Sei sulla pagina 1di 8

Con l'espressione 

arte aborigena australiana si intende sia l'arte antica e tradizionale degli australiani


aborigeni prima della colonizzazione europea, sia l'arte moderna di artisti aborigeni contemporanei che
si ispirano alla cultura tradizionale del loro popolo (eventualmente apportando innovazione e
contaminazione con forme artistiche di origine europea, come l'uso di pitture acriliche su tela). L'arte
aborigena include dipinti, sculture di legno, abiti da cerimonia, nonché decorazione di strumenti
musicali (in particolare didgeridoo), armi (come boomerang e scudi) e oggetti rituali o altri strumenti (per
esempio i bullroarer).
L'arte è un elemento fondamentale della cultura aborigena. Le opere d'arte venivano usate per segnare
il territorio dei vari clan, ricordare eventi storici, raccontare le storie del dreamtime, insegnare le leggi e
la morale. I materiali per la pittura (come certi tipi di ocra) venivano commerciati e scambiati per tutta
l'Australia.

Indice

 1Arte aborigena tradizionale


o 1.1Pittura
 1.1.1Materiali e superfici
 1.1.2Stili
o 1.2Scultura e oggettistica
o 1.3Musica
o 1.4Altre forme d'arte
o 1.5Significati religiosi e culturali
o 1.6Il deterioramento dell'arte aborigena
 2Arte aborigena moderna
 3Letteratura
 4Celebri siti di arte aborigena
 5Artisti aborigeni moderni
 6Bibliografia
 7Voci correlate
 8Altri progetti
 9Collegamenti esterni

Arte aborigena tradizionale[modifica | modifica wikitesto]


Pittura[modifica | modifica wikitesto]
Materiali e superfici[modifica | modifica wikitesto]
I materiali tradizionali impiegati nella pittura aborigena erano acqua o saliva mescolate con ocra e altri
coloranti minerali, sangue di canguro e resine. Come strumenti si usavano semplici pennelli, bastoncini,
o le dita. Piuttosto diffusa era anche una tecnica che consisteva nel riempirsi la bocca di pittura e
spruzzarla sulla superficie da dipingere, con un effetto simile a quello della moderna pittura a spruzzo.
Oltre a dipingersi il corpo, gli aborigeni dipingevano le pareti rocciose e la corteccia degli alberi
(soprattutto dell'eucalipto melaleuca, nella zona di Arnhem). In alcune zone, e in particolare nella zona
di Papunya, disegnavano direttamente sulla sabbia del deserto australiano.
Nella pittura su corteccia si utilizzano parti lisce e prive di nodi, preferibilmente ricavate dall'albero
durante la stagione umida. La corteccia veniva poi pulita della scorza esterna più dura con uno
strumento appuntito, riscaldata al fuoco, e appiattita calpestandola o schiacciandola con grossi sassi.
Una volta dipinta, veniva applicato un fissante, tipicamente succo di orchidea.
Graffiti aborigeni nel Parco Nazionale del Kakadu, Territorio del Nord

Nella pittura rupestre aborigena tradizionale venivano utilizzate pareti rocciose spesso situate all'interno
di caverne o in luoghi difficilmente accessibili. I luoghi scelti per la pittura avevano spesso un
importante significato spirituale o religioso nella cultura locale, e non raramente i nuovi dipinti venivano
realizzati sulla stessa parete usata per dipinti più antichi, che ne risultavano coperti. Alcuni dipinti
rupestri in luoghi come Kakadu o Uluṟu risultano dalla sovrapposizione di decine o centinaia di strati.
Stili[modifica | modifica wikitesto]
La pittura aborigena è estremamente varia. Figure stilizzate e silhouette o semplici immagini
geometriche (per esempio linee a zig-zag) sono elementi che si trovano quasi ovunque nell'arte
tradizionale e antica del continente. Gli stili specifici meglio noti sono tre: la pittura "a raggi X", la dot art,
e una variante dello stencil.
Nella pittura cosiddetta "a raggi X", animali e uomini sono raffigurati mostrandone lo scheletro e le
viscere, come in una sorta di sezione che ricorda per l'appunto una radiografia.
L'"arte a punti" (dot art), originariamente utilizzata nei disegni sulla sabbia e poi trasposta su tela
nell'arte aborigena moderna complessi pattern geometrici sono realizzati con numerosi punti, grosso
modo equidistanti, di diversi colori. All'occhio occidentale, le opere della dot art appaiono
spesso astratte, ma in effetti si avvalgono di un complesso simbolismo in cui a diverse forme
geometriche sono assegnati significati ben precisi. I concetti che possono essere espressi in questo
linguaggio sono quelli fondamentali della cultura e della mitologia aborigena (per esempio "uomo",
"pozza", "canguro", "ciotola", "bastone per scavare" e così via). I simboli utilizzati per rappresentare
questi concetti possono considerarsi rappresentazioni estremamente stilizzate della forma dell'oggetto
in questione (o di una sua orma sulla sabbia) tipicamente vista dall'alto.
Infine, abbastanza diffusa è la pittura stencil, associata alla già menzionata tecnica a spruzzo, in cui
predomina la riproduzione di mani umane "in negativo" (l'artista appoggiava la mano sulla superficie da
dipingere e spruzzava il colore). Particolarmente nota è la cosiddetta arte di Bradshaw, così chiamata
in onore di Joseph Bradshaw, che nel 1891 scoprì un importante sito in cui si trovano opere d'arte
rupestre fatte in questo stile nella zona di Kimberley, e datate a oltre 50000 anni fa.

Scultura e oggettistica[modifica | modifica wikitesto]


Questa sezione sugli argomenti arte e antropologia è solo
un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le convenzioni di
Wikipedia. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.

Le sculture lignee aborigene rappresentano spesso i mimi, creature mitologiche simili a piccoli uomini.
Altri oggetti realizzati in legno la cui realizzazione ha talvolta valenza artistica sono i boomerang,
i coolamons, i bullroarer, i didjeridoo e perfino i "bastoncini per scavare" (digging sticks). Le decorazioni
di questi oggetti, soprattutto con tecniche in stile dot art, sono però più tipiche dell'arte moderna (e alla
vendita di souvenir turistici) che propri della tradizione aborigena.

Musica[modifica | modifica wikitesto]
Il principale strumento musicale tradizionale australiano è il didgeridoo.
È originario dei territori del Nord dell'Australia, luogo ricco di termitai ed è lo strumento sacro degli
australiani aborigeni. Si pensa abbia circa 2.000 anni, visto che esistono dei graffiti di tale età che lo
raffigurano, ma potrebbe essere anche più antico. I didgeridoo tradizionali sono in eucalipto decorati
con motivi totemici aborigeni, anche se oggi si trovano strumenti di diversi materiali: dal teak alla
plastica e dal metallo alla ceramica.
Il nome "didgeridoo" è un'interpretazione onomatopeica data dai colonizzatori inglesi che, sbarcati sul
nuovo continente, sentirono il suono ritmato "did-ge-ridoo" provenire da dei rami di eucalipto cavi
suonati dagli aborigeni. Lo strumento è originario della Terra di Arnhem e viene chiamato in almeno
cinquanta modi diversi a seconda del luogo e delle etnie: da djalupu, djubini, ganbag, gamalag, maluk,
a yidaki, yirago, yiraki, yigi yigi.
Le dimensioni del didgeridoo possono variare: Può avere una lunghezza che varia da meno di un metro
a 4 metri, e un diametro interno che va da un minimo di 3 centimetri (all'imboccatura) fino a 30 cm o più
(nella parte finale), è classificato negli aerofoni ad ancia labiale e la sua nota fondamentale è data
principalmente dalla lunghezza. Per suonare il didgeridoo si utilizza la tecnica della respirazione
circolare (o del soffio continuo). Tale tecnica permette al suonatore di prendere aria dal naso mentre
espira quella contenuta nella bocca generando un suono continuo. Il suono che produce questo
strumento è profondo e ipnotico.
Esistono diversi stili tradizionali in cui viene suonato il didgeridoo che si differenziano in modo
impercettibile per noi. Nelle varie zone il modo di suonare si differenzia nell'uso degli accenti, nell'uso
del toot (Effetto tromba) come chiamata ritmica e nell'uso della voce. In ogni stile si riconoscono
comunque tratti comuni, come l'imitazione del verso degli animali, la presenza di armonici, il
pronunciare parole al suo interno e l'utilizzo di bastoncini (bilma) o boomerang che colpendo il
didgeridoo fanno da accompagnamento ritmico.
Il didgeridoo è usato sia nei riti sacri che nella vita di tutti i giorni. Per le popolazioni dove questo
strumento è tradizionale le donne non possono suonarlo nei riti sacri, essendo usato principalmente nel
rito di iniziazione maschile. Per alcune etnie è assolutamente vietato l'uso del didgeridoo da parte delle
donne ma, ironicamente, questo avviene nel sud dell'Australia dove non è uno strumento tradizionale.

Altre forme d'arte[modifica | modifica wikitesto]


Nella cultura degli australiani aborigeni le Vie dei Canti rappresentano una inestricabile e
complicatissima toponomastica musicale che permette di ricreare e perpetuare i riti della creazione. In
tutti i miti della creazione che ritroviamo nelle religioni dei popoli antichi e primitivi, nell'istante in cui una
divinità manifesta la volontà di dare vita a se stesso o a un altro dio, di creare la terra, il cielo, l'uomo e
gli altri esseri viventi, emette un suono, parla, grida, espira, sospira, tossisce, suona uno strumento
musicale, singhiozza, canta. La fonte che emana la forza creatrice è sempre una fonte acustica. Presso
gli aborigeni esiste una dimensione temporale sospesa tra il presente e l'"Alcheringa" o "Tempo del
Sogno", il tempo mitico della creazione durante il quale si è svolta la storia del mondo e ogni cosa è
stata espressa dagli antenati per mezzo del canto, attraverso i gesti e la parola.
Il culto magico di questa natura procura agli individui un centro spirituale sito al di fuori di loro stessi, un
centro che riunisce ogni singolo uomo in un unico, grande collettivo spirituale, legandolo
indissolubilmente all'ambiente in cui vive. Se viene a mancare la ritualizzazione degli antichi eventi
mitologici è inevitabile il sopraggiungere di un decadimento completo, di un grande disorientamento
spirituale che si manifesta in modo immediato in tutti gli aspetti della vita individuale e comunitaria. È
per questo motivo che gli aborigeni nel ricalcare le tjurna djugurba (le orme degli esseri mitici) cioè le
antiche Vie dei Canti, visibili soltanto ai loro occhi, ripetono le parole e i suoni degli antenati che, nei
lunghissimi e interminabili viaggi attraverso un continente vuoto e privo di vita, facevano esistere il
mondo cantandolo. Ogni roccia, ogni sorgente, un punto d'acqua, una macchia d'eucalipti, rappresenta
una traccia concreta di un dramma sacro.
In pratica il continente australiano si può leggere come una partitura musicale. Ancora oggi ogni
neonato eredita una sezione di canto per diritto di nascita. Le sue strofe sono proprietà privata
inalienabile e delimitano il suo territorio. Una volta adulto e"iniziato" alla rivelazione della creazione gli
viene svelata una geografia mitica per apprendere i luoghi in cui gli esseri soprannaturali hanno
celebrato riti, danzato o fatto cose importanti. Egli ha anche il diritto di prestare le sue strofe lungo una
pista del canto e acquistare il diritto di passaggio dai suoi vicini, ricevendone aiuto e ospitalità. L'uomo
che va in walkabout (viaggio rituale) canta le strofe del suo antenato senza cambiare né una parola né
una nota, così facendo ricrea il Creato.

Significati religiosi e culturali[modifica | modifica wikitesto]


L'arte aborigena è quasi sempre espressione di messaggi spirituali, religiosi e mitologici legati
al dreamtime. Predominano il racconto di storie volte a spiegare l'origine del mondo così come gli
aborigeni lo conoscono e a insegnare la morale aborigena, attraverso il riferimento ad archetipi e totem.

Il deterioramento dell'arte aborigena[modifica | modifica wikitesto]


L'arte aborigena, in particolar modo la pittura rupestre, è soggetta a un continuo deterioramento, in
gran parte dovuto all'intervento diretto o indiretto dei coloni europei e, oggi, dei turisti. Molti siti sono
stati distrutti durante la colonizzazione per far spazio a edifici e altre strutture; i dipinti che si sono
salvati sono in costante pericolo di erosione per via dell'eccessivo contatto da parte dei turisti o, peggio
ancora, di veri e propri atti vandalici. I siti che oggi hanno maggiori probabilità di sopravvivere nel tempo
sono quelli situati nei parchi nazionali e sottoposti a un accurato e continuo controllo da parte dei
ranger.

Arte aborigena moderna


Con l'espressione arte aborigena australiana si intende sia l'arte antica e tradizionale degli australiani
aborigeni prima della colonizzazione europea, sia l'arte moderna di artisti aborigeni contemporanei che si
ispirano alla cultura tradizionale del loro popolo (eventualmente apportando innovazione e contaminazione
con forme artistiche di origine europea, come l'uso di pitture acriliche su tela). L'arte aborigena include
dipinti, sculture di legno, abiti da cerimonia, nonché decorazione di strumenti musicali (in particolare
didgeridoo), armi (come boomerang e scudi) e oggetti rituali o altri strumenti (per esempio i bullroarer).

L'arte è un elemento fondamentale della cultura aborigena. Le opere d'arte venivano usate per segnare il
territorio dei vari clan, ricordare eventi storici, raccontare le storie del dreamtime, insegnare le leggi e la
morale. I materiali per la pittura (come certi tipi di ocra) venivano commerciati e scambiati per tutta
l'Australia.

Indice

1 Arte aborigena tradizionale

1.1 Pittura

1.1.1 Materiali e superfici

1.1.2 Stili

1.2 Scultura e oggettistica

1.3 Musica

1.4 Altre forme d'arte

1.5 Significati religiosi e culturali

1.6 Il deterioramento dell'arte aborigena

2 Arte aborigena moderna


3 Letteratura

4 Celebri siti di arte aborigena

5 Artisti aborigeni moderni

6 Bibliografia

7 Voci correlate

8 Altri progetti

9 Collegamenti esterni

Arte aborigena tradizionale

Pittura

Materiali e superfici

I materiali tradizionali impiegati nella pittura aborigena erano acqua o saliva mescolate con ocra e altri
coloranti minerali, sangue di canguro e resine. Come strumenti si usavano semplici pennelli, bastoncini, o le
dita. Piuttosto diffusa era anche una tecnica che consisteva nel riempirsi la bocca di pittura e spruzzarla
sulla superficie da dipingere, con un effetto simile a quello della moderna pittura a spruzzo. Oltre a
dipingersi il corpo, gli aborigeni dipingevano le pareti rocciose e la corteccia degli alberi (soprattutto
dell'eucalipto melaleuca, nella zona di Arnhem). In alcune zone, e in particolare nella zona di Papunya,
disegnavano direttamente sulla sabbia del deserto australiano.

Nella pittura su corteccia si utilizzano parti lisce e prive di nodi, preferibilmente ricavate dall'albero durante
la stagione umida. La corteccia veniva poi pulita della scorza esterna più dura con uno strumento appuntito,
riscaldata al fuoco, e appiattita calpestandola o schiacciandola con grossi sassi. Una volta dipinta, veniva
applicato un fissante, tipicamente succo di orchidea.

Graffiti aborigeni nel Parco Nazionale del Kakadu, Territorio del Nord

Nella pittura rupestre aborigena tradizionale venivano utilizzate pareti rocciose spesso situate all'interno di
caverne o in luoghi difficilmente accessibili. I luoghi scelti per la pittura avevano spesso un importante
significato spirituale o religioso nella cultura locale, e non raramente i nuovi dipinti venivano realizzati sulla
stessa parete usata per dipinti più antichi, che ne risultavano coperti. Alcuni dipinti rupestri in luoghi come
Kakadu o Uluṟu risultano dalla sovrapposizione di decine o centinaia di strati.

Stili

La pittura aborigena è estremamente varia. Figure stilizzate e silhouette o semplici immagini geometriche
(per esempio linee a zig-zag) sono elementi che si trovano quasi ovunque nell'arte tradizionale e antica del
continente. Gli stili specifici meglio noti sono tre: la pittura "a raggi X", la dot art, e una variante dello
stencil.
Nella pittura cosiddetta "a raggi X", animali e uomini sono raffigurati mostrandone lo scheletro e le viscere,
come in una sorta di sezione che ricorda per l'appunto una radiografia.

L'"arte a punti" (dot art), originariamente utilizzata nei disegni sulla sabbia e poi trasposta su tela nell'arte
aborigena moderna complessi pattern geometrici sono realizzati con numerosi punti, grosso modo
equidistanti, di diversi colori. All'occhio occidentale, le opere della dot art appaiono spesso astratte, ma in
effetti si avvalgono di un complesso simbolismo in cui a diverse forme geometriche sono assegnati
significati ben precisi. I concetti che possono essere espressi in questo linguaggio sono quelli fondamentali
della cultura e della mitologia aborigena (per esempio "uomo", "pozza", "canguro", "ciotola", "bastone per
scavare" e così via). I simboli utilizzati per rappresentare questi concetti possono considerarsi
rappresentazioni estremamente stilizzate della forma dell'oggetto in questione (o di una sua orma sulla
sabbia) tipicamente vista dall'alto.

Infine, abbastanza diffusa è la pittura stencil, associata alla già menzionata tecnica a spruzzo, in cui
predomina la riproduzione di mani umane "in negativo" (l'artista appoggiava la mano sulla superficie da
dipingere e spruzzava il colore). Particolarmente nota è la cosiddetta arte di Bradshaw, così chiamata in
onore di Joseph Bradshaw, che nel 1891 scoprì un importante sito in cui si trovano opere d'arte rupestre
fatte in questo stile nella zona di Kimberley, e datate a oltre 50000 anni fa.

Scultura e oggettistica

Abbozzo arte

Questa sezione sugli argomenti arte e antropologia è solo un abbozzo. Contribuisci a migliorarla secondo le
convenzioni di Wikipedia. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento.

Abbozzo antropologia

Le sculture lignee aborigene rappresentano spesso i mimi, creature mitologiche simili a piccoli uomini. Altri
oggetti realizzati in legno la cui realizzazione ha talvolta valenza artistica sono i boomerang, i coolamons, i
bullroarer, i didjeridoo e perfino i "bastoncini per scavare" (digging sticks). Le decorazioni di questi oggetti,
soprattutto con tecniche in stile dot art, sono però più tipiche dell'arte moderna (e alla vendita di souvenir
turistici) che propri della tradizione aborigena.

Musica

Il principale strumento musicale tradizionale australiano è il didgeridoo.

È originario dei territori del Nord dell'Australia, luogo ricco di termitai ed è lo strumento sacro degli
australiani aborigeni. Si pensa abbia circa 2.000 anni, visto che esistono dei graffiti di tale età che lo
raffigurano, ma potrebbe essere anche più antico. I didgeridoo tradizionali sono in eucalipto decorati con
motivi totemici aborigeni, anche se oggi si trovano strumenti di diversi materiali: dal teak alla plastica e dal
metallo alla ceramica.
Il nome "didgeridoo" è un'interpretazione onomatopeica data dai colonizzatori inglesi che, sbarcati sul
nuovo continente, sentirono il suono ritmato "did-ge-ridoo" provenire da dei rami di eucalipto cavi suonati
dagli aborigeni. Lo strumento è originario della Terra di Arnhem e viene chiamato in almeno cinquanta
modi diversi a seconda del luogo e delle etnie: da djalupu, djubini, ganbag, gamalag, maluk, a yidaki, yirago,
yiraki, yigi yigi.

Le dimensioni del didgeridoo possono variare: Può avere una lunghezza che varia da meno di un metro a 4
metri, e un diametro interno che va da un minimo di 3 centimetri (all'imboccatura) fino a 30 cm o più (nella
parte finale), è classificato negli aerofoni ad ancia labiale e la sua nota fondamentale è data principalmente
dalla lunghezza. Per suonare il didgeridoo si utilizza la tecnica della respirazione circolare (o del soffio
continuo). Tale tecnica permette al suonatore di prendere aria dal naso mentre espira quella contenuta
nella bocca generando un suono continuo. Il suono che produce questo strumento è profondo e ipnotico.

Esistono diversi stili tradizionali in cui viene suonato il didgeridoo che si differenziano in modo
impercettibile per noi. Nelle varie zone il modo di suonare si differenzia nell'uso degli accenti, nell'uso del
toot (Effetto tromba) come chiamata ritmica e nell'uso della voce. In ogni stile si riconoscono comunque
tratti comuni, come l'imitazione del verso degli animali, la presenza di armonici, il pronunciare parole al suo
interno e l'utilizzo di bastoncini (bilma) o boomerang che colpendo il didgeridoo fanno da
accompagnamento ritmico.

Il didgeridoo è usato sia nei riti sacri che nella vita di tutti i giorni. Per le popolazioni dove questo strumento
è tradizionale le donne non possono suonarlo nei riti sacri, essendo usato principalmente nel rito di
iniziazione maschile. Per alcune etnie è assolutamente vietato l'uso del didgeridoo da parte delle donne
ma, ironicamente, questo avviene nel sud dell'Australia dove non è uno strumento tradizionale.

Altre forme d'arte

Nella cultura degli australiani aborigeni le Vie dei Canti rappresentano una inestricabile e complicatissima
toponomastica musicale che permette di ricreare e perpetuare i riti della creazione. In tutti i miti della
creazione che ritroviamo nelle religioni dei popoli antichi e primitivi, nell'istante in cui una divinità
manifesta la volontà di dare vita a se stesso o a un altro dio, di creare la terra, il cielo, l'uomo e gli altri
esseri viventi, emette un suono, parla, grida, espira, sospira, tossisce, suona uno strumento musicale,
singhiozza, canta. La fonte che emana la forza creatrice è sempre una fonte acustica. Presso gli aborigeni
esiste una dimensione temporale sospesa tra il presente e l'"Alcheringa" o "Tempo del Sogno", il tempo
mitico della creazione durante il quale si è svolta la storia del mondo e ogni cosa è stata espressa dagli
antenati per mezzo del canto, attraverso i gesti e la parola.

Il culto magico di questa natura procura agli individui un centro spirituale sito al di fuori di loro stessi, un
centro che riunisce ogni singolo uomo in un unico, grande collettivo spirituale, legandolo indissolubilmente
all'ambiente in cui vive. Se viene a mancare la ritualizzazione degli antichi eventi mitologici è inevitabile il
sopraggiungere di un decadimento completo, di un grande disorientamento spirituale che si manifesta in
modo immediato in tutti gli aspetti della vita individuale e comunitaria. È per questo motivo che gli
aborigeni nel ricalcare le tjurna djugurba (le orme degli esseri mitici) cioè le antiche Vie dei Canti, visibili
soltanto ai loro occhi, ripetono le parole e i suoni degli antenati che, nei lunghissimi e interminabili viaggi
attraverso un continente vuoto e privo di vita, facevano esistere il mondo cantandolo. Ogni roccia, ogni
sorgente, un punto d'acqua, una macchia d'eucalipti, rappresenta una traccia concreta di un dramma sacro.

In pratica il continente australiano si può leggere come una partitura musicale. Ancora oggi ogni neonato
eredita una sezione di canto per diritto di nascita. Le sue strofe sono proprietà privata inalienabile e
delimitano il suo territorio. Una volta adulto e"iniziato" alla rivelazione della creazione gli viene svelata una
geografia mitica per apprendere i luoghi in cui gli esseri soprannaturali hanno celebrato riti, danzato o fatto
cose importanti. Egli ha anche il diritto di prestare le sue strofe lungo una pista del canto e acquistare il
diritto di passaggio dai suoi vicini, ricevendone aiuto e ospitalità. L'uomo che va in walkabout (viaggio
rituale) canta le strofe del suo antenato senza cambiare né una parola né una nota, così facendo ricrea il
Creato.

Significati religiosi e culturali

L'arte aborigena è quasi sempre espressione di messaggi spirituali, religiosi e mitologici legati al dreamtime.
Predominano il racconto di storie volte a spiegare l'origine del mondo così come gli aborigeni lo conoscono
e a insegnare la morale aborigena, attraverso il riferimento ad archetipi e totem.

Il deterioramento dell'arte aborigena

L'arte aborigena, in particolar modo la pittura rupestre, è soggetta a un continuo deterioramento, in gran
parte dovuto all'intervento diretto o indiretto dei coloni europei e, oggi, dei turisti. Molti siti sono stati
distrutti durante la colonizzazione per far spazio a edifici e altre strutture; i dipinti che si sono salvati sono in
costante pericolo di erosione per via dell'eccessivo contatto da parte dei turisti o, peggio ancora, di veri e
propri atti vandalici. I siti che oggi hanno maggiori probabilità di sopravvivere nel tempo sono quelli situati
nei parchi nazionali e sottoposti a un accurato e continuo controllo da parte dei ranger.

Arte aborigena moderna

Potrebbero piacerti anche