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I TEMI PIRANDELLIANI

Pirandello e' uno scrittore complesso, talvolta cervellotico nell'immaginare le situazioni in cui colloca i
suoi personaggi, ma sempre ricco di inventiva e capace di sollecitare la partecipazione del lettore o dello
spettatore. I temi su cui egli ha maggiormente insistito nei suoi lavori letterari sono quello della
solitudine dell'uomo e quello dell'illusorieta' e dell'instabilita' dei rapporti interpersonali. Per Pirandello,
ogni individuo presenta agli altri una fisionomia molteplice e cangiante, innafferrabile proprio per la sua
continua mutevolezza. E' come se ciascuno di noi avesse una, ma molte personalita', tutte diverse. A tizio
appariamo in un certo modo, a Caio in un altro, a seconda dei nostri umori; ma anche a seconda del loro
umore, che contribuisce a farci risultare in una luce sempre diversa. Persino a noi stessi il nostro io
manifesta, secondo i momenti, un volto differente: siamo capaci di bonta' e di cattiveria, di generosita' e
di vilta', di affetto e di invidia. Come si vede, Pirandello avverte acutamente una certa crisi d'identita' che
il soggetto prova nei confronti di un mondo caotico e in continua trasformazione di una societa' (quella
industriale) che ha distrutto la stessa possibilita' di un'autentica intesa tra le persone. Egli avverte, anche,
una forte crisi di fiducia nell'oggettivita' delle cose e delle idee. Tutto cio' che rientra nel raggio della
nostra esperienza non e' che un'apparenza illusoria; non ci sono certezze (tanto meno certezze
scientifiche), ma solo dubbi, e una costante e convulsa ricerca di qualcosa che possa apare il nostro
desiderio di felicita'. E si pensi che egli scriveva in un'epoca caratterizzata da grandi entusiasmi per le
possibilita' nuove offerte dalla scienza: ma a cosa servono le conoscenze scientifiche, se l'uomo stesso e'
cosi' fragile ed inafferrabile? Quasi a reagire a questo perenne senso di incertezza, i personaggi teatrali di
Pirandello dialogano fittamente tra di loro. Essi vivono interamente in questo loro dialogo, che e' tutto
intessuto di amare confessioni, di angosciose richieste, di finte indifferenze che celano in realta' il
desiderio di sollecitare l'interessamento degli altri per i propri casi. Ma e' un dialogare tra sordi, tra gente
che non si comprende: il vero volto di ciascuno sembra continuamente sfuggirci e quello che prima ci
appariva uno strano burlone, magari un po' folle, di colpo ci appare come un uomo disperato, che porta
dentro di se' una tragica esperienza. La narrativa di Pirandello si ispirava, agli inizi del novecento, ai
canoni del verismo. Inoltre apprese presto le regole del verismo seguendo la scia di Luigi Capuana, il
quale rappresentava obiettivamente e descriveva attentamente ogni minimo particolare. Una delle leggi
fondamentali era il principio dell'impersonalita'. La realta' veniva ricostruita secondo una sua meccanica
interna, attraverso la concatenazione rigorosa di causa ed effetti. Alla sua base si trovava una tendenza di
natura vagamente sociale, un interesse per gli ambienti e le ure della piccola borghesia e del popolino,
una spiccata predilezione per la casistica sentimentale e passionale al livello piu' comune, pur senza
esclusione di situazioni tese e di colpi di scena spesso melodrammatici.

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