ambiente di lavoro nella maniera più efficiente e
nello stesso tempo più sicura per il soccorritore e per chi viene soccorso. Non sostituisce
il corso di formazione per gli addetti al primo soccorso, di cui può essere eventualmente
una traccia scritta, che pertanto è assolutamente necessario nel percorso formativo
dell’addetto al primo soccorso. Le manovre descritte infatti, anche se semplici ed alla
portata di tutti, per essere apprese , necessitano di esercitazioni pratiche .
E’ importante premettere che l’addetto al primo soccorso non ha come compito
principale il trattamento medico o terapeutico dell’infortunato, che, quando possibile,
dovrà sempre essere demandato a personale medico o infermieristico specializzato, ma
ha l’importantissimo compito della prima gestione dell’infortunio , che comporta quindi
un’attenta valutazione di quanto è accaduto, per potere , se necessario, organizzare
l’arrivo tempestivo dei mezzi di soccorso esterni , occupandosi contemporaneamente
della protezione dell’infortunato e della gestione delle emergenze ( trattamento delle
lesioni urgenti comportanti compromissione delle funzioni vitali, primo trattamento di
lesioni che se non trattate con immediatezza potrebbero comportare pericolo di vita ).
Dovendo parlare di emergenze, anche se di tipo sanitario, pare utile ragionare, per
introdurre l’argomento, su cosa sia un’emergenza e cosa possa essere fatto sui luoghi di
lavoro per contrastarla efficacemente.
Per emergenza intendiamo una situazione di pericolo per cose o persone
che si presenta in maniera inaspettata ed in circostanze impreviste.
Un’emergenza spinge quanti la osservano, o si trovano coinvolti in essa, a
comportarsi e a prendere iniziative conseguenti a quanto accade, con l’intento di ridurre
i danni a persone o cose ( esattamente in quest’ordine di priorità, e tenendo conto che la
prima persona da salvaguardare siamo noi stessi !)
Di fronte ad una situazione di emergenza , tenuto conto del fattore sorpresa,
l’istinto di sopravvivenza spinge alla fuga, anche se scappare quasi mai si rivela essere
la scelta migliore. Per questo è di vitale importanza predisporre un piano di azione ( il
cosiddetto PIANO DI EMERGENZA ), ovviamente da preparare prima che si
verifichi la situazione di emergenza.
Tale piano, va progettato in modo da prevedere le possibili emergenze che si
potrebbero verificare ( incendio, incidente, infortunio…. ), e necessita, quindi, di una
attenta valutazione dei rischi, per fornire ai soggetti coinvolti le metodiche di
comportamento atte a contrastare l’imprevisto con il minore pericolo per sé e per gli
altri.
Nella sua stesura devono essere coinvolte tutte le figure aziendali che si occupano
di prevenzione e protezione dai rischi, e cioè : datore di lavoro, rappresentante dei
lavoratori per la sicurezza, responsabile del servizio di prevenzione e protezione,
medico competente , addetti alle emergenze ( antincendio e primo soccorso ).
• Contrastare l’emergenza sin dai primi istanti in cui si manifesta, per evitarne
lo sviluppo e riportare rapidamente la situazione in condizioni di normalità.
• Programmare tutte le procedure per proteggere sia il personale dipendente, che
le persone esterne eventualmente presenti nelle aree di lavoro.
• Proteggere al meglio i beni e le strutture aziendali.
E dovrebbe contenere le seguenti indicazioni :
2. APPROCCIO ALL’INFORTUNIO
Chi si occupa di primo soccorso , per potere agire in maniera razionale e rapida,
deve possedere alcune caratteristiche, quali la calma ( agitarsi infatti non vuol dire quasi
mai fare le cose più velocemente ) , la freddezza ( a volte anche le situazioni che
sembrano disperate a prima vista possono avere margini di intervento ),
la sicurezza ( che deriva per buona parte dalla tranquillità di possedere le nozioni
necessarie per ben operare ).
Tale atteggiamento positivo, rassicura immediatamente chi ha subito un
infortunio o è colpito da un malore, e conferisce autorevolezza al soccorritore , utile a
rendere disponibili a collaborare i testimoni dell’evento, che inevitabilmente vorrebbero
far qualcosa per dare una mano, senza averne di solito la preparazione necessaria ,
rischiando solo di creare confusione.
Dovendo affrontare un infortunio inoltre, è bene ricordarsi di indossare i
dispositivi di protezione individuale necessari ( guanti in lattice per contatto con liquidi
biologici, visiera paraschizzi in presenza di emorragia, maschere a tenuta facciale tipo
“pocket mask” per la respirazione bocca-bocca, …. ) , e sarebbe bene avere effettuato
la vaccinazione per tetano ed epatite B.
Vediamo , finalmente, quale sia la procedura di approccio ad un evento sanitario
di tipo infortunistico.
Tale condotta , per poter essere più facilmente ricordata , può essere descritta dal
seguente acronimo ( cioè parola mnemonica formata dalle lettere iniziali di altre parole
):
PAS
Questa è una parola che l’APS non deve mai dimenticare , perché codifica in
maniera univoca il suo comportamento. Vediamo cosa indicano le lettere di questa
“parola magica” :
Ad eccezione degli infortuni più lievi, lo scopo principale dell’APS, come già
citato nella premessa, è quello di organizzare l’intervento dei soccorsi esterni per poter
far ricoverare l’infortunato il più velocemente possibile presso una struttura di
pronto soccorso dove potrà ricevere le cure necessarie, gestendo in maniera oculata il
periodo di attesa del soccorso.
In buona parte delle regioni d’Italia è disponibile il 118 come unico numero
di chiamata di pronto soccorso : viene garantita cioè, dove tale numero è attivo, la
disponibilità di un’unità di soccorso che risponde ad una chiamata, 24 ore su 24.
Componendo il numero telefonico 118 , risponde la Centrale Operativa 118, che
si occupa di coordinare tutti i mezzi di soccorso presenti sul territorio.
Qualora ci si trovi in territorio ancora sprovvisto di tale servizio, sarà bene tenere
a portata di mano il numero telefonico della/delle più vicine sedi di Pronto Soccorso (
Croce Rossa, Croce Verde…. ) .
Fatta quindi una valutazione veloce del tipo di infortunio accaduto e delle
condizioni del/degli infortunato/i, la prima cosa da fare è attivare il soccorso esterno (
in prima persona o da parte di chi , secondo il piano di emergenza sanitaria , sia
incaricato di questo compito )
Alla risposta dell’operatore 118, si dovranno fornire tutta una serie di
informazioni, cercando di essere chiari , precisi e … concisi ( il colloquio non dovrebbe
durare più di due minuti per evitare perdite di tempo inutili ). Si raccomanda, comunque,
di non chiudere mai la comunicazione senza il permesso dell’operatore telefonico del
118.
Si raccomanda di annotare sempre il numero dell’operatore 118 che risponde (
che generalmente viene comunicato : “risponde l’operatore 118 numero…” ) , nonché
l’ora esatta di richiesta di intervento.
Viene fornita qui di seguito una traccia delle informazioni da comunicare .
Sempre tenendo presente che il trattamento delle lesioni deve essere affidato a
personale medico/paramedico specializzato, ci sono alcune situazioni in cui l’intervento
dell’APS è indispensabile alla sopravvivenza dell’infortunato. Questa evenienza si
verifica senza dubbio quando le funzioni vitali dell’organismo ( respirazione e
circolazione del sangue ) sono compromesse. In questa situazione la rapidità è
essenziale, perché sono sufficienti 5 minuti di mancata ossigenazione dei tessuti ( in
particolare di quello cerebrale ) per l’instaurarsi di lesioni permanenti. E’ pertanto
importante riconoscere queste evenienze e sapere intervenire correttamente.
Inoltre per alcune lesioni ( ferite, ustioni, fratture,…. ) è importante sapere cosa
fare per gestire al meglio il tempo in attesa dei soccorsi ed altrettanto importante sapere
cosa ….. NON fare, per evitare errori che possano compromettere in qualche modo la
vita o la guarigione dell’infortunato.
3. TECNICHE DI SOCCORSO
Punto della situazione attuale: Nelle nuove linee guida ERC 2005 si conferma
l'attenzione alla sicurezza della scena: viene indicato di assicurarsi che sia la vittima sia
gli astanti siano sicuri. Rispetto alla chiamata d'aiuto indicano di procedere alla
valutazione dello stato di coscienza (è rimasta uguale nelle modalità operative):
– se la vittima risponde la si lascia dove la si trova, se non vi è pericolo, e si cerca di
capire cosa è successo, si chiede aiuto se serve.
– se non è cosciente si grida per attirare l'attenzione di qualcuno che possa provvedere
alla chiamata del sistema di emergenza (aiuto generico), si posiziona la vittima
supina e si aprono le vie aeree, si valuta se c'è il respiro, se non respira si fa chiamare
il sistema di emergenza territoriale da eventuali altri testimoni o ci si allontana
personalmente per farlo,comunicando al 118 l'assenza della coscienza e del respiro.
Per i sanitari è prescritta la valutazione anche dei segni di circolo e, se addestrati ed
esperti, del polso carotideo.
Perché: La sicurezza sia del soccorritore che della vittima è prioritaria durante il
soccorso.
Le linee guida sottolineano l'importanza della tempestività ma soprattutto della
continuità nella esecuzione della RCP una volta iniziata. Trovare qualcuno che
effettui la chiamata per il soccorritore già intento a mettere in atto la sequenza BLS si
inserisce in quest'ottica. Considerando, inoltre, che sul territorio nazionale le centrali
operative 118 alla telefonata del testimone chiedono di verificare se la vittima è
cosciente e respira, diventa logico posticipare la chiamata effettiva al sistema di
soccorso dopo aver verificato i due parametri.
Com’era prima: Il soccorritore operava una modesta estensione del capo con una mano
sulla fronte della vittima, osservava e ispezionava il cavo orale, quindi iperestendeva il
capo (se non si sospettavano traumi alla colonna cervicale) con l’aiuto di due dita
dell’altra mano sulla punta del mento.
Com’è cambiato: Si posizionano le mani sulla fronte e sulla punta del mento e si procede
alla iperestensione del capo e al sollevamento del mento. Per i laici non è previsto alcun
controllo visivo delle vie aeree e in particolare non si esplora il cavo orale con le dita.
Lo si fa solo se si sospetta una ostruzione delle vie aeree. Nella relativa sezione delle
linee guida è infatti prescritto per i soccorritori laici un rapido controllo mentre si esegue
l'iperestensione del capo, mentre per i sanitari nella sezione ALS è espressamente
previsto il controllo del cavo orale dopo l'apertura delle vie aeree. Ai soccorritori laici
viene espressamente indicato di aprire le vie aeree sempre con lo stesso metodo, anche
in caso di sospetto trauma, mentre ai sanitari viene indicato l’uso della sublussazione
della mandibola.
Perché: L'apertura delle vie aeree attraverso la sub-lussazione della mandibola non è
suggerita per i soccorritori laici perché è difficoltosa da imparare ed eseguire e può
causare movimenti spinali. Di conseguenza, il soccorritore laico dovrebbe aprire le
vie respiratorie usando sempre la manovra di iperestensione del capo e sollevamento del
mento dando la priorità assoluta al tentativo di rianimazione cardiopolmonare.
L'incidenza di soffocamento insospettato come causa di incoscienza o dell'arresto
cardiaco è bassa, quindi, durante la RCP controllare ordinariamente la bocca per vedere
se ci sono corpi estranei non è necessario.
Nessuno studio ha valutato l'uso sistematico di una pulizia del cavo orale con le dita per
eliminare i corpi estranei nelle vie respiratorie in assenza di un'ostruzione visibile.
Quattro case reports hanno documentato danni alle vittime e al soccorritore in seguito
alla pulizia del cavo orale con le dita, è quindi indicato evitare l'uso di questa tecnica ma
rimuovere manualmente un corpo estraneo solido soltanto se può essere visto. Per i
sanitari è indicato l’uso di pinze o aspiratore
Com’era prima: dopo la fase A (verifica dello stato di coscienza e apertura delle vie
aeree), si valuta il respiro attraverso la manovra GAS (Guarda, Ascolta e Senti) per 10”,
se respira porre la vittima in posizione laterale di sicurezza. Se non respira eseguire 2
ventilazioni di supporto della durata di circa 2” ciascuna.
Com’è cambiato: Nel primi minuti dopo l'arresto cardiaco, può persistere una bradipnea
estrema o un saltuario gasping. Questi fenomeni non vanno confusi con una
respirazione normale. Dopo l'apertura delle vie aeree si valuta il respiro: Guarda,
Ascolta e Senti per non più di 10 secondi per determinare se la vittima respira
normalmente. Se non si è certi che la vittima respiri normalmente, comportarsi come se
non lo facesse. Se respira si pone la vittima in posizione laterale di sicurezza. Se non
respira far allertare i servizi di emergenza o, se si è da soli, allontanarsi dalla vittima per
avvisare il servizio di emergenza, al ritorno iniziare le compressioni toraciche.
Perché: Durante i primi minuti dopo l'arresto cardiaco, la cui causa non sia l’asfissia, il
contenuto di ossigeno nel sangue rimane alto e la distribuzione dello stesso al miocardio
e al cervello è limitata più dalla ridotta gittata cardiaca che da una mancanza di ossigeno
nei polmoni. La ventilazione è inizialmente, quindi, meno importante delle
compressioni toraciche. Inoltre, è riconosciuto che l'acquisizione ed il mantenimento
delle abilità pratiche sono favoriti dalla semplificazione della sequenza di azioni di BLS.
E’ inoltre riconosciuto che i soccorritori sono frequentemente poco disposti ad effettuare
la ventilazione bocca-bocca per una varietà di motivi, compreso il timore di infezione
e l’avversione per la procedura. Per questi motivi, e per enfatizzare la priorità delle
compressioni toraciche, è suggerito che negli adulti la RCP cominci con le compressioni
toraciche piuttosto che con la ventilazione.
4. POSIZIONE DELLE MANI NELLE COMPRESSIONI TORACICHE
Com’era prima: Ricercare il punto di repere al centro del torace facendo scorrere l’indice
e il medio sul margine inferiore della gabbia toracica fino al punto di congiungimento
delle coste con lo sterno; posizionare il dito medio su questo punto, appoggiare l'indice
sullo sterno, far scorrere la mano libera sullo sterno fino ad affiancarla all'indice e qui
appoggiarla. Sovrapporre l'altra mano alla prima. La frequenza delle compressioni è di
circa 100 al minuto (poco meno di due compressioni al secondo).
Com’è cambiato: Porre la parte prossimale del palmo al centro del torace facendo
attenzione ad appoggiarla sullo sterno e non sulle coste. Sovrapporre l'altra mano alla
prima. Intrecciare le dita delle due mani sovrapposte. Non appoggiarsi sopra l'addome
superiore o l'estremità inferiore dello sterno. La frequenza delle compressioni è di 100
al minuto, poco meno di 2 compressioni al secondo.
Perché: Gran parte delle informazioni sulla fisiologia delle compressioni toraciche, sugli
effetti della variazione della frequenza di compressione, del rapporto di compressione-
ventilazione e rispetto del ciclo (rapporto fra il tempo di compressione del torace e il
tempo totale fra una compressione e la successiva) sono derivati da modelli animali.
Tuttavia, le conclusioni della Consensus Conference 2005 comprendono quanto segue:
1) ogni volta che si riprendono le compressioni, il soccorritore dovrebbe porre le
mani, senza indugi, al centro del torace.
2) comprimere il torace ad una frequenza di circa 100 compressioni al min.
3) porre attenzione a raggiungere la profondità massima di compressione di 4-5 cm
(nell’adulto)
4) consentire al torace di riespandersi completamente dopo ogni compressione
5) assicurare approssimativamente lo stesso tempo per compressione e
rilasciamento
6) ridurre al minimo le interruzioni nelle compressioni toraciche
7) non considerare il polso carotideo o femorale palpabile come indicatore di flusso
arterioso efficace.
Le prove di evidenza sono insufficienti per sostenere una specifica posizione della
mano nelle compressioni toraciche durante RCP negli adulti. Le precedenti linee
guida suggerivano un metodo di ricerca della metà inferiore dello sterno disponendo
un dito sull'estremità inferiore dello sterno e facendo scorrere l'altra mano lungo lo
stesso. E’ stato dimostrato che per i sanitari la stessa posizione della mano può essere
trovata più rapidamente se i soccorritori sono addestrati a “porre la parte prossimale
del palmo di una mano al centro del torace con l'altra mano sovrapposta ”,
l'insegnamento include una dimostrazione di disposizione delle mani al centro della
metà inferiore dello sterno. Le linee guida considerano ragionevole estendere questa
pratica alla popolazione laica.
La frequenza di compressione si riferisce alla velocità a cui le compressioni vengono
eseguite, e non al numero totale erogato in ogni minuto. Il numero erogato è
determinato dalla frequenza, ma anche dal numero di interruzioni per aprire le vie
respiratorie, ventilare e permettere l'analisi del DAE. In uno studio ospedaliero i
soccorritori hanno registrato una frequenza di compressione fra 100 e 120/min., ma il
numero medio di compressioni efficaci risultava ridotto a 64/min. a causa delle
frequenti interruzioni.
In caso di RCP in spazi angusti le LG consigliano di prendere in considerazione la
possibilità, per il soccorritore singolo di eseguire le compressioni stando alla testa
della vittima, mentre per équipes di due soccorritori chi effettua le compressioni
potrebbe porsi a cavalcioni della vittima
Com’è cambiato: Si eseguono due ventilazioni della durata di circa 1”. Il volume
consigliato è di 500-600 ml
Com’era prima: Nel laico non si esegue controllo polso ma solo dei segni di circolo. La
sequenza prevede che dopo un 1' si esegua il primo controllo dei segni di circolo e
respiro.
Com’è cambiato: Nel laico non si esegue il controllo del polso e neanche quello dei
segni di circolo, ma solo quello dell’attività respiratoria, la cui assenza dà avvio alla
RCP. La sequenza viene interrotta solo dall'utilizzo di un DAE oppure dalla ripresa di
una respirazione efficace, dall'arrivo del soccorso avanzato, dall’esaurimento fisico del
soccorritore o dall'arrivo di un medico. La sequenza risulta dunque ininterrotta, senza
ulteriori interruzioni per le valutazioni
Nel soccorritore sanitario le valutazioni restano pressoché invariate: si verifica il
respiro (per non più di 10 secondi) poi si controllano i segni di circolo e il polso
caroditeo solo per quei soccorritori che abbiano esperienza clinica (per non più di 10
secondi).
8. RAPPORTO COMPRESSIONI/VENTILAZIONI
Perché: Le prove di evidenza derivanti da studi sull’uomo sono insufficienti per indicare
il miglior rapporto compressione-ventilazione. I dati provenienti da studi sugli animali
sostengono l'opportunità di un aumento nel rapporto compressioni ventilazioni dal
precedente 15:2, un modello matematico suggerisce che un rapporto di 30:2 fornirebbe
il compromesso migliore fra il flusso ematico e l'ossigeno somministrato. Ciò dovrebbe
fare diminuire il numero di interruzioni nella compressione, ridurre la probabilità di
iperventilazione, semplificare l’insegnamento e migliorare il mantenimento delle
abilità. La persona che applica le compressioni toraciche dovrebbe cambiare ogni 2
minuti.
4 Stato di shock
5.1 CONTUSIONE
Si intende per contusione una lesione causata dall’urto, in genere violento, di una
parte del corpo ( la testa, gli arti o il tronco ) contro un oggetto duro, non tagliente (
detto anche corpo contundente ). Il danno tipico che ne deriva pertanto, non sarà una
ferita , ma un’alterazione più o meno accentuata dei tessuti presenti al di sotto della
pelle. Per urti molto violenti si possono avere delle lesioni anche a carico degli organi
sottostanti la regione colpita
1. il calore, cioè l’aumento della temperatura della pelle nella sede della lesione,
provocata dallo stravaso ematico e dallo stato infiammatorio che ne consegue.
2. il dolore, che può essere anche intenso, se associata alla contusione, abbiamo la
concomitanza di una lussazione, di una distorsione, o di una frattura.
3. il gonfiore che è quasi sempre presente , in particolare se la contusione avviene
immediatamente al di sopra di un tavolato osseo ( pensare al “bernoccolo” per
esempio )
4. l’arrossamento della cute sovrastante la lesione, che compare subito , non
appena avvenuta la contusione
5. il livido, causato dal versamento al di sotto della pelle di una certa quantità di
sangue , fuoriuscito da un vaso lesionato dal colpo, che compare a distanza di
qualche ora dalla contusione.
Quella che all’apparenza può sembrare una semplice contusione, a volte può celare
delle lesioni più importanti. Prestare pertanto particolare attenzione a questi segni :
1. stato di incoscienza
2. profonda lacerazione al cuoio capelluto
3. forte dolore nella sede della contusione
4. deformazione del cranio
5. cambiamento di colore dietro l’orecchio ( Segno di Battle )
6. cambiamento di colore attorno agli occhi ( Segno del Panda )
7. fuoriuscita di sangue dall’ orecchio o dal naso
8. fuoriuscita di un liquido chiaro dall’orecchio o dal naso
9. mal di testa che va via via peggiorando
10.vomito, non preceduto da nausea
11.dilatazione di una delle due pupille
12.difficoltà di equilibrio
TRAUMA CRANICO
Si intende per trauma cranico una lesione provocata da un forte colpo alla testa
da parte di un corpo contundente. Le lesioni che si possono verificare sono a carico del
contenuto della scatola cranica, cioè del cervello, e possono essere rappresentate dalla :
• Commozione cerebrale
• Contusione cerebrale
Tenendo conto che una caratteristica importante da ricordare dei traumi cranici è la
possibilità di insorgenza dei primi sintomi di compressione cerebrale ( mal di testa
persistente, sonnolenza, nausea, vomito, rallentamento delle pulsazioni ) anche a
distanza di diverse ore dal trauma, è bene vigilare e alla comparsa dei primi sintomi
accompagnare subito al pronto soccorso.
E’ pure necessario il rapido trasporto in ospedale qualora siano presenti i sintomi
descritti nella sezione dedicata al riconoscimento del trauma cranico e pure quando sia
presente mal di testa persistente, sonnolenza o vi sia stato un temporaneo svenimento.
5.3 FOLGORAZIONE
Si intende per folgorazione l’insieme delle lesioni provocate da una scarica
elettrica naturale, mentre intendiamo con elettrocuzione quello provocato da una scarica
elettrica artificiale. Visto che il trattamento, nei due casi, è sostanzialmente identico, da
qui in avanti parleremo genericamente di shock elettrico.
L’infortunato che ha subito uno shock elettrico, anche se sembra star bene, deve essere
assolutamente ricoverato, data la possibilità di insorgenza di arresto cardiaco dopo ore
o giorni dall’infortunio.
5.4 FERITA
Si intende per ferita una soluzione di continuo , più o meno profonda, che
interessa la cute ed i piani sottostanti. Si parla di ferita semplice quando viene interessata
la sola cute, di ferita profonda o complessa quando sono interessate le strutture più
profonde ( muscoli, tendini, vasi, nervi, organi interni ), di ferita penetrante quando sono
interessate le grandi cavità del corpo ( addome, torace ).
Differenti sono le tipologie di ferita a seconda del meccanismo con cui sono
state prodotte, e pertanto possiamo distinguere :
ERRORI DA EVITARE :
1. non utilizzare cotone per la detersione della ferita ( rilascia facilmente dei
filamenti che contribuiscono ad inquinare la ferita )
2. non utilizzare alcol per la disinfezione della ferita ( provoca dolore intenso e
causticazione delle cellule, ritardando così la guarigione )
3. non applicare alla ferita polveri o pomate
4. non rimuovere corpi estranei voluminosi ( la loro rimozione infatti può
determinare l’ insorgenza di una forte emorragia , bloccata dal corpo estraneo che
funge da “tappo” ) ma proteggerli con panni disposti ad anello.
FERITE PARTICOLARI
L’addetto al primo soccorso, salvo che per le ferite superficiali di piccola entità,
richiederà sempre l’intervento di soccorso specializzato, perché potrebbe essere
necessaria l’applicazione di punti di sutura, la somministrazione di una terapia
antibiotica, il trattamento di eventuali lesioni tendinee, vascolari, nervose, la rimozione
di eventuali corpi estranei rimasti nella ferita, la somministrazione di profilassi
antitetanica.
5.5 AMPUTAZIONE
Si intende per amputazione il completo distacco di una parte del corpo ( arti,
dita, orecchie ) dal corpo stesso.
5.6 EMORRAGIA
5.7 FRATTURA
La frattura , a differenza di altri eventi infortunistici, non va quasi mai trattata in alcun
modo da parte dell’addetto all’emergenza. Infatti quasi mai una frattura riveste
caratteristiche di estrema urgenza ( compromissione delle funzioni vitali ), mentre per
contro, il rischio di provocare l’insorgenza di complicanze non è trascurabile . In
particolare è da evitare qualsiasi mobilizzazione del soggetto infortunato ( salvo che non
permanga una situazione di pericolo : esempio pericolo di crolli… ) e qualsiasi
mobilizzazione della parte fratturata, per evitare che il movimento dei monconi ossei
provochi la perforazione o lacerazione di strutture prossime all’osso.
Se ci si trovasse a lavorare in località particolarmente disagiate e fosse necessario un
trasporto dell’ infortunato con mezzi diversi da quelli deputati al soccorso, l’addetto
all’emergenza dovrà cercare, dopo aver bloccato le eventuali emorragie , di
immobilizzare la parte fratturata anche, non avendo a disposizione le apposite stecche
per fratture, con mezzi di fortuna ( manici di ombrello, assi di legno, manici di scopa…)
opportunamente imbottiti con stracci puliti o cotone idrofilo.
L’impacco con ghiaccio è consigliabile solo nel primo periodo successivo alla frattura,
quando può dare sollievo al dolore ed al gonfiore.
Nel caso di frattura esposta , essendo particolarmente temibile la contaminazione
dell’osso , è bene , dopo aver fermato l’eventuale emorragia, ricoprire l’osso esposto
con teli o garze sterili.
— Quando serve il medico ?
5.8 USTIONE
II grado : sono interessate dalla lesione sia l’epidermide che la parte più
profonda della cute, cioè il derma. La cute si presenta :
• rosa
• calda e umida
• con bolle ripiene di liquido chiaro
inoltre la sensibilità è assente ( per distruzione delle fibre nervose ) e vi può essere
interessamento dello stato generale del soggetto con i segni ed i sintomi dello shock (
⇒ ), che può essere comunque presente per le ustioni di ogni grado se la superficie
corporea interessata è ampia.
Salvo il caso di una lesione di primo grado poco estesa, per la quale sostanzialmente
è sufficiente il raffreddamento della parte, tutte le altre ustioni necessitano di
soccorso specializzato.