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Relazione Idraulico-marittima pag.

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Sommario
1. Premessa ................................................................................................ 2
2. Generalità ................................................................................................ 3
3. Inquadramento geografico e mareografico del paraggio ................... 4
3.1 Definizione del settore di traversia ..................................................... 5
3.2 Fetch Geografico ed Efficace ............................................................. 6
4. Valutazione delle Escursioni di Marea ................................................. 9
5. Stima delle Correnti di Gradiente ........................................................ 10
6. Studio delle Caratteristiche del Moto Ondoso ................................... 11
7. Modellazione Idraulica ......................................................................... 13
7.1 I codici “WWWL Editor” .................................................................... 14
7.2 Il codice “WISPH3” ........................................................................... 15
7.3 Il modulo “SPECGEN”...................................................................... 15
7.4 Il modulo GridGenerator................................................................... 17
7.5 Il modulo RCPWave ......................................................................... 17
7.6 Griglia computazionale..................................................................... 18
7.7 Equazioni adoperate dal Modulo ...................................................... 19
8. Interpretazione dei dati ondametrici di largo ..................................... 25
9. Stima dell’onda di progetto ................................................................. 31
9.1 Stima del Periodo di Ritorno ............................................................ 31
9.2 Applicazione del modello Probabilistico e valutazione degli eventi
estremi ......................................................................................................... 33
10. Propagazione delle onde da largo a sotto costa ............................... 36
10.1 Stima delle condizioni estreme ad una profondità di 30m slm ......... 36
10.2 Piani d’onda ..................................................................................... 37

Primi interventi di adeguamento strutturale Provveditorato. Interregionale per le OO.PP. per


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1. PREMESSA
Lo studio idraulico-marittimo viene redatto per la realizzazione di un’opera di
protezione dall’insabbiamento a servizio del Porto di Pescara, in relazione al progetto
esecutivo denominato “Primi Interventi di Adeguamento Strutturale – Lavori di
Realizzazione di una Barriera Soffolta”.

Il presente studio ha consentito la definizione dei principali parametri mareografici


che caratterizzano il paraggio Pescarese, con particolare riferimento alle condizioni
estreme che si osservano in corrispondenza della zona di intervento, o comunque in
generale, in corrispondenza del porto stesso.

La stima delle condizioni di trasporto è specificamente trattata nell’ambito della


relazione specialistica Re.03 “Modellazione Numerica delle Correnti Litoranee e del
Trasporto Solido”, redatta dal prof. ing. Francesco Gallerano dell’Università degli
Studi di Roma “La Sapienza”, cui si rimanda.

Lo studio è stato condotto in accordo alle prescrizioni della vigente normativa, con
particolare riferimento alle “ISTRUZIONI TECNICHE PER LA PROGETTAZIONE DI
DIGHE MARITTIME” – Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, pubbl. 1490, Roma
1996

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2. GENERALITÀ
L’obiettivo del presente studio è quello di caratterizzare il paraggio costiero
d’interesse in termini di:

- Moto ondoso
- Variazione del livello medio del mare
- Correnti litoranee

Tale caratterizzazione è requisito fondamentale per la stima delle sollecitazioni


osservate sulle opere a mare sia in condizioni di progetto (condizioni ultime) sia in
fase di esercizio, nonché per la stima delle condizioni di trasporto (per le quali si
rimanda, come già precisato, alla relazione specialistica Re.03).

L’analisi idraulico marittima è stata sviluppata come segue;

1) Inquadramento Geografico e Mareografico del paraggio


2) Valutazione delle escursioni di marea
3) Stima del regime delle correnti di gradiente (o di densità)
4) Previsione del clima ondametrico a largo del paraggio
5) Analisi statistica dei dati e stima dell’onda di progetto
6) Creazione dei piani d’onda e valutazione delle sollecitazioni di progetto

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3. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E MAREOGRAFICO DEL


PARAGGIO

Il porto di Pescara è un porto-canale del Mare Adriatico situato alla foce del fiume
Pescara, nell'omonimo comune, in latitudine 42°28'04'' Nord e longitudine
14°13'37''Est, ed è classificato, in conformità alle norme vigenti, come porto di II
Categoria, II Classe.

Figura 3.1 - Inquadramento geografico - Pescara

Figura 3.2 - Inquadramento geografico - Porto di Pescara

Per la corretta analisi dei parametri di progetto di un’opera marittima è necessario


definire preliminarmente le condizioni di “esposizione geografica” del sito di
intervento rispetto ai possibili fattori meteomarini come vento, moto ondoso, correnti
e maree. In tale circostanza, come si osserverà in seguito, il fattore d’interesse
principale risulta il moto ondoso.

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3.1 Definizione del settore di traversia


Si definisce settore di traversia di un paraggio il settore angolare che include tutte le
direzioni dalle quali può provenire agitazione ondosa. Per la sua definizione risulta
necessario individuare, in funzione della particolare conformazione delle costa
limitrofa, le estremità di tale settore. Tali estremità sono rappresentate dagli ostacoli
naturali che si oppongono alla propagazione del moto ondoso, ossia le significative
sporgenze di coste alte e scoscese (i promontori).

Per il paraggio in esame il settore di traversia risulta limitato verso sud-est dal
Promontorio del Gargano, e verso nord-ovest dal Monte Conero. In figura 3.3 è
riportata la ricostruzione grafica del settore di traversia così descritto.

Figura 3.3 – Settore di traversia

Geometricamente si osserva un’ampiezza di settore di circa 131°, compresa tra i


340°N e i 111°N.

Il settore di traversia così definito non tiene però in conto degli effetti di rotazione dei
fronti d’onda dovuti ai fenomeni di rifrazione e diffrazione osservati in funzione della
particolare morfologia della costa e delle più o meno complesse batimetrie dei
fondali. In virtù di tale considerazione si è scelto di ampliare il settore di traversia al
range di direzioni comprese tra i 320°N e i 140°N, ottenendo un’ampiezza totale di
180°.

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3.2 Fetch Geografico ed Efficace


Una prima caratterizzazione delle potenziali condizioni di moto ondoso viene
condotta in funzione “fetch geografico” che rappresenta la massima estensione della
superficie marina sulla quale il vento, spirando, trasferisce energia alla massa liquida
sottostante, inducendo la formazione del moto ondoso.

Per la valutazione del fetch, ponendosi al largo del sito in esame e “materializzando”
il cosiddetto “punto di interesse”, vengono delimitati, con un sistema di coordinate
polari, i distinti settori angolari, valutando, per le direzioni medie, le distanze che dal
punto di interesse “traguardano” i margini delle coste opposte allo stesso (che
rappresentano gli estremi della superficie marina). Si è soliti distinguere la traversia
geografica in un settore principale (caratterizzato dalle massime estensioni
geografiche cui risultano solitamente associate le mareggiate più intense) ed un
settore secondario (caratterizzato da estensioni geografiche più contenute
solitamente contraddistinti da stati di mare minori).

Per fetch efficace si intende la lunghezza della porzione di mare sulla quale si esplica
“effettivamente” l’azione del vento responsabile della generazione del moto ondoso.
In bacini semichiusi di estensione limitata come il Mar Adriatico, l’individuazione dei
fetch efficaci può essere eseguita partendo dal fetch geografico.

Il valore del fetch efficace relativo ad una determinata direzione è funzione anche dei
valori dei fetch geografici associati alle direzioni contigue a quella considerata; in
questo modo i fetch efficaci tengono conto del fatto che alla generazione del moto
ondoso oltre alla superficie marina individuata nella direzione media lungo la quale
spira il vento contribuiscono anche le porzioni di mare delle direzioni comprese in un
settore di ± θ rispetto alla direzione media di azione del vento. Di conseguenza la
lunghezza dei fetch efficaci risulta essere diversa da quella dei fetch geografici. Il
calcolo dei fetch efficaci può essere eseguito in base alla seguente relazione:

∑ ∙
,

In cui:

- Fe,w = lunghezza del fetch efficace relativa alla direzione Фw ;

- Fi = lunghezza del fetch geografico nella direzione i-esima appartenente al


settore considerato;

- αi = angolo che la direzione i-esima forma con la direzione principale (Фw – Фi )


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- n = termine esponenziale definito in funzione della legge di distribuzione


direzionale degli spettri di moto ondoso che caratterizzano il sito in esame
(solitamente si assume n = 2).

Secondo il metodo di Saville l’angolo settoriale θ viene posto pari a ±45° mentre il
metodo di Seymour fa riferimento ad un valore di θ = ± 90°. Per quanto concerne al
caso studio si è fatto riferimento al metodo di Saville.

I valori più elevati della lunghezza del fetch geografico si si sono osservati lungo le
direzioni che traguardano la costa veneta (circa 350°N) e la costa albanese (circa
105°N), mentre il settore che si affaccia sulle coste croate (10-80°N) è il più limitato.

Nei diagrammi polari nelle figure 2.4 e 2.5 sono indicati graficamente i valori dei fetch
geografici ed efficaci relativi al punto di analisi. La tabella 2.1 riporta gli stessi valori
in forma numerica. Considerato che nel Mar Adriatico le perturbazioni cicloniche
hanno estensioni massime dell’ordine dei 500 km, i fetch geografici sono stati limitati
a tale dimensione. Il fetch efficace massimo ottenuto risulta pari a circa 297.82 km ed
è riferito al settore di levante.

Figura 3.4 – Fetch geografico del paraggio Figura 3.5 – Fetch efficace del paraggio

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TABELLA DEI FETCH


Settore Direzione Fetch geografico Fetch efficace Settore Direzione Fetch geografico Fetch efficace
di di
[°] [m] [km] [m] [km] [°] [m] [km] [m] [km]
traversia traversia
0 359330 359.33 248895.8 248.9 180 0 0.00 0.0 0.0
10 346460 346.46 262612.5 262.6 190 0 0.00 0.0 0.0
20 261560 261.56 267267.1 267.3 200 0 0.00 0.0 0.0
30 229300 229.30 253694.6 253.7 210 0 0.00 0.0 0.0
40 224000 224.00 242121.6 242.1 220 0 0.00 0.0 0.0
50 220950 220.95 245176.0 245.2 230 0 0.00 0.0 0.0
60 234470 234.47 262180.8 262.2 240 0 0.00 0.0 0.0
70 254560 254.56 283931.0 283.9 250 0 0.00 0.0 0.0
80 316330 316.33 297824.9 297.8 260 0 0.00 0.0 0.0
90 403870 403.87 286511.9 286.5 270 0 0.00 0.0 0.0
100 528170 528.17 269695.0 269.7 280 0 0.00 0.0 0.0
110 538060 538.06 242875.0 242.9 290 0 0.00 0.0 0.0
120 149200 149.20 207443.8 207.4 300 0 0.00 9921.0 9.9
130 103890 103.89 164782.3 164.8 310 0 0.00 79937.4 79.9
140 0 0.00 117651.2 117.7 320 0 0.00 120493.8 120.5
150 0 0.00 69157.1 69.2 330 49640 49.64 161704.6 161.7
160 0 0.00 27502.8 27.5 340 437980 437.98 197505.7 197.5
170 0 0.00 0.0 0.0 350 442390 442.39 226927.9 226.9
Tabella 3.1 – Fetch geografico ed efficace

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4. VALUTAZIONE DELLE ESCURSIONI DI MAREA


Si definisce marea il moto periodico di innalzamento e abbassamento di ampie
masse d’acqua (oceani, mari e grandi laghi), causato da fattori astronomici (marea
astronomica) o metereologici (marea metereologica). La prima è frutto delle forze di
attrazione esplicate dai due astri principali, ossia il Sole e la Luna, sulle masse
idriche. Sebbene il Sole risulti in massa molto maggiore della Luna, quest’ultima ha
un’azione più significativa, in virtù della minore distanza rispetto alla terra.

La marea metereologica, solitamente meno significativa salvo zone particolari, è


frutto principalmente dell’azione del vento (sovralzo di tempesta) e al semplice
instaurarsi di gradienti nel campo di pressione atmosferica agente sulla superficie del
mare.

Riferendosi allo studio meteomarino del PRP 2008, l'analisi armonica dei livelli totali
misurati alle stazioni mareografiche di Pescara permette di definire un'oscillazione di
marea astronomica compresa tra un minimo di 0,20 m ed un massimo di 0,44 m.
Peraltro, nell'ambito dell'ipotesi di linearità del comportamento del bacino Adriatico
(ipotesi comunemente accettata), è possibile discriminare la componente
meteorologica misurata tramite i mareografi. In tal senso i livelli residui estremi sono
compresi tra un minimo di 20 cm ed un massimo di 80 cm per tempi di ritorno
variabili tra un minimo di 2 anni e un massimo di 100 anni.

Con riferimento alla barriera soffolta oggetto di studio, le oscillazioni di marea non
risultano significativamente influenti da un punto di vista strutturale, ma
esclusivamente dal punto di vista funzionale. Infatti, durante le condizioni di “acqua
alta”, la barriera, essendo a cresta bassa, tenderà a diminuire di efficacia, ovvero
tratterrà maggiore quantità di materiale nelle condizioni di bassa marea.

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5. STIMA DELLE CORRENTI DI GRADIENTE


Le correnti di gradiente sono spostamenti di massa idrica dovuti essenzialmente a
differenze di potenziale o a differenze di salinità tra le varie zone componenti le
ampie masse d’acqua, in virtù del processo naturale di raggiungimento dell’equilibrio.

Figura 5.1 – Regime delle correnti Mar Adriatico Centro – Meridionale, fonte CNR

L'analisi d'insieme della figura 4.1 mostra che, a largo della costa meridionale
abruzzese, i flussi delle correnti di densità sono condizionati dal fenomeno di riflusso
della circolazione d'insieme antioraria del Mar Adriatico e pertanto sono diretti da
Nord verso Sud. In generale, nell'Adriatico centrale la velocità media delle correnti in
superficie è piuttosto modesta, con punte massime non superiori ai 50 cm/s. La
particolare conformazione batimetrica del sito in esame, associata alle modeste
escursioni di marea astronomica, permette di asserire che il regime delle correnti di
gradiente ha effetti irrilevanti sulla dinamica dei sedimenti costieri per il paraggio
costiero in esame, e ancor più irrisorie rispetto alle condizioni di stabilità dell’opera
oggetto di studio.

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6. STUDIO DELLE CARATTERISTICHE DEL MOTO ONDOSO


Il moto ondoso rappresenta il movimento più evidente della superficie marina. Questo
è generato a largo in virtù del trasferimento energetico dalle masse d’aria in
movimento (venti) alle masse d’acqua sottostanti, e le sue caratteristiche dipendono
essenzialmente da 3 fattori:

- Intensità del vento

- Durata dell’evento ventoso

- Lunghezza di mare libero sulla quale può agire l’azione del vento (fetch)

Il moto ondoso creatosi a largo, avvicinandosi verso riva, subisce delle trasformazioni
energetiche dovute essenzialmente all’interazione con il fondale e/o con eventuali
ostacoli presenti lungo il percorso. Tali mutazioni sono attribuibili ai seguenti
fenomeni:

- Rifrazione: variazione della direzione dei fronti d’onda a causa dell’interazione


con il fondale;

- Shoaling: variazione dell’altezza d’onda a causa dell’interazione con il fondale;

- Diffrazione: modifica della direzione e delle caratteristiche energetiche dei


fronti d’onda a causa dell’intercettazione di un’ostacolo tale da permettere la
propagazione laterale di energia;

- Riflessione: modifica della direzione dell’’onda a causa dell’intercettazione di


un’ostacolo, ed è definita “totale” se l’onda riflessa presenta le medesime
caratteristiche dell’onda incidente, e “parziale” se si ha dissipazione di energia
sull’ostacolo quindi l’onda riflessa avrà caratteristiche energetiche minori di
quella incidente.

- Frangimento: rottura dell’onda con la quasi totale dissipazione di energia,


causata dall’interazione con il fondale o con una struttura.

Lo studio del fenomeno di moto ondoso risulta molto complesso dal punto di vista
computazionale e necessita di opportuni modelli matematici in grado di tener in conto
di tutti i fattori fisici di interesse, a partire dal fenomeni di generazione, fino alla
definizione delle modifiche energetiche sopra citate.

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Al fine di un corretto studio del moto ondoso incidente su un paraggio, in prima


battuta risulta necessario definire, in termini statistici, il clima ondametrico di largo. A
tale scopo possono essere adottati sia metodi indiretti, a partire dai dati di vento
disponibili da stazioni anemometriche, sia metodi diretti con misure rese disponibili
da stazioni mareografiche.

In entrambi i casi è necessario disporre di serie storiche sufficientemente estese per


conferire affidabilità alle procedure di tipo statistico necessarie per la previsione degli
eventi estremi e per la ricostruzione del clima ondoso medio.

Per la determinazione del clima meteomarino al largo di Pescara è stato utilizzato il


metodo diretto, essendo disponibili i dati registrati dalla boa ondametrica RON
ormeggiata al largo del comune di Ortona, ritenuta rappresentativa per il paraggio
esaminato.

Per il progetto di un frangiflutti, come di ogni altra opera esposta all’ambiente marino,
interessa valutare principalmente le probabili condizioni estreme di sollecitazione
ondosa, mentre per i problemi inerenti la manutenzione dell'opera, o per valutarne il
funzionamento in condizioni operative in relazione agli effetti sulla movimentazione
dei sedimenti, interessano anche le onde di intensità ordinaria.

In seguito si osserverà esclusivamente lo studio delle condizioni estreme, necessarie


ai fini della progettazione strutturale del frangiflutti, rimandando alla relazione Re.03
(Modellazione Numerica delle Correnti Litoranee e del Trasporto Solido) per la
valutazione del funzionamento dell’opera in condizioni operative in relazione al
trasporto solido litoraneo.

In conformità alla normativa vigente, lo studio delle condizioni estreme è stato


effettuato a mezzo di criterio probabilistico, in modo da definire la cosiddetta “onda di
progetto” a largo del paraggio. Si sono quindi valutate le modifiche energetiche che
gli stati di mare subiscono avvicinandosi sotto costa, valutando in fine le sollecitazioni
in corrispondenza dell’opera.

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7. MODELLAZIONE IDRAULICA
Il software è composto da differenti codici di simulazione che concorrono alla
modellazione dei litorali e alla progettazione delle opere di difesa costiera e portuale.

Agli scopi è stato adoperato il pacchetto “NEMOS” (Nearshore Evolution MOdeling


System) composto dai seguenti codici di calcolo:

- GENESIS, codice per lo studio planimetrico della modificazione della linea


di riva dovuto principalmente all’azione del moto ondoso, e in grado di
simulare la presenza di pennelli, dighe foranee, moli ed eventuali
ripascimento della spiaggia nel dominio di studio.

- RCPWAVE, codice bidimensionale alle differenze finite che simula la


propagazione di un evento di moto ondoso da largo a sotto costa, su un
fondale arbitrario definito dall’utente.

- STWAWE, codice bidimensionale alle differenze finite, basato sul modello


matematico della rifrazione inversa spettrale, per simulare la modificazione
da largo a sotto costa del clima ondoso, inserito a mezzo di uno spettro in
frequenza.

Questi codici possono essere adoperati in modo indipendente e si interfacciano ad


ulteriori modelli di calcolo necessari alla elaborazione dei file di input degli stessi. In
particolare:

 GRIDGEN (Grid Generator) è un codice necessario alla definizione del


dominio spaziale sul quale viene effettuata la simulazione. All’interno dello
stesso è possibile creare e/o caricare la batimetria e la topografia del
paraggio, la linea di riva e le correnti litoranee di marea.
 SPECGEN (Spectra Generator) è un codice in grado di creare, importare e
visualizzare spettri direzionali per l’utilizzo in STWAVE.
 WSAV (Wave Station Analysis and Visualization) è un codice adoperato per
l’analisi statistica delle serie storiche degli eventi di moto ondoso, il quale
restituisce sia i riscontri grafici dell’analisi sia gli eventi rappresentativi da
adoperare per le simulazioni. Questo codice infatti si interfaccia con
SPECGEN per la creazione degli spettri.
 WMV (Wave Model Visualization) è il codice adoperato per il riscontro grafico
delle simulazioni effettuate, in grado dunque di analizzare i dati di output dei
codici principali restituendone la visualizzazione grafica.

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 WWWL Editor (Waves, Winds, Water Levels Editor) è un codice necessario


alla creazione o la modifica dei dati di moto ondoso, correnti e maree,
adoperati in input da altri codici come GENESIS e WSAV.
 WISPH3 è un codice per modellare le modifiche spettrali da largo a una
profondità arbitraria, che opera con cospicue semplificazioni del dominio
spaziale, prescindendo dalla reale batimetria del fondo e considerando
esclusivamente l’inclinazione della linea di riva rispetto alla direzione del moto
ondoso incidente.

In sintesi, la procedura computazionale è stata sviluppata come segue:

1) Interpretazione dei dati ondametrici di largo tramite i codici di calcolo “WWWL


Editor” e “WSAV”;
2) Creazione dello spettro di frequenza a mezzo del codice computazionale
“SPECGEN”;
3) Stima dell’onda di progetto di largo in conformità alla normativa vigente;
4) Stima della modifica dei fronti d’onda di progetto da profondità infinita a
profondità finita tramite l’utilizzo del modulo “WISPH3”;
5) Creazione del dominio spaziale a mezzo del modulo “GRIDGENERATOR”;
6) Studio della propagazione del moto ondoso dalla profondità finita a sotto costa
a mezzo del codice di calcolo “RCPWAVE”, con la definizione delle
sollecitazioni di progetto in corrispondenza dell’opera;

Al fine di una corretta interpretazione dei dati restituiti dalla modellazione si


espongono di seguito i modelli matematici, le approssimazioni e le tecniche di
discretizzazione adoperate dal programma.

7.1 I codici “WWWL Editor”


Il codice Wind, Wave and Water Level Editor è un codice in grado di interpretare i
dati ondametrici delle serie steriche. Questo elabora statisticamente i database
ondametrici in termini di altezza d’onda, periodo e direzione, al fine di restituire la
sintesi statistica degli stessi, sia in termini grafici (diagrammi polari, istogrammi di
frequenza ecc.) che numerici.

Questo, interfacciandosi con il modulo WSAV (Wave Station Analysis and


Visualization) permette la restituzione grafica e numerica della sintesi statistica.
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7.2 Il codice “WISPH3”


Il modulo WISPH3 è un codice semplificato per il calcolo dei fenomeni di rifrazione e
shoaling. Questo, noto il clima ondoso di largo, l’inclinazione della linea di riva, la
profondità nella stazione di misura e la profondità in corrispondenza del sito vicino
alla costa considerato, interpola linearmente le batimetrie e valuta i fenomeni di
rifrazione e Shoaling, restituendo il clima ondametrico alla definita profondità. In
particolare restituisce i valori di altezza d’onda, di periodo e di direzione,
opportunamente modificati in virtù dei fenomeni sopra citati.

7.3 Il modulo “SPECGEN”


Il codice computazionale “SPECtra GENeretor” è essenziale per la ricostruzione degli
spettri in frequenza teorici del moto ondoso. Il software utilizza la forma spettrale
“TMA” (Hughes, 1984), secondo la quale la densità spettrale d’energia del moto
ondoso può essere definita come:

, 2 2 , (6.1)
Equazione 7.1 – Densità spettrale (Hughes, 1984)

In cui:

- ETMA(f,h) = densità spettrale di energia;

- g = accelerazione di gravità;

- h = altezza d’onda;

- f = frequenza;

- fp = frequenza di picco;

- 2 , = fattore di frequenza;

- , , = coefficienti dimensionali

In particolare:
,
,
2 , , (6.2)
,

Equazione 7.2 – Fattore di frequenza

Con k = numero dell’evento considerato

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Il modello computazionale permette di utilizzare due metodi di calibrazione dei


coefficienti ossia quello di Pierson-Moskowitz e quello JONSWAP (acronimo di JOint
North Sea WAve Project). Il primo è tarato in condizioni di mare limitato per durata
mentre il secondo per fetch. Date le modeste distanze da costa a costa dell’Adriatico,
nel presente elaborato si è preferito adoperare i coefficienti di JONSWAP con:

4 ; 3.3 ; 0.07 ; 0.09 (6.3)


Equazione 7.3 – Parametri spettrali JONSWAP

Si riporta a titolo esemplificativo una forma spettrale TMA con i parametri JONSWAP:

Figura 7.1- esempio Spettro TMA (parametri JONSWAP)

L’esempio riportato in figura è relativo alla singola direzione di provenienza del moto
ondoso. Il software genera uno spettro in frequenza per ogni direzione del dominio,
restituendo uno spettro direzionale di frequenza. In particolare il dominio considerato
dal codice computazionale ha un’ampiezza di 170°, ossia ± 85° rispetto ad una
direzione media definita dall’utente. Si riporta a titolo d’esempio uno spettro
direzionale esportato dal modulo SPECGEN, in sistema di riferimento cartesiano e
polare

Figura 7.2 – Esempio di Spettro direzionale (sist. rif. cartesiano)


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Figura 7.3 - Esempio di Spettro direzionale (sist. rif. polare)

7.4 Il modulo GridGenerator


Il codice GridGenerator è il modulo adoperato per la creazione della griglia
computazionale. In esso è possibile caricare i dati geometrici del sito nonché i dati di
corrente litoranea. I dati topo-batimetrici sono importabili in formato ASCII (x, y, z)
con la possibilità di scegliere il sistema di riferimento d’interesse. Analogamente, per
la linea di riva si necessita di file di punti x, y georeferenziati. Caricati i dati si procede
con la creazione del dominio spaziale, con la definizione delle dimensioni principali,
dell’inclinazione rispetto al nord e del passo computazionale con il quale
discretizzare lo stesso. Si richiede inoltre la definizione di “stazioni di misura” che
verranno adoperate dai successivi codici per la scrittura dei calcoli. Queste sono
scelte dall’utente, al fine di caratterizzare in termini energetici i punti significativi del
dominio (es: punti in adiacenza a strutture da verificare o progettare)

7.5 Il modulo RCPWave


La propagazione del moto ondoso da largo a sotto-costa è un fattore di rilevante
importanza per qualsiasi studio di Ingegneria Costiera, sia questo mirato alla
progettazione di infrastrutture portuali, opere di difesa dei litorali o allo studio dei
fenomeni di modellazione della linea di riva.

La propagazione del moto ondoso sotto-costa è influenzata da molteplici fattori quali


la complessità della batimetria, la presenza di correnti litoranee, la particolare
condizione di marea e la presenza di eventuali opere a mare.

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Il codice di calcolo RCPWAVE (acronimo di Regional Coastal Process Wave) è un


modello di propagazione delle onde agli elementi finiti che permette la ricostruzione
dei piani d’onda su andamento batimetrico arbitrario ed in presenza di strutture.
Questo adopera la teoria delle onde lineari e permette la valutazione dei fenomeni di
rifrazione, shoaling e diffrazione, prescindendo dai problemi di riflessione delle onde.

Il modello, inoltre, contiene un algoritmo capace di valutare le onde nella surf zone.
Questo modello di Wave-Breaking risulta un’estensione del lavoro di Dally, Dean e
Dalrymple (1984) alle due dimensioni orizzontali.

Una corretta applicazione di un determinato modello richiede una chiara


comprensione dei processi fisici che si verificano nell’area di studio al fine della
simulazione dei processi. I risultati del modello devono fornire una rappresentazione
realistica del sistema fisico che viene modellato.

7.6 Griglia computazionale


Al fine di una corretta interpretazione di quanto descritto in seguito, occorre definire
preventivamente il sistema di riferimento cui è riferito il modello matematico. Questo
prevede l’asse delle ascisse direzionata parallelamente alla direzione media del moto
ondoso e quella delle ordinate parallela alla linea media di riva. L’angolo di
propagazione dei treni d’onda è valutato secondo sistema di riferimento locale
considerando l’asse X come origine e angoli positivi in senso antiorario. Al fine dei
calcoli dovrà inoltre essere definita una griglia computazionale e nei nodi della stessa
dovranno essere note la caratteristiche geometriche del dominio. Si necessita inoltre
di un input d’onda nell’ascissa X=0.

Si riporta schematicamente quanto descritto:

Figura 7.4 – sistema di rierimento STWAVE

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Figura 7.5 – Griglia computazionale STWAVE

7.7 Equazioni adoperate dal Modulo


Il modello matematico adoperato dal codice di calcolo, e descritto in seguito, è
basato sulle seguenti ipotesi:

a) Onde monocromatiche regolari;


b) Modesta pendenza del fondo e fenomeni di riflessione trascurabile.
c) Condizioni d’onda al largo costante lungo il confine del dominio. Tale
approssimazione è abbastanza rispondente alla realtà in quanto per domini
dell’ordine delle decine di chilometri la variazione d’onda a largo risulta essere
irrisoria.
d) Condizione di mare pienamente sviluppato. RCPWAVE è formulato come
modello di stato stazionario. Una formulazione siffatta riduce i tempi di calcolo
ed è adatto per condizioni d’onda che variano lentamente nel tempo. Per la
generazione del moto ondoso, l'ipotesi di mare pienamente sviluppato
significa che le caratteristiche dell’onda non sono limitate dalla durata del
vento.
e) Attrito al fondo trascurabile. L’incidenza dell’attrito al fondo sul fenomeno di
dissipazione dell’onda è stato un argomento di dibattito nella letteratura

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relativa alla modellazione del moto ondoso. Tale parametro è stato spesso
messo in conto tramite un coefficiente dimensionale al fine di ottenere una
corretta analisi dimensionale delle grandezze. Sebbene analiticamente sia
semplice inserire il coefficiente di attrito nel calcoli, risulta molto difficile
stimatelo stesso. Inoltre, essendo le distanze di propagazione molto brevi
(decine di chilometri), la dissipazione d’energia per attrito risulta trascurabile e
comunque si procede a vantaggio di sicurezza.

Sotto tali ipotesi, la legge che governa i fenomeni di trasformazione energetica di


rifrazione-diffrazione combinata è la seguente, ottenuta dalla derivazione
dell’equazione ellittica proposta da Berkhoff (1972,1976):

        cg
 cc g  +  cc g  + 2  = 0
x  x  y  y  c (6.4)

Equazione 7.4 – RCPWAVE - Derivazione dell’equazione ellittica dei processi di trasformazione lineare
(Berkhoff’s 1972,1976)

In cui:

x, y = coordinate lungo le due direzioni orizzontali


c(x,y) = celerità dell’onda (= σ/ k )
σ = frequenza angolare (definito da 2π/ T )
k(x,y) = numero d'onda dato dalla relazione di dispersione
σ2 = gk tanh (kh)
T = periodo d'onda
cg (x,y) = celerità di gruppo ( Mσ/ Mk )
Φ (x,y) = velocità potenziale complesso
g = accelerazione di gravità
h = profondità del fondale
Per numero d’onda s’intende il numero di oscillazioni che si osservano per unità di
lunghezza.

Non considerando i fenomeni di riflessione la velocità potenziale si ottiene a mezzo


di una funzione lineare complessa:

 = aeis (6.5)

Equazione 7.5 – RCPWAVE - Velocità potenziale in assenza di riflessione

Nella quale:

a(x, y) = funzione matematica dell’altezza d’onda = [gH(x,y)/2 σ]


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H(x, y) = altezza d’onda


s(x, y) = funzione matematica della fase dell’onda

Sostituendo la 6.5 nella 6.4 e risolvendo separatamente la parte reale da quella


immaginaria, è possibile derivare le due equazioni. Inoltre, con le assunzioni fatte
alla base del codice, ed in particolare tenendo conto che la teoria delle onde lineari
assume il sistema quale irrotazionale, è possibile pervenire ad un sistema di
equazioni reali che, accoppiato alla funzione di dispersione, restituisce la soluzione
analitica del problema:

1  2a 2a 1 
 + + [ a  ( cc g )]  + k 2 - | s |2 = 0 (6.6)
a  x 2
y 2
cc g 


 | s | sin   -   | s | sin  = 0 (6.7)
x y

 
x
a cc
2
g | s| cos   +
y
a cc
2
g | s| sin   = 0 (6.8)

Equazione 7.6 – RCPWAVE - Parte reale dell’equazione ellittica in relazione alle ipotesi di base

Equazione 7.7 – RCPWAVE - Equazione di base del sistema irrotazionale

Equazione 7.8 – RCPWAVE - Parte immaginaria dell’equazione ellittica in relazione alle ipotesi di base

L’equazione 6.6 permette la valutazione del gradiente di fase | s |2 . Sostituendo


all’interno dell’equazione 6.7 si perviene alla definizione dell’angolo d’onda  . È
possibile infine valutare la funzione d’ampiezza d’onda “a” a tramite la 6.8.

Ricordando che l’ampiezza d’onda è funzione dell’altezza è possibile ricavare


quest’ultima.

Benché esista una soluzione analitica, questa è adoperabile esclusivamente in


condizioni ideali. È infatti necessario adoperare approssimazioni numeriche alla
soluzione analitica per poter conferire un’applicabilità in termini generali.

Le derivate parziali nelle equazioni che governano il fenomeno, verranno quindi


approssimate dai valori di differenze finite, funzione della discretizzazione del
dominio di calcolo, così come descritto al §6.1.5.1.

Le derivate parziali delle funzioni, definite in seguito F, sono approssimate a mezzo


dei seguenti operatori:

 F 2 F i, j - 5 F i+1, j + 4 F i+2, j - F i+3, j


2

 x2 ( x )2 (6.9-1)
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 F F i, j+1 - 2 F i, j + F i, j -1
2

 y2 ( y )2 (6.9-2)

F - 3 F i, j + 4 F i+1, j - F i+2, j
 (6.9-3)
x 2x

F F i, j+1 - F i, j -1
 (6.9-4)
y 2 y

Equazione 7.9 – RCPWAVE - Operatori di Approssimazione alle differenze finite

I pedici “i” e “j” rappresentano, in termini generali, la posizione nel dominio spaziale.
In particolate il termine “i” rappresenta la i-esima cella in direzione X, e
analogamente il termine “j” per la direzione Y.

Figura 7.6 – RCPWAVE - Rappresentazione grafica della discretizzazione del dominio spaziale

Sotto tali considerazioni, i sistema di equazioni differenziali 6.6, 6.7, 6.8 assume la
seguente scrittura alle differenze finite:

1   2 a i, j - 5 a i+1, j + 4 ai+2, j - a i+3, j 


| s |i,2 j = k i,2 j +  
ai, j   ( x )2 
 ai, j+1 - 2 a i, j + a i, j -1  1   - 3 ai, j + 4 a i+1, j - ai+2, j 
+ +    (6.10)
 ( y ) 2
 cc g i, j  2x 
 - 3 cc g i, j + 4 cc g i+1, j - cc g i+ 2, j   a i, j+1 - a i, j -1   cc g i, j +1 - cc g i, j -1   
* +   
 (2 x)   2y   (2  y) 
    

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sin  i 1, j 
1
s i 1, j

 s i , j 1 sin  i , j 1  1  2  s i , j sin  i , j
(6.11)
  s i, j 1 sin  i, j 1  wx
2y
s i1, j1 cos i1, j1
(1 - W)x
- | s |i -1, j -1 cos i -1, j -1 - | s |i, j+1 cos  i, j+1  | s |i, j 1 cos
2y

2
ai -1, j =
1
  a 2
i, j+1 Ai, j+1 + (1 - 2 ) a i, j Ai, j +  ai, j -1 Ai, j -1
2 2
(6.12)
Ai -1, j
W x 2
+  ai-1, j+1 Bi-1, j+1 - ai2-1, j -1 Bi-1, j -1+ (1 - W)x ai,2 j+1 Bi, j+1 - ai,2 j -1 Bi, j -1 
2 y 2 y

Equazione 7.10 - Equazione 7.11 - Equazione 7.12 – RCPWAVE - Sistema di equazioni alle differenze finite

In cui

A = ccg│s│ cos θ,

B = ccg│s│ sin θ,

W, α = fattori di peso

Al fine della restituzione della soluzione, noti i parametri di input lungo la frontiera del
dominio in termini di altezza d’onda, direzione e periodo nonché i dati geometrici del
dominio spaziale, il codice di calcolo adopera la seguente procedura
computazionale:

a. Calcolo del numero d’onda a mezzo dell’equazione della dispersione;


b. Valutazione della celerità dell’onda e della celerità di gruppo nel punto di
calcolo successivo, le quali si ricorda essere funzione del periodo dell’onda e
del numero di dispersione;
c. Nel caso di sola rifrazione, la valutazione dell’angolo d’onda nel sistema di
riferimento locale è effettuata adoperando la legge di Snell’s:

(6.13)

Equazione 7.13 – legge di Snell’s

Con c0 valutabile a mezzo della teoria lineare delle onde come:

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(6.14)

Equazione 7.14 – Clerità di Propagazione dell’onda

d. Nel caso di sola rifrazione, l’altezza dell’onda alla cella di calcolo successiva è
valutata come:
∙ ∙ (6.15)

Equazione 7.15 – Altezza d’onda corretta per rifrazione

In cui Ks e Kr rappresentano rispettivamente il coefficiente di shoaling e di


rifrazione, valutate a mezzo delle seguenti:
1/ 2
 
 
 1 
s =
  2kh  
  1 + sinh (2kh) tanh (kh) 
  (6.16)
Equazione 7.16 – Cofficiente di Shoaling

1/ 2
 cos (  o -  c )
r =   (6.17)
 cos (  -  c ) 

Equazione 7.17 – Coefficiente di rifrazione

e. Nel caso di diffrazione e rifrazione combinate, invece, l’altezza d’onda e


l’angolo vengono valutate a mezzo di procedimento iterativo delle equazioni
6.11 e 6.12 con i seguenti criteri di convergenza:
-∆ 0.0005
-∆ 0.00025
con ∆ ∆ differenza in valore assoluto tra due passaggi di calcolo iterativi
successivi.

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8. INTERPRETAZIONE DEI DATI ONDAMETRICI DI LARGO


Lo studio del moto ondoso è stato effettuato considerando i dati storici rilevati dalla
boa ondametrica sita a largo del comune di Ortona, di proprietà della Rete
Ondametrica Nazionale (R.O.N.), la quale, in virtù dei soli 20 Km di distanza dal
paraggio pescarese, risulta ben rappresentativa degli stati di mare osservati
storicamente a largo dello stesso. Si riportano in tabella 5.1 le caratteristiche della
stazione ondametrica di Ortona:

Caratteristiche delle Boe Triaxys
Fisiche Oscillazione Direzione
Diametro [m] 0.9 Range [m] ± 20 Range [°] 0 , 360
Peso (con  Precisione [%] ≤ 2 Precisione [°] ± 1
[Kg] 197
batterie) Risoluzione [cm] 1 Periodo [s] 1.6 , 33
Peso (senza  Periodo [s] 1.6 , 33 Frequenza di 
[Kg] 90 [Hz] 4
batterie) camponamento
Tabella 8.1 – Caratteristiche BOA ondametrica ORTONA

Le serie storiche sono state reperite dal sito web dell’I.S.P.R.A. (Istituto Superiore
per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e coprono un periodo di 21 anni, con step
di registrazione di 3 ore, per i primi 15 anni (dal 1989 al 2003), e di 30 minuti per i
periodi più recenti (dal 2004 al 2009) per un totale di circa 145’915 eventi dei quali
110'511 risultano attendibili (percentuale dati mancanti =24.2%). Di questi 81400
risultano provenienti dal settore di traversia del paraggio, quindi rappresentativi dei
fenomeni d’interesse.

Le onde appartenenti ad uno stato di mare hanno di regola carattere irregolare. La


normativa vigente prevede che, un fenomeno random quale il moto ondoso, possa
essere schematizzato a mezzo di valori medi o comunque significativi. Gli stati di
mare registrati dalla BOA ondametrica seguono medesimo criterio fornendo, per ogni
step di registrazione, i seguenti dati:

- Hs = altezza d’onda significativa = altezza media del 33% delle onde più alte
osservate durante l’intervallo temporale campione;

- Tp = periodo di picco = periodo massimo dell’onda osservato durante


l’intervallo temporale campone;

- Tm = periodo medio = periodo medio delle onde osservate durante l’intervallo


temporale campione;

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- Dir = Direzione = Direzione media del treno d’onde osservata durante


d’intervallo temporale campione

Un immediato riscontro delle caratteristiche del clima ondametrico di largo si è avuto


a mezzo del diagramma polare di frequenza di accadimento degli eventi ondosi,
ottenuto implementando la serie storica all’interno dei codici WWWL e WSAV, per i
quali si rimanda al §5.1.1.

Figura 8.1 – Diagramma polare di frequenza del clima ondoso di largo

Si riportano inoltre le tabelle riassuntive dei risultati ottenuti:

NUMERO DI EVENTI
dir h < 0.5 0.5 < h < 1 1 < h < 2 2 < h < 3 3 < h < 4 h > 4 h > 5
320‐340 3661 2520 1627 189 49 11
340‐360 6903 4485 2289 334 149 31 6
0‐20 5605 2027 1582 416 408 103 11
20‐40 4613 1815 1506 408 318 75 7
40‐60 4526 1211 615 86 54 25
60‐80 7088 2279 562 41 9 1
80‐100 7888 3626 1569 90 24 1
100‐120 5073 1486 558 30 6
120‐140 1312 305 131 18 3

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Frequenze 
dir h < 0.5 0.5 < h < 1 1 < h < 2 2 < h < 3 3 < h < 4 4 < h < 5 h > 5
320‐340 4.590% 3.159% 2.040% 0.237% 0.061% 0.014%
340‐360 8.654% 5.623% 2.870% 0.419% 0.187% 0.039% 0.008%
0‐20 7.027% 2.541% 1.983% 0.522% 0.512% 0.129% 0.014%
20‐40 5.783% 2.275% 1.888% 0.512% 0.399% 0.094% 0.009%
40‐60 5.674% 1.518% 0.771% 0.108% 0.068% 0.031%
60‐80 8.886% 2.857% 0.705% 0.051% 0.011% 0.001%
80‐100 9.889% 4.546% 1.967% 0.113% 0.030% 0.001%
100‐120 6.360% 1.863% 0.700% 0.038% 0.008%
120‐140 1.645% 0.382% 0.164% 0.023% 0.004%

Dall'analisi dei risultati si evince che, a largo di Pescara, gli stati di mare più frequenti
e caratterizzati da altezze d'onda più elevate provengono dal settore di traversia
compreso tra i 320°N e i 60°N. Tale settore, quindi, più essere assunto quale settore
di traversia principale. Peraltro, è identificabile un settore di traversia secondario che
si estende nell'intervallo angolare 60°N-130°N, nel quale ricadono le direzioni di
provenienza delle mareggiate meno intense ma comunque apprezzabili in termini di
frequenza di accadimento.

In particolare emergono le seguenti caratteristiche

- Le condizioni di calma si osservano con una frequenza pari al 15.4%;

Del restante 84.6%:

- Gli stati di mare caratterizzati da altezze d’onda minori di 0.5m rappresentano


il 58.7%, di cui il 54.23% risulta proveniente dal settore di traversia principale
e il 45.77% da quello secondario;

- Gli stati di mare con altezza d’onda compresa tra 0.5 e 2m rappresentano il
37.8% degli eventi ondosi, di cui il 65.2% con direzione di provenienza
appartenente al settore 320°- 60°N e il 34.8% proveniente dal settore di
traversia secondario;

- Gli stati di mare con altezza d’onda compresa tra 2 e 3 m rappresentano IL


2.0% degli eventi ondosi di largo del paraggio. Di questi il 95.2% provengono
val settore di traversia principale e il 4.8% da quello secondario;

- Gli stati di mare con altezza d’onda superiore a 3 m sono per intero
provenienti dal settore di traversia principale e rappresentano l’1.619% degli
eventi. In particolare l’1.279% è relativo ad un’altezza d’onda inferiore ai 4m,
lo 0.31% all’intervallo 4-5m ed il restante 0.03% è riferito ad altezze d’onda
maggiori di 5m che interessano esclusivamente il sotto settore 0-20°N con
picco di altezza d’onda pari a 6.2m.
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Nelle figure 6.8 e 6.9 sono riportati in forma diagrammare i risultati descritti, con
riferimento anche al periodo dell’onda:

Figura 8.2 – Istrogramma di frequenza del clima ondoso di largo

Figura 8.3 – Block diagram H-DIR del clima ondoso di largo

In possesso di tali dati è stato possibile descrivere energeticamente il clima di largo a


mezzo del codice SPECGEN, per il quale si rimanda al §6.1.2.

In particolare è stato considerato una direzione media di incidenza degli stati di mate
pari a 225°N, in modo da rappresentare nel dominio tutti gli eventi appartenenti al
settore di traversia, e un passo di discretizzazione delle frequenza pari 0.05. Per la
taratura del modello sono stati adoperati i parametri spettrali JONSWAP (Eq 6.3),
adatti agli stati di mare limitati per fetch, quindi ben rappresentativi del caso studio.
L’implementazione dati ha permesso di semplificare la serie storica in 173 stati di
mare elementari di assegnata frequenza di accadimento, equivalenti in termini di
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densità di energia all’intera serie storica, ottenendo la seguente struttura spettrale,


proposta di seguito con sistema di riferimento locale avente zero polare coincidente
con la direzione media di provenienza del moto ondoso(225°N):
Angle (deg)
85.00

57.30

0.00

-57.30

-85.00
0.70 1.00 1.50 2.00 2.15
Frequency (hz)

Figura 8.4 – Spettro direzionale in frequenza - Sistema di riferimento cartesiano (SRL: θ = 225°)

90.0

120.0 60.0

150.0 30.0

0.0
180.0 0.942 1.183 1.425 1.667 1.908

210.0 330.0

N 240.0 300.0

270.0
Figura 8.5 – Spettro direzionale in frequenza - Sistema di riferimento polare (SRL: θ = 225°)

Al fine di una corretta interpretazione del presente spettro, si riporta la


sovrapposizione al paraggio esaminato:

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Da questa si evince che, in termini energetici, gli eventi provenienti dal settore di
traversia principale risultano molto più significativi. Le frequenze di picco, infatti, si
osservano per direzioni di incidenza del moto ondoso comprese tra i 0° e 60° del
sistema di riferimento locale che si traducono in direzioni di provenienza del moto
ondoso comprese tra i 345°N (60°SRL) e i 45°N (0°SRL), ossia la fascia centrale del
settore di traversia principale. Le frequenze di picco sono comprese tra i 0.9 – 1.1
Hz, con picco massimo corrispondente ad una frequenza di 0.981Hz.

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9. STIMA DELL’ONDA DI PROGETTO


Ai fini della progettazione di una struttura è necessario conoscere l’altezza d’onda
massima cui essa sarà sottoposta nel suo tempo di vita. Trattandosi di eventi
stocastici, le altezze d’onda non possono essere calcolate con metodi deterministici
e quindi il margine di incertezza dei risultati ottenuti è insito nel problema stesso. I
metodi probabilistici in uso consistono nella ricerca di una legge di distribuzione
rappresentativa del campione di dati disponibile ed in una successiva estrapolazione
di detta legge fino a tempi di ritorno congrui con l’importanza e le esigenze dello
studio.

Lo studio probabilistico è stato condotto in conformità alle “Istruzioni tecniche per la


progettazione di dighe marittime”, valutando dapprima la vita presunta dell’opera (vita
nominale) in relazione al progetto in cui è inserita ed alle sue caratteristiche
funzionali, definendo, inoltre, il livello di rischio in funzione dei danni che l’opera è in
grado di sopportare, uniti alla possibilità di ripristino della normale funzionalità del
manufatto. Con tali parametri è stato definito il periodo di ritorno dell’evento critico
ossia, il tempo in anni che mediamente intercorre tra due eventi di insuccesso
(superamento dell’evento di progetto). Questo parametro risulta l’inverso della
probabilità di superamento assegnata all’evento, tramite la quale, in unione ai
parametri derivanti dallo studio della serie storica, è stato possibile applicare il
modello probabilistico scelto (distribuzione di Rayleigh, suggerita dalla norma di
riferimento), quindi determinare l’onda di progetto.

9.1 Stima del Periodo di Ritorno


Di seguito è riportata la tabella adoperata per l’assegnazione della vita nominale
dell’opera:

Tipo dell'opera Livello di sicurezza richiesto
1 2 3
Vita di progetto (anni)
Infrastrutture di uso generale 25 50 100
Infrastrutture ad uso specifico 15 15 50
Tabella 9.1 – Durata minima di vita per opere e strutture di carattere definitivo
Fonte: “Istruzioni Tecniche per la progettazione delle dighe marittime”

Per infrastrutture di uso generale si intendono opere di difesa di complessi civili,


commerciali o industriali, che non siano destinati ad uno specifico scopo e per i quali
non è chiaramente identificabile il termine della vita funzionale dell'opera. Per
infrastrutture ad uso specifico si intendono le opere di difesa di singole installazioni

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industriali, di porti industriali, di depositi o piattaforme di carico e scarico, di


piattaforme petrolifere, etc.

Il livello di sicurezza 1 si riferisce ad opere o installazioni di interesse locale ed


ausiliario, comportanti un rischio minimo di perdita di vite umane o di danni
ambientali in caso di collasso della stessa (difese costiere, opere in porti minori o
marina, scarichi a mare, strade litoranee, etc.).

Il livello di sicurezza 2 si riferisce ad opere ed installazioni di interesse generale,


comportanti un moderato rischio di perdita di vite umane o di danni ambientali in
caso di collasso dell'opera (opere di grandi porti, scarichi a mare di grandi città, etc.).

Il livello di sicurezza 3 si riferisce ad opere o installazioni per la protezione


dall'inondazione, opere di interesse sopranazionale, comportanti un elevato rischio di
perdita di vite umane o di danno ambientale in caso di collasso della stessa (difese di
centri urbani o industriali, etc.).

Il manufatto in questione risulta facilmente collocabile all’interno delle opere di uso


generale, con Livello di sicurezza 1, attribuendogli dunque una vita nominale pari a:

25

Con riferimento alla seguente tabella è stata inoltre identificata la probabilità di


danneggiamento da assegnare all’opera:

Danneggiamento Incipiente Rischio per la vita umana
Riperussione economica Limitato Elevato
Bassa 0.50 0.30
Media 0.30 0.20
Alta 0.25 0.15

Distruzione totale Rischio per la vita umana
Riperussione economica Limitato Elevato
Bassa 0.20 0.15
Media 0.15 0.10
Alta 0.10 0.05
Tabella 9.2 – Massima probabiltà di danneggiamento ammissibile nel periodo di vita operativa dell’opera
Fonte: “Istruzioni Tecniche per la progettazione delle dighe marittime”

Si assumeranno le probabilità corrispondenti al danneggiamento incipiente o alla


distruzione totale in relazione alle deformazioni-modificazioni subite dall'opera in
caso di danneggiamento, ed alla difficoltà di riparare il danno subito.

Per strutture rigide (dighe a parete verticale), per le quali è estremamente difficile
riparare il danno, si assume la probabilità di distruzione totale.

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Per strutture flessibili o comunque per opere riparabili, si assume la probabilità


corrispondente al danneggiamento incipiente inteso come il livello di
danneggiamento predefinito in relazione al tipo di struttura, al di sopra del quale il
danno è apprezzabile e risulta necessario intervenire con lavori di manutenzione.

Nel caso particolare la struttura, prevista a scogliera, ricade nella condizione di


danneggiamento incipiente e, in virtù della funzionalità dell’opera e delle sue
caratteristiche geometriche, nonché in funzione della sua posizione, è possibile
asserire che si abbia un limitato rischio di perdita di vite umane, attribuendo dunque
una massima probabilità di danneggiamento pari a:

0.5

La combinazione del tempo di vita dell’opera e della probabilità di danneggiamento


ha permesso la definizione del tempo di ritorno dell’evento, valutato secondo la
seguente:

22
1

Equazione 9.1 – Periodo di ritorno

9.2 Applicazione del modello Probabilistico e valutazione degli


eventi estremi
Il modello probabilistico adoperato per la valutazione degli eventi estremi è
rappresentato dalla distribuzione di probabilità di Rayleigh, suggerita dalle Istruzioni
Tecniche di riferimento:

1
Equazione 9.2 – Distribuzione di probabilità di Rayleigh

Nella quale:
- = Probabilità di successo (o di non superamento dell’evento di
progetto), valutabile in funzione del periodo di ritorno come:
1
1

Equazione 9.3 – Correlazione Probabilità di successo – Periodo di ritorno

- = Altezza d’onda di progetto


- = altezza d’onda significativa, valutabile in funzione dello scarto quadratico medio
della serie storica a mezzo della seguente:
∙ ; 3.6 3.8
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Equazione 9.4 – Correlazione tra Altezza d’onda significativa e altezza quadratica media

In cui:

Equazione 9.5 – Scarto quadratico medio delle altezze d’onda

Il coefficiente moltiplicativo “c” è funzione della forma dello spettro, ed in particolare è


tanto più piccolo quanto più largo è lo spettro. Nel caso specifico si è adoperato un
coefficiente pari a 3.8, rimandando al §6.2 per l’osservazione dello spettro del clima
ondoso.

Risolvendo l’equazione di Rayleigh rispetto ad Hp è immediata la valutazione


dell’altezza d’onda di progetto.

Tale modello è stato applicato per ogni sotto-settore della traversia principale. La
scelta è stata condizionata dall’osservazione dello spettro direzionale (§6.2) da cui si
evince che i picchi in frequenza sono limitati proprio a tale settore.

Si riporta in seguito la tabella riassuntiva dei risultati ottenuti dal procedimento


computazionale descritto:

TR [anni] Pvr [‐]
22 0.955
2
Dir [°N] N. eventi Σ Hi Hrms [m] Hs [m] Hp [m]
[320;340] 7891 7088.26 0.95 3.60 4.48
[341;360] 14179 12657.80 0.94 3.59 4.46
[1;20] 10697 15139.82 1.19 4.52 5.62
[20;40] 8739 12798.94 1.21 4.60 5.72
[41;60] 6515 3608.72 0.74 2.83 3.52
Tabella 9.3 – Altezze d’onda di progetto

Si è infine valutato il periodo di progetto dei singoli eventi, adoperando le formule


semplificative proposte dalla norma i riferimento:

Equazione 9.6 – Correlazione tra i periodi rappresentativi

I doppi valori al denominatore corrispondono, il primo, a spettri normalmente larghi


(spettro di Pierson-Moskowitz, per mare completamente sviluppato), il secondo, a
spettri normalmente stretti (spettro Jonswap, per mari limitati per fetch, e fattore di
intensificazione pari a 3.3).

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Per ogni direzione adottata si è quindi valutato il periodo medio e di conseguenza il


periodo d’onda significativo, assunto, con buona approssimazione, pari al periodo di
progetto.

Si riporta in seguito la tabella riassuntiva dei risultati ottenuti:

Dir [°N] Tm [s] Tp [s]


[320;340] 3.63 3.27
[341;360] 3.79 3.41
[1;20] 4.02 3.62
[20;40] 4.14 3.73
[41;60] 3.84 3.45
Tabella 9.4 – Periodi di progetto

Si riporta infine la tabella descrittiva degli eventi di progetto considerati, assumendo


come direzione di provenienza la direzione media del sotto-settore:

Dir [°N] Hp [m] Tp [s]


330 4.48 3.27
350 4.46 3.41
10 5.62 3.62
30 5.72 3.73
50 3.52 3.45
Tabella 9.5 – Eventi di progetto

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10. PROPAGAZIONE DELLE ONDE DA LARGO A SOTTO COSTA


L’onda, nella sua propagazione da largo verso riva, subisce modifiche di forma,
altezza, direzione e celerità. Le caratteristiche delle onde variano a causa di
fenomeni quali lo shoaling, la rifrazione, la diffrazione, la riflessione e il frangimento,
associati a fenomeni non-lineari dovuti alle interazioni fra le stesse onde e tra le onde
e le correnti.

Mediante modellazione numerica (§6.1.5) sono stati elaborati i piani d’onda che
riproducono l'andamento dei raggi d’onda dal largo fino alla costa, tenendo in conto
di tutti i fattori che concorrono alla loro modifica. Tale studio è stato effettuato al fine
di indentificare le sollecitazioni di progetto in corrispondenza dell’opera soffolta
oggetto di studio, adoperando dunque come forzante di largo gli eventi di progetto
stimati al capitolo precedente.

Il procedimento computazionale si è suddiviso in due passaggi fondamentali:

1) Stima delle onde di progetto ad una profondità verso riva pari a -30m s.l.m.
2) Creazione dei piani d’onda dai -30m s.l.m. fino alla costa

10.1 Stima delle condizioni estreme ad una profondità di 30m


Preso atto della linearità delle batimetrie nel dominio di interesse (dalla profondità di
70m alla profondità di 30m), e dell’assenza di opere o generici ostacoli lungo tale
percorso, la stima delle onde di progetto alla profondità di -30m s.l.m. è stata
effettuata con procedura semplificata, adoperando il codice di calcolo WISPH3, per il
quale si rimanda al §6.1.2, considerando quindi le sole modifiche per rifrazione e
shoaling su fondale di pendenza lineare, calcolata interpolando linearmente le
batimetrie, orientate in funzione dell’inclinazione della linea di riva. Al fine delle
calcolazioni sono stati adoperati i seguenti dati di input:

- Inclinazione della linea di riva rispetto al Nord (Shoreline Azimut) = 135°

- Profondità di input (relativa alla stazione di misura) = 70m slm

- Profondità di chiusura del dominio = 30m slm

La scelta della profondità di chiusura del dominio è stata effettuata in modo da


garantire l’ottimizzazione del calcolo. In altri termini si è scelta una profondità che
garantisca le ipotesi su cui è basato il modello, effettuando in un secondo momento
lo studio agli elementi finiti (piani d’onda).

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Adoperando come input ondametrico gli stati di mare di progetto valutati al capitolo
precedente, il codice di calcolo ha riscontrato le seguenti modifiche dei fronti d’onda:

D = ‐70m slm D = ‐30m slm
Dir [°N] Hp [m] Tp [s] Dir [°N] Hp [m] Tp [s]
330 4.48 3.27 339.9 3.91 3.27
350 4.46 3.41 353.1 4.32 3.41
10 5.62 3.62 10.4 5.61 3.62
30 5.72 3.73 30 5.72 3.73
50 3.52 3.45 50 3.52 3.45
Tabella 10.1 – Onde di progetto alla profondita di 30m slm

Dall’osservazione dei risultati si evince che i fronti d’onda provenienti dai settori di
direzioni medie 330 e 350 °N subiscono modifiche apprezzabili sia in termini di
direzione di provenienza che di altezza d’onda, a differenza degli stati di mare
provenienti dai settori di direzione media 10, 30 e 50°N, per i quali si osservano
modifiche minime sia in termini energetici che direzionali. Tale circostanza è causata
dalla maggiore inclinazione dei primi rispetto alla direzione ortogonale alle batimetrie
(≈ 45°N), la quale causa, da un lato la deviazione dei treni d’onda (fenomeno della
rifrazione) e dall’altro una maggiore dissipazione energetica.

10.2 Piani d’onda


Al fine della valutazione dei piani d’onda dalla sezione di largo a profondità 30m fino
alla costa, si è proceduto alla definizione del dominio spaziale e della griglia
computazionale, adoperando opportuna discretizzazione per la successiva
applicazione del modello matematico.

10.2.1 Dominio spaziale

La definizione del dominio spaziale è stata effettuata utilizzando i rilievi batimetrici


effettuati dal Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche per il Lazio,
l’Abruzzo e la Sardegna nel novembre 2014 e le carte nautiche dell’Istituto
Idrografico della Marina. Queste ultime sono state utilizzate per le batimetrie dai 12m
fino alla profondità relativa alla stazione di misura ondametrica (70m).

I dati topografici del paraggio sono stati reperiti dalle carte topografiche presenti nel
geo-portale della Regione Abruzzo.

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Tramite l’utilizzo del codice GridGenerator, i dati in questione sono stati discretizzati
a mezzo di una griglia computazionale a maglie quadre di lato 10m, orientata
secondo sistema di riferimento locale, coì come descritto al §6.1.4.

Secondo il sistema di riferimento metrico UTM-WGS 1984 - Zone 33 North, la griglia


computazionale ha origine alle coordinate X=434980.0m; Y=4710569.0m ed ha un
Azimut pari a 225°N. In tal modo l’asse delle ascisse del sistema di riferimento locale
risulta perpendicolare alla linea di riva. Nel sistema di riferimento locale il dominio ha
le seguenti dimensioni:

DX = dimensione ortogonale alla linea di riva = 9500 m

DY = dimensione parallela alla linea di riva = 8000 m

per un totale di 760'000 punti di calcolo.

È di seguito riportato l’illustrazione grafica del dominio di calcolo:

Figura 10.1 – Piani d’onda - Dominio computazionale

10.2.2 Piani d’onda e valutazione delle sollecitazioni di progetto

Secondo quanto descritto al paragrafo 6.1.5, è stato adoperato il modulo RCPWAVE


per valutare la modifica dei fronti d’onda lungo la griglia computazionale. Allo scopo,
sono stati vagliati gli input ondametrici di progetto relativi alla profondità di 30m,
quindi coincidenti con la sezione iniziale della griglia computazionale.

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Dai risultati restituiti dal codice è stato possibile individuare numericamente le


caratteristiche del moto ondoso in ogni punto della griglia computazionale, in termini
di direzione, altezza e periodo dell’onda, valutando inoltre la posizione dei frangenti.
In particolare il modulo ha restituito n.5 piani d’onda, uno per ogni input ondametrico,
riportati in seguito in forma grafica.

Piano d’onda 1:
Hp(d=30m) = 3.93 m
T = 3.27 s
Dir = 65° (340°N)

Figura 10.2 – Piano d’onda H=3.93m; T=3.27s; DIR=340°N

Piano d’onda 2:
Hp(d=30m) = 4.32 m
T = 3.41 s
Dir = 52° (355°N)

Figura 10.3 – Piano d’onda H=4.32m; T=3.41s; DIR=355°N

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Piano d’onda 3:
Hp(d=30m) = 5.60 m
T = 3.62 s
Dir = 34.5° (10.5°N)

Figura 10.4 – Piano d’onda H=5.60m; T=3.62s; DIR=10.5°N

Piano d’onda 4:
Hp(d=30m) = 5.72 m
T = 3.73 s
Dir = 15° (30°N)

Figura 10.5 – Piano d’onda H=5.72m; T=3.73s; DIR=30°N

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Piano d’onda 5:
Hp(d=30m) = 3.52 m
T = 3.45 s
Dir = -5° (50°N)

Figura 10.6 – Piano d’onda H=3.52m; T=3.45s; DIR=50°N

Dai risultati in forma numerica è stato possibile definire le sollecitazioni in


corrispondenza dell’opera. In particolare, l’attenzione si è focalizzata su n.8 punti
disposti lungo il profilo previsto della struttura foranea. Di seguito si riporta
l’illustrazione grafica dei punti di registrazione calcoli, rimandando alla tavola Ge.03
per il dettaglio degli stessi:

Si riportano in seguito i risultati restituiti dal codice in forma numerica, evidenziando


le massime sollecitazioni osservabili lungo il profilo della struttura. Le coordinate dei
punti di misura fanno fede al sistema di riferimento UTM-WGS 1984 – Zone 33 Nord.

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St X Y d Progressiva H1 H2 H3 H4 H5
[m] [m] [m] [m] [m] [m] [m] [m] [m]
1 436382.90 4702111.10 0.5 50 0.390 0.407 0.219 0.299 0.194
2 436401.80 4702150.90 1 99.5 0.525 0.567 0.088 0.212 0.596
3 436442.90 4702253.70 1.5 270.5 0.919 1.080 1.320 0.220 1.260
4 436451.85 4702289.40 2 380 1.080 0.772 0.381 0.236 0.694
5 436462.10 4702326.30 2.5 413 0.974 0.558 0.155 0.200 0.165
6 436496.00 4702445.80 3 460 0.345 0.152 0.091 0.069 0.230
7 436520.02 4702527.60 3 510 0.104 0.096 0.087 0.121 0.167
8 436554.62 4702603.80 2.5 590 0.091 0.087 0.084 0.170 0.153

Tabella 10.2 – Output piani d’onda lungo il profilo dell’opera

Dalla presa visione dei risultati consegue che la massima altezza d’onda risulta pari
a 1.32 m ed è relativa ad una profondità di 2.0m, in corrispondenza della progressiva
dell’opera dalla linea di riva pari a 270.5m. Questa è relativa all’evento di progetto 3,
caratterizzato da un’altezza d’onda di largo pari a 5.60m proveniente dal settore di
direzione media pari a 10°N.

Tale evento può essere quindi classificato come evento di progetto.

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Indice delle figure


Figura 3.1 - Inquadramento geografico - Pescara.................................................................................................... 4

Figura 3.2 - Inquadramento geografico - Porto di Pescara ...................................................................................... 4

Figura 3.3 – Settore di traversia ............................................................................................................................... 5

Figura 3.4 – Fetch geografico del paraggio - Figura 3.5–Fetch efficace del
paraggio…………………………………7

Figura 5.1 – Regime delle correnti Mar Adriatico Centro – Meridionale, fonte CNR .............................................. 10

Figura 6.1- esempio Spettro TMA (parametri JONSWAP) ..................................................................................... 16

Figura 6.2 – Esempio di Spettro direzionale (sist. rif. cartesiano) .......................................................................... 16

Figura 6.3 - Esempio di Spettro direzionale (sist. rif. polare) ................................................................................. 17

Figura 6.4 – sistema di rierimento STWAVE Figura 6.5 – Griglia computazionale STWAVE ............................... 18

Figura 6.6 – RCPWAVE - Rappresentazione grafica della discretizzazione del dominio spaziale ........................ 22

Figura 6.7 – Diagramma polare di frequenza del clima ondoso di largo ................................................................ 26

Figura 6.8 – Istrogramma di frequenza del clima ondoso di largo.......................................................................... 28

Figura 6.9 – Block diagram H-DIR del clima ondoso di largo ................................................................................. 28

Figura 6.10 – Spettro direzionale in frequenza - Sistema di riferimento cartesiano (SRL: θ = 225°) ..................... 29

Figura 6.11 – Spettro direzionale in frequenza - Sistema di riferimento polare (SRL: θ = 225°) ........................... 29

Figura 6.12 – Piani d’onda - Dominio computazionale ........................................................................................... 38

Figura 6.13 – Piano d’onda H=3.93m; T=3.27s; DIR=340°N ................................................................................. 39

Figura 6.14 – Piano d’onda H=4.32m; T=3.41s; DIR=355°N ................................................................................. 39

Figura 6.15 – Piano d’onda H=5.60m; T=3.62s; DIR=10.5°N ................................................................................ 40

Figura 6.16 – Piano d’onda H=5.72m; T=3.73s; DIR=30°N ................................................................................... 40

Figura 6.17 – Piano d’onda H=3.52m; T=3.45s; DIR=50°N ................................................................................... 41

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Indice delle tabelle


Tabella 3.1 – Fetch geografico ed efficace .............................................................................................................. 8

Tabella 6.1 – Caratteristiche BOA ondametrica ORTONA ..................................................................................... 25

Tabella 6.2 – Durata minima di vita per opere e strutture di carattere definitivo Fonte: “Istruzioni Tecniche per la
progettazione delle dighe marittime” ...................................................................................................................... 31

Tabella 6.3 – Massima probabiltà di danneggiamento ammissibile nel periodo di vita operativa dell’opera Fonte:
“Istruzioni Tecniche per la progettazione delle dighe marittime” ............................................................................ 32

Tabella 6.4 – Altezze d’onda di progetto ................................................................................................................ 34

Tabella 6.5 – Periodi di progetto ............................................................................................................................ 35

Tabella 6.6 – Eventi di progetto ............................................................................................................................. 35

Tabella 6.7 – Onde di progetto alla profondita di 30m slm ..................................................................................... 37

Tabella 6.8 – Output piani d’onda lungo il profilo dell’opera ................................................................................... 42

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Indice delle Equazioni


Equazione 6.1 – Densità spettrale (Hughes, 1984)................................................................................................ 15

Equazione 6.2 – Fattore di frequenza .................................................................................................................... 15

Equazione 6.3 – Parametri spettrali JONSWAP .................................................................................................... 16

Equazione 6.4 – RCPWAVE - Derivazione dell’equazione ellittica dei processi di trasformazione lineare
(Berkhoff’s 1972,1976) ........................................................................................................................................... 20

Equazione 6.5 – RCPWAVE - Velocità potenziale in assenza di riflessione .......................................................... 20

Equazione 6.6 – RCPWAVE - Parte reale dell’equazione ellittica in relazione alle ipotesi di base ........................ 21

Equazione 6.7 – RCPWAVE - Equazione di base del sistema irrotazionale .......................................................... 21

Equazione 6.8 – RCPWAVE - Parte immaginaria dell’equazione ellittica in relazione alle ipotesi di base ............ 21

Equazione 6.9 – RCPWAVE - Operatori di Approssimazione alle differenze finite ................................................ 22

Equazione 6.10 - Equazione 6.11 - Equazione 6.12 – RCPWAVE - Sistema di equazioni alle differenze finite .... 23

Equazione 6.13 – legge di Snell’s .......................................................................................................................... 23

Equazione 6.14 – Clerità di Propagazione dell’onda.............................................................................................. 24

Equazione 6.15 – Altezza d’onda corretta per rifrazione........................................................................................ 24

Equazione 6.16 – Cofficiente di Shoaling .............................................................................................................. 24

Equazione 6.17 – Coefficiente di rifrazione ............................................................................................................ 24

Equazione 6.18 – Periodo di ritorno ....................................................................................................................... 33

Equazione 6.19 – Distribuzione di probabilità di Rayleigh ..................................................................................... 33

Equazione 6.20 – Correlazione Probabilità di successo – Periodo di ritorno ......................................................... 33

Equazione 6.21 – Correlazione tra Altezza d’onda significativa e altezza quadratica media ................................. 34

Equazione 6.22 – Scarto quadratico medio delle altezze d’onda ........................................................................... 34

Equazione 6.23 – Correlazione tra i periodi rappresentativi ................................................................................... 34

Primi interventi di adeguamento strutturale Provveditorato. Interregionale per le OO.PP. per


Lavori di realizzazione di una barriera soffolta il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna

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