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3.

1 - Concetti di rischio, danno, prevenzione e protezione

1. Inizio

1.1 Titolo

1.2 Contenuti

In questo modulo ti daremo le prime nozioni concernenti la tutela della salute e


sicurezza nei luoghi di lavoro, a partire da quelle di rischio danno e pericolo.
Inoltre ti definiremo cosa significa valutare e calcolare il rischio.
Alla fine di questo modulo ti presenteremo anche dei casi realmente successi.

2. Pericolo, rischio, danno

2.1 Definizioni di pericolo, rischio e danno

Prima di tutto ti diamo una definizione dei concetti di pericolo, rischio e danno.

Pericolo (o fattore di rischio)


Per pericolo si intende qualsiasi cosa (ambiente di lavoro, materiali di lavoro,
apparecchiature, metodi o processi di lavoro) che comporti dei rischi e che quindi sia
potenzialmente in grado di arrecare danno.
Esempi di pericolo sono il fuoco, il rumore, una sostanza chimica, etc.

Rischio
Per rischio si intende la probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno

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nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente
oppure alla loro combinazione.
Un rischio è la probabilità che qualcuno possa subire danni a causa di un determinato
pericolo.

Danno
Il danno è l’evento infortunio o malattia professionale che si è verificato a causa del
rischio originato dal pericolo.

2.3 Una classificazione dei rischi

I rischi si potrebbero categorizzare in:


• rischi per la salute: sono quelli che possono causare malattie professionali. Tra
questi gli agenti chimici, fisici e biologici.
• rischi per la sicurezza: sono quelli che possono generare infortuni e lesioni
traumatiche. Tra questi le macchine, gli impianti, gli agenti infiammabili, esplosivi
ecc.
• rischi trasversali: non sono propriamente classificabili nelle due categorie
precedenti e sono quelli legati a fattori organizzativi e psicologici. Tra questi lo
stress, il lavoro notturno, le condizioni di lavoro difficili ecc.

2.4 Valutazione e riduzione del rischio - concetti base

Il rischio, come vedremo in seguito, è la combinazione di due fattori:


• La probabilità che si verifichi un danno
• La gravità del danno che potrebbe essere provocato
Intervenire sul rischio significa quindi intervenire su questi due fattori. Gli interventi
da fare possono essere essenzialmente di due tipi:

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• di prevenzione
• e di protezione.
Per intervenire c’è un ordine di azione che va rispettato per tutelare la salute e la
sicurezza: prima di tutto si effettuano tutti gli interventi di prevenzione necessari e
attuabili con l’obiettivo di eliminare o ridurre il rischio, poi, nel caso in cui il livello di
rischio residuo lo richieda, si attuano le misure di protezione opportune.

3. Prevenzione e protezione

3.1 Definizione di prevenzione e protezione

Per prevenzione si intendono tutti quegli interventi atti a ridurre la probabilità che
accada un incidente. Sono misure di tipo strutturale e adottate a livello organizzativo,
come l’informazione, formazione e addestramento.
Per interventi di protezione, invece, si identificano tutte quelle misure che servono per
diminuire la gravità del danno. Sono quindi misure di difesa contro ciò che può
arrecare danno, che si interpongono tra chi può subire un danno e ciò che può
provocare il danno stesso.Ci sono misure di protezione attiva, che richiedono l’utilizzo
da parte di una persona (per esempio gli estintori o i guanti di protezione), e misure di
protezione passiva, che si attivano automaticamente in caso di emergenza (per
esempio il rilevatore di fumo).

3.2 Prevenire, ridurre e minimizzare

Ci sono tre priorità d’azione per la tutela della salute e sicurezza riguardanti il rischio:
1 - Prevenire: è il miglior modo per evitare gli incidenti attraverso l'identificazione e
l'eliminazione a monte della "causa"che potrebbe procurarli.
2 - Ridurre: diminuire il livello di esposizione ad un pericolo prendendo appropriate
misure in modo da ridurre la probabilità che si verifichi un incidente.
3 - Minimizzare: è portare al minimo le conseguenze di un evento, ad esempio con

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l'addestramento, per conoscere come comportarsi di fronte ai pericoli.

3.3 Principi base della prevenzione e protezione

Il decreto legislativo 81 prevede alcuni principi base per la prevenzione e protezione


nei luoghi di lavoro:
• L’eliminazione dei pericoli e dei rischi relativi;
• La sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non è pericoloso o lo è meno;
• L’intervento sui rischi all’origine;
• L’applicazione di provvedimenti collettivi di protezione prima che individuali;
• L’adeguamento al progresso tecnico ed ai cambiamenti nel campo
dell’informazione;
• Il miglioramento del livello di prevenzione e protezione nel tempo.
Le misure di prevenzione e protezione adottate non devono assolutamente introdurre
nuovi pericoli o compromettere le prestazioni del sistema adottato.

3.4 Misure generali di tutela

Leggi con particolare attenzione l’articolo 15 del decreto 81 che elenca tutte le misure
generali di tutela.

3.5 A cosa serve l'informazione

Tra le misure generali di tutela, particolare importanza rivestono l'informazione, la


formazione e l'addestramento

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L’Informazione serve principalmente per avvisare di rischi o per spiegarne la natura e
le misure per prevenirli ma anche per comunicare le persone responsabili.
L'informazione deve essere facilmente comprensibile e, per i lavoratori stranieri,
occorre accertarsi della comprensione della lingua.
L’informazione può avvenire tramite:
• esposizione di segnaletica: ad esempio un segnale di pericolo alta tensione
• consegna di schede di rischio: ad esempio la scheda di una sostanza pericolosa
• distribuzione di procedure operative: ad esempio la procedura di evacuazione
• distribuzione di manuali: ad esempio per l’uso di una attrezzatura

3.6 Formazione

La Formazione serve per fare conoscere le problematiche relative alla sicurezza da un


punto di vista soprattutto teorico.
La formazione è una attività fondamentale per sensibilizzare e preparare tutti i
lavoratori a riconoscere i rischi e a sapere come gestirli e minimizzarli.
Si sta dando sempre più importanza alla formazione per la sicurezza e si stanno
investendo sempre più risorse su di essa.

3.7 Addestramento

L’Addestramento segue normalmente l’informazione e la formazione e ha l’obiettivo


di fare acquisire capacità pratiche, ad esempio nell’uso dei dispositivi di protezione o
di come comportarsi nei casi di emergenza.

Esempi di addestramento possono essere:


• affiancare un collega più esperto nell’utilizzo in sicurezza di una attrezzatura
• essere addestrati su come indossare una imbracatura di sicurezza
• essere addestrati all’uso di un estintore

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• partecipare ad una prova di evacuazione

3.8 Agire per prevenire

È fondamentale agire sulla organizzazione del lavoro, sulle procedure operative, sui
macchinari, sugli ambienti di lavoro, sulle postazioni di lavoro per diminuire il livello
di rischio.
Le misure di prevenzione generale devono avere sempre la priorità sulle misure di
prevenzione individuale.
È pertanto sbagliato pensare, ad esempio, di eliminare il rischio rumore solamente
mediante l’uso degli otoprotettori e l’effettuazione della sorveglianza sanitaria.
Si deve agire prima di tutto sulla organizzazione del lavoro.
Pertanto:
1. acquisterò, se possibile, macchinari meno rumorosi
2. organizzerò il lavoro in maniera tale da ridurre il più possibile i tempi di esposizione
al rumore
3. ridurrò il più possibile i tempi di esposizione dei singoli lavoratori al rumore.
L’obiettivo è quello di avere livelli di rischio talmente bassi che i DPI e la sorveglianza
sanitaria siano quelle misure ulteriori di prevenzione per monitorare quel residuo di
rischio che non si è riusciti ad eliminare ma che è comunque ridotto a valori bassi.

4. Valutazione dei rischi

4.1 L'importanza della valutazione dei rischi

Tutti hanno interesse a mantenere i lavoratori in condizioni di salute e sicurezza e la


maggior parte delle malattie e degli infortuni connessi all'attività lavorativa possono
essere prevenuti. Ma come?
La valutazione dei rischi è il primo passo da compiere.
La valutazione dei rischi rappresenta il punto di partenza nel processo di gestione dei

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rischi.
Essa consente ai datori di lavoro di comprendere quali azioni dovrebbero
intraprendere per migliorare la salute e la sicurezza nonché la produttività.

4.2 Che cos'è una valutazione dei rischi?

La valutazione dei rischi consiste in un esame sistematico di tutti gli aspetti


dell’attività lavorativa, volto a stabilire:
• cosa può provocare lesioni o danni;
• se è possibile eliminare i pericoli;
• quali misure di prevenzione o di protezione sono o devono essere messe in atto per
controllare i rischi.
La valutazione dei rischi è un dovere dei datori di lavori. I lavoratori dovrebbero essere
coinvolti in questo processo.

4.3 L'approccio in 5 fasi

Un metodo per la valutazione dei rischi applicabile nella maggior parte delle aziende è
strutturato in 5 fasi.
Qui puoi vedere il riassunto delle cinque fasi che andremo poi ad analizzare:
Fase 1 - Individuare i pericoli e le persone a rischio
Fase 2 - Valutare e attribuire un ordine di priorità ai rischi
Fase 3 - Decidere l'azione preventiva
Fase 4 - Intervenire con azioni concrete
Fase 5 - Controllo e riesame

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5. L'approccio in 5 fasi

5.1 Fase 1: individuare i pericoli e le persone a rischio (1)

La prima fase ha l’obiettivo di individuare i pericoli e le persone a rischio


Alcuni suggerimenti per identificare i pericoli importanti sono:
• ispezionare il posto di lavoro e individuare ciò che può provocare danno;
• consultare i lavoratori e/o i loro rappresentanti sui problemi riscontrati sul luogo di
lavoro;
• considerare i pericoli a lungo termine per la salute, come livelli elevati di rumore o
l’esposizione a sostanze nocive, nonché i rischi meno ovvi o immediati;
• esaminare i registri aziendali degli infortuni e delle malattie;
• raccogliere informazioni da fonti diverse quali:
1. manuali di istruzioni o schede tecniche dei produttori e fornitori,
2. siti web dedicati alla sicurezza e alla salute sul lavoro,
3. documentazione relativa ai requisiti di legge e di altro genere applicabili al luogo di
lavoro.

5.2 Fase 1: individuare i pericoli e le persone a rischio (2)

Per ciascun pericolo è importante conoscere:


• i gruppi o le categorie a rischio, per individuare il modo migliore di gestire tale
rischio
• come questi gruppi o categorie interagiscono con i pericoli (per esempio, per
esposizione diretta o indiretta)
• il tipo di danno che potrebbero subire (per esempio, quale infortunio o malattia).
Particolare attenzione dev’essere prestata alle categorie di lavoratori che possono
essere maggiormente a rischio, per esempio:
• lavoratori con disabilità

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• lavoratori giovani o anziani
• donne in gravidanza e madri in allattamento
• personale che non ha ricevuto una formazione o privo di esperienza (per esempio,
neoassunti, lavoratori stagionali o provvisori).

5.3 Fase 2: valutare e dare priorità ai rischi

Fase 2: valutare e dare priorità ai rischi


Per stabilire la portata del rischio è bene considerare i seguenti fattori:
• il grado di probabilità che da un pericolo derivi un danno,
• la probabile gravità del danno,
• la frequenza (e il numero) dei rischi cui i lavoratori sono esposti.
Un processo di valutazione lineare, basato sul buon senso e che non richieda
competenze specialistiche o tecniche complesse dovrebbe essere sufficiente:
• per le attività che comportano pericoli di lieve entità,
• per i luoghi di lavoro in cui i rischi sono ben noti o facilmente rilevabili ed è
disponibile uno strumento di controllo.
In caso di pericoli o attività più complessi possono essere necessarie conoscenze
specialistiche e il sostegno e la consulenza di professionisti.

5.4 Fase 3: decidere un'azione preventiva

Nella fase 3, al momento di decidere un’azione preventiva e di protezione è bene


valutare:
• se il rischio possa essere completamente eliminato;
• nel caso in cui ciò non sia possibile, in che modo ridurre o controllare i rischi per
non compromettere la sicurezza e la salute delle persone esposte. Ecco alcuni
consigli:
a. combattere i rischi alla fonte,

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b. adattare l’attività di lavoro al singolo lavoratore,
c. adeguarsi al progresso tecnico e ai cambiamenti nell’informazione,
d. sostituire i fattori di rischio con altri innocui o meno pericolosi,
e. adottare misure di protezione collettive anziché individuali (da ritenersi come
ultima soluzione)
f. istruire e formare adeguatamente i lavoratori.

5.5 Un esempio di prevenzione e protezione

E’ stato rilevato rumore nel luogo di lavoro che determina un rischio di malattia
professionale per i lavoratori.
Prima di tutto cosa si può fare per eliminare il rumore? Ad esempio si può cambiare la
tecnologia.
Se poi non è possibile eliminarlo, cosa si può fare per ridurlo al minimo? Ad esempio si
può spostare la fonte di rumore lontano dai lavoratori o si può possono utilizzare
materiali fonoassorbenti.
Se poi il rumore non è riducibile in modo sufficiente (ovvero il livello di rischio non è
ulteriormente migliorabile con la prevenzione) si passa alla protezione dei lavoratori
mediante Dispositivi di protezione individuali (ad esempio adottando cuffie
protettive) e Sorveglianza sanitaria (ad esempio programmando esami dell’udito più
frequenti).

5.6 Fase 4: intervenire

Nella Fase 4 si interviene per mettere in atto misure di prevenzione e di protezione.


Un’attuazione efficace implica l’elaborazione di un piano in cui siano specificati:
• le persone responsabili di attuare determinate misure
• le scadenze entro cui portare a termine le azioni previste

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• i mezzi stanziati per mettere in atto le misure.

5.7 Fase 5: controllo e riesame

Fase 5: controllo e riesame


L’efficacia delle misure di prevenzione adottate deve essere monitorata.
La valutazione dovrebbe essere opportunamente riesaminata e rivista, in particolare:
• in caso di variazioni significative nell’organizzazione dell’azienda
• alla luce dei risultati di indagini concernenti un infortunio o un incidente
• se le misure preventive in atto sono insufficienti od obsolete
• se si sono verificati infortuni significativi.

6. Calcolo del livello di rischio

6.1 Calcolo del livello di rischio

Abbiamo visto che nella Fase 2 occorre valutare e dare priorità ai rischi.
Il livello di rischio è definito e calcolato come combinazione della probabilità o
frequenza che si verifichi un danno e della gravità del danno potenziale.
E’ evidente che se si valuta che un rischio sia relativo ad un evento raro e che inoltre
l’evento possa causare un danno di lieve entità comporta che il livello di rischio possa
essere valutato basso.
Viceversa un rischio con eventi frequenti e con danni gravi sarà valutato con un livello
di rischio elevato.

6.2 Livello di gravità

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Per il calcolo del livello di rischio il primo passo è valutarne la gravità attraverso
l’individuazione delle possibili conseguenze, e scegliendo quindi uno fra i possibili
livelli previsti di gravita.

6.3 Livello di probabilità

Alla gravità del danno va associata la valutazione della Probabilità’ della conseguenza
individuata, scegliendo quella più attinente.

6.4 Formula per il calcolo del livello di rischio

Si calcola quindi il livello del Rischio complessivo come si evidenzia nella seguente
matrice di valutazione.

6.5 Individuazione del livello di rischio e relativo intervento

Ad ogni colore corrisponde un livello complessivo di rischio al quale si può associare il


tipo di intervento ed il suo livello di urgenza.

6.6 Caso - Rischio di caduta dall'alto

Per farti capire meglio come funziona la definizione del livello di rischio e la scelta
degli interventi da effettuare, il modo migliore è fare un esempio.
Nelle prossime slide verrà presentato un caso che dovrai leggere con attenzione, al
termine del quale ti verrà proposto un esercizio di valutazione dei rischi.

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6.7 Valutazione probabilità

Per farti capire come funziona la definizione del livello di rischio e la scelta degli
interventi da effettuare, il modo migliore è fare un esempio.
Un operaio sta lavorando ad un altezza di 10 metri. Supponiamo che non sia nè
formato nè addestrato e che lavori senza imbracature e senza parapetti.
E' altamente probabile che accada un incidente, quindi gli assegniamo un livello di
probabilità pari a 3.

6.8 Valutazione gravità

Il danno che il lavoratore può subire è il massimo: può morire o rimanere paralizzato.

Quindi il suo livello di gravità del danno è pari a 4, cioè gravissimo.

6.9 Calcolo rischio

Procediamo al calcolo del rischio.


Abbiamo visto che si fa la somma tra i valori di probabilità e gravità individuati e si
sottrae 1, quindi 3 più 4 meno 1.
Il livello di rischio in questa situazione è quindi pari a 6.
Andiamo ad individuare nella tabella il colore associato a un livello di rischio pari a 6:
il colore è il rosso, quindi il livello di rischio è molto alto.

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6.10 Interventi urgenti

Proseguiamo con l'individuare nella tabella apposita quali interventi e con quale
urgenza dovremmo operare per rimediare alla situazione.
Per prima cosa bisogna sospendere l'attività del lavoratore con la massima urgenza.
Poi bisogna procedere immediatamente ad eliminare il rischio o almeno a
minimizzarlo.

6.11 Misure di prevenzione

Valutiamo le misure di prevenzione da adottare:


1. Formare ed addestrare il lavoratore al lavoro in quota e all'utilizzo delle
imbracature.
2. Inoltre preventivamente è meglio far fare visite mediche prima di adibire alla
mansione.
3. Successivamente a queste misure di prevenzione è necessario adottare misure di
protezione collettiva come i parapetti
4. e se non sono sufficientemente sicuri adottare anche misure di protezione
individuale quali le imbracature.

6.12 Qual'è il risultato?

Qual'è il risultato?
Con tutte le misure adottate la possibilità che accada l'evento è ridotta, infatti la
probabilità che succeda l'infortunio è pari a 1 (improbabile). Nonostante ciò la gravità
del danno rimane alta (4, gravissimo) poichè qualora l'operaio dovesse cadere rischia
sempre la morte o l'invalidità permanente.

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6.13 Rischio residuo

In questo caso nulla si può fare per abbassare la gravità del danno, perchè se cado
l'esito resta potenzialmente gravissimo.
Comunque in questa situazione il livello di rischio è pari a 4 (moderato) e quindi
l'operaio può tornare a lavorare, ma bisogna monitorare che il livello di rischio non
aumenti.

6.14 Hotspot

Il lavoratore è a fine nastro trasportatore e si occupa di prelevare i cartoni da 10 Kg di


e posizionarli sul bancale.
Svolge questa operazione per tutto il giorno.

Tralasciando il rischio infortunistico comunque presente nel movimentare merce


(caduta della stessa sui piedi / gambe dell’operatore, caduta del materiale in essa
contenuto, strappi, stiramenti muscolari, ecc.).

Ci occupiamo invece della eventuale malattia professionale danni permanenti alla


schiena che può derivare da una attività di questo genere.

Valuta quale può essere la probabilità di malattia in questa situazione e la gravità di


un danno permanente alla schiena.

Clicca quindi nella casella che corrisponde all'incrocio dei due livelli scelti e che
corrisponde al rischio e poi clicca su invia

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7. Principali tipologie di rischio

7.1 Principali tipologie di rischio

In queste pagina sono riportate le principali tipologie di rischio:


• Rischi di origine meccanica
• Attrezzature di lavoro
• Rischio elettrico
• Rischio chimico
• Sostanze pericolose
• Agenti biologici
• Rumore
• Vibrazioni
• Incendio
• Rischi collegati allo stress “lavoro- correlato”
• Videoterminali
• Movimentazione manuale dei carichi
• Luoghi di lavoro
Nel prossimo modulo ti racconteremo i concetti principali relativi ai rischi più comuni
a tutti i lavoratori.
Rinviamo invece alla formazione specifica per conoscere in dettaglio i rischi relativi
alla tua mansione.

7.2 Casi di studio

I concetti di valutazione dei rischi, prevenzione e protezione di cui ti abbiamo parlato


in questo modulo potrebbero essere percepiti come qualcosa di astratto.
Vogliamo concludere il modulo con la lettura di alcune storie di persone reali. Le

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persone possono morire o dover convivere con le conseguenze di infortuni e di danni
alla loro salute per il resto della loro vita, perché i rischi non sono stati identificati e
gestiti.

Un giovane uomo di 23 anni ha subito ampie ustioni in seguito al contatto con una
sostanza infiammabile utilizzata per il lavaggio di aerografi per verniciatura. Le cattive
pratiche dell'impresa includevano la mancanza di metodi sicuri per manipolare e
immagazzinare sostanze chimiche pericolose nonché la mancanza di formazione e
supervisione. Una pratica particolarmente pericolosa consisteva nel trasportare la
pericolosa sostanza di lavaggio degli aerografi in contenitori privi di etichetta e di
coperchi. Anche in seguito al terribile incidente, l'impresa non si è conformata ai nuovi
requisiti dell'ispettorato del lavoro, finché non è stata perseguita.

Due giovani lavoratori immigrati (21 e 27 anni) sono morti dopo essere rimasti
impigliati in un macchinario utilizzato presso un'azienda frutticola. Il loro compito
consisteva nell'erigere e smantellare "serre in polietilene" che vengono fissate con
lunghe funi. I due giovani sono rimasti intrappolati utilizzando una macchina montata
su trattore per avvolgere la fune. La valutazione dei rischi non era stata fatta e la
macchina montata sul trattore era inadeguata, poiché non disponeva di un sistema di
arresto automatico per le emergenze. I lavoratori non erano stati sufficientemente
formati, né messi a conoscenza dei rischi legati a quel compito. Gli investigatori hanno
richiamato l'attenzione sul fatto che molti lavoratori presso quell'azienda erano
studenti che potevano non avere adeguate conoscenze sulle pratiche di lavoro sicure.

Un giovane apprendista meccanico diciottenne è deceduto dopo essere stato avvolto


dalle fiamme in seguito ad un’esplosione. Stava aiutando il suo superiore a travasare
una miscela di benzina e gasolio da un bidone a un serbatoio dei rifiuti liquidi quando
la benzina è esplosa. In vicinanza del serbatoio si trovava un tubo di scarico di una
caldaia a gas accesa: i vapori di benzina si sono infiammati trasformandosi in un
enorme palla di fuoco. Il giovane stava imparando il mestiere e si fidava ciecamente
del dovere di assistenza che il suo superiore e il proprietario del garage avevano nei
suoi confronti. L’impresa, invece considerava la sicurezza e la salute come aspetti
garantiti dal buon senso e, quindi, demandati all’esperienza dei dipendenti.

Una diciasettenne ha perso una parte di dito, soltanto un’ora dopo avere iniziato il
suo lavoro durante le vacanze, schiacciato in una macchina nel panificio dove era
stata assunta. Il dispositivo di sicurezza automatica era difettoso: l’anomalia era stata
segnalata, ma non era stato previsto alcun programma di manutenzione, la ragazza

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non aveva ricevuto una formazione adeguata e il suo supervisore ignorava che
dovesse utilizzare la macchina

Un giovane di diciannove anni che seguiva un corso di formazione di 10 mesi è stato


assunto da una compagnia elettrica. Lavorava come operaio da appena due mesi
quando è stato trasferito in una squadra addetta all’illuminazione. Seguendo le
istruzioni del datore di lavoro, stava lavorando su dei regolatori di corrente
fluorescenti a 120 volt, nei quali scorreva ancora corrente, senza tappeti di sicurezza,
senza apparecchiature per il controllo dei fili elettrici, senza guanti di protezione,
senza istruzioni e senza il piano dell’impianto elettrico. È stato ucciso
istantaneamente, il corpo attraversato da una scarica di 347 volt.

8. Conclusioni

8.1 Fine del modulo

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