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Dpr.

239/1974
All'assemblea di classe o di istituto possono assistere, oltre al preside od un suo delegato, gli
insegnanti che lo desiderino. (dpr. 239/1974 art. 43) (3CII 14, 48)

E' consentito lo svolgimento di una assemblea di istituto ed una di classe al mese nel limite, la
prima, delle ore di lezione di una giornata e, la seconda, di due ore. (dpr. 239/1974 art. 43)
(3CII 14, 49)

D. Lgs. 416/1974
Nel caso previsto dal precedente terzo comma l'assemblea di classe è convocata su richiesta dei
genitori eletti nei consigli di interclasse o di classe; l'assemblea di istituto è convocata su
richiesta del presidente dell'assemblea, ove sia stato eletto, o della maggioranza del comitato
dei genitori, oppure qualora la richiedano cento genitori negli istituti con popolazione
scolastica fino a 500, duecento negli istituti con popolazione scolastica fino a 1000, trecento
negli altri. (d. lgs. 416/1974 art. 45 co. 5) (3CI 14, 51)

Il consiglio di classe è un organo collegiale della scuola italiana, istituito con il dpr. 416/1974.
Nella scuola secondaria di primo grado fanno parte del consiglio di classe:

- il dirigente scolastico, con le funzioni di presidente;

- i docenti di classe tra cui il coordinatore (delegato dal dirigente scolastico);

- 4 rappresentanti dei genitori. (2CI 4, 16)

Legge 517/1977
La legge 517/1977 è il primo testo legislativo diretto a disciplinare in maniera completa ed
esauriente l’integrazione degli alunni portatori di handicap. Tra le sue numerose disposizioni
innovative (valutazione degli alunni, programmazione, abolizione degli esami di riparazione), essa
prevede che tutti gli alunni in situazione di handicap accedano alle scuole elementari e medie
inferiori; pertanto abolisce le classi differenziali per gli alunni svantaggiati e introduce gli strumenti
necessari per attuare tale integrazione: l’insegnante di sostegno nelle scuole elementari e medie e il
principio dell’individualizzazione dell’insegnamento. La risposta esatta è: il 1977 è un punto di
svolta verso l’integrazione scolastica nella scuola italiana. (2CI 4, 20)
Una delle innovazioni introdotta dalla legge n. 517/1977 è il diritto dei portatori di handicap
di essere inseriti nelle classi comuni delle scuole primarie e secondarie di primo grado. (1CII
24, 58)

Le classi speciali erano delle classi scolastiche destinate ad alunni diversamente abili o affetti da
disturbi dell’apprendimento o problemi di socializzazione. Esse furono create in Italia all’inizio del
XX secolo. Nel 1975 la commissione parlamentare guidata dalla senatrice Franca Falcucci pubblicò
una relazione che fu alla base della successiva legge 517 del 4 agosto 1977 (governo Andreotti)
che abolì le classi speciali (art. 7 co. 10) individuando forme più articolate di integrazione. (4CI
14, 36)

Legge 104/1992
Gli accertamenti relativi alla minorazione, alle difficoltà, alla necessità dell'intervento
assistenziale permanente e alla capacità complessiva individuale residua, di cui all'articolo
3, sono effettuati dalle unità sanitarie locali mediante le commissioni mediche di cui
all'articolo 1 della legge 15 ottobre 1990, n. 295, che sono integrate da un operatore sociale e
da un esperto nei casi da esaminare, in servizio presso le unità sanitarie locali. (legge
104/1992 art. 4 co. 1) (2CII 5, 29) 1CI 12, 55)

1. Al bambino da 0 a 3 anni handicappato è garantito l'inserimento negli asili nido.

2. E' garantito il diritto all'educazione e all'istruzione della persona handicappata nelle sezioni
di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e
nelle istituzioni universitarie. (legge 104/1992 art. 12 co. 1-2) (4CII 17, 49) (1CI 11, 49)

Successivamente all'accertamento della condizione di disabilità delle bambine e dei bambini, delle
alunne e degli alunni, delle studentesse e degli studenti ai sensi dell'articolo 3, è redatto un profilo
di funzionamento secondo i criteri del modello bio-psico-sociale (profilo dinamico-funzionale)
della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF)
adottata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ai fini della formulazione del progetto
individuale di cui all'articolo 14 della legge 8 novembre 2000, n. 328, nonché per la predisposizione
del Piano Educativo Individualizzato (PEI). (legge 104/1992 art. 12 co. 5) (1CI 12, 60)
Il profilo dinamico-funzionale viene "aggiornato obbligatoriamente al termine della scuola
materna, della scuola elementare, della scuola media e durante il corso di istruzione medio-
superiore" (Legge 104/92; D. lgs. 297/94) (1CII 23, 49)

Nella scuola secondaria di primo e secondo grado sono garantite attività didattiche di
sostegno, con priorità per le iniziative sperimentali di cui al comma 1, lettera e), realizzate con
docenti di sostegno specializzati, nelle aree disciplinari individuate sulla base del profilo
dinamico-funzionale e del conseguente piano educativo individualizzato. (legge 104/1992 art.
13 co. 5) (2CII 4, 19)

Nell'ambito della scuola secondaria di secondo grado, per gli alunni handicappati sono
consentite prove equipollenti e tempi più lunghi per l'effettuazione delle prove scritte o
grafiche e la presenza di assistenti per l'autonomia e la comunicazione. (legge 104/1992 art.
16 co. 3) (1CII 23, 53)

D. Lgs. 297/1994

Gli insegnanti tecnico-pratici, anche quando il loro insegnamento si svolge in compresenza, fanno
parte, a pieno titolo e con pienezza di voto deliberativo, del consiglio di classe. Le proposte di voto
per le valutazioni periodiche e finali relative alle materie il cui insegnamento è svolto in
compresenza sono autonomamente formulate, per gli ambiti di rispettiva competenza
didattica, dal singolo docente, sentito l'altro insegnante. Il voto unico viene assegnato dal
consiglio di classe sulla base delle proposte formulate, nonché degli elementi di giudizio forniti dai
due docenti interessati. (d. lgs. 297/1994 art. 5 co. 1-bis) (3CI 16, 57)

Le funzioni di segretario del consiglio sono attribuite dal direttore didattico o dal preside a
uno dei docenti membro del consiglio stesso. (d. lgs. 297/1994 art. 5 co. 5) (3CI 14, 50)

Il collegio dei docenti: ha potere deliberante in materia di funzionamento didattico del circolo
o dell'istituto. In particolare cura la programmazione dell'azione educativa anche al fine di
adeguare, nell'ambito degli ordinamenti della scuola stabiliti dallo Stato, i programmi di
insegnamento alle specifiche esigenze ambientali e di favorire il coordinamento interdisciplinare.
Esso esercita tale potere nel rispetto della libertà di insegnamento garantita a ciascun docente. (d.
lgs. 297/1994 art. 7 co. 2a) (2CII 4, 16)

Il collegio docenti, secondo il d. lgs. 1994, esercita poteri deliberanti, nel senso che delibera su
tutto quello che riguarda il funzionamento didattico del circolo o dell’istituto. Per quanto
riguarda la programmazione dell’azione educativa, la sua funzione più importante è l’elaborazione
del PTOF (che viene deliberato poi dal Consiglio di Istituto). (2CI 4, 19)

1. Il consiglio di circolo o di istituto, nelle scuole con popolazione scolastica fino a 500 alunni, è
costituito da 14 componenti, di cui 6 rappresentanti del personale docente, (1CI 11, 51) uno del
personale amministrativo, tecnico e ausiliario, 6 dei genitori degli alunni, il direttore didattico o il
preside; nelle scuole con popolazione scolastica superiore a 500 alunni è costituito da 19
componenti, di cui 8 rappresentanti del personale docente, 2 rappresentanti del personale
amministrativo, tecnico e ausiliario e 8 rappresentanti dei genitori degli alunni, il direttore didattico
o il preside. 2. Negli istituti di istruzione secondaria superiore i rappresentanti dei genitori
degli alunni sono ridotti, in relazione alla popolazione scolastica, a tre e a quattro; in tal caso
sono chiamati a far parte del consiglio altrettanti rappresentanti eletti dagli studenti. La
risposta è: il consiglio di circolo o di istituto nelle scuole secondarie di secondo grado con
popolazione scolastica superiore a 500 alunni è costituito da 4 rappresentanti degli studenti.
(d. lgs. 297/1994 art. 8 co. 1-2) (1CII 24, 59)

I docenti di sostegno fanno parte integrante dell'organico di circolo ed in esso assumono la


titolarità. Essi, dopo cinque anni di appartenenza al ruolo dei docenti di sostegno, possono chiedere
il trasferimento al ruolo comune, nel limite dei posti disponibili e vacanti delle dotazioni organiche
derivanti dall'applicazione dei commi 5, 7 e 8 dell'articolo 133 del presente testo unico. (d. lgs.
297/1994 art. 127 co. 2) (2CII 5, 28)

L'esperienza di integrazione degli alunni portatori di handicap è oggetto di verifiche biennali


compiute dal Ministro della pubblica istruzione che riferisce al Parlamento e, sulla base delle stesse,
impartisce adeguate disposizioni. (d. lgs. 297/1994 art. 127 c. 6) (2CI 5, 25)

Le cattedre di educazione tecnica e di educazione fisica nelle scuole medie sono costituite in
modo che il relativo insegnamento sia impartito per classi e non per gruppi e, rispettivamente, per
squadre e per sesso. (d. lgs. 297/1994 art. 162 co. 3) (1CI 11, 53)

L'accesso ai ruoli del personale docente della scuola materna, elementare e secondaria, ivi
compresi i licei artistici e gli istituti d'arte, ha luogo, per il 50 per cento dei posti a tal fine
annualmente assegnabili, mediante concorsi per titoli ed esami e, per il restante 50 per cento,
attingendo alle graduatorie permanenti di cui all'articolo 401. (d. lgs. 297/1994 art. 399 co. 1)
(1CII 24, 55)
D. P. R. 249/1998

La scuola è luogo di formazione e di educazione mediante lo studio, l’acquisizione delle


conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica. (d.p.r. 249/1998 art. 1 co. 1) (la risposta è Si, lo
afferma). (4CI 15, 41)

La comunità scolastica, interagendo con la più ampia comunità civile e sociale di cui è parte,
fonda il suo progetto e la sua azione sulla qualità educativa delle relazioni insegnante-
studente, contribuisce allo sviluppo della personalità dei giovani, anche attraverso l'educazione alla
consapevolezza e alla valorizzazione dell'identità di genere, del loro senso di responsabilità e della
loro autonomia individuale e persegue il raggiungimento di obiettivi culturali e professionali
adeguati all'evoluzione delle conoscenze e all'inserimento nella vita attiva. (dpr. 249,1998 art. 1 co.
3) (4CII 15, 38)

1. Lo studente ha diritto ad una formazione culturale e professionale qualificata che rispetti e


valorizzi, anche attraverso l'orientamento, l'identità di ciascuno e sia aperta alla pluralità
delle idee.

2. Lo studente ha diritto di essere informato sulle decisioni e sulle norme che regolano la vita
della scuola.

3. C) Lo studente ha diritto alla partecipazione attiva e responsabile alla vita della scuola.
I dirigenti scolastici e i docenti, con le modalità previste dal regolamento di istituto, attivano
con gli studenti un dialogo costruttivo sulle scelte di loro competenza in tema di
programmazione e definizione degli obiettivi didattici, di organizzazione della scuola, di
criteri di valutazione, di scelta dei libri e del materiale didattico. E) Lo studente ha inoltre
diritto a una valutazione trasparente e tempestiva, volta ad attivare un processo di
autovalutazione che lo conduca a individuare i propri punti di forza e di debolezza e a
migliorare il proprio rendimento.

4. A) Gli studenti hanno diritto alla libertà di apprendimento ed esercitano autonomamente


il diritto di scelta tra le attività curricolari integrative e tra le attività aggiuntive facoltative
offerte dalla scuola. Le attività didattiche curricolari e le attività aggiuntive facoltative sono
organizzate secondo tempi e modalità che tengono conto dei ritmi di apprendimento e delle
esigenze di vita degli studenti.
5. Gli studenti stranieri hanno diritto al rispetto della vita culturale e religiosa della
comunità alla quale appartengono. La scuola promuove e favorisce iniziative volte
all'accoglienza e alla tutela della loro lingua e cultura e alla realizzazione di attività
interculturali.

6. D) I regolamenti delle singole istituzioni garantiscono e disciplinano l'esercizio del


diritto di associazione all'interno della scuola secondaria superiore, del diritto degli
studenti singoli e associati a svolgere iniziative all'interno della scuola, nonché l'utilizzo
di locali da parte degli studenti e delle associazioni di cui fanno parte. I regolamenti
delle scuole favoriscono inoltre la continuità del legame con gli ex studenti e con le loro
associazioni.

Dunque NON è un diritto che spetta allo studente di scuola secondaria B) il diritto di fruire di
testi nella propria lingua madre. (dpr. 249/1998 art. 2) (4CII 16, 43)

Lo studente ha diritto alla partecipazione attiva e responsabile alla vita della scuola. I dirigenti
scolastici e i docenti, con le modalità previste dal regolamento di istituto, attivano con gli studenti
un dialogo costruttivo sulle scelte di loro competenza in tema di programmazione e definizione
degli obiettivi didattici, di organizzazione della scuola, di criteri di valutazione, di scelta dei libri e
del materiale didattico. Lo studente ha inoltre diritto a una valutazione trasparente e
tempestiva, volta ad attivare un processo di autovalutazione che lo conduca ad individuare i
propri punti di forza e di debolezza e a migliorare il proprio rendimento. (dpr. 249/1998 art. 2
co. 4) (3CII 14, 53) (3CII 15, 54)

Gli studenti hanno diritto alla libertà di apprendimento ed esercitano autonomamente il diritto di
scelta tra le attività curricolari integrative e tra le attività aggiuntive facoltative offerte dalla scuola.
Le attività didattiche curricolari e le attività aggiuntive facoltative sono organizzate secondo
tempi e modalità che tengono conto dei ritmi di apprendimento e delle esigenze di vita degli
studenti. (dpr. 249/1998 art. 2 co. 6) (4CII 16, 44)

1. Gli studenti sono tenuti a frequentare regolarmente i corsi e ad assolvere assiduamente agli
impegni di studio.

2. Gli studenti sono tenuti ad avere nei confronti del capo d'istituto, dei docenti, del personale tutto
della scuola e dei loro compagni lo stesso rispetto, anche formale, che chiedono per se stessi.

3. Nell'esercizio dei loro diritti e nell'adempimento dei loro doveri gli studenti sono tenuti a
mantenere un comportamento corretto e coerente con i principi di cui all'articolo 1.
4. Gli studenti sono tenuti ad osservare le disposizioni organizzative e di sicurezza dettate dai
regolamenti dei singoli istituti.

5. Gli studenti sono tenuti ad utilizzare correttamente le strutture, i macchinari e i sussidi didattici e
a comportarsi nella vita scolastica in modo da non arrecare danni al patrimonio della scuola.

6. Gli studenti condividono la responsabilita' di rendere accogliente l'ambiente scolastico e averne


cura come importante fattore di qualita' della vita della scuola.

Tra tutti i doveri, NON è esplicitamente posto in capo allo studente della scuola secondaria:
Aderire alle iniziative volte all’accoglienza e alla tutela della lingua e della cultura degli
studenti stranieri. (dpr. 249/1998 art. 3) (3CI 16, 58)

I regolamenti delle singole istituzioni scolastiche individuano i comportamenti che


configurano mancanze disciplinari con riferimento ai doveri elencati nell'articolo 3, al corretto
svolgimento dei rapporti all'interno della comunità scolastica e alle situazioni specifiche di ogni
singola scuola, le relative sanzioni, gli organi competenti ad irrogarle e il relativo procedimento,
secondo i criteri di seguito indicati. (dpr. 249/1998 art. 4 co. 1) (4CII 16, 47)

I provvedimenti disciplinari hanno finalità educativa e tendono al rafforzamento del senso di


responsabilità ed al ripristino di rapporti corretti all'interno della comunità scolastica, nonché al
recupero dello studente attraverso attività di natura sociale, culturale ed in generale a vantaggio
della comunità scolastica. (dpr. 249/1998 art. 4 co. 2) (3CI 15, 54) (4CI 15, 43)

La responsabilità disciplinare è personale. Nessuno può essere sottoposto a sanzioni disciplinari


senza essere stato prima invitato ad esporre le proprie ragioni. Nessuna infrazione disciplinare
connessa al comportamento può influire sulla valutazione del profitto. (dpr. 249/1998 art. 4 co. 3)
(4CII 16, 45)

In nessun caso può essere sanzionata, né direttamente né indirettamente, la libera espressione


di opinioni correttamente manifestata e non lesiva dell'altrui personalità. (dpr. 249/1998 art. 4
co. 4) (3CII 14, 51)

Il temporaneo allontanamento dello studente dalla comunità scolastica può essere disposto
solo in caso di gravi o reiterate infrazioni disciplinari, per periodi non superiori ai quindici
giorni. (dpr. 249/1998 art. 4 co. 7) (4CII 15, 41)

Contro le sanzioni disciplinari anzidette è ammesso ricorso da parte di chiunque vi abbia


interesse (genitori, studenti), entro quindici giorni dalla comunicazione ad un apposito
Organo di Garanzia interno alla scuola, istituito e disciplinato dai regolamenti delle singole
istituzioni scolastiche. (d.p.r. 249/1998 art. 5). (4CI 14, 38)

Contestualmente all'iscrizione alla singola istituzione scolastica, è richiesta la sottoscrizione da


parte dei genitori e degli studenti di un Patto educativo di corresponsabilita', finalizzato a
definire in maniera dettagliata e condivisa diritti e doveri nel rapporto tra istituzione
scolastica autonoma, studenti e famiglie. (dpr. 249/1998 art. 5 bis co. 1) (4CII 16, 46)

Nell’ambito delle prime due settimane di inizio delle attività didattiche, ciascuna istituzione
scolastica pone in essere le iniziative più idonee per le opportune attivita' di accoglienza dei nuovi
studenti, per la presentazione e la condivisione dello statuto delle studentesse e degli studenti, del
piano dell'offerta formativa, dei regolamenti di istituto e del patto educativo di corresponsabilità.
Dunque l’elemento ESTRANEO è la presentazione e la condivisione del proprio bilancio di
previsione. (dpr. 249/1998 art. 5 bis co. 3) (4CII 15, 40)

D. P. R. 275/1999
Originariamente previsto dall’ art. 3 del dpr. 275/1999, il Piano dell’offerta formativa (POF) è un
documento fondamentale delle istituzioni scolastiche: il POF prende sostanzialmente il posto dei
vecchi programmi ministeriali, attribuendo a ciascuna scuola il compito di definire, nel rispetto
delle indicazioni nazionali e delle Linee guida, la propria identità culturale e progettuale. Il
POF è stato sostituito dal Piano triennale dell’offerta formativa (PTOF): esso resta uno
strumento di programmazione e gestione interna. Il PTOF è la carta d’identità, la
presentazione della scuola nei confronti sia dell’utenza, sia delle altre realtà socio-territoriale, in
primis la famiglia, ma anche le imprese, le istituzioni, il mondo del lavoro. La risposta esatta è: un
POF deve contenere l’identità della scuola, l’organizzazione interna, l’offerta didattica e
pedagogica. (2CI 5, 26)

Il Piano dell’offerta formativa predisposto dalle istituzioni scolastiche viene definito come
documento fondamentale dal d.P.R. 275/1999 in quanto costitutivo dell’identità culturale e
progettuale delle istituzioni scolastiche stesse. (1CII 23, 51)

Ogni istituzione predispone e adotta il Piano dell’Offerta Formativa. Questo Piano, elaborato dal
collegio docenti coerentemente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi di indirizzi di
studio, è il documento fondamentale costitutivo dell’identità culturale ed organizzativa di ogni
scuola ed esplicita la progettazione curricolare, extra curricolare, educativa ed organizzativa.
Questo Piano è pubblico e viene consegnato agli alunni e alle famiglie all’atto dell’iscrizione. (dpr.
275/1999 art. 3) (4CI 16, 49)

Il Piano dell'offerta formativa (POF) è elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli
indirizzi generali per le attività della scuola e delle scelte generali di gestione e di
amministrazione definiti dal consiglio di circolo o di istituto, tenuto conto delle proposte e dei
pareri formulati dagli organismi e dalle associazioni anche di fatto dei genitori e, per le scuole
secondarie superiori, degli studenti. Il Piano è adottato dal consiglio di circolo o di istituto. (d.
lgs. 275/1999 art. 3 co. 3) (2CI 3, 14)

Il Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF) è elaborato dal Collegio dei docenti, sulla
base degli indirizzi e delle scelte di gestione e amministrazione definiti dal Dirigente scolastico che
a tal fine tiene conto, tra l’altro, delle proposte formulate dalle associazioni dei genitori e, per le
scuole secondarie superiori, degli studenti. Il piano è approvato dal Consiglio di circolo o di
istituto e, come detto, è pubblicato sul sito della scuola. (dpr. 275/1999) (4CII 16, 48)

Per quanto riguarda gli accordi di rete tra scuole possono avere come oggetto:

- Attività didattica, di ricerca e di sperimentazione

- Attività di formazione e aggiornamento del personale scolastico

- Attività amministrativa

- Acquisto di beni e servizi

- Scambio temporaneo di docenti

- Organizzazione di Laboratori Territoriali

- Altre attività coerenti con le finalità dell’offerta formativa

Un’attività NON prevista è l’Accoglienza. (d.p.r. 275/1999 art. 7) (4CI 14, 40)

Gli accordi di rete tra scuole sono aperti all’adesione di tutte le istituzioni scolastiche che
intendano parteciparvi e prevedono iniziative per favorire la partecipazione alla rete delle
istituzioni scolastiche che presentano situazioni di difficoltà. (dpr. 275/1999 art. 7 co. 5) (4CII 17,
50)

1. Il Ministro della pubblica istruzione, previo parere delle competenti Commissioni


parlamentari sulle linee e sugli indirizzi generali, definisce a norma dell'articolo 205 del decreto
legislativo 16 aprile 1994, n. 297 sentito il Consiglio nazionale della pubblica istruzione, per i
diversi tipi e indirizzi di studio:

d) l'orario obbligatorio annuale complessivo dei curricoli comprensivo della quota nazionale
obbligatoria e della quota obbligatoria riservata alle istituzioni scolastiche;

e) i limiti di flessibilità temporale per realizzare compensazioni tra discipline e attività della
quota nazionale del curricolo;

2. Le istituzioni scolastiche determinano, nel Piano dell'offerta formativa il curricolo


obbligatorio per i propri alunni in modo da integrare, a norma del comma 1, la quota definita a
livello nazionale con la quota loro riservata che comprende le discipline e le attività da esse
liberamente scelte. Nella determinazione del curricolo le istituzioni scolastiche precisano
le scelte di flessibilità previste dal comma 1, lettera e).

La risposta è: In modo flessibile, anche sulla base di una programmazione plurisettimanale,


fermi restando l'articolazione delle lezioni in non meno di cinque giorni settimanali e il
rispetto del monte ore annuale. (dpr. 275/1999 art. 8 co. 1 e 2) (1CI 10, 46)

I curricoli determinati a norma dell'articolo 8 possono essere arricchiti con discipline e attività
facoltative che, per la realizzazione di percorsi formativi integrati, le istituzioni scolastiche
programmano sulla base di accordi con le Regioni e gli Enti locali. L'adozione di nuove scelte
curricolari o la variazione di scelte già effettuate deve tenere conto delle attese degli studenti e
delle famiglie in rapporto alla conclusione del corso di studi prescelto. La risposta è: Sì, le
istituzioni scolastiche secondarie di primo grado possono realizzare attività e insegnamenti la
cui scelta sia facoltativa e opzionale per gli allievi, tenendo conto delle prevalenti richieste
delle famiglie. (dpr. 275/1999 art. 8 co. ?) (1CI 10, 47)

D. Lgs. 165/2001
Nello svolgimento delle proprie funzioni organizzative e amministrative il dirigente può
avvalersi di docenti da lui individuati, ai quali possono essere delegati specifici compiti, ed è
coadiuvato dal responsabile amministrativo, che sovrintende, con autonomia operativa,
nell'ambito delle direttive di massima impartite e degli obiettivi assegnati, ai servizi
amministrativi ed ai servizi generali dell'istituzione scolastica, coordinando il relativo
personale. (d. lgs. 165/2001 art. 25 co. 5) (3CII 13, 47) (3CI 14, 47)

Il d.lgs. 165/2001 ammette che il corso-concorso di reclutamento dei dirigenti scolastici


preveda una sola prova scritta, oltre all'orale. (d. lgs. 165/2001 art. 28) (3CI 14, 48)

Legge 53/2003
2. I decreti di cui all'articolo 1 definiscono il sistema educativo di istruzione e di formazione, con
l'osservanza dei seguenti principi e criteri direttivi:

a) l'attività didattica si sviluppa in due periodi biennali e in un quinto anno che prioritariamente
completa il percorso disciplinare e prevede altresì l'approfondimento delle conoscenze e delle
abilità caratterizzanti il profilo educativo, culturale e professionale del corso di studi; i licei si
concludono con un esame di Stato il cui superamento rappresenta titolo necessario per l'accesso
all'università e all'alta formazione artistica, musicale e coreutica; l'ammissione al quinto anno dà
accesso all'istruzione e formazione tecnica superiore. (legge 53/2003 art. 2 co. 1) (3CII 13, 46)

c) è assicurato a tutti il diritto all’istruzione e alla formazione per almeno 12 anni o,


comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età; (legge 53/2003
art. 2 co. 1c). (4CI 15, 46)

f) il secondo ciclo, finalizzato alla crescita educativa, culturale e professionale dei giovani
attraverso il sapere, il fare e l'agire, e la riflessione critica su di essi, è finalizzato a sviluppare
l'autonoma capacità di giudizio e l'esercizio della responsabilità personale e sociale; in tale ambito,
viene anche curato lo sviluppo delle conoscenze relative all'uso delle nuove tecnologie; il secondo
ciclo è costituito dal sistema dei licei e dal sistema dell'istruzione e della formazione professionale;
dal compimento del quindicesimo anno di età i diplomi e le qualifiche si possono conseguire in
alternanza scuola-lavoro o attraverso l'apprendistato; il sistema dei licei comprende i licei artistico,
classico, economico, linguistico, musicale e coreutico, scientifico, tecnologico, delle scienze umane;
i licei artistico, economico e tecnologico si articolano in indirizzi per corrispondere ai diversi
fabbisogni formativi; i licei hanno durata quinquennale; l'attività didattica si sviluppa in due
periodi biennali e in un quinto anno che prioritariamente completa il percorso disciplinare e
prevede altresì l'approfondimento delle conoscenze e delle abilità caratterizzanti il profilo
educativo, culturale e professionale del corso di studi; i licei si concludono con un esame di Stato
il cui superamento rappresenta titolo necessario per l'accesso all'università e all'alta formazione
artistica, musicale e coreutica; l'ammissione al quinto anno dà accesso all'istruzione e formazione
tecnica superiore; (legge 53/2003 art. 2 co. 1f) (3CII 14, 52)

h) È assicurata e assistita la possibilità di cambiare indirizzo all'interno del sistema dei licei,
nonché di passare dal sistema dei licei al sistema dell'istruzione e della formazione
professionale, e viceversa, mediante apposite iniziative didattiche, finalizzate all'acquisizione
di una preparazione adeguata alla nuova scelta; la frequenza positiva di qualsiasi segmento del
secondo ciclo comporta l'acquisizione di crediti certificati che possono essere fatti valere, anche ai
fini della ripresa degli studi eventualmente interrotti, nei passaggi tra i diversi percorsi di cui alle
lettere g) e h); nel secondo ciclo, esercitazioni pratiche, esperienze formative e stage realizzati in
Italia o all'estero anche con periodi di inserimento nelle realtà culturali, sociali, produttive,
professionali e dei servizi, sono riconosciuti con specifiche certificazioni di competenza rilasciate
dalle istituzioni scolastiche e formative; i licei e le istituzioni formative del sistema dell'istruzione e
della formazione professionale, d'intesa rispettivamente con le università, con le istituzioni dell'alta
formazione artistica, musicale e coreutica e con il sistema dell'istruzione e formazione tecnica
superiore, stabiliscono, con riferimento all'ultimo anno del percorso di studi, specifiche modalità per
l'approfondimento delle conoscenze e delle abilità richieste per l'accesso ai corsi di studio
universitari, dell'alta formazione, ed ai percorsi dell'istruzione e formazione tecnica superiore.
(legge 53/2003 art. 2 co. 1h) (3CII 15, 58)

i)I piani di studio personalizzati, nel rispetto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche,
contengono un nucleo fondamentale, omogeneo su base nazionale, che rispecchia la cultura, le
tradizioni e l'identità nazionale, e prevedono una quota, riservata alle regioni, relativa agli
aspetti di interesse specifico delle stesse, anche collegata con le realtà locali. (legge 53/2003 art. 2
co. 1i) (3CII 16, 59)

g) Ferma restando la competenza regionale in materia di formazione e istruzione professionale, i


percorsi del sistema dell'istruzione e della formazione professionale realizzano profili educativi,
culturali e professionali, ai quali conseguono titoli e qualifiche professionali di differente livello,
valevoli su tutto il territorio nazionale se rispondenti ai livelli essenziali di prestazione di cui alla
lettera c); le modalità di accertamento di tale rispondenza, anche ai fini della spendibilità dei
predetti titoli e qualifiche nell'Unione europea, sono definite con il regolamento di cui all'articolo 7,
comma 1, lettera c); i titoli e le qualifiche costituiscono condizione per l'accesso all'istruzione e
formazione tecnica superiore, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 69 della legge 17 maggio
1999, n. 144; i titoli e le qualifiche conseguiti al termine dei percorsi del sistema dell'istruzione
e della formazione professionale di durata almeno quadriennale consentono di sostenere
l'esame di Stato, utile anche ai fini degli accessi all'università e all'alta formazione artistica,
musicale e coreutica, previa frequenza di apposito corso annuale, realizzato d'intesa con le
università e con l'alta formazione artistica, musicale e coreutica, e ferma restando la possibilità di
sostenere, come privatista, l'esame di Stato anche senza tale frequenza. (legge 53/2003 art. 2 co.
1g) (3CII 16, 60)

1. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 18 della legge 24 giugno 1997, n. 196, al fine di
assicurare agli studenti che hanno compiuto il quindicesimo anno di età la possibiltà di
realizzare i corsi del secondo ciclo in alternanza scuola-lavoro, come modalità di realizzazione
del percorso formativo progettata, attuata e valutata dall'istituzione scolastica e formativa in
collaborazione con le imprese, con le rispettive associazioni di rappresentanza e con le camere di
commercio, industria, artigianato e agricoltura, che assicuri ai giovani, oltre alla conoscenza di
base, l'acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro, il Governo è delegato ad
adottare, entro il termine di ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge e ai
sensi dell'articolo 1, commi 2 e 3, della legge stessa, un apposito decreto legislativo su proposta del
Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro del lavoro e delle
politiche sociali e con il Ministro delle attività produttive, d'intesa con la Conferenza unificata di cui
all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sentite le associazioni maggiormente
rappresentative dei datori di lavoro, nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi.

a. svolgere l'intera formazione dai 15 ai 18 anni, attraverso l'alternanza di periodi di studio e di


lavoro, sotto la responsabilità dell'istituzione scolastica o formativa, sulla base di convenzioni con
imprese o con le rispettive associazioni di rappresentanza o con le camere di commercio, industria,
artigianato e agricoltura, o con enti pubblici e privati ivi inclusi quelli del terzo settore, disponibili
ad accogliere gli studenti per periodi di tirocinio che non costituiscono rapporto individuale di
lavoro. Le istituzioni scolastiche, nell'ambito dell'alternanza scuola-lavoro, possono collegarsi con il
sistema dell'istruzione e della formazione professionale ed assicurare, a domanda degli interessati e
d'intesa con le regioni, la frequenza negli istituti d'istruzione e formazione professionale di corsi
integrati che prevedano piani di studio progettati d'intesa fra i due sistemi, coerenti con il
corso di studi e realizzati con il concorso degli operatori di ambedue i sistemi. (legge 53/2003
art. 4 co. 1a) (3CII 14, 50) (3CII 15, 55) (3CII 15, 56)
In base alla legge 28 marzo 2003, n. 53 il superamento dell'esame di Stato al termine della
scuola secondaria di primo grado costituisce titolo di accesso al sistema dei licei e al sistema
dell'istruzione e della formazione professionale. (3CI 15, 52)

D. Lgs. 59/2004
Il miglioramento dei processi di apprendimento e della relativa valutazione, nonché la continuità
didattica, sono assicurati anche attraverso la permanenza dei docenti nella sede di titolarità
almeno per il tempo corrispondente al periodo didattico. (d. lgs. 59/2004 art. 8 co. 3) (3CI 15,
55)

La scuola secondaria di primo grado, attraverso le discipline di studio, è finalizzata alla crescita
delle capacità autonome di studio e al rafforzamento delle attitudini all'interazione sociale;
organizza ed accresce, anche attraverso l'alfabetizzazione e l'approfondimento nelle tecnologie
informatiche, le conoscenze e le abilità, anche in relazione alla tradizione culturale e alla evoluzione
sociale, culturale e scientifica della realtà contemporanea; è caratterizzata dalla diversificazione
didattica e metodologica in relazione allo sviluppo della personalità dell'allievo; cura la
dimensione sistematica delle discipline; sviluppa progressivamente le competenze e le capacità di
scelta corrispondenti alle attitudini e vocazioni degli allievi; fornisce strumenti adeguati alla
prosecuzione delle attività di istruzione e di formazione; introduce lo studio di una seconda lingua
dell'Unione europea; aiuta ad orientarsi per la successiva scelta di istruzione e formazione. (d. lgs.
59/2004 art. 9 co. 1) (3CI 16, 60)

2. Le istituzioni scolastiche, al fine di realizzare la personalizzazione del piano di studi,


organizzano, nell'ambito del piano dell'offerta formativa, tenendo conto delle prevalenti richieste
delle famiglie, attività e insegnamenti, coerenti con il profilo educativo, e con la prosecuzione
degli studi del secondo ciclo, per ulteriori 198 ore annue, la cui scelta è facoltativa e opzionale per
gli allievi e la cui frequenza è gratuita. Gli allievi sono tenuti alla frequenza delle attività facoltative
per le quali le rispettive famiglie hanno esercitato l'opzione. Le predette richieste sono formulate
all'atto dell'iscrizione. Al fine di ampliare e razionalizzare la scelta delle famiglie, le istituzioni
scolastiche possono, nella loro autonomia, organizzarsi anche in rete.
4. Per lo svolgimento delle attività e degli insegnamenti di cui al comma 2, ove essi richiedano
una specifica professionalità non riconducibile agli ambiti disciplinari per i quali è prevista
l'abilitazione all'insegnamento, le istituzioni scolastiche stipulano, nei limiti delle risorse iscritte
nei loro bilanci, contratti di prestazione d'opera con esperti, in possesso di titoli definiti con
decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro per la
funzione pubblica. (d. lgs. 59/2004 art. 10 co. 2 e 4) (3CI 14, 49) (3CI 16, 59)

La valutazione, periodica e annuale, degli apprendimenti e del comportamento degli allievi e la


certificazione delle competenze da essi acquisite sono affidate ai docenti responsabili degli
insegnamenti e delle attività educative e didattiche previsti dai piani di studio personalizzati.
Sulla base degli esiti della valutazione periodica, le istituzioni scolastiche predispongono gli
interventi educativi e didattici, ritenuti necessari al recupero e allo sviluppo degli apprendimenti.
Dunque la risposta esatta è: no, non lo è. (d. lgs. 59/2004 art. 11 co. 2) (3CI 15, 53)

Alle classi seconda e terza si accede anche per esame di idoneità, al quale sono ammessi i
candidati privatisti che abbiano compiuto o compiano entro il 30 aprile dell'anno scolastico di
riferimento, rispettivamente, l'undicesimo e il dodicesimo anno di età e che siano in possesso del
titolo di ammissione alla prima classe della scuola secondaria di primo grado, nonché i candidati
che abbiano conseguito il predetto titolo, rispettivamente, da almeno uno o due anni. (d. lgs.
59/2004 art. 11 co. 5) (3CI 15, 56)

D. lgs. 76/2005
La Repubblica assicura a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione, per almeno dodici anni o,
comunque, sino al conseguimento di una qualifica di durata almeno triennale entro il diciottesimo
anno di età. Tale diritto si realizza nelle istituzioni del primo e del secondo ciclo del sistema
educativo di istruzione e di formazione, costituite dalle istituzioni scolastiche e dalle istituzioni
formative accreditate dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano, anche
attraverso l'apprendistato di cui all'articolo 48 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276,
ivi comprese le scuole paritarie riconosciute ai sensi della legge 10 marzo 2000, n. 62, secondo
livelli essenziali di prestazione definiti a norma dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della
Costituzione. (PREF d. lgs. 76/2005 art. 1 co. 3) (9 apr II, 15)
Decreto ministeriale 47/2006
Per le considerazioni svolte nelle premesse, il D.M. 28 dicembre 2005, relativo alla quota del 20%
dei curricoli rimessa all'autonomia delle istituzioni scolastiche, nelle more delle procedure di
formalizzazione, produce i suoi effetti con riferimento agli ordinamenti vigenti e ai relativi
quadri orari, nei singoli ordini di studio di istruzione secondaria superiore. (decreto
ministeriale 47/2006 art. unico) (1CII 23, 52)

Convenzione sui Diritti dei Disabili dell’ONU 2006


La convenzione sui Diritti dei Disabili è stata sancita dall’ONU il 13 dicembre 2006. E’ il primo
trattato del nuovo secolo con ampi contenuti sui diritti umani e segna un punto di svolta nelle
relazioni verso le persone con disabilità; non più individui bisognosi di carità, cure mediche e
protezione sociale ma “persone” capaci di rivendicare i propri diritti e prendere decisioni per la
propria vita, basate sul consenso libero e informato, ed essere membri attivamente inclusi nella
società. (2CII 5, 23)

L’ articolo 3 indica i principi stessi entro i quali la Convenzione si muove, elencandoli


esplicitamente:

- il rispetto della persona nelle sue scelte di autodeterminazione;

- la non discriminazione;

- l’ integrazione sociale;

- l’accettazione delle condizioni di diversità della persona disabile;

- il rispetto delle pari opportunità e dell’uguaglianza tra uomini e donne;

- l’ accessibilità;

- il rispetto dello sviluppo dei bambini con disabilità.

Quindi la risposta esatta: la dipendenza del disabile dalla famiglia. (Convenzione ONU sui
diritti delle persone con disabilità art. 3) (2CI 5, 23)

Gli Stati Parti riconoscono il diritto delle persone con disabilità all’istruzione. Allo scopo di
realizzare questo diritto senza discriminazioni e su una base di eguaglianza di opportunità, gli Stati
Parti faranno in modo che il sistema educativo preveda la loro integrazione scolastica a tutti i
livelli e offra, nel corso dell’intera vita, possibilità di istruzione finalizzate: continua
(Convenzione sui diritti delle persone con disabilità art. 24 co. 1) (1CI 12, 58)

D. L. 137/2008
Fermo restando quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249,
e successive modificazioni, in materia di diritti, doveri e sistema disciplinare degli studenti nelle
scuole secondarie di primo e di secondo grado, in sede di scrutinio intermedio e finale viene
valutato il comportamento di ogni studente durante tutto il periodo di permanenza nella sede
scolastica, anche in relazione alla partecipazione alle attività ed agli interventi educativi
realizzati dalle istituzioni scolastiche anche fuori della propria sede. (d.l. 137/2008 art. 2 co. 1)
(3CI 14, 46)

D. P. R. 89/2009
L’orario annuale obbligatorio delle lezioni nella scuola secondaria di I grado è di complessive
990 ore, corrispondente a 29 ore settimanali, più 33 ore annuali da destinare ad attività di
approfondimento riferita agli insegnamenti di materie letterarie. (dpr. 89/2009 art. 5 co. 1) (4CI
15, 44)

L’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, nella scuola secondaria di I grado previsto


dall’articolo 1 del […] è inserito nell’area disciplinare storico-geografica. (d.p.r. 89/2009 art. 5
co. 6) (4CI 14, 39)

Legge 170/2010
Sul piano legislativo, la legge 8 ottobre 2010 n. 170 ha riconosciuto la dislessia, la disortografia,
la disgrafia e la discalculia come disturbi specifici di apprendimento (DSA), che si manifestano
in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit
sensoriali, ma possono costituire una limitazione per alcune attività della vita quotidiana, relative
all’area dell’apprendimento scolastico. (legge 170/2010) (4CI 15, 42)

La presente legge riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali


disturbi specifici di apprendimento, di seguito denominati «DSA», che si manifestano in
presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit
sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita
quotidiana. (legge 170/2010 art. 1 co. 1) (2CI 4, 18)

In base alla legge 8 ottobre 2010, n. 170, un disturbo specifico che si manifestasse con una
difficoltà nell'elaborazione dei numeri sarebbe qualificato come discalculia. La discalculia riguarda
l’abilità di calcolo, sia nell’area dell’intelligenza numerica basale (il subitizing, il riconoscimento
immediato di piccole quantità), sia nei meccanismi di quantificazione, seriazione, comparazione.
Sono sintomi tipici della discalculia:

- Errori di conteggio;

- Incapacità di riconoscere il valore dello zero;

- Errori nel recupero dei fatti aritmetici;

Errori nel recupero delle procedure e nelle loro applicazioni. (4CII 15, 37)

Il Piano didattico personalizzato (PDP) è un documento dedicato agli gli studenti con DSA, citato
all’interno della legge 170/2010 e delle linee guida seguenti. Si tratta della programmazione
didattica riservata agli alunni con difficoltà di apprendimento. Tale documento che compila la
scuola, rappresenta un patto d’intesa fra docenti, famiglia e istituzioni socio-sanitarie dove devono
essere esplicitati gli interventi didattici individualizzati e personalizzati, gli strumenti compensativi
e le misure dispensative che servono all’alunno per raggiungere autonomia in ambito scolastico. Il
piano didattico personalizzato (PDP), per quanto riguarda gli studenti con diagnosi già
consegnata e protocollata presso la scuola, viene redatto dal Consiglio di Classe all’inizio di
ogni anno scolastico entro il primo trimestre, quindi generalmente tale documento deve essere
pronto entro la fine di novembre.

In generale il percorso che deve seguire il PDP è il seguente:


– Incontro dei docenti con la famiglia e lo specialista;

– Stesura del documento da parte del Consiglio di Classe;

- Condivisione con la famiglia. (3CII 4, 17) (4CII 14, 36)

Ai fini della presente legge, si intende per dislessia un disturbo specifico che si manifesta
con una difficoltà nell'imparare a leggere, in particolare nella decifrazione dei segni
linguistici, ovvero nella correttezza e nella rapidità della lettura. (legge 170/2010 art. 1 co. 2) (2CII
4, 18)

La presente legge persegue, per le persona con DSA, le seguenti finalità:

d. adottare forme di verifica e di valutazione adeguate alle necessità formative degli studenti.
Per quanto concerne gli esami a) di Stato; b) di ammissione all’università, c) universitari.
(legge 170/2010 art. 2 co. 1d) (4CI 16, 50)

La diagnosi dei DSA è effettuata nell'ambito dei trattamenti specialistici già assicurati dal
Servizio sanitario nazionale a legislazione vigente ed è comunicata dalla famiglia alla scuola di
appartenenza dello studente. Le regioni nel cui territorio non sia possibile effettuare la diagnosi
nell'ambito dei trattamenti specialistici erogati dal Servizio sanitario nazionale possono
prevedere, nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione
vigente, che la medesima diagnosi sia effettuata da specialisti o strutture accreditate. (legge
170/2010 art. 3 co. 1) (2CII 5, 30)

L'orario annuale delle attività e degli insegnamenti obbligatori per tutti gli studenti è di 891
ore nel primo biennio, corrispondenti a 27 ore medie settimanali, e di 990 ore nel secondo biennio
e nel quinto anno, corrispondenti a 30 ore medie settimanali. (d. legge 89/2010 art. 8 co. 3) (1CII
23, 54)

Direttiva ministeriale 27 dicembre 2012


L’attenzione verso i Bisogni Educativi Speciali (BES) si è sviluppata nel nostro paese all’indomani
della Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012. Nell’area dei Bisogni Educativi Speciali vi sono
tre grandi sotto-categorie: quella della disabilità; quella dei disturbi evolutivi specifici e quella dello
svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale. I Bisogni Educativi Speciali non sono
necessariamente relativi a condizioni permanenti più o meno invalidanti, ma spesso sono
conseguenza di stati che un alunno attraversa, con continuità o per determinati periodi, per ragioni
fisiche, fisiologiche o anche di natura psico-sociale, e che richiedono adeguata e personalizzata
risposta. La risposta esatta è: Il bisogno educativo speciale (BES) è qualsiasi difficoltà,
transitoria e permanente, di tipo psicologico, motoria, comportamentale, relazionale, relativa
all’apprendimento o derivante da svantaggio socio-economico o culturale. (2CII 4, 21)

Dpr 80/2013

Ai fini dell'articolo 2 il procedimento di valutazione delle istituzioni scolastiche si sviluppa, in


modo da valorizzare il ruolo delle scuole nel processo di autovalutazione, sulla base dei protocolli
di valutazione e delle scadenze temporali stabilite dalla conferenza di cui all'articolo 2, comma 5,
nelle seguenti fasi, ed è assicurato nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali
disponibili in base al piano di riparto del Fondo di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 5 giugno
1998, n. 204, a decorrere dall'anno 2013:

a) autovalutazione delle istituzioni scolastiche:

1) analisi e verifica del proprio servizio sulla base dei dati resi disponibili dal sistema informativo
del Ministero, delle rilevazioni sugli apprendimenti e delle elaborazioni sulvalore aggiunto restituite
dall'Invalsi, oltre a ulteriori elementi significativi integrati dalla stessa scuola;

2) elaborazione di un rapporto di autovalutazione (RAV) in formato elettronico, secondo un


quadro di riferimento predisposto dall'Invalsi, e formulazione di un piano di miglioramento; (PREF
dpr 80/2013 art. 6 co. 1) (8 apr I, 41)

Circolare ministeriale n. 8 del 6 marzo 2013


Strumento privilegiato è il percorso individualizzato e personalizzato, redatto in un Piano Didattico
Personalizzato (PDP), che ha lo scopo di definire […] le strategie di intervento più idonee e i criteri
di valutazione degli apprendimenti. Il Piano Didattico Personalizzato è lo strumento in cui si
potranno, ad esempio, includere progettazioni didattico-educative calibrate sui livelli minimi
attesi per le competenze in uscita (di cui moltissimi alunni con BES abbisognano), strumenti
programmatici utili in maggior misura rispetto a compensazioni o dispense, a carattere
squisitamente didattico strumentale. (Circolare ministeriale n. 8 del 6 marzo 2013) (4CI 16, 48)

Si vuole richiamare ulteriormente l’attenzione su quell’area dei BES che interessa lo svantaggio
socioeconomico, linguistico, culturale. […] Per questi alunni, e in particolare per coloro che
sperimentano difficoltà derivanti dalla non conoscenza della lingua italiana – per esempio
alunni di origine straniera di recente immigrazione e, in specie, coloro che sono entrati nel nostro
sistema scolastico nell’ultimo anno – è parimenti possibile attivare percorsi individualizzati e
personalizzati. […] Pertanto le misure dispensative avranno carattere transitorio e attinente ad
aspetti didattici, privilegiando dunque le strategie educative e didattiche attraverso percorsi
personalizzati, più che strumenti compensativi e misure dispensative. (Circolare ministeriale n. 8
del 6 marzo 2013) (4CII 15, 42)

La Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 e la C.M. 8/2013 prevedono, per gli istituti
scolastici, la formulazione del PAI (Piano Annuale per l’Inclusività). Si tratta di uno strumento
programmatorio predisposto dal GLI (Gruppo di Lavoro per l’Inclusione) da sottoporsi al
Collegio dei docenti per l’approvazione e la delibera. (2CII 4, 22)

Tale Gruppo di lavoro assume la denominazione di Gruppo di lavoro per l’inclusione (in sigla
GLI) e svolge le seguenti funzioni:

- rilevazione dei BES presenti nella scuola;

- raccolta e documentazione degli interventi didattico-educativi posti in essere anche in


funzione di azioni di apprendimento organizzativo in rete tra scuole e/o in rapporto con
azioni strategiche dell’Amministrazione;

- focus/confronto sui casi, consulenza e supporto ai colleghi sulle strategie/metodologie di


gestione delle classi;

- rilevazione, monitoraggio e valutazione del livello di inclusività della scuola;

- raccolta e coordinamento delle proposte formulate dai singoli GLH Operativi sulla base
delle effettive esigenze, ai sensi dell’art. 1, c. 605, lettera b, della legge 296/2006, tradotte in
sede di definizione del PEI come stabilito dall'art. 10 comma 5 della Legge 30 luglio 2010 n.
122 ;

elaborazione di una proposta di Piano Annuale per l’Inclusività riferito a tutti gli alunni con BES,
da redigere al termine di ogni anno scolastico (entro il mese di Giugno). (Circolare Ministeriale
8/2013 Azioni a livello di singola istituzione scolastica) (2CI 5, 24)

D. M. 850/2015
L’amministrazione scolastica territoriale organizza almeno un incontro formativo
propedeutico, con i docenti neo-assunti, a livello di ambito territoriale, finalizzato a illustrare
le modalità generali del percorso di formazione generale, il profilo professionale atteso, le
innovazioni in atto nella scuola e un incontro conclusivo, finalizzato a compiere una valutazione
complessiva dell’azione formativa realizzata. ( PREF d.m. 850/2015 art. 7 co. 1) (9 apr II, 16)

Legge 107/2015 “Buona Scuola”


Nel conferire gli incarichi ai docenti, il dirigente scolastico assegna l’incarico al docente e
quest’ultimo si perfeziona con l’accettazione del docente. Il docente che riceva più proposte di
incarico opta tra quelle ricevute. (Legge 107/2015 a proposito dei Docenti) (4CI 14, 37)

Le scuole possono utilizzare, nell’ambito dell’organico dell’autonomia:

- La quota di autonomia del 20% sia nel biennio che nel triennio, per potenziare gli
insegnamenti obbligatori con particolare riferimento alle attività laboratoriali;

- La quota di flessibilità del 40% dell’orario complessivo previsto per il terzo, quarto e
quinto anno, per articolare gli indirizzi del triennio in profili formativi.

Sono previsti altri strumenti per l’attuazione dell’autonomia, tra i quali:

- La stipula di contratti d’opera con esperti del mondo del lavoro e delle professioni;

- L’attivazione di partenariati per il miglioramento dell’offerta formativa;

- Lo sviluppo di attività e di progetti di orientamento scolastico e di inserimento nel mondo


del lavoro attraverso l’apprendistato formativo di primo livello.
Le scuole secondarie di secondo grado possono utilizzare la quota di autonomia e gli spazi di
flessibilità per introdurre insegnamenti opzionali nel secondo biennio e nell’ultimo anno.
(legge 107/2015 art. 6) (4CII 15, 39)

Legge 47/2017
La norma che tutela il minore straniero non accompagnato è la Legge 47/2017 (PREF legge
47/2017 art. 1) (8 apr I, 21)

D. lgs. 65/2017
1. Per l'attuazione del presente decreto, lo Stato:

a) indirizza, programma e coordina la progressiva e equa estensione del Sistema integrato di


educazione e di istruzione su tutto il territorio nazionale, in coerenza con le linee contenute nel
Piano di azione nazionale pluriennale di cui all'articolo 8 e nei limiti del Fondo di cui all'articolo 12.
(d. lgs. 65/2017 art. 5 co. 1) (9 apr II, 6)

CNN “Istruzione e Ricerca” 2018


1. Il personale docente ed educativo delle istituzioni scolastiche ed educative di ogni ordine e grado
è collocato nella distinta area professionale del personale docente.

2. Rientrano in tale area: i docenti della scuola dell’infanzia; i docenti della scuola primaria; i
docenti della scuola secondaria di 1° grado; gli insegnanti tecnico-pratici e i docenti della
scuola secondaria di 2° grado; il personale educativo dei convitti e degli educandati femminili.
(PREF CCNL “Istruzione e ricerca” 2018 art. 25 co. 1 e 2) (9 apr II, 24)

Legge 145/2018
I percorsi in alternanza scuola-lavoro di cui al decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77, sono
ridenominati « percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento » e, a decorrere
dall’anno scolastico 2018/2019, con effetti dall’esercizio finanziario 2019, sono attuati per una
durata complessiva:

a) non inferiore a 210 ore nel triennio terminale del percorso di studi degli istituti professionali;

b) non inferiore a 150 ore nel secondo biennio e nell’ultimo anno del percorso di studi degli istituti
tecnici;

c) non inferiore a 90 ore nel secondo biennio e nel quinto anno dei licei. (PREF legge 145/2018
art. 1 co. 784) (8 apr I, 27)

POF (Piano dell’Offerta Formativa)

Il Piano dell’Offerta Formativa (POF) è un documento che prende il posto dei vecchi programmi
ministeriali, attribuendo a ciascuna scuola il compito di definire, nel rispetto delle indicazioni
nazionali e delle Linee guida, la propria identità culturale e progettuale. Il POF è il documento nel
quale ogni Istituzione Scolastica costruisce la propria identità che consente agli alunni, alle
famiglie e al territorio di conoscere l'offerta educativa. (2CII 5, 26)

Il Piano dell’Offerta formativa (POF) delle istituzioni scolastiche secondarie di primo grado è
elaborato dal Collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi e delle scelte di gestione e
amministrazione definiti dal Dirigente scolastico che tiene conto anche delle proposte formulate
dalle associazioni dei genitori e, per le scuole secondarie superiori, degli studenti. Il piano è
approvato dal Consiglio di circolo o di istituto ed è pubblicato sul sito della scuola. (1CI 11, 50)

Istituzioni scolastiche

Nella scuola secondaria di secondo grado fanno parte del consiglio di classe:

- il dirigente scolastico, con le funzioni di presidente;

- il docente coordinatore di classe, con le funzioni di vice presidente e segretario;

- il corpo docente di classe;


- 2 rappresentanti dei genitori, eletti dai genitori degli alunni iscritti alla classe;

- 2 rappresentanti degli studenti, eletti dagli studenti della classe.

- 3 rappresentanti degli studenti lavoratori, eletti dagli studenti della classe, senza la
componente dei genitori, nei corsi di istruzione per gli adulti o per gli studenti che lavorano
e desiderano proseguire gli studi di scuola secondaria di secondo grado per recuperare degli
anni scolastici persi oppure per conseguire un diploma di cinque anni (maturità scolastica),
lo stesso dicasi per un diploma di durata triennale (qualifica scolastica, previsto per le scuole
secondarie di secondo grado ad indirizzo tecnico oppure professionale).

La risposta esatta è: Il Consiglio di classe della Scuola Secondaria superiore è composto da tutti
i docenti della classe, due rappresentanti dei genitori e due rappresentanti degli studenti;
presiede il dirigente scolastico o un docente, da lui delegato facente parte del consiglio. (2CII
3, 13)

Dall'anno scolastico 2010-2011 è entrata in vigore la riforma del secondo ciclo di istruzione,
un provvedimento che riduce la frammentazione degli indirizzi nei licei e rimodula
l'istruzione tecnica e professionale. Si tratta di una riforma importante, caratterizzata dal riordino
del secondo grado dell'istruzione secondaria, con conseguente introduzione di novità ordinamentali
importanti per la scelta dei percorsi di studio (2CII 3, 14)

La Giunta ha una competenza prevalentemente di tipo economico, infatti prepara i lavori del
consiglio di circolo o di istituto, fermo restando il diritto di iniziativa del consiglio stesso, e cura
l’esecuzione delle relative delibere. Ha il compito di proporre al Consiglio di circolo/istituto il
programma delle attività finanziarie della istituzione scolastica, accompagnato da un’apposita
relazione e dal parere di regolarità contabile del Collegio dei revisori. La risposta è: Alla giunta
esecutiva spetta il compito di predisporre, ma NON di deliberare, il bilancio preventivo e il
conto consuntivo. (1CI 12, 56)

Il liceo artistico aveva, in origine, una durata di soli quattro anni e dava accesso, dopo tale
periodo, solamente all’Accademia di belle arti. (1CII 22, 46)
Nella scuola secondaria di secondo grado sono garantite attività didattiche di sostegno
realizzate con docenti di sostegno specializzati, con priorità per le iniziative di
sperimentazione (1CII 24, 56)

Il dirigente scolastico di un istituto secondario di secondo grado ricopre la carica di ispettore


tecnico ispettivo. (1CII 24, 57)

Programmazione didattica. La programmazione didattica ha un valore determinante per il processo


innovativo che, con i programmi, si deve realizzare nella scuola elementare.

Spetta ai docenti, collegialmente ed individualmente, di effettuare con ragionevoli previsioni


la programmazione didattica, stabilendo le modalità concrete per mezzo delle quali conseguire le
mete fissate dal programma e la scansione più opportuna di esse, tenuto conto dell'ampliamento
delle opportunità formative offerte dal curricolo, sia con l'inserimento di nuove attività, sia con la
valorizzazione degli insegnamenti tradizionali. (PREF dpr. 104/1985 scrivi “programmazione
didattica”) (8 apr I, 38)

Nel lavoro educativo e didattico, mantenere una prospettiva della continuità in senso orizzontale
significa perseguire un collegamento tra scuola, famiglia, territorio e servizi. (8 apr I, 42)

Il collegio dei docenti di un istituto scolastico ha potere deliberante in materia di funzionamento


didattico del circolo o dell’istituto. Esso ha

- poteri di proposta nei confronti del dirigente per la formazione e la composizione delle
classi e l’assegnazione ad esse dei docenti;

- poteri propulsivi e promuove iniziative di innovazione e di aggiornamento dei docenti; il


Collegio programma e attua le iniziative per il sostegno degli alunni disabili;

- poteri di valutazione per mezzo dei quali valuta periodicamente l’andamento complessivo
dell’azione didattica;
- poteri di indagine ed esamina gli eventuali casi di scarso profitto o di comportamento
irregolare degli alunni segnalati dai docenti di classe;

- poteri consultivi, nel senso che formula pareri al Dirigente in ordine alla sospensione dal
servizio e alla sospensione cautelare del personale docente quando ricorrono ragioni di
particolare urgenza. (8 apr I, 54)

Nel caso uno studente volesse cambiare tipologia di istruzione secondaria, la legge assicura la
possibilità di cambiare indirizzo all'interno del sistema dei licei, nonché di passare dal sistema
licei al sistema dell'istruzione e della formazione professionale e viceversa. (1CII 25, 60)

La Costituzione italiana prescrive un esame di Stato per tutti i seguenti casi, TRANNE uno. Il
riconoscimento dell’equipollenza tra la carriera scolastica degli alunni delle scuole private e
quelli della scuola pubblica. (9 apr II, 14)

Il dirigente scolastico di un istituto secondario di secondo grado procede alla formazione delle
classi, all’assegnazione a esse dei singoli docenti. (9 apr II, 33)

Le modalità per la vigilanza degli alunni durante l'ingresso, la permanenza e l'uscita dalla scuola
sono stabilite da un regolamento interno della scuola. (9 apr II, 44)

La figura-chiave che riveste un ruolo fondamentale di stimolo, promotore di iniziative e di attività


educative al fine dell'integrazione e dell'inclusione scolastica dell'alunno con disabilità è il
dirigente scolastico. (9 apr II, 57)

Nelle istituzioni scolastiche secondarie di primo grado la funzione di cura delle relazioni con le
famiglie e di cura della documentazione del percorso formativo compiuto dall’allievo è svolta
da un docente in possesso di specifica formazione, in costante rapporto con le famiglie e con il
territorio. (1CI 12, 54)
Gli insegnanti tecnico-pratici ITP fanno parte a pieno titolo del consiglio di classe e il loro voto
è dotato di pienezza di valore deliberativo. In base alla C.M 28/2000 anche qualora il loro
insegnamento fosse svolto in compresenza con un docente di teoria, gli itp votano comunque in
maniera autonoma e indipendente, poiché in consiglio di classe si vota per testa e non per materia.
La regola si applica per tutte le decisioni prese dal consiglio, ivi inclusi il voto di condotta e
l'ammissione all'anno successivo. Solo ed esclusivamente per quanto riguarda la singola disciplina
insegnata il voto sarà unico. (3CII 3, 15)

Altro

Ogni scuola predispone il curriculo rispettando le finalità, i traguardi per lo sviluppo delle
competenze e gli obiettivi posti dalle Indicazioni nazionali: “nel rispetto e nella valorizzazione
dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, le Indicazioni costituiscono il quadro di riferimento
per la progettazione curricolare affidata alle scuole”. Dunque le Indicazioni Nazionali per il
Curricolo sono un testo di riferimento unico per tutte le scuole autonome, su cui la singola
scuola progetta il proprio curriculo. (4CI 16, 47)

Stenhouse, individuava tre modelli principali di curricolo:

- Il modello per obiettivi, secondo cui il curricolo viene organizzato in funzione degli
obiettivi. L’idea di fondo è quella di stabilire prima i risultati dell'apprendimento e poi di
selezionare i contenuti, di mettere in atto le strategie didattiche e di elaborare le procedure di
valutazione che siano il più possibile congruenti con e funzionali al raggiungimento degli
obiettivi.
- Il modello procedurale, centrato sui processi che i contenuti culturali delle diverse materie
dovrebbero attivare. Questo modello si basa sul presupposto che l'apprendimento di certi
contenuti disciplinari è già di per sé un obiettivo, per il fatto che le discipline godono di
rilevanza sociale tale da renderle oggetti di apprendimento. Il problema consiste
nell'identificare i principi procedurali, i concetti e i criteri specifici di ciascun campo
disciplinare.

- Il modello centrato sulla ricerca, fondato su una concezione sperimentale, in cui il


curricolo diventa campo di prova di ipotesi pedagogiche e didattiche. Il modello centrato
sulla ricerca prevede che all'inizio del processo didattico ci debba essere una decisione
intenzionale su ciò che si vuole e si deve fare. Successivamente si ipotizza la possibilità di
una libera scelta di altri modelli, nel caso siano funzionali al raggiungimento di scopi
settoriali. Il curricolo è quindi pensato come momento peculiare di ricerca da parte del
docente, sia nella sua elaborazione, che in fase di realizzazione e valutazione. (2CI 6, 28)

L'inserimento di Metodi Attivi nella programmazione curriculare si configurano come un


positivo contributo innovativo ai processi di insegnamento e apprendimento. I metodi attivi
hanno da tempo provato una nuova via che si è andata via via perfezionando: rendere attivo
l’allievo invitandolo fin dall’inizio a impegnarsi nel percorso di apprendimento e proponendogli di
lavorare concretamente. L’insegnante ha la responsabilità di mobilitare e di “far agire” gli allievi.
Per andare oltre apprendimenti meccanici e ripetitivi questi ultimi devono essere messi in
“situazioni di apprendimento” in cui possano operare mentalmente:

1) lavorando su materiali;

2) a partire da consegne

3) per far emergere dei modelli e dei concetti.

In questo modo potranno essere in grado di padroneggiare le conoscenze e di trasferire ciò che
hanno appreso in contesti nuovi (competenze). (2CII 5, 25)

L’insegnante di sostegno, assegnato alla classe in contitolarità con i docenti curriculari, ha il


compito di facilitare l’integrazione scolastica dell’alunno con disabilità collaborando con i
colleghi curriculari. (2CI 3, 13)
Uno dei compiti dell’insegnante di sostegno è quello di favorire il processo d’integrazione
attraverso la programmazione mirata sul singolo studente e sulla classe in collaborazione con
gli altri docenti. (2CI 4, 21)

Il provveditore agli studi su segnalazione della scuola richiede l'utilizzo di un insegnante di


sostegno nell'ambito dell'Istituto Scolastico. (2CII 4, 20)

La LIM è uno strumento di innovazione didattica. La LIM è una lavagna interattiva (consente
l’interazione strumento/utente) e multimediale (sfrutta più media: testo, immagini, video, audio).
Tecnicamente è una periferica del computer. Si tratta di una grande superficie su cui si visualizza lo
schermo del computer grazie ad un proiettore che vi è collegato: ne risulta che tutto quello che può
essere visualizzato ed utilizzato sul computer può esserlo anche sulla LIM. (3CI 4, 15)

LIM è l’acronimo di Lavagna Interattiva Multimediale. (2CII 5, 24)

I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) comprendono il disturbo della lettura,


dell’espressione scritta e del calcolo. (2CI 5, 22)

La dislessia si manifesta attraverso una minore correttezza e velocità di lettura ad alta voce, in
relazione all’età anagrafica. La dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità di leggere e
scrivere in modo corretto e fluente e non è causata da un deficit di intelligenza né da problemi
ambientali o psicologici, né da deficit sensoriali o neurologici. Risposta esatta: La dislessia si
manifesta in persone dotate di quoziente intellettivo nella norma. (2CI 4, 17)

Il DSM V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali – quinta edizione) distingue
all’interno della categoria diagnostica “Disturbi della comunicazione” i seguenti disturbi:

- il Disturbo del linguaggio (che unisce i precedenti disturbi della espressione del linguaggio e
il disturbo misto della espressione e della ricezione del linguaggio);

- il Disturbo fonetico-fonologico (in precedenza disturbo della fonazione);


- il Disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia (in precedenza balbuzie);

- il Disturbo della comunicazione sociale (pragmatica), una nuova condizione che comporta
difficoltà nell’uso sociale della comunicazione verbale e non verbale.

La risposta è: Non rientra nei disturbi della comunicazione il disturbo della condotta. (2CI 6,
30)

L’acronimo ICF sta ad indicare la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della


Disabilità e della Salute e fa parte della più ampia famiglia delle Classificazioni Internazionali
dell’ OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). L’ICF è una classificazione che mira a
descrivere lo stato di salute delle persone in relazione ai loro ambiti (sociale, familiare, lavorativo)
al fine di cogliere tutte quelle difficoltà che nel contesto di riferimento possono causare difficoltà.
La risposta è: l’affermazione NON corretta sull’ICF è che esso è una classificazione che
riguarda soltanto le condizioni di persone affette da particolari anomalie fisiche o mentali.
(1CII 22, 48)

Con il termine “strategie didattiche” (strategie di insegnamento e di apprendimento) intendiamo


un insieme di operazioni e di risorse pedagogiche che sono utilizzate, in modo pianificato e
all'interno di un contesto pedagogico, per favorire il conseguimento degli obiettivi di
apprendimento in base alle differenti caratteristiche degli alunni. Per questo si richiede che
ogni insegnante, di qualsiasi disciplina, sappia attivare metodologie e strategie diverse per:

- garantire un’offerta formativa personalizzabile (chi non impara con un metodo può imparare
con un altro)

- sviluppare processi di apprendimento diversi e più autonomi ( per scoperta, per azione, per
problemi, ecc.)

- promuovere e/o consolidare l’interesse e la motivazione degli studenti

- preparare gli studenti a questo nostro mondo sempre più complesso.

La risposta esatta è: Per strategia didattica si intende l’insieme degli elementi di conoscenza,
decisione e attività necessari per promuovere l’apprendimento. (2CI 5, 27)

La normativa non pone più dei limiti sul numero di alunni con disabilità all’interno della
classe, tuttavia in forza delle linee guida ministeriali per l'integrazione scolastica, si può
ritenere che non debbano superare il numero di due alunni con disabilità non grave. (2CII 5,
27)

La riforma Gentile è avvenuta nel 1923. (2CI 6, 29)

La Riforma Gentile portò l’obbligo scolastico al 14esimo anno di età nel 1923. (1CI 12, 59)

Nell’attività di orientamento si intende fornire agli studenti una serie di consigli, aiuti,
suggerimenti, informazioni sia per una buona riuscita del percorso scolastico sia per evitare il
crearsi di situazioni di disadattamento e di insuccesso scolastico che possono portare
all’abbandono degli studi. L’orientamento professionale si rivolge a tutti quei soggetti che si
affacciano al mondo del lavoro con l’obiettivo di assisterli nella fase di ricerca o di cambiamento
del lavoro oppure nel conseguimento di risultati maggiormente gratificanti. La risposta è: In ambito
scolastico, l'attività di “orientamento scolastico e professionale” si propone essenzialmente di
portare le persone a maggiore consapevolezza di se stesse, delle proprie attitudini e
motivazioni. (1CI 11, 48)

L’Economia NON è oggetto di insegnamento in un istituto secondario di I grado. (1CI 11, 52)

In merito alle discipline degli istituti secondari di primo grado, l’insegnamento di


“Cittadinanza e Costituzione” è inserito nell’area disciplinare storico-geografica. (1CI 12, 57)

Chang afferma che, sostanzialmente, i moduli didattici corrispondono alle unità didattiche: il
termine modulo (dal lat. modulus, diminutivo di modus, misura, regola, modello) nell’ambito
didattico viene utilizzato di recente per indicare un insieme di esperienze di apprendimento
(costruite generalmente in forma di unità didattica), riferite ad una disciplina o ad alcune
discipline di studio, con l’indicazione precisa degli obiettivi da raggiungere, dei prerequisiti e
della durata complessiva di svolgimento. A volte viene usato come sinonimo di unità didattica.
La risposta è: Il modulo nella programmazione modulare rappresenta un’unità
d’insegnamento che sviluppa un argomento completo. (1CII 22, 47)
Il tema della documentazione – e in particolar modo della documentazione educativa –
accompagna sempre più spesso l’attività educativa. Da un lato, si documenta in una logica interna al
servizio per tenere traccia di ciò che si ritiene importante e poterci tornare sopra con una pratica
riflessiva; dall’altro, si documenta per divulgare le esperienze oltre i confini del servizio rendendole
note, comprensibili, confrontabili e criticabili. Si tratta, nel secondo caso, di tutte quelle
documentazioni (carta dei servizi, materiale informativo, progetti educativi, diari del bambino, ecc.)
che si propongono di dialogare con le famiglie, il territorio e, più in generale, con la società. La
risposta è: La documentazione educativa interroga criticamente il lavoro svolto, con l’obiettivo
di coglierne il senso. (1CII 23, 50)

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