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MADIMAS
“Direzione e Management delle Aziende Sanitarie”
TESI IN
RISK MANAGMENT
Relatore: Candidato:
Chiar.mo Prof. Francesco Albergo Dott.ssa Pelucchi Giulia
2
Introduzione
Ogni persona che si avvale di prestazioni sanitarie è soggetta al rischio clinico ovvero
quel rischio legato alle prestazioni sanitarie stesse, infatti il tema dell’errore in
medicina è una realtà che interessa tutte le organizzazioni sanitarie di tutti i paesi del
mondo. Da quando è stato pubblicato nel 1999 negli USA il rapporto dell’Institute of
Medicine (IOM) “To Err is human: building a safer health system”1 la sicurezza del
paziente è diventata oggetto di campagne di stampa, programmi di progetti di
miglioramento di carattere nazionale e regionale e iniziative specifiche a livello locale
volti a ricercare, insieme all’efficienza e all’efficacia delle prestazioni erogate, anche
la sicurezza del servizio offerto. Assunto che l’errore è ineliminabile, è necessario che
ogni organizzazione sanitaria attivi sistemi per ridurre al minimo la possibilità che nel
corso dell’erogazione della prestazione sanitaria, si verifichino danni al paziente.
1
HN, L. T., CORRIGAN, J., & DONALDSON, M. S. (2000). To err is human: building a safer health
system. Washington, D.C., National Academy Press
3
eliminare le carenze individuate nel sistema che ne hanno consentito il verificarsi e
far sì che non si ripresentino le stesse condizioni di rischio che hanno portato al danno.
Realizzare tutto questo significa promuovere una “cultura del rischio” fondata sulla
convinzione che gli errori rappresentano per ogni organizzazione, se adeguatamente
analizzati, preziose opportunità di apprendimento e di miglioramento.
La FMEA (Failure Mode and Effect Analysis) è un’analisi di tipo qualitativo intesa a
definire quello che potrebbe succedere (il modo di guasto/errore) se si verificasse un
difetto, una omissione, un errore; la FMECA (Failure Mode and Critical Effect
Analysis) aggiunge un percorso di tipo quantitativo orientato all’assunzione di
decisioni operative coerenti. Nell’uso ormai quando si parla di FMEA si intende la
FMECA.
Questo lavoro si pone come obiettivo di eseguire una analisi secondo la metodologia
FMEA/FMECA delle attività infermieristiche in una unità di cura intensiva all’interno
di un ospedale universitario.
2
Joint Commission Standard LD 5.2 – Manuale per l’accreditamento - https://www.jointcommission.org/
4
L’idea di tale indagine nasce dalla mia esperienza lavorativa di 12 anni nel reparto di
rianimazione generale dell’ASST di Monza.
L’unità operativa, accoglie pazienti che necessitano di una assistenza intensiva poiché
una delle funzioni vitali è compromessa in modo critico.
Dopo una prima parte introduttiva che definisce il rischio clinico ed in particolare
esplicita la tecnica FMEA/FMECA il presente lavoro illustra la metodica di
formazione del gruppo di lavoro, presenta i dati raccolti e individua i rischio specifici
della struttura, classificandoli per priorità di intervento.
5
Capitolo I: Nozioni di Risk Management
1.1 Il Rischio clinico
3
Perrella G., Leggeri R. “La gestione del rischio clinico. La sicurezza del paziente e la lotta agli sprechi nelle
strutture pubbliche e private” – Editore Franco Angeli - 2007
4
Margaret O'Donovan, (1997) "Risk management and the medical profession", Journal of Management
Development , Vol. 16 Iss: 2, pp.125 - 133
6
sicura” o una “omissione” con potenziali conseguenze negative sull’esito del processo
di cura; l’errore è un comportamento che può essere giudicato inadeguato da “pari” di
riconosciuta esperienza e competenza, al momento in cui il fatto si verifica,
indipendentemente se ci siano state o no conseguenze negative per il paziente.
L’errore può causare un evento avverso, cioè un evento indesiderabile che comporta
un danno al paziente non dovuto alle sue condizioni cliniche, ma correlato al processo
assistenziale.5 L’evento avverso è, quindi, per sua natura, indesiderabile, non
intenzionale, dannoso per il paziente; l’evento avverso derivato da errore è definito
“prevenibile”. Ai fini della identificazione delle misure di prevenzione da attuare,
grande importanza riveste non solo l’analisi degli eventi avversi, ma anche quella dei
quasi eventi o near miss.
Una delle distinzioni più importanti è quella tra errore (o insufficienza) attivo ed errore
(o insufficienza) latente.
5
HN, L. T., CORRIGAN, J., & DONALDSON, M. S. (2000). To err is human: building a safer health
system. Washington, D.C., National Academy Press
7
Gli errori latenti sono invece, per lo più, insufficienze organizzative-gestionali del
sistema, che hanno creato le condizioni favorevoli al verificarsi di un errore attivo.
8
1.3 L’approccio sistemico
La maggior parte degli incidenti in organizzazioni complesse è generato
dall’interazione fra le diverse componenti del sistema: tecnologica, umana ed
organizzativa. All’inizio degli anni novanta uno psicologo, James Reason6 è riuscito
a spiegare ed illustrare efficacemente il problema degli errori nei sistemi complessi;
il suo modello, soprannominato del “formaggio svizzero” è utile per la comprensione
delle complessità e disomogeneità intrinseche al sistema.
I buchi nelle fette di formaggio rappresentano le insufficienze latenti che sono presenti
nei processi sanitari; quando si modificano più fattori che normalmente agiscono
come barriere protettive, i buchi si possono allineare e permettere il concatenarsi di
quelle condizioni che portano al verificarsi dell’evento avverso.
6
Reason J. “Human error” Cambridge University Press – 1990 – 2007: 18° ristampa
9
• caratteristiche del fabbricato sanitario e della impiantistica (progettazione e
manutenzione)
• aspetti ergonomici (tra cui si citano: postazione di lavoro, monitor, allarmi, rumore,
luce)
• politiche per la promozione della sicurezza del paziente: linee guida e percorsi
diagnostico-terapeutici, sistemi di segnalazione degli errori
10
• dinamiche interpersonali e di gruppo e conseguente livello di cooperazione.
d) caratteristiche dell’utenza
• rete sociale.
e) fattori esterni
11
• vincoli finanziari;
• contesto socio-economico-culturale;
In senso più ristretto, il CRM si riferisce allo specifico processo di identificazione dei
rischi in campo clinico, di valutazione dei loro impatti potenziali e di approntamento
di tutte le misure per il controllo e la gestione delle conseguenze.
Il CRM può essere definito come un: “sistema di linee guida, protocolli, percorsi,
procedure e prassi organizzative e cliniche adottate all’interno di un ospedale per
ridurre le probabilità che si verifichino eventi e azioni potenzialmente in grado di
produrre effetti negativi o inattesi sullo stato di salute del paziente”7
7
Gregis, R. and Marazzi, L. (2003). Il risk management nelle aziende sanitarie. Milano: Angeli.
12
circostanze che mettono il paziente a rischio di danno e al controllo di queste
circostanze” 8
8
Marcon, 2003:16; Sentinel Event Progam: Annual report 2003-04: 33).
13
1.4.1 Le fasi del Clinical Risk Management
14
B) L’analisi proattiva mira all’individuazione e all’eliminazione delle criticità del
sistema prima che l’incidente si verifichi ed è basata sull’analisi dei processi che
costituiscono l’attività e l’identificazione dei punti critici, con l’obiettivo di progettare
sistemi sicuri910. Per analisi di processo va intesa una metodologia qualitativa e
quantitativa integrata, mediante la quale si scompone il processo nelle sue diverse
attività (macro attività) e si analizzano i compiti che devono essere portati a termine
per concludere l’attività stessa. Per ogni compito si intercettano quindi gli errori che
si possono verificare in fase di esecuzione, al fine di identificare il rischio associato a
ciascuno di essi.
La mappatura dei rischi è un’attività che richiede molto tempo e non può mai
considerarsi definitivamente conclusa.
9
Reason, J. (2000). Human error: models and management. BMJ, 320(7237), pp.768-770.
10
Reason, J., Carthey, J. and de Leval, M. (2001). Diagnosing "vulnerable system syndrome": an essential
rerequisite to effective risk management. Quality and Safety in Health Care, 10(Supplement 2), pp.ii21-ii25.
11
Gregis, R. and Marazzi, L. (2003). Il risk management nelle aziende sanitarie. Milano: Angeli.
15
L’incident reporting è la modalità di raccolta strutturata delle segnalazioni su eventi
indesiderati. Esso fornisce una base di analisi per la predisposizione di strategie e
azioni di miglioramento per prevenire il riaccadimento di tali episodi in futuro. Questo
sistema, nato nel settore aeronautico per la segnalazione volontaria e confidenziale di
eventi da parte di piloti e controllori di volo, è stato importato da alcuni anni dai
sistemi sanitari anglosassoni, adattandolo alle organizzazioni sanitarie, con l’obiettivo
di migliorare la sicurezza del paziente. In ambito sanitario la raccolta delle
informazioni in riferimento a eventi avversi e/o near miss è un’attività la cui diffusione
è documentata a livello internazionale da oltre 25 anni, anche se con forme e obiettivi
molto differenti tra loro. Ad esempio, negli Stati Uniti fin dal 1975 la “Food & Drug
Administration” (FDA) ha istituito il sistema di raccolta delle segnalazioni riguardanti
le reazioni alle trasfusioni di sangue. Si ritiene comunque che il 1978 sia l’anno in cui,
per la prima volta in medicina, Cooper costruì un sistema di incident reporting in
anestesia adattato da quello esistente nel settore aeronautico, utilizzando la critical
incident tecnique.
16
In generale si può comunque affermare che all’istituzione di sistemi di segnalazione
sono attribuite principalmente due funzioni: da una parte, la loro esistenza offre una
misura dell’affidabilità delle organizzazioni osservate (valenza esterna); dall’altra
fornisce informazioni a coloro che operano per il miglioramento dell’organizzazione,
in particolare nei suoi aspetti di sicurezza (valenza interna).
12
Novaco, F. and Damen, V. (2004). La gestione del rischio clinico. Torino: Centro scientifico editore.
13
Del Vecchio, M. and Cosmi, L. (2003). Il risk management nelle aziende sanitarie. Milano [etc.]: McGraw-
Hill.
17
giudiziaria, molti medici tendono ad essere superficiali e spesso non chiari durante la
loro compilazione. Dal punto di vista legale i punti di forza della cartelle clinica sono
Da questi aspetti è facile comprendere che se la cartella clinica fosse ben compilata
ed il medico avesse seguito tutte le prassi normalmente accettate, essa risulterebbe
senza dubbio un valido strumento a favore del professionista
14
Cinotti, R. (2004). La gestione del rischio nelle organizzazioni sanitarie. Roma: Il pensiero scientifico.
18
che su documentazione “aperta”, ossia in una fase temporale anche molto vicina, e a
volte praticamente simultanea, al realizzarsi dell’evento dannoso.
Gli input della RCA sono le informazioni raccolte nella fase di identificazione del
rischio, ad esempio attraverso la segnalazione di eventi di interesse (incident
reporting), mentre gli output sono rappresentati dalle indicazioni in merito al
trattamento dei rischi individuati. L’attività intermedia a valore aggiunto consiste
nell’identificazione delle ragioni per cui un evento si è verificato (fattori determinanti
e causa radice), nella valutazione della possibilità di intervenire attraverso azioni
concrete e mirate e, in definitiva, nella pianificazione di una strategia adeguata a
prevenire il ripetersi dell’incidente. L’obiettivo principale di questa metodologia è
arrivare a comprendere in modo approfondito che cosa è successo, perché è successo
e che cosa si può/deve fare per evitare che si ripeta (
15
Andersen, B. and Fagerhaug, T. (2001). Root cause analysis.
19
riaccadimento (ricordare a un operatore di stare attento non evita la possibilità che un
evento accada);
L’applicazione della tecnica RCA incoraggia la ricerca di più cause, su cui identificare
appropriate azioni preventive e migliorative. Alla luce di queste considerazioni, si può
affermare che la causa radice è una causa profonda, che generalmente non si ritrova
nell’ambito delle circostanze immediate dell’evento.
1.5.1 La FMEA/FMECA
L’acronimo FMEA significa Failure Mode and Effect Analysis, che si potrebbe
tradurre con la frase “Analisi dei modi di guasto/errore e dei loro effetti”.
20
La FMECA, Failure Mode and Effect Criticality Analisys (“Analisi critica dei modi
di guasto/errore e dei loro effetti”) aggiunge un percorso di valutazione orientato
all’assunzione di decisioni operative coerenti. La FMEA è un’analisi di tipo
qualitativo, la FMECA aggiunge valenze quantitative. Nell’uso, ormai, quando si
parla di FMEA si intende la FMECA.
16
Si ricorda che “difetto” è il non soddisfacimento di un requisito o di una ragionevole aspettativa in
relazione a un’utilizzazione prevista, incluso quanto connesso alla sicurezza (ISO 8204, 1995).
21
• Quale dei possibili guasti del prodotto potrebbe essere eliminato - o la sua
probabilità di accadimento ridotta - modificando il progetto?
Quali danni potrebbero derivare all’utilizzatore o al produttore se si verificasse
un guasto nel processo di produzione o nel prodotto?
• Quale modifica è la più urgente?
• Quale la più conveniente?
Il progettista si pone queste domande partendo dall’oggetto progettato, e continua a
porsele mentre scompone ed esamina una a una tutte le sue parti costitutive.
La FMEA non è una tecnica di problem solving; può tuttavia essere applicata anche a
posteriori su un prodotto e su un processo di lavoro, soprattutto se non lo si è fatto
preventivamente, per evidenziarne punti critici e classificarli per priorità prima di
intervenire con gli strumenti del miglioramento continuo. Può inoltre essere ripetuta
per sottolineare cambiamenti nelle valutazioni per effetto delle modifiche delle
conoscenze teoriche o dell’esperienza del prodotto/servizio.
22
In generale, il risultato che ci si attende dall’applicazione della FMEA al progetto è
l’abbassamento del rischio di difetti/errori in un bene o in un servizio determinati da
una mancata o errata considerazione delle possibilità di guasti/errori nella fase di
progettazione. Prendendo in considerazione preventivamente tutti i possibili modi di
guasto/errore, la FMEA consente di valutare obiettivamente il progetto e le sue
alternative, di prevedere prove e controlli, e fornisce un riferimento su cui confrontare
il comportamento successivo, “reale” del prodotto. Quando si applica questa analisi
al progetto, il punto di riferimento è il cliente finale. Quanto ai supporti, oltre alla
competenza specifica dei professionisti chiamati a realizzarla, hanno particolare
importanza quanto emerge dalla letteratura tecnica sull’argomento, le risultanze di
esperienza su prototipi o sperimentazioni, dati desunti da approcci similari.
23
1.5.2 Fmea in sanità
In sanità la tecnica comincia ad essere applicata come strumento della gestione del
rischio17. Si conoscono alcune applicazioni documentate in letteratura18; la Joint
Commission19 ha introdotto nel proprio manuale per l’accreditamento 2001
Standard LD.5.2
• Identificare e dare priorità ai processi ad alto rischio
• Selezionare annualmente almeno un processo ad alto rischio
• Identificare i potenziali modi di guasto/errore
• Per ogni modo di guasto o errore identificare i possibili effetti
• Per gli effetti più critici condurre un’analisi delle cause alla radice
• Ridisegnare il processo per minimizzare il rischio di quel modo di guasto/errore
o per proteggere il paziente dai suoi effetti
• Sperimentare e applicare il processo ridisegnato
• Identificare e applicare misure di efficacia
• Applicare una strategia per mantenere nel tempo l’efficacia del processo che si è
ridisegnato
alcuni requisiti che altro non sono che gli step della FMEA applicati
all’organizzazione di erogazione delle cure, e anche in Italia hanno cominciato a
diffondersi esperienze pilota di applicazione in ambito sanitario.20
17
Chiozza ML, Ponzetti C. FMEA: A model for reducing medical errors. Clin Chim Acta. 2009;404:75–8.
18
Stamatis, D. H., Failure Mode and Effect Analysis: FMEA from Theory to Execution, Amer Society for
Quality (2003)
19
Joint Commission Standard LD 5.2 – Manuale per l’accreditamento - https://www.jointcommission.org/
20
Catelani M., “Analisi FMEA per una misura della qualità percepita in un Servizio sanitario assistenziale”,
De Qualitate, anno IX, n. 3, 2000.
24
L’amministrazione dei Veterani degli Stati Uniti (Department of Veteran Affairs), in
collaborazione con il National Center for Patient Safety (NCPS) ha introdotto la sigla
21
HFMEA per indicarne le applicazioni al contesto sanitario e definisce la tecnica
come “una valutazione prospettica che identifica e migliora step di processo in modo
tale da assicurare ragionevolmente un outcome sicuro e clinicamente desiderabile”.
21
DeRosier J., Stalhandske E., Bagian J.P., Nudell T., “Using Health Care Failure Mode and Effect
analysis™: The VA National Center for Patient Safety’s Prospective Risk Analysis System”, The Joint
Commission Journal on Quality Improvement, 27 (5): 248-267, 2002.
25
1.5.3 Applicare la FMEA/FMECA
È opportuno che nel gruppo che sviluppa l’analisi siano rappresentati tanti esperti
quante sono le competenze che significativamente entrano in gioco nell’effettiva
produzione/erogazione.
L’analisi può essere effettuata avendo a riferimento l’intero prodotto finito (bene o
servizio) o sue parti e componenti; analogamente può essere analizzato tutto il
processo di produzione/erogazione o sue parti.
26
Figura 1: Step applicazione Fmea
Per prima cosa viene descritto il corretto svolgimento delle attività necessarie a
realizzare il servizio o il corretto funzionamento del bene. In riferimento a ciò
vengono elencati:
• i loro effetti,
• le cause potenziali.
Il secondo elemento da considerare, cioè gli effetti del guasto, per quanto riguarda le
applicazioni del metodo nelle organizzazioni sanitarie vengono descritti - a partire dal
27
punto di vista del paziente - sulla base dell’esperienza e delle conoscenze disponibili
in letteratura. Tali effetti possono essere minimi o arrivare fino a eventi catastrofici,
come la morte o gravi danni funzionali. In questa fase dell’analisi vengono
contemplati tutti gli effetti, anche se di minima gravità.
Si procede poi con l’analisi quantitativa: i tre elementi analizzati vengono ora presi in
considerazione associandovi un giudizio di valore su criteri predefiniti, costruito su
una scala che va da 1 a 10, che permetterà di calcolare un indice di priorità del rischio
(IPR).
Vengono considerate:
• la probabilità che si verifichi la causa del modo di errore/guasto (e quindi del guasto);
• la rilevabilità dell’errore/guasto.
Mentre nel caso della gravità degli effetti e della probabilità di accadimento
dell’errore, la scala viene utilizzata in modo proporzionale da 1 a 10, nel caso della
rilevabilità essa viene utilizzata in modo inverso, attribuendo valori tanto più alti
quanto più è difficile l’individuazione (e quindi la possibilità di controllo)
dell’errore/guasto.
28
Una volta assegnato a ciascun elemento il proprio punteggio, l’IPR si calcola come il
prodotto dei tre parametri considerati. Esso può assumere il valore massimo di 1.000
(10x10x10: prodotto dei punteggi massimi delle scale) e il valore minimo di 1
(1x1x1:prodotto dei punteggi minimi delle scale).
Figura 2: The factors included in the risk priority number calculation and their rating scale
29
Figura 3: probabilità di errore
30
Figura 5: Rilevabilità dell'errore
I punteggi, presi singolarmente, hanno poco significato; il prodotto dei tre giudizi,
invece, rappresenta con discreta approssimazione gli elementi più critici del progetto
o del processo, come si è dimostrato in ormai una cinquantina di anni di esperienza di
uso di questa tecnica.
Il fatto che essa venga utilizzata da un gruppo di lavoro multidisciplinare che deve
raggiungere il consenso nell’assegnare i punteggi modera gli aspetti negativi della
soggettività delle valutazioni, e il risultato costituisce un buon materiale per assumere
decisioni.
Gli IPR ottenuti vengono ordinati in modo decrescente: la soglia di IPR fino alla quale
si interviene dipende da considerazioni da effettuare in loco. Si dovrebbe intervenire
tuttavia sugli IPR più alti, indipendentemente dal loro valore assoluto.
Una volta individuati i punti critici, si agisce su di essi con gli strumenti del problem
solving, raccogliendo dati e informazioni specifici e progettando gli interventi
preventivi più opportuni.
31
Capitolo 2: Applicazione Fmea nella Terapia Intensiva ASST
Monza
Nelle unità di cura intensiva la mortalità dei pazienti si aggira intorno al 25%, ma
aumenta al 40% se consideriamo i pazienti che hanno avuto complicanze legate alle
cure sanitarie.22
Questa è la motivazione che dopo 12 anni di lavoro mi ha spinto a condurre questo
tipo di ricerca.
2.1 Metodo
Questa ricerca è uno studio descrittivo che definisce e analizza i fallimenti di alcuni
processi tipici della terapia intensiva attraverso FMEA.
Come evidenziato dalla letteratura è necessario che facciano parte del gruppo di studio
tutti professionisti sanitari che compongono l’equipe della terapia intensiva generale.
Il coinvolgimento sarà su base volontaria ed escluderà le persone in fase di formazione
poiché è necessaria competenza ed esperienza per poter condurre l’analisi in tutti i
suoi step ( cause dei modi di errore, gravità, frequenza , ecc..)
Secondo l'approccio qualitativo FMEA, i dati della ricerca sono stati raccolti
attraverso l'osservazione, il brain storming e i focus group.
La raccolta dati si è articolata in cinque fasi:
1. Processo di studio: processi di terapia intensiva sono stati selezionati, e
raggruppati in macro aree, sono state scelte le 5 aree più rappresentate
2. Identificazione degli errori: le potenziali modalità di guasto e gli effetti sono
stati definiti per ogni attività ed elencati
22
Singer M, Little R. ABC of intensive care. Cutting edge. BMJ. 1999;319:501–4
32
3. Tutti questi fallimenti sono stati segnati dai membri del team FMEA sulla base
di tre criteri: Gravità (S), Frequenza (O) e Rivelabilità (D); assegnando un
23
punteggio da 1 a 10, secondo quando definito dalla tabella in figura 6.
23
Yousefinezhadi T1, Jannesar Nobari FA, Behzadi Goodari F, Arab M Glob; A Case Study on Improving
Intensive Care Unit (ICU) Services Reliability: By Using Process Failure Mode and Effects Analysis
(PFMEA). J Health Sci. 2016 Sep 1;8(9):52635. doi: 10.5539/gjhs.v8n9p207.
.
33
Per ogni modalità di guasto è stato calcolato il RPN moltiplicando i punteggi dei
tre criteri
4. Dare la priorità di fase: tutti i guasti sono stati valutati ordinati sulla base di
RPN . Sono stati così definiti i guasti a maggior rischio o modi di guasto non
accettati
5. Analisi dei modi di errore e stesura di un piano correttivo
24
http://app.ihi.org/Workspace/tools/fmea/
25
http://www.ihi.org/
34
Tabella 1: caratteristiche gruppo di ricerca
Componente Anni Ruolo Anni di Titolo di studio
esperienza
2 44 Coordinatore 23 Diploma
infermieristico Professionale
Le persone identificate hanno tutte aderito al progetto, sono state presenti ai due
incontri preliminari alla ricerca che sono stati effettuati ( ciascuno della durata di circa
2 ore).
35
Durante il secondo incontro, dopo aver verificato la comprensione delle basi teoriche
è stata stimolata la discussione sulle macro aree di intervento che sono state approvate
se proposte o se validate da almeno 3 membri.
I processi individuati sono:
1. Comunicazione in terapia intensiva
2. Prevenzione delle VAP
3. Gestione delle Infezioni da Stafilococco Meticillino Resistente
4. Gestione dei sistemi di monitoraggio
5. Prevenzione delle lesioni da decubito.
Alla unanimità si è scelto di non includere in questo progetto di ricerca tutto ciò che
riguarda la terapia farmacologica e le procedure diagnostiche poiché problemi non
prettamente assistenziali, che riguardano competenze interprofessionali e che
necessitano di trattazione a sé stante.
36
Capitolo 3: Analisi e discussione dei dati
L’identificazione delle modalità di errore per i 5 cinque processi :
1. Comunicazione in terapia intensiva
2. Prevenzione delle VAP
3. Gestione delle Infezioni da Stafilococco Meticillino Resistente
4. Gestione dei sistemi di monitoraggio
5. Prevenzione delle lesioni da decubito.
è stata effettuata da ciascun membro del gruppo di studio e rivista a piccoli gruppi
entro il mese di ottobre 2016.
Nei mesi di novembre e sino alle metà di dicembre sono stati assegnati i valori per
determinare l’RPN ed individuate le azioni correttive.
L’intera verifica e successione dei dati nel Failure Modes and Effects Analysis
(FMEA) Tool fruibile attraverso il sito internet dell’Institute of Health Care
Improvement 26 è stato eseguito fra il 15 e il 23 dicembre 2016.
Dall’inserimento dei dati è stato possibile estrarre report dettagliati in allegato
(Allegato 1, 2,3,4,5) in cui sono elencati tutti i modi di errore, l’RPN e le azioni
necessarie.
26
http://www.ihi.org/
37
L’obiettivo è quello di migliorare in terapia intensiva la comunicazione fra gli
operatori sanitari e il team interdisciplinare al fine di migliorare la cura del paziente,
gli outcomes e la soddisfazione.
Sono stati identificati 10 step nel processo comunicativo (Tabella 2).
Tabella 2: Step del processo di comunicazione ordinati per numero di modi di errore per RPN
Failure Total
Step Description
Modes RPN*
Pertinent information, critical
9 information/orders, and issues to 2 122
be addressed are placed in EHR.
Dopo aver assegnato a ciascuno step l’RPN è stato calcolato quello totale del processo
pari a 446 e sono stati identificati i modi di errore con l’RPN più elevato (Tabella 3).
38
Tabella 3: Modi di errore con l'RPN più alto nel processo comunicativo
39
Step Fail Mode Occ Det Sev RPN*
Per ciascuno step è stato identificato un solo modo di errore per cui ordinando gli step in
ordina decrescente di RPN cumulato otteniamo quanto riportato dalla tabella 5.
Tabella 5: Applicazione del Vap Bunble: elenco degli step ordinati per RPN
Failure Total
Step Description
Modes RPN*
nursing checklist to maintain head
2 1 648
end up
head end of bed up 30- 45
1 1 640
degrees
check list with hourly times to
4 1 280
check on head up
multidisciplinary rounds to assure
3 1 70
head up
L’RPN totale del processo è pari a 1638, suddiviso in 4 modi di errore di cui 2 con un RPN
superiore a 600 ed uno pari a 70.
40
Tabella 6: Modi di errore nella gestione dell'MRSA ordinati per RPN decrescente
Step Fail Mode Occ Det Sev RPN*
Report of Gram positive cocci
which are coagulase positive not
13 9 8 9 648
recognized as significant by
nursing staff.
Questionnaire: patient does not
provide correct information to
3 8 8 9 576
prior history of MRSA infection
question.
41
Step Fail Mode Occ Det Sev RPN*
Nursing documentation does not
specify when within a 12-hour
14 7 1 1 7
shift recognition of need for
patient isolation occurred.
Se invece ordiniamo gli step del processo di gestione dell’MRSA per RPN
decrescente (Tabella 8) vediamo che due sono quelli di maggior rilievo con un RPN
superiore a 1000, uno è intermedio ( Step 2 paria a 252 ) e i rimanenti 9 sono tutti
inferiori a 100.
Tabella 7: Step del Processo di gestione dell'MRSA ordinati per RPN decrescente
Failure Total
Step Description
Modes RPN*
Nursing admission process,
3 infection transmission risk 2 1152
sections
Subculture testing: identification
13 of GPC, coagulase negative 2 1053
organism
Nursing Supervisor bed
2 1 252
assignment process
1 ED Specimen collection process 1 64
Lab-replating (mixed):
6 1 50
Identification of suspect colonies
42
3.4 Gestione dei sistemi di monitoraggio
Il quarto processo analizzato riguarda la gestione dei sistemi di monitoraggio in
terapia intensiva. Questo processo si articola in 7 step per un RPN totale pari a 790.ù
La Tabella 8 riporta gli step del processo ordinati per RPN decrescente.
Tabella 8: Elenco degli Step del processo di gestione dei sistemi di monitoraggio ordinati per RPN
decrescente
Failure Total
Step Description
Modes RPN*
Confirm and change Alarm
5 3 414
Parameters
3 Attach Leads 2 114
Attach Invasive Pression
4 3 82
Monitoring
1 Admit to monitoring 4 46
7 Discontinue Alarm 1 24
Removal of Alarm for Patient
6 1 6
Testing off unit
Edit of patient name on side
2 1 4
monitors
Considerando i modi di errore con RPN più elevato ( Tabella 9) i modi di errore dello
step 5 ( Confermare e cambiare i parametri di allarme) sono quelli con un RPN più
elevato e superiore a 100
Tabella 9: elenco dei modi di errore nel processo di gestione dei sistemi di allarme per ordina di RPN
decrescente
Step Fail Mode Occ Det Sev RPN*
Alarm parameters are not
5 5 9 5 225
communicated during handoff.
Alarm parameters are not
5 adjusted as the patients 3 9 5 135
condition changes.
Patient cannot be properly
3 monitored if chest is not 10 1 6 60
prepared properly.
3 Wrong placement of leads 9 1 6 54
Patient is not properly
5 2 9 3 54
monitored.
43
Step Fail Mode Occ Det Sev RPN*
Patient cannot be properly
4 monitored if the canulas are not 10 1 5 50
properly working
Alarms are not discontinued by
7 following the nursing policy for 3 8 1 24
discontinuation of alarms.
Patient cannot be properly
4 monitored if the Monitoring set 5 1 4 20
is not correctly assembled
Old patient never discharged
1 9 1 2 18
out of the monitoring system.
EICU cannot visualize the
patient on their monitor if the
1 patient has not been entered 2 1 8 16
into the Meditech system
correctly.
values of the pression are over/
4 6 1 2 12
under stimetes
44
La tabella 9 mostra, ordinati per RPN decrescente, gli step del processo di gestione
delle Lesioni da Pressione o Decubito (Ldp), ridurre la pressione di contatto del
amterasso e girare il paziente ogni due ore sono gli step che hanno i RPN più elevati.
Tabella 10: Step del processo di riduzione incidenza LdP ordinati per RPN
Failure Total
Step Description
Modes RPN*
E anche se si considerano nel processo di prevenzione delle LdP i modi di errore coi
RPN più elevati (Tabella 11) rileviamo come principali quelli legati agli step 4 e 8.
Tabella 11: processo di prevenzione delle LdP i modi di errore ordinati per RPN decrescente
Step Fail Mode Occ Det Sev RPN*
Someone could be unaware that
4 the bedside nurse can initiate this 8 9 9 648
process.
8 A patient getting a HAPU. 6 8 10 480
Pre existing breakdown is missed
2 5 5 9 225
upon initial assessment.
Not knowing when a consult is
3 5 4 10 200
necessary.
Not treating existing wounds
7 3 5 10 150
properly.
Information on pressure ulcer
1 prevention is not given to the 5 8 3 120
patient or the family
45
Step Fail Mode Occ Det Sev RPN*
RN does not inspect skin at the
5 6 8 2 96
start of each shift
9 Patient is left in wet clothes 8 3 3 72
RN accepts the report of the
5 8 4 2 64
previous nurse
6 Wrong calculation. 3 3 4 36
3.6 Discussione
L’analisi condotta ha permesso di identificare l’RPN per ciascuno dei processi
identificati (tabella 12).
La gestione delle infezioni da MRSA e la prevenzione delle lesioni da decubito sono
quelle con l’RPN più elevato, che presentano un maggior numero di Step di Processo
(14 e 9) e di modalità di errore.
46
La prevenzione delle Polmoniti associate a ventilazione si colloca ad un livello
intermedio poiché l’ RPN è 1638 pur constando di soli 4 step di processo e modalità
di errore, da ciò possiamo dedurre che il rischio per ogni modo di errore è elevato
infatti per tutti i 4 modi di errore i tre parametri sono elevati.
La gestione dei sistemi di monitoraggio e della comunicazione in questa analisi
risultano essere i processi con un RPN inferiore pur constando di un numero elevato
di step.
47
Tuttavia due di queste modalità di errore hanno un punteggio superiore a 600 (640 e
648), stando ad indicare che si tratta di errori gravi ricorrenti e difficilmente e
identificabili.
Riguardano entrambi la non adesione ad indicazione cliniche (elevamento della testa)
e la non adesione alla check list, così come anche la terza modalità di errore.
Essendo il Vap Bundle uno strumento validato al fine di ridurre la polmonite da
ventilatore sarà mandatario che venga applicato più fedelmente e che sia effettuata la
rivalutazione del processo dopo un periodo di re training del personale.
La gestione delle Infezioni da MRSA si è rivelato il processo sia più articolato sia con
l’RPN più elevato. Sono stati identificati 16 possibili modi di errore. Di questi ne
sono stati identificati 4 come più rilevanti poiché con un RPN superiore a 400.
Riguardano il processo di ammissione nell’unità di cura in particolare la corretta
identificazione del rischio infettivo e di trasmissione, nonché la mancanza di
conoscenza teorica, riguardano tutti soprattutto la componente infermieristica che si
occupa maggiormente dell’allocazione dei pazienti e che è a più stretto contato.
Le azioni individuate prevedono momenti di formazione ad hoc, poiché si tratta di
rischi di errore gravi e ricorrenti ma facilmente risolvibili con una maggior
preparazione teorica dell’equipe.
48
3.6.4 Gestione dei sistemi di monitoraggio
49
Capitolo 4: Conclusioni
Da quando è stato pubblicato nel 1999 negli USA il rapporto dell’Institute of Medicine
(IOM) “To err is human: building a safer health system” la sicurezza del paziente è
diventata oggetto di campagne di stampa, programmi di progetti di miglioramento e
iniziative specifiche a livello locale volti a ricercare, insieme all’efficienza e
all’efficacia delle prestazioni erogate, anche la sicurezza del servizio offerto. Assunto
che l’errore è ineliminabile, è necessario che ogni organizzazione sanitaria attivi
sistemi per ridurre al minimo la possibilità che nel corso dell’erogazione della
prestazione sanitaria, si verifichino danni al paziente.
Per perseguire questi obiettivi le organizzazioni hanno istituto servizi di gestione del
rischio clinico che utilizzano le tecniche proprie del risk Management per contenere i
rischi. Tali tecniche si distinguono in reattive o proattive, le prime in risposta a eventi
le seconde con l’obiettivo di prevenirli. Fra le seconde per semplicità ed applicabilità
emerge il Metodo FMEA/FMECA, che consiste in una tecnica sistematica per
identificare e prevenire problemi sui prodotti o processi prima che essi insorgano.
La FMEA (Failure Mode and Effect Analysis) è un’analisi di tipo qualitativo intesa a
definire quello che potrebbe succedere (il modo di guasto/errore) se si verificasse un
difetto, una omissione, un errore; la FMECA (Failure Mode and Critical Effect
Analysis) aggiunge un percorso di tipo quantitativo orientato all’assunzione di
decisioni operative coerenti. Nell’uso ormai quando si parla di FMEA si intende la
FMECA.
In questo lavoro, dopo una breve definizione dei concetti teorici alla base, è stata
condotta una analisi secondo la metodologia FMEA/FMECA delle attività
infermieristiche in una unità di cura intensiva all’interno di un ospedale universitario.
50
Nell’estate 2016 è stato costituito un gruppo di lavoro composto da cinque membri
esperti della Terapia Intensiva Generale dell’ASST di Monza e della Brianza, sono
stati condotti due incontri di presentazione – formazione dopodiché sono state
identificate 5 macro aree di cui analizzare un processo al fine di identificare per
ciascuno i modi di errore, assegnare un RPN (Risk priority Number) e definire un
programma di intervento.
Sono state identificati 5 processi:
1. Comunicazione in terapia intensiva
2. Prevenzione delle VAP
3. Gestione delle Infezioni da Stafilococco Aureo Meticillino Resistente
4. Gestione dei sistemi di monitoraggio
5. Prevenzione delle lesioni da decubito.
Per il processo di comunicazione ci si è posti come obiettivo quello di migliorare in
terapia intensiva la comunicazione fra gli operatori sanitari e il team interdisciplinare
al fine di migliorare la cura del paziente, gli outcome e la soddisfazione del
cliente/paziente
Sono stati identificati 10 step e 10 modalità di errore nel processo comunicativo che
risulta quindi articolato e influenzato da numerosi fattori. Lo score totale RPN
nonostante le 10 modalità di errore consta di solo 460 punti, ciò è imputabile a
ricorrenze di errore e rilevabilità basse, a fronte di un grado di severità spesso elevato.
Pero ridurre il rischio legato a questo processo sono state proposte azioni volte a
favorire la comunicazione, come l’istituzione di momenti formali ad hoc e la
creazione di linee guida, tuttavia poiché si tratta di un processo poco legato alla tecnica
e standardizzabile non è possibile ad ora stabilire un target di riduzione dell’RPN, ma
51
solo prevedere una monitorizzazione nel tempo ed in una seconda fase progettare un
programma più strutturato.
Il processo di prevenzione della polmonite da ventilazione (VAP) si è rilevato quello
più semplice, composto di soli 4 step ciascuno con una sola modalità di errore.
Il rischio di errore per 3 modi di errore su 4 è elevato, in particolar modo si evidenzia
dai punteggi che si tratta di errori gravi e ricorrenti.
Le modalità di errore riguardano la non adesione ad indicazione cliniche (elevamento
della testa) e la non adesione alla check list.
Essendo il VAP Bundle uno strumento validato al fine di ridurre la polmonite da
ventilatore sarà mandatario che venga applicato più fedelmente e che sia effettuata la
rivalutazione del processo dopo un periodo di re training del personale.
La semplicità del processo e la sua applicabilità elevata ci permette di stimare una
riduzione del 30% in tre mesi dell’RPN, poiché facilmente misurabile in associazione
si verificherà se ad una riduzione dell’RPN si assocerà una riduzione delle VAP.
La gestione delle Infezioni da MRSA si è rivelato il processo sia più articolato sia con
l’RPN più elevato. Sono stati identificati 16 possibili modi di errore. Di questi ne
sono stati identificati 4 come più rilevanti poiché con un RPN superiore a 400.
Riguardano il processo di ammissione nell’unità di cura in particolare la corretta
identificazione del rischio infettivo e di trasmissione, nonché la mancanza di
conoscenza teorica nel gruppo infermieristico.
Le modalità di errore riguardano soprattutto la componente infermieristica che si
occupa maggiormente dell’allocazione dei pazienti e che è a più stretto e prolungato
contatto.
52
Le azioni individuate prevedono momenti di formazione ad hoc, infatti benché si tratti
rischi di errore gravi e ricorrenti, secondo le azioni proposte questi sono facilmente
risolvibili con una maggior preparazione teorica dell’equipe.
Si programma di rivalutare a 6 mesi il processo e ci si pone di ridurre l’RPN del 25%.
Il processo di gestione dei sistemi di monitoraggio si compone di 7 step di processo e
di 15 modalità di errore, la maggior parte dei quali con un indice RPN basso.
I RPN più rilevanti riguardano la corretta impostazione dei sistemi di monitoraggio e
la trasmissione degli allarmi, le azioni proposte sono azioni di sensibilizzazione al
problema.
Nonostante si tratti di azioni routinarie, si rilevano molte molteplicità di errore, come
a voler sottolineare che la routine abbassa il livello di attenzione nelle procedure
semplici e quotidiane.
Per ridurre il rischio associato al processo si è scelto di sensibilizzare i professionisti
al problema della necessità di un monitoraggio appropriato. Le azioni saranno
intraprese dal coordinatore e verificate con i singoli membri dell’equipe.
Poiché per ridurre in maniera significativa l’RPN di questo processo non sono
necessarie ulteriori competenze, ma solo una più stretta adesione alle procedure si
prevede a sei mesi di ottenere una riduzione di almeno il 30%.
L’ultimo processo analizzato riguarda la prevenzione delle lesioni da decubito, è
abbastanza complesso e articolato, si compone di 9 step e 12 modalità di errore.
I due modi di errore più rilevanti riguardano interventi prettamente infermieristici
ovvero la riduzione del rischio di lesioni applicando la superficie antidecubito corretta
e l’insorgenza di lesioni a causa dalla mancanza di posizionamenti.
Gli interventi proposti sono di tipo sia educativo e di sensibilizzazione sia strumenti
come check list da rispettare.
53
In questo processo nella quasi totalità delle modalità di errore come attività correttiva
è previsto la formazione del personale, la sensibilizzazione e l’applicazione degli
strumenti aziendali di gestione del rischio.
Poiché il rischio legato al processo è legato al carico di lavoro, alla criticità dei
pazienti, agli ausili disponibili e poiché in letteratura non ci sono dati di comparazione
si è deciso di rivalutarlo a tre mesi prima di stabilire un obiettivo di riduzione del
RPN.
Lo studio condotto sicuramente ha dei limiti legati all’inesperienza del gruppo di
lavoro, al numero limitato di processi analizzati e alla mancanza di ricerche
comparabili in Italia.
Tuttavia con i dati raccolti sarà possibile a livello locale:
- monitorizzare l’andamento dei processi sia nel tempo sia rispetto ad altre unità di
cura intensiva dell’azienda
- diffondere la cultura del rischio clinico nei dipendenti attraverso uno strumento
semplice e contestualizzato.
Inoltre avendo utilizzato il Failure Mode and Effects Analysis Tool dell’Institute of
Healthcare Improvement ed elaborato i dati in Inglese sarà possibile confrontare i
propri processi con quelli di altre strutture similari nel mondo e partecipare a
programmi di scambio, al fine di trovare le migliori soluzioni per offrire ai pazienti le
cure più sicure possibili.
54
Bibliografia
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Articoli
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