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FREGE

CONCETTO COME FUNZIONE

Frege vede il concetto come funzione perché anche il primo non fa altro
che mettere in corrispondenza un dominio con un elemento che può
essere rappresentativo di quell’insieme

UOMO (x) ogni volta che sostituiamo la x con un nome di uomo avremo
come valore il vero se per esempio lo sostituiamo con un nome di donna
avremo come valore di verità il falso.

La funzione uomo che sarebbe dunque il concetto avrà come valore di


verità la x ogni volta che aggiungiamo l’oggetto che deve soddisfare
l’oggetto e la funzione.

CONCETTO E ARGOMENTO
La funzione è il concetto, l’argomento è l’oggetto.
I concetti sono denotati da predicati, gli argomenti possono essere
oggetti qualsiasi denotati da termini singolari. I termini singolari
espressioni del linguaggio che si riferiscono a un singolo oggetto
individuale.
Una tesi fondamentale di Frege è che espressioni che denotano un
singolo oggetto presuppongono l’esistenza dell’individuo in questione.
Frege fa una distinzione tra espressione e contenuto
ESPRESSIONE, parte astratta, costituita dal termine singolare o nome
proprio e termine concettuale o predicato che denotano un oggetto o un
concetto che rientrano nel CONTENUTO e costituiscono la parte
concreta.
SEMANTICA: distinzione tra analitico e sintetico
EPISTEMOLOGIA: distinzione tra a priori e necessario.
ONTOLOGIA E METAFISICA: distinzione tra necessario e contingente.

Il regno della logica per Frege il regno dell’analitico dell’ a priori e del
necessario.

QUANTIFICATORI
Quantificare significa enumerare un certo tipo di insiemi.
Quantificatore esistenziale (esiste almeno un)
Quantificatore universale (per ogni)
Il quantificatore lega o vincola le variabili
L’uso dei quantificatori permette di esprimere distinzioni che aiutano a
chiarire ambiguità del linguaggio comune

ES. per ogni numero esiste uno maggiore vera perchè c’è sempre un
numero maggiore di un altro numero

ES. esiste un numero maggiore di ogni numero. È falsa perché non


esiste un numero maggiore di tutti gli altri.

FREGE FORMA LOGICA E GRAMMATICALE


Frege fa una distinzione tra queste due forme, egli sostiene che la forma
grammaticale maschera la forma logica
Es. ciascuna ragazza ha una fanciulla che ama
Es. una fanciulla è amata da tutti i ragazzi
stessa forma grammaticale ma con funzione logica diversa in quanto il
primo esempio si riferisce al fatto che ogni ragazzo incontrerà la propria
fanciulla mentre il secondo esempio si riferisce al fatto che tutti i ragazzi
rivolgeranno la loro attenzione a quell’unica fanciulla.
SENSO E RIFERIMENTO FREGE
Senso e riferimento vengono applicati all’enunciato
Il senso sarebbe il pensiero espresso da un enunciato mentre il
riferimento è il valore di verità attribuibile all’enunciato attraverso il
senso. Se due enunciati hanno valore di verità diverso, allora esprimono
due pensieri diversi. Ma se hanno lo stesso valore di verità non possono
ancora dire nulla vengono pertanto in soccorso i pensieri che
permettono di distinguere enunciati entrambi veri. Senso e riferimento
sono intimamente collegati: il senso è ciò che è rilevante per la verità
ESEMPIO DI FREGE
Il senso di un termine singolare è il modo di presentazione dell’oggetto
nell’esempio
Stella del mattino e Stella della sera vengono utilizzati due diversi termini
per riferirsi a Venere, con ciò diremo che i due enunciati hanno diverso
senso e stesso riferimento.
Frege attribuisce senso a ogni tipo di espressione del suo linguaggio:
termini singolari,predicati, enunciati. L’identità è un rapporto tra oggetti o
segni ma entrambe le risposte non riescono a spiegare la differenza di
valore conoscitivo tra (prendendo l’esempio riportato qui sopra), Stella
del mattino=Stella del mattino e Stella del mattino=Stella della sera, il
primo è una verità analitica a priori il secondo è una verità sintetico a
posteriori. Per questo Frege per spiegare la differenza tra a=a a=b
prende in considerazione un terzo elemento ossia il modo di
presentazione dell’oggetto.
ES.
Aristotele è il maestro di Alessandro Magno
Aristotele è Aristotele
DIFFERENZA TRA POESIA E SCIENZA
Frege si domanda che differenza passa nel considerare Ulisse sbarcò a
Itaca. Vi sono due casi, quando Ulisse è un nome privo di riferimento in
questo caso studieremo la frase dal punto di vista della poesia e dei
poemi omerici e non saremo interessati alla verità dei fatti, oppure
quando Ulisse viene ritenuto un nome che si riferisce a un personaggio
reale in questo caso saremo interessati alla verità dei fatti. Nel primo
caso non siamo interessati alla verità dei fatti ma al suo valore poetico e
nel secondo caso siamo invece interessati alla verità.
LEGGE DI SOSTITUTIVITÀ FREGE
Due espressioni sono sostituibili l’una con l’altra lasciando inalterato il
valore di verità
Venere è luminoso
La Stella del mattino è luminosa
PRINCIPIO DI COMPOSIZIONALITÀ FREGE
Il significato di un enunciato dipende dal significato delle sue parti e delle
sue regole di composizione. Es. Socrate è un uomo dipende dalle sue
dai suoi costituenti, (Socrate) (uomo) (è) (un).
FALLIMENTO DEL PRINCIPIO DI COMPOSIZIONALITÀ
Necessariamente nove è maggiore di sette (vero). Questo vale in
qualsiasi universo
Necessariamente il numero dei pianeti è maggiore di sette (falso). In un
altro universo potrebbero esserci molti più pianeti. Il senso e il
riferimento del tutto è funzione rispettivamente del senso e del
riferimento delle parti, quindi se una parte manca di riferimento anche il
tutto mancherà si riferimento nel linguaggio naturale è possibile
introdurre nomi senza riferimento ad esempio si può parlare di Ulisse
anche se costui non è mai esistito ovviamente l’enunciato sarà senza
riferimento cioè privo di valore di verità, non sarà nè vero e nè falso.

PROBLEMI DELLA SOSTITUTIVITÀ E PRINCIPIO DEL CONTESTO


FREGE
Il discorso tra virgolette e il discorso indiretto non rispettano
composizionalità e sostitutività.
ES. “Tullio ha sei lettere” non si può sostituire con la frase Cicerone ha 6
lettere, perchè ne ha otto. In questo contesto dobbiamo sempre
distinguere tra uso e menzione i medievali parlavano di modo formale e
modo materiale. Quando citiamo un’espressione usando le virgolette,
non parliamo di ciò cui l’espressione si riferisce, ma dell’espressione
stessa in quel caso ci riferiamo esclusivamente a “Tullio ha 6 lettere”.
PRINCIPIO DEL CONTESTO E DI CREDENZA FREGE
Frege sostiene che il senso e il riferimento non sono proprietà assolute
delle espressioni linguistiche, ma dipendono dal contesto dell’enunciato.
Se una espressione viene usata nel contesto di un discorso indiretto
come quello retto da “crede che” allora non ha più il suo senso e
riferimento normale
Pia crede che la stella del mattino sia un pianeta,sostituendola con la
stella della sera dovremmo sempre ottenere un enunciato vero, ma nel
contesto di credenza non è così, perchè Pia potrebbe credere che la
stella della sera non sia un pianeta, quindi il principio di sostitutività
fallisce.
SENSO E VERITA’ DETERMINATEZZA DEL SENSO FREGE
Il senso è il valore di conoscenza degli enunciati e il riferimento è il
valore di verità. Senso e riferimento sono intimamente collegati il senso
è ciò che è rilevante per la verità. Anche la distinzione tra senso e
riferimento è valida prima di tutto per il linguaggio formale in cui ogni
espressione deve avere un senso determinato, tale cioè che le
condizioni di verità siano anch’esse determinate. Per Frege operazioni
matematiche come 2+2=8-4 sono costituite da proposizioni con lo stesso
riferimento in questo caso il numero 4 e con diverso senso. Il senso di
ciascuna proposizione è determinato e inequivocabile e permette di
verificare a quale condizione l’equazione è vera in questo caso a
condizione che entrambe le proposizioni matematiche determinino lo
stesso numero. Diversa è la situazione del linguaggio naturale rispetto al
linguaggio matematico, Frege individua due problemi che il linguaggio
naturale pone riguardo alla determinatezza del senso. Nel linguaggio
naturale parlanti diversi possono attribuire sensi diversi allo stesso
nome. Ad esempio per qualcuno Aristotele avrà come senso l’allievo di
Platone e per altri il maestro di Alessandro Magno. Per Frege queste
oscillazioni del senso non creano problemi finchè i parlanti si riferiscono
comunque allo stesso individuo. Per altri come Wittgenstein del
Tractatus o Kripke questa soluzione non funziona: al contrario che in
Frege i nomi non hanno senso ma si riferiscono direttamente agli
oggetti. Nel linguaggio naturale spesso per sapere quale pensiero è
espresso da un enunciato la sola espressione linguistica non basta,
piove o non piove o altri enunciati non esprimono compiutamente un
senso non è possibile valutare la verità a meno che non si conosca il
contesto in cui sono stati emessi ossia tempo luogo e parlante.
FREGE TERMINI NON DENOTANTI E PRESUPPOSIZIONE
Frege usa il termine nome proprio al posto di quello che noi indichiamo
solitamente come termine singolare o termine che ha per riferimento un
singolo oggetto, Una tesi di Frege è che espressioni che denotano un
singolo oggetto presuppongono l’esistenza dell’individuo in questione. Se dico
“Keplero morì in miseria”, presuppongo che vi sia qualcuno che inventò le
orbite ellittiche dei pianeti o presuppongo che vi sia una persona chiamata
Keplero analogamente se dico mio nonn ha perso il treno presuppongo che ci
sia un treno e che ci sia mio nonno. L’esistenza di un individuo chiamato
Keplero è una presupposizione sia dell’enunciato in questione sia della sua
negazione. E’ questa la prima definizione della presupposizione semantica.
p presuppone semanticamente q
se p è vero allora q è vero keplero morì in miseria
se p è falsa allora q è vero keplero non morì in miseria

LOGICA STOICA E LOGICA ARISTOTELICA


la logica stoica studia il rapporto tra proposizioni considerati come entità
autonome che rappresentano i fatti, studiano il modo in cui collegarli,
ossia i connettivi logici.
La logica aristotelica studia il rapporto fra i termini. Alla base del suo
lavoro sta la nozione di predicazione, ossia qualcosa che si può
predicare di qualcos’altro dunque due termini che si possono unire con
la cupola “è”. Aristotele individua anche l’enunciato affermativo e
negativo universale, es. tutti i piaceri sono beni, nessun piacere è un
bene e particolari qualche piacere è un bene, qualche piacere non è un
bene. Aristotele sviluppa la teoria del sillogismo individuando due
premesse e una conclusione, le due premesse sono costituite da un
termine comune detto termine medio. La conclusione mette invece in
relazione gli altri due termini contenuti nelle premesse.
ES. tutti gli uomini sono mortali, tutti i greci sono uomini, QUINDI tutti i
greci sono mortali.
il termine medio che collega le due premesse è UOMO.

SEGNO
Un segno è qualcosa che sta al posto di qualche altra cosa.
La prima classificazione dei segni è data da Peirce sui vari tipi di segni:
icona indice simbolo ecc.
Per ogni tipo di segno distinguiamo
type: il tipo di segno
token: replica o occorrenza di un segno
DISTINZIONE TRA SEGNI NATURALI E ARTIFICIALI
Segni naturali sono determinati da un rapporto di causa effetto e non
sono prodotti intenzionalmente ad esempio un’impronta lasciata sul
terreno
Segni arbitrari/artificiali sono prodotti intenzionalmente dall’uomo per
comunicare.
FERDINAND DE SAUSSURE
A ogni voce del lessico corrispondono una forma e con un contenuto in
termini Saussuriani un significato e un significante e il rapporto che vi è
tra essi è arbitrario,
Il segno linguistico è un’entità a due facce che lega il significato e il
significante
significante: parte astratta parola pronunciato
significato: immagine acustica parte concreta
DISTINZIONE TRA LANGUE E PAROLE SAUSSURE
Per Saussure la lingua rappresenta l’aspetto sociale, le parole
rappresentano l’aspetto individuale del linguaggio, ogni atto di parola è
diverso l’uno dall’altro
Per Saussure la lingua è un sistema di segni esprimenti delle idee
Una lingua è diversa non solo tra significante e significato, ogni lingua
forma in modo diverso il pensiero.
Saussure inventa lo strutturalismo
Riguarda il sistema della lingua soprattutto come sistema determinato
socialmente, e come sistema strutturato di componenti del lessico.
Non si propone di studiare ogni singolo significato e significante, ma di
studiare il sistema di cui fanno parte, cioè il sistema della lingua.
Lo strutturalismo vede la lingua come una struttura fatta di segni
Con lo strutturalismo si individuano le diversità della lingua.
Saussure si occupa di studiare i cambiamenti diacronici e sincronici della
lingua.
Saussure marca più l’aspetto della langue, cioè l’aspetto sociale.

Quando produco un enunciato che veicola una proposizione asserisco


uno stato di cose. Quando noi produciamo un enunciato usiamo i segni
per riferirci alla realtà, se questo stato di cose sussiste l’enunciato è vero
ES. il gatto sta sul tappeto enunciato che asserisce uno stato di cose
che sussiste.

VALORE OPPOSITIVO
pèsca e pésca hanno valore oppositivo e fanno riferimento a un diverso
significato. Qualcosa di analogo si riscontra a livello semantico le voci
del campo lessicale albero/legna/bosco/foresta hanno diverso valore
differenziale nel sistema tedesco francese e italiano.

ANALISI COMPONENZIALE
E’ uno dei modi più diffusi per l’analisi dei campi semantici e della
struttura del lessico. Per analisi componenziale si intende la
scomposizione dei significati delle parole in elementi minimi di
significato chiamati tratti semantici

NOAM CHOMSKY
Chomsky condivideva l’idea di Saussure per cui la lingua non è un
semplice elenco di vocaboli bensì è dotata di una struttura ma a
differenza di Saussure che era strutturalista , Chomsky trattava la
linguistica generativa che riguarda la facoltà del linguaggio intesa come
facoltà mentale individuale e innata e intesa come sistema sintattico,
modulo che permette di produrre frasi grammaticali. Alla distinzione
langue e parole di Saussure, Chomsky contrappone così la distinzione
competenza esecuzione. L'esecuzione riguarda la produzione effettiva
di frasi della lingua. La competenza riguarda la capacità di produzione di
frasi ben formate.
Chomsky non vede la lingua come oggetto sociale ma naturale.
Chomsky sostiene che da lingua a lingua cambia la sintassi.
GRAMMATICA GENERATIVA TRASFORMAZIONALE

La linguistica studia la competenza, ossia la capacità di generare e


riconoscere frasi grammaticali e studia le regole innate che permettono
di generare le infinite frasi della lingua.
Chomsky dà quindi importanza centrale all’enunciato, alle regole di
formazione degli enunciati e alle regole di trasformazione che a partire
da certi enunciati ne derivano altri più complessi
Questo insieme di regole è ciò che si trova alla base della facoltà del
linguaggio e che spiega la creatività linguistica che sarebbe la capacità
di costruire un numero potenzialmente infinito di frasi grammaticali con
un vocabolario limitato, seguendo regole.Queste regole sono quelle che
generano le frasi nucleari (PARTE GENERATIVA) della lingua e le
regole che trasformano queste frasi in altre frasi più complesse (PARTE
TRASFORMAZIONALE). Le regole di formazione delle frasi
grammaticali vengono chiamate da Chomsky regole di riscrittura perché
indicano come riscrivere un simbolo (per esempio l’articolo o il nome che
sarebbero simboli non terminali, perché rappresentano le categorie
sintattiche), con un altro simbolo (per esempio una o bimba, che
sarebbero simboli terminali). I simboli non terminali e simboli terminali
vengono anche definiti variabili e costanti. Le frasi composte a partire
dalle regole di riscrittura vengono a formare l’insieme delle frasi nucleari
della lingua.
Simboli non terminali
F GN GV N V ART
Simboli terminali
bimba mangia mela una la
Regole di formazione o riscrittura
F= GN+GV
GN=Art + N
L’albero sintattico è una rappresentazione sintetica dell’applicazione di
una serie di regole di riscrittura.
L’albero è anche un buon modo per vedere la diversità di struttura
profonda, rispetto all’apparente identità di struttura superficiale, aiutando
così a disambiguare frasi ambigue.
ES. una vecchia porta la sbarra può essere letto in due modi traducibile
in due diverse strutture ad albero vecchia inteso come nome o come
aggettivo, la struttura profonda viene dunque evidenziata dall’albero.

BERTRAND RUSSELL
Il significato di un nome proprio è un oggetto, mentre una descrizione
definita esprime una funzione proposizionale. Russell sostiene la tesi
per cui il significato di un nome proprio si riduce al suo riferirsi ad uno
oggetto. Ma i nomi propri del linguaggio non assolvono questa funzione
proprio perché non danno garanzia di riferirsi ad un individuo,per
esempio quando i nomi sono privi di riferimento e quindi senza valore di
verità e perciò non possono essere né veri e né falsi per esempio
Sherlock Holmes avviene nel linguaggio naturale e quindi i nomi propri
fungono da descrizioni definite. I nomi propri dunque sono abbreviazioni
di descrizioni definite, i veri nomi propri sono le espressioni indicali come
“questo e quello”, che stanno per un dato di senso per qualcosa di cui
abbiamo (acquaintance) ossia conoscenza diretta, che dipende
dall’ambito percettivo.

DESCRIZIONI DEFINITE
Valgono per chiunque soddisfi la proprietà es. il presidente della
Repubblica
NOMI LOGICAMENTE PROPRI
Svolgono la funzione di riferirsi direttamente agli oggetti. Nel linguaggio
naturale questa funzione è svolta dalle espressioni dimostrative come
questo e quello. I nomi proprio non hanno bisogno della presenza
dell’oggetto nel contesto per riferirsi e a differenza delle descrizioni
possono riferirsi a prescindere dalle caratteristiche degli oggetti. Anche
se i nomi propri non specificano alcuna caratteristica, usare
referenzialmente un nome equivale a presupporre che un numero
sufficiente di qualità descrittive siano vere di un certo oggetto.
Wittgenstein e anche Searle osservano che se dicessimo che Mosè non
è mai esistito non vorremmo solo dire che non vi è alcun individuo dal
nome Mosè ma che una serie di caratteristiche irrinunciabili per usare il
nome Mosè non si applicano a nessun individuo.
CONOSCENZA PER DESCRIZIONE
Individua un oggetto in quanto caratterizzato da certe proprietà
DESCRIZIONE INDEFINITA
Per Frege come per Russell non ha significato un oggetto ma un
concetto

Tuttavia Russell riconosce che c’è una differenza fra descrizioni


indefinite e descrizioni definite; in particolare c’è una differenza tra “una
tigre di Mario” e “la tigre di Mario”. Ogni volta che utilizziamo la
descrizione definita “la tigre di Mario” ci aspettiamo che Mario non abbia
più di una tigre (mentre non lo esigiamo quando utilizziamo la
descrizione indefinita “una tigre di Mario”). La presenza dell’articolo
determinativo sottintende due aspetti:l’esistenza e l’unicità dell’individuo.
Ma se le descrizioni definite danno come implicite esistenza e unicità la
loro forma logica deve renderle esplicite. Un asserto dunque che
contiene una descrizione dovrebbe dunque venire scritto in un
linguaggio disambiguato con una forma che renda esplicita l’idea di
esistenza e unicità.
Dunque per Russell, “la tigre di Mario è feroce” è la congiunzione delle
tre clausole seguenti: 1*) esiste almeno una cosa che è tigre di Mario 2*)
al massimo una cosa è tigre di Mario 3*) qualunque cosa sia tigre di
Mario è feroce. Oppure l’altro esempio : l’attuale re di Francia è calvo,
per Frege non sarebbe nè vero e nè falso in quanto è senza riferimento
perchè non esiste il re di Francia per Frege dunque esiste un enunciato
che non può avere riferimento ma afferriamo solamente il senso,
afferriamo per Frege due pensieri uno che potrebbe essere vero l’altro
falso ed entrambi non hanno nessun riferimento perchè non esiste un re
di Francia. Per Russell ha come validità la congiunzione delle tre
clausole presentate nell’esempio della tigre. Tradotto in linguaggio
naturale la forma logica della frase l’attuale re di francia è calvo si
traduce in. Esiste un qualcuno tale che è attuale re di francia e chiunque
sia attuale re di francia allora è uguale a costui che è calvo. Se il re di
Francia è calvo è una proposizione falsa pare che ci sia un problema
con la sua negazione in quanto la sua negazione il re di francia non è
calvo dovrebbe essere vera ma se il re di Francia non esiste l’enunciato
è per forza falso, per Russell dunque vi sono due diverse possibili
rappresentazioni formali della negazione dell’asserto.

WITTGENSTEIN
Wittgenstein rifiuta la tesi di Frege Ni ossia che i nomi abbiano senso e
riferimento. Gi enunciati invece hanno un senso. Per Wittgenstein il
linguaggio è un insieme di enunciati costituiti da una concatenazione di
nomi. Per il filosofo al mondo esistono i fatti che sono un nesso di oggetti
che stanno in una mera relazione i fatti sotto forma di linguaggio sono
enunciati e i nomi sono quelli che lo compongono. Una concatenazione
di nomi sono l’immagine di uno stato di cose. I fatti rappresentano uno
stato di cose che possono accadere o meno se uno stato di cose si
realizza è un fatto un fatto ha un enunciato che lo rappresenta. Il mondo
è l’insieme dei fatti cioè degli stati di cose sussistenti che corrispondono
ad enunciati veri. Un mondo quindi è tutto ciò che accade quindi
l’insieme dei fatti non delle cose. Il mondo attuale è solo uno dei tanti
mondi possibili cioè dei tanti insiemi di possibili stati di cose. Per il
principio di composizionalità di frege il valore di verità degli enunciati
dipende dal valore di verità degli enunciati componenti, Wittgenstein
approva questa definizione e nel tractatus introduce le tavole della verità
un metodo di decisione per cui dato il valore di verità degli enunciati
componenti è sempre possibile verificare il valore di verità degli
enunciati composti.
TAVOLE DI VERITÀ WITTGENSTEIN
Abbiamo possibilità di combinazione vero e falso degli enunciati p e q
che. Possiamo chiamare queste 4 possibilità (che sono enunciati atomici
non ulteriormente analizzabili enunciati atomici)
stati di cose o situazioni possibili (il mondo è l’insieme dei fatti cioè degli
stati di cose sussistenti che corrispondono ad enunciati veri). Carnap
chiamerà questi stati di cose mondi possibili.
PRINCIPIO DI FUNZIONALITÀ O SEMANTICA ESTENSIONALE
Il valore di verità dell’enunciato composto dipende dal valore di verità
degli enunciati componenti p e q avrà valore vero solo se entrambi gli
enunciati sono veri. L’enunciato è dunque funzione della verità degli
enunciati componenti. Con la teoria delle funzioni di verità si definisce
pertanto la visione estensionale della logica detta estensionale perchè il
valore di verità di un enunciato è chiamato anche la sua estensione.
L’enunciato è dunque funzione della verità degli enunciati componenti e
non vale nel contesto di credenza.
SENSO DI UN ENUNCIATO PER WITTGENSTEIN
Il senso di un enunciato per Wittgentein sono le condizioni di verità,
capire un enunciato è capire a quali condizioni è vero.
DIFFERENZA TRA FREGE E RUSSELL
Frege ritiene che il linguaggio naturale sia fuorviante perchè
inevitabilmente imperfetto solo un linguaggio simbolico diverso come il
formalismo logico da lui inventato può evitare le ambiguità tipiche del
linguaggio comune . Russell suggerisce che il linguaggio comune una
volta correttamente interpretato rivela una forma logica sottostante che
lo disambigua. Attraverso l’analisi possiamo individuare la forma logica
nascosta da quella grammaticale. Russell ha mostrato che la forma
logica delle descrizioni definite non è quella che appare nella
grammatica superficiale.
L’analisi del linguaggio dovrebbe portare all’individuazione della forma
logica delle proposizioni non ulteriormente riducibili ossia le proposizioni
atomiche
ATOMISMO LOGICO
Gli enunciati semplici si combinano tra loro in enunciati complessi, le
tavole della verità sono una rappresentazione della combinazione di
questi enunciati.

SIGNIFICATO DI UN ENUNCIATO
Per Frege il significato di un enunciato è il vero o il falso
Per Wittgenstein sono le condizioni di verità ossia le circostanze possibili
che se si realizzassero renderebbero vero l’enunciato
Per i neopositivisti il significato di un enunciato è il suo metodo di verifica
se non c’è escludiamo l’enunciato
Per Carnap il significato di un enunciato è il suo metodo per verificarlo

TARSKI
Tarski definisce con rigore le condizioni di verità non solo per gli
enunciati semplici e composti ma anche per quelli quantificati. Introduce
la funzione di interpretazione assegnerà come estensione a un termine
singolare un individuo, a un predicato una classe, a un enunciato un
valore di verità. Assumendo che I sia la funzione di interpretazione
posso interpretare tali espressioni del linguaggio in qualche dominio di
oggetti.
Es.
I (a)= Roma
I (P)= La classe delle capitali
a (apparti.ene) I (P)= roma appartiene alla classe delle capitali quindi
Pa è vera se e solo se I(a) appartiene a I(P)

SEMANTICA MODELLISTICA TARSKI


In Tarski un linguaggio viene sempre interpretato su un dominio cioè un
insieme di oggetti ben definito, il modello è una coppia composta da un
dominio e da una funzione di interpretazione.

CONVENZIONE T TARSKI
Ogni definizione di verità secondo Tarski deve essere sia formalmente
corretta sia materialmente adeguata. Ogni teoria della verità è
formalmente corretta e materialmente adeguata se si possono derivare
tutti i bicondizionali del tipo l’enunciato N è vero se e solo se E.
Convenzione T (da Truth). Essa si basa sulla distinzione tra linguaggio
oggetto e metalinguaggio il primo è il linguaggio di cui si stanno studiando le
proprietà il secondo è il linguaggio che viene usato per parlare del linguaggio
oggetto.
Prendiamo un enunciato dell’inglese, snow is white (in questo caso l’inglese è
il linguaggio oggetto). Tarski si domanda a quali condizioni questo enunciato è
vero. Usando come metalinguaggio l’italiano, diremo che snow is white è vero
se e solo se la neve è bianca.

TEORIA CORRISPONDENTISTA
La verità è intesa tra gli enunciati e lo stato di cose

CARNAP
Ogni espressione del linguaggio formale ha una intensione e una estensione
estensione: classe di oggetti che cadono sotto il concetto

intensione: la proprietà o l’insieme delle proprietà condivise dagli oggetti che


cadono sotto il concetto
essere rosso (intensione) tutti gli oggetti che hanno quella proprietà sono
estensioni.
l’estensione di un termine singolare è un individuo, la sua intenzione una
funzione da mondi possibili a individui
l’estensione di un predicato è una classe , la sua intenzione una funzione da
mondi possibili a classi
Prendendo il termine rosso possiamo facilmente immaginare un mondo
possibile nel quale l’insieme delle cose rosse differisce da quello che è
l’insieme delle cose rosse nel nostro mondo. P. es. nel mondo reale gli
estintori sono rossi e i taxi di Londra sono neri, ma in un altro mondo possibile
gli estintori potrebbero essere gialli e i taxi di Londra rossi. Questo è come
dire che, se quel mondo possibile fosse il mondo reale, allora l’estensione di
‘rosso’ sarebbe diversa (nell’estensione di ‘rosso’ non ci sarebbero più gli
estintori ma ci sarebbero i taxi di Londra). Possiamo allora generalizzare la
nozione di estensione dicendo che l’estensione di un’espressione linguistica
è, fissato un mondo, il suo riferimento in quel mondo. E potremmo anche
modificare la definizione data sopra dicendo che l’estensione di un termine
singolare in un dato mondo possibile è l’individuo denotato dal termine
singolare in quel mondo (e analogamente per i termini predicativi e gli
enunciati). Nozione di intensione: definiamo intensione di un’espressione la
funzione che associa a quell’espressione, per ogni mondo possibile, la sua
estensione in quel mondo. In sostanza, l’intensione è l’insieme di tutte le
possibili estensioni nei vari mondi. Ad esempio, l’estensione dell’enunciato
“Sergio Mattarella è l’attuale Presidente della Repubblica Italiana” nel nostro
mondo è il VERO, ma in un altro mondo possibile è il FALSO. In altre parole,
l’intensione dell’enunciato “Sergio Mattarella è l’attuale Presidente della
Repubblica Italiana” è la funzione I che, applicata all’enunciato in questione,
restituisce il VERO in ogni mondo possibile in cui Mattarella è il Presidente, e
il FALSO in ogni mondo possibile in cui Mattarella non è il Presidente. (Da un
punto di vista leggermente diverso, si può anche dire che l’intensione di un
enunciato è l’insieme dei mondi possibili in cui l’enunciato è vero.

DESCRIZIONE DI STATO CARNAP


Tutte le condizioni di stato di un enunciato (le varie possibilità di un enunciato)
dunque se prendiamo piove, le uniche possibilità saranno piove e non piove.

LOGICA MODALE
Carnap introduce la logica modale e si interessa delle verità possibili (vere in
qualche mondo possibile) e necessarie (vere in tutti i mondi possibili). Carnap
sostiene che le verità della matematica e della logica sono analitiche e
necessarie per convenzione, sono vere in virtù del significato e sono definiti
“enunciati logicamente veri” (tautologie). Secondo Carnap altre verità
dipendono dal significato dei termini non logici vengono definiti enunciati veri
per i postulati di significato perché dipendono dal significato dei termini del
lessico.
ES piove o non piove: vere in tutti i mondi possibili in virtù del significato
(tautologia)

Giorgio è scapolo= Giorgio non è sposato. Giorgio so per definizione che non
è sposato ma non è una verità logica a priori, in un altro mondo potrebbero
essere descritti gli scapoli come uomini sposati.

PROBLEMI DELLA MODALITÀ


In virtù del principio di sostitutività introdotto da Frege , Carnap non utilizza il
termine riferimento ma estensione. Carnap definisce che due espressioni con
la stessa estensione sono sostituibili, mantenendo inalterato il valore di verità.
Il principio di sostitutività nei contesti modali non vale, espressioni modali
come “è necessario che” o “è possibile che” pongono dei problemi legati alla
composizionalità e alla sostitutività
es. 1 necessariamente 9 maggiore di 7
2 necessariamente il numero dei pianeti è maggiore di 7
numero dei pianeti=9 verità contingente ma non necessaria
La prima potrebbe fungere da espressione coreferenziale ma non è così
le espressione 9 e il numero dei pianeti non hanno la stessa intensione
mentre 9 si riferisce allo stesso numero in tutti i mondi possibili il numero dei
pianeti si può riferire a numeri differenti in differenti possibili, quindi non
avendo la stessa intensione le due espressioni non possono essere sotituibili.

PROBLEMA DEI CONTESTI DI CREDENZA


Carnap suggerisce che di fronte ai contesti di credenza due espressioni oltre
ad avere la stessa intensione debbano avere la stessa struttura sintattica.
ES. 2+5=II plus V

Il modello kripke rispetto a quello di Tarski non è composto solo da un dominio


e da un'interpretazione ma da D,W,R,I.
D sta per il dominio che è ritenuto uguale a tutti i mondi possibili
W è un insieme non vuoto distinto dal dominio costituito da mondi possibili e
quello reale effettivo.
R è una relazione di accessibilità tra mondi
I funzione di interpretazione che ha il compito di assegnare un estensione in
un mondo possibile

STRAWSON

denotazione: è una relazione tra un'espressione e ciò che denota date le


regole e le convenzioni linguistiche
riferimento: è una relazione tra parlanti e oggetti o meglio una relazione tra
un’espressione e ciò a cui il parlante intende riferirsi nella specifica occasione
d’uso.
Se la denotazione dipende dalle regole convenzionali il riferimento dipende
dalle intenzioni del parlante es. l’attuale re di Francia si può utilizzare anche
per riferirsi a qualche persona reale, perché il riferirsi non è qualcosa che
viene fatto da un’espressione MA QUALCOSA CHE NOI FACCIAMO
USANDO UN’ESPRESSIONE.

SEARLE
Per Searl un nome proprio ha un senso non perché specifica le caratteristiche
di un oggetto ma perchè è connesso alle caratteristiche degli oggetti, i nomi
propri dunque non sono abbreviazioni di descrizioni definite come sosteneva
Russel ma ganci a cui appendere descrizioni secondo Searle .
Searle quindi contribuisce a costituire la teoria del descrittivismo per il
descrittivismo anche se un nome proprio non funziona come una descrizione
è necessario che possegga tutte le qualità che vengono attribuite al suo
portatore es. Se un individuo non possedesse alcune delle proprietà di
Aristotele non potrebbe essere Aristotele.

KRIPKE

PROBLEMI DELL’AMBIGUITÀ E DEL RIFERIMENTO

In virtù del concetto di riferimento e dell’uso di un’espressione Donnellan


distingue tra l’uso attributivo e referenziale di una descrizione, il primo fa
riferimento a qualsiasi oggetto che potrebbe soddisfare la descrizione es.
l’assassino di Smith è pazzo (se vedo il corpo di smith a terra) il secondo si
riferisce a un certo oggetto usando una determinata descrizione sia essa
appropriata o no, es. l’assassino di smith è pazzo (se vedo il colpevole
dimenarsi nella gabbia degli accusati) Kripke fa una distinzione tra riferimento
semantico ciò che certe espressioni denotano secondo l’uso standard della
lingua e riferimento del parlante ciò cui il parlante intende riferirsi utilizzando
una certa espressione.
CONNOTAZIONE E DENOTAZIONE
Kripke richiama la distinzione di Mill tra connotazione e denotazione. Mill
sostiene che i nomi non abbiano connotazione ma solo denotazione es.
Dartmouth il nome della città significa alla foce del fiume Dart ma secondo Mill
il nome svolgerebbe solo una funzione denotativa perché se col tempo le foci
dovessero spostarsi e la città sarebbe lontana , comunque il nome per
denotare quella città svolgerebbe comunque la medesima funzione.

Secondo Kripke i nomi propri sono termini che designano un solo oggetto in
tutti i mondi possibili a differenza di frege che sostiene che i nomi abbiano un
senso egli sostiene che siano privi di senso e che questo senso consista in
uno più descrizioni definite come sostengono Russell o Searle
Kripke dunque sostiene che la teoria descrittivista sia falsa e fuorviante

PUTNAM
Lo stato mentale e le descrizioni connesse a un nome di tipo naturale non
determinano il riferimento, che viene determinato direttamente da una
relazione diretta con il mondo. ES. di Putnam che extraterrestri e terrestri che
prima di conoscere la chimica utilizzavano stesse descrizioni dell’acqua per
riferirsi a due liquidi diversi, dunque stesso senso ma diverso riferimento
quindi Putnam a differenza di Frege sostiene che il senso non determina il
riferimento, il senso viene afferrato mentalmente è un contenuto mentale.

KAPLAN
indicali e dimostrativi sono diversi dai nomi propri e dalle descrizioni definite
es. io sono qui ora enunciato sempre vero pur riferendosi a persone luoghi
diversi (in base al contesto si capisce chi ha emesso l’enunciato) non è una
necessità logica perché io potrei essere pure altrove
Luca è a Roma può essere vero o falso

KRIPKE
principio di traduzione se un enunciato esprime una verità in un linguaggio
una sua traduzione in un altro linguaggio esprime una verità in quell’altro
linguaggio

DISTINZIONE SENSO FORZA FREGE


Frege distingue
l’afferrare il pensiero ossia l’atto del pensare
il riconoscimento della verità di un pensiero ossia il giudicare
entrambi sono atti mentali
e la manifestazione di questo giudizio ossia l’asserire
che è un atto linguistico dunque l’asserzione è l’espressione linguistica di un
giudizio. Il segno di forza assertoria nel simbolismo logico indica che
l’enunciato che segue il segno viene usato per asserire che quanto è detto è
vero. Ma ci sono casi in cui un enunciato può essere preso in considerazione
senza essere giudicato, quindi non esprimono una verità

FORZA TONO POTENZIALE INFERENZIALE

La forza riguarda il modo o lo scopo in cui l’enunciato viene proferito ad


esempio per asserirlo come vero o domandare se è vero

Il tono di un enunciato invece riguarda il modo in cui viene espresso


l’enunciato avente in tutte le forme grammaticali lo stesso senso.
es. il poliziotto ha colpito il lestofante
il pula ha beccato il compare stesso senso ma diverso tono
Un aspetto che riguarda il tono è la differenza tra soggetto/predicato
I Greci sconfissero i Persiani a Platea o i Persiani furono sconfitti dai Greci a
Platea.

Nelle differenze di tono si rivelano le differenze degli atteggiamenti dei


parlanti, questa qualità come sostiene Frege non è riscontrabile nel senso che
riguarda esclusivamente il contenuto cognitivo espresso dall’enunciato e la
sua verità.
es. quel cane abbaiò tutta la sera quel botolo abbaiò tutta la sera stesso
senso ma entrambi esprimono qualcosa di diverso, nel secondo esempio
viene attribuita una connotazione negativa al cane.

Per potenziale inferenziale si intende la capacità di un enunciato di permettere


diverse inferenze, quindi di far derivare un certo numero di conseguenze.

PLATONISMO FREGEANO
I pensieri sono entità di un terzo regno che non è costituito né da entità fisiche
(cose del mondo esterno) né da entità psichiche (rappresentazioni mentali).

Frege sostiene che i pensieri hanno validità atemporale sono un patrimonio


comune all’umanità
un esempio di pensiero con validità atemporale è il teorema di Pitagora se
fosse un’entità psichica esisterebbero tanti teoremi, ognuno avrebbe il suo
teorema e una scienza comune non sarebbe possibile ma non è così il
teorema di Pitagora è vero indipendentemente dal fatto che qualcuno lo
comprenda in un modo o in un altro.

Secondo Frege accediamo ai pensieri tramite il processo mentale del


comprendere, la comprensione è quel processo mentale che permette di
mettere in contatto il parlante con il pensiero oggettivo e vero eternamente e
atemporalmente.

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