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Analisi del rischio alluvioni in base alle linee guida della

Direttiva Europea quadro sull’Acqua. Il caso della Marina


Alta e della Marina Bassa (Alicante)
Enrique Ortiz (1),(2)

(1) Idrologia e Ambiente srl, Riviera di Chiaia 72 80122 - Napoli (Italia)


(2) Hidrogaia SL, Av. Juan de la Cierva 46980- Paterna-Valencia (Espana)
enrique.ortiz@idrologiaeambiente.com

1 Introduzione
Nell’ambito dell’analisi e della gestione del rischio alluvioni, la Direttiva Europea quadro
sull’Acqua 2007/60/CE, ha istituito i criteri in base ai quali redigere un Piano di Gestione
contro le alluvioni, sia per un intero bacino che per le unità amministrative in cui è suddiviso.
Le direttrici principali sono le seguenti: analisi preliminare di alluvioni, con l’obiettivo di
identificare le zone soggette al rischio esondazione, cartografia dettagliata dei danni e dei
rischi nelle zone inondabili, e la redazione di un piano di gestione al fine di ridurre i rischi di
alluvione laddove siano stati individuati conflitti o problemi.
Il presente capitolo tratta la tematica dell’analisi idrologica, della vulnerabilità e del rischio
alluvioni di ventitrè aree di inondabilità, nell’ambito dello studio per la stesura di un Piano di
gestione della difesa contro gli straripamenti della Marina Alta e della Marina Bassa nella
Provincia di Valenza (Spagna), commissionato dalla Confederazione Idrografica del Júcar.
Queste zone sono note in tutta la Spagna per la loro elevata vulnerabilità, a causa delle
numerose infrastrutture interessate al turismo e all’elevata densità abitativa, oltre che per
l’alto grado di torrenzialità dei fenomeni meteorologici che le riguardano, come, ad esempio,
il cosiddetto effetto “Goccia Fredda”.
La prima questione affrontata in questo capitolo è la modellazione idrogeologica
bidimensionale delle ventitrè zone in esame. Come è stato illustrato in altri interventi di
questo convegno, le condizioni di contorno dei modelli (idrogrammi di entrata) sono state
create partendo dall’associazione di un modello di simulazione di eventi estremi (RAINGEN
– Salsón e García Bartual, 2003) a un modello idrologico concettuale e distribuito (TETIS,
Francés et al., 2007). I risultati sono diversi idrogrammi per ogni punto di simulazione;
ricorrendo a una metodologia statistica è stata assegnata una probabilità alla variabile “livello
massimo” di ciascun idrogramma, espressa in base a un tempo di ritorno assegnato.
La modellazione idraulica bidimensionale è stata portata a termine utilizzando il modello
matematico bidimensionale per le equazioni di Saint Venant Infoworks RS 2D (Wallingford).
Per ogni zona inondabile, sono stati simulati cinque eventi, con un tempo di ritorno assegnato
rispettivamente di 10, 25, 50, 100 e 500 anni. Sono stati selezionati gli idrogrammi risultanti
dalla simulazione idrologica da utilizzare nella simulazione idraulica in funzione del tempo di
ritorno del picco di piena su un punto di controllo del modello idraulico, collocato in un punto
più a valle del modello stesso (per esempio, lo sbocco del corso d’acqua principale, nel caso
di modelli idraulici siti sulla costa). I modelli di conversione digitale utilizzati derivano da un
modello di risoluzione 1x1 m ottenuto con un volo di telerilevamento LiDAR. Inoltre si è

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tenuto conto delle condizioni iniziali del livello del mare (marea astronomica) in funzione del
diverso tempo di ritorno assegnato, e sono stati creati i modelli delle principali infrastrutture
idrauliche (condutture o raccordi, grandi collettori, ponti, etc.). I risultati delle simulazioni
idrauliche sono cinque mappe di portata di piena per ogni zona di simulazione, corrispondenti
rispettivamente a 10, 25, 50, 100 e 500 anni di tempo di ritorno assegnato, per un totale di 110
mappe di alluvione.
Il secondo tema affrontato nel presente capitolo è l’analisi di vulnerabilità e di rischio
associato alla probabilità di alluvione. Per portare a termine questa fase dello studio, ci si è
attenuti alle direttrici contenute nella Direttiva europea quadro sull’Acqua: il rischio di
alluvione è stato calcolato in base a variabili di tipo idraulico (in questo caso, la massima
portata di piena), tenendo presenti variabili di tipo economico, sociale e ambientale (Barroca
et al, 2006).
Per realizzare questo compito, sono state determinate delle curve di vulnerabilità di base
(Merzl et al, 2004; Büchele et al, 2006), ossia grafici e prospetti che mettono in relazione la
massima altezza d’acqua esondata con la percentuale di danno arrecato rispetto al danno
massimo possibile, in funzione dell’uso del suolo. Per poter convertire il danno minimo (fra 0
e 1) in danno monetario (in euro), queste curve sono state calibrate ricorrendo ai dati dei danni
riportati con la piena del Fiume Girona nel 2007 negli abitati di El Verger, Ondara e
Beniarbieg. Tali dati sono contenuti nelle relazioni dei comuni e delle società assicuratrici.
Una volta ottenute le curve di portata di piena (m) – danno (€), differenziate in funzione
dell’uso del suolo e della densità insediativa, e a partire dalle mappe di alluvione
(modellazione idraulica bidimensionale) e dalle mappe di utilizzo del suolo (CORINE), sono
stati calcolati i danni economici relativi a ciascuno dei cinque tempi di ritorno presi in esame,
ottenendo così le mappe di vulnerabilità. Essendo nota la probabilità di ricorrenza di ciascun
evento alluvionale considerato, è possibile caratterizzare il rischio, stimato in termini
economici, per ogni zona soggetta a esondazione.
I risultati della valutazione del rischio saranno poi utilizzati nella fase successiva di redazione
del Piano di Gestione di difesa contro le alluvioni, che è lo studio delle soluzioni. I valori di
rischio in euro associati a ogni zona di alluvione saranno di supporto per affinare la
stima dell’investimento economico che occorre mettere in atto, e consentiranno di
determinare le priorità di intervento in base al livello di protezione fornito, al loro costo,
e ai danni che permettono di evitare (Bussi et al, 2010).

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2 L’importanza delle alluvioni

I fiumi mediterranei presentano fenomeni di piena molto pericolosi, che possono essere
provocate sia da piogge di tipo ciclonico che convettivo. Le precipitazioni più torrenziali sono
di quest’ultimo tipo e si presentano principalmente in autunno, dando luogo a portate di piena
superiori ai livelli medi del fiume. Queste piene poco frequenti, ma di grande portata, causano
danni incalcolabili per le popolazioni rivierasche.
Dal punto di vista della vulnerabilità del territorio, l’obiettivo è l’analisi dei danni provocati
dalle alluvioni. Per questo motivo è necessario poter quantificare tale impatto negativo, cosa
che comporta il ricorso a dati di tipo economico.

2.1 Classificazione dei danni

I danni provocati da un’alluvione possono essere suddivisi nelle seguenti categorie:


Danni tangibili: quantificabili in termini economici
o Danni diretti

 I danni fisici ai beni

 Alle proprietà private (mobili e immobili)

 Alle infrastrutture demaniali

 I costi delle misure di emergenza adottate

 Costo della rimozione di detriti dalle strade, dalle case, etc.

o Danni indiretti: Sono di difficile quantificazione perché molto variabili.

 Perdite per l’inagibilità di strutture varie, centri di produzione e servizi

 Diminuzione di posti di lavoro

 I costi aggiuntivi finanziari

 La svalutazione dei terreni alluvionati

 Danni intangibili

 Perdite di vite umane

 I danni a monumenti, aree archeologiche, ecc.

 Danni psicologici alla popolazione

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2.2 Fattori che intervengono nelle alluvioni dei bacini dell’ambito mediterraneo

In questo capitolo non si affronta l’analisi approfondita dei fattori implicati nelle alluvioni dei
bacini dell’ambito mediterraneo, poiché essa, piuttosto che sulle loro origini, si basa sulle
conseguenze degli eventi alluvionali. Le alluvioni sono un fenomeno complesso, frutto
dell’interazione di diversi fattori. Le cause meteorologiche (precipitazioni straordinarie),
determinate caratteristiche fisiche del bacino, insieme alla topografia del bacino della zona
soggetta ad alluvioni e alle condizioni dei loro letti, sono elementi variabili ad ogni evento.
Le precipitazioni straordinarie, responsabili delle alluvioni, sono frequenti sul litorale
mediterraneo. L’intensità e il volume della pioggia, oltre alle caratteristiche fisiche del bacino,
si ripercuotono sulla soglia di deflusso superficiale oltre che sulla forma e sulle caratteristiche
dell’idrogramma. L’interazione di tutti questi fattori in genere produce straripamenti
repentini, con volumi di piena che superano la capacità degli alvei e provocano gravi
allagamenti.
I fiumi mediterranei presentano piene molto pericolose, causate da piogge sia cicloniche che
convettive. Le piogge più torrenziali sono di quest’ultimo tipo e si presentano principalmente in
autunno, originando una portata di piena dal volume diverse volte superiore alla portata media
del fiume.
Il litorale mediterraneo, dove questo tipo di fenomeno alluvionale è frequente, si configura
come un insieme di bacini di piccole dimensioni, drenati da torrenti e salti, dal flusso
sporadico. Le fonti sono sui rilievi litorali o limitrofi ai litorali, vicini al mare, mentre i bacini
bassi si sviluppano ai piedi delle alture. La pendenza, elevata nel primo tratto, diminuisce
progressivamente sulle pianure costiere, formate da detriti alluvionali depositati da corsi
fluviali effimeri. Sebbene si tratti di aree ad alta densità abitativa sin dall’antichità, la forte
crescita economica che ha investito queste zone sin dagli anni Sessanta del XX secolo, ha
causato dei cambiamenti nell’agricoltura tradizionale e, soprattutto, una forte pressione
urbanistica che ha comportato l’occupazione indiscriminata delle zone soggette ad alluvioni.

3 Metodologia
L’obiettivo dello studio presente è la redazione di un piano di gestione della difesa contro le
alluvioni delle aree della Marina Alta e della Marina Bassa di Alicante. Per raggiungere
questo scopo sono state identificate quattro fasi da seguire:
1) Studio della pluviometria;
2) Studio dei processi di trasformazione delle precipitazioni in deflusso superficiale;
3) Studio della propagazione delle piene nelle zone vulnerabili;
4) Valutazioni dei danni causati dalle alluvioni.
In questo studio è stata seguita una metodologia basata sull’associazione di modelli diversi,
ciascuno dei quali è finalizzato all’esame dei processi suelencati. Lo studio è stato ripartito
nei passaggi indicati di seguito:
1) Generazione di precipitazioni fittizie (368, nel caso specifico) soprattutto secondo il
modello di studio RAINGEN (Salsón e García-Bartual, 2003) e l’analisi probabilistica
delle frazioni pluviometriche con tecniche statistiche, sulla base del modello di
precipitazione SAIH y AEMET.

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2) Modellazione idrologica (trasformazione della pioggia – deflusso superficiale)
mediante il modello TETIS (Francés et al., 2002; Francés et al., 2007), generazione di
idrogrammi di piene relativi ai 368 eventi di precipitazioni fittizie per tre stati iniziali
di umidità (1104 idrogrammi) in vari sottobacini distribuiti sul territorio in esame, e
l’assegnazione statistica di tempi di ritorno alla portata massima in funzione della
precipitazione giornaliera media locale dell’evento e della probabilità di ricorrenza
dello stato di umidità iniziale.
3) Modellazione idrologica bidimensionale delle 23 zone più vulnerabili (zone
densamente popolate e potenzialmente soggette a fenomeni alluvionali) mediante un
modello idrologico bidimensionale INFOWORKS RS (Wallingford) e produzione di
mappe di portata di piena relative ad alvei con differenti tempi di ritorno (10, 25, 50,
100 e 500 anni).
4) Valutazione dei danni per ciascuna zona a rischio e per un tempo di ritorno in
funzione di curve danni – portata calibrate su un evento reale (Ottobre 2007), in
funzione delle portate fornite dai modelli idrologici e dall’utilizzo del suolo, e
valutazione del rischio in funzione dei danni per tempo di ritorno e della sua
probabilità.
L’obiettivo della presente relazione è la descrizione delle fasi 3 e 4

3.1 Modelli idraulici


Con questo studio è stato portato a termine un modello idrologico bidimensionale delle zone a
rischio in esame. E’ stato utilizzato un modello matematico Infoworks RS 2D, che è un
software per la gestione di sistemi idrici nelle zone fluviali, urbane e rurali. Questo
programma è stato sviluppato dalla Wallingford Software (MWH Soft). InfoWorks RS 2D
combina una serie di caratteristiche importanti, come l’integrazione dei modelli 1D – 2D e le
molteplici possibilità per la definizione di griglie di calcolo che consente di ottimizzare la
flessibilità e la precisione del modello. Il modulo InfoWorks RS 2D utilizza il metodo dei
volumi finiti per risolvere le equazioni di flusso delle acque basse. Utilizza elementi
triangolari, rettangolari e irregolari con elementi a scalini piani orizzontali per modellare il
terreno, il che permette di avere un’alta flessibilità per la descrizione di geometrie complesse.
Inoltre è possibile selezionare zone di maggiore precisione, nelle quali non si desidera creare
una griglia come avviene con gli edifici (voids), linee di rottura per modellare con maggior
precisione zone che presentano cambiamenti bruschi di pendenza, muri con altezza o una
quota fissa, muri porosi che consentono la percolazione parziale dell’acqua e muri infiniti. La
quota di ogni triangolo è calcolata in base alle quote di ciascuno dei suoi vertici. I risultati
sono l’indicazione della portata al centro di ogni elemento della griglia e la velocità indicata
sui lati.
I modelli digitali del terreno utilizzati sono stati realizzati mediante la tecnologia LiDAR
(Light Detection and Ranging), basata sull’emissione di impulsi da parte di un Laser aereo.
LiDAR utilizza gli stessi principi della tecnologia RADAR, sebbene la lunghezza d’onda del
segnale usato differisca in buona parte. I prodotti risultanti dai voli LiDAR, e usati per la
creazione dei modelli idrologici, sono 23 modelli digitali del terreno con una risoluzione di
1x1 m, come già accennato, senza vegetazione né infrastrutture di ostruzione del deflusso
(soprattutto ponti che possano coprire gli alvei della zona di studio), coperture di edifici e
ostruzioni dovute alle strutture trasversali eliminate.
La metodologia seguita nel processo di modellazione idraulica è stata la seguente:

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- Composizione della topologia del modello: in questa fase si importa il modello in
versione digitale, si definisce un dominio del modello, si identificano gli edifici, che
sono considerati poligoni impermeabili di altezza infinita, si definiscono le
caratteristiche della griglia di elementi (dimensioni dei triangoli, zone con una griglia
più densa, ecc.), si definiscono le linee di rottura per riprodurre i cambiamenti di
pendenza, si introducono gli altri elementi, come ad esempio i muri porosi, e si crea
l’elemento triangolare del modello.
- Modellazione delle strutture idriche: nel caso che esistano condotte fognarie, ponti o
sifoni invertiti che insistono sui flussi principali, questi vengono inglobati come
elementi monodimensionali. Queste strutture vengono modellate mediante l’elemento
“orifizio” che simula il flusso di una fognatura corta a sezione rettangolare e che viene
incorporata nella griglia 2D mediante elementi di collegamento 1D2D.
- Definizione delle rugosità del suolo: nella zona di simulazione vengono definiti dei
poligoni di rugosità omogenea con l’indicazione del numero di Manning
corrispondente ad ogni zona. Partendo dagli usi del suolo del CORINE (2006) e
aggiornando con le ortofotografie dello PNOA (Piano Nazionale di Ortografia Aerea)
si procede all’identificazione delle zone e si assegna a ciascuna di esse un valore di
rugosità. Per la determinazione delle rugosità si è ricorsi alla classificazione presentata
da Chow (1982) con la quale sono stati stabiliti valori minimi, normali e massimi del
coefficiente di Manning (n) per diversi tipi di canali e piane imbrifere.
- Definizione delle condizioni di contorno (idrogrammi): nei file dei fiumi da modellare
si introduce l’idrogramma relativo al tempo di ritorno da simulare. Bisogna
sottolineare che non esiste un solo idrogramma da introdurre; ma dato che può essere
assegnato solo un tempo di ritorno a una determinata variabile scalare (in questo caso
il picco di portata), è altamente probabile che si possano generare idrogrammi molto
diversi in termini di volume, tempo di picco e durata, ma con lo stesso tempo di
ritorno. In questo studio si ricorre all’idrogramma che fa riferimento a un punto di
controllo a valle del modello, il cui tempo di ritorno della portata massima sia simile al
tempo di ritorno che si desidera simulare (10, 25, 50, 100 e 500 anni).
- Definizione delle condizioni di contorno (livelli di marea): si introducono i livelli di
marea del Mediterraneo nella provicnia di Alicante riportati dall’”Atlante delle
Alluvioni del Litorale Peninsulare Spagnolo”, elaborato dal Gruppo di Ingegneria
Oceanografica e Costiera dell’Università della Cantabria, per la Direzione Generale
delle Coste del Ministero spagnolo dell’Ambiente.

3.2 Valutazione del rischio


Si definisce vulnerabilità l’impatto negativo che può essere potenzialmente prodotto in un
punto del territorio e in un determinato momento dell’anno. I danni provocati da un’alluvione
possono essere classificati nelle seguenti categorie:
- Danni tangibili: quantificabili in termini economici, che si dividono in danni diretti
(danni fisici ai beni, i costi delle misure di emergenza adottate, i costi della rimozione
dei sedimenti dalle strade, dalle case, ecc.) e i danni indiretti, di difficile
quantificazione, a causa della loro grande variabilità (perdite per l’interruzione delle
strutture viarie, dei centri di produzione e dei servizi, perdita di posti di lavoro, costi
aggiuntivi finanziari e la svalutazione dei terreni inondati;

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- Danni intangibili: la perdita di vite umane, danni ai monumenti, aree archeologiche,
ecc., e i danni psicologici alla popolazione.
Ai fini di questo lavoro verranno considerati solo i danni diretti. La vulnerabilità dipende
dall’uso del suolo (sia attuale che pianificato) e varia con la grandezza dell’alluvione. La
variabile della grandezza più importante per la determinazione della vulnerabilità in caso di
alluvione, è l’altezza (o portata di piena) massima raggiunta dalle acque, in modo che per
qualsiasi uso del suolo si possa determinare una curva percentuale di danno sul valore
complessivo in funzione di tale portata di piena (Figura 1a sinistra).

Figura 1: Curva dei danni in funzione della portata di piena e schema di calcolo del rischio

Un’alluvione è un fenomeno naturale non permanente, durante il quale una parte del territorio
è completamente invasa dalle acque. Il rischio provocato dalle alluvioni in una determinata
zona del territorio si ricava dalla combinazione nello spazio della pericolosità e della
vulnerabilità. Il rischio è, pertanto, il danno medio potenzialmente prodotto dalle alluvioni, e
sarà maggiore nella misura in cui lo siano anche la vulnerabilità e la pericolosità. La
pericolosità si ricava a sua volta dalla combinazione di frequenza e grandezza dell’alluvione
(Figura 1 - destra).
Dal punto di vista matematico, si può procedere al calcolo del rischio in una determinata
zona. Postulando che il rischio sia il danno medio in ogni punto del territorio, la densità
spaziale di rischio sarà data da:
F 1 h 
D  V (h)dF
F 0
H   V ( h) f
h 0
H (h)dh (1)

Dove V(h) rappresenta i danni, h rappresenta la portata di piena massima, FH la funzione di


distribuzione accumulata della portata e fH la funzione di densità della probabilità di portata di
piena. Lo studio presente si limita a valutare i danni diretti causati dall’alluvione, lasciando al
margine i danni indiretti e intangibili, che in alcune circostanze possono raggiungere una
grande rilevanza, tuttavia sono difficilmente stimabili per la loro stessa natura. I danni diretti
si ottengono da curve di vulnerabilità in base ai diversi tipi di uso del suolo.
Per poter ricavare la curva di vulnerabilità di ciascuna delle tipologie nelle quali si è suddiviso
il territorio in funzione dell’uso del suolo, è necessario disporre di una serie di curve basilari.
Queste curve basilari rappresentano la percentuale di danni rispetto a un valore massimo di
danno possibile per ciascuno degli elementi che possono subire danni. Questo significa che in
una stessa zona residenziale sono presenti abitazioni, garage sotterranei, locali commerciali,
veicoli, ecc., e, logicamente, i danni che possono prodursi in un’abitazione, non potranno
essere valutati nello stesso modo di quelli prodotti su un locale commerciale. E’ necessario

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disporre, come punto di partenza, di curve basilari che mettano in relazione percentuale
l’evoluzione dei danni rispetto portata di piena per ciascuno dei beni investiti dall’alluvione.
Il passaggio successivo è uno dei più delicati, poiché si tratta di valutare il massimo danno
che si può produrre su ognuno dei beni investiti dall’alluvione. In funzione di questo danno
massimo, si possono ricavare i danni per le altre portate di piena applicando le curve basilari
di vulnerabilità ottenute in precedenza. Il modulo adottato dev’essere diverso per ognuno dei
beni che può essere danneggiati dall’alluvione, gli stessi beni individuati come punto di
partenza per le curve di vulnerabilità di base. Questo modulo è il valore medio (su tutto il
territorio analizzato) del massimo danno (per portate di piena superiori a 3 m) causato da
un’esondazione su un metro quadrato del bene in esame. Questi moduli sono stati ricavati da
un’approfondita analisi in cui si è tenuto conto del valore per metro quadro edificato in base a
diverse stime ufficiali, il prezzo delle abitazioni che usufruiscono di pubbliche sovvenzioni, le
informazioni contenute nella banca dati dei sinistri del Consorzio Risarcimenti Assicurativi,
lo studio del programma Europeo Interreg IIIB Medocc per il calcolo dei danni prodotti da
eventi estremi, le informazioni fornite dalle Compagnie Assicuratrici Agrarie e la normativa
di riferimento, le stime fornite dagli agricoltori in attività e le calibrazioni delle curve. Una
volta ottenute le curve basilari e i moduli, si possono calcolare le curve di vulnerabilità.
Si procede quindi alla calibrazione delle curve di vulnerabilità. Per effettuare la calibrazione
occorre conoscere i danni realmente prodotti da un determinato evento e confrontarli con i
risultati ottenuti applicando le curve di vulnerabilità sul territorio suddiviso in zone. L’evento
più significativo per la zona in esame è lo straripamento del Fiume Girona nell’ottobre del
2007, dato che per la sua prossimità temporale e le informazioni disponibili di ogni genere, è
quello più rappresentativo. Per la calibrazione si utilizzeranno i dati forniti dal Consorzio
Risarcimenti Assicurativi per gli abitati danneggiati e dal Comune di El Verger.
Il risultato di questo procedimento è la stima del rischio in termini monetari (in €); per ogni
mappa di portata di piena massima risultante da una simulazione idraulica si calcola il totale
di danni stimati causati dal fenomeno esondativo. Poi si procede con la valutazione del rischio
in termini di costo annuale, con l’obiettivo di fornire un valore in €/anni che potrà essere il
riferimento, per esempio, di un’analisi costi-benefici nella valutazione dell’efficacia di una
struttura di difesa contro le inondazioni. L’equazione presentata in precedenza (1) può essere
approssimata dalla seguente espressione:

D
V10  1

1  V V  1 1  V V  1 1  V V  1
   10 25      25 50      50 100   
1  V100  V500  1 1   1  (2)
     V500  500 
2 Tmin 10  2 10 25  2  25 50  2  50 100  2 100 500   

Dove Vi è il valore del danno ottenuto per applicazione delle curve di vulnerabilità e Tmin il
tempo di ritorno minimo per il quale non si produce lo straripamento dell’alveo in esame,
ricavato dalla simulazione idrologica.

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4 Suddivisione del territorio in zone

Come esposto poc’anzi, la vulnerabilità del territorio dipende da due fattori, la tipologia di
uso del suolo e la portata dell’alluvione.
In questo capitolo ci occupiamo della suddivisione del territorio in diversi usi tipizzati e
omogenei dal punto di vista della valutazione della vulnerabilità. Tuttavia, nella realtà
esistono sempre peculiarità che rendono i danni molto diversi pur nell’ambito dello stesso uso
del suolo.

4.1 Tipi di uso del suolo

Inizialmente, si può effettuare una prima grande divisione del territorio in due usi principali:
 Usi urbani. Di gran lunga, questi sono gli usi con maggiore vulnerabilità. Residenziale, industriale,
strutture funzionali, servizi e infrastrutture, terziario, misto, e altri non meglio specificati.

 Usi agricoli. Dovrebbero presentare una minore vulnerabilità, ma per quanto riguarda la superficie sono
quelli più danneggiati. La classificazione impiegata in questo caso è la seguente:

A partire da questa divisione, è necessario procedere con un’analisi maggiormente dettagliata


al fine di poter adeguare in misura maggiore le curve di vulnerabilità a ciascuno degli usi del
territorio. In questo senso, è stata adottata la suddivisione in zone indicata di seguito.
A partire da questa classificazione, divide il territorio in 11 tipologie:

Nº Tipologia Codice Tipologia Definizione


1 RBD Residenziale a Bassa Densità Abitativa
2 RMD Residenziale a Media Densità Abitativa
3 RAD Residenziale ad Alta Densità Abitativa
4 AIS Unità Abitative Isolate su Suolo agricolo
5 IND Industriale
6 INF Infrastrutture
7 ARS Colture Arboricole Asciutte
8 ARR Colture Arboricole Irrigue
9 CUS Seminativo asciutto
10 CUR Seminativo irriguo
11 SIN Non coltivati né edificati
Tabella 1: suddivisione del territorio in zone d’uso

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4.2 Usi del suolo del progetto CORINE

Per procedere alla suddivisione del territorio indicata nel paragrafo precedente sono stati
utilizzati come base di partenza i dati contenuti nel progetto CORINE Land Cover. Si tratta di
una Banca Dati Geografica sull’Occupazione del Suolo dell’Unione Europea.
Il progetto CORINE Land Cover (CLC), ha come obiettivo fondamentale la raccolta di dati
numerici e geografici per la creazione di una banca dati europea su scala 1:100.000 sulla
Copertura e/o Uso del Territorio (occupazione del suolo). Il progetto fa parte del Programma
CORINE (Coordination of Information of the Environment), che ebbe inizio il 27 giugno
1985 in virtù di una decisione del Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea (CE/338/85). Il
programma CORINE dal 1995 è di competenza dell’Agenzia Europea dell’Ambiente
(AEMA)

4.3 Procedimento di suddivisione in zone

Le informazioni contenute nel progetto CORINE è stata rettificata e migliorata nell’ambito


dello studio che si sta svolgendo ed è stata impiegata come punto di partenza per la divisione
del territorio in base ai diversi usi elencati.
Il primo luogo si è affrontato il miglioramento dei poligoni inclusi nel progetto CORINE. A
tal fine è stato portato a termine un processo manuale di correzione per adeguare nella misura
del possibile le aree di CORINE alla realtà emersa dalle ortofotografie del terreno.
Successivamente è stata portata a termine la conversione degli usi previsti nel progetto
CORINE con quelli stabiliti precedentemente per la suddivisione in zone del territorio nello
studio di vulnerabilità. Di seguito si riporta la conversione realizzata, indicando l’uso in base
a CORINE seguito dalla classificazione assegnata con la suddivisione in zone voluta.
 Bosco di conifere. SIN
 Campo da golf. CUR
 Strada asfaltata. INF
 Alveo grande allo stato naturale. SIN
 Agrumeti. ARR
 Alveo stretto allo stato naturale. SIN
 Colture abbandonate. SIN
 Colture permanenti asciutte. CUS
 Incanalamento artificiale. SIN
 Zone montuose con scarsa vegetazione. SIN
 Struttura urbana aperta. RBD, RMD o RAD (selezionata manualmente in base alle
ortofotografie della zona)
 Formazioni di macchia mediterranea fitta. SIN
 Frutteti irrigui. ARR

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 Frutteti non irrigui. ARS
 Strutture sportive. INF
 Mare. SIN
 Terreno paludoso. SIN
 Macchia mediterranea. SIN
 Boschi di conifere. SIN
 Spiagge e dune. SIN
 Saline. SIN
 Tessuto urbano continuo. RBD, RMD O RAD (selezionato manualmente in base alle
ortofotografie della zona)
 Quartieri periferici con giardini. RBD
 Vegetazione fluviale. SIN
 Vigneti. CUS
 Cave. SIN
 Zona industriale. IND
 Zona portuale. IND
 Zone in costruzione. RBD, RMD O RAD (selezionato manualmente in base alle
ortofotografie della zona)
La copertura vettoriale così ottenuta, con la distinzione fra le abitazioni isolate messe in
rilievo e con la suddivisione in zone per gli usi previsti, appare come illustrato nell’immagine
che segue.

Figura 2. Esempio di suddivisione in zone d’uso del suolo

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5 Valutazione delle Curve di Vulnerabilità

Come si diceva più su in questa relazione, i danni causati da un’alluvione possono essere
classificati nelle seguenti categorie:
 Danni tangibili: quantificabili in termini economici

o Danni diretti

o Danni indiretti

 Danni intangibili

Fra i danni tangibili, ovvero quelli quantificabili economicamente, si considerano diretti quelli
relativi al contatto diretto con l’acqua, e indiretti quelli che sono conseguenza di tale contatto.
I danni diretti possono essere strutturali, interni o esterni (automobili, ad esempio). I danni
indiretti sono i costi finanziari, di perdita di benefici e di sgombero delle macerie.
Lo studio presente si limita a valutare i danni tangibili causati dall’alluvione, lasciando da
parte i danni intangibili, che a volte possono essere molto rilevanti, ma tuttavia sono
difficilmente valutabili.
I danni diretti si ricavano dall’applicazione delle curve di vulnerabilità per i diversi tipi di
suolo, mentre quelli indiretti sono calcolati con un coefficiente diverso per ogni insediamento.

5.1 Curve di vulnerabilità

Per poter ottenere la curva di vulnerabilità di ciascuna delle tipologie in cui è stato diviso il
territorio in funzione dell’uso del suolo, è necessario disporre di una serie di curve di base.
Queste curve elementari rappresentano i danni in percentuale rispetto a un valore massimo di
danno possibile per ognuno degli elementi che possono subire danni. Quindi, se viene
inondata una zona residenziale, nella stessa coesistono garage con abitazioni, garage
sotterranei, negozi, veicoli, ecc. Ovviamente, i danni subiti da un‘unità abitativa non possono
essere valutati nello stesso modo di quelli subiti da un locale commerciale. E’ necessario
avere a disposizione, come punto di partenza, queste curve di base che rappresentano
l’evoluzione dei danni in percentuale rispetto all’altezza d’acqua per ciascuno dei seguenti
beni danneggiati dall’alluvione.
 Residenziale al piano terra
 Garage sotterraneo
 Giardino privato
 Rimozione detriti dai viali
 Danni ai viali
 Veicoli in garage
 Veicoli su viali
 Locale commerciale

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 Industriale
 Colture arboricole asciutte
 Colture arboricole irrigue
 Seminativo asciutto
 Seminativo irriguo
Le curve di vulnerabilità di base rappresentano l’evoluzione dei danni percentuali che
subiscono i beni a seconda della diversa portata di piena che può verificarsi in un’alluvione.
Trattandosi di danni percentuali, si ritiene che il 100% dei danni coincide con il danno
massimo che può essere causato da un’alluvione, successivamente stimato in termini
economici.

5.1.1 Residenziale al piano terra


Il primo caso da studiare, e senza dubbio il più importante per le sue ripercussioni, è il
cosiddetto Residenziale al piano terra.
La definizione data dev’essere intesa in senso lato, giacché include tutti gli usi di tipo
residenziale al livello del suolo. Ciò vuol dire che l’uso finale può variare:
 Abitazione al pian terreno
 Garage privato associato a un’unità abitativa familiare
 Garage condominiale
 Androni e zone comuni per gli edifici condominiali
Per ottenere la curva di vulnerabilità, il punto di partenza è stata la metodologia di lavoro
stabilita nella “Guida per l’ispezione e la valutazione dei danni a edifici dovuti alle alluvioni”,
pubblicata nel settembre 2.009 dall’Istituto Valenzano per le Costruzioni ed edito dalla
Consellería de Medi Ambient, Aigua Urbanisme i Habitatge (Assessorato all’Ambiente e
all’Urbanistica) della Regione di Valenza.
La “Guida per l’ispezione e la valutazione dei danni a edifici dovuti alle alluvioni”, ha come
obiettivo l’analisi dello stato di uno edificio dopo l’evento alluvionale, individuando le
possibili lesioni su elementi strutturali e non strutturali, per stabilire raccomandazioni sulle
azioni successive da intraprendere, e fare una valutazione dei danni per possibili aiuti da parte
della Pubblica Amministrazione.
L’ambito di applicazione riguarda tutti gli edifici per uso abitativo, locali commerciali, garage
o depositi che hanno subito danni come conseguenza di alluvioni causate da forti piogge o
straripamenti.
Gli obiettivi proposti dalla guida sono i seguenti:
 Definire metodologie di ispezione e parametri comuni di valutazione dei danni per far
sì che i tecnici possano applicarli in modo sistematico e omogeneo, dando quindi
rilevanza ai criteri di equità e proporzionalità, e facilitando il compito della gestione
degli aiuti da parte della Pubblica Amministrazione in questi casi di emergenza.

13
 Elaborare una relazione nella quale possano essere riportati la valutazione e
l’estensione dei danni subiti da un punto di vista tecnico, il loro nesso con la
situazione di emergenza e con la portata dei danni subiti da un punto di vista tecnico, il
loro rapporto con la situazione di emergenza e con il contesto sociale e familiare delle
vittime da risarcire.
Il procedimento stabilito nella guida ha lo scopo la valutazione dei danni su un bene che è
ispezionato da un tecnico al fine di arrivare ad una quantificazione. Tuttavia, le curve di
vulnerabilità hanno una concezione radicalmente diversa, dato che si intende stimare a priori i
danni che possono essere causati ad un’abitazione tipo, rappresentativa di tutte quelle della
zona per tutti i diversi livelli di piena che possono essere raggiunti dall’acqua durante
un’alluvione. Per questo motivo, pur essendo stata seguita parzialmente la filosofia della
guida per elaborare le curve, essa è stata modificata e adattata agli obiettivi perseguiti.
La metodologia adottata è quella illustrata di seguito. In primo luogo si suddivide il bene nei
diversi elementi e strutture che lo compongono (struttura, facciate, ripartizioni, rivestimenti,
sistema elettrico, arredamento, ecc.). Successivamente si assegna a ognuno di questi elementi
una percentuale di contributo al valore complessivo dei danni eventualmente causati da
un’alluvione. La percentuale di danni per ogni altezza d’acqua sarà dato dal prodotto del
percentuale di contributo dell’elemento singolo, per un coefficiente (fra 0 e 1) che serve a
quantificare il danno subito sull’elemento per ciascun livello dell’acqua. Infine, il danno
complessivo sarà dato dalla somma dei danni parziali calcolati per ognuno degli elementi in
cui è stato suddiviso l’immobile.
Per il calcolo della curva di vulnerabilità, si fa riferimento ad altezze d’acqua comprese fra
zero (nessun danno) e tre metri. Portate di piena superiori sarebbero molto poco comuni e
inoltre, a partire da questi livelli dell’acqua, l’incremento del danno non cresce altrettanto
velocemente dell’aumento dell’altezza d’acqua. L’intervallo a cui si fa riferimento è variabile,
con una concentrazione maggiore nei livelli di piena inferiori e minore in quelli maggiori. In
questo modo si ottiene una miglior curva caratterizzata.

Uso 0.00 0.10 0.15 0.20 0.40 0.60 0.80 1.00 1.20 1.50 2.00 3.00
Piano terra 0.00% 0.00% 0.50% 2.65% 9.25% 18.30% 26.80% 38.60% 53.20% 69.90% 88.50% 100.00%

Figura 3. Curva di vulnerabilità per la tipologia di struttura residenziale al piano terra

Come appare evidente osservando la curva, ha un valore zero fino a 10 cm di portata di piena.
Il motivo è che si considera base dell’altezza d’acqua il livello del suolo dei viali, per cui per

14
valori minori di portata di piena, si suppone che l’acqua non raggiungerà l’interno
dell’abitazione e non provocherà danni. Di conseguenza, si parte dall’assunto che l’altezza dei
bordi dei marciapiedi sia di 10 cm. Oltre questo valore, la curva aumenta progressivamente
con la portata di piena, raggiungendo una pendenza massima con altezze fra 1 e 1.5 m. Dopo i
2 m di altezza d’acqua, i danni sono molto vicini a quello massimo, che si suppone sia quello
dovuto a onde di 3 m di portata di piena.

5.1.2 Garage sotterraneo

Con lo stesso procedimento dell’esempio precedente, si ottiene la curva di vulnerabilità per i


garage sotterranei. In questo caso, sia le percentuali di contributo degli elementi che i
coefficienti applicati sono diversi rispetto a quelli impiegati nel paragrafo precedente.

Uso 0.00 0.10 0.15 0.20 0.40 0.60 0.80 1.00 1.20 1.50 2.00 3.00
Garage 0.00% 0.00% 0.80% 12.70% 36.90% 59.00% 79.50% 91.80% 100.00% 100.00% 100.00% 100.00%

Figura 4. Curva di vulnerabilità per un garage sotterraneo

In questo caso, vediamo come l’evoluzione della curva sia molto più veloce e raggiunge il
massimo valore con onde di 1.2 m, dato che si presuppone che, per questo valore del pelo
d’acqua, l’entrata della piena nel garage sia intensa e quest’ultimo risulti completamente
inondato.

5.1.3 Giardino Privato

Nel caso che vi siano giardini privati, anche questi subiscono danni. La presenza di giardini
esiste soprattutto in quartieri con unità abitative monofamiliari, tipologia molto frequente
nella zona in esame. La curva di vulnerabilità elementare adottata è quella riportata di seguito.

15
Uso 0.00 0.10 0.15 0.20 0.40 0.60 0.80 1.00 1.20 1.50 2.00 3.00
Giardino privato 0.00% 0.00% 0.00% 5.00% 10.00% 20.00% 30.00% 40.00% 60.00% 80.00% 100.00% 100.00%

Figura 5. Curva di vulnerabilità per un giardino privato

5.1.4 Rimozione detriti dai viali

Ogni alluvione trascina con sé una gran quantità di detriti. Per questo motivo, occorre sempre
incaricarsi di lavori di sgombero dei viali dopo i corsi principali per affrontare questa
eventualità. La curva di vulnerabilità adottata è quella riportata di seguito.

Uso 0.00 0.10 0.15 0.20 0.40 0.60 0.80 1.00 1.20 1.50 2.00 3.00
Sgombero di viali 0.00% 5.00% 10.00% 30.00% 50.00% 70.00% 90.00% 100.00% 100.00% 100.00% 100.00% 100.00%

Figura 6. Curva di vulnerabilità di base per la rimozione dei detriti dai viali

16
5.1.5 Danni ai viali

Nello stesso modo in cui si è stimato il valore dei lavori di rimozione, occorre anche tener
presenti i danni che subiscono i viali e le strutture esistenti (acqua potabile, illuminazione,
semafori, elettricità, ecc.). La curva adottata in questo caso è la seguente.

Uso 0.00 0.10 0.15 0.20 0.40 0.60 0.80 1.00 1.20 1.50 2.00 3.00
Danni ai Viali 0.00% 0.00% 0.00% 5.00% 10.00% 20.00% 30.00% 40.00% 50.00% 60.00% 80.00% 100.00%

Figura 7. Curva di vulnerabilità per danni ai viali

Come si può notare, la curva presenta una crescita lineare con l’incremento della portata di
piena. I danni che sono stati presi in considerazione per l’elaborazione della curva precedente
sono i seguenti:
 Arredo Urbano: panchine, cesti gettacarte, segnaletica, ecc.

 Illuminazione e semafori: lampioni e semafori, cavi e quadri elettrici o di manovra.

 Elettricità: cavi e centraline.

 Igiene: condotte acque reflue, condutture fognarie ed elementi vari come tombini,
fosse settiche e punti di raccordo.

 Acque bianche: condotte, raccordi e altri elementi.

 Telefonia: cavi, quadri elettrici e di comando.

 Viali: pavimentazione dei marciapiedi e fondo stradale.

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 Gas: non si prende in considerazione perché non esiste una rete di distribuzione del
gas naturale nella maggior parte degli abitati in esame. Nell’eventualità che ci fosse, i
danni sarebbero bassi.

5.1.6 Veicoli in garage

Il danno dei veicoli parcheggiati in garage sotterranei nel corso di un’alluvione raggiunge
valori molto rilevanti anche per onde di piena relativamente basse. Tale fenomeno è dovuto al
fatto che l’accesso dell’acqua nei sotterranei causa un livello interno che può essere di molto
superiore a quello esterno dei viali. La forma della curva di vulnerabilità è la stessa dei danni
ai garage sotterranei. In questi casi il fattore chiave è l’altezza d’acqua con la quale ha inizio
l’entrata dell’acqua nel garage, e non l’altezza d’acqua massima raggiunta all’esterno.

Uso 0.00 0.10 0.15 0.20 0.40 0.60 0.80 1.00 1.20 1.50 2.00 3.00
Veicoli in Garage 0.00% 0.00% 0.80% 12.70% 36.90% 59.00% 79.50% 91.80% 100.00% 100.00% 100.00% 100.00%

Figura 8. Curva di vulnerabilità per veicoli in garage

5.1.7 Veicoli in sosta nei viali

I veicoli in sosta nei viali non subiscono danni con portate di piena inferiori a 20 cm. A partire
da questa altezza d’acqua crescono molto velocemente fino a valori vicini a quello massimo
con portate di piena superiori a 1,50 m. La curva di vulnerabilità è quella mostrata nel grafico.

18
Uso 0.00 0.10 0.15 0.20 0.40 0.60 0.80 1.00 1.20 1.50 2.00 3.00
Veicoli in sosta nei viali 0.00% 0.00% 0.00% 0.00% 10.00% 30.00% 50.00% 70.00% 80.00% 90.00% 100.00% 100.00%

Figura 9. Curva di vulnerabilità per veicoli in sosta nei viali

5.1.8 Attività commerciali

Per quanto riguarda il settore terziario nei suoi diversi rami, ci si trova di fronte alla difficoltà
di uniformare le attività eterogenee che caratterizzano questo settore. Il tipo di
differenziazione da introdurre per determinare il livello di sensibilità al rischio, rende
consigliabile l’individuazione delle attività commerciali da un lato, e delle strutture turistiche
e altri servizi, dall’altro. Di solito è il settore della vendita quello che assume il maggior
rischio economico, dato che la portata economica delle perdite dipende direttamente dalla
quantità degli stock, dal ciclo di commercializzazione e dall’ubicazione dei centri di
distribuzione in base al tipo di merce in giacenza. Tuttavia, questo processo di identificazione
comporta grandi difficoltà per essere affrontato in modo affidabile.
Per questo motivo, per valutare i danni alle attività commerciali, si ricorre alla stessa curva di
vulnerabilità dei danni residenziali al piano terra.
Per le zone residenziali, entrambi gli usi coesistono nelle città e i meccanismi di alluvione e i
danni subiti sono simili, dato che normalmente le attività commerciali sono ubicate nei locali
commerciali al piano terra degli edifici.
Per i grandi centri commerciali, lo studio dovrebbe essere specifico, tuttavia, al fine di
ottenere una maggiore omogeneità nei calcoli, si ricorre alla stessa curva di vulnerabilità.

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Uso 0.00 0.10 0.15 0.20 0.40 0.60 0.80 1.00 1.20 1.50 2.00 3.00
Commercio 0.00% 0.00% 0.50% 2.65% 9.25% 18.30% 26.80% 38.60% 53.20% 69.90% 88.50% 100.00%

Figura 10. Curva di vulnerabilità per le attività commerciali

5.1.9 Industria

Se per le attività commerciali la grande varietà di tipologie esistenti rende complicata


l’analisi, per il settore industriale questo fenomeno è ancora più evidente. I danni subiti
dall’industria possono essere molto ridotti o molto elevati per le portate di piena minime in
funzione dell’attività industriale svolta. Pertanto, gli usi industriali costituiscono la tipologia
più complessa per la determinazione della risposta ai danni in una zona a rischio, in
conseguenza dell’attività settoriale nelle produzioni, nel tipo e nel valore delle strutture, livelli
degli stock in deposito, ecc.,Si adotta la stessa curva di vulnerabilità già utilizzata per gli usi
residenziali e commerciali, e descritta in precedenza.

Uso 0.00 0.10 0.15 0.20 0.40 0.60 0.80 1.00 1.20 1.50 2.00 3.00
Industria 0.00% 0.00% 0.50% 2.65% 9.25% 18.30% 26.80% 38.60% 53.20% 69.90% 88.50% 100.00%

Figura 11. Curva di vulnerabilità per l’industria

20
5.1.10 Usi agricoli

Anche per gli usi agricoli, esiste una grande varietà di danni in funzione del tipo di
coltivazione, lo stato vegetativo o le caratteristiche del terreno coltivato. Sarebbe opportuna in
questo senso l’elaborazione di diverse curve di vulnerabilità per ciascuna coltivazione
presente. Tuttavia, la complessità dovuta alla divisione del territorio e l’associazione di un
tipo di coltivazione a ogni punto dello spazio, la rende poco raccomandabile. A Questo
dobbiamo aggiungere che il tipo di coltivazione può variare nel tempo in uno stesso
appezzamento (in base alle scelte dell’agricoltore che lo coltiva).
La scelta è stata quella di ricorrere a due curve di vulnerabilità basilare, una per le colture
arboricole (sia asciutte che irrigue) e un’altra per le altre colture erbacee, ortaggi, vigne, ecc.,
ovvero, tutto quello che non può essere considerato un arbusto.
La curva di vulnerabilità adottata per le colture arboricole presenta ovviamente una doppia
pendenza, dato che per portate di piena inferiori a 1 m, si considera che i danni al raccolto
saranno più o meno rilevanti, ma i danni alla stessa pianta sono nulli. Oltre questa altezza, i
danni agli alberi aumentano progressivamente, per cui non solo si perderà il raccolto, bensì,
nella peggiore delle ipotesi, tutta la piantagione dovrà essere sostituita con quello che questo
comporta.

Uso 0.00 0.10 0.15 0.20 0.40 0.60 0.80 1.00 1.20 1.50 2.00 3.00
Colture arboricole 0.00% 0.00% 0.00% 5.00% 6.00% 7.00% 8.00% 10.00% 30.00% 50.00% 70.00% 100.00%

Figura 12. Curva di vulnerabilità per le colture arboricole

5.2 Moduli

Il passaggio successivo è fra i più delicati, dato che si tratta di valutare il massimo danno che
può essere prodotto su ognuno dei beni investiti da un’alluvione. In funzione di questo
massimo danno, potremo ricavare l’impatto per le altre portate di piena, applicando le curve
di vulnerabilità di base ricavate in precedenza.
Il modulo adottato è diverso per ciascuno dei beni suscettibili di danno nel corso di
un’alluvione, e che sono quelli individuati per l’elaborazione delle curve di vulnerabilità di

21
base. Questo modulo consiste nel valore medio (su tutto il territorio in esame) del massimo
danno (per un’altezza d’acqua superiore a 3 m) causato da un’alluvione su un metro quadrato
del bene in esame.
I moduli adoperati nello studio presente sono i seguenti:
Tipologia Modulo
Residenziale piano terra 200.00 €
Garage sotterraneo 50.00 €
Giardino privato 2.00 €
Rimozione detriti dai viali 0.70 €
Danni ai viali 15.00 €
Veicoli in garage 2.50 €
Veicoli in sosta nei viali 2.50 €
Attività Commerciale 250 €
Industria 250 €
Arboricolo irriguo 0.50 €
Arboricolo asciutto 3.00 €
Seminativo irriguo 0.25 €
Seminativo asciutto 1.50 €
Tabella 2: Moduli adottati per il massimo danno a diversi tipi di beni

5.3 Calibrazione delle curve di vulnerabilità

Il passaggio successivo è la calibrazione delle curve di vulnerabilità ottenute in precedenza.


Questa fase è cruciale, dato che l’elevato grado di incertezza introdotto nelle curve nella loro
elaborazione comporta un alto margine di errore nella stima dei danni. Per ridurre il margine
di errore nella misura del possibile, è necessario calibrare le curve.
Per realizzare la calibrazione occorre conoscere i dati con i danni realmente riportati in
occasione di un evento determinato e confrontarli con i risultati ottenuti applicando le curve di
vulnerabilità sulla suddivisione territoriale in zone.
L’evento più significativo noto per la zona in esame è lo straripamento del Fiume Girona
nell’ottobre del 2007, dato che per prossimità temporale e per la disponibilità di dati di ogni
tipo, è quello più rappresentativo.
Per la calibrazione si utilizzano i dati forniti dal Consorzio Risarcimenti Assicurativi per gli
abitati interessati e per il Comune di El Verger.

5.3.1 Danni riportati nell’evento del Fiume Girona in base ai dati del Consorzio

In uno dei paragrafi precedenti di questa relazione, si è provveduto all’analisi dei dati ottenuti
dall’archivio del Consorzio Risarcimenti Assicurativi. In particolare, sono stati riportati in un
prospetto i danni materiali (in euro attuali) distribuiti per Tipo di Rischio e Insediamento per
l’Evento alluvionale dei giorni 11 e 12 Ottobre 2007 nei quali si verificò lo straripamento del
Fiume Girona. In queste date, le alluvioni riguardarono genericamente tutti i municipi della
zona, per cui il Consorzio provvide al pagamento dei risarcimenti in tutti i municipi.

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Ciononostante, bisogna sottolineare gli effetti negativi causati dallo straripamento del Fiume
Girona in cinque abitati della Marina Alta: Beniarbeig, Dénia, Els Poblets, El Verger e
Ondara. I danni registrati dal Consorzio in questi cinque abitati dopo gli avvenimenti
dell’ottobre 2007 sono pari a 2.807.359 €.

5.3.2 Danni riportati durante l’evento esondativo del Fiume Girona in base ai dati del
Comune di “El Verger”

Per effettuare una calibrazione corretta, si è ricorsi anche ai dati di una perizia elaborata dal
Comune di El Verger, nella quale si riportano i calcoli dei danni riportati per lo straripamento
effettuati dai tecnici municipali, con un criterio di valutazione stabilito dallo stesso consiglio
comunale e basato su parametri oggettivi. Il risultato di questa relazione riferisce danni in El
Verger per un ammontare di 4.274.087 €.
L’importanza di questa relazione e la sua preminenza rispetto ai dati restanti disponibili, è
dovuta al fatto che è un’informazione georeferenziata. In essa infatti, non solo sono elencati i
danni riportati, ma anche gli indirizzi completi con l’ubicazione degli immobili danneggiati.

Figura 13. Situazione degli immobili di El Verger danneggiati dall’alluvione dell’ottobre 2007, riportati
nella perizia del comune locale

Confrontando questi dati con quelli del Consorzio Risarcimenti Assicurativi, che calcola i
danni per un ammontare di 2.807.359 €, è evidente una notevole differenza fra i due valori.
Il motivo di questa differenza non è chiaro, sebbene si possa considerare che la stima dei
danni del Comune includa tutti i danni riportati a causa dell’alluvione, mentre quella del
Consorzio valuti solo quei beni coperti da una polizza assicurativa stipulata, per cui numerosi
beni non sono considerati nei suoi conteggi. D’altra parte, è auspicabile una maggiore bontà
nelle stime da parte dei tecnici municipali di fronte a quelle dei periti del Consorzio.

23
5.3.3 Danni riportati in base ai criteri delle Curve di Vulnerabilità

Le mappe di portata di piena ottenuti con la simulazione idraulica costituiscono l’input del
processo di valutazione della vulnerabilità. Il primo passaggio di questo processo è la
valutazione delle curve di vulnerabilità basilare, che rappresentano i danni percentuali rispetto
a un valore massimo di danno possibile per ciascuno degli elementi soggetti a riportare danni.
In base alla metodologia trattata nei paragrafi precedenti, si sono ottenute curve di
vulnerabilità basilari per ogni tipo di uso del suolo. E’ stato inoltre stimato il modulo di
massimo danno per ciascun uso. Questo modulo è il valore medio (su tutto il territorio
analizzato) del danno massimo (per altezze d’acqua superiori a 3 m) causato da un’alluvione
per metro quadrato del bene analizzato. A partire da questi dati si possono ricavare le curve
di vulnerabilità per uso del suolo (punto cinque del presente capitolo).
Per ricavare i danni in base alle Curve di Vulnerabilità, bisogna precisare alcuni aspetti.
Il municipio di Denia non può essere preso in considerazione nella calibrazione dato che parte
della sua giurisdizione municipale è sì danneggiata dallo straripamento, ma anche da altri
corsi d’acqua di minore entità ma che pure hanno provocato danni.
Dei quattro territori restanti, si possiedono molti più dati di El Verger che degli altri, per cui si
farà riferimento a questo municipio.
Per la calibrazione, non si terranno in considerazione i danni alle colture, dato che questi non
sono riportati né nei dati del Consorzio né in quelli del Comune di El Verger.
Nello stesso modo, per la calibrazione è stata eliminata dalle curve di vulnerabilità la parte
corrispondente ai viali, dato che si tratta di infrastrutture pubbliche non incluse negli elenchi
dei danni riportati da beni privati.
Per la valutazione dei danni causati dall’alluvione, verranno impiegati i risultati ottenuti dalla
modellazione idraulica bidimensionale già realizzata.

Figura 14. Risultati delle massime portate di piena simulate per lo straripamento del Fiume Girona
nell’evento del 2007

24
Il procedimento di valutazione inizia con la copertura raster con elementi di 2x2 e i dati delle
portate di piena per l’evento alluvionale del 2007. Si estrapola da questa copertura la parte
corrispondente al territorio municipale di El Verger mostrato nella figura precedente.
Successivamente si combinano questa copertura e quella che rispecchia le categorie in cui si
suddivide il territorio, per ricavare le quali è stato seguito il processo specificato prima, nel
paragrafo di suddivisione del territorio per zone.
Si procede all’esportazione della banca dati della copertura combinata con quella in cui, per
ogni elemento 2x2 m sia l’onda di piena che la tipologia di uso del suolo. Questi dati vengono
esportati dove, per ogni elemento, si elabora e si ottiene, in funzione del suo uso e della sua
onda, il valore del danno per applicazione delle relative curve di vulnerabilità. Moltiplicando
il danno ottenuto in ogni elemento per 4 (sua superficie) avremo il danno complessivo di tale
elemento durante l’evento. Infine si procede alla somma del danno di tutti gli elementi del
municipio. L’importo ottenuto dopo tutte queste operazioni ammonta a 4.529.330 €.
Il passaggio seguente è la calibrazione di queste curve, in base ai dati forniti dal Consorzio
Risarcimenti Assicurativi e dal Comune di El Verger per i danni relativi all’evento di piena
dell’ottobre 2007.
Per effettuare una corretta calibrazione, si è ricorsi inoltre a una perizia elaborata dal Comune
di El Verger, in cui si opera una stima dei danni riportati a causa dello straripamento da parte
dei tecnici municipali, con parametri di valutazione stabiliti dallo stesso consiglio comunale e
basati su criteri oggettivi. La conclusione di questa perizia è che i danni per El Verger
ammontano a 4.274.087 €.
I risultati delle perizie disponibili sono stati messi a confronto con gli esiti dell’applicazione
delle curve di vulnerabilità alla ricostruzione della mappa della portata di piena relativa
all’evento dell’ottobre 2007. Tale ricostruzione di basa sui modelli idraulici dell’evento
alluvionale. L’importo ottenuto con queste operazioni ammonta a 4.529.330 €.

Figura 15.Densità di rischio alluvioni per danni diretti in euro/anno/m2 nella piana del fiume Girona

25
In base a questi risultati, si può ritenere che i danni ottenuti applicando le curve di
vulnerabilità sulla portata di piena dell’evento alluvionale del fiume Girona sono superiori a
quelli del Consorzio e molto simili a quelli forniti dal Comune di El Verger. Si ritiene che il
calcolo dei danni effettuato dal Comune sia più vicino alla realtà (i dati del Consorzio
valutano solo i danni riportati da beni coperti da polizza assicurativa stipulata), per cui le
curve si possono considerare adeguate.
A questo punto, si può procedere alla stima dei danni diretti. Dopo l’applicazione delle curve
di vulnerabilità alle mappe di massima altezza d’acqua ricavate dalla simulazione idraulica, si
ottengono i danni totali per tempo di ritorno assegnato. Con l’equazione (2), si può calcolare
la densità spaziale dei danni diretti. La Figura 15 mostra la densità di rischio per danni diretti
per la piana del fiume Girona, in cui appare maggiormente concentrato nelle zone urbane.

6 Conclusioni
In questo capitolo è stata presentata una valutazione di rischio di alluvioni nelle aree della
Marina Alta e della Marina Bassa della Provincia di Valenza (Spagna), condotta in base alle
direttrici indicate dalla Direttiva europea quadro sull’Acqua. Lo studio ricorre all’utilizzo di
diversi modelli nelle varie fasi del processo (generazione sintetica di piogge, analisi stocastica
della pluviometria, trasformazione pioggia-flusso di scorrimento superficiale, analisi
stocastica delle massime portate di piena, creazione di modelli idraulici bidimensionali e
valutazione della vulnerabilità), con l’obiettivo di definire il rischio nelle zone soggette ad
alluvioni delle due Marine.
I risultati forniscono delle mappe di massima altezza d’acqua con un valore di probabilità
associato, in termini di tempo di ritorno, derivati dai modelli idraulici bidimensionali. Queste
mappe indicano la pericolosità delle zone studiate di fronte a eventi idrometeorologici
estremi, e sono di fondamentale importanza per la pianificazione e l’ordinamento territoriale.
Inoltre, è stata fornita una stima monetaria del rischio di alluvione, che, mediante curve di
vulnerabilità per utilizzo del suolo, calibrate con danni reali, fornisce una stima del danno in
euro/anno, che appare indispensabile per la valutazione di un’opera, o di un insieme di misure
di difesa dalle piene, attraverso l’analisi costi – benefici e, in modo speciale, la priorizzazione
di azioni nelle diverse zone di alluvione. Inoltre questa metodologia consente alle società
assicurative di poter stimare i rischi e quindi i costi delle polizze assicurative.

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