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ORGANIZZAZIONE AZIENDALE 02 – 04 – 2021

PATTO PER LA SALUTE 2014-2016

Il Patto per la Salute 2014-2016 ridefinisce il sistema di governo dei piani di rientro con processi di
qualificazione dei servizi sanitari regionali che garantiscano l'effettivo raggiungimento degli obiettivi:
 revisione della disciplina del regime di compatibilità dei Commissari ad acta, prevedendo
l'incompatibilità con altri incarichi istituzionali (dal momento che c’è l’incompatibilità con altri
incarichi istituzionali, si dovrebbero nominare i commissari ad acta ad di fuori dei Presidenti della
Regione);
 semplificazione e razionalizzazione delle procedure di verifica dei provvedimenti attuativi del piano
di rientro per poter fare una valutazione reale degli stadi di avanzamento da parte delle regioni;
 realizzazione di un efficace sistema di monitoraggio e supporto alle Regioni, che permetta di
intervenire prima che si creino le condizioni che impongono il piano di rientro.

RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI


Per il raggiungimento degli obiettivi, il Governo e le Regioni prevedono:
1. il piano di rientro, ossia i nuovi Programmi operativi di riorganizzazione, di riqualificazione e di
rafforzamento del Servizio sanitario regionale (PDR), che devono prevedere:
 obiettivi e azioni finalizzate alla definizione della governance regionale nel rispetto delle
norme di garanzia dei LEA, aziendalizzazione, verifica e controllo;
 interventi di riorganizzazione e riqualificazione del SSR idonei a garantire sia i LEA sia
l'equilibrio economico-finanziario, assicurando la coerenza nelle articolazioni sanitarie.
Quando una regione entra nel piano di rientro perché ha speso troppo per la spesa sanitaria (è pari
o maggiore al 5% di deficit) deve riorganizzare, riqualificare e rafforzare il Servizio Sanitario
Regionale: gli obiettivi sono sostanzialmente i LEA perché bisogna garantire quest’ultimi dal
momento che rappresentano l’elemento di equità a livello nazionale.
2. promuovere modifiche normative affinché nel caso di nuovo commissariamento, la nomina a
commissario ad acta sia incompatibile con l'affidamento o la prosecuzione di qualsiasi incarico
istituzionale presso la Regione; tutte le persone che hanno un incarico istituzionale (soprattutto i
presidenti di regione) non possono essere nominati commissari ad acta secondo tale patto per la
salute.
3. il Commissario ad acta, ove nominato, deve essere in possesso di un curriculum con qualificate e
comprovate professionalità ed esperienza sanitaria, anche in base ai risultati raggiunti;
4. i sub commissari svolgono attività di supporto al Commissario. Il loro mandato è vincolato alla
realizzazione di parte o tutti gli obiettivi affidati al Commissario e si avvalgono degli uffici e dei
mezzi necessari per il loro incarico. Per poter lavorare, i sub commissari hanno bisogno che la
struttura regionale della sanità collabori dando la documentazione necessaria.
5. Il Commissario ad acta se in sede di verifica riscontri il mancato raggiungimento degli obiettivi del
piano di rientro, così come specificati nei singoli contratti dei direttori generali, propone con
provvedimento motivato la decadenza dei direttori generali, dei direttori amministrativi e sanitari
degli enti del servizio sanitario regionale. Il commissario ad acta nomina i direttori generali con i
direttori amministrativi e sanitari assegnando degli obiettivi: se tali obiettivi non vengono raggiunti
(i quali servono per superare il piano di rientro e quindi ritornare ad una situazione normale), il
commissario ad acta può far decadere i direttori generali, amministrativi e sanitari.
6. il Ministero della Salute si avvale per l'affiancamento delle Regioni che sono in piano di rientro del
supporto tecnico-operativo dell'Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali).
L'Agenas deve realizzare uno specifico sistema dì monitoraggio, analisi e controllo sull'andamento
dei singoli sistemi sanitari regionali. Tale sistema deve consentire di individuare in via preventiva,
con un sistema di allerta, eventuali significativi scostamenti delle performances delle Aziende
sanitarie e dei sistemi sanitari regionali, a livello di qualità, quantità, sicurezza, efficacia, efficienza,
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appropriatezza ed equità dei servizi erogati. L’azienda verifica tutti i livelli (dalla qualità alla
quantità, dalla sicurezza all’efficacia, l’appropriatezza delle prestazioni ed anche verifica che siano
date a tutti quanti) per cui deve fare in modo che ci sia un sistema di allerta per evitare che si creino
situazioni che creino scostamenti delle performance che si devono fare.
7. inoltre, vengono previste nuove modalità di verifica degli obiettivi relativi all'erogazione dei LEA e
procedure di semplificazione nella fase attuativa dei Programmi operativi in atto sulla base
dell'avanzamento delle azioni programmate. La procedura di semplificazione del monitoraggio
dovrà prevedere esclusivamente l'individuazione di alcune aree prioritarie di intervento in materia
di erogazione dei LEA, relativo cronoprogramma e modalità di attuazione. Non tutti i LEA sono
previsti nel SSN ma ne vengono considerati soltanto alcuni che possono essere ripetuti nel tempo
se ci sono delle regioni che non raggiungono un buon obiettivo oppure possono essere aggiunti
ulteriori LEA.
Infine, entro il 31/3/2015 deve essere redatto un testo unico di raccolta delle disposizioni vigenti in
materia di piani di rientro dai disavanzi sanitari. Si deve fare un testo unico di tutte le disposizioni
sanitarie sui piano di rientro.

COLLEGI SINDACALI

Viene posta attenzione anche al ruolo dei collegi sindacali delle aziende sanitarie, in base alla legge
122/2010 e a garanzia di una composizione coerente con le disposizioni del Patto. A tale scopo, il Governo e
le Regioni convengono che i collegi sindacali devono essere composti da tre componenti, di cui uno
nominato dal Presidente della Giunta regionale, uno dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e uno dal
Ministero della Salute. I requisiti per la nomina dei componenti dei collegi sindacali devono garantire elevati
standards di qualificazione professionale e sono definiti con un'Intesa, ad esclusione del rappresentante del
Ministero dell'Economia, che viene nominato ai sensi di legge. Per i membri nominati dal ministero della
salute e dalle regioni ci devono essere degli standard di qualificazione professionale e devono essere
definiti con un’intesa, invece i rappresentati del ministero dell’economia vengono nominati ai sensi di
legge. Ciò è successo perché la regione Emilia Romagna decide che, su 3 consiglieri sindacali, due erano
nominati dalla regione mentre uno dal ministero dell’economia e finanza. In questo modo poteva nominare
i 2/3 dei componenti dei collegi sindacali. A questo punto viene posto un problema a livello di conferenza
Stato-Regioni nel patto per la salute e si definisce che debbano essere nominati da 3 enti diversi per evitare
che ci sia una maggioranza di componenti regionali nel fare le relazioni.

OBIETTIVI DELL’INTESA

La valorizzazione delle risorse umane del SSN, l'integrazione multidisciplinare delle professioni sanitarie e i
processi di riorganizzazione dei servizi, senza costi aggiuntivi per la finanza pubblica (per evitare che le
regioni chiedano ulteriori risorse allo stato), sono gli obiettivi che l'Intesa si pone con lo scopo di garantire la
nuova organizzazione dei Servizi Sanitari Regionali. In particolare, la nuova riorganizzazione prevede la
riorganizzazione della rete ospedaliera, i servizi territoriali, la promozione della salute e la presa in carico
della cronicità e della non autosufficienza, garantendo un collegamento alla riforma della pubblica
amministrazione. Per quanto riguarda la multidisciplinarietà delle professioni sanitarie, a livello sanitario c’è
un approccio multidisciplinare anche per valutare le patologie. Quindi la promozione della salute, la presa
in carico della cronicità e della non autosufficienza dovrebbero essere in carico ai servizi territoriali (e non
possono essere in carico alla rete ospedaliera).

TAVOLO POLITICO TRA GOVERNO E REGIONI

Viene istituito un tavolo politico tra Governo e Regioni per individuare, anche sulla base delle esperienze di
altri Paesi U.E., soluzioni normative. Il tavolo termina i lavori entro il 31/12/2014, definendo un disegno di
legge delega con principi e criteri direttivi su:
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 valorizzazione risorse umane del SSN, per favorire l'integrazione multidisciplinare delle professioni
sanitarie e i processi di riorganizzazione dei servizi, senza nuovi oneri;
 accesso delle professioni sanitarie al SSN (accesso a concorso pubblico);
 disciplina della formazione di base e specialistica per il personale dipendente e convenzionato.
 disciplina dello sviluppo professionale di carriera con introduzione di misure per una maggiore
flessibilità nei processi di gestione delle attività professionali e nell'utilizzo del personale nello
ambito dell'organizzazione aziendale; vuole anche disciplinare come deve avvenire la carriera
professionale.
 standards di personale per livello di assistenza , attraverso la valorizzazione delle iniziative
comunitarie, ai fini di determinare il fabbisogno di professionisti sanitari a livello nazionale;
 al fine di assicurare l'erogazione dei LEA e la sicurezza delle cure, si attua la legge 125/2013 in
materia di stabilizzazione del personale precario, subordinatamente alla definizione, da apposito
DPCM, dei relativi criteri e nel loro rispetto. Anche del 2014-2016 si era posto il problema di
stabilizzare il personale precario ma si attendeva il decreto del presidente del consiglio dei ministri
che definisse i criteri e il loro rispetto.

L'Intesa ritiene necessario, tenendo presenti i fabbisogni del SSN, incrementare e migliorare le strategie
degli investimenti in innovazione e ricerca anche con politiche di governance, che favoriscano l'accesso dei
cittadini ai farmaci innovativi ed efficaci, allo scopo della tutela della salute pubblica e a garanzia della
centralità del malato nei percorsi assistenziali e terapeutici. Si fa in modo che tutti i cittadini abbiano
accesso ai farmaci innovativi ed efficaci come tutela della salute pubblica ma anche come garanzia del fatto
che il malato sia centrale nei percorsi assistenziali e terapeutici in quanto sul malato occorre incentrare il
percorso assistenziale e terapeutico.

COME SI PUO’ RISPARMIARE FACENDO UNA SPESA OCULATA NEL SSN?

Cinque Regioni, Piemonte, Lazio, Sardegna, Valle d'Aosta e Veneto, per una popolazione totale di 17 milioni
di persone. si sono unite nella gara per la fornitura di medicinali. La Scr, società di committenza della
Regione Piemonte, ha aggiudicato la gara per l'Adalimumab, farmaco biologico usato per malattie come
l'artrite reumatoide, l'artrite psoriasica, morbo di Crohn. Il bando sovraregionale ha consentito una
riduzione del 65 per cento del costo sostenuto dalle Regioni e un risparmio di oltre 31 milioni di euro (16,4
milioni invece di 47,5 milioni). Il ribasso è stato elevato: se si procede per singola regione i costi sono
maggiori ma se si considerano più regioni i costi crollano (in questo caso si considerano, infatti, 17 milioni di
persone). Il bando ha previsto l'acquisto di 111.929 fiale e la base d'asta era di 298 a fiala, contro l'importo
precedente di 424,32. L'effettiva aggiudicazione al ribasso è stata di 146,72 a fiala. E' la prima volta che in
Italia più Regioni si accordano per effettuare una gara di tali proporzioni, ed è anche la dimostrazione che
sulla farmaceutica ci sono ancora molti margini per ottenere risorse da reinvestire nel sistema sanitario .
Anche in Sicilia, nel governo precedente (con l’assessore Russo) erano state fatte delle gare unificate
risparmiando sui farmaci. Quest’anno la regione Lombardia non aveva sufficienti vaccini per l’influenza
stagionale per cui li stava trovando a costi eccessivi poiché, invece di fare un acquisto a livello nazionale con
un risparmio delle risorse non indifferente, ogni regione deve fare il proprio acquisto. Tale situazione
determina maggiori costi per il SSN.

SOLO LO STATO PUO’ DARE INDICAZIONI TERAPEUTICHE SUI FARMACI

Le indicazioni terapeutiche sui farmaci spettano solo allo Stato. In base a questo principio, il Consiglio dì
Stato, con sentenza n. 4546 del 29 settembre 2017, ha annullato le raccomandazioni della Regione Veneto,
che sconsigliavano ai medici operanti nelle strutturo pubbliche l’utilizzo di alcuni farmaci oncologici,
regolarmente autorizzati dall'Aifa per la terapia del carcinoma mammario e di quello ovarico, rientranti nei
LEA. Il Consiglio di Stato ha ribadito che le Regioni non possono limitare i LEA, neanche raccomandando ai
medici l'utilizzo di alcuni farmaci rispetto ad altri, sulla base del rapporto costi/benefici. Per quanto riguarda
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le motivazioni del Consiglio di Stato, quest’ultimo ha ritenuto che «tali livelli di assistenza, infatti devono
restare uniformi sul territorio nazionale per l'essenziale garanzia del diritto alla salute. Ciò non solo per
evitare ingiustificate disparità di trattamento terapeutico tra i pazienti nelle diverse Regioni, ma anche per
non influenzare, con differenti scelte di politica farmaceutica ispirate al mero contenimento della spesa
sanitaria in ogni Regione, le scelte del medico nella prescrizione di un farmaco già valutato idoneo alla cura
di malattie gravi come il cancro, sul piano dell'appropriatezza terapeutica, da parte dell'Aifa, all'esito di
una valutazione scientifica alla quale non si può sovrapporre, o addirittura contrapporre, quella di ogni
singola Regione». L’AIFA non è un’agenzia che dipende unicamente dal ministero della salute ma ha un
direttore generale (nominato dal ministero della salute in accordo con il ministero dell’economi e finanza) e
un presidente (nominato dalla regione). Inoltre all’interno dell’AIFA ci sono componenti regionali. Essa ha
dei compiti che assolve facendo una valutazione sull’appropriatezza terapeutica dei farmaci proposti (se i
farmaci proposti entrano all’interno del prontuario sanitario e sono rimborsati dal SSN, se ogni regione usa
farmaci diversi decade il discorso dei LEA cioè i livelli essenziali di assistenza uguali per tutto il territorio
nazionale). Prima di ciò, la Sicilia non dava un determinato farmaco oncologico costoso: per tale motivo c’è
stato il ricorso al consiglio di Stato il quale ha ritenuto che quel farmaco doveva essere dato anche in Sicilia
poiché era l’unica regione che non lo forniva.

SPESA SANITARIA

Il Governo e le Regioni si impegnano per il governo della spesa farmaceutica territoriale e ospedaliera, sia
per l'appropriatezza sia per i tetti di spesa programmati, nei limiti delle risorse previste dai Patto:
 adozione di iniziative per l'aggiornamento del prontuario farmaceutico nazionale (PFN) dei farmaci
rimborsabili da parte dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), sulla base del criterio costo/beneficio
ed efficacia terapeutica, prevedendo dei prezzi di riferimento per categorie terapeutiche omogenee;
la commissione prezzi dell’AIFA tratta con le aziende: prima si valuta se il farmaco sia efficace e se
può essere utile ai paziente e dopo tale processo autorizzativo si tratta di prezzo. I membri dell’AIFA
(dipendenti dell’Aifa stessa del Ministero della salute) e i dipendenti della regione trattano i prezzi
di riferimento, i quali devono essere uguali per categorie terapeutiche omogenee.
 revisione della normativa nazionale sulla contestualità tra Autorizzazione alla Immissione in
Commercio (AIC) e la definizione del regime di rimborsabilità. In attesa della revisione, AIFA e le
Regioni condividono linee guida per assicurare tiri appropriato percorso assistenziale, per garantire
l'unitarietà dei livelli di assistenza;
 revisione degli accordi negoziali sui farmaci sottoposti ai Registri di Monitoraggio AIFA, dopo 36
mesi, valutando la conferma o meno dei risultati clinici attesi; dopo 36 mesi si valuta l’utilizzo di un
determinato farmaco per vedere se i risultati attesi sono confermati o meno.
 definizione di un percorso per sostenere l'innovazione terapeutica, importante e dimostrata rispetto
alle terapie in uso.
 applicazione dell'art. 10 della L. 189/2012 sulla definizione di equivalenza terapeutica, affinché le
determinazioni AIFA siano contestualmente valide su tutto il territorio nazionale. Le Regioni
costituiscono un network informativo di coordinamento come insieme di centrali regionali di
acquisto, una centrale unica per regione; quindi non più la singola azienda ospedaliera ma una sola
centrale di acquisto regionale.
 istituzione di un Tavolo di monitoraggio composto da tre rappresentanti delle Regioni e un
rappresentante del MEF, uno del MS, uno del Ministero dello Sviluppo economico, uno di AIFA e uno
di Agenas. Il Tavolo, sulla base dei dati analitici messi a disposizione da AIFA, verifica l'attuazione ed
elabora eventuali proposte per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

SSN COME INTERLOCUTORE AL MERCATO


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Nella nuova Intesa, il Servizio Sanitario Nazionale vuole porsi come interlocutore al mercato dei dispositivi
medici, fornendo il fabbisogno, quantitativo e qualitativo, nell'interesse della salute dei cittadini. Lo studio
di nuove strategie di approvvigionamento per la promozione dell'accesso dei pazienti alle tecnologie
sanitarie innovative ed efficaci deve basarsi sulla considerazione dell'invecchiamento della popolazione e
dell'aumento delle correlate patologie (come ad esempio più frattura dell’anca e quindi maggiori dispositivi
per intervenire).

DISPOSITIVO - VIGILANZA

Il Ministero della Salute emana un decreto, previa intesa con la Conferenza Stato-Regioni, con la definizione
delle modalità per l'attivazione di una rete di comunicazione dedicata alla dispositivo-vigilanza, che
permetta uno scambio tempestivo e capillare delle informazioni relative agli incidenti che coinvolgono i
dispositivi medici, dopo la loro immissione in commercio. Il decreto dovrà determinare, nell'ambito del
Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS), le informazioni e le modalità di interscambio dei dati del
sistema informativo a supporto della rete nazionale per la dispositivo-vigilanza. Sul sito del Ministero ci
sono tutti i dispositivi medici con i rispettivi lotti che vengono ritirati e tutti i prodotti alimentari ritirati dal
commercio perché contaminati.

Il Ministero della Salute, ai fini di assicurare omogeneità di comportamenti delle strutture pubbliche del SSN,
emana un documento entro il 1° ottobre 2014, da adottarsi previo accordo sancita dalla Conferenza Stato-
Regioni, sulle linee guida per il corretto utilizzo dei dati e della documentazione presente nel Repertorio dei
dispositivi medici, istituito con D.M. 21/12/2009. Con le stesse modalità devono essere predisposte
indicazioni operative per le strutture pubbliche e private del SSN che permettano la corretta e uniforme
modalità di gestione dei dati ai fini del conferimento alle Regioni, ai sensi del D.M. 11/6/2010. Il repertorio
dei dispositivi medici serve per sapere come deve essere fatta la spesa per i dispositivi medici.

BUDGET ANNUALE PREVENTIVO DEI CONSUMI PER CLASSE DELLA CND

Le Regioni richiedono alle singole aziende sanitarie la definizione di un budget annuale preventivo dei
consumi per classe della Classificazione nazionale per dispositivi medici (CND) per una migliore
programmazione della spesa e il controllò dell'appropriatezza dei consumi sui dispositivi a più alto costo. Le
Regioni attivano un Osservatorio Regionale sui consumi e i prezzi di dispositivi medici al fine di fornire dati
comparativi di acquisto alle centrali, uniche su base regionale, che siano utili nella fase negoziale con le
aziende di riferimento, con particolare attenzione ai dispositivi impiantabili e a quelli ad alto costo . I
dispositivi medici possono avere un costo medio oppure un costo molto elevato: ad esempio nella mobilità
attiva solo alcune strutture possono utilizzare dispositivi impiantabili ad alto costo ma con un numero
limitato in quanto ci deve essere una motivazione particolare per usare quel dispositivo ad alto costo.

PATTO PER LA SANITA’ DIGITALE

Un Patto per la Sanità Digitale deve essere predisposto entro 30 giorni dalla stipula del Nuovo Patto della
Salute, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica (cioè senza ulteriori costi), al fine di conseguire gli
obiettivi di efficienza, trasparenza e sostenibilità del SSN, attraverso l'utilizzo sistematico dell'innovazione
digitale in sanità. Il Patto per la Sanità Digitale è un piano strategico teso a rimuovere gli ostacoli che ne
rallentano la diffusione e a evitare realizzazioni parziali o non conformi alle esigenze della sanità pubblica.

Il Patto per la Sanità Digitale individua, in accordo con le azioni dell'Agenda Digitale e della normativa sulla
sanità digitale, specifiche priorità, analizza e propone modelli di riferimento e strumenti di finanziamento,
anche con l'attivazione di partenariato pubblico-privato, capaci di innescare un circuito virtuoso di risorse
economiche destinate a finanziare gli investimenti necessari. Non essendoci risorse, le regioni devono
attivare partenariati pubblico-privati e fare in modo che il privato emetta le risorse.
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Il Ministero della salute ha presentato nel 2015 il Patto per la sanità digitale alla Conferenza Stato —
Regioni. La riorganizzazione della rete assistenziale del SSN è una priorità non solo per le Regioni che sono
in piano di rientro finanziario, ma più in generale per tutte le amministrazioni che devono conciliare la
crescente domanda di salute con i vincoli di bilancio esistenti. In questa situazione l'innovazione digitale è
fattore abilitante e in taluni casi determinante per la realizzazione di modelli sia assistenziali che
organizzativi, rispondenti alle nuove necessità. Per promuovere in modo sistematico l'innovazione digitale,
evitando che sia realizzata in modo sporadico o parziale o non conforme alle esigenze del SSN, è necessario
predisporre un piano strategico digitale e non lasciare che questa sia realizzata in modo sporadico, parziale,
non replicabile e non conforme alle esigenze della sanità. Quindi si inizia a delineare un intervento di sanità
digitale seguendo ciò che è stato fatto con la aziende digitali a livello governativo per fare in modo di avere
dei risparmi.

LA TELEMEDICINA

La telemedicina dovrà quindi favorire la presa in carico dei pazienti cronici con la trasmissione a distanza dei
parametri clinici interpretati e gestiti da professionisti sanitari all'interno di piani calibrati sul paziente.
Quindi teleconsulto, telerefertazione, telediagnosi, telemonitoraggio e teleriabilitazione, tutto integrato nel
fascicolo sanitario elettronico (FSE).
 La tele-refertazione serve nel caso di esami che vengono refertati a distanza;
 La telediagnosi serve quando viene fatta la diagnosi a distanza;
 Il tele-monitoraggio e la tele-riabilitazione viene fatta sul paziente: dopo aver fatto la diagnosi si
tele-monitora e tele-riabilita il paziente seguendolo a distanza. Ad esempio per i pazienti cronici si
cerca di controllare che predano i farmaci che sono stati prescritti per evitare che si scompensino.
Per le cure primarie la cartella clinica dovrà essere condivisa, mentre a livello ospedaliero i sistemi
informativi dovranno essere integrati, prevedendo modelli e soluzioni per la clinical governance. L'e-health
dovrà riguardare anche la logistica del farmaco (appropriatezza delle prescrizioni) e l'ottimizzazione dei
costi dell'acquisto dei beni e servizi. Per quanto riguarda l'e-health, se si ha un sistema di tele-rilevazione
della farmacia (si sa quanti sono i farmaci e si sa che si possono fare dei contratti annuali con consegne
periodiche) si sa entro quanto tempo termina un determinato farmaco per cui si può vedere se le consegne
devono avvenire ogni 15 giorni o ogni mese ad esempio. In questo modo si ottimizzano i costi e l’acquisto di
beni di servizio in quanto, facendo un contratto all’inizio dell’anno con consegne ripetute, si evita che i
farmaci rischino di scadere.

CRITICITA’ DEL PATTO DIGITALE

Esistono alcune criticità nello sviluppare il Patto Digitale. Non esiste una conoscenza delle varie iniziative
attive sul territorio Nazionale Non si conosce la reale efficacia ed efficienza delle iniziative intraprese, in
rapporto alle aspettative. Le iniziative sono molto spesso influenzate dai fornitori. Non si pone il problema
della riusabilità, della compatibilità come quello della sostenibilità economica e del rapporto costi benefici.
In sostanza il sistema SSN agisce in modo disomogeneo e spesso le iniziative non proseguono per mancanza
di un sistema di finanziamento consolidato.

SOLUZIONI PER LE CRITICITA’ DEL PATTO DIGITALE

Le soluzioni proposte sono:


- fare un data base delle iniziative intraprese, compresi i risultati ottenuti in termini di costi e benefici,
risultati e tecnologia impiegata;
- ogni nuova iniziativa deve essere sperimentata per un periodo di tempo sufficiente a comprenderne
l'utilità e conosciuta da tutto il SSN;
- le Regioni scelgono le iniziative da privilegiare, impegnandosi ad erogare tariffe provvisorie per la
durata della sperimentazione;
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La telemedicina viene fatta dalla regione ma deve stabilire una tariffa provvisoria che, dopo la
sperimentazione, può diventare una tariffa nazionale.

INIZIATIVE DELLA REGIONE DA COMUNICARE

I Direttori generali regionali del SSN devono comunicare qualsiasi iniziativa della propria Regione su: tariffa,
se assistenziale, iniziative che introducono la digitalizzazione nella organizzazione; coinvolgimento dei
fornitori alla sperimentazione attraverso modelli di project financing e performance based contracting, con
la remunerazione basata sugli obiettivi predefiniti e misurabili; quindi se si devono pagare i fornitori sugli
obiettivi predefiniti che devono essere misurati (e non obiettivi generici).
I finanziamenti derivano da una rimodulazione o una deroga del D.Lgs 118/211 che prevede fondi a valere
sull'art. 20, L. 67/1988, oppure fondi strutturali o fondi ad hoc stanziati dallo Stato, dalle Regioni o dalla
U.E. (Horizon 2020, Bei...). Quindi si possono rimodulare i finanziamenti che si hanno; ad esempio seconod
l’articolo 20 il finanziamento viene dato alle regioni per la ristrutturazione e costruzione di nuovi ospedali
ma anche per l’acquisto di strumentazione. Inoltre si possono usare i fondi strutturali: per acquisto di PET,
RM e TAC ci fu un centro pilota che fece un bando sulla TAC, ad esempio, per diverse strutture ospedaliere
regionali. Un altro centro fece la stessa cosa per la RM e un altro ancora sulla PET utilizzando fondi della
comunità europea (fondi strutturali) oppure fondi dati dallo Stato.

COM’E’ COMPOSTA LA CABINA DI REGIA?

Ci sono le regioni, la
cabina di regia e i
sottogruppi di esperti
e la direzione WEB del
ministero della salute
che si occupa del DB
WEB. Tutte le riunioni
sono fatte soltanto
online per cui non ci
sono riunioni in cui la
gente partecipa
direttamente con i
costi dei biglietti di
viaggio che il
ministero deve
pagare (oppure paga
le regione nel caso di
dipendenti regionali).

La Cabina di Regia
avrà la seguente composizione: Ministeri salute, Sviluppo economico ed Economia e Finanze, Regioni, Agid,
Agenzie (AIFA e Agenas), categorie di stakeholder interessate, con un massimo di 15 persone. La Cabina di
regia sarà presieduta da un rappresentante del Ministero della Salute e da un rappresentante delle Regioni
con funzioni di vicepresidente (le regioni hanno sempre un ruolo in tutte le iniziative che vengono fatte). Per
ciascuna delle priorità progettuali o per specifici problemi in cui è richiesta un'alta professionalità non
disponibile nella Cabina di regia, potranno costituirsi gruppi di lavoro tematici, condivisi con tutti gli
stakeholder interessati ed esteso - su chiamata specifica -alla partecipazione di Istituzioni, consulenti e
ricercatori di chiara fama. Al Ministero spetta la convocazione delle riunioni e la registrazione delle stesse;
non verranno redatti verbali, solo elenco degli argomenti e ora di inizio della discussione, l'intera seduta è
videoregistrata e disponibile sull' apposito sito (quindi le persone che hanno dei dubbi possono verificare
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cosa si è verificato all’interno della riunione). Tutte le persone coinvolte a qualsiasi titolo all'interno del
Patto e dei suoi gruppi di lavoro parteciperanno a titolo completamente gratuito e le riunioni si terranno
prevalentemente in videoconferenza.

ALGORITMO PER L’ADERENZA ALLE CURE

L'Alta Scuola di Economia e management dei Sistemi sanitari dell'Università Cattolica di Roma ha messo a
punto un algoritmo che permette di verificare l'aderenza alle cure dei pazienti. A seguito di uno studio pilota
l'algoritmo verrà sperimentato in cinque Regioni (Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Puglia). Si
ritiene che una migliore aderenza ai trattamenti consentirebbe migliori risultati delle cure e significativi
risparmi sociali, sia in termini diretti (minori sprechi delle risorse), sia di complicanze (con relativi costi di
trattamento) e infine minori giornate lavorative perse. E' fondamentale un alto livello di coinvolgimento dei
pazienti, in quanto ad esso corrisponde una maggiore aderenza al percorso di cura (più pazienti sono
coinvolti e maggiore sarà l’aderenza alle cure). I pazienti cronici con una normale attività lavorativa, se
seguono l’aderenza alle cure, non dovrebbero avere problemi per cui si avranno risparmi sociali in termine
di minori sprechi sia di complicanze (cioè costi maggiori di trattamento perché si dovranno recare in
ospedale) e giornate lavorative perse con conseguente danno all’economia nazionale.
Lo scopo è correlare i fattori che influenzano l'aderenza alle cure e che valgono per ogni tipo di patologia e
impattano allo stesso modo (ossia posologia e formulazione), con quelle che variano per la patologia.
Stabilite le correlazioni si comprenderà dove investire per migliorare l'aderenza, ossia individuare le
politiche sanitarie da adottare. Ad esempio, l'Asl potrebbe effettuare un servizio di recali telefonico per
ricordare ai pazienti di prendere il farmaco per evitare i costi di ricaduta sul SSN per la mancata assunzione
di farmaci.
In Italia si fa un servizio di recall telefonico mentre in Israele la persona in cura si collega con l’I-Pad e gli si
chiede se ha assunto le medicine, ecc.. inoltre ci sono dei sistemi di allert nel caso in cui il paziente non
prenda le medicine: ciò viene fatto a distanza ma vedendo il paziente sullo schermo (non telefonicamente).

PATTO PER LA SALUTE 2014-2016 : DIMENSIONI PER LE CURE

Il 50% costituisce
l’aderenza, in
media, alle terapie
nei paesi
sviluppati.
Il 10% è l’aderenza
alla terapia con
farmaci anti-
ipertensivi nelle
donne.
Il 13.8% è
l’aderenza alla
terapia dei
pazienti con
bronco
pneumopatia cronica ostruttiva mentre risulta essere più alto il livello dei pazienti con aderenza al 63.6%
dei pazienti diabetici. Il rischio di ricoveri per mancata aderenza alla terapia è del 58% (un numero molto
alto in quanto nemmeno un paziente dovrebbe essere contenuto in tale categoria) mentre 125 miliardi di
euro all’anno è la stima del possibile risparmio in Europa risolvendo il problema della mancata aderenza
alla terapia. Si tratta di dati dell’OMS.
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Inoltre esiste il 56% dei pazienti cronici italiani che hanno pensato di abbandonare le cure, il 12% lo
pensano in modo ricorrente, il 31% è convinto di essere completamente aderente alle terapie , il 97% è
consapevole dell’importanza di avere un ruolo attiva nel percorso di cura e il 9% risulta realmente coinvolto
nel percorso di cura ed è in grado di proiettare la propria condizione di salute in una progettualità
soddisfacente di vita. In questa ultima categoria fa parte un numero basso di persone per cui, aumentando
tale numero, i dati (a sinistra dell’immagine) si ribalteranno completamente.

MOBILE HEALTH
Oltre all'intervento del Garante sulla Privacy, anche il Comitato nazionale per la bioetica ha formulato dieci
raccomandazioni sulla mobile-health. Esse sono:
1. elaborazione di criteri condivisi a livello nazionale per classificare software usati come dispositivi
medici;
2. promozione di una ricerca interdisciplinare nella fase di progettazione, sperimentazione e
valutazione delle applicazioni in funzione della salute, della privacy e della autonomia;
3. incentivazione agli sviluppatori e alle industrie a produrre app effettivamente utili e affidabili per la
salute dei cittadini (e non app fatte soltanto per guadagnare);
4. identificazione di responsabilità delle industrie che producono app, ponendo come requisiti la
sicurezza e la minimizzazione della raccolta dei dati e, nei limiti possibili, l'anonimizzazione dei dati;
5. istituzione di un osservatorio per il monitoraggio delle app;
6. promozione di un'appropriata informativa e una trasparente comunicazione all'utente;
7. implementazione dell'informazione ed educazione dei medici su mobile-health;
8. studi sull'impatto dell'uso delle app, con attenzione alle implicazioni sull'identità personale e
relazionale;
9. monitoraggio e adeguata educazione delle categorie particolarmente vulnerabili (minori, disabili,
anziani);
10. promozione sociale di un utilizzo critico delle nuove applicazioni per la salute nel contesto di un
equilibrato rapporto con il proprio corpo e la propria salute, per evitare forme di salutismo e di
medicalizzazione esagerate, incentrate sulla dimensione delle salute come benessere fisico.

PIANO DI EVOLUZIONE DI FLUSSI

Il Piano di Evoluzione di Flussi NSIS (PEF-NSIS) è lo strumento di programmazione degli interventi sui sistemi
informativi, necessari a consentire il governo e il monitoraggio dei LEA e dei relativi costi, coerentemente
con il percorso evolutivo del NSIS condiviso tra le Amministrazioni centrali e Regioni. Il PEF-NSIS si sviluppa a
livello triennale. La Cabina di Regia del NSIS predispone il Piano e lo aggiornarna annualmente secondo una
logica a scorrimento.

Ogni Regione, nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente, mette in atto sul proprio territorio le
misure necessarie all'attuazione degli interventi previsti dal PEF-NSIS. Un Accordo quadro è stipulato, entro
90 giorni dalla stipula dell'Intesa, tra i Ministri della salute e dell'Economia e Finanze, il Ministro delegato
per l'Innovazione tecnologica, le Regioni e le Provincie Autonome. Lo scopo dell'Accordo quadro è il
riadeguamento dei compiti, della composizione e delle modalità di funzionamento della Cabina di Regia
NSIS, anche in riferimento alle iniziative di sanità in rete, ai fini di assicurare un sistema unitario e condiviso
di interventi.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE APPLICATA ALLA GESTIONE SANITARIA

Discorso a parte riguarda l'Intelligenza Artificiale applicata alla gestione sanitaria che ha le sue prime
esperienze al Johns Hopkins Hospital di Baltimora (USA) e l'Humber River Hospital di Toronto (Canada). La
prima esperienza in Europa partirà nel 2019 presso la clinica universitaria Bradford Royal Infirmary (UK), in
ORGANIZZAZIONE AZIENDALE 02 – 04 – 2021

collaborazione con GE Healthcare. L'Intelligenza Artificiale crea strumenti sofisticati per corroborare con
parametri oggettivi il giudizio di medici e amministratori nella gestione degli ospedali. In questo modo i
pazienti avranno un'assistenza digitale H 24 e sette giorni su sette, mirata a ottimizzare il funzionamento
della struttura, agevolare le scelte dei medici e ridurre i tempi di attesa dei pazienti.

Il centro di calcolo è fondato sulla potenza delle reti neurali e terrà sotto controllo i flussi di informazioni
provenienti dai sistemi dell'ospedale. C’è una regia di cabina in cui arrivano le informazioni e il personale
esperto di intelligenza artificiale elabora tali informazioni. Il personale sarà aiutato da algoritmi avanzati
per prevedere e risolvere i problemi nella somministrazione delle cure e intervenire prima che i problemi si
manifestino, garantendo così la migliore e più veloce cura dei pazienti. I dati verranno visualizzati sui tablet
e altri dispositivi mobili dello staff medico. Al Johns Hopkins Hospital, ad esempio, i pazienti vengono
trasferiti il 60% più velocemente, i tempi di attesa al P.S. sono ridotti del 25%, le équipe di terapia intensiva
vengono mobilitate 44 minuti prima rispetto alle prestazioni precedenti. In questo modo si riducono i tempi.
L’intelligenza artificiale in radiologia permette di fare dei referti molto più sicuri rispetto a ciò che vede
l’occhio umano da solo.

2. PATTO SALUTE 2019-2021

Il Patto per la salute 2019-2021 è stato approvato dalla Conferenza Stato-Regioni il 18 dicembre 2019.
Governo e Regioni convengono sulla necessità di completare al più presto il percorso di attuazione del
DPCM 12 gennaio 2017 "Nuovi LEA", attraverso l'approvazione del decreto che fissa le tariffe per le
prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di assistenza protesica che consente l'entrata in
vigore dei relativi Nomenclatori sull'intero territorio nazionale. Tali LEA erano già pronti nel 2010 ma il
ministro dell’Economia di quel periodo non ha mai voluto firmare questi LEA perché riteneva che i costi
fossero eccessivi, soprattutto per la parte protesica.

NUOVO SISTEMA DI GARANZIA

In collaborazione tra Ministero della salute e Regioni, viene realizzato nell'ambito del Nuovo Sistema di
Garanzia (D.M. 12 marzo 2019), un monitoraggio al fine di migliorare e/o implementare i servizi nelle aree
di maggiore carenza, ferma restando la garanzia dell'equilibrio economico-finanziario. Il nuovo Sistema di
Garanzia (NSG), inteso quale strumento di misurazione che, attraverso l'attribuzione di punteggi relativi ad
un set di indicatori, è in grado di evidenziare le situazioni di garanzia dei LEA, cosi come le eventuali criticità
che possono determinare carenze della Regione nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, sia a
livello complessivo sia a livello di singole aree assistenziali, comprendendo tra le criticità la presenza di
grandi variabilità infra-regionali. Quindi si va a vedere la situazione di garanzia dei LEA sul territorio
nazionale.

VALUTAZIONE ANNUALE DEI LEA

Dall'anno 2020, il Comitato Lea effettuerà annualmente la valutazione basata sul Nuovo sistema di
garanzia, inerente la qualità, appropriatezza ed efficienza dei servizi sanitari regionali dando evidenza delle
criticità eventualmente presenti con riferimento all'erogazione dei Lea. Sulla base di tale monitoraggio, da
effettuarsi perentoriamente entro il 31 maggio dell'anno successivo a quello di riferimento:
a. anche in situazioni di sufficienza nei 3 macro-livelli, il Comitato Lea, nell'ambito del sistema
adempimenti, segnala le eventuali carenze rilevanti da qualificare come impegni (come si vede dalla
tabella nelle lezioni precedenti in cui alcune regioni che erano adempienti, erano state
inadempienti per un periodo );
b. se le gravi criticità sono in almeno due macro-livelli di assistenza, il Comitato LEA invita la regione a
presentare, entro un termine non superiore a trenta giorni, un piano di risoluzione delle predette
criticità che riporti gli interventi da porre in essere in un arco temporale coerente con la complessità
dei problemi da risolvere. Il piano dovrà prevedere gli interventi di risoluzione delle criticità
ORGANIZZAZIONE AZIENDALE 02 – 04 – 2021

nell'ambito della sostenibilità economica del Servizio sanitario regionale interessato. Il piano,
"Intervento di potenziamento dei Lea", è valutato nei successivi trenta giorni dal Comitato Lea in
ordine alla coerenza degli interventi proposti, ai modi e ai tempi previsti. La valutazione da parte del
Comitato Lea deve in ogni caso consentire la chiusura della valutazione complessiva degli
adempimenti annuali entro il 30 settembre dell'anno successivo a quello di riferimento.

Gli obiettivi di miglioramento dei livelli assistenziali individuati dal piano si intendono ottenuti con il
raggiungimento, alle scadenze previste, degli intervalli di garanzia previsti dal NSG negli ambiti di criticità.
La valutazione è effettuata dal Comitato Lea. La valutazione positiva, da parte del Comitato LEA, del piano
di potenziamento comporta il riconoscimento di adempimento con impegno a realizzare le attività previste
dal piano. La mancata realizzazione nei tempi e nelle modalità previste delle attività del piano comporterà
una valutazione di inadempienza.

Qualora si registri nel medesimo anno una valutazione insufficiente in tutti e tre i macro-livelli la regione,
valutata inadempiente, è tenuta alla elaborazione di un programma operativo di riorganizzazione, di
riqualificazione o di potenziamento del Servizio sanitario regionale, ai sensi delle norme vigenti in materia di
piani di rientro. Governo e Regioni confermano che il Commissariamento costituisce un rimedio ultimo
dettato da circostanze eccezionali, che giustifichino l'attuazione del potere sostitutivo da parte dello Stato
rispetto alle ordinarie attribuzioni degli organi di governo delle Regioni, al fine di garantire il ripristino della
garanzia dei diritti fondamentali della popolazione regionale e la tutela dei conti pubblici. Quando si crea
una situazione di commissariamento si tratta di un rimedio giustificato dalle circostanze eccezionali: quindi
si crea una sostituzione dello stato rispetto alle attività ordinarie della regione. Tale sostituzione serve per
garantire il ripristino della garanzia dei diritti fondamentali della popolazione(ovvero essere curati con i LEA)
e la tutela dei conti pubblici.

POTENZIAMENTO DEI LEA

L'eventuale piano di potenziamento dei Lea per le regioni già sottoposte a piano di rientro deve essere
coordinato e coerente con gli obiettivi previsti nel programma operativo di prosecuzione del piano di rientro.
Si conviene di implementare il nuovo Piano Nazionale per il governo delle liste d'attesa 2019-2021 che nasce
con l'obiettivo prioritario di avvicinare ulteriormente la sanità pubblica ai cittadini, individuando elementi di
tutela e di garanzia volti ad agire come leve per incrementare il grado di efficienza e di appropriatezza di
utilizzo delle risorse disponibili. Per avvicinare la sanità pubblica ai cittadini, occorre tutelarli e garantirli
aumentando l’ efficienza e l’ appropriatezza dell’utilizzo delle risorse.

HEALTH TECHNOLOGY ASSESSMENT

In sede di aggiornamento annuale dei livelli essenziali di assistenza si devono utilizzare metodologie di
Health Technology Assessment (HTA), al fine di misurare il reale impatto attuale e prospettico della
proposta di aggiornamento sull'intero sistema sanitario, in termini di benefici, di costi emergenti e di costi
evitati. Quindi l’HTA valuta le metodologie per vedere l’aggiornamento annuale dei LEA, i quali devono
essere fatti attraverso l’HTA. Il miglioramento strutturale della situazione economico finanziaria del SSN,
fermo restando al 5% il parametro finanziario di cui all'art. 2, comma 77, della legge 191/2009, prevede un
meccanismo di allerta preventiva, che si attiva al superamento della soglia della soglia 3%. Le prescrizioni
da indicare a seguito del superamento della suddetta soglia sono definite con decreto dei Ministri della
salute e dell'economia e delle finanze, di concerto con la conferenza Stato Regioni. Il precitato comma 77
dell'art. 2 della legge 191/2009 è integrato conformemente a tale previsione. Ciò indica che tra un patto per
la salute e un altro ci sono dei miglioramenti evitando che continuino delle situazioni di deficit da parte
delle regioni. Nel vecchio patto per la salute 2014-2018 vi era soltanto un’elencazione di principio, in quello
2019-2021 si entra nel dettaglio: rimane il parametro del 5% ma si crea una situazione di allerta per cui si
interviene immediatamente se si supera il 3% in quanto c’è più rischio di arrivare al 5% (in cui la situazione
diventerà più difficile per la stessa regione che entra in una logica di piano di rientro pesante). In questo
ORGANIZZAZIONE AZIENDALE 02 – 04 – 2021

caso ci sono delle prescrizioni, da attuare quando si supera la soglia del 3%, per tornare allo 0% e sono fatte
dal ministero della salute e dell’economia e finanza, di concento con la conferenza stato regioni. Con la
frase “Il precitato comma 77 dell'art. 2 della legge 191/2009 è integrato conformemente a tale previsione ”
si vuole far capire che si integra l’articolo 2 comma 77 con ciò che è scritto nel patto per la salute. Il patto
per la salute ha assunto, quasi, una forma di legge in quanto si tratta di un accordo tra stato e regioni: le
regioni sono tenute a rispettarlo in quanto lo concordano con lo stato.

AUMENTO DI PERSONALE

Nel triennio 2019-2021 la percentuale di incremento della spesa di personale di cui al secondo periodo, del
comma 1 dell'articolo 11 del D.L. 35 del 30 aprile 2019 - fissata in misura pari al 5 per cento — è sostituita
con il 10 per cento. Poi viene valutata la possibilità di graduale aumento, sino al 15 per cento, della
percentuale di incremento della spesa di cui al punto precedente qualora emergano oggettivi ulteriori
fabbisogni di personale rispetto alle facoltà assunzionali, valutati congiuntamente dal Tavolo tecnico per la
verifica degli adempimenti e dal Comitato LEA, fermo restando il rispetto dell'equilibrio economico e
finanziario del servizio sanitario regionale. Le regioni che garantiscono un equilibrio economico e finanziario
del servizio sanitario regionale possono aumentare del 5% la spesa per l’incremento di personale. Ciò è
stabilito dal patto per la salute: non solo si porta dal 5% al 10% ma si prevede un ulteriore 5% per quelle
regioni che hanno un equilibrio economico finanziario.

Si prevede l'ammissione anche degli specializzandi iscritti al terzo anno del corso di specializzazione di
durata quadriennale e quinquennale alle procedure concorsuali per l'accesso alla dirigenza del ruolo
sanitario e al contempo di prorogare al 31 dicembre 2022 le disposizioni che prevedono la possibilità di
assumere con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato gli specializzandi utilmente collocati
nelle graduatorie concorsuali (cioè le graduatorie concorsuali che durano fino al 2022). Quindi gli
specializzandi al 3° anno possono avere accesso alla dirigenza del ruolo sanitario. E' valorizzato il servizio
maturato dagli specialisti nell'ambito della disciplina di medicina e chirurgia d'accettazione e d'urgenza per
l'accesso alle procedure concorsuali in tutte le discipline corrispondenti alle specializzazioni possedute.

Si prevede, fino al 2022, al fine di far fronte alla carenza momentanea di medici specialisti, con particolare
riferimento a talune discipline, ferma restando l'esigenza di garantire l'effettiva copertura del fabbisogno
formativo definito anche con il MIUR, la possibilità di consentire ai medici specialisti, su base volontaria e
per esigenze dell'azienda o dell'ente di appartenenza, di permanere in servizio anche oltre il limite di 40
anni di servizio effettivo di cui al d. Igs n. 502/1992 e s.m.i. (successive modifiche) e comunque non oltre il
settantesimo anno di età. Nei servizi pubblici, normalmente si va in pensione a 65 anni mentre qui si può
arrivare fino a 70 anni ma non si può superare tale soglia di età (così come i professori universitari).
L'amministrazione può accordare la prosecuzione del rapporto laddove non sia possibile procedere
tempestivamente al reclutamento di nuovi specialisti. Viene valutato il superamento anche temporaneo
dell'applicazione dell'art. 1, comma 361, della legge n. 145/2018 alle graduatorie di personale sanitario del
SSN con l'obiettivo di garantire il tempestivo reclutamento del personale del SSN ed assicurare il turn over
necessario per la continuità dei servizi, nonché per consentire risparmi nella spesa connessa
all'organizzazione delle procedure concorsuali. Ciò significa, per assicurare il turn over, si accede alle
graduatorie che dovrebbero risultare già chiuse e vi si accede per creare il turn over del SSN per la
continuità dei servizi e per risparmiare rispetto all’organizzazione di procedure concorsuali (in tale periodo
di pandemia non si possono fare tanti concorsi pubblici).

Viene rivisto, in accordo anche con il MIUR, il sistema di formazione dei medici specialisti, valorizzandone il
ruolo all'interno delle strutture sanitarie regionali pubbliche facenti parte della rete formativa, con
progressiva autonomia e responsabilità coerenti con il grado di conoscenze e competenze acquisito. Sono
valutati i contenuti del corso regionale di formazione specifica in medicina generale, in ragione dei mutati
scenari sanitari e sociali, ribadendo il ruolo dei Medici di Medicina Generale (MMG) nell'azione di
ORGANIZZAZIONE AZIENDALE 02 – 04 – 2021

prevenzione e contrasto delle malattie croniche, al fine di realizzare sul territorio nazionale una formazione
che, pur tenendo conto delle specificità territoriali, assicuri un set minimo omogeneo di requisiti formativi
ritenuti indispensabili a garantire livelli uniformi di assistenza. E' valorizzato lo sviluppo delle relative
competenze professionali delle professioni infermieristiche, ostetriche, tecniche, della riabilitazione e della
prevenzione, nonché del servizio sociale tenendo conto dei livelli dei livelli della formazione acquisita
nell'ambito di quanto previsto dai contratti collettivi nazionali di settore relativamente al conferimento degli
incarichi professionali senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica.

CONTRATTAZIONE INTEGRATIVA

Le Regioni in equilibrio economico, che hanno garantito i livelli essenziali di assistenza e avviato, con atti di
Consiglio regionale o di Giunta, il processo di adeguamento alle disposizioni di cui al DM 2015/70, ferma
restando la soglia di spesa per il personale di cui all'articolo 11 DL 35/2019, al fine di perseguire la graduale
perequazione del trattamento accessorio fra aziende ed enti del servizio sanitario per valorizzare le
professionalità dei dirigenti medici, veterinari e sanitari e degli operatori delle professioni infermieristiche,
ostetriche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione e del servizio sociale del comparto e degli
operatori socio sanitari, anche tenendo conto delle attività svolte in servizi disagiati e in zone disagiate,
possono destinare alla contrattazione integrativa risorse aggiuntive, nel limite del 2 per cento del monte
salari regionale al netto degli oneri riflessi, rilevato nell'anno 2018, da definirsi nell'ambito del tavolo di
verifica per gli adempimenti. Le regioni che hanno garantito i LEA e avviato, con atti formali di Consiglio
regionale o di Giunta, il processo di adeguamento alle disposizioni, possono fare un contratto aggiuntivo
(contrattazione integrativa con risorse aggiuntive). Il contratto nazionale, normalmente, stabilisce l’importo
medio per ciascuna professione ed inoltre c’è la possibilità di fare un contratto integrativo utilizzando il 2%
dei salari regionali rilevati nel 2018: quindi è la prima volta che si parla di contratto integrativo per il
pubblico impiego (normalmente nelle aziende private, chimiche o metal meccaniche, ci sono dei contratti
nazionali e dei contratti integrativi fatti a livello regionale oppure a livello locale).

MOBILITA’ SANITARIA

La mobilità sanitaria costituisce esplicitazione del principio di unitarietà del SSN e del diritto di libera scelta
del cittadino (ovvero il cittadino può andare in qualsiasi struttura ospedaliera a livello nazionale),
esercitabile nell'ambito del quadro normativo vigente, sia in relazione alla salvaguardia degli equilibri
economico-finanziari, dell'appropriatezza delle cure, del diritto alla prossimità dei servizi, sia in coerenza
con le funzioni che fanno capo alle Regioni e agli Enti del Servizio sanitario nell'esercizio delle loro
competenze in materia di programmazione e di committenza. I flussi di mobilità interregionali, in
particolare dal sud al nord del paese, sono causati dalle carenze dell'offerta complessiva di prestazioni. La
mobilità dei pazienti deve essere considerata a tutti gli effetti come un tema da attribuire alle competenze di
programmazione delle regioni di residenza dei pazienti e quindi strettamente correlato con gli adempimenti
conseguenti al Nuovo sistema di garanzia (NSG) ed al programma nazionale delle liste di attesa . Molto
spesso ci si sposta anche soltanto per le liste d’attesa: ciò rappresenta un diritto di libera scelta che ogni
cittadino possiede per essere curati dove si ritiene sia più opportuno essere curati, anche fuori dalla propria
regione. Però è compito delle regioni fare in modo che tale mobilità passiva diminuisca adempiendo a
quello che prevede il nuovo sistema di garanzia e, soprattutto rispettare il nuovo programma di liste
d’attesa (se per fare un intervento si deve aspettare un anno, ad esempio, ci si sposta in un’altra struttura).

Sono previste le seguenti azioni:


1. elaborare un programma nazionale Governo-Regioni, per valutare e migliorare i processi di mobilità
nell'ottica di salvaguardare una mobilità "fisiologica" e recuperare fenomeni di mobilità dovuti a
carenze locali/regionali organizzative e/o di qualità e quantità di prestazioni;
2. elaborare e attuare specifici programmi regionali rivolti alle aree di confine nonché ai flussi
interregionali con particolare riferimento al flusso sud/nord per migliorare e sviluppare i servizi in
ORGANIZZAZIONE AZIENDALE 02 – 04 – 2021

loco al fine di evitare problemi di accesso, rilevanti costi sociali e finanziari a carico dei pazienti; se il
paziente è seguito nella propria regione, non ha costi sociali e finanziari. Ad esempio, ogni paziente
(come quello oncologico) che si sposta da Palermo a Milano non andrà da solo ma sarà
accompagnato da 1-2 persone. Se queste persone lavorano significa che perderanno un periodo di
tempo di lavoro. Inoltre c’è il problema alberghiero, della ristorazione, dei costi di trasporto (anche
se alcune regioni del Nord hanno fatto degli accordi con Alitalia per ridurre il costo per i pazienti
che si recano al nord). Quindi si tratta di costi a carico dei pazienti, oltre al costo della visita
specialistica privata.
3. rendere tali piani funzionali in ragione dei processi di attuazione delle nuove procedure e degli
obbiettivi del piano nazionale liste attese;il compito delle regioni consiste nel migliorare la qualità e
la quantità delle prestazioni per evitare che ci sia gente che si sposti in altre regioni per problemi di
liste d’attesa.
4. valutare la definizione di specifici piani di sviluppo sulle strutture pubbliche e private accreditate al
fine di potenziare i servizi in loco, nel rispetto dell'equilibrio economico e finanziario del SSN;
5. valutare la compatibilità dei tetti vigenti in coerenza con i piani di recupero della mobilità, sempre
nel rispetto dell'equilibrio economico e finanziario del servizio sanitario nazionale. Ogni struttura
pubblica o privata ha dei tetti di spesa per cui occorre vedere la loro compatibilità con il recupero
della mobilità: se si vuole eliminare la mobilità passiva, si deve fare qualcosa in quanto la mobilità
passiva porta la regione alla perdita delle risorse immediatamente (in quanto il fondo sanitario
regionale copre la mobilità passiva). Governo e Regioni avviano un percorso di armonizzazione dei
sistemi di controllo di appropriatezza degli erogatori accreditati con l'obiettivo di migliorare
l'efficienza e l'appropriatezza nell'uso dei fattori produttivi e l'ordinata programmazione del ricorso
agli erogatori pubblici e privati accreditati. E' istituito un gruppo di lavoro Ministeri/regioni con il
compito di sviluppare un sistema di valutazione omogeneo sul territorio nazionale tramite un set
di indicatori oggettivi e misurabili, anche attraverso i dati del Sistema Tessera Sanitaria, al fine di
superare l'elevata frammentazione che caratterizza l'attuale panorama delle diverse Regioni e
Province Autonome. Sono applicate le stesse procedure di controllo sia per i pazienti residenti che
per i pazienti non residenti. Se non c’è un sistema di valutazione omogeneo sul territorio nazionale
continuerà il problema delle liste d’attesa.

STRATEGIA DI RIORDINO DEGLI ENTI PUBBLICI VIGILATI DEL MINISTERO DELLA SALUTE

Viene definita una strategia di riordino degli Enti Pubblici Vigilati del Ministero della salute, con particolare
riferimento ad AIFA, ISS e Agenas, con l'obiettivo di superare la frammentazione operativa che si è
stratificata nel corso degli anni e la potenziale duplicazione di funzioni e compiti tra soggetti in numerose
aree di attività. L'obiettivo prioritario, in questo senso, è quello di garantirne la funzione sistemica e di
supporto nell'ambito delle funzioni assegnate al Ministero della salute ed alle Regioni. Rispetto al modello
attuale e al percorso previsto in ambito HTA, c'è la necessità di valutare l'opportunità di accorpare tutte le
funzioni oggi frammentate tra più soggetti in un unico soggetto che opera in rete con i centri regionali, a cui
affidare la governance complessiva dell'intero processo di HTA in coerenza e a supporto delle attività di
competenza della Commissione LEA e delle politiche di innovazione in generale. Questo a garanzia
dell'autorevolezza e dell'indipendenza del processo di valutazione. L’AIFA fa le sue valutazioni HTA, così
come l’istituto superiore di sanità e l’AGENAS: quindi si avrà una duplicazione. L’obiettivo è quello di creare
un soggetto terzo a cui viene affidata tutta la governance dell’HTA e che vada a supporto dell’attività di
competenza della Commissione LEA. Quindi in ogni patto per la salute si cerca di migliorare la situazione in
quanto si vede cosa è successo nel precedente patto per la salute e si cerca di migliorarlo.

RICOGNIZIONE SULLO STATO DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE

Il Ministero della salute, in collaborazione con le Regioni, ha effettuato una ricognizione sullo stato del
patrimonio immobiliare e tecnologico del Servizio Sanitario Nazionale, la cui analisi ha evidenziato la
ORGANIZZAZIONE AZIENDALE 02 – 04 – 2021

necessità di procedere a interventi infrastrutturali per un importo complessivo pari a 32 miliardi di euro. A
questi vanno aggiunti circa 1,5 miliardi di euro necessari per un adeguato ammodernamento tecnologico
delle attrezzature a disposizione dei servizi sanitari regionali. In tal senso si conviene di incrementare
progressivamente, in coerenza con le disponibilità di bilancio, le risorse a disposizione dell'edilizia sanitaria
di cui all'ad. 20 della legge 67/88. Le attrezzature obsolete non sempre funzionano adeguatamente per cui
si avranno anche dei costi di manutenzione molto più elevati rispetto ad una nuova strumentazione. Inoltre
anche la velocità delle vecchie macchine sarà ridotta, difatti le nuove macchine danno la possibilità di fare
più esami nell’arco della giornata. L’obiettivo è di aumentare le risorse dell’articolo 20 gradualmente.

FINANZIAMENTI ALLE REGIONI

II Ministero della salute, supporta le regioni che hanno ancora a disposizione lo spazio finanziario pregresso
al fine di velocizzare l'iter di ammissione a finanziamento, in coerenza con la necessità di sviluppare un
piano di sostegno allo sviluppo delle reti assistenziali anche al fine di sostenere i Piani di recupero della
mobilità passiva. Si tratta di quelle regioni che non hanno usufruito di tutti i finanziamenti che sono a loro
disposizione secondo l’articolo 20. L’iter per la sottoscrizione degli accordi di programma e l'ammissione al
finanziamento prevede che il Ministero della salute effettuerà una ricognizione straordinaria dello stato di
attuazione degli interventi approvati ed all'esito, elaborerà una proposta di semplificazione dell'iter
amministrativo e normativo focalizzando il ruolo del Ministero della Salute e del Nucleo di valutazione degli
investimenti sugli aspetti di garanzia della conformità alle leggi ed alla organizzazione del Servizio sanitario
nonché sul monitoraggio degli interventi programmati. Si cerca di semplificare l’iter amministrativo e
normativo rispettando la conformità delle leggi. In relazione a particolari esigenze straordinarie e/o alla
situazione di emergenza di alcune aree geografiche soggette a calamità naturali, si valuta il superamento
della legislazione ordinaria, per consentire interventi urgenti di edilizia sanitaria e per l'ammodernamento
tecnologico.

PAZIENTI CON CRONICITA’ E MULTIPATOLOGIE

Il mutato contesto socio-epidemiologico, l'allungamento medio della durata della vita e il progressivo
invecchiamento della popolazione, e il costante incremento di situazioni di fragilità sanitaria e sociale,
l'aumento della cronicità e la sempre più frequente insorgenza di multi-patologie sul singolo paziente,
impone una riorganizzazione dell'assistenza territoriale. Tale assistenza promuove, attraverso modelli
organizzativi integrati, attività di prevenzione e promozione della salute, percorsi di presa in carico della
cronicità, basati sulla medicina di iniziativa in stretta correlazione con il Piano Nazionale della Cronicità e il
Piano di governo delle liste di attesa e il Piano Nazionale della Prevenzione. Si promuove un investimento
prioritario sull'assistenza sociosanitaria e sanitaria domiciliare, lo sviluppo dell'assistenza semiresidenziale e
residenziale in particolare per i soggetti non autosufficienti. Le attività devono essere erogate con diverse
modalità di copertura delle spese da parte del SSN e dei Comuni. Quindi in tutte le attività riguardanti
l’aumento della cronicità, le multi-patologie, l’intervento territoriale è fondamentale e deve avere dei
percorsi organizzativi integrati, attività di prevenzione e promozione della salute, percorsi di presa in carico
della cronicità. Se non si fa l’attività di prevenzione sugli stili di vita, ci saranno sempre più persone con
patologie. Invece, migliorando gli stili di vita, parte di patologie diminuirà.

LINEE DI INDIRIZZO PER I PARAMENTRI DI RIFERIMENTO

Linee di indirizzo per i parametri di riferimento sono:


- le modalità e gli strumenti per favorire l'effettiva continuità assistenziale e la presa in carico unitaria
della persona nelle diverse fasi della vita e in relazione alle diverse tipologie di bisogno;
- il completamento del processo di riordino della medicina generale e della pediatria di libera scelta,
favorendo l'integrazione con la specialistica ambulatoriale convenzionata interna e con tutte le
ORGANIZZAZIONE AZIENDALE 02 – 04 – 2021

figure professionali, compresa l'assistenza infermieristica di famiglia/comunità, per garantire la


completa presa in carico integrata delle persone;
- specifiche politiche attive di promozione e tutela della salute con particolare attenzione all'infanzia
e all'adolescenza, alle persone con disturbo mentale, al sostegno dell'autonomia delle persone con
disabilità e non autosufficienza. Saranno inoltre potenziate politiche a favore dell'area materno -
infantile, delle patologie croniche, delle dipendenze patologiche, dei disturbi del comportamento
alimentare, delle cure palliative e della terapia del dolore; a livello territoriale si ha una presa in
carico con un’assistenza a persone (compresa l’assistenza infermieristica negli ospedali di
comunità). Si tratta di una presa in carico integrale. Inoltre è importante la tutela della salute
nell’infanzia e nell’adolescenza: molti ospedali psichiatrici curano persone che hanno problemi
(determinati dalla DAD e dalla pandemia) in quanto alcuni adolescenti hanno smesso di mangiare o
uscire dalla propria stanza.

La valorizzazione delle professioni sanitarie, in particolare quella infermieristica, è finalizzata alla copertura
dell'incremento dei bisogni di continuità dell'assistenza, di aderenza terapeutica, in particolare per i soggetti
più fragili, affetti da multi-morbilità. La professione infermieristica è molto valorizzata in quanto riesce a
coprire episodi di continuità assistenziale e di aderenza terapeutica soprattutto per i soggetti più fragili e
con molte patologie.

La valorizzazione del ruolo del farmacista in farmacia che è un presidio rilevante della rete dei servizi
territoriali per la presa in carico dei pazienti e per l'aderenza terapeutica degli stessi e non solo per la
dispensazione dei medicinali, al fine di rafforzare l'accesso ai servizi sanitari. Tale processo trova la prima
attuazione nell'ambito del percorso di definizione e attuazione della Farmacia dei servizi e della nuova
convenzione nazionale. Ultimamente le farmacie in molte regioni risultano essere disponibili a vaccinare la
popolazione. Esse sono molto presenti sul territorio.

Deve essere istituito un gruppo di lavoro con una rappresentanza paritetica delle Regioni rispetto a quella
dei Ministeri, che, entro sei mesi dalla sottoscrizione del patto, concluda una proposta di provvedimento
volta all'ammodernamento ed alla revisione della normativa sui fondi sanitari ai sensi del Dlgs 502/1992 e
successivi, e sugli altri enti e fondi aventi finalità assistenziali. Lo scopo è tutelare l'appropriatezza
dell'offerta assistenziale in coerenza con la normativa nazionale, di favorire la trasparenza del settore, di
potenziare il sistema di vigilanza, con l'obiettivo di aumentare l'efficienza complessiva del settore a
beneficio dell'intera popolazione e garantire un'effettiva integrazione dei fondi con il Servizio sanitario
nazionale. Si conviene di procedere ad un'analisi degli oneri a carico della finanza pubblica. Si chiede un
gruppo di lavoro per la revisione della normativa sui fondi sanitari che sono previsti dal decreto 502/92 e
che hanno scopi assistenziali.

Governo e Regioni convengono di implementare gli investimenti in promozione della salute e prevenzione,
quali elementi cruciali per lo sviluppo della società e la tutela della salute, favorendo l'integrazione delle
politiche sanitarie e il raccordo funzionale tra Piano Nazionale Prevenzione e Piano Nazionale Cronicità e gli
ulteriori strumenti di pianificazione nazionale. Convengono altresì, secondo i principi della "Salute in tutte le
politiche" e in collegamento con gli indirizzi internazionali in materia di prevenzione (Agenda 2030), sulla
necessità di garantire equità e contrasto alle diseguaglianze di salute, di rafforzare l'attenzione ai gruppi
fragili di perseguire un approccio di genere, di considerare le persone e le popolazioni in rapporto agli
ambienti di vita (setting di azione), di orientare le azioni al mantenimento del benessere in ciascuna fase
dell'esistenza (approccio life course), ponendo in atto interventi basati su evidenze di costo efficacia, equità
e sostenibilità, finalizzati alla promozione di stili di vita sani e alla rimozione dei fattori di rischio correlati
alle malattie croniche non trasmissibili. L’obiettivo è quello di unire Piano Nazionale Prevenzione e Piano
Nazionale Cronicità con i principi della "Salute in tutte le politiche". L’Agenda 2030 ha 17 obiettivi, tra cui la
salute perché si vuole garantire equità e contrasto alle diseguaglianze di salute. La salute dipende anche
dall’ambiente: gli ambienti di vita sono estremamente importanti in quanto possono portare dei problemi
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(dal momento della gestazione a ciascuna fase della nostra esistenza). L’obiettivo è quello di attuare delle
azioni finalizzate alla promozione di stili di vita sani e alla rimozione dei fattori di rischio correlati alle
malattie.

In particolare: contrastare il fenomeno dell'antimicrobico-resistenza attraverso l'impegno di Governo e


Regioni a dare piena attuazione al Piano nazionale di contrasto dell'antimicrobico-resistenza (PNCAR) 2017-
2020 e suo aggiornamento sulla base dei risultati conseguiti nel 2020; consolidare il contrasto alle malattie
croniche non trasmissibili attraverso promozione della salute, diagnosi precoce e presa in carica, secondo un
approccio integrato tra prevenzione e cura; confermare l'impegno di Governo e Regioni alla realizzazione
del Piano nazionale per l'eliminazione del morbillo e della rosolia, per il conseguimento degli obiettivi di
eradicazione; convenire di definire valori soglia per gli inquinanti non normati nell'ambiente, mediante la
collaborazione fra l'Area sanitaria e quella ambientale, a tutela dei cittadini; confermare l'importanza delle
attività di vigilanza sui luoghi di lavoro secondo quanto previsto dall'art.13 del decreto legislativo n.
81/2008 prevedendo, di concerto ed attraverso l'intesa fra la Conferenza Stato Regioni, uno standard di
dotazione del personale: medici, tecnici della prevenzione, chimici, ingegneri, ecc. Tutto ciò è previsto dal
piano sanitario della prevenzione. Ad esempio, per eradicare morbillo e rosolia è fondamentale vaccinarsi.
La Sicilia è molto indietro rispetto a questa tipologia di vaccinazione.

Valorizzare, inoltre, l'impegno a rafforzare una visione di salute pubblica in un'ottica "One Health", che si
basa sulla progettazione e attuazione di programmi, politiche, legislazione e ricerca, in cui più settori
comunicano e collaborano per ottenere migliori risultati di salute pubblica, mediante un metodo
collaborativo, multidisciplinare, multi-professionale. L'approccio "One Health" considera la salute umana e
la salute degli animali come interdipendenti e legati alla salute degli ecosistemi in cui sono contestualizzati.
E’ importante convenire altresì che il Piano coordinato nazionale dei controlli (PCNC) (in corso di
elaborazione il PCNP 2020-2024) ricomprenda tutti i piani specifici di controllo in materia di sicurezza
alimentare e sanità pubblica veterinaria. Tutto ciò è presente nel patto per la salute 2019 – 2021 ed è in
corso di elaborazione nella prevenzione 2020 – 2025 (ovvero nel piano nazionale della prevenzione).

L'importanza di dotare regioni e strutture sanitarie di sistemi di gestione della relazione con il cittadino è
ormai un dato acquisito anche in campo sanitario. La conoscenza del cittadino assistito è un aspetto
cruciale per l'attuazione di efficaci prospettive di Patient Centric in cui la qualità dei servizi erogati e la sua
percezione rappresentano l'elemento cardine che sottende un reale e duraturo rapporto di corrispondenza,
tra offerta e domanda. In una struttura sanitaria che vuole essere più orientata al paziente, è auspicabile
implementare processi di gestione della relazione con il cittadino che si sostanziano nell'insieme di
informazioni e dati, procedure organizzative, modelli comportamentali, nonché strumenti e tecnologie, che
sono in grado di gestire tutta la relazione con il cittadino. Quindi è necessario favorire lo sviluppo di
progettualità su base regionale e/o aziendale (attraverso la definizione di linee guida e nell'ambito delle
risorse a legislazione vigente) che abbiano come obiettivo quello di migliorare la comunicazione e la
trasparenza sull'efficienza dei percorsi clinici e amministrativi e il coinvolgimento dei cittadini mediante
l'implementazione di pratiche di partecipazione inclusive, orientate ai risultati sia in termini di output sia in
termini di outcome (ovvero quante prestazioni sono state fatte e come il paziente ritiene la qualità della vita
dopo una prestazione che gli è stata effettuata). Migliorare l'esperienza del cittadino in termini di efficacia
della comunicazione, trasparenza ed efficienza dei percorsi interni clinici e amministrativi, equità
nell'accesso ai servizi, coinvolgimento effettivo. Inoltre favorire l'empowerment del cittadino verso un
corretto, appropriato e responsabile utilizzo dei Servizi sanitari, anche attraverso l'utilizzo del Fascicolo
Sanitario Elettronico. Il paziente deve essere, dunque, al centro dell’attività sanitaria poiché la qualità dei
servizi erogati e la sua percezione costituiscono l’elemento cardine. Se il paziente ha un’ottima percezione
dei servizi, crea un duraturo rapporto di corrispondenza tra l’offerta e la domanda. Le strutture sanitarie
non possono essere incentrate sul personale, ma le cose devono essere fatte in funzione del paziente.
Quest’ultimo deve essere al centro. L’informazione, le varie procedure organizzative, i modelli
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comportamentali e il modo in cui la relazione con il paziente deve essere gestita risultano essere
fondamentali.

PIANO NAZIONALE DELLA PREVENZIONE 2010 – 2012

Il Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) è coordinato dal Centro Nazionale per il Controllo delle Malattie
(CCM), un organismo di coordinamento tra il Ministero della Salute e le Regioni. Il CCM definisce le linee
operative per lo sviluppo degli obiettivi di prevenzione e supporta le Regioni nella definizione dei programmi
di attuazione. Parallelamente al PNP 2005-2007 si sono sviluppate iniziative di sanità pubblica, come
Guadagnare Salute per la promozione degli stili di vita e il Piano nazionale degli screenings 2007-2009. Nel
2008 il PNP è stato prorogato, mantenendo inalterati gli obiettivi. I piani nazionali della prevenzione si
modificano.

Il Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2010-2012 è stato approvato con Intesa nella Conferenza Stato-
Regioni il 29 aprile 2010. L'Intesa prevede che le Regioni si impegnino ad adottare, entro il 31/12/2010, il
Piano regionale di prevenzione per la realizzazione degli interventi previsti dal PNP 2010-2012. li Piano
regionale della prevenzione (PRP) deve prevedere:

 Continuità delle attività del PNP 2005-2007 in termini di completamento degli obiettivi non ancora
raggiunti e consolidamento/ estensione di quelli raggiunti. Dunque, le regioni devono completare
gli obiettivi previsti dal PNP 2005 – 2007 (qualora non li avessero ancora raggiunti) consolidarli ed
estenderli.
 Sviluppo di ogni macroarea individuata dal PNP 2010-2012, e in essa un numero congruo di linee di
intervento con coinvolgimento di una quota significativa di target potenziale, fatta salva l'inclusione
dei LEA o in altri atti, piani di pianificazione regionale o nazionale;
 Messa a regime di attività di sorveglianza previste dal PNP 2010-2012, quale strumento essenziale
di conoscenza per il monitoraggio e la riprogrammazione del Piano.

Il Ministero della salute da parte sua: approva entro il 31/10/2010, sentite le Regioni, il documento
operativo per l'attuazione delle linee di supporto centrali al PNP 2010-2012. Per ogni linea di supporto
centrale, il documento esplicita:

 Livello responsabilità;
 Attori coinvolti;
 Obiettivo dell'azione;
 Metodologia;
 Indicatori per il monitoraggio della attuazione dell'azione;
 Cronoprogramma (ovvero in quanto tempo deve esser fatta quella determinata azione);
 Eventuale budget.

Il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM) stipula una convenzione con il
Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (CNESPS) dell'Istituto Superiore
Sanità per il supporto alla progettazione e valutazione dei documenti di piano regionali. Anche il PNP deve
essere declinato a livello regionale, per cui deve poi essere fatta una valutazione su come viene effettuato a
livello regionale.

L'Intesa prevede di confermare per la completa attuazione del PNP per gli anni 2010-2012 la destinazione di
200 milioni di euro, oltre alle risorse previste dagli accordi per la realizzazione degli obiettivi del Piano
sanitario nazionale. Tali importi sono finalizzati a sostenere il raggiungimento degli obiettivi del PNP 2010-
2012, lo sviluppo del sistema di sorveglianza e l'armonizzazione delle attività di prevenzione in ambito
regionale. 200 milioni di euro sono sempre ripartiti fra le diverse regioni (tutte le risorse vengono sempre
ripartite a livello nazionale per singola regione o provincia autonoma): tali risorse servono a raggiungere gli
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obiettivi del PNP e per lo sviluppo del sistema di sorveglianza e l'armonizzazione delle attività di
prevenzione in ambito regionale.

Le Regioni trasmettono annualmente alla Direzione operativa del CCM la documentazione relativa alle
attività svolte per consentire la certificazione dell'avvenuto raggiungimento degli obiettivi da parte del CCM,
con il supporto del CNESPS dell'Istituto Superiore di Sanità. Se la valutazione degli stati di avanzamento è
positiva, le Regioni accedono alle somme vincolate al raggiungimento degli obiettivi di Piano. Tutte le volte
che le regioni presentano degli stadi di avanzamento, se sono positivi, si liberano delle risorse.

La prevenzione deve avere un approccio rispettoso della libertà e responsabilità individuale, ma nello stesso
tempo deve conservare interamente la sua valenza di bene comune e valore solidale, a servizio del
benessere della persona e dell'intera comunità. Tale descrizione riprende l’articolo 32: la sanità è a tutela
del cittadino e della comunità. Ha, dunque, una valenza di bene comune e valore solidale. Ciò è
fondamentale per il benessere della persona e dell’intera comunità. A tal proposito è possibile fare
riferimento al valore solidale della vaccinazione: il valore sociale delle vaccinazioni si riflette infatti sia sul
singolo individuo sia sulla collettività. Una corretta informazione unita alla fiducia verso le istituzioni
sanitarie, sono la chiave principale per dissipare paure, affrontare preoccupazioni e promuovere l’adesione
alle vaccinazioni.

Il PNP deve necessariamente considerare:

 Programmi di prevenzione collettiva, finalizzati ad affrontare rischi diffusi nella popolazione


generale, con politiche favorevoli alla salute o interventi regolatori (urbanistica, piano traffico,
orientamento consumi etc.), con programmi di promozione della salute o di sanità pubblica
(sorveglianza e controllo delle malattie infettive), con interventi sugli ambienti di vita e di lavoro
(controlli nel settore alimentare, acque potabili, prevenzione infortuni e malattie professionali) . A
livello collettivo, il PNP interviene in diversi settori per affrontare i rischi diffusi nella popolazione e
per fare in modo che ci siano politiche a favore della salute o interventi regolatori.
 Programmi di prevenzione rivolti a gruppi di popolazioni a rischio, per impedire l'insorgenza di
malattie (vaccinazioni in gruppi a rischio) o a diagnosticare una malattia (screening oncologici) o
introdurre nella pratica clinica la valutazione del rischio individuale e interventi di diagnosi precoce
e trattamento clinico (prevenzione cardiovascolare). Esistono diversi programmi di prevenzione
come vaccinazioni, screening oncologici o la valutazione del rischio individuale e interventi di
diagnosi precoce e trattamento clinico (come la prevenzione cardiovascolare). Si tende a vaccinare i
gruppi a rischio, così come si va a diagnosticare una patologia mediante gli screening oncologici. Si
tratta di due programmi di prevenzione differenti.
 Programmi di prevenzione individuale finalizzati a introdurre metodologie nei percorsi diagnostico
— terapeutico – riabilitativi che ne migliorino la qualità e l'appropriatezza. I programmi di
prevenzione sono anche individuali e sono finalizzati ad introdurre metodologie nei percorsi
diagnostici.

FASI DELLA PREVENZIONE

Le fasi della prevenzione sono tradizionalmente:

1. Prevenzione primaria, si rivolge a tutta la popolazione e ha come obiettivo il controllo dei


determinanti di malattia (si fa riferimento gli stili di vita). La medicina predittiva, tendenzialmente si
rivolge a tutta la popolazione e ha come obiettivo la valutazione del rischio di insorgenza di una
patologia. La medicina predittiva è una medicina personalizzata, la risposta alla scoperta della
sequenza del nostro DNA.
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2. Prevenzione secondaria, si rivolge alla sola popolazione a rischio e ha come obiettivo la massima
anticipazione diagnostica di una patologia. Quest’ultima cerca di anticipare la diagnosi di una
determinata patologia.
3. Prevenzione terziaria, si rivolge alla sola popolazione malata e ha come obiettivo la riduzione
dell'impatto negativo ai una patologia, ripristinando le funzioni, riducendo le complicanze e le
probabilità di recidive. La prevenzione terziaria è rappresentata dalle cure ospedaliere, in fase
ormai avanzata di malattia.

La classificazione degli interventi si è rilevata non più adeguata, alla luce dell'evoluzione scientifica, in
quanto pone l'accento sull'offerta e non sulla domanda, e suddivide artificiosamente la persona, come se le
fasi si susseguano l'una all'altra, in momenti distinti e separati. Ad esempio, le patologie
cardiocerebrovascolari, l'allungamento della vita e l'andamento epidemiologico, dimostrano che in una
medesima età della vita si può aver bisogno di interventi di prevenzione primaria, stili di vita e aspetti
nutrizionali, secondaria, screening per ipercolesterolemia, terziaria, riabilitazione a seguito di patologia
cardiocerebrovascolare. Una stessa persona può avere diversi interventi di prevenzione primaria,
secondaria e terziaria in momenti distinti e separati della sua vita.

Il PNP 2010-2012 pone la persona e la comunità di cui è parte al centro del progetto di salute, valorizza gli
esiti più che i processi. Quindi, è opportuno rivedere alcune categorie e considerare la prevenzione rivolta a
problemi e, conseguentemente, a obiettivi:

 Prevenzione come promozione di salute, rientrano gli interventi che potenziano i determinanti
positivi e che controllano i determinanti negativi.
 Prevenzione come individuazione del rischio, comprende sia gli screening di popolazione, sia la
medicina predittiva (la medicina predittiva si rivolge alle persone sane o senza malattie evidenti, in
queste ricerca i segni della fragilità o del difetto che conferiscono loro una certa predisposizione a
sviluppare una malattia.);
 Prevenzione come gestione della malattia e delle sue complicanze, significa l'adozione di protocolli
diagnostico-terapeutico-riabilitativi fondati sulla evidenza di efficacia, con standard di qualità, con
verifiche e monitoraggio.

SUDDIVISIONE

Ogni area di intervento del PNP 2010-2012 prevede la seguente suddivisione, utilizzando come esempio la
linea «Prevenzione di abitudini, comportamenti, stili di vita non salutari»:

 Obiettivi generali di salute: sorveglianza di patologie, determinanti e rischi per la salute;


 Sotto-obiettivi: promuovere pratiche di provata efficacia, implementare sistemi di sorveglianza,
realizzare profili di salute;
 Linee di supporto: network che favoriscono e sostengono lo sviluppo del PNP, individuare e
diffondere l'attività di prevenzione di dimostrata efficacia, eliminare pratiche inefficaci e dannose
(certificati sanitari, idoneità, autorizzazioni inutili etc.), comunicare e diffondere i dati dei profili di
salute.

LINEE DI INTERVENTO

Le linee di intervento, che dettagliano le linee di supporto devono:

Rendere fruibili networks regionali che favoriscano e sostengano lo sviluppo del PNP, anche a livello
di formazione;
Produrre e rendere disponibili in maniera integrata basi dati;
Analizzare i bisogni e rischi della popolazione;
Definire e riadeguare le priorità, gli obiettivi e i relativi interventi sanitari, ambientali e sociali;
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Valutare l’impatto della salute sugli interventi realizzati;


Migliorare e consolidare le attività comunicazione dei risultati raggiunti. Dunque, i dati devono
essere prodotti e resi disponibili. La comunicazione dei risultati raggiunti è fondamentale nei
confronti della popolazione.

LA MEDICINA PREDITTIVA

La medicina predittiva, per definizione, si rivolge agli individui sani, nei quali cerca la fragilità o il difetto che
conferiscono loro una certa predisposizione a sviluppare una malattia. Di conseguenza, la medicina
predittiva è probabilistica e individuale e come tale consente la massima personalizzazione degli interventi
(ovvero la medicina personalizzata). La medicina predittiva permette di individuare il profilo di rischio di
ciascuna persona, di monitorarne l'evoluzione e di realizzare appropriati interventi preventivi, di selezionare
la terapia, la dose e il trattamento. Conoscendo il fattore di rischio di un determinato paziente, è possibile
attuare degli interventi predittivi. La medicina predittiva si pone come medicina dell'individualità e per
essere tale richiede un processo di crescita delle conoscenze e di profonda innovazione nei modelli culturali
dei medici.

Mettere la persona al centro dell'intervento di prevenzione comporta che bisogna vederla nel contesto in cui
si trova, collocandola in una situazione dinamica di relazioni con le altre persone, ma anche con agenti
biologici, chimici e fisici presenti nell'ambiente, e con le strutture abitative, ricreative, lavorative
frequentate. Quindi, la prevenzione non può pensare a singoli interventi che riguardano la singola persona,
ma deve mirare, nella strategia complessiva, a far sì che tutto quanto circonda e, in una certa misura,
compenetra la persona, possa concorrere al suo benessere. E’ fondamentale vedere contestualizzare il
paziente e far sì che tutto quanto circonda e, in una certa misura, compenetra la persona, possa concorrere
al suo benessere.

PREVENZIONE NELLA COMUNITA’

La prevenzione nella comunità interviene nelle seguenti aree:

 Area della sicurezza, finalizzata alla prevenzione degli eventi infortunistici in ambito stradale,
lavorativo e domestico;
 Prevenzione delle esposizioni ad agenti chimici, fisici e biologici, che comprende:
 Malattie suscettibili di vaccinazione e infezioni correlate all'assistenza sanitaria;
 Malattie causate da alimenti e bevande;
 Malattie professionali e in ambito lavorativo;
 Malattie correlate all'inquinamento (soprattutto al Nord Italia);
 Prevenzione di abitudini, comportamenti, stili di salute non salutari;
 Prevenzione oncologica anche attraverso gli screening.

Sugli stili di vita, le Regioni hanno voluto inserire un forte collegamento tra scuola e prevenzione:
L'educazione alla salute è una delle componenti essenziali dell'accompagnamento alla crescita e allo
sviluppo integrale della persona. La crescente e preoccupante diffusione di malattie croniche legate, in
buona parte, a comportamenti dannosi acquisiti in età giovanile, la persistente emergenza connessa al
fenomeno delle dipendenze patologiche (in particolare al consumo e all'abuso di sostanze legali e illegali), la
diffusione di atteggiamenti negativi e distruttivi in ambito affettivo-relazionale, evidenziano la necessità di
un'alleanza tra il mondo della salute e quello della scuola, finalizzata alla realizzazione di un intervento che
configuri l'educazione alla salute come proposta educativa stabile. Bisogna, dunque, fare in modo che
l’educazione alla salute diventi una proposta educativa continua nella scuola. Le malattie croniche sono
dovute in gran parte anche ai comportamenti dannosi acquisiti in età giovanile.

PREVENZIONE DELLA POPOLAZIONE A RISCHIO


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La prevenzione della popolazione a rischio è relativa a:

1. Tumori e screening; 6. Disturbi psichiatrici;


2. Malattie cardiovascolari; 7. Malattie neurologiche;
3. Malattie respiratorie croniche; 8. Cecità e ipovisione;
4. Malattie osteo-articolari; 9. Ipoacusia e sordità.
5. Patologie orali;

Si tratta della prevenzione fatta nella popolazione a rischio di tali patologie. Già al momento della nascita,
ad esempio, è possibile capire se vi siano problemi di ipoacusia, sordità o cecità per cui il bambino può
andare incontro a visite periodiche.

PIANO NAZIONALE DELLA PREVENZIONE 2014 – 2018

Il 13 novembre 2014 la Conferenza Stato-Regioni ha approvato l'Intesa sul Piano nazionale della
prevenzione 2014-2018. L'Intesa tra il Governo, le Regioni e le Province autonome, prevede che le Regioni,
entro il 31 dicembre 2014, recepiscano con apposita delibera il Piano nazionale della prevenzione 2014-
2018 (PNP 2014-2018). In data 21 dicembre 2017 la Conferenza Stato- Regioni ha prorogato fino al 2019 il
sopracitato Piano nazionale prevenzione.

Il PNP 2014-2018 individua 10 macro obiettivi a elevata valenza strategica, perseguibili da tutte le Regioni,
attraverso la messa a punto di piani e programmi che, partendo dagli specifici contesti locali, nonché
puntando su un approccio il più possibile intersettoriale e sistematico, permettono di raggiungere i risultati
attesi:

1. Ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle malattie non
trasmissibili;
2. Prevenire le conseguenze dei disturbi neurosensoriali;
3. Promuovere il benessere mentale nei bambini, adolescenti e giovani;
4. Prevenire le dipendenze da sostanze e comportamenti;
5. Prevenire gli incidenti stradali e ridurre la gravità dei loro esiti;
6. Prevenire gli incidenti domestici e í loro esiti;
7. Prevenire gli infortuni e le malattie professionali;
8. Ridurre le esposizioni ambientali potenzialmente dannose per la salute;
9. Ridurre la frequenza di infezioni/malattie infettive prioritarie;
10. Attuare il Piano Nazionale Integrato dei Controlli per la prevenzione in sicurezza alimentare e sanità
pubblica veterinaria.

Si tratta di 10 macro – obiettivi che vanno ad essere analizzati al fine di prevenire determinate patologie.

RIDURRE IL CARICO PREVENIBILE ED EVITABILE DI MORBOSITÀ, MORTALITÀ E DISABILITÀ DELLE


MALATTIE NON TRASMISSIBILI

I fattori determinanti sono socioeconomici, culturali, politici, ambientali, mentre i fattori di rischio
modificabili sono: fumo, alcol, sedentarietà, alimentazione non corretta (si tratta di stili di vita non corretti
che vengono messi in atto). Invece i fattori di rischio intermedi sono: sovrappeso/obesità, ipertensione,
dislipidemie, iperglicemia, lesioni precancerose, cancerose iniziali.

PREVENIRE LE CONSEGUENZE DEI DISTURBI NEUROSENSORIALI

 Ipoacusia e sordità: Al fine di garantire la piena possibilità di recupero delle abilità uditive, bisogna
identificare le ipoacusie entro il terzo mese di vita e avviare un adeguato intervento riabilitativo non
oltre il sesto mese di vita.
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 Ipovisione e cecità. La strategia si basa sullo screening oftalmologico pediatrico che vede 2 momenti
importanti: la nascita e l'età di 3 anni. Lo screening neonatale può esser fatto sia dal pediatra sia
dall'oculista.

PROMUOVERE IL BENESSERE MENTALE NEI BAMBINI, ADOLESCENTI E GIOVANI

La prevenzione del disagio mentale deve coinvolgere più attori, dentro e fuori il Servizio Sanitario. Gli
interventi universali sono rivolti a tutti i gruppi presenti in ambito scolastico. La letteratura dimostra che
sono efficaci i programmi che promuovono la consapevolezza dei benefici derivanti da stili di vita sani, i
rischi connessi all'uso/abuso di sostanze e che affrontano specificamente il contrasto al bullismo e alla
violenza, con il coinvolgimento diretto dei giovani nei programmi preventivi. La partecipazione, infatti,
rafforza nei giovani l'identità, il senso di appartenenza e la competenza e contribuisce allo sviluppo e
all'autostima. La prevenzione del benessere mentale di bambini e adolescenti deve coinvolgere soprattutto
la scuola perché proprio qui i bambini sono soliti mostrare i suoi problemi. La letteratura suggerisce, a tal
proposito, che i programmi efficaci risultano essere quelli che derivano da stili di vita sani.

Accanto agli interventi universali vanno sviluppati interventi specifici, dentro o fuori la scuola, rivolti a
gruppi a rischio per esempio per particolari condizioni sociali o economiche.

PREVENIRE LE DIPENDENZE DA SOSTANZE

Le prove scientifiche sono ancora limitate, ma suggeriscono alcuni interventi:

 Scuole che promuovono la salute, con l'adozione di policy in cui il fumo e l'alcol sono esplicitamente
proibiti in ogni ambiente scolastico e in ogni orario (inclusi gli spazi pubblici antistanti la scuola, le
gite scolastiche etc.);
 Famiglie che promuovono salute, in cui i genitori escludano l'uso di tabacco nelle case e utilizzino
l'alcol in modo moderato nei limiti del pasto; interventi di regolazione dell'uso dell'alcol e del fumo
in ambiente di lavoro, di vita, di svago, nel quadro di strategie di promozione della salute. Anche gli
interventi di comunicazione per la salute e di marketing sociale, volti a denormalizzare l'uso di
tabacco e l'abuso di alcol cominciano ad avere apprezzabili prove di efficacia. Mentre non ci sono
ancora evidenze scientifiche sulla prevenzione del Gioco d'azzardo patologico.

Il fatto che a scuola vengano fatti interventi sulla salute, è fondamentale per prevenire tutto ciò. Nel 2003
viene emanata la legge n. 3 (art. 51), “Tutela della salute dei non fumatori” (Legge Sirchia), che ha esteso il
divieto di fumo a tutti i locali chiusi, compresi i luoghi di lavoro privati o non aperti al pubblico, gli esercizi
commerciali e di ristorazione, i luoghi di svago, palestre, centri sportivi. Ciò ha influito molto positivamente,
nonostante il consumo di alcol tra i giovani sia aumentato notevolmente.

PREVENIRE GLI INCIDENTI STRADALI E RIDURRE LA GRAVITÀ DEI LORO ESITI

La prevenzione degli incidenti stradali richiede un approccio multisettoriale e il coinvolgimento di numerose


Istituzioni. La sanità pubblica contribuisce alla prevenzione degli incidenti stradali attraverso:

 L'informazione e la formazione sui fattori che alterano lo stato psicofisico alla guida, quali uso di
alcol e droghe o l'assunzione di farmaci;
 L'informazione e la formazione sui pericoli legati alla guida senza cinture e senza casco e senza
sistemi di ritenuta per i bambini;
 L'attività di promozione presso le altre istituzioni coinvolte, in particolare per una mobilità
sostenibile e sicura (potenziamento del trasporto pubblico locale, pianificazione urbanistica, messa
in sicurezza dei percorsi casa-scuola).
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Gli incidenti stradali sono un problema che interessa la sanità pubblica mondiale perché è forte l’impatto
sulla salute delle persone. Alcuni determinanti sono fattori di rischio legati alla persona che favoriscono
l’evento incidente stradale, quali le condizioni di salute, l’età, l’assunzione di farmaci compromettenti
l’attenzione, l’equilibrio e i riflessi. Altri fattori di rischio sono riconducibili a stili di vita che comportano
consumo dannoso di alcol e sostanze psicotrope, e a scorretti comportamenti alla guida (utilizzo dei
cellulari, disattenzione, eccessiva velocità, mancato utilizzo dei sistemi di protezione). Concorrono infine al
verificarsi dell’incidente altri determinanti che sono invece attribuibili alla sicurezza delle strade, alla
sicurezza dei veicoli.

PREVENIRE GLI INCIDENTI DOMESTICI

Le azioni da intraprendere per la prevenzione degli incidenti domestici. in considerazione delle informazioni
già disponibili, comprendono:

Miglioramento della sicurezza delle abitazioni;


Miglioramento della conoscenza del fenomeno e delle azioni di prevenzione per gli operatori
sanitari, MMG e PLS;
Formazione e informazione della popolazione maggiormente a rischio di incidente domestico, dei
genitori e dei care giver;
Interventi di miglioramento dello stato di salute della popolazione anziana, che devono essere
mirati al potenziamento dell'equilibrio e del coordinamento motorio.

I dati italiani evidenziano come la fascia di popolazione di età >70 anni sia a elevato rischio di incidente
domestico in particolare di caduta (basti pensare alle persone anziane con Alzheimer).

PREVENIRE GLI INFORTUNI E LE MALATTIE PROFESSIONALI

Le iniziative per prevenire gli infortuni e le malattie professionali sono:

 Perfezionamento dei sistemi di conoscenza dei rischi e dei danni da lavoro;


 Rafforzamento del coordinamento tra istituzioni e partenariato economico sociale e tecnico
scientifico;
 Miglioramento della efficacia delle attività di controllo e della compliance da parte dei destinatari
delle Norme.

Ogni anno si verificano numerosi infortuni sul lavoro. Il tutto spesso dipende dal lavoratore che non si
attiene a delle regole previste e a delle norme predefinite per evitare infortuni sul lavoro (come ad esempio
le scarpe antinfortunistiche o il casco).

RIDURRE LE ESPOSIZIONI AMBIENTALI POTENZIALMENTE DANNOSE PER LA SALUTE

Le azioni per ridurre le esposizioni ambientali nocive sono:

 Realizzare attività di supporto alle politiche ambientali di miglioramento della qualità di aria,
acqua, suolo, secondo il modello della "Salute in tutte le politiche";
 Sviluppare la conoscenza dei livelli espositivi della popolazione generale a inquinanti ambientali;
potenziare le attività di sorveglianza epidemiologica;
 Sviluppare percorsi e strumenti interdisciplinari per la valutazione preventiva degli impatti sulla
salute delle modifiche ambientali;
 Sviluppare modelli, relazioni interistituzionali per la valutazione degli impatti sulla salute dei fattori
inquinanti;
 Sviluppare le conoscenze tra gli operatori della salute e dell'ambiente, MMG e PLS, sui temi della
integrazione ambiente-salute e della comunicazione del rischio;
 Comunicare il rischio in modo strutturato e sistematico.
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L’esposizione alle sostanze nocive presenti nell'aria, nell'acqua, nel suolo o negli alimenti rappresenta un
importante determinante della salute e il nesso tra ambiente e salute è da tempo all’attenzione del
dibattito politico e scientifico internazionale. Esistono delle politiche ambientali atte a migliorare la qualità
dell’aria, dell’acqua e del suolo. Il tutto consiste nel ridurre le esposizioni ambientali nocive per la salute di
ognuno di noi. La più importante risulta proprio essere la sorveglianza epidemiologica, la quale deve essere
fatta per monitorare o per percorsi e strumenti interdisciplinari per la valutazione preventiva degli impatti
sulla salute delle modifiche ambientali. Quest’ultime

RIDURRE LA FREQUENZA DI INFEZIONI/MALATTIE INFETTIVE PRIORITARIE

La prevenzione delle malattie trasmissibili si avvale delle seguenti strategie fondamentali:

 La sorveglianza epidemiologica;
 Gli interventi di prevenzione;
 L'organizzazione per le emergenze infettive;
 La comunicazione per la popolazione e la formazione degli operatori sanitari, volta a costruire e
mantenere la fiducia della popolazione nelle istituzioni sanitarie;
 Il coordinamento e l'integrazione funzionale tra i diversi livelli istituzionali e le varie competenze
territoriali nella attuazione degli interventi di prevenzione, nella raccolta e nel periodico ritorno
delle informazioni, nel sistematico monitoraggio della qualità e dell'impatto delle azioni poste in
essere.

In caso di malattie infettive come la pandemia da Covid – 19, il ruolo più importante è quello dello Stato
o della regione? L’articolo 15 non afferma che, in caso di pandemia, le regioni possono agire
autonomamente. E’ fondamentale, a tal proposito, un coordinamento più forte da parte dello Stato.

RAFFORZARE LE ATTIVITÀ DI PREVENZIONE IN SICUREZZA ALIMENTARE E SANITÀ PUBBLICA VETERINARIA


PER ALCUNI ASPETTI DI ATTUAZIONE DEL PIANO NAZIONALE INTEGRATO DEI CONTROLLI

Le attività di sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria prevedono:

 Controllo degli agenti patogeni, dei contaminanti, dei residui di sostanze pericolose che possono
entrare nella catena alimentare e arrecare danni alla salute umana;
 Mangimi sicuri per animali produttori di alimenti al fine di tutelare la salute animale e di prevenire
fenomeni di bioaccumulo nella catena alimentare di sostanze pericolose;
 Prevenzione e gestione delle malattie animali trasmissibili all'uomo, nonché di malattie animali che
arrecano danni alle produzioni zootecniche.

Rafforzare le attività di prevenzione in sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria risulta essere
fondamentale. Gli agenti patogeni presenti negli animali, così come le sostanze pericolose, potrebbero
entrare a far parte della catena alimentare arrecando seri danni alla salute di chi li consuma. E’ importante
prevenire fenomeni di bioaccumulo nella catena alimentare di sostanze pericolose, come i mangimi ricchi di
farmaci agli animali. Tra le principali sostanze nocive delle catene alimentari umane vi sono pesticidi (oltre
al DDT, ad esempio, aldrin e dieldrin, i cui tassi di trasferimento dal mangime al latte, alle uova e ai tessuti
adiposi sono tra i più alti osservati per i pesticidi clorurati), ma soprattutto i PCB e le Diossine. Oltre a ciò,
risulta essere fondamentale prevenire le malattie animali trasmissibili all'uomo, nonché di malattie animali
che arrecano danni alle produzioni zootecniche. Talvolta alcune malattie animali non arrecano
intervengono sull’uomo, ma distruggono gli allevamenti. Proprio per questo motivo, la prevenzione è
estremamente importante: i controlli veterinari da parte del ministero della salute sono presenti in tutti i
porti, allo scopo di controllare gli animali provenienti da altre regioni (affinché non arrivino carni di animali
ammalati sul territorio nazionale).

PIANO NAZIONALE PREVENZIONE 2020 – 2025


ORGANIZZAZIONE AZIENDALE 02 – 04 – 2021

Il Piano Nazionale di Prevenzione 2020-2025 ha le seguenti considerazioni e approcci.

 La Pandemia da SARS-COV 2 ha dimostrato come l'uomo, gli animali e l'ambiente siano fortemente
connessi in una relazione di interdipendenza e ha portato alla luce le implicazioni dell'equità sulla
salute, dal momento che le fasce più deboli della popolazione (anziani, malati cronici) sono risultate
essere quelle in cui la pandemia ha fatto più morti.
 Approccio combinato prevede che tutti gli obiettivi tengano conto degli aspetti economici, sociali e
ambientali e mirino a porre fine alla povertà, per restituire la dignità alle persone e a preservare la
natura e l'ambiente, come Previsto dall'Agenda 2030.
 Approccio multidisciplinare, intersettoriale e coordinato per affrontare i rischi potenziali o già
esistenti che hanno origine dall'interfaccia tra ambiente animali-ecosistemi. La salute delle persone,
degli animali e degli ecosistemi sono interconnesse tra loro.

Il Piano Nazionale di Prevenzione 2020-2025 risulta essere molto più dettagliato rispetto agli altri. Il PNP
2020-2025 basa l’azione quanto più possibile su prove di efficacia e sulla misura dei risultati (valutazione di
processo e di esito), avvalendosi dell’Evidence Based Prevention (EBP) attraverso le relative reti di strutture
e professionisti a supporto). Esso investe sulla messa a sistema in tutte le Regioni dei programmi di
prevenzione collettiva di provata efficacia (come vaccinazioni e screening oncologici) e di linee di azione
(Programmi “Predefiniti”, vincolanti per tutte le Regioni) basate su evidenze di efficacia, buone pratiche
consolidate e documentate, strategie raccomandate, nazionali e internazionali.

PIANO NAZIONALE PREVENZIONE 2020 – 2025

Il Piano Nazionale di Prevenzione 2020-2025 ha le seguenti considerazioni e approcci:

 Riorientamento di tutto il sistema della prevenzione verso un "approccio" di Promozione della


Salute, rendendo quindi trasversale a tutti i Macro Obiettivi (in tutto sono 6) lo sviluppo di strategie
di potenziamento e rafforzamento delle capacità. - Nuovi obiettivi organizzativi del sistema in cui
esprimere i valori professionali dei diversi operatori del SSN. Le recenti esperienze legate alla
pandemia da COVID-19, e in un contesto di conseguente crisi economica, è indispensabile
programmare e progettare in modo integrato e in termini di rete coordinata e integrata tra le
diverse strutture e attività presenti nel territorio e gli ospedali.

PIANO NAZIONALE PREVENZIONE 2020-2025

Il Piano Nazionale di Prevenzione 2020-2025 ha le seguenti considerazioni e approcci:

 Sistemi flessibili di risposta, con capacità di richiamare su temi emergenti risorse umane per i
compiti da svolgere in tempi rapidi. Questa capacita di reazione alle emergenze va preparata con
formazione di operatori di tutti i settori, che al momento opportuno possano lavorare in sinergia su
uno stesso obiettivo. Ciò permette di creare una certa flessibilità e far lavorare in sinergia più
persone al momento opportuno.
 Alleanze e sinergie intersettoriali tra forze diverse, secondo il principio della "Salute in tutte le
Politiche". L'intersettorialità si basa sul riconoscimento della salute quale processo complesso e
dinamico che implica interdipendenza tra fattori e determinanti personali, socioeconomici e
ambientali. Anche l'esperienza COVID-19 ha evidenziato l'importanza della collaborazione
intersettoriale per affrontare le complesse conseguenze dell'epidemia (ad es. impatto economico,
sociale e psicologico della crisi e del lockdown; a tal proposito, l’impatto del lockdown non è stato
solo economico, ma soprattutto psicologico).

PIANO NAZIONALE PREVENZIONE 2020-2025

Il Piano Nazionale di Prevenzione 2020-2025 ha le seguenti considerazioni e approcci:


ORGANIZZAZIONE AZIENDALE 02 – 04 – 2021

 Centralità della persona, tenendo conto che questa si esprime anche attraverso le azioni finalizzate
a migliorare (alfabetizzazione sanitaria) e ad accrescere la capacità degli individui di agire per la
propria salute e per quella della collettività e di interagire con il sistema sanitario attraverso
relazioni basate sulla fiducia.
 La promozione della salute è chiamata a caratterizzare le politiche sanitarie non solo nell'obiettivo
di prevenire una o un limitato numero di condizioni patologiche, ma anche a creare nella comunità
e nei suoi membri un livello di competenza e capacità di controllo che mantenga o migliori il
capitale di salute. Si cerca di aumentare e migliorare il capitale di salute nelle persone.

PIANO NAZIONALE PREVENZIONE 2020-2025

Il Piano Nazionale di Prevenzione 2020-2025 ha le seguenti considerazioni e approcci:

 Approccio life course nella consapevolezza che gli interventi preventivi e protettivi realizzati con
tempestività nella primissima fase della vita portano a risultati di salute positivi che dureranno tutta
la vita e si rifletteranno anche sulle generazioni successive e sulla comunità intera. L'approccio life
course consente di ridurre i fattori di rischio individuali e rimuovere le cause che impediscono ai
cittadini l'accesso ad ambienti e a scelte di vita salutari, mettendo in atto l'azione preventiva a
partire dai primi 1.000 giorni, nel periodo che intercorre tra il concepimento e i primi due anni di
vita del bambino.
 Approccio per ambienti, favorendo una maggiore interazione tra tutti gli ambienti (scuola,
ambiente di lavoro, comunità e servizi sanitari) e individuando l’Ente locale (Comune) quale "super-
ambiente". L'ambiente è il luogo o il contesto nel quale e più facile raggiungere individui e gruppi
prioritari per promuovere la salute e realizzare interventi di prevenzione.
 Approccio di genere come un cambio di prospettiva e culturale affinché la valutazione delle variabili
biologiche, ambientali e sociali, dalle quali possono dipendere le differenze dello stato di salute tra i
sessi, diventi una pratica ordinaria per migliorare l'appropriatezza degli interventi di prevenzione e
contribuire a rafforzare la "centralità della persona". La dimensione del genere consiste, dunque, in
un approccio da sostenere in ogni ambito e per evitare stereotipi e definire strategie volte ad
evitare disuguaglianze. Lo scopo dell’approccio di genere risulta proprio essere quello di evitare
disuguaglianze. Bisogna valutare le situazioni rispetto allo stato di salute tra i sessi. Non si può
generalizzare poiché esistono delle reazioni differenti tra persona e persona.
 Disuguaglianze sociali e geografiche devono essere ridotte e sono una priorità trasversale per
garantire l'equità. Lo svantaggio sociale rappresenta il principale singolo fattore di rischio per salute
e qualità della vita. Le persone, le famiglie, i gruppi sociali e i territori più poveri di risorse e capacità
sono i più esposti e vulnerabili ai fattori di rischio e ai fattori di stress che minano la resilienza delle
persone, soprattutto nelle finestre temporali cruciali per il loro sviluppo (es. infanzia e adolescenza).
Disuguaglianze sociali e geografica sono ancora troppo evidenti: non c’è un’equità per garantire le
prestazioni (basti pensare il divario tra sud e nord Italia).
 Profilo di salute ed equità della comunità è il punto di partenza per condividere con la comunità e
identificare obiettivi, priorità e azioni sui quali attivare le risorse della prevenzione e misurare i
cambiamenti dello stato di salute, confrontare l'offerta dei servizi con i bisogni della popolazione.
Nell'accezione proposta dal LEA della Prevenzione, il profilo di salute della comunità rappresenta
uno strumento strategico per una pianificazione regionale/locale degli interventi, coerente ai dati di
contesto di natura epidemiologica, demografica, socioeconomica, organizzativa e permette di
orientare la programmazione all'equità e all'intersettorialità. Il profilo di salute ed equità della
comunità deve essere un punto di partenza: solo così è possibile identificare gli obiettivi priorità e
azioni sui quali attivare le risorse della prevenzione e misurare i cambiamenti dello stato di salute,
confrontare l'offerta dei servizi con i bisogni della popolazione. I LEA della prevenzione
ORGANIZZAZIONE AZIENDALE 02 – 04 – 2021

rappresentano un profili importante per la comunità e costituiscono anche uno strumento


strategico per pianificare, a livello regionale e locale, gli interventi.

ATTIVITA’ DI COMUNICAZIONE DEL PIANO NAZIONALE PREVENZIONE 2020-2025

Il PNP 2020-2025 prevede le seguenti attività di comunicazione:

Piani di formazione integrati e coordinati, che creino cultura e linguaggi condivisi e una visione
comune di obiettivi e di sistema, anche tra soggetti di settori diversi;
Necessità di includere nei piani di formazione i MMG e i PLS;
Formazione come opportunità per l'acquisizione di conoscenze e competenze per nuovi ambiti di
intervento e modalità di azione;
Potenziamento dell'attività di comunicazione alla popolazione e a suoi specifici sottogruppi,
attraverso programmi e interventi volti ad aumentare potenziamento del cittadino;
Interventi di formazione sulla comunicazione rivolti a operatori e professionisti sanitari affinché
siano in grado di favorire la diffusione di contenuti scientificamente corretti. Bisogna, dunque, fare
in modo che i professionisti sanitari favoriscano la diffusione di contenuti scientificamente corretti.
Interventi di formazione sulla comunicazione anche per operatori non sanitari coinvolti in azioni di
promozione della salute e prevenzione. Anche il personale non sanitario può partecipare alle attività
di formazione.
Creazione di reti inter-istituzionali e di collaborazioni tra organizzazioni sanitarie e non sanitarie
miranti alla diffusione di messaggi corretti, sostenuti da evidenze scientifiche, contrastando la
diffusione di informazioni contraddittorie e/o ingannevoli (fake news). A tal proposito, ad oggi arriva
l’obbligo di vaccinazione per gli operatori sanitari. Un operatore sanitario non vaccinato è più a
rischio di contrarre la malattia e di trasmetterla ai pazienti. Qualora non dovesse vaccinarsi, viene
demansionato.
Comunicazione come strumento per favorire l'equità nelle politiche intersettoriali.

AZIONI CENTRALI DEL PNP 2020-2025

Il Piano nazionale prevenzione (PNP) 2020-2025 prevede 13 linee di supporto centrali, dette anche AZIONI
CENTRALI (AC) DEL PNP, sono finalizzate a migliorare la capacita del sistema sanitario di promuovere e
governare la prevenzione e rendere più efficiente ed efficace l'insieme delle relazioni tra attori istituzionali (e
tra questi e gli stakeholder) e, in generale, a facilitare il raggiungimento degli obiettivi del PNP. Obiettivo
delle AC è favorire il raggiungimento dei risultati di salute, secondo il modello in base al quale il Ministero
della Salute, in collaborazione con altri Ministeri e Istituzioni centrali, supporta la programmazione
regionale, svolgendo un ruolo di indirizzo, promozione e coordinamento, ma anche di accompagnamento
alle Regioni. Il sostegno centrale si realizza anche attraverso strumenti formali (accordi, patti, protocolli di
intesa intersettoriali e interistituzionali). Dietro queste azioni ci sono i ministeri che partecipano, i LEA che
prevedono il raggiungimento di quelle azioni e via dicendo. Il PNP risulta essere costituito da una parte
molto più breve e da un’altra parte che riprende tutte le attività in modo dettagliato (ad esempio una
singola azione centrale viene descritta in più pagine).

LINEE DI SUPPORTO DEL PIANO NAZIONALE PREVENZIONE 2020-2025

1. LINEA N. 1: Attivazione di Tavoli tecnici per il rafforzamento delle strategie di promozione della salute e
prevenzione
 Obiettivo: sostenere la realizzazione degli obiettivi del PNP attraverso la definizione dei ruoli e delle
responsabilità dei settori e degli stakeholder coinvolti nei diversi ambiti di intervento e il
coordinamento nazionale delle reti delle Scuole e dei Luoghi di lavoro che promuovono salute.
 Risultati attesi:
 Predisposizione di documenti di procedimento e di linee di indirizzo;
ORGANIZZAZIONE AZIENDALE 02 – 04 – 2021

 Istituzione del "Coordinamento nazionale delle reti regionali delle Scuole che promuovono
salute";
 Istituzione del "Coordinamento nazionale delle reti regionali dei Luoghi di lavoro che
promuovono salute".
2. LINEA N. 2: Implementazione di un sistema di sorveglianza nazionale per la rilevazione dei tassi di
allattamento materno al 1°, 3° e 6° mese.
 Obiettivo: Sostenere la realizzazione degli obiettivi del PNP attraverso un sistema di monitoraggio
permanente e diffuso su tutto il territorio nazionale, con rappresentatività regionale, dei tassi di
allattamento materno. Tale attività viene soprattutto svolta all’interno di scuole o luoghi di lavoro. I
ministeri coinvolti possono essere il Ministero della Salute, dell’Istruzione e del Lavoro.
 Risultati attesi: Definizione e sperimentazione di un sistema di sorveglianza nazionale
dell'allattamento materno al 1°, 3° e 6° mese. In questo caso si verifica quanto dura l’allattamento il
livello di adattamento dal primo al terzo mese.

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