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13/01/23, 11:27 Neonicotinoidi, storia degli insetticidi accusati della scomparsa delle api

Neonicotinoidi, storia degli insetticidi


accusati della scomparsa delle api.
Efsa e Epa vicine alla pubblicazione di
nuovi rapporti su queste sostanze
Agnese Codignola   22 Novembre 2017   Pianeta

Saranno mesi decisivi per i neonicotinoidi, gli insetticidi tra i più usati ma anche sotto accusa da
anni per la scomparsa delle api e non solo. Nelle prossime settimane l’Efsa completerà il suo ultimo
rapporto e darà indicazioni sull’opportunità o meno di vietarne l’impiego, ed entro il 2018 la US
Environmental Protection Agency farà lo stesso. A partire da inizio anno, inoltre, la Francia, che ha già
deliberato in merito, non li impiegherà più, anche se sono previste eccezioni. Ma cosa effettivamente è
stato dimostrato, e cosa resta da chiarire, al di là delle strumentalizzazioni e delle battaglie ideologiche?
Per fare un po’ di chiarezza, Nature ha pubblicato un lungo articolo in cui riassume gli studi più
importanti e i passaggi cruciali di una vicenda che sembra molto lontana dal trovare una sua risoluzione.

La storia ha inizio nei primi anni ottanta, quando il chimico della Bayer Tokushu Noyaku Seizo
lavorando ai derivati della nitiazina, un insetticida introdotto una decina di anni prima in California, mette
a punto l’imidacloprid. La sostanza, cento volte più potente della nitiazina stessa, viene lanciata sul
mercato nei primi anni novanta. Il successo è istantaneo, e già nei primi anni duemila questa molecola e
i suoi simili rappresentano un quarto dell’intero mercato dei pesticidi. In molti casi questi composti, che
agiscono direttamente sul sistema nervoso degli insetti, vengono applicati direttamente sui semi,
andando così a contaminare anche i terreni.

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13/01/23, 11:27 Neonicotinoidi, storia degli insetticidi accusati della scomparsa delle api

In Francia, dove i neonicotinoidi sono molto usati sui semi di girasole, fin dal
1994 gli apicoltori denunciano problemi per le api

Nel giro di pochi anni, però, in Francia, dove l’imidacloprid è stato molto usato sui semi di girasole, gli
apicoltori lanciano l’allarme: le loro api da miele non riescono più a costruire gli alveari, e questo accade
soprattutto quando volano sui campi di girasole. È il 1994, e occorrono 5 anni prima che il governo
emani un divieto specifico per queste piante, in base al principio di precauzione. Ma limitare l’uso dei
neonici (questo l’altro nome con cui sono conosciuti nel mondo) non basta: la moria di api continua
ovunque, anche in Francia.

Nel frattempo nella letteratura scientifica si moltiplicano le segnalazioni di intossicazioni mortali delle
api entrate in contatto con dosi elevate di neonicotinoidi, e di comportamenti inusuali quali l’incapacità di
alimentarsi, di riconoscere il profumo dei fiori o di rientrare all’alveare anche quando le dosi sono
considerate basse. Nel 2010, in uno studio francese gli esperti dell’Istituto per le api di Avignone parlano
esplicitamente di intossicazione da tiometoxam, mentre uno inglese dimostra che i neonici – e in
particolare proprio l’imidacloprid – sono molto pericolosi anche per i bombi: una volta esposti, essi non
riescono più a generare regine (ce ne sono l’85% in meno). I due lavori fanno scalpore, e spingono
l’autore di quello sui bombi a fondare una Task Force on Systemic Pesticide, che raccoglie una trentina
tra i massimi esperti mondiali e, dopo aver analizzato ben 800 studi, conclude che tutte le prove
dimostrano la necessità urgente di regolamentare in maniera severa il settore.

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13/01/23, 11:27 Neonicotinoidi, storia degli insetticidi accusati della scomparsa delle api

Uno studio recente ha dimostrato che il 75% del miele mondiale contiene
insetticidi neonicotinoidi al di sotto dei limiti di legge

In seguito vengono pubblicati numerosi altri studi, tra i quali quello condotto nei campi di Ungheria,
Germania e Gran Bretagna, che non porta a conclusioni univoche perché le api da miele, quelle
domestiche e i bombi tedeschi hanno resistito bene ai neonicotinoidi, al contrario di quanto avvenuto
negli altri paesi.

Nel frattempo, tra le cause della crisi delle api vengono prese in considerazione varie infezioni da
parassiti, altri insetticidi dati in contemporanea ai neonici, il riscaldamento globale, l’inquinamento, la
siccità e altri fattori ambientali e antropici, e molti dubitano dell’efficacia dei neonicotinoidi. Il dibattito pro
e contro infuria senza esclusione di colpi, con accuse di complicità con le multinazionali (in primo luogo
Bayer e Syngenta, i principali produttori), dati truccati e altre argomentazioni molto pesanti.

Secondo Nature ciò che è sicuramente tossico è il dibattito, che sarà ben difficile riportare su un
piano di razionalità e di numeri credibili. Ma è indispensabile fare ogni sforzo per giungere a una verità
condivisa, anche perché i neonicotinoidi sono ormai diffusi in tutto il mondo, come ha dimostrato uno
studio pubblicato su Science poche settimane prima: tra il 2012 e il 2016, analizzando 198 campioni di
miele provenienti da decine e decine di paesi per la presenza di cinque di essi – l’imidacloprid,
l’acetamiprid, la clotiandina, il tiacloprid e il tiametoxan –, i ricercatori dell’Università di Neuchatel, in
Svizzera, hanno dimostrato che il 75% del miele ne contiene almeno uno, il 45% due o più e il 10%
quattro o cinque, anche se le concentrazioni rilevate sono generalmente al di sotto dei limiti di legge.
Nello stesso periodo la catastrofe degli alveari è diventata realtà quasi ovunque: una strana coincidenza,
troppo importante per essere ignorata.

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