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Franco Concli
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Collegamenti albero-mozzo
I collegamenti albero-mozzo trasmettono il momento torcente e il moto rotatorio dall’albero al mozzo o viceversa.
In alcuni casi, come, per esempio, nel caso siano presenti ruote dentate, tali accoppiamenti trasmettono
anche forze di taglio e momenti flettenti. L’accoppiamento di albero e mozzo può avvenire in diversi modi.
In questa sede è stata presentata la procedura generale per il dimensionamento di un accoppiamento forzato.
Franco Concli
I
collegamenti albero-mozzo trasmettono il retti per attrito (forzamenti) e, nella prossima mozzo deve essere inferiore alla forza di scor-
momento torcente e il moto rotatorio dall’al- puntata, degli accoppiamenti indiretti di for- rimento Fru tenuto conto di un opportuno co-
bero al mozzo o viceversa. In alcuni casi, co- ma (chiavette e linguette).Il primo passo nella efficiente di sicurezza.
me, per esempio, nel caso siano presenti ruo- progettazione di un collegamento, è sempre la Fru
te dentate, tali accoppiamenti trasmettono an- scelta del tipo di accoppiamento più adeguato; FR = FN ⋅ =
Sr
che forze di taglio e momenti flettenti. Gene- la tabella 1 mostra, per differenti condizioni, le
ralmente impediscono movimenti relativi in migliori soluzioni progettuali. in cui μ appresenta il coefficiente di attrito. Si
direzione tangenziale ma possono, in alcuni noti che FR può corrispondere alla forza tangen-
casi, trasmettere anche forze assiali. Calettamenti per attrito ziale Fu nel caso si volesse trasmettere un mo-
A seconda di come si trasmette la forza tra albe- I collegamenti per attrito, come indica il no- mento torcente o alla forza assiale Fa nel caso
ro e mozzo, è possibile distinguere tra collega- me, sfruttano l’attrito tra i due componenti. si volesse trasmettere un carico assiale (fig.1).
menti per attrito, ad accoppiamento di forma, Assicurando una forza normale alle superfi- Come già accennato, il metodo più utilizzato
ad accoppiamento di forma con precarico, ad ci, tipicamente attraverso la scelta di oppor- per produrre la forza normale è quello di fare
accoppiamento di materiale. È inoltre possibile tune tolleranze dimensionali che garantisca- ricorso a un accoppiamento con interferenza o
una classificazione in accoppiamenti diretti (se no un’interferenza, e sfruttando il coefficien- accoppiamento calettato forzato. Il momento
il momento torcente è trasmesso direttamente) te di attrito, si assicura una forza tangenziale torcente trasmissibile risulta
o accoppiamenti indiretti (qualora si utilizzino all’interfaccia tale da garantire la trasmissione 2 p
elementi intermedi tra albero e mozzo). In que- del momento torcente prescritto. La forza di TR = DF L F F
2 Sr
sta sede ci occuperemo degli accoppiamento di- attrito FR da trasmettere all’interfaccia albero
in cui PF rappresenta la pressione di assem- Tab. 2- Sollecitazioni all’interfaccia albero-mozzo. da cui è possibile ricavare l’interferenza ela-
blaggio ed LF la lunghezza dell’accoppia- Mozzo stica minima
mento, mentre la forza trasmissibile assial- pd a 2 + 1
mente risulta i el,min = d A – d M = +1
σr / (d/2) = - p σrM = - p E a 2 –1
p
Fa = DF L F F
2 Sr a2 + 1
σt / (d/2) = 0 TM = p A questo punto è anche possibile tenere
I calettamenti forzati possono essere rea- a2 – 1 conto dell’effetto della rugosità superficiale:
lizzati mediante riscaldamento del mozzo all’atto del forzamento, infatti, le asperità su-
e/o il raffreddamento della parte esterna. Albero perficiali dovute alla rugosità vengono rical-
Nei calettamenti forzati, gli sforzi sono di- cate provocandone una deformazione pla-
stribuiti in sugli spessori di albero e moz- σr / (d/2) = - p σr A = - p stica. Nella pratica progettuale si considera
zo come mostrato in figura 2. Nel caso di
materiali duttili, è possibile arrivare a un
i min ≥ i el,min + 2R pA +2R pM = i nec
superamento locale del limite di snerva- σt/ (d/2) = - p σtA = - p
mento. Sarà, perciò, possibile distinguere
tra esecuzione elastica, in cui tutti gli sforzi Per garantire il forzamento, di solito, si
rimangono sotto il limite di snervamento Ricordando la legge di Hooke, lo stato di scelgono delle tolleranze adeguate secon-
o esecuzione elastoplastica in cui si am- deformazione varrà do la normativa ISO. È poi opportuno ve-
mette una plasticizzazione parziale fino al rificare che, anche con la massima interfe-
30% del volume. 1 renza possibile prescritta (ovvero quando
In prima approssimazione l’albero viene tA = ( tA – rA ) il mozzo ha diametro minimo e l’albero ha
E
modellato come un cilindro pieno, men- diametro massimo), sia l’albero sia il mozzo
tre il mozzo come un cilindro cavo. Le leg- 1
tM = ( tM – rM ) si mantengano in campo elastico. Pertanto,
gi che descrivono lo stato di sforzo in un E data l’interferenza massima
cilindro valgono
Le variazioni di diametro dei due elementi
i el,max = i max,ISO – 2(R pA + R pM )
p R 2 varranno dunque
r = 2 1– 2
a _1 r
pd la pressione massima risulterà
d A = – (1– )
p R 2 E
t = 1+ 2 pmax = p (iel, max/ iel, min)
a –1
2
r pd a 2 + 1
d M = – 2 –
Con A = D/d E a –1 da cui sarà possibile calcolarsi lo sforzo radia-
le σr e quello tangenziale σt sia per l’albero sia
Applicando le opportune condizioni al con- A calettamento avvenuto i diametri dei due per il mozzo. Questi, combinati con un criterio
torno, è possibile ricavare, per la superficie elementi coincideranno, per cui multiassiale (per esempio Guest-Tresca), per-
esterna dell’albero e per quella interna del metteranno di valutare che il limite di snerva-
d A + d A = d M + d M
mozzo, le sollecitazioni massime (tabella 2). mento del materiale non venga superato.
a2 + 1
tM,max = pmax
a2 – 1
2a2
*GT ,M = pmax
a2 – 1
Albero
σtA, max = - pmax Tab. 4 - Dati per ricavare gli scostamenti in accordo con ISO.
A questo punto si rende necessario scegliere • Scostamento inferiore (Ei = Dmin – Dn, ei
σ*GT, A = pmax in maniera corretta l’accoppiamento. Innan- = dmin – dn) differenza tra la dimensione
zitutto, è utile ricordare che l’utilizzo delle limite minima e la dimensione nominale;
tolleranze è finalizzato a garantire il corret- • Tolleranza (IT= Dmax – Dmin, IT = dmax –
Tornando all’esempio introdotto nelle pun- to accoppiamento dei componenti. Stabilire dmin) differenza tra la dimensione limite
tate precedenti, si pensi di voler accoppiare una tolleranza dimensionale significa indi- massima e la dimensione limite minima.
la ruota dal diametro minore all’albero tra- care i limiti entro i quali può variare una de- Assegnati la tolleranza e uno dei due sco-
mite forzamento anziché lavorarla di pezzo. terminata dimensione. Si definiscono stamenti, i limiti di variabilità dimensionale
La coppia da trasmettere è pari C = 600 Nm. • Dimensione nominale (Dn, dn)la dimen- dei componenti risultano univocamente as-
Pensando di avere un diametro nominale sione teorica indicata a disegno; segnati. Convenzionalmente si definisce la
dell’albero pari a d = 110 mm un diametro • Dimensione limite massima (Dmax, dmax) linea dello zero come corrispondente alla di-
esterno del mozzo D = 110 mm e una lun- massima dimensione ammessa; mensione nominale. L’ampiezza del campo di
ghezza dell’accoppiamento pari a L = 150 • Dimensione limite minima (Dmin, dmin) tolleranza è determinata, nel sistema ISO, dal
mm, il primo passo è quello di calcolare la minima dimensione ammessa; grado di tolleranza normalizzato (IT). Esisto-
pressione necessaria. Ammettendo un co- • Scostamento superiore (Es = Dmax – Dn, es no 20 gradi di tolleranza normalizzati, deno-
efficiente di attrito f = 0,1, la pressione ri- = dmax – dn) differenza tra la dimensione minati con le sigle da IT0 a IT18. L’ampiezza
chiesta risulta limite massima e la dimensione nominale; del campo di tolleranza è funzione (discreta)
2C
p= = 2,5MPa
d 2 lf
L’interferenza minima necessaria risulta es-
sere
pd 2a 2
i el,min = = 14 m
E a 2 –1
Ammettendo poi una rugosità
RpA = RpM = Rp = 1.6 μm
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