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UDA N° 1 LA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

1 Cosa si intende per sicurezza sul lavoro?

Per sicurezza sul lavoro si intende l’insieme delle azioni interne ed esterne all’azienda, mirate a
garantire l’incolumità (sicurezza, appunto) dei lavoratori e del personale presente.

Quindi cos'è la sicurezza sul lavoro?

Tra le attività appena accennate, la più importante è forse la prevenzione, perché rappresenta una
delle colonne portanti della sicurezza e vi rientra con merito essendo un paletto fondamentale per
diminuire drasticamente il rischio sul lavoro.

2 Perchè è importante la sicurezza del lavoro?

La sicurezza sui luoghi di lavoro è importante sotto molteplici aspetti, ma il più rilevante riguarda
la salute dei dipendenti.

Recenti indagini di settore hanno evidenziato quanto, una corretta politica orientata alla sicurezza
dei lavoratori, porti un sicuro ritorno positivo in azienda, non solo per ciò che concerne i rapporti
umani, ma anche in termini di redditività.

Benessere psico-fisico, tranquillità ambientale, positività diffusa e produttività aumentata sono


solo alcuni dei benefit che possono svilupparsi nell’ambiente lavorativo grazie ad un mirato
investimento su prevenzione e sicurezza luoghi di lavoro.

3 Quale normativa regola la sicurezza sui luoghi di lavoro?

La normativa che guida aziende, responsabili e consulenti nel mondo della prevenzione e sicurezza
sul lavoro è il noto dlgs 81/2008, spesso conosciuto come “testo unico sicurezza sul lavoro”.

Emanato nell’Aprile del 2008, questo decreto ministeriale integrava e migliorava le precedenti
norme sicurezza sul lavoro (ricordiamo, fra tutte, la famosa legge 626).

Superando i predecessori, il dlgs 81 2008 si distingue per una gradita semplificazione ed una
perfezionata razionalizzazione degli argomenti, aggiornando alcuni aspetti troppo generici tra cui
le sempre temute relative sanzioni.

Tra le maggiori innovazioni trattate, ricordiamo:

 l’individuazione dei fattori e delle sorgenti di rischio


 la riduzione del rischio
 il monitoraggio continuo delle misure preventive
 l’elaborazione di una strategia aziendale accettata e condivisa

4 Quando è obbligatoria la sicurezza in azienda?

Ogni azienda che abbia almeno un dipendente nel proprio organico deve necessariamente
prevedere una politica di informazione ed informazione sulla sicurezza aziendale e provvedere alla
sua corretta realizzazione.

La sicurezza e la prevenzione sono concetti legati all’uomo ed alla sua salvaguardia, pertanto il
numero dei dipendenti non può essere motivo di discriminazione normativa.

L’indice di rischio legato alla tipologia di azienda, nonché la specificità della mansione lavorativa,
determinano il percorso da scegliere e le relative misure preventive.

5 Qual è la prima cosa che il Datore di lavoro deve fare per mettersi in regola con la sicurezza sul
lavoro?

La prima e fondamentale azione prevista dal protocollo per la sicurezza nei luoghi di lavoro è la
stesura del DVR o Documento di valutazione dei rischi, cioè di un testo che evidenzi tutti i possibili
rischi presenti in azienda.

Basandosi sulle tipologie di rischio presenti sul luogo di lavoro, il DVR sicurezza deve contenere
tutte le procedure necessarie per attuare soddisfacenti misure di prevenzione e sicurezza, ma
anche la specifica dei ruoli di chi deve realizzarle, monitorarle e mantenerle.

Da qui, diventano necessarie altre azioni direttamente collegate al documento, ovvero:

 la nomina del Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione (R S P P)


 la nomina del Rappresentante Lavoratori Sicurezza (RLS)
 la nomina del Medico Competente
 la programmazione della Sorveglianza Sanitaria
 la formazione dei lavoratori, dei dirigenti e del datore di lavoro attraverso gli appositi corsi
in materia ed i loro eventuali aggiornamenti
 piano di sicurezza aziendale

6 Chi deve garantire la sicurezza sul lavoro in azienda?

In sostanza chi è il responsabile della sicurezza dei lavoratori in azienda.

Il datore di lavoro è, in quanto tale, la figura giuridica garante e responsabile di salute e sicurezza
sul lavoro nella propria azienda.
Egli deve ottemperare a quanto stabilito dalla normativa vigente per garantire la corretta
applicazione delle misure preventive ed operative atte alla riduzione o alla cancellazione di
qualsiasi rischio per il lavoratore.

Tra i compiti principali in tal senso ricordiamo:

 il dovere di offrire un ambiente lavorativo sicuro


 il dovere di informare e formare i lavoratori sui rischi presenti in loco
 il compito di vigilare e verificare il rispetto delle norme antinfortunistiche (norme UNI) da
parte dei dipendenti
 la stesura del DVR

Occasionalmente il datore di lavoro decide di ricoprire la carica di Responsabile Servizio


Prevenzione e Protezione (RSPP).

In questo caso egli potrà ricoprire il ruolo solo ed unicamente dopo aver egli stesso frequentato
l’apposito corso di RSPP datore di lavoro.

7 Chi controlla la sicurezza sul lavoro?

Il responsabile della sicurezza sul luogo di lavoro è chiamato Responsabile Servizio Prevenzione e
Protezione (RSPP).

Abbiamo visto come tale ruolo possa essere ricoperto dal datore di lavoro, ma anche da un
dipendente, solo dopo adeguata formazione.

Eppure, sempre più spesso tale compito viene affidato dal titolare ad un consulente esterno (RSPP
esterno) che possa sgravarlo da una certa mole di lavoro e da una grossa dose di responsabilità.

L’RSPP deve principalmente occuparsi dei seguenti compiti:

 eseguire il sopralluogo degli ambienti lavorativi con conseguente verifica delle condizioni di
pericolo
 collaborare col datore di lavoro nella elaborazione di dati necessari alla descrizione
aziendale ed alla corretta valutazione dei rischi conseguenti
 presentare piani formativi ed informativi per il personale in materia di prevenzione e
sicurezza
 monitorare lo status aziendale e programmare interventi di mantenimento e
miglioramento per la sicurezza dei lavoratori

8 Chi contribuisce alla corretta gestione della sicurezza sul lavoro?

Oltre alle figure sopra citate del datore di lavoro e del RSPP, gli attori coinvolti nel discorso
sicurezza nel lavoro sono anche il Rappresentante Lavoratori Sicurezza (RLS) ed il Medico
Competente (o medico del lavoro).

L‘RLS è il lavoratore (anche più di uno a seconda del numero totale di lavoratori) appositamente
formato ed eletto dai colleghi in qualità di loro rappresentante per quanto concerne la sicurezza e
la prevenzione.

Egli si occupa di effettuare una consultazione preventiva in ordine alla valutazione dei rischi,
fornire un parere sulla scelta degli addetti alla prevenzione, provvedere alla raccolta dei
documenti aziendali relativi alle misure di sicurezza, promuovere misure di prevenzione e fare
ricorso alle autorità competenti nel caso in cui non vengano rispettati i criteri di sicurezza stabiliti.

Il Medico Competente è la figura professionale che si occupa della Sorveglianza Sanitaria dei
lavoratori attraverso un Protocollo Sanitario pensato ad hoc in funzione dei rischi e delle mansioni.

Egli, attraverso le visite periodiche necessarie, stabilisce lo stato di salute del lavoratore
relativamente alla sua mansione e ne decide o meno l’idoneità alla stessa.

Questa figura è molto importante in quanto con l’attuale frenesia lavorativa ed i nuovi
condizionamenti contingenti, il rischio stress lavoro correlato è una delle nuove barriere da
superare nella battaglia al benessere psico-fisico del lavoratore.

9 Chi ci può aiutare nella gestione degli adempimenti previsti dalle norme sulla sicurezza sul lavoro?

Quello della sicurezza sul lavoro è un mondo piuttosto semplice nella sua essenza, ma
decisamente articolato nei suoi contenuti.

Le numerose sfaccettature della normativa e le ampie casistiche dei rischi legati agli ambienti
lavorativi espongono le aziende a troppi azzardi ed a sicure sanzioni.

Ecco perché la cosa più saggia da fare è quella di evitare il cosiddetto “fai da te”.

I molteplici adempimenti normativi hanno portato alla necessaria nascita di figure professionali di
consulenza, cioè di consulenti sicurezza sul lavoro come noi di GMS ad esempio, che possano
aiutare il datore di lavoro e le figure interne preposte a garantire prevenzione e sicurezza.

Il consulente guida l’azienda ad un approccio “sicuro” evitando, così, problemi per i dipendenti o
guai di natura legale per il datore di lavoro.

Un buon consulente sicurezza sul lavoro è certamente una risorsa importante in tal senso e
permette al datore di lavoro di sgravarsi da questo impegno e concentrarsi unicamente alle più
redditizie attività “business oriented”.
10 Consulente della sicurezza sul lavoro chi è e cosa fa?

Il consulente di prevenzione e sicurezza è quella figura professionale che “assiste con consiglio”
fornendo al datore di lavoro tutti gli strumenti e le risorse per mettersi in regola con l’aspetto
ormai finalmente obbligatorio della tutela psico-fisica dei lavoratori.

Soprattutto in un ambito frammentato come quello della sicurezza degli ambienti di lavoro e la
tutela dei rischi per i lavoratori, un esperto non è una spesa, ma un vero e proprio investimento.

Rischio Biologico negli ambienti di lavoro: Normativa e Obblighi del


Datore di Lavoro
Tra i rischi di cui tener conto in fase di valutazione in alcuni settori professionali figura il rischio
biologico, un rischio specifico che prevede determinate metodologie di analisi e misure di
prevenzione e protezione appropriate.
In questo articolo ci occuperemo di affrontare l'argomento cercando di dare una definizione di
rischio biologico in riferimento alla normativa in vigore in materia di sicurezza sul lavoro.
Cos'è il Rischio Biologico? Definizioni 81/08
Per definizione, il rischio biologico, detto anche Biorischio è quella tipologia di rischio derivante
dall'esposizione del soggetto ad agenti o sostanze di orgine biologica potenzialmente dannosi per
la salute degli esseri viventi, nel nostro caso, dei lavoratori.
Fonti di rischio biologico dunque sono da considerare:
 microorganismi;
 virus;
 tossine;
 batteri;
Per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro il Rischio Biologico è disciplinato dal D.lgs 81/08
al Titolo X "ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI", dove all'articolo 267 vengono fornite innanzitutto
3 definizioni per inquadrare meglio questa tipologia di rischio:
 agente biologico: qualsiasi microrganismo anche se geneticamente modificato, coltura
cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o
intossicazioni;
 microrganismo: qualsiasi entità microbiologica, cellulare o meno, in grado di riprodursi o
trasferire materiale genetico;
 coltura cellulare: il risultato della crescita in vitro di cellule derivate da organismi
pluricellulari;
Classificazione degli Agenti Biologici
L'articolo 268 continua fornendo una classificazione degli agenti biologici, effettuando una
divisione in 4 gruppi in base al rischio di infezione.
I gruppi sono i seguenti:
 Gruppo 1
nel quale sono riportati gli agenti biologici che presentano poche probabilità di causare
malattie sui soggetti umani;
 Gruppo 2
che comprende gli agenti che possono causare malattie e costituire un rischio per i
lavoratori, con poca probabilità di propagazione nella comunità e per cui sono disponibili
efficaci misure di profilassi e terapia;
 Gruppo 3
di cui fanno parte agenti che possono causare malattie gravi e costituire un serio rischio
per i lavoratori, con probabilità di propagazione nella comunità e per cui, comunque, sono
disponibili efficaci misure di profilassi e terapia;
 Gruppo 4
nel quale vengono classificati gli agenti biologici che possono provocare malattie gravi e
costituire un serio rischio per i lavoratori, con alto rischio di propagazione nella comunità e
per cui, di norma, non sono disponibili efficaci misure di profilassi e terapia;

Le aziende a rischio biologico sono sostanzialmente di due tipi: quelle che utilizzano
deliberatamente per le proprie attività organismi biologici, per esempio i laboratori di ricerca
biotecnologica, le aziende farmaceutiche, le aziende agro alimentari o quelle che lavorano nel
campo del trattamento dei rifiuti; e quelle invece che non fanno uso deliberato di agenti biologici
ma che potenzialmente potrebbero comunque entrare in contatto con qualcuno di essi (ospedali,
aziende zootecniche, alimentari, e tutte quelle attività in generale in cui vi sia contatto
interpersonale con un significativo numero di individui).
Non è da trascurare infatti la considerazione che la principale via di trasmissione di un agente
biologico è quella indiretta, veicolata cioè da un vettore che trasferisce da un individuo malato o
potatore, ad uno sano, la carica batterica o virale necessaria per dare origine alla malattia; i luoghi
pubblici, i supermercati, piuttosto che gli aeroporti o i luoghi con grande affluenza di persone,
sono sempre da considerarsi potenzialmente a rischio biologico, e quindi da sottoporre ad
adeguata prevenzione e sorveglianza.

Per quanto concerne la prevenzione, un aspetto fondamentale è quello dell’attenzione alla


formazione del personale potenzialmente esposto, che deve essere messo sempre a conoscenza
sia delle potenziali sorgenti di infezioni (dirette o veicolate che siano) che dei possibili rischi da
esposizione; una buona profilassi può tenere conto della somministrazione di opportuni vaccini,
così come dell’utilizzo di adeguati dispositivi di protezione collettiva e individuale.
Per le aziende a rischio biologico è inoltre obbligatoria la sorveglianza sanitaria, che comprenda
l’effettuazione di monitoraggi biologici periodici, definiti dal Medico Competente e dal datore di
Lavoro, sulla base degli scenari di esposizione specifici, i cui risultati devono essere comunicati al
lavoratore esposto.

VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO


Il datore di lavoro, per le mansioni soggette, deve provvedere alla cosiddetta “valutazione del
rischio biologico”.
Regolamentata dall’articolo 271 del Testo Unico, la valutazione del rischio deve contenere tutte
le informazioni disponibili relative alle caratteristiche dell’agente biologico e delle modalità
lavorative, nello specifico:
 classificazione degli agenti biologici;
 malattie che possono essere contratte;
 possibili effetti allergici e tossici;
 eventuale patologia della quale è affetto un lavoratore.
In relazione ai rischi accertati, dovrà adottare tutte le misure protettive e preventive necessarie,
impegnandosi a modificarle qualora dovessero variare le condizioni di lavoro.
Quali sono queste misure? Vediamolo insieme.
MISURE DA ADOTTARE PER PREVENIRE IL RISCHIO BIOLOGICO
I lavoratori devono essere messi nelle migliori condizioni possibili, al fine di svolgere le mansioni
richieste garantendone salute e incolumità.
Per questo, il Testo Unico fornisce alcune misure da adottare:
 evitare, laddove possibile, l’impiego di agenti biologici nocivi;
 limitare al minimo i lavoratori esposti, o potenzialmente esposti;
 progettare in modo adeguato i processi lavorativi, anche attraverso l’uso di dispositivi di
sicurezza dedicati;
 adottare misure di protezione collettive e individuali;
 adottare misure igieniche per prevenire e ridurre al minimo la propagazione accidentale di
un agente biologico fuori dal luogo di lavoro;
 esporre il segnale di rischio biologico e altri segnali di avvertimento appropriati;
 definire procedure di emergenza per affrontare gli incidenti;
 verificare la presenza di agenti biologici sul luogo di lavoro;
 predisporre i mezzi necessari per la raccolta, l’immagazzinamento e lo smaltimento dei
rifiuti in condizioni di sicurezza;
 stabilire procedure per la manipolazione e il trasporto in condizioni di sicurezza di agenti
biologici all’interno e all’esterno del luogo di lavoro;
 fornire ai lavoratori servizi sanitari adeguati, provvisti di docce con acqua calda e fredda,
nonché, se necessario, di lavaggi oculari e antisettici per la pelle;
 fornire ai lavoratori indumenti protettivi od altri indumenti idonei, da riporre in posti
separati dagli abiti civili;
 assicurarsi che i dispositivi di protezione individuale, se non mono uso, siano controllati,
disinfettati e puliti dopo ogni utilizzazione;
 assicurarsi che gli indumenti di lavoro e protettivi potenzialmente contaminati vengano
tolti quando il lavoratore lascia la zona di lavoro, conservati separatamente dagli altri
indumenti, disinfettati, puliti e, se necessario, distrutti.
FORMAZIONE ADEGUATA
Proteggere i lavoratori dall’esposizione ad agenti biologici potenzialmente nocivi per la salute
non vuol dire solo creare ambienti di lavoro sicuri e fornire loro tutto il necessario.
Il processo di sicurezza, infatti, parte molto prima e comprende anche una essenziale e non
trascurabile fase di formazione on the job.
I lavoratori esposti o potenzialmente esposti, senza nessuna eccezione, devono seguire percorsi di
formazione per acquisire tutte le informazioni e le nozioni necessarie relative alla sicurezza sul
lavoro e sul rischio biologico.
In questo modo, potranno essere in grado di utilizzare correttamente i DPI, riconoscere gli agenti
biologici, conoscere tutte le procedure e le misure preventive da adottare.
Un lavoratore consapevole rappresenta un valore aggiunto alla sicurezza aziendale.

INQUINAMENTO INDOOR: PROBLEMATICA IMPORTANTE PER LA SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO


L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha individuato nell’inquinamento indoor uno dei principali
rischi per la salute umana. Questo perché in media, ognuno di noi passa circa l’80%-90% del
proprio tempo all’interno di edifici, siano essi luoghi di lavoro o residenziali. L’analisi ed il
monitoraggio della qualità dell’aria interna, pertanto, è estremamente importante per tutelare
non solo la salute dei lavoratori, ma anche la nostra. Approfondiamo l’argomento per capire quali
sono le principali fonti di inquinamento indoor e come limitarne gli effetti.
Cos’è l’inquinamento indoor e quali sono le sue principali cause
Per attività indoor si intendono “attività che vengono svolte in un ambiente confinato sia
industriale e adibito al lavoro che destinato a dimora, svago e trasporto”. Ne deriva dunque che
praticamente qualsiasi edificio (capannoni, case, cinema, palestre, ma anche mezzi di trasporto
come bus o treni) possono essere soggetti ad inquinamento indoor.
La definizione di inquinamento indoor è stata data dal Ministero dell’Ambiente nel 1991, che
inquadra il problema come “la presenza nell’aria di ambienti confinati di contaminanti fisici,
chimici e biologici non presenti naturalmente nell’aria esterna di sistemi ecologici di elevata
qualità”.
L’aria degli ambienti interni può essere contaminata sia da sostanze già presenti nei locali, sia da
sostanze trasportate dall’esterno. Tali sostanze possono presentarsi in uno dei diversi stati di
aggregazione (solido, liquido, gassoso). Rispetto alla composizione dell’atmosfera esterna, negli
ambienti indoor cambiano quantità e tipi di inquinanti. Le principali fonti di contaminanti indoor
sono ad esempio:
 Materiali da costruzione;
 Impianti di riscaldamento, condizionamento o cottura dei cibi;
 Arredi;
 Rivestimenti (pitture murali, vernici, pavimenti)
 Prodotti per la manutenzione e la pulizia (detersivi, insetticidi, etc.)
 Utilizzo degli spazi e tipologia di attività svolta nell’ambiente;
 Presenza di allergeni di vario tipo;
 Presenza di muffe e microorganismi;
 Emissione di COV (Composti Organici Volatili);
 Ventilazione inadeguata.
I luoghi di lavoro sono regolati da specifica normativa, in particolare dall’Allegato IV del D.Lgs.
81/08 che prevede il rispetto di determinati requisiti. I limiti di inquinamento indoor nei luoghi di
lavoro sono definiti a livello governativo come limiti (TLV) concepiti per soggetti sane che operano
8 giorni per 40 ore alla settimana per tutta la vita.
I possibili effetti dell’inquinamento indoor sulla salute
L’inquinamento indoor può avere diversi tipi di effetto sulla salute umana. Innanzitutto esistono
delle malattie che sono strettamente legate agli edifici, come ad esempio la Sindrome da Edificio
Malato (SBS). Questa sindrome è principalmente dovuta a fattori fisici, chimici e biologici e si
caratterizza per sintomi quali ad esempio mal di testa, sonnolenza, esaurimento fisico , irritazione
di occhi, naso, gola e nausea.
I rimedi per questo tipo di sindrome sono prevalentemente di carattere preventivo e possono
comprendere: pulizia e controllo programmato dei sistemi di ventilazione, visite mediche
periodiche, verifica della qualità dell’aria e dell’entità dei fattori di rischio ambientale e diluizione
con aria esterna.
Più genericamente, gli effetti dell’inquinamento indoor sulla salute umana possono riguardare:
 apparato respiratorio, favorendo asma, bronchiti, malattie respiratorie, legionellosi, etc.;
 cute e mucose, maggiormente soggette ad irritazioni, dermatiti, sensibilizzazione;
 sistema nervoso (cefalee, sonnolenza, vertigini);
 sistema immunologico, con reazioni allergiche o febbre da umidificatori.
Alla luce di quanto detto finora, appare quindi fondamentale valutare attentamente la qualità
dell’aria nei luoghi di lavoro, non solo per rispettare i dettami normativi ma anche per tutelare la
salute propria e dei lavoratori.

I FATTORI DI RISCHIO NEI LABORATORI ODONTOTECNICI.


“Come è noto le attività svolte nei laboratori odontotecnici, espongono gli operatori addetti a
diversi fattori di rischio connessi all’ambiente (illuminazione, microclima, aerodispersi inquinanti,
cc.) e all’organizzazione del lavoro (attitudini personali, disergonomia delle postazioni di lavoro,
ecc.), a processi e metodi di lavoro che prevedono l’utilizzo sostanze chimiche pericolose, l’uso di
macchine e attrezzature che possono comportare dei rischi per la sicurezza.
In particolare sono da tenere presenti le lesioni traumatiche causate dalle diverse tipologie di
macchine e attrezzature, sia per quanto riguarda le loro intrinseche condizioni di sicurezza, che per
quanto attiene alle condizioni, modalità d’uso e attività manutentive.
Tra le macchine a maggior rischio è necessario ricordare la squadramodelli, il seghetto, le frese e la
sega circolare, che comportano il rischio di abrasioni e ferite che si localizzano con maggior
frequenza alle mani.
Altre lesioni cui è possibile andare incontro sono le ustioni, in relazione alla manipolazione di acidi
o di altre sostanze caustiche, nelle operazioni di saldatura, e ai numerosi processi di tipo termico
con l’uso di forni fusori e becco di Bunsen. La dispersione in ambiente, con l’inalazione, di fumi
pericolosi in seguito alla fusione di leghe dentali del gruppo platino, leghe d’oro e metalli, argento,
palladio, nichel, cromo, cobalto ecc.).
Da non sottovalutare la possibilità di penetrazione di corpi estranei (in genere polveri di metallo e
resine) negli occhi.
Patologie da polveri provenienti da operazioni di lucidatura con mole e polveri abrasive per la
rifinitura delle protesi, polveri provenienti dai gessi e dai materiali di rivestimento delle protesi).
In alcuni casi la situazione diviene così critica, tanto da comportare problemi di salute veramente
gravi…”

Le principali malattie alle quali è possibile esser esposti in un laboratorio odontotecnico in modo
semidirette o indirette:
Influenza/raffreddore comune da Virus/Batteri
Rosolia da Virus
Morbillo da Virus
Parotite da Virus
Difterite da Batteri
Tubercolosi da Batteri
Legionellosi da Batteri
Tetano da Batteri
Epatite A da Virus
Epatite B da Virus
Epatite C da Virus
AIDS da Virus
Varicella da Virus
Herpes Simplex II da Virus
Patereccio herpetico da Virus
Mononucleosi infettiva da Virus
Tutte trasmissibili per via aerea, saliva, goccioline e secrezioni ,tramite ferite aperte

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