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A cura di

FT. Ivan Lo Vullo Peruggini


ivanlovullo@gmail.com
1
Apparato locomotore
È il sistema che consente all’uomo di muoversi
nello spazio, di camminare, correre, saltare, di
afferrare e usare gli oggetti, ed è anche un
importantissimo strumento di comunicazione.
E’ composto da ossa, articolazioni e muscoli.
Questo apparato ci consente di mantenere la
postura, di effettuare i movimenti attivi e
passivi, definisce la morfologia generale
esterna del nostro corpo.
Postura e movimenti sono però possibili solo
grazie alla costante cooperazione del sistema
neurosensoriale, cardiocircolatorio e
respiratorio.

2
Apparato scheletrico

Le ossa formano nel loro


insieme lo scheletro, che ha
funzione di sostegno e di
protezione ed è
l’impalcatura su cui si
costruisce e prende forma il
corpo.
Unite fra loro da articolazioni,
costituiscono la parte passiva
dell’apparato locomotore, che
viene mosso dall’apparato
attivo, la muscolatura.

3
Cranio

Il cranio

Il cranio è formato da 22 ossa e


assolve alla principale (e vitale)
funzione di contenere e proteggere il
cervello, il cervelletto e il tronco
encefalico.
Inoltre alloggia anche molti organi
sensoriali, quali occhi, orecchie,
lingua, naso, nonché il primo tratto
del sistema digerente e di quello
respiratorio.

4
La colonna vertebrale

Forma il sostegno del tronco. Essa è


costituita da 33-34 vertebre (7 cervicali,
12 toraciche, 5 lombari, 5 sacrali 4-5
coccigee) e dai dischi intervertebrali che si
trovano tra una vertebra e l’altra. La
natura ha fornito alla colonna vertebrale
la struttura ideale per essere elastica e
mobile in modo da garantire la più ampia
libertà di movimento.
La colonna vertebrale ha inoltre il
compito di proteggere il midollo spinale e
le radici nervose da eventuali danni che
potrebbero provocare paralisi o perdita
di sensibilità.
5
La colonna vertebrale

Praticamente tutti i movimenti del corpo


implicano la partecipazione della colonna
vertebrale, che può essere
diretta,
• con movimento effettuato dalla
colonna vertebrale
indiretta,
• con funzione di supporto e
stabilizzazione durante i
movimenti degli arti e del cranio

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Colonna vertebrale e Disco intervertebrale
Anulus fibroso
(funzione di
Corpo vertebrale contenimento del nucleo)
(funzione portante)

Midollo spinale Nucleo polposo


(fa parte del SNC, diviso (funzione di
in varie aree deputate alla ammortizzamento)
trasmissione di
informazioni sensitive e
motorie, e alle funzioni Radici nervose
vegetative e riflesse) (funzione di trasmissione.
Conducono gli impulsi
Processi articolari nervosi a/da tutto il corpo)
(funzione dinamica.
A seconda del loro orientamento
spaziale determinano i movimenti
prevalenti di quel segmento di
colonna:
Cervicale: R 50°, I 40°, F 40°, E 45°
Dorsale: R 35°, I 20°, F 40°, E 15°
Lombare: R 5°, I 20°, F 60°, E 30°

7
Dinamica e disfunzioni del Disco intervertebrale
L’anulus fibroso può andare incontro a
cedimento e rottura delle sue fibre. Ciò
può portare alla protrusione discale
(cedimento)fino ad arrivare all’ernia
discale (rottura).

Il disco ha funzione di ammortizzamento (nucleo polposo)


e consente una certa mobilità tra le vertebre (anulus fibroso).
Il nucleo, di consistenza gelatinosa, si deforma a seconda
delle sollecitazioni ricevute.
Radice Midollo
L’anulus fibroso contiene il nucleo nella sua sede.
nervosa spinale
8
Le articolazioni

Le articolazioni sono organi giunzionali tra i capi ossei, interconnessi tramite i tessuti
connettivi. Per evitare fenomeni degenerativi dovuti all'usura, nella maggior parte dei casi il
contatto tra i capi ossei è mediato da tessuto fibroso o cartilagineo e/o da liquido.
Esistono varie tipologie di articolazioni a seconda delle modalità con cui si affrontano e si
muovono i due capi ossei uno rispetto all’altro. Nella figura sono descritte alcune tipologie di
articolazioni.
9
Apparato muscolare

Il sistema muscolare è la
parte attiva dell’apparato
locomotore ed è l'insieme di
tessuti che permette il
movimento del soggetto. È
costituito da due tipologie di
muscoli:
- Muscoli volontari o
scheletrici che sono di
natura striata e che
permettono il movimento
del soggetto;
- Muscoli involontari, che
sono invece di natura liscia e
ricoprono gran parte delle
pareti degli organi interni.

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Muscoli scheletrici
MUSCOLI TONICI MUSCOLI FASICI
 In genere sono localizzati  In genere sono localizzati
posteriormente e più profondamente anteriormente e più superficialmente
 hanno funzione di  hanno funzione di movimento
sostegno/antigravitaria (postura) (dinamici)
 hanno molto tessuto connettivo (sono  hanno meno tessuto connettivo (sono
più fibrosi) più elastici)
 si affaticano tardivamente  si affaticano precocemente
 tendono ad accorciarsi a causa della  tendono ad allungarsi e rilasciarsi con
continua tensione a cui sono sottoposti l’inattività
 reagiscono al carico errato con  reagiscono al carico errato con
accorciamento e peggioramento indebolimento e peggioramento
funzionale funzionale
 se inattivi si irrigidiscono molto  se inattivi diventano deboli
velocemente ma difficilmente
divengono deboli

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Apparato neurosensoriale
E’ costituito da:
 Organi di senso (recettori sensoriali)
 Strutture di trasmissione dell’impulso (SNP)
 Strutture di elaborazione dell’impulso (SNC)

Recettori sensoriali:
 Apparato visivo (fotorecettori per ricevere gli impulsi luminosi)
 Apparato uditivo (meccanocettori per registrare le vibrazioni)
 Apparato vestibolare (meccanocettori per registrare le accelerazioni e
governare l’equilibrio)
 Apparato gustativo (chemiocettori)
 Apparato olfattivo (chemiocettori)
 Recettori tattili (barocettori per registrare la pressione)
 Recettori propriocettivi (meccanocettori per registrare la tensione,
l’allungamento, l’accorciamento, …)
 Recettori termici (termocettori)
 Recettori del dolore (nocicettori)

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Apparato neurosensoriale
SISTEMA NERVOSO PERIFERICO
Insieme di strutture la cui funzione principale è
mettere in connessione il sistema nervoso centrale
(SNC) con gli arti e con i vari organi e tessuti presenti
nell'organismo.
Si divide in:
sistema nervoso autonomo (SNA), che controlla i
muscoli lisci degli organi interni e le ghiandole;
sistema nervoso somatico (SNS) o volontario (SNV)
formato dalle fibre nervose sensitive che ricevono le
informazioni dai recettori sensoriali e le inviano al SNC,
e dalle fibre nervose motorie che dal SNC si dirigono
verso i muscoli scheletrici per permettere il movimento
volontario. E’ costituito da 12 paia di nervi cranici e 31
paia di nervi spinali.
Il SNS è responsabile del cosiddetto arco riflesso.

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Apparato neurosensoriale
SISTEMA NERVOSO AUTONOMO
conosciuto anche come sistema
nervoso vegetativo o viscerale, è
quell'insieme di cellule e fibre che
innervano gli organi interni e le
ghiandole, controllando le cosiddette
funzioni vegetative, ossia quelle
funzioni che generalmente sono al di
fuori del controllo volontario, per
questo viene anche definito "sistema
autonomo involontario". Il SNA è parte
del sistema nervoso periferico (SNP).
Si suddivide in:
Sistema simpatico: attività e consumo
di energia (attacco/fuga)
Sistema parasimpatico: rilassamento e
accumulo di energia (riposo)
Sistema enterico: innerva i visceri
14
Apparato neurosensoriale
SNC SNP
SISTEMA NERVOSO CENTRALE
Insieme di strutture con funzione di
controllo ed elaborazione. Esso riceve,
integra ed elabora gli stimoli afferenti (in
entrata) provenienti dal sistema nervoso
periferico e coordina gli stimoli efferenti
(in uscita) verso di esso.
Si divide in Encefalo (cervello, cervelletto Midollo
e tronco encefalico o midollo allungato) e spinale
Midollo spinale.

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Apparato neurosensoriale
CERVELLO E AREE CEREBRALI
E’ diviso in due emisferi uniti dal corpo
calloso, che comunica con il midollo spinale
attraverso il tronco encefalico. Il suo strato
più esterno è la corteccia cerebrale.
Ciascun emisfero è diviso in più lobi: frontale,
parietale, occipitale e temporale.
Integra i segnali percepiti dagli organi di
senso e associa loro un significato, controlla i
movimenti volontari, regola le funzioni vitali,
è sede delle funzioni cognitive e determina
gli aspetti psicologici della persona.
L’emisfero dx controlla i movimenti volontari
del lato sx del corpo, controlla le emozioni, le
capacità artistiche e la percezione spaziale.
L’emisfero sx controlla i movimenti volontari
del lato dx del corpo, presiede alle funzioni
logiche e al linguaggio.
16
L'apparato cardiocircolatorio è l'insieme degli organi che permettono la circolazione del sangue
nell'organismo per rifornire le cellule di nutrienti e ossigeno e consentire l'eliminazione dell'anidride
carbonica e di altri prodotti di scarto. E’ costituito dal Circolo Sistemico (dal ventricolo sinistro del cuore le
arterie portano il sangue ossigenato a tutti gli organi e tessuti, le vene riportano il sangue privo di
ossigeno verso l’atrio destro del cuore) e dal Circolo Polmonare (dal ventricolo destro le arterie polmonari
portano il sangue privo di ossigeno ai polmoni, le vene riportano il sangue ossigenato dai polmoni all’atrio
sinistro del cuore). Il sangue circola sotto la spinta data dalla contrazione di atri e ventricoli del cuore.

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Apparato respiratorio
La sua principale funzione è di trasportare
l'ossigeno dall'atmosfera al sangue e di
espellere l'anidride carbonica dal sangue
e inviarla nell'atmosfera.
Lo scambio gassoso con il sangue avviene
a livello degli alveoli polmonari.

L'atto respiratorio si divide in due fasi:


inspirazione ed espirazione.
Nell’inspirazione si ha una contrazione
attiva del diaframma e dei muscoli
respiratori accessori che espandono i
polmoni favorendo l’entrata dell’ossigeno.
Nell’espirazione si ha una ritorno elastico
delle strutture messe precedentemente in
tensione che comprimono i polmoni
favorendo l’espulsione dell’anidride
carbonica.
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DISABILITA’
L’invecchiamento fisiologico, i traumi e le malattie (anche congenite) possono
portare a un’alterata funzionalità del nostro organismo con un’influenza
negativa sulle nostre abilità

se Ambiente (fisico, sociale, culturale) sfavorevole

DIS-ABILITA’
La disabilità è una condizione legata all’ambiente, non uno stato soggettivo.
Al variare delle condizioni ambientali la disabilità si modifica, può aumentare
ma anche diminuire fino a scomparire.

Ci si riferisce alla persona con il termine di «persona con disabilità».


Tutte le persone nell’arco della loro esistenza sperimentano delle condizioni di
disabilità.

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Funzionamento e Disabilità
Sono il risultato della relazione tra
 condizione di salute: funzioni e strutture corporee,
attività e partecipazione sociale;
 fattori ambientali: prodotti, tecnologie, ambiente
naturale e ambiente sociale, relazioni sociali e
atteggiamenti delle persone, servizi, politiche, …;
 fattori personali: sesso, razza, età, cultura, religione, …
(ICF – Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e
della Salute)

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Persone anziane e disabilità

L’anziano è il prototipo della persona che può racchiudere in


sé tutte le disabilità, motoria, sensoriale, cognitiva.

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Curare, Assistere, Prendersi cura, Farsi carico
CURARE (Cure): risoluzione dell’aspetto organico della malattia, del trauma. Il
resto del corpo e le sfere psicologica e sociale non sono considerati. La persona è
soggetto passivo nelle mani di chi cura.
Il focus è sulla sola parte malata/lesionata del corpo che deve essere curata.

ASSISTERE (Assist): aiutare materialmente la persona e garantirle il sostegno


morale.
Il focus è sulla persona in qualità di soggetto passivo nelle mani di chi assiste.

PRENDERSI CURA (Take care): attraverso un approccio empatico e un ascolto


attivo si cerca di comprendere i bisogni, mantenere l’identità e sostenere
l’autosufficienza. Si considerano le dimensioni fisica e psicologica della persona.
Il focus è sulla persona in qualità di soggetto attivo nella relazione.

FARSI CARICO (Caring): sostenere la persona nella sua relazione autonoma con
l’ambiente, anche attraverso la sua modifica, per il superamento della disabilità.
Il focus è sul rapporto tra persona e ambiente per sostenere l’autonomia.

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RIABILITAZIONE
«Insieme di interventi che mirano allo sviluppo di una persona al suo più alto
potenziale sotto il profilo fisico, psicologico, sociale, occupazionale ed educativo,
in relazione al suo deficit fisiologico o anatomico e all’ambiente» (OMS).

«Insieme di interventi terapeutici (cure) e assistenziali (care) che hanno come


finalità il recupero di abilità compromesse e la valorizzazione delle potenzialità
presenti nell’ottica della migliore inclusione con l’ambiente circostante».

«Complesso di interventi orientati a contrastare gli esiti dei deficit, a sostenere il


raggiungimento di livelli massimi di autonomia fisica, psichica e sociale, a
promuovere il benessere psichico e la più ampia espressione della vita relazionale
e affettiva. La riabilitazione diviene quindi processo in cui si articolano
competenze professionali, funzionamento in rete dei servizi e integrazione tra
sanitario e sociale» (Linee guida attività di riabilitazione -1998).

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 INDIPENDENZA: capacità fisica di «fare da soli», ad es. le attività
quotidiane

 AUTOSUFFICIENZA: capacità fisica e psicologica di prendersi cura di sé


stesso in modo autonomo. Sfera personale ma non sociale.

 AUTONOMIA: capacità psicologica e sociale di «dare leggi a sé stesso»,


ovvero capacità di «autodeterminarsi» all’interno della società.
Capacità di «progettare la propria vita, di entrare in relazione con gli altri, e
sempre con gli altri partecipare alla costruzione della società» (Andrich e
Porqueddu 1990)

Si può essere DIPENDENTI ma AUTONOMI (es. tetraplegico)


Si può essere INDIPENDENTI ma NON AUTONOMI (es. persona con deficit
cognitivo)

24
Accessibilità e Inclusione
AUTONOMIA
ACCESSIBILITA’

Accessibilità: facoltà
o possibilità di accedere
a un luogo o a una
risorsa da parte di
qualsiasi persona.

25
Il concetto di «RISCHIO»
Probabilità che si verifichi un evento
Nell’ambito della sicurezza sul lavoro, è la probabilità che si
verifichi un evento lesivo (persone) o un danno (cose)

Movimentazione di COSE Movimentazione di PERSONE


C’è una relazione UNIDIREZIONALE tra C’è una relazione BIDIREZIONALE tra il
il lavoratore e l’oggetto che viene lavoratore e la persona che viene
movimentato. movimentata.

Questa relazione si chiama Questa relazione si chiama


«SCELTA» «COLLABORAZIONE»

26
COLLABORAZIONE
La collaborazione reciproca tra assistente e assistito è
direttamente connessa a:
 Espressione: dei bisogni reciproci
 Comprensione: di quanto espresso (competenze cognitive ,
sensoriali e percettive, linguistiche, empatia, ecc)
 Motivazione: quale espressione degli elementi che inducono
un individuo a tendere verso o a compiere un’azione
 Emotività: capacità di provare emozioni piacevoli e spiacevoli
 Abilità residue: cognitive, motorie, visuo-spaziali, ecc
 Ambiente: favorevole o sfavorevole

27
 MOVIMENTAZIONE: «spostamento di …» (Garzanti)
l’assistito subisce l’azione di spostamento, è PASSIVO
lo spostamento non segue il movimento fisiologico
gli ausili utilizzati sostituiscono il più possibile la movimentazione manuale

 MOBILIZZAZIONE: «far muovere…» (Garzanti), «mettere in


movimento»
PASSIVA: chi assiste guida il movimento fisiologico e imprime
l’energia
ASSISTITA: chi assiste guida il movimento fisiologico, assistente e
assistito compartecipano nell’imprimere l’energia
ATTIVA: chi assiste guida il movimento fisiologico, l’assistito
imprime l’energia
gli ausili utilizzati sono rivolti alla stimolazione dell’autonomia

Se l’assistito fa tutto da solo si parla di «movimento autonomo».


28
Grado di collaborazione Tipologia delle azioni
 PERSONA COLLABORANTE  MOBILIZZAZIONE ATTIVA (MCP)
 MOBILIZZAZIONE ASSISTITA (MCP)

 PERSONA PARZIALMENTE  MOBILIZZAZIONE ASSISTITA (MCP)


COLLABORANTE  MOBILIZZAZIONE PASSIVA (MCP)

 PERSONA NON  MOBILIZZAZIONE PASSIVA (MCP)


COLLABORANTE  MOVIMENTAZIONE PASSIVA (MMC)

Va sempre individuata la motivazione per la quale la persona è poco o non collaborante.


Nella maggior parte dei casi la persona non è messa nelle condizioni di poter collaborare!

Il nostro obiettivo deve essere quello di stimolare e ottenere la massima collaborazione


possibile da parte del paziente, affinché ogni atto terapeutico e assistenziale sia anche
«ri-abilitativo».
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PRINCIPI DELLA MOVIMENTAZIONE
 Giuridici:
 Legge 653/1934 «Tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli», art. 11;
 D.Lgs n. 81/2008 e successive modificazioni: «Testo unico in materia di
tutela della salute e della sicurezza» (Titolo VI – art. 167-170);
 Allegato XXXIII al D.Lgs 106/2009 (in sostituzione del medesimo allegato al
D. Lgs. 81/2008);
 Norme ISO (International Organization for Standardization) n. 11228 – parti
1,2,3 –, n. 11226;
 D.Lgs. N. 151/2001 «Testo unico in materia di sostegno della maternità e
paternità», art. 7 comma 1;
 D.Lgs. 17/2010 «Nuova Direttiva Macchine», art. 3 e Allegato 1 comma
1.7.4.;
 Norme Uni En 1005-2, ecc.

 Biomeccanici:
 Comprendere i principi ergonomici utili alla prevenzione del rischio di
infortunio dell’operatore

30
D.Lgs. 81/2008
• Art. 168 Obblighi del datore di lavoro:
– 1) Il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie e
ricorre ai mezzi appropriati, in particolare meccanici, per evitare la
necessità di una movimentazione manuale dei carichi…;

Agire sulla meccanizzazione totale anziché l’autonomia

– 2) Qualora non sia possibile evitare la movimentazione manuale…,


…adotta le misure organizzative necessarie, ricorre ai mezzi
appropriati e fornisce i mezzi adeguati allo scopo di ridurre il rischio;

Agire sulla variazione delle tempistiche di lavoro e della quantità di


personale impiegato nonché sulla fornitura di ulteriori ausili anziché
sulla stimolazione dell’autonomia.

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PRINCIPI DELLA MOBILIZZAZIONE
 Scientifici: buona prassi Movimentazione Centrata sulle
Persone
 Deontologici: agire rispettando i propri doveri professionali,
adoperarsi affinché vengano rispettati i propri diritti
professionali
 BioEtici: agire nel rispetto e per il bene dell’assistito,
all’interno di valori e regole dettate dalla morale comune
 Biopsicosociali: promuovere l’autonomia della persona
 Biomeccanici: comprendere la «meccanica» del corpo umano
per rispettare il movimento fisiologico in ogni atto terapeutico
e assistenziale

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Principi scientifici
MOVIMENTAZIONE CENTRATA SULLA PERSONA – validata Novembre 2013

La sperimentazione del modello MCP iniziata nel 2000 è stata


attuata in diverse strutture sanitarie e case di cura e ha dimostrato
che è possibile “l’eliminazione dei fattori ostacolanti l’autonomia
del malato a livello dell’ambiente terapeutico, organizzativo e
relazionale e che l’utilizzo di ausili per l’autonomia consente di
eliminare o ridurre la domanda di Movimentazione Manuale”.

“l’80% dei pazienti appartenenti ad un campione di 1200 persone


appartenenti a tutte le aree sanitarie trattato secondo i principi
della MCP ha migliorato il proprio livello di autonomia”. Ciò si
traduce in una diminuzione dello sforzo fisico per gli operatori, e in
una migliore qualità di vita per i pazienti.
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Principi deontologici
DEONTOLOGIA: quella branca della filosofia che tratta l’origine, la natura e il fine del
«dovere». In ambito professionale la deontologia riguarda l’insieme di doveri, diritti, regole
comportamentali, alle quali una specifica categoria professionale si deve attenersi.

CODICE DEONTOLOGICO: corpus di regole di autodisciplina predeterminate dai


professionisti al fine di garantire il buon funzionamento sociale della professione.

All’interno del codice comportamentale dell’OSS troviamo:


• L’OSS deve rispettare i valori ed i bisogni individuali della persona
• L’OSS è tenuto alla competenza nella prestazione delle cure
• L’OSS ha il dovere di difendere l’interesse della persona assistita presso i suoi colleghi
ed altre persone
• L’OSS ha l’obbligo di agire in modo da rinforzare la fiducia verso l’assistenza, dedicandosi
al benessere della persona
• L’OSS ha il dovere di prendere iniziative perché la persona riceva assistenza di qualità
conforme all’etica

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Principi bioetici
ETICA: (greco “ETHOS” = modo di comportarsi, costume, norma, regola di vita) parte
della filosofia che indaga i valori e i principi a cui si ispirano le azioni umane.
BIOETICA: l’etica nell’area delle scienze della vita e della cura della salute.
PRINCIPI ETICI: valori di riferimento che guidano e supportano nella individuazione e
comprensione delle azioni veramente “GIUSTE/BUONE” all’interno di un determinato
contesto sociale.

Tra i principi bioetici ricordiamo:


PRINCIPIO DI AUTONOMIA: ha come presupposto l’autodeterminazione, quindi
afferma il diritto per ogni persona di decidere per se stessa;
PRINCIPIO DI NON MALEFICITA’: afferma l’obbligo di evitare di fare del male e ciò che
potrebbe causare sofferenza fisica o psicologia;
PRINCIPIO DI BENEFICITA’: si riferisce al dovere di operare il bene e richiama
l’impegno morale di ogni operatore a realizzare il massimo bene delle persone a lui
affidate.

Stimolare l’autonomia per favorire l’autodeterminazione e mantenere il ben-essere.


35
Principi biopsicosociali
ICF Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e
della Salute – anno 2001
Il «funzionamento» della persona è determinato da più fattori:
 BIO: stato di salute delle funzioni e strutture corporee, sesso, età;
 PSICO: processi psichici, mentali e cognitivi nelle loro componenti
consce e inconsce che determinano il comportamento, il
ragionamento e il vissuto della persona;
 SOCIALI: rapporto con mondo esterno: attività e partecipazione
sociale, fattori ambientali, culturali, religiosi, …;

Stimolare l’autonomia per recuperare il corretto «funzionamento».

36
 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI – MMC (D.Lgs.81/2008)
Definita anche Movimentazione Centrata sull’Operatore (MCO)
 meccanizzazione della movimentazione come approccio primario (art.168 comma 1);
 attenzione alla sola biomeccanica di chi esegue la movimentazione;
 standardizzazione della movimentazione secondo principi ergonomici di chi assiste;
 adeguamento dell’ambiente di lavoro sulle necessità di chi assiste;
 forza impiegata nella movimentazione spesso sovradimensionata rispetto alle effettive
necessità;
 il carico è oggetto passivo, non partecipa alla movimentazione e non modifica le sue
caratteristiche nel tempo.

MOVIMENTAZIONE CENTRATA SULLA PERSONA – MCP (Buona prassi INAIL validata dalla
Commissione Consultiva Permanente per la salute e la sicurezza il 27/11/13)
 promozione dell’autonomia della persona per ridurre la domanda di movimentazione;
 eliminazione dei fattori ostacolanti l’autonomia del malato a livello dell’ambiente
terapeutico, organizzativo e relazionale;
 la meccanizzazione riduce l’autonomia della persona e pertanto va usata solo in casi ben
definiti. Gli ausili scelti devono essere rivolti il più possibile a stimolare l’autonomia;
 la persona è soggetto attivo che può partecipare alla movimentazione, con intensità
diverse a seconda del grado di collaborazione reciproca tra assistente e assistito;
 la persona nel tempo si modifica, ovvero può aumentare o diminuire il suo grado di
autonomia. Tale variazione è strettamente connessa al grado di collaborazione
reciproca;
 personalizzazione della movimentazione in un approccio multidisciplinare.
37
Principi biomeccanici
La biomeccanica è l'applicazione dei principi della
meccanica agli organismi viventi (sia animali che vegetali).
In particolare, la biomeccanica analizza il comportamento
delle strutture fisiologiche quando sono sottoposte a
sollecitazioni statiche o dinamiche.

La biomeccanica umana risponde alle leggi della chimica e


della fisica ed è determinata dalla relazione dinamica tra
anatomia e fisiologia.

38
Biomeccanica e Movimentazione
Scopo della movimentazione è quello di trasferire il corpo della persona da una
posizione/luogo ad un’altra.

Nella movimentazione i punti di appoggio del paziente vanno ridotti più


possibile o eliminati per facilitare lo spostamento.

Le azioni maggiormente rappresentate sono il sollevamento e lo scivolamento. Lo


scivolamento è sempre da preferire al sollevamento.

E’ sempre preferibile «meccanizzare» la movimentazione piuttosto che effettuarla


manualmente utilizzando tutti gli ausili a disposizione (sollevatore, telini di
scivolamento, cinture, ecc…)

Per ridurre il rischio chi movimenta deve sempre seguire i principi ergonomici
della movimentazione.

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Principi ergonomici della movimentazione
Sono centrati sulla prevenzione del rischio a carico dell’operatore, il paziente è un carico
«fragile" a cui non va fatto del male
 Ove possibile ridurre il carico da movimentare entro i limiti consigliati (dividere il carico o
aumentare gli operatori)
 Ove possibile adattare l’ambiente alle necessità della movimentazione
 Base d’appoggio larga e dinamica (sia lateralmente che avanti-dietro – mai piedi paralleli)
 Corpo in posizione stabile
 Presa sicura
 Mantenere il tronco il più possibile verticale (es. flettere le ginocchia)
 Mantenere il carico il più possibile vicino al baricentro del proprio corpo (zona di sicurezza
spalle-ombelico)
 Evitare le torsioni del tronco sotto carico
 Evitare movimenti bruschi
 Coordinazione e simultaneità in caso di più operatori (1 leader)
 Avvisare sempre il paziente di ciò che state per fare

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Biomeccanica e Mobilizzazione
Scopo della mobilizzazione è quello di trasferire il peso del corpo del paziente da un punto di appoggio
ad un altro mantenendo una condizione di equilibrio durante tutto il passaggio.

Nella mobilizzazione il corpo del paziente ha sempre almeno un punto di appoggio su cui fare leva : il
pavimento, la sedia, il letto, ecc.

L’operatore ha il compito di guidare tale trasferimento di peso senza perdere la condizione di equilibrio
(dell’assistito e sua). Maggiore è il disequilibrio, maggiore sarà la forza che l’operatore dovrà esercitare
per contrastarlo.

Le azioni maggiormente rappresentate sono la trazione e la spinta.

I principi ergonomici della movimentazione vanno ridefiniti.

La condizione di massimo equilibrio dell’assistito (e di conseguenza di chi assiste) coincide con il


movimento fisiologico.

41
Principi ergonomici della mobilizzazione
Sono centrati sul paziente in qualità di persona attiva. All’aumentare dell’autonomia della
persona corrisponde una riduzione del rischio sia per la persona stessa che per l’operatore.
 Ricercare e ottenere la massima collaborazione da parte del paziente
 Stimolare l’autonomia per diminuire il carico
 Ove possibile adattare l’ambiente alle necessità del paziente
 Evitare il più possibile la sovrapposizione tra la base d’appoggio del paziente e quella
dell’operatore
 Punti d’appoggio stabili e sicuri
 Presa sicura per entrambi
 Supportare il distretto corporeo maggiormente compromesso
 Guidare il movimento fisiologico (baricentro del paziente verso il centro della sua base
d’appoggio) senza invadere lo «spazio» necessario al paziente per poterlo eseguire
 Evitare movimenti bruschi
 Coordinazione e simultaneità con il paziente (essere leader)

42
Il movimento fisiologico
Il movimento fisiologico utilizza leve e bilanciamenti dei pesi per garantire
equilibrio e funzionalità con il minor dispendio energetico.
Il movimento è uno «strumento» che permette di metterci in relazione
con il mondo.

Nella norma, il movimento ha inizio dagli occhi (il primo elemento di


relazione con il mondo: guardo, vedo, agisco), e si trasmette al corpo a
partire dalla testa.

Il bacino bilancia lo spostamento della testa andando sempre in direzione


opposta.
Il bacino insegue lo spostamento della base d’appoggio alla ricerca del
punto di equilibrio (baricentro).

Il tronco si muove preferibilmente su linee diagonali (es. spalla dx verso


bacino sx)
43
Alcune definizioni
 Plegia
 Paresi
 Emiplegia, emiparesi, diparesi, paraparesi, tetraparesi,
quadriparesi
 Spasticità
 Flaccidità
 Protesi, ortesi, ausili
 Esoprotesi
 Endoprotesi
 Artroprotesi

44
D.Lgs. 17/2010 Direttiva Macchine
 Art.3 «Immissione sul mercato e messa in servizio»:
Il fabbricante o il suo mandatario, prima di immettere sul mercato ovvero
mettere in servizio una macchina:
 si accerta che soddisfi i pertinenti requisiti essenziali di sicurezza e di tutela della
salute;
 fornisce le informazioni necessarie, quali ad esempio le istruzioni;
 redige la dichiarazione CE di conformità e appone la marcatura CE.

 Allegato 1 comma 1.7.4 «Istruzioni d’uso»:


Ogni macchina deve essere accompagnata da istruzioni per l'uso nella o
nelle lingue comunitarie ufficiali dello Stato membro in cui la macchina è
immessa sul mercato e/o messa in servizio.

Il datore di lavoro non può dare indicazioni ai lavoratori che siano


peggiorative rispetto alle indicazioni riportate sul libretto di istruzioni.

45
Il sollevatore nell’approccio MCO
Perché SI Perché NO
 Meccanizzare il più possibile la  Nessuna controindicazione al suo
movimentazione per ridurre il utilizzo
rischio a carico del lavoratore

Il sollevatore nell’approccio MCP


Perché SI Perché NO
 Persona non collaborante  Movimentazione non fisiologica
 Rischio eccessivo per operatore o  Nessun recupero di autonomia
paziente
Quante persone sono necessarie per l’uso in sicurezza del sollevatore:
Quelle indicate dal costruttore nel libretto di istruzioni. Generalmente 1 (una)!!!
L’uso in 2 operatori del sollevatore, se non espressamente previsto dal costruttore, è
semplice prassi che serve a ridurre i tempi della movimentazione, alla stessa stregua del
rifacimento del letto, ma non è dettata da alcun motivo di sicurezza.
Il datore di lavoro, a maggior tutela dei suoi lavoratori, può dare indicazione che il
sollevatore venga utilizzato in un numero di persone superiore a quanto indicato nelle
istruzioni, e il lavoratore è obbligato a seguire tali indicazioni.
46
Tecniche: riposizionamento verso la testiera del letto
Prima di iniziare la tecnica:
 Presentarsi e spiegare cosa si andrà a fare
 Valutare il grado di collaborazione del paziente per scegliere la
tecnica corretta e il numero di operatori coinvolti
 Regolare l’altezza del letto sulle nostre necessità
 Abbassare bandina/e laterale/i
 Abbassare schienale (letto orizzontale)
 Rimuovere cuscino da sotto la testa
 Eventualmente alzare leggermente il letto dal lato degli arti inferiori
o posizionare il letto in Trendelemburg

Il movimento fisiologico: flessione degli arti inferiori con appoggio dei


piedi sul letto, appoggio degli arti superiori sul letto (oppure presa sul
triangolo sollevamalati o sulla testiera del letto), leggero sollevamento
della testa e spinta con gli arti inferiori e superiori

47
Tecniche: riposizionamento verso la testiera del letto
Tecniche di movimentazione
(pz non collaborante - due operatori)
 Con uso del «traverso», con o senza
telino di scivolamento
 Posizionamento dell’eventuale telino di
scivolamento sotto il traverso
 operatori ai due lati del letto all’altezza
dell’addome del paziente, gambe
divaricate, braccia distese e tronco
eretto
 Mani del paziente sull’addome
 Lembi liberi del traverso sopra il letto
 presa del traverso il più possibile sotto il
bacino del paziente (a livello della linea
del pube) e sotto le scapole (mani degli
operatori se possibile si toccano)

48
Tecniche: riposizionamento verso la testiera del letto
 Prima di iniziare la
movimentazione gli operatori si
spostano lateralmente verso la
testiera del letto
 Movimentazione: mani sotto al
bacino effettuano una trazione
in direzione della testiera del
letto, mani sotto le scapole
alleggeriscono l’attrito del corpo
sul letto.

49
Tecniche: riposizionamento verso la testiera del letto
Tecniche di movimentazione
(pz non collaborante - due operatori)
 Con uso del «telino di scivolamento» senza traverso
 posizionare il telino di scivolamento sotto il paziente
 operatori ai due lati del letto all’altezza dell’addome del paziente,
gambe divaricate, braccia distese e tronco eretto
 Mani del paziente sull’addome
 presa del paziente sotto il bacino (a livello della linea del pube) e
sotto le spalle
 Movimentazione: mani sotto al bacino effettuano una trazione in
direzione della testiera del letto, mani sotto le spalle
accompagnano il corpo.

50
Tecniche: riposizionamento verso la testiera del letto
Tecniche di movimentazione
(pz non collaborante - un operatore)
 Con uso del «traverso», con o senza
telino di scivolamento
 Posizionamento dell’eventuale telino di
scivolamento sotto il traverso
 Mani del paziente sull’addome
 operatore oltre la testiera del letto,
gambe divaricate, 1 piede leggermente
avanti rispetto all’altro, sfruttare
l’appoggio sulla struttura del letto;
 presa del traverso il più possibile sotto
le scapole
 effettuare una trazione del traverso
verso la testiera utilizzando
prevalentemente la flessione dei gomiti
 Se non ci sono controindicazioni si può
favorire la movimentazione
posizionando gli arti inferiori del
paziente a rana
51
Tecniche: riposizionamento verso la testiera del letto
Tecniche di movimentazione
(pz non collaborante - un operatore)
 Senza «traverso», con o senza telino di
scivolamento
 Posizionamento dell’eventuale telino di
scivolamento sotto il paziente
 Mani del paziente sull’addome
 operatore oltre la testiera del letto,
gambe divaricate, 1 piede leggermente
avanti rispetto all’altro, sfruttare
l’appoggio sulla struttura del letto
 presa del paziente a livello della cassa
toracica passando sotto le spalle Mai presa direttamente sotto le spalle
 effettuare una trazione del traverso
verso la testiera utilizzando
prevalentemente la flessione dei gomiti
 Se non ci sono controindicazioni si può
favorire la movimentazione
posizionando gli arti inferiori del
paziente a rana
52
Tecniche: riposizionamento verso la testiera del letto
Tecniche di mobilizzazione passiva (due operatori)
 Con o senza uso del «traverso» e del telino di scivolamento
 Unica variante rispetto alla movimentazione risulta la posizione
degli arti inferiori: piegati con appoggio sul lettino, oppure a rana
(salvo controindicazioni)

53
Tecniche: riposizionamento verso la testiera del letto
Tecniche di mobilizzazione attiva assistita
(paziente collaborante solo da un lato - due operatori)
 Entrambi gli operatori dal lato «debole»
 Un operatore con presa scapola-bacino
 Un operatore controlla arti inferiori (piegati con piedi in appoggio
e ginocchia unite)
 Collaborazione del paziente attraverso:
 Sollevamento della testa
 Sollevamento del bacino e spinta con arto inferiore sano
 Spinta sul letto o uso del triangolo sollevamalati (se presente) con arto
superiore sano

(paziente collaborante solo da un lato - un operatore)


 Come sopra senza l’operatore a livello degli arti inferiori

54
Tecniche: riposizionamento verso la testiera del letto
Tecniche di mobilizzazione attiva assistita
(paziente collaborante solo con arti superiori - un operatore)
 Arti inferiori se possibile piegati con piedi in appoggio sul letto
 Operatore con presa a livello del bacino
 Collaborazione del paziente attraverso:
 Sollevamento della testa
 Spinta sul letto o uso del triangolo sollevamalati (se presente) con arti
superiori

(paziente collaborante solo con arti inferiori – un operatore)


 Operatore con presa a livello di entrambe le spalle, se necessario
sostiene anche la testa con l’avambraccio
 Collaborazione del paziente attraverso:
 Sollevamento del bacino e spinta con gli arti inferiori

55
Tecniche: riposizionamento verso la testiera del letto
Tecniche di mobilizzazione attiva
(un operatore)
 Operatore controlla arti inferiori (piegati con piedi in appoggio e
ginocchia unite)
 Paziente effettua il movimento, anche attraverso l’uso del triangolo
sollevamalati se presente

56
Tecniche: spostamento laterale sul letto
Prima di iniziare la tecnica:
 Presentarsi e spiegare cosa si andrà a fare
 Valutare il grado di collaborazione del paziente per scegliere la
tecnica corretta e il numero di operatori coinvolti
 Regolare l’altezza del letto sulle nostre necessità
 Abbassare bandina/e laterale/i
 Posizionare il letto orizzontale
 Rimuovere il cuscino da sotto la testa

Il movimento fisiologico: flessione degli arti inferiori e loro


spostamento laterale, spostamento laterale delle spalle, ponte e
riallineamento del corpo
57
Tecniche: spostamento laterale sul letto
Tecniche di movimentazione (pz non collaborante - due operatori)
 Operatori dai due lati
 Posizionare gli arti inferiori (distesi) verso il lato dello spostamento
 Usare il «traverso» con presa spalle-bacino
Tecniche di movimentazione (pz non collaborante - un operatore)
 Operatore dal lato dello spostamento
 Posizionare gli arti inferiori (distesi) verso il lato dello spostamento
 Usare il «traverso» con presa spalle bacino

58
Tecniche: spostamento laterale sul letto
Tecniche di mobilizzazione passiva (pz non collaborante - un operatore)
 Operatore dal lato dello spostamento
 Posizionare gli arti inferiori e poi le spalle verso il lato dello
spostamento
 Con mani sotto le cosce e sotto la zona lombare, riallineare il corpo
 Variante per la mano zona lombare: presa del traverso a livello del
trocantere

59
Tecniche: spostamento laterale sul letto
Tecniche di mobilizzazione attiva assistita (un operatore)
 Operatore dal lato dello spostamento
 Paziente aiutato dall’operatore posiziona arti inferiori e spalle dal
lato dello spostamento
 Operatore aiuta il paziente nel tenere gli arti inferiori piegati con
piedi in appoggio e ginocchia unite
 Paziente solleva il bacino e aiutato dall’operatore riallinea il corpo
Tecniche di mobilizzazione attiva (un operatore)
 Operatore dal lato dello spostamento
 Paziente posiziona arti inferiori e spalle dal lato dello
spostamento, con ginocchia piegate e piedi in appoggio
 Operatore aiuta il paziente nel tenere l’appoggio degli arti
inferiori piegati a ginocchia unite
 Paziente solleva il bacino e riallinea il corpo

60
Tecniche: rotazione sul fianco
Prima di iniziare la tecnica:
 Presentarsi e spiegare cosa si andrà a fare
 Valutare il grado di collaborazione del paziente per scegliere la
tecnica corretta e il numero di operatori coinvolti
 Regolare l’altezza del letto sulle nostre necessità
 Abbassare bandina/e laterale/i
 Posizionare il letto orizzontale
 Valutare se la posizione di partenza permette di arrivare sul
fianco senza rischio di caduta (nel caso prima di iniziare la
rotazione spostare il paziente verso l’altro lato del letto)

Il movimento fisiologico: incrocio degli arti inferiori, rotazione


della testa, delle spalle, e per ultimo del bacino
61
Tecniche: rotazione sul fianco
Tecniche di movimentazione (pz non collaborante - due operatori)
 Operatori dai due lati del letto
 Incrociare l’arto superiore esterno e aprire l’arto superiore dal lato della
rotazione (agire sulla scapola)
 Incrociare gli arti inferiori (distesi) oppure flettere l’arto inferiore esterno o
entrambi gli arti inferiori
 Usare il «traverso», oppure presa scapola-bacino
 Un operatore tira, un operatore spinge durante tutto l’arco di movimento

Tecniche di movimentazione (pz non collaborante - un operatore)


 Operatore dal lato della rotazione
 Incrociare l’arto superiore esterno e aprire l’arto superiore dal lato della
rotazione (agire sulla scapola)
 Incrociare gli arti inferiori (distesi) oppure flettere l’arto inferiore esterno
 Usare il «traverso», oppure presa scapola-bacino per tirare il paziente

62
Tecniche: rotazione sul fianco
Tecniche di mobilizzazione passiva (pz non collaborante - due operatori)
 Operatori dai due lati del letto
 Incrociare l’arto superiore esterno e aprire l’arto superiore dal lato della
rotazione (agire sulla scapola)
 Incrociare gli arti inferiori (distesi) oppure flettere l’arto inferiore esterno
 Operatore che tira agisce sulla scapola dell’arto superiore esterno
 Operatore che spinge agisce sul bacino, solo dopo che è partita la rotazione
della spalla

Tecniche di mobilizzazione passiva (pz non collaborante - un operatore)


 Operatore dal lato della rotazione
 Incrociare l’arto superiore esterno e aprire l’arto superiore dal lato della
rotazione (agire sulla scapola)
 Incrociare gli arti inferiori (distesi) oppure flettere l’arto inferiore esterno
 Presa sulla scapola e inizio della rotazione della spalla, solo in un secondo
momento si effettua la rotazione del bacino attraverso la presa sul trocantere

63
Tecniche: rotazione sul fianco
Tecniche di mobilizzazione attiva assistita per la rotazione verso
il lato sano
(pz parzialmente collaborante - un operatore)
 Operatore dal lato della rotazione
 Paziente aiutato dall’operatore incrocia l’arto superiore malato
sull’addome e lo mantiene in posizione tenendolo con l’altra
mano
 Paziente aiutato incrocia l’arto inferiore malato sul quello sano
(distesi), oppure se possibile flette l’arto inferiore malato o
entrambi gli arti inferiori (con eventuale cuscino frapposto –
protesi d’anca)
 Paziente ruota la testa
 Operatore accompagna prima la rotazione della spalla e poi la
rotazione del bacino
64
Tecniche: rotazione sul fianco
Tecniche di mobilizzazione attiva assistita per la rotazione verso
il lato malato (pz parzialmente collaborante - un operatore)
 Operatore dal lato della rotazione
 Paziente incrocia l’arto superiore sano e, aiutato dall’operatore
apre l’arto superiore malato dal lato della rotazione
 Paziente incrocia l’arto inferiore sano su quello malato (distesi),
oppure flette l’arto inferiore sano o, aiutato, entrambi gli arti
inferiori (con eventuale cuscino frapposto – protesi d’anca)
 Paziente ruota la testa
 Operatore dà la mano al paziente affinché questi possa ruotare
autonomamente il cingolo scapolare
 Operatore guida la successiva rotazione del bacino

65
Tecniche: rotazione sul fianco

Tecniche di mobilizzazione attiva (un operatore)


 Operatore dal lato della rotazione
 Paziente flette l’arto inferiore esterno o entrambi gli arti
inferiori (con eventuale cuscino frapposto)
 Paziente ruota la testa
 Paziente incrocia l’arto superiore esterno e ruota il cingolo
scapolare
 Operatore accompagna la rotazione del bacino

66
Tecniche: da supino a semiseduto con arti estesi
Prima di iniziare la tecnica:
 Presentarsi e spiegare cosa si andrà a fare
 Valutare il grado di collaborazione del paziente per scegliere la tecnica
corretta e il numero di operatori coinvolti
 Regolare l’altezza del letto sulle nostre necessità
 Abbassare bandina/e laterale/i
 Alzare lo schienale del letto (ove possibile)
 Abbassare la sezione del letto degli arti inferiori
 Valutare se la posizione di partenza permette di arrivare seduti senza che
gli arti inferiori tocchino la pediera (nel caso prima di iniziare il passaggio
spostare il paziente verso la testiera del letto)
 Non usare il triangolo sollevamalati

Il movimento fisiologico: flessione in avanti del tronco con leggera rotazione


da un lato (direzione della spalla verso l’emibacino opposto), ulteriore spinta
con appoggio dell’arto superiore dal lato della rotazione
67
Tecniche: da supino a semiseduto con arti estesi
Tecniche di movimentazione
(pz non collaborante - due operatori)
 Operatori ai due lati del letto
 Paziente con braccia incrociate sull’addome
 Operatori con una mano sulle scapole (le mani degli operatori
si uniscono)
 L’altra mano sulla coscia alla base del bacino (fanno punto
fisso)
 In sincronia sollevano il tronco del paziente con direzione
verso avanti

68
Tecniche: da supino a semiseduto con arti estesi
Tecniche di mobilizzazione passiva
(pz non collaborante - due operatori)
 Operatori ai due lati del letto
 Operatore leader con mano sulla scapola opposta, l’altro
operatore con la mano sotto quella dell’operatore leader
 L’altra mano dell’operatore leader sulla coscia alla base del
bacino(fa da punto fisso)
 L’altra mano del secondo operatore o va sull’altra coscia
oppure accompagna il sollevamento del busto
 Paziente con la testa in appoggio sul braccio dell’operatore
leader
 Direzione del movimento: diagonale verso l’emibacino dal
lato dell’operatore leader

69
Tecniche: da supino a semiseduto con arti estesi

70
Tecniche: da supino a semiseduto con arti estesi
Tecniche di mobilizzazione attiva assistita
(pz collaborante - un operatore)
 Operatore a fianco del letto dal lato dell’arto superiore sano
 Operatore con una mano sulla scapola opposta
 Con l’altra mano stabilizza la coscia del paziente
 Paziente si solleva aiutato dall’operatore spingendosi sul letto con
l’arto superiore sano
 Direzione del movimento: diagonale verso l’emibacino dal lato
dell’operatore

Tecniche di mobilizzazione attiva (un operatore)


 Operatore a fianco del letto
 Operatore aiuta il paziente a livello di mano opposta e di stabilità
degli arti inferiori
 Paziente effettua il movimento

71
Tecniche: da supino a semiseduto con arti estesi

72
Tecniche: da supino a seduto bordo letto
Prima di iniziare la tecnica:
 Presentarsi e spiegare cosa si andrà a fare
 Valutare il grado di collaborazione del paziente per scegliere la tecnica
corretta e il numero di operatori coinvolti
 Regolare l’altezza del letto sulle nostre necessità
 Abbassare la bandina laterale dal lato in cui metteremo seduta la persona
 Alzare lo schienale del letto (a seconda del grado di collaborazione)
 Abbassare la sezione del letto degli arti inferiori
 Spostare il paziente verso il lato opposto del letto e ruotarlo sul fianco (si
può evitare lo spostamento laterale solo se si è assolutamente sicuri di non
ritrovarsi poi con il bacino del paziente troppo verso il bordo del letto)
 Non usare il triangolo sollevamalati
 Stimolare innanzitutto il recupero dell’autonomia dal lato sano

Il movimento fisiologico: rotazione sul fianco, arti inferiori fuori dal letto,
spinta con l’arto superiore in appoggio
73
Tecniche: da supino a seduto bordo letto
Tecniche di movimentazione
(pz non collaborante – due operatori)
 Operatori dai due lati del letto
 Utilizzo la regolazione dello schienale per posizionare il
paziente semiseduto con arti estesi anziché sul fianco
 L’operatore dal lato malato accompagna gli arti inferiori estesi
fuori dal letto
 L’operatore dal lato sano accompagna il busto in posizione
seduta evitando che cada all’indietro

La tecnica con partenza dalla posizione semiseduta può essere


utilizzata anche con pazienti parzialmente collaboranti operati
agli arti inferiori (es protesi anca) nella sola fase subacuta

74
Tecniche: da supino a seduto bordo letto
Tecniche di mobilizzazione passiva
(pz non collaborante - un operatore)
 Operatore porta fuori dal letto gli arti inferiori del paziente,
mantenendo l’anca ben flessa
 Paziente con braccia sull’addome
 Operatore con una mano in mezzo alle scapole del paziente passando
fuori dall’ascella, se necessario sostiene il capo con l’avambraccio
 Altra mano sulla coscia del paziente il più vicino possibile al bacino.
 Operatore con la mano sulla coscia effettua una spinta, con l’altra
solleva lateralmente il tronco
 Direzione del movimento: salita in laterale
 Eventualmente un secondo operatore può posizionarsi dal lato
opposto e aiutare il sollevamento laterale del busto con una presa a
livello delle spalle del paziente

75
Tecniche: da supino a seduto bordo letto
Tecniche di mobilizzazione attiva assistita dal lato sano
(pz parzialmente collaborante - un operatore: es. emiplegico)
 Dalla posizione di rotazione sul lato sano, il paziente porta fuori dal
letto l’arto inferiore sano flettendo bene l’anca
 L’operatore accompagna fuori dal letto l’arto inferiore malato
flettendo bene l’anca
 L’operatore posiziona una mano in mezzo alle scapole del paziente
passando fuori dall’ascella, l’altra mano alla base della coscia
 Operatore con la mano sulla coscia effettua una spinta sul bacino,
con l’altra accompagna il movimento rispettando la velocità di
azione del paziente
 Paziente con braccio sano si aiuta spingendo sul letto
 Direzione del movimento: salita in laterale
76
Tecniche: da supino a seduto bordo letto
Tecniche di mobilizzazione attiva assistita dal lato malato
(pz parzialmente collaborante - un operatore: es. protesi anca)
 Dalla posizione di rotazione sul lato malato, l’operatore porta fuori
dal letto l’arto inferiore malato flettendo bene l’anca
 Il paziente poi porta fuori dal letto l’arto inferiore sano flettendo
bene l’anca
 L’operatore posiziona una mano in mezzo alle scapole del paziente
passando fuori dall’ascella, l’altra mano alla base della coscia
 Operatore con la mano sulla coscia effettua una spinta sul bacino,
con l’altra accompagna il movimento rispettando la velocità di
azione del paziente
 Paziente con il lato sano si aiuta nella flessione laterale del tronco. Il
braccio sano sostiene quello malato
 Direzione del movimento: salita in laterale

77
Tecniche: da supino a seduto bordo letto

78
Tecniche: da supino a seduto bordo letto
Tecniche di mobilizzazione attiva (un operatore)
 Paziente porta fuori dal letto gli arti inferiori, operatore aiuta a
flettere bene l’anca
 Paziente con braccio sano si aiuta spingendo sul letto
 Operatore con una mano sulla coscia del paziente il più vicino
possibile al bacino, stabilizza il bacino
 Direzione del movimento: salita in laterale

79
Tecniche: da seduto alla stazione eretta
Prima di iniziare la tecnica:
 Presentarsi e spiegare cosa si andrà a fare
 Valutare il grado di collaborazione del paziente per scegliere la
tecnica corretta e il numero di operatori coinvolti
 Abbassare bandina laterale
 Regolare l’altezza del letto sulle necessità del paziente
 Letto orizzontale

Il movimento fisiologico: flessione in avanti della testa con


spostamento del carico sui piedi, poi progressiva
verticalizzazione del tronco.
Nella prima fase la testa deve poter avanzare oltre la posizione di
appoggio dei piedi.
80
Tecniche: da seduto alla stazione eretta
Tecniche di movimentazione (pz non collaborante)
 Operazione non possibile

Tecniche di mobilizzazione attiva assistita


(pz parzialmente collaborante – due operatori)
 operatori ai due lati del paziente
 operatore leader con presa con polso sotto l’ascella e mano dietro la
nuca
 altro operatore con presa con polso sotto l’ascella e mano sul bacino
 Piedi e ginocchia degli operatori posti trasversalmente davanti ai piedi
e alle ginocchia del paziente (in contatto per dare stabilità agli arti
inferiori)
 operatore leader guida la testa del paziente in avanti , poi segue la
fase di verticalizzazione del tronco e di allineamento del bacino

81
Tecniche: da seduto alla stazione eretta
Tecniche di movimentazione (pz non collaborante)
 Operazione non possibile

Tecniche di mobilizzazione attiva assistita


(pz parzialmente collaborante – due operatori)
 operatori ai due lati del paziente
 operatore leader con presa con polso sotto l’ascella e mano dietro la
nuca
 altro operatore con presa con polso sotto l’ascella e mano sul bacino
 Piedi e ginocchia degli operatori posti trasversalmente davanti ai piedi
e alle ginocchia del paziente (in contatto per dare stabilità agli arti
inferiori)
 operatore leader guida la testa del paziente in avanti , poi segue la
fase di verticalizzazione del tronco e di allineamento del bacino

82
Tecniche: da seduto alla stazione eretta
Tecniche di mobilizzazione attiva assistita
(pz parzialmente collaborante – un operatore)
 operatore davanti al paziente (per deficit di entrambi gli arti inferiori)
 presa con entrambe le mani sulle scapole passando sotto le ascelle, oppure
con una mano a livello della scapola passando sotto l’ascella e l’altra dietro la
nuca
 piedi e ginocchia dell’operatore con contengono e bloccano i piedi e le
ginocchia del paziente (in contatto per dare stabilità agli arti inferiori)
 mani del paziente attorno alla vita dell’operatore, MAI attorno al collo
 operatore guida la testa/le spalle del paziente in avanti , poi segue la fase di
verticalizzazione del tronco e di allineamento del bacino. In questa seconda
fase l’operatore può spostare la mano dalla nuca/scapola al bacino per
stimolare la verticalizzazione
 Nel ritorno alla posizione seduta la testa/le spalle vanno costantemente
guidate verso il basso
83
Tecniche: da seduto alla stazione eretta

84
Tecniche: da seduto alla stazione eretta
Tecniche di mobilizzazione attiva assistita
(pz parzialmente collaborante – un operatore)
 operatore davanti al solo lato malato del paziente (per deficit di un solo arto
inferiore)
 presa con entrambe le mani sulle scapole passando sotto le ascelle, oppure
con la mano dal lato malato a livello della scapola passando sotto l’ascella e
l’altra dietro la nuca
 piedi e ginocchia dell’operatore con contengono e bloccano il piede e il
ginocchio dell’arto inferiore malato (in contatto per dare stabilità all’arto
inferiore malato)
 mani del paziente attorno alla vita dell’operatore, MAI attorno al collo
 operatore guida la testa/le spalle del paziente in avanti , poi segue la fase di
verticalizzazione del tronco e di allineamento del bacino. In questa seconda
fase l’operatore può spostare la mano dalla nuca/scapola al bacino per
stimolare la verticalizzazione
 Nel ritorno alla posizione seduta la testa/le spalle vanno costantemente
guidate verso il basso
85
Tecniche: da seduto alla stazione eretta
Tecniche di mobilizzazione attiva assistita
(pz parzialmente collaborante –un operatore)
 operatore di fianco al paziente dal lato malato (per deficit di un solo arto
inferiore)
 presa con polso sotto l’ascella e mano dietro la nuca
 piede e ginocchio posto trasversalmente davanti al piedi e al ginocchio del
paziente dal lato malato (in contatto per dare stabilità all’arto inferiore)
 operatore guida la testa del paziente in avanti, poi segue la fase di
verticalizzazione del tronco e di allineamento del bacino. In questa seconda fase
l’operatore può spostare la mano dalla nuca al bacino per stimolare la
verticalizzazione.
 Nel ritorno alla posizione seduta la testa va costantemente guidata verso il basso

Rispetto alle posizioni davanti al paziente, questa modalità permette di


mantenere una miglior ergonomia del corpo dell’operatore e consente al paziente
di avere completa disponibilità dello spazio anteriore per effettuare
l’avanzamento della testa prima di avviare al fase di verticalizzazione.
86
Tecniche: da seduto alla stazione eretta

87
Tecniche: da seduto alla stazione eretta
Tecniche di mobilizzazione attiva
(pz collaborante –un operatore)
 operatore di fianco al paziente
 presa con mano dietro la nuca
 operatore guida la testa del paziente in avanti , poi segue la fase di
verticalizzazione del tronco e di allineamento del bacino da parte del
paziente.
 Nel ritorno alla posizione seduta la testa va guidata verso il basso

88
Tecniche: da seduto sul letto alla carrozzina e ritorno
Prima di iniziare la tecnica:
 Presentarsi e spiegare cosa si andrà a fare
 Valutare il grado di collaborazione del paziente per scegliere la
tecnica corretta e il numero di operatori coinvolti
 Regolare l’altezza del letto sulle necessità del paziente
 Posizionare la carrozzina dal lato corretto (il lato sano va sempre dal
lato verso cui ci si vuole spostare), bloccare i freni, togliere le
pedaline ed eventualmente il bracciolo dal lato interno

Il movimento fisiologico: piedi leggermente asimmetrici, flessione in


avanti della testa con spostamento del carico sui piedi, poi progressiva
verticalizzazione del tronco, rotazione sull’arto inferiore interno, poi
flessione in aventi e in basso della testa e abbassamento del bacino.

89
Tecniche: da seduto sul letto alla carrozzina
Tecniche di movimentazione (pz non collaborante, due
operatori)
 Operatore leader seduto accanto al paziente dal lato opposto in cui
viene posizionata la carrozzina
 Porta le gambe del paziente in mezzo alle proprie, e le trattiene in
posizione stringendo le cosce e mantenendo i piedi uniti
 Arti superiori del paziente posizionati ben chiusi sull’addome
 L’altro operatore aiuta a trasferire il peso del paziente in avanti per
farlo sedere sopra la gamba dell’operatore leader
 Dopo aver raggiunto una fase di equilibrio con il paziente seduto
sulle gambe dell’operatore, si avvicina la carrozzina e il paziente
viene fatto sedere
 Infine vengono sistemati gli arti inferiori
 Necessario riposizionare il paziente seduto sulla carrozzina

La manovra in caso di pazienti sufficientemente «leggeri» può essere


effettuata anche da un solo operatore
90
Tecniche: da seduto sul letto alla carrozzina

91
Tecniche: da seduto sulla carrozzina al letto
Tecniche di movimentazione (pz non collaborante, due
operatori)
 Operatore leader seduto sul letto
 Porta le gambe del paziente in mezzo alle proprie, e le trattiene in
posizione stringendo le cosce e mantenendo i piedi uniti
 Arti superiori del paziente posizionati ben chiusi sull’addome
 L’altro operatore aiuta a trasferire il peso del paziente in avanti per
farlo sedere sopra la gamba dell’operatore leader
 Dopo aver raggiunto una fase di equilibrio con il paziente seduto
sulle gambe dell’operatore, viene effettuata una rotazione per
portare il paziente seduto sul letto
 Si sposta la carrozzina e vengono sistemati gli arti inferiori

La manovra in caso di pazienti sufficientemente «leggeri» può essere


effettuata anche da un solo operatore

92
Tecniche: da seduto sulla carrozzina al letto

93
Tecniche: da seduto sul letto alla carrozzina
Tecniche di mobilizzazione passiva
(pz non collaborante, due operatori)
 Operatori ai due lati del paziente, presa con il polso sotto
l’ascella e l’altra mano sul bacino, arti inferiori che stabilizzano
il piede e il ginocchio omolaterale del paziente
 Piede del paziente dal lato della carrozzina più avanti dell’altro
di mezzo piede
 Operatori portano il paziente con la testa e le spalle in avanti e
poi verticalizzano il tronco facendo una contropressione a
livello delle ginocchia e del bacino.
 Rotazione della persona, avvicinamento della carrozzina e
messa seduta portando testa e spalle in basso e avanti e il
bacino in dietro

94
Tecniche: da seduto sul letto alla carrozzina
Tecniche di mobilizzazione attiva assistita
(pz parzialmente collaborante, due operatori: es grave emiplegia)
 L’operatore posizionato dal lato malato del paziente (opposto alla carrozzina)
effettua una presa con una mano sul bacino e con l’altra sotto l’ascella (con la
zona del polso e non con la mano per evitare di dare fastidio al cavo ascellare).
Un arto inferiore si posiziona trasversalmente rispetto a quello malato del
paziente e stabilizza il piede e il ginocchio del paziente
 L’altro operatore (leader) si posiziona dal lato sano e effettua una presa con
una mano sotto l’ascella (con la zona del polso) e con l’altra sul collo del
paziente
 Paziente sostiene l’arto superiore malato con quello sano (oppure si usa la
fascia reggibraccio), piede dal lato sano più avanti rispetto all’altro di circa
mezzo piede per favorire la rotazione
 Operatore leader guida la testa in avanti e poi la verticalizzazione del tronco,
l’altro operatore accompagna il movimento e agisce sulla verticalizzazione di
tronco e bacino
 Una volta in posizione eretta viene effettuata la rotazione dal lato sano e viene
poi avvicinata la carrozzina
 Per sedersi l’operatore leader agisce prevalentemente sulla testa per guidarla
in basso e in avanti, l’altro operatore accompagna il lato malato mantenendo la
stabilizzazione di piede e ginocchio
95
Tecniche: da seduto sul letto alla carrozzina

96
Tecniche: da seduto sulla carrozzina al letto
Tecniche di mobilizzazione attiva assistita
(pz parzialmente collaborante, un operatore: es emiplegia)
 A seconda del livello di compromissione anche del lato «sano», l’operatore
sceglierà se mettersi davanti al paziente o davanti dal solo lato malato.
Operatore davanti al paziente
 Paziente sostiene l’arto superiore malato con quello sano (oppure si usa la
fascia reggibraccio), piede dal lato sano più avanti rispetto all’altro di circa
mezzo piede per favorire la rotazione
 Operatore stabilizza le ginocchia del paziente tra le sue e i piedi del paziente tra
i suoi
 Presa sulle scapole passando sotto le ascelle, oppure la mano esterna sulla
scapola e quella interna sul collo per guidare la testa
 Trasferimento del carico in avanti e poi verticalizzazione di tronco e bacino
 Rotazione sui piedi anche attraverso una spinta con il ginocchio esterno sul
ginocchio del paziente.
 Seduta sul letto attraverso un abbassamento della testa in avanti e
indietreggiamento del bacino grazie alla spinta sul ginocchio del paziente
97
Tecniche: da seduto sulla carrozzina al letto

98
Tecniche: da seduto sulla carrozzina al letto
Tecniche di mobilizzazione attiva assistita
(pz parzialmente collaborante, un operatore: es emiplegia)
 A seconda del livello di compromissione anche del lato «sano», l’operatore
sceglierà se mettersi davanti al paziente o davanti dal solo lato malato.
Operatore davanti dal solo lato malato
 Paziente sostiene l’arto superiore malato con quello sano (oppure si usa la
fascia reggibraccio), piede dal lato sano più avanti rispetto all’altro di circa
mezzo piede per favorire la rotazione
 Operatore stabilizza il ginocchio lato malato del paziente tra le sue
ginocchia e il solo piede lato malato tra i suoi messi a 90°
 Presa sulle scapole passando sotto le ascelle, oppure la mano esterna sulla
scapola e quella interna sul collo per guidare la testa
 Trasferimento del carico in avanti e poi verticalizzazione di tronco e bacino
 Rotazione sui piedi anche attraverso una spinta con le ginocchia sul
ginocchio del paziente.
 Seduta sul letto attraverso un abbassamento della testa in avanti e
indietreggiamento del bacino grazie alla spinta sul ginocchio del paziente

99
Tecniche: riposizionamento della persona in carrozzina
Prima di iniziare la tecnica:
 Presentarsi e spiegare cosa si andrà a fare
 Valutare il grado di collaborazione del paziente per scegliere la
tecnica corretta e il numero di operatori coinvolti
 Bloccare i freni della carrozzina, se necessario posizionare i
piedi del paziente a terra aprendo le pedaline

Il movimento fisiologico: piedi bene in appoggio, flessione in


avanti di testa e busto, spinta con gli arti superiori sui braccioli
per alleggerire il peso del bacino, spostamento indietro del
bacino.

100
Tecniche: riposizionamento della persona in carrozzina
Tecniche di movimentazione (pz non collaborante – due operatori)
 Un operatore davanti, un operatore dietro.
 L’operatore davanti posiziona correttamente gli arti inferiori del
paziente, stabilizza le ginocchia tra le sue e accompagna la testa e il
busto del paziente in avanti.
 L’operatore dietro posiziona le mani sotto il bacino.
 Movimentazione: l’operatore davanti sostiene il busto portandolo in
avanti e effettua una controspinta con le ginocchia, l’operatore dietro
fa scivolare oppure solleva il bacino e lo fa indietreggiare

Il sollevamento del bacino si rende necessario solo in caso di presenza


del cuscino antidecubito, in tutti gli altri casi effettuare sempre uno
scivolamento

101
Tecniche: riposizionamento della persona in carrozzina
Tecniche di movimentazione (pz non collaborante – un operatore)
Tecnica con sollevamento del bacino per presenza del cuscino
antidecubito
 Operatore davanti.
 L’operatore posiziona correttamente gli arti inferiori del paziente con
una flessione delle ginocchia superiore ai 90°, stabilizza le ginocchia
tra le sue e accompagna il busto del paziente in avanti con la testa di
fianco a lui.
 Poi posiziona le mani sotto il bacino.
 Movimentazione: l’operatore solleva il bacino e effettua una
controspinta con le ginocchia per farlo indietreggiare

In caso di pazienti troppo pesanti e in assenza di altri operati che


possano aiutarci, utilizzare il sollevatore
102
Tecniche: riposizionamento della persona in carrozzina

103
Tecniche: riposizionamento della persona in carrozzina
Tecniche di movimentazione (pz non collaborante – un operatore)
Tecnica con scivolamento del bacino
 Operatore dietro, un piede ben sotto la seduta della carrozzina, il
proprio corpo contro lo schienale
 Passando con le braccia sotto le ascelle del paziente gli prende i polsi
e chiude le braccia sull’addome
 Poi porta il busto del paziente in avanti (testa più possibile oltre il
bacino)
 Con una spinta in direzione indietro/in basso induce uno scivolamento
posteriore del bacino

104
Tecniche: riposizionamento della persona in carrozzina

105
ALCUNI APPROFONDIMENTI
MAI le mani dell’utente attorno al collo dell’operatore nei
trasferimenti seduto-eretto.
Tale tipologia di presa, per quanto dia una sensazione di maggior sicurezza al
paziente, comporta una sequenza di problematiche:
 Avendo le braccia tese verso l’alto, il paziente non è in grado di portare la
testa verso avanti e in basso
 Ne consegue un’alterazione nella dinamica del trasferimento, con una linea
d’azione disegnata dal movimento della testa nello spazio che anziché
curva (prima fase avanti-basso, poi alto-indietro) diventa retta (diagonale
avanti-alto)

 Il paziente si ritrova pertanto costantemente sbilanciato con il bacino


indietro fino al termine del trasferimento, e per contrastare tale
sbilanciamento si aiuta «appendendosi» al nostro collo, con sovraccarico
funzionale di tale distretto

106
ALCUNI APPROFONDIMENTI
GINOCCHIO SUL LETTO: perché si e perché no
Perché si: in applicazione al principio ergonomico di massimo avvicinamento
del carico da movimentare al corpo dell’operatore
Perché no: in contrasto con il principio ergonomico di una base d’appoggio
stabile (materasso del letto) e dinamica

La base d’appoggio dinamica è principale elemento di prevenzione degli


infortuni in tutte le situazioni in cui si debba far fronte ad un evento
improvviso e imprevisto (es. perdita della presa da parte del collega,
contrasto del movimento da parte del paziente, …).
Va pertanto attentamente valutata di volta in volta l’opportunità o meno di
posizionare il ginocchio sul letto a seconda dell’operazione che si andrà a
svolgere.
Se possibile, meglio regolare correttamente l’altezza del letto piuttosto che
posizionarsi con il ginocchio sopra il materasso.

In ogni caso MAI salire sul letto con entrambe le ginocchia (tale tecnica viene
spesso erroneamente utilizzata nei trasferimenti letto-letto e letto-barella)
107
POSIZIONAMENTO DEL PAZIENTE SUPINO SUL LETTO
In posizione supina vanno predisposti i seguenti accorgimenti per una
corretta posturazione del paziente allettato:
 Posizionare correttamente il cuscino sotto la testa
 Posizionare l’arto superiore malato (es. plegia) su un cuscino per favorire la
posizione declive con mano aperta e gomito semiesteso (attenzione al
punto di pressione sul gomito)
 Posizionare uno spessore di sostegno a livello del bacino dal lato malato
(es. plegia, protesi d’anca) per contrastare l’extrarotazione dell’arto
inferiore
 Cuscino sotto il polpaccio per favorire la posizione declive dell’arto
inferiore malato e sollevare il tallone dal piano di appoggio (solo per
paziente neurologico, per pz ortopedico usare snodi del letto per favorire la
posizione declive)
 Cuscino a livello della pediera per contrastare la posizione del piede in
equino (piede cadente – tipico in caso di plegia)
 Posizionamento di un archetto per sostenere le coperte
 Alzare leggermente lo schienale e la zona degli arti inferiori per limitare lo
scivolamento verso la pediera del letto

108
POSIZIONAMENTO DEL PAZIENTE SUL FIANCO
Due possibili posizioni:
Sul fianco con arti inferiori incrociati: l’arto inferiore in posizione superiore
viene portato oltre all’arto inferiore in appoggio sul letto e viene posizionato
in appoggio su un cuscino. L’arto superiore libero può essere posizionato
sopra un cuscino (es. arto superiore plegico)
Pro: maggior stabilità della posizione
Contro:
 aumento della pressione dell’arto inferiore in appoggio sul letto a livello di
trocantere, testa del perone, malleolo e 5° dito del piede.
 aumento della pressione a livello della spalla in appoggio con possibile
comparsa di dolore alla spalla. Per contrastare il dolore la spalla in
appoggio può essere posizionata leggermente in avanti, ma ciò induce una
rotazione del cingolo scapolare (verso dietro) contraria alla rotazione del
bacino (verso avanti) con conseguente torsione del tronco che può essere
causa di possibile dolore/indolenzimento a livello lombare

Tale posizione può essere proposta sul lato sano, andrebbe invece evitata
sul lato malato. Può comunque essere fonte di rischio e di poco confort per
il paziente, soprattutto in presenza di altre patologie associate
109
POSIZIONAMENTO DEL PAZIENTE SUL FIANCO
Due possibili posizioni:
Sul fianco senza incrocio degli arti inferiori : l’arto inferiore in posizione
superiore viene posizionato posteriormente all’altro in appoggio sopra un
cuscino. L’arto superiore libero può essere posizionato sopra un cuscino (es.
arto superiore plegico). La spalla in appoggio viene portata avanti rispetto
all’altra (con presa sulla scapola!!!).
Pro:
 diminuzione della pressione dell’arto inferiore in appoggio sul letto a livello
di trocantere, testa del perone, malleolo e 5° dito del piede.
 diminuzione della pressione sulla spalla con medesima rotazione di cingolo
scapolare e cingolo pelvico
Contro: diminuzione della stabilità della posizione. E’ necessario mettere un
cuscino dietro la schiena che funga da sostegno, con conseguente aumento
del calore locale

Tale posizione può essere proposta su entrambi i lati, sia sano che malato.
Qualora venga proposta sul lato malato, attenzione alla posizione del piede
plegico e alla pressione sul letto del malleolo e del 5° dito

110
POSIZIONAMENTO DEL PAZIENTE SUL FIANCO
Sul fianco senza incrocio degli arti inferiori

111
I principali ausili per la movimentazione
 Sollevatore
 Telini ad alto scorrimento
 Tavoletta di trasferimento
 Cintura con maniglie
 Disco rotante

Quando si utilizzano:
Approccio MCO: più spesso possibile
Approccio MCP: solo in casi selezionati e definiti (troppo pesante
rispetto al numero e alle caratteristiche degli operatori disponibili,
pz non collaborante, divieti di carico, dolore eccessivo)

112
Il sollevatore
Ne esistono diverse tipologie a seconda dell’utilizzo
Tutti i sollevatori, manuali o elettrici, sono dotati di un sistema di
sicurezza per la discesa in caso di blocco del meccanismo
principale

I sollevatori sono di norma concepiti per consentire la gestione ni


sicurezza della movimentazione da parte di un solo operatore.
Lavorare in due può tuttavia risultare più veloce nonché più
confortevole per operatori e paziente

I più diffusi sono quelli elettrici con imbracatura morbida

113
Il sollevatore con imbracatura morbida
Inserimento imbracatura a letto: inserirla attraverso l’alternanza delle posizioni
in decubito laterale destro e sinistro. Attenzione che il paziente sia ben centrato
al suo interno. Fissare gli agganci.
Inserimento imbracatura in carrozzina: frenare la carrozzina e aprire i braccioli,
flettere tronco del pz in avanti, infilare il margine inferiore centrale
dell’imbracatura fino al sedile, passare le code dell’imbracatura sotto le cosce,
fissare gli agganci

Incrocio delle code dell’imbracatura a livello degli arti inferiori:


L’incrocio delle code è possibile solo con alcune tipologie di imbracatura. Fare
l’incrocio non ha alcun significato relativo alla sicurezza del paziente all’interno
dell’imbracatura.
E’ tuttavia molto utile nel passaggio dal letto alla carrozzina poiché consente di
mantenere più uniti gli arti inferiori del paziente durante il trasferimento,
agevolando pertanto il suo inserimento all’interno della carrozzina

L’imbracatura va sempre rimossa una volta terminato il trasferimento!!!


114
Telini ad alto scorrimento
Esistono diversi modelli:
 Teli con scheletro rigido (per sala operatoria, radiologia, …) utili
soprattutto ad effettuare il trasferimento letto-letto o letto-
barella
 Teli doppi con maniglie
 Teli a sacco tubolare (i più diffusi): il lato che scivola è quello
chiuso

Sono concepiti per contenere tutto o solamente parte del corpo


del paziente.

Hanno la funzione di ridurre fortemente l’attrito tra le superfici


agevolando pertanto tutte le movimentazioni con scivolamento

115
Tavoletta di trasferimento
Di norma forma a banana, superficie abbastanza scivolosa.

Agevola il trasferimento tra due superfici complanari (stessa altezza) o


con dislivello minimo purché in discesa.

Ha la sola funzione di creare un ponte tra le due superfici. Per quanto


costruita spesso con materiali abbastanza scivolosi, non è corretto
attribuirle proprietà legate alla funzione di scivolamento. Per tale
funzione va abbinato l’utilizzo di un telino ad alto scorrimento. In tale
situazione può essere anche abbinato l’uso di una cintura con maniglie
per agevolare la presa della persona e il suo scivolamento laterale (due
operatori)

Può essere utilizzata anche in autonomia dal paziente (es. paraplegici)


116
Tavoletta di trasferimento
Far scivolare il bacino verso il bordo
anteriore della carrozzina facendo in
modo che i piedi si ritrovino
perpendicolari al di sotto delle
ginocchia, posizionare l’asse di
trasferimento sotto un emibacino.

Per facilitare il trasferimento sulla


tavoletta occorre scaricare al meglio
il peso del corpo flettendo il tronco
in avanti e abbassando il capo.

Ruotare il capo in direzione opposta


a quella in cui deve andare il bacino
per agevolare la rotazione

117
Cintura con maniglie
Può essere applicata
 sul paziente a livello del punto vita oppure attorno agli arti inferiori
(cosce), per agevolare i punti di presa dell’operatore nelle
movimentazioni con scivolamento in direzione laterale
 sul paziente attorno agli arti inferiori (cosce), per agevolare i punti di
presa dell’operatore nelle movimentazioni con sollevamento
 sull’operatore a livello del punto vita, per agevolare i punti di presa del
paziente nei trasferimenti seduto-eretto e letto-carrozzina

Benché comportamento diffuso, è sconsigliato applicare la cintura sul


punto vita del paziente per agevolare la presa dell’operatore nei
trasferimenti seduto-eretto e letto-carrozzina. Un punto di presa così
basso è ergonomicamente svantaggioso per l’operatore e induce un
movimento con partenza dal bacino anziché dalla testa, contrastando il
movimento fisiologico. Il sistema paziente permane pertanto in una
situazione di disequilibrio verso indietro durante tutta la movimentazione,
disequilibrio che deve essere contrastato dall’operatore che si trova
costretto ad applicare una forza uguale e contraria per restare in equilibrio
118
Approccio alla persona con alterazione dello stato
di coscienza

119
Approccio alla persona con deficit cognitivo

120
Approccio alla persona con deficit visivo

121
Approccio alla persona con deficit uditivo

122
Approccio alla persona con deficit dell’eloquio

123
Persona con Disabilità
Persone con disabilità includono quanti hanno
minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a
lungo termine che in interazione con varie barriere
possono impedire la loro piena ed effettiva
partecipazione nella società su una base di eguaglianza
con gli altri.

(Art. 1 comma 2 Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone
con disabilità – 13 Dicembre 2006)

124
Accomodamento ragionevole
le modifiche e gli adattamenti necessari ed appropriati
che non impongano un onere sproporzionato o
eccessivo, ove ve ne sia necessità in casi particolari, per
assicurare alle persone con disabilità il godimento e
l’esercizio, su base di eguaglianza con gli altri, di tutti i
diritti umani e libertà fondamentali;

(Art. 2 Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con
disabilità – 13 Dicembre 2006)

125
Discriminazione sulla base della
Disabilità
Qualsivoglia distinzione, esclusione o restrizione sulla
base della disabilità che abbia lo scopo o l’effetto di
pregiudicare o annullare il riconoscimento, il godimento
e l’esercizio, su base di eguaglianza con gli altri, di tutti i
diritti umani e delle libertà fondamentali in campo
politico, economico, sociale, culturale, civile o in
qualsiasi altro campo.

(Art. 2 Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con
disabilità – 13 Dicembre 2006)

126
Uguaglianza ed Equità
 UGUAGLIANZA: dare a tutti la medesima cosa
 EQUITA’: dare ad ognuno quanto gli è necessario

127
Movimentazione manuale centrata sulla persona
 PIANIFICARE LA MOVIMENTAZIONE (ascoltare le esigenze, chiedere la
collaborazione della persona da movimentare, predisporre gli spazi, usare
gli ausili, richiedere aiuto, …)

 DISTRIBUIRE IL CARICO EQUAMENTE SU TUTTI I DISTRETTI CORPOREI,


eventualmente adottare strategie per diminuire il carico sui distretti già
compromessi

 STIMOLARE IL MOVIMENTO ATTIVO DELLA PERSONA

 GUIDARE IL MOVIMENTO SEGUENDO LA FISIOLOGIA DEL CORPO E CON IL


MASSIMO LIVELLO DI CONTROLLO POSSIBILE (es. seguire singole direzioni
fisiologiche, eseguire il movimento a velocità costante, …)
128
Ausili per facilitare la
mobilità

Per la deambulazione utilizzati con un braccio

Bastone Stampella/ Gruccia Tripode Quadripode


canadese

129
Ausili per facilitare
la mobilità

Per la deambulazione utilizzati con due braccia: il deambulatore

4 puntali - 2 ruote 2 puntali - 4 ruote - appoggio ascellare - 4 ruote da esterno con seduta

130
Carrozzina standard pieghevole
— La carrozzina standard a telaio pieghevole è
costituita da due fiancate unite da una
crociera singola o doppia (a seconda della
— resistenza alle sollecitazioni richieste).
Può essere facilmente richiusa a libro.
I braccioli e le pedane sono estraibili
— per facilitare i trasferimenti. Lo
schienale è di norma fisso.
Risulta una struttura meno leggera adatta
solitamente a persone con autonomia ridotta.

29
131
Carrozzina pieghevole monocomando
— La carrozzina monocomando è stata
realizzata per quelle persone che devono
spingere utilizzando un solo arto superiore.

Le persone con emiplegia sono fra i più
frequenti utilizzatori di queste carrozzine.

Prevede due mancorrenti montati sullo
stesso lato che comandano ognuno una
— ruota.
Il telaio è pieghevole ma per essere chiuso
bisogna ricordarsi di togliere il tubolare che
— unisce le ruote e aziona la monoguida.
Difficile da gestire soprattutto in quei
soggetti in cui sono presenti deficit
attentivi.

30
132
Carrozzina manuale a telaio rigido
La carrozzina a telaio rigido è priva di
— crociera e senza la possibilità
di chiudersi se non per la reclinazione dello
schienale.
E’ una carrozzina adatta a persone in grado
di gestire la carrozzina con il massimo

dell’autonomia.
Risulta leggerissima e l’autospinta è
più efficace poiché non c’è dispersione
— di energia.
Per ridurla d’ingombro ed eventualmente
caricarla in automobile risulta però

necessario estrarre le ruote posteriori e
abbattere lo schienale sul sedile.

28
133
Carrozzina da transito
— La carrozzina da transito è costituita da
un telaio pieghevole richiudibile facilmente
a libro. Braccioli e pedaline sono estraibili.

La caratteristica principale è la presenza di
ruote posteriori poco più grandi di quelle
— anteriori.
Questa carrozzina non è manovrabile
autonomamente dall’utente che quindi
dipenderà sempre dalla presenza di un

assistente.
La larghezza totale ridotta la rende molto
utile per entrare in ascensori stretti.
Assolutamente poco indicata per superare
più di un gradino.

31
134
Carrozzina reclinabile e basculante
— La carrozzina reclinabile e basculante è
destinata a persone che non riescono a
stare sedute per lungo tempo con un telaio
— avente angolazione di 90°.
Alla reclinazione dello schienale può essere
— abbinato il basculamento della carrozzina,
in modo da non modificare l’angolo di
seduta tronco/bacino, ma di intervenire
nel cambiamento della posizione di tutto il
sistema nello spazio. Sono carrozzine
ingombranti utilizzate da persone con
limitazione pressoché totale della loro
autonomia.

32
135
Carrozzina elettronica
— Le carrozzine elettroniche possono
essere utilizzate sia negli spostamenti
interni sia in quelli esterni.

Destinata a persone con limitazione
motoria importante ma con alto livello
di partecipazione alla vita sociale.

Molto ingombranti e pesanti,
impossibile superare barriere
architettoniche. Richiedono pertanto un
— contesto adeguato per il loro utilizzo.
Possono andare anche lungo la sede
stradale.

33
136
Come aiutare - esempi pratici
PERSONA CON DIFFICOLTA’ A CAMMINARE, USA UN BASTONE (es. persona
anziana con artrosi)
 Nel cammino: posizionarsi dal lato opposto rispetto al bastone, e prendere la
persona sotto braccio. MAI farsi prendere sotto braccio dalla persona, se perde
l’equilibrio non abbiamo nessun punto efficace per sostenerla. Nel caso di tratti di
cammino lunghi chiedere se desidera una carrozzina;
 Per alzarsi dalla sedia: porsi a fianco della persona (possibilmente dal lato più
debole/compromesso), 1 mano sotto il braccio l’altra dietro la testa/le spalle.
Condurre il movimento della testa prima in avanti e solo in un secondo momento
verso l’alto;
 Per sedersi: porsi a fianco della persona, 1 mano sotto il braccio e l’altra dietro la
testa/le spalle. Invitare la persona a guardarsi i piedi, condurre il movimento della
testa prima verso il basso e solo in un secondo momento verso dietro;
 Per trasferirsi lateralmente (es. carrozzina-sedia): farla alzare, aiutarla nel ruotarsi e
nell’indietreggiare e poi farla sedere
 Per salire e scendere le scale: se disponibile usare sempre il corrimano
indipendentemente da che lato sia posto, accompagnare con 1 mano sotto il braccio
e l’altra a livello della zona lombare. Se fa 1 gradino alla volta, di norma in salita
avanza l’arto inferiore buono, in discesa avanza l’arto inferiore compromesso (l’arto
inferiore buono sta sempre a monte!)
137
Come aiutare - esempi pratici
PERSONA CON DIFFICOLTA’ A CAMMINARE, USA DUE STAMPELLE O UN
DEAMBULATORE (es. persona anziana, persona con arto inferiore in gesso, …)
 Nel cammino: posizionarsi a fianco della persona per sicurezza. Nel caso di tratti di
cammino lunghi chiedere se desidera la carrozzina;
 Per alzarsi dalla sedia: porsi a fianco della persona possibilmente dal lato più
debole/compromesso (chiedere!!!), 1 mano sotto il braccio l’altra dietro le spalle.
Condurre il movimento della testa prima in avanti e solo in un secondo momento
verso l’alto;
 Per sedersi: porsi a fianco della persona, 1 mano sotto il braccio e l’altra dietro le
spalle. Invitare la persona a guardarsi i piedi, condurre il movimento della testa
prima verso il basso e solo in un secondo momento verso dietro;
 Per trasferirsi lateralmente (es. carrozzina-sedia): farla alzare, aiutarla nel ruotarsi e
nell’indietreggiare e poi farla sedere
 Per salire e scendere le scale: se disponibile usare sempre il corrimano
indipendentemente da che lato sia posto, accompagnare con 1 mano sotto il braccio
e l’altra a livello della zona lombare. Avanzare 1 gradino alla volta, di norma in salita
avanza l’arto inferiore buono, in discesa avanza l’arto inferiore compromesso (l’arto
inferiore buono sta sempre a monte!)

138
Come aiutare - esempi pratici
PERSONA CAMMINA CON UN LATO DEL CORPO RIGIDO, EVENTUALMENTE
USA UN TRIPODE DALL’ALTRO LATO (es. persona con emiparesi da ictus, …)
 Nel cammino: posizionarsi dal lato compromesso e prendere la persona sotto
braccio. MAI ostacolare il movimento della persona, noi siamo lì solo per sicurezza.
Nel caso di tratti di cammino lunghi chiedere se desidera la carrozzina;
 Per alzarsi dalla sedia: porsi a fianco della persona dal lato compromesso, 1 mano
sotto il braccio l’altra dietro la testa/le spalle. Un piede lo posizioniamo
trasversalmente davanti a quello del lato compromesso della persona. Condurre il
movimento della testa prima in avanti e solo in un secondo momento verso l’alto;
 Per sedersi: manovra precedente effettuata al contrario. Condurre il movimento
della testa prima verso il basso e solo in un secondo momento verso dietro;
 Per trasferirsi lateralmente (es. carrozzina-sedia): farla alzare, aiutarla nel ruotarsi e
nell’indietreggiare e poi farla sedere;
 Per salire e scendere le scale: usare il corrimano solo se dal lato sano, in caso
contrario usare il tripode. Si avanza un gradino alla volta, prima il tripode
(posizionato con due punti di appoggio contro lo scalino). In salita avanza prima il
lato sano, in discesa prima il lato compromesso. Se la persona necessita aiuto
nell’avanzamento del lato compromesso, la cosa migliore è essere in due!

139
Come aiutare - esempi pratici
PERSONA CAMMINA CON ENTRAMBI GLI ARTI INFERIORI RIGIDI, USA DUE
STAMPELLE (es. esiti poliomielite)
 Nel cammino: posizionarsi a fianco della persona per sicurezza. Nel caso di tratti di
cammino lunghi chiedere se desidera la carrozzina;
 Per alzarsi dalla sedia: se grave deficit motorio, porsi di fronte alla persona, mani sulle
scapole passando sotto il braccio. Mani della persona attorno alla nostra vita, MAI dietro
al nostro collo. Piedi e ginocchia che bloccano i piedi e le ginocchia della persona.
Condurre il movimento delle spalle prima in avanti e solo in un secondo momento verso
l’alto. Attenzione a non ostruire lo spazio di movimento della persona con il vostro corpo.
Se deficit motorio contenuto possiamo posizionarci e aiutare stando lateralmente ;
 Per sedersi: manovra precedente effettuata al contrario. Invitare la persona a appoggiare
la testa su di voi, condurre il movimento della testa prima verso il basso e solo in un
secondo momento verso dietro;
 Per trasferirsi lateralmente (es. carrozzina-sedia): farla alzare, aiutarla nel ruotarsi e
nell’indietreggiare e poi farla sedere;
 Per salire e scendere le scale: se disponibile usare sempre il corrimano
indipendentemente da che lato sia posto, accompagnare con 1 mano sotto il braccio e
l’altra a livello della zona lombare. Avanzare 1 gradino alla volta, di norma in salita avanza
l’arto inferiore buono, in discesa avanza l’arto inferiore compromesso (l’arto inferiore
buono sta sempre a monte!). Meglio essere in due operatori. Se non c’è corrimano
obbligatorio essere in due operatori, uno per lato.
140
Come aiutare - esempi pratici
PERSONA IN CARROZZINA (standard o monocomando), MUOVE AUTONOMAMENTE SOLO UN
LATO DEL CORPO (es. persona con emiplegia, …)
 Nel cammino: posizionarsi dal lato compromesso, con 1 mano prendere la persona sotto braccio e con
l’altra posizionarsi a livello della zona lombare. Sostenere e dare equilibrio senza ostacolare il
movimento della persona;
 Per alzarsi dalla sedia: porsi di fronte alla persona dal lato compromesso, 1 mano sulla scapola
passando sotto il braccio l’altra dietro la testa oppure sull’altra scapola. Mani della persona attorno
alla nostra vita, MAI dietro al nostro collo. Piedi e ginocchia che bloccano il piede e il ginocchio della
persona. Condurre il movimento della testa/spalle prima in avanti e solo in un secondo momento
verso l’alto. Attenzione a non ostruire lo spazio di movimento della persona con il vostro corpo;
 Per sedersi: manovra precedente effettuata al contrario. Invitare la persona a appoggiare la testa su di
voi, condurre il movimento della testa prima verso il basso e solo in un secondo momento verso
dietro;
 Per trasferirsi lateralmente (es. carrozzina-sedia): il lato sano, per poter fungere da perno, va' sempre
posizionato vicino a dove vogliamo andare. Prima di iniziare il trasferimento aiutare la persona a
venire con il sedere in avanti quasi verso il bordo della sedia/carrozzina. Possono essere messe
assieme le due manovre precedenti, con in mezzo l’aiuto alla rotazione della persona sui suoi piedi.
Oppure si può optare per la rotazione con la persona mantenuta con testa in avanti e bacino verso
l’alto
 Per salire e scendere 1 gradino: vedere sequenza specifica
 Per salire e scendere le scale: va effettuata con la persona in carrozzina. Utilizzare sistemi elevatori,
montascale fissi e portatili. Se siete costretti a farlo manualmente, sempre due operatori. La
carrozzina dà la schiena alle scale sia in salita che in discesa e deve essere inclinata a circa 45% sulle
ruote posteriori. Un operatore sopra e uno sotto.
141
Come aiutare - esempi pratici
PERSONA IN CARROZZINA (a telaio rigido), MUOVE AUTONOMAMENTE
GLI ARTI SUPERIORI E IL BUSTO, NESSUN MOVIMENTO DEGLI ARTI
INFERIORI (es. paraplegia traumatica)
 Per trasferirsi lateralmente (es. carrozzina-sedia): molto spesso la persona
sarà autonoma. In caso contrario, utilizzare una tavoletta di scivolamento
(vedere sequenza specifica). Porsi di fronte alla persona, mani sulle scapole
passando sotto il braccio. Mani della persona sulla tavoletta o attorno alla
nostra vita. Piedi e ginocchia che bloccano i piedi e le ginocchia della
persona. Condurre il movimento delle spalle in avanti, poi fare leva sulle
ginocchia e ruotare assieme alla persona. Il trasferimento può essere
scomposto in tanti piccoli spostamenti.
 Per salire e scendere 1 gradino: vedere sequenza specifica
 Per salire e scendere 2 o più gradini: va effettuata con la persona in
carrozzina. Utilizzare sistemi elevatori, montascale fissi e portatili. Se siete
costretti a farlo manualmente, sempre due operatori. La carrozzina dà la
schiena alle scale sia in salita che in discesa e deve essere inclinata a circa
45% sulle ruote posteriori. Un operatore sopra e uno sotto.
142
Come aiutare - esempi pratici
PERSONA IN CARROZZINA (elettronica o basculante), NESSUN
MOVIMENTO DEGLI ARTI (es. tetraplegia traumatica)
 Per trasferirsi lateralmente (es. carrozzina-sedia): sempre almeno due
operatori e chiedere consiglio alla persona e all’accompagnatore.
Utilizzare la tavoletta di scivolamento e la cintura di trasferimento. Un
operatore davanti, accompagna e sostiene testa e busto della persona
portandolo in avanti. Attenzione alle braccia, devono essere messe conserte
sopra le gambe, altrimenti cadono lateralmente. L’altro operatore fa scivolare il
bacino lungo la tavoletta utilizzando la presa sulla cintura di trasferimento.
https://www.youtube.com/watch?v=pveMT_CCrFA
 Per salire e scendere 1 gradino: se carrozzina basculante, vedere
sequenza specifica;
 Per salire e scendere 2 o più gradini: utilizzare sistemi elevatori o
montascale fissi.

143
Come aiutare - esempi pratici
PERSONA IN CARROZZINA (basculante), ARTI RIGIDI SENZA ALCUN
MOVIMENTO FINALIZZATO (es. tetraplegia spastica)
 Per trasferirsi lateralmente (es. carrozzina-sedia): sempre due operatori
e chiedere consiglio alla persona e all’accompagnatore. Un operatore
per lato, mani sotto le braccia. Uno degli operatori guida il movimento
di testa e spalle. Un piede trasversalmente davanti al piede della
persona, ginocchio contro ginocchio. Condurre il movimento delle
spalle in avanti, poi fare leva sulle ginocchia e alzare in piedi la persona.
Poi ruotarla e farla sedere guidando la testa verso il basso.
 Per salire e scendere 1 gradino: vedere sequenza specifica
 Per salire e scendere 2 o più gradini: utilizzare sistemi elevatori o
montascale fissi.

144
Gestione della carrozzina

Il bilanciamento sulle
ruote posteriori
serve all’utente
per salire e
scendere un gradino.
Le mani controllano il
punto di equilibrio
del sistema
corpo-carrozzina

34
145
SALIRE UN GRADINO
1. Far salire le ruotine anteriori
2. Portare le ruote posteriori in aderenza con lo scalino e farle
salire

Se la persona ha un alto livello di autonomia, l’assistente avrà solo


funzioni di sicurezza
35
146
SCENDERE UN GRADINO

Far scendere prima le ruote posteriori e dopo quelle anteriori

37
147
SCENDERE PIU’ DI UN GRADINO
Discesa anteriore in impennata,
fare attenzione affinchè il suolo venga raggiunto
prima dalle ruote posteriori e poi da quelle anteriori

36
148
Come assistere una persona con
disabilità motoria

Limitazione parziale Limitazione totale


Fisiologica: es. gravidanza, Patologica: tetraplegia traumatica,
invecchiamento, … locked –in syndrom, paralisi cerebrale
Patologica: fratture, interventi infantile, ...
chirurgici, emiplegia, paraplegia,
atassia, sclerosi, ecc.

«Assistere correttamente» significa aiutare la persona a


sopperire alla sua quota di limitazione del movimento.
Anche «Aiutare troppo» significa «aiutare male».
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