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- Instaurando una pressione positiva, aprendo la porta, l’aria presenta all’interno (sicuramente
contaminata) andrebbe verso fuori.
- Instaurando una pressione negativa, aprendo la porta, l’aria presente all’interno viene filtrata
perché viene dirottata in maniera negativa verso la canalizzazione dei filtri.
Esiste anche una pressione positiva, solitamente presente nelle sale operatorie. Il problema dell’aerazione è un
problema degli operatori sanitari: quest’ultimi non gestiscono tecnicamente l’impianto di aspirazione, ma
metodologicamente decidono se fare una pressione piuttosto che un’altra. Anche questo fa parte dei dispositivi
di protezione in quanto consente di proteggersi. La pandemia da COVID-19 ha fatto emergere con forza
problematiche preesistenti, ma che per consuetudine non portavano a riflettere. L’ambiente, soprattutto in
terapia intensiva, deve avere una logica. L’isolamento mediante i box in terapia intensiva non è totale poiché le
terapie intensive “a box chiusi” prevedono dei locali separati: alcuni locali per alloggiare i pazienti infetti e gli
operatori che li assistono e altri locali per il personale di supporto che non assiste direttamente i malati o
utilizzati nel momento in cui questi ultimi non assistono i malati. Ciononostante, esistono degli svantaggi:
l’intervento nei confronti dell’ammalato è sempre meno veloce in confronto all’open space.
Spesso i DPI vengono utilizzati senza chiedersi perché vengono indossati, se è utile farlo, se i vantaggi sono
superiori agli svantaggi etc. Qualunque azione fatta per difendere, monitorare e attenzionare il paziente
dovrebbe nascere da una reale convinzione che quell’azione ha un vantaggio. Qualora ciò non dovesse esser
fatto, si verificherebbe:
SURGICAL CAP
Andando ad esercitare alcune skills come l’aspirazione bronchiale, l’intubazione o ancora la gestione generale
delle vie aeree (che risulta essere il metodo principale di contagio), si consiglia l’utilizzo della mascherina FFP3.
In un reparto COVID-19 ci sono numerosi pazienti, quindi molti punti di emissione di goccioline infette: il virus
ha un tempo di sopravvivenza. Tali goccioline tendono a depositarsi, infatti, su qualsiasi superficie. Il contatto
mani – mucose con superfici contaminate fa, infatti, da vettore per la trasmissione del virus. Tra le
raccomandazioni prevale quella, quindi, di evitare di toccarsi il viso con le mani non ancora lavate, in modo da
tenere al sicuro naso, bocca e occhi e da evitare una percentuale di contagio a livello delle vie aeree.
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Proprio per questo motivo si decide che gli operatori sanitari dovessero essere bardati con tute protettive, per
evitare di fare da vettore per la trasmissione del virus al di fuori dei reparti e mettendo in atto procedure di
vestizione e svestizione per gli operatori in ambienti a rischio di trasmissione di Covid-19. Per ridurre il rischio di
trasmissione del virus si ritenne, infatti, necessario assicurare dei percorsi sporco/pulito. Doveva, quindi, essere
garantita sempre la zona pulita dedicata alla vestizione e la zona sporca dedicata alla zona di svestizione. E’
stato dimostrato che indossando la tuta e le scarpe, la percentuale di contagio da Coronavirus risultava essere
molto bassa. In caso di Ebola è differente: il virus Ebola si trasmette alle persone attraverso lo stretto contatto
con sangue, secrezioni, tessuti, organi o fluidi corporei di persone infette. Tutta la superficie corporea non deve
avere contatti con i liquidi biologici della persona infetta. Proprio per questo motivo, infatti, è fondamentale
utilizzare le tute protettive: quest’ultime rappresentano, infatti, il massimo della protezione.
Dunque:
possibile ottimizzando i tempi. Uno studio ha dimostrato quanto tempo si impiegasse per il
semplice lavaggio delle mani. Risulta essere più funzionale (in termini di costo e tempi) il lavaggio
con la soluzione idroalcolica. Uno studio ha dimostrato il risultato ottenuto lavando le mani con il
lavaggio sociale e successivamente appoggiando le dita su un terreno di coltura (le piastre rosse),
per poi effettuare lo stesso procedimento mediante il lavaggio con soluzione idroalcolica. La
differenza tra i risultati ottenuti dai due procedimenti non era molta, ma era molta la differenza tra
le mani lavate e quelle non lavate. Purtroppo, diversi studi mostrano che molte persone non si
lavano le mani in modo adeguato. Lavarsi le mani è un modo per fermare la diffusione di agenti
patogeni e malattie infettive. Farlo bene dunque, è importante.
Check attivazione pressione negativa o positiva dell’areazione della stanza del paziente in base alle
necessità cliniche
giusta pressione di aspirazione e che l’aspirazione vada a muro 1 e non nel contenitore resevoire che
si trova al di sotto, il quale non serve a contenere ciò che aspiriamo poiché si riempirebbe molto
velocemente e si otturerebbe.
4. Check cassetti gestione delle viee aeree tra cui si hanno i filtri anti-microbici, filtri HME,
catetermount, lubrificante idrosolubile, cannule di Guedel di misure, maschere facciali per
ventilazione di misure. I filtri anti-microbici si usano dopo il corrugato. I filtri HME, oltre a filtrare,
hanno una funzione di umidificazione. Tale umidificazione è passiva in quanto si umidifica con lo
stesso atto respiratorio dettato dal ventilatore.
5. Check presenza di filtro HEPA, alla fine della branca espiratoria del circuito del ventilatore
automatico con data del giorno corrente (sostituzione obbligatoria ogni 24 ore). Nell’ambito dei
filtri HEPA si considera l’aria che esce dal paziente. Tale filtro è stato usato come filtraggio dell’aria
espirata dei pazienti Covid (che, altrimenti, andrebbero ad inquinare l’aria). Il filtro HME si presenta
generalmente con il colore verde, ma ne esiste un altro con un anello intorno di colore giallo. Esso
si posiziona alla fine della branca espiratoria, cercando di fare un filtraggio verso l’esterno (verso
l’aria). Considerando che la funzione di filtraggio dura 24 ore, occorre scriverlo per ricordarsi di
sostituirlo dopo tale periodo. I device devono essere sostituiti 2 dopo un certo periodo di tempo.
6. Check di sondini di aspirazione di diverse misure. Ogni
calibro, ogni misura e ogni pressione negativa (fino a
300 in quello al muro) risulta essere
differente: creando una pressione
negativa attraverso un sondino, per
quanto riguarda il tubo endotracheale,
più grosso è il sondino e maggiore sarà
la parte interna occupata del tubo
endotracheale. Quindi, un grande tubo
ostruisce la parte di ingresso nel tubo
endotracheale. Esercitando una
pressione, quest’ultima sarà maggiore
in quanto si crea il sottovuoto. Minore
è il tubo e minore sarà la pressione
(sottovuoto) che si esercita. Il colore
ottimale di tale tubo endotracheale è
rappresentato dal verde (anche l’arancione, mentre per i bambini quello bianco/nero, avente un
calibro più piccolo). Dunque, maggiore è il calibro e maggiore sarà la pressione negativa che si crea
all’interno dei polmoni: si avrà una pressione negativa maggiore negli alveoli. Un alveolo con una
certa difficoltà a dilatarsi tenderà a creare una pressione negativa in maniera tale da aumentare la
parte dell’alveolo che fa parete. Alcuni pazienti con determinate patologie (come quelle ostruttive
che li portano inevitabilmente ad essere ventilati), a causa della perdita del surfactante dovuta
all’età o a processi infiammatori (si tratta di una sostanza che consente la lubrificazione a livello
alveolare; il surfactante impedisce il collasso degli alveoli più piccoli, l'eccessiva espansione di quelli
più grandi e aumenta la compliance polmonare), vanno più facilmente incontro alla perdita
dell’elasticità dell’alveolo. Impiegando molto tempo, attraverso la ventilazione, ad aumentare il
reclutamento alveolare (e quindi il rigonfiamento polmonare), non è possibile fare un’aspirazione in
distress respiratorio. Ogni azione comporta dunque una reazione: anche l’aspirazione, per quanto
riguarda la gestione delle problematiche respiratorie, risulta essere molto importante.
Check allarmi del ventilatore automatico:
1
L’aspiratore a muro è rappresentato nell’ultima immagine a destra.
2
Ad esempio le mascherine si devono sostituire secondo le norme della casa produttrice ma noi stessi dobbiamo capire quando
perde il suo valore (come nel caso in cui siano sporche o la parte interna sia entrata in contatto con le mani).
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Check sul ventilatore della funzione “Ventilazione di back – up” o “Apnea Ventilata”: deve essere su “on”
se i pazienti sono in Pressure Support Ventilation3.
viene annoverato l’inserimento di una targhetta per segnalare il paziente. La scala di valutazione
del rischio di caduta del paziente risulta proprio essere la scala di Conley.
Prima di uscire dal box paziente effettuare controllo delle infusioni che stanno terminando e
anticiparne in cambio su quelle imminenti per minimizzare il reingresso nel box (cosiddetto "zero
delle pompe"). Non esistono farmaci che potrebbero maggiormente creare problemi
nell’ottimizzare il cambio della pompa o nella sostituzione della stessa. Quando la pompa di
infusione sta per terminare, avverte di essere prossima alla sostituzione mediante un sistema di
allarme.
Nell’immagine a destra viene mostrato un tipico paziente in terapia intensiva. La prima cosa da fare è la
VALUTAZIONE DEL QUICK LOOK, ovvero un controllo
veloce testa – piede del paziente: si tratta del cosiddetto
“colpo d’occhio”.
finire in esofago o nei bronchi. Questo succede alimentando il paziente: il gonfiaggio e fissaggio del
palloncino risultano essere fondamentali.
Check vie aeree artificiali — tubo tracheostomico. Del tubo tracheostomico bisogna controllare:
Individuazione del tipo di cannula tracheostomica (fenestratalnon fenestrata);
Pervietà: controllo e detersione controcannula;
Corretto fissaggio del tubo tracheostomico;
Controllo stato dello stoma tracheale e medicazione;
Se la cannula è cuffiata: gonfiaggio cuffia tra 25 e 30 cmH2O (almeno 2 volte per turno, prima
dell'igiene del cavo orale e al bisogno).
Check aspirazione sottoglottica (nei pazienti con via aerea artificiale con lume dedicato): in terapia
intensiva non viene utilizzato frequentemente. Il bundle per la prevenzione delle VAP (ovvero la polmonite
causata da ventilatore meccanico) prevedono l’aspirazione sottoglottica. Quest’ultima è prevista:
- 25 mmHg in aspirazione continua;
-100/ -150 mmHg in aspirazione intermittente.
B - BREATHING
Valutazione clinica respiratoria: E’ possibile distinguere una valutazione clinica respiratoria da una
valutazione strumentale respiratoria. Quello della frequenza respiratoria è un parametro
sottostimato. Frequenza respiratoria;
Superficialità/profondità del respiro: E’ importante valutare anche la qualità della frequenza
respiratoria, ovvero se il respiro è superficiale o profondo. La profondità di un respiro denota il
livello di espansione toracica maggiore o inferiore. Più profondo è, più sarà espanso (per cui la
capacità di volume sarà superiore). La superficialità si abbina al valore dell’alta frequenza: aumenta
la frequenza, ma diminuisce il volume. Si tratta della compensazione: talvolta ciò determina solo
l’affaticamento e, quindi, l’aumento della frequenza cardiaca.
Sincronia toraco – addominale: non c’è sincronia toraco – addominale quando l’atto inspiratorio
non è sincronizzato con l’atto espiratorio. In questo caso si suol dire che il paziente “respira di
pancia”: in questo caso il diaframma non riesce a compensare.
Simmetria dell'espansione toracica: l’espansione toracica, fisiologicamente, risulta essere
simmetrica. Qualora non dovesse essere simmetrica, potrebbe essere indice patognomonico. Ciò
comporta la palpazione toracica.
Palpazione toracica alla ricerca di alterazioni morfologiche ed enfisema sottocutaneo (auscultazione
degli emitoraci destro e sinistro superiormente ed inferiormente): l’auscultazione dà la certezza che
da un lato non si ha la ventilazione. La mancanza di murmure sta ad indicare la mancanza di
ventilazione da un lato del polmone. Clinicamente la trachea, per reclutare più aria, si sposta sul
polmone che funziona meglio.
Osservazione del colorito cutaneo;
Valutazione strumentale respiratoria;
Saturazione periferica dell’ossigeno (cambio sede almeno I volta al giorno): se presente catetere
arterioso, privilegiare il posizionamento del sensore su un dito a valle dell’arto con catetere per
contestuale valutazione della perfusione distale. Uno dei gold standard del posizionamento
dell’arteria è il Test di Allen: quest’ultimo delinea eventualmente un problema di vascolarizzazione.
Qualora quest’ultima dovesse essere assente, il pulsiossimetro non sarà capace di captare nulla. La
percentuale di ossigeno è determinata dal colore dell’emoglobina: un dito non perfuso darà una
saturazione bassa. Ciò può fungere da segnale in caso di problemi di perfusione.
Emoglobina arteriosa – EGA (nel paziente critico almeno ogni due ore; al variare delle condizioni
cliniche: dopo almeno 30 minuti dalla variazione dei parametri respiratori del ventilatore; su
necessità di controllo dell’omeostasi elettrolitica, glicemica e
metabolica; su prescrizione medica).
Ossigenoterapia:
Flussi;
FiO2: è la frazione di azione dell’ossigeno.
una capacità di ventilazione superiore, soprattutto con ossigeno. Altro presidio può essere dettato dal Combitube. Tali device
vengono solitamente utilizzati durante l’intervento in 118 in cui, se l’intubazione richiede molto tempo, si ricorre ai dispositivi per le
intubazioni difficili (nonostante l’intubazione orotracheale rappresenti sempre l’intubazione gold standard per quanto riguarda la
gestione delle vie aeree). Non è importante lo strumento utilizzato in questi casi, ma l’importante è non perdere tempo e ventilare
il paziente. E’ necessario che il tempo di non – ventilazione non superi quello della ventilazione.
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Si parla di ventilazione meccanica non invasiva quando vengono utilizzati tutti i dispositivi, tranne il tubo per la
tracheo. La total face risulta essere una maschera utilizzata per la ventilazione meccanica non invasiva. Le
modalità di ventilazione possono essere CPAP, BiPAP, DuoPAP, BiVent, NIV etc. Il volume e le pressioni risultano
essere fondamentali. Nell’ambito della ventilazione non invasiva è possibile annoverare:
Frequenza respiratoria: La frequenza respiratoria è data dagli atti, ovvero quante volte noi
facciamo partire il Tidal: più volte accade, più volte l’atto respiratorio avviene per cui si ha un
volume espirato.
PEEP: è la pressione di fine espirazione;
Percentuale di FiO2.
La motilità di ventilazione;
La frequenza respiratoria;
Il Tidal volume inspirato;
Le pressioni inspiratorie di picco e di plateau: non sono presenti nella ventilazione meccanica non
invasiva;
PEEP: è la pressione di fine espirazione;
Percentuale di FiO2.
Nel ventilatore l’espirazione e l’inspirazione non sono uguali a quella fisiologica. Dunque, se dovessimo misurare
la pressione inspiratoria, quest’ultima sarebbe negativa. Nel ventilatore sarà, invece, positiva: il ventilatore
butta aria dall’esterno all’interno, per cui la
pressione deve essere positiva. Al contrario, si
ha un ritorno e la pressione positiva si azzera.
Non è il ventilatore a determinare
l’inspirazione, ma è una situazione meccanica:
non avendo più una pressione, il diaframma
tenderà a rialzarsi. I muscoli accessori
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tenderanno a ritornare, la gabbia toracica tenderà a stringersi e quindi l’aria fuoriesce. Tutti questi passaggi
vengono poi monitorati nel monitoraggio ventilatorio.
In questo caso si ha una posizione della branca inspiratoria sopra quella espiratoria, a y del circuito mantenuto
più basso rispetto al catheter mount. Solitamente la branca inspiratoria e la branca espiratoria confluiscono nel
raccordo a y il quale, a sua volta, va a confluire nel catheter mount. Tale sostituzione deve avvenire di routine
ogni 15 giorni, tranne in caso di sostituzione per cambio di paziente, perdite, rotture o sporcizie visibili del
circuito.