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La aba

La aba 1

Di erenza tra fantastico e abesco 2

Vladimir Propp 3

Nascita della aba letteraria 4

Le piacevoli notti 4

Lo cunto de li cunti 5

La gatta Cenerentola 5

Dopo Basile… 6

Raccolte ottocentesche 7

Le abe italiane di Calvino 8

La classi cazione di Aarne e Thompson 8

La aba è un racconto di origine popolare e tramandato oralmente, in cui compaiono


oggetti magici e personaggi fantastici, quasi sempre ambientato in un tempo e in un
luogo immaginari. I contenuti narrati sono inverosimili e i personaggi non hanno una
dimensione psicologica e non si stupiscono davanti alle cose meravigliose che accadono.
Il ritmo della narrazione è di solito rapido, l’andamento paratattico, lo stile semplice, con
formule ricorrenti usate nel corso della narrazione. La aba è emozione, verità, interroga
nel profondo dell’intimità, è speranza nel superamento della prova. La prova è un tema
importante, per cui in un certo senso ci dà speranza nella vita. È una struttura narrativa
con funzioni e uso del tempo molto precisi. Calvino ha tratto, dallo studio delle abe, il
valore della rapidità. Un intreccio narrativo improntato alla logica della brevitas è
connessione rapida di un nucleo di senso minimo, cioè quello strettamente necessario
per creare l’e etto di un racconto concluso che possa essere letto in poco tempo.

La brevità produce molteplicità, accumulo e, quindi, favorisce la serialità di forme che si


possono leggere separatamente: tutte caratteristiche che richiedono una macrostruttura –
libro o raccolta o antologia - che le tenga insieme, tipo quella del Decameron che viene
ripresa anche nel Cuntu di li Cunti. I due valori che sono strettamente collegati alle
protagoniste delle abe sono l’età e la bellezza.

La parola aba (che deriva da fabula) e il primo signi cato fu quello di menzogna. Tra il
Seicento e il Settecento viene usata sporadicamente; solo nell’ ‘800 si specializza, in
Italia, per indicare il racconto fantastico di tradizione orale, anche se no alla ne del
secolo è ancora molto usato con questo signi cato il termine novellina. Se la novella
diventa un genere letterario molto presto, la aba no. Le abe hanno una lettura
multiprospettica, in quanto vi sono molteplici lati che acquistano valore in base alla nostra
esperienza.

Una caratteristica fondamentale della aba è la sua in nita varietà e ripetizione (dice
Calvino): per ciascun intreccio si sono innumerevoli varianti. Nella aba c’è sempre un
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passaggio tra realtà e nzione: es. Carlomagno che passa dal cavalleresco alla aba.
C’è un legame narrativo che tiene insieme i due personaggi: l’anello magico, qualcosa di
magico che rende vero qualcosa. Il vero protagonista del racconto è l’anello magico,
essendo imprescindibile, senza la sua esistenza nulla accadrebbe. L’oggetto magico lo
ritroviamo in tutto quello che sono i poemi cavallereschi, medievali. In ogni narrazione,
ogni oggetto evocato dal narratore avranno una funzione importante e vitale, oltre a tutti
gli altri oggetti magici che serviranno per lo svolgimento della storia. La leggenda
dell’anello che fa innamorare è una leggenda europea, che ha anche un lato necro lo.

La brevità della aba che dà ritmo alla storia, lo stile è semplice con formule ricorrenti
(c’era una volta o l’happy ending). L’andamento è paratattico. La aba è eterna perché
riesce ad adattarsi alle diverse generazioni che si susseguono.

Di erenza tra fantastico e abesco

Il racconto abesco e il racconto fantastico sono proprio due generi diversi. Sia nel
fantastiche che nel abesco ci sono eventi soprannaturali e meravigliosi. Nel abesco il
soprannaturale è sotto controllo, mentre nel fantastico il soprannaturale scombussola la
realtà, la scissione tra questi due generi avviene nell’Ottocento (nella letteratura europea)
con la nascita della scienza.

Il abesco è un universo meraviglioso che si a anca al mondo reale senza sconvolgerlo


e senza distruggerne la coerenza.

Il fantastico invece rivela uno scandalo, una lacerazione, una irruzione  insolita, quasi
insopportabile nel mondo reale.

Nella aba il soprannaturale non spaventa e non sorprende poiché costituisce la


sostanza stessa dell'universo, la sua legge, il suo clima. Esso non infrange alcuna
regola: è nell'ordine delle cose; è l'ordine, o meglio, l'assenza di ordine delle cose. Al
contrario nel fantastico il soprannaturale si manifesta come rottura della coerenza
universale.

L’universo della aba è costituito da esseri fantastici (animali o persone fantastiche), i


miracoli, le metamorfosi sono all’ordine del giorno, gli oggetti magici abbondano. Le
madrine esaudiscono all’istante i desideri delle orfane, il mondo incantato delle abe è
molto armonioso e non ha molte contraddizioni. Anche nelle abe c’è la lotta tra il bene
e il male, ma alla ne il risultato è armonioso e omogeneo (ovviamente vince il bene). Le
abe hanno sempre un nale piacevole, l’epilogo felice è fondamentale nelle abe. Nella
aba anche i personaggi “normali” hanno dei poteri, che acquisiscono grazie a degli
oggetti magici. Nei racconti dell’ ‘800 i personaggi sono disarmati di fronte al
soprannaturale. La aba, in quanto aba dell’origine, escludeva il mistero. Nel fantastico,
tutto si manifesta sempre con una rottura della coerenza universale. C’è un prodigio,
qualcosa che altera la realtà normale, ma è quasi sempre un’aggressione che fa paura e
che in nge quelle regole che erano considerate inviolabili, ciò che impossibile irrompe
nella nostra vita e che molte volte non vogliamo neanche considerare, molte volte lo
banniamo. Si svolgono sempre in un sottoclima di paura e c’è sempre un elemento
sinistro che danneggia il protagonista. Il fantastico è posteriore al abesco (dal punto di
vista storico), emerge dopo le conquiste scienti che. Dopo l’ ‘800 viene inteso come
qualcosa di pauroso e come genere letterario deve far paura.

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Vladimir Propp

Propp era uno studioso russo che ha scoperto che nelle abe personaggi, situazioni e
azioni si ripetono quasi sempre. In un discorso sulla aba non si può non menzionare
Propp e il suo celebre testo Morfologia della aba che ha dato l’avvio a numerosissimi
studi strutturalisti sulla aba e non solo. La aba, per Propp, è qualsiasi sviluppo da un
danneggiamento o da una mancanza attraverso funzioni intermedie no a un
matrimonio o ad altre funzioni impiegate come scioglimento. Dietro all’apparente
varietà della aba, c’è una struttura unitaria. Lo studioso dimostra che qualsiasi aba è
costituita da un numero limitato di funzioni che si susseguono sempre nello stesso ordine
ed elabora uno schema competitivo unico valido per tutte le abe. Tutta l’organizzazione
del racconto è volta a portare l’attenzione del lettore verso il punto in cui il narratore vuole
andare; per questo ci sono anche molte ripetizioni. Sono presenti degli avvenimenti che
“rimano” tra di loro.

Ha trovato:

- per i personaggi 7 ruoli ssi;

- Per le situazioni/azioni 31 funzioni.

I personaggi
1. Eroe/eroina: è il/la protagonista della aba, dopo varie avventure ottiene ciò che vuole;

2. Antagonista: è il nemico/a del protagonista, ostacola l’eroe e a volte può assumere


false sembianze;

3. Donatore: Dona all’eroe un mezzo magico con il quale egli può risolvere situazioni
di cili o lo aiuta nella preparazione dell’impresa;

4. Il mandante: È colui/colei che assegna in modo esplicito o implicito, consapevolmente


o inconsapevolmente la missione al protagonista;

5. Aiutante: È colui/colei che aiuta il protagonista nel corso della aba;

6. La persona o il premio ricercato: È la persona (solitamente la principessa) o il premio


che l’eroe cerca di ottenere durante la aba;

7. Il falso eroe: È colui/colei che con l’inganno si sostituisce all’eroe per avere vantaggi
ma che alla ne viene quasi sempre scoperto.

Le funzioni
Non sono mai tutte presenti in una aba, sono le azioni dei personaggi e formano la
struttura della aba:

1. Allontanamento: Un personaggio della aba si allontana da casa per un particolare


motivo;
2. Divieto: All’eroe viene proibito di fare qualcosa, gli viene imposto un divieto;
3. Infrazione del divieto: L’eroe non rispetta la proibizione, trasgredisce il divieto che gli
era stato imposto;
4. Investigazione: L’antagonista cerca elementi utili per combattere l’eroe;
5. Delazione: L’antagonista riceve da qualcuno informazioni che gli servono per
danneggiare l’eroe;

6. tranello: L’antagonista cerca di ingannare la vittima per impossessarsi dei suoi beni o
di lei stessa;
7. Connivenza: La vittima si lascia convincere e cade nel tranello;
8. Danneggiamento: L’antagonista riesce ad arrecare danno ad un familiare dell’eroe o
ad un suo amico; a uno dei familiari o degli amici dell’eroe manca qualcosa o viene il
desiderio di qualcosa;
9. Maledizione: L’eroe viene incaricato di rimediare al danneggiamento o alla mancanza;

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10. Consenso dell’eroe: L’eroe accetta l’incarico;

11. Partenza dell’eroe: L’eroe parte per compiere la sua missione;

12. Eroe messo alla prova: Deve superare prove e incarichi in cambio della promessa
del donatore di un dono che lo aiuterà nell’impresa;
13. Superamento delle prove: L’eroe a ronta le prove e le supera;
14. Fornitura del mezzo magico: L’eroe si impadronisce del mezzo magico;
15. Trasferimento dell’eroe: L’eroe giunge o viene condotto nel luogo in cui dovrà
compiere l’impresa;

16. Lotta tra eroe e antagonista: L’eroe si batte contro il suo antagonista;
17. Eroe marchiato: All’eroe è posto un segno particolare, cioè un marchio;
18. Vittoria sull’antagonista: L’antagonista è vinto;
19. Rimozione del danno: L’eroe raggiunge lo scopo per cui si era messo in viaggio;

20. Ritorno dell’eroe: L’eroe torna nel luogo in cui era partito;

21. Persecuzione dell’eroe: L’eroe viene perseguitato o inseguito;


22. L’eroe si salva: Sopravvive alla persecuzione o all’inseguimento;
23. L’eroe arriva in incognito a casa: L’eroe arriva a casa senza farsi riconoscere;
24. Pretese del falso eroe: Un antagonista (falso eroe) cerca di prendere il posto
dell’eroe;

25. All’eroe è posto un compito di cile: All’eroe è imposta un’ ulteriore prova di
bravura;

26. Esecuzione del compito: La prova viene superata;


27. Riconoscimento dell’eroe: L’eroe viene nalmente riconosciuto;
28. Smascheramento del falso eroe: Gli impostori vengono smascherati;
29. Trasformazione dell’eroe: Si trasforma, assume un nuovo aspetto;
30. Punizione dell’antagonista: L’antagonista riceve il giusto castigo;

31. Lieto ne: L’eroe ottiene il meritato premio.

Nascita della aba letteraria


La narrazione orale delle abe è una tradizione antropologica antichissima. Solo nel corso
del XVI secolo la aba vera e propria emerge per la prima volta sulla scena della
letteratura: la aba come genere letterario nasce in Italia tra la metà del Cinquecento e i
primi decenni del Seicento con le Piacevoli notti di Straparola e con Lo cunto de li
cunti di Basile.

Le piacevoli notti
È una raccolta di 73 racconti o “favole” (come le chiama l’autore) e inserita in una cornice
di stampo decameroniano, apparentemente realistica. I racconti sono di vario tipo: tra
aba di magia, novelle-be a, novelle esemplari e novelle in dialetto.

La novità più signi cativa della raccolta di Straparola è sicuramente costituita dalle abe
di magia: egli ha, infatti, introdotto per la prima volta i racconti magici e meravigliosi della
tradizione popolare, con tutte le componenti abesche. L’autore non è riuscito però a
percorrere a lungo questa via, ma ha canalizzato la aba popolare all’interno della
tradizione decameroniana.

Lo stile è molto simile a quello del Decameron, tranne per la sintassi che invece è molto
più semplice.

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Lo cunto de li cunti
Solo alcuni decenni dopo, con Lo cunto de li cunti di Basile, le abe fanno il loro
“ingresso freddo e rumoroso” nel mondo della letteratura. Basile con i suoi cunti fonda un
nuovo modello narrativo che si di onderà in tutta Europa, con una nuova lingua per la
letteratura (napoletano della sua epoca), aderendo a pieno al gusto barocco. Ha un
architettura che è un dialogo tra narratrici, tra donne brutte (non belle come quelle di
Boccaccio), inoltre è scritto in lingua napoletana (lingua che veniva parlata alla corte di
Napoli nel 1600), non è un dialetto moderno. La aba contiene qualche elemento noir,
qualcosa, un aspetto, un tema, che fuoriesce dall’universo armonioso a cui siamo
abituati.

L’immissione nel mondo abesco si ha n dalla cornice, che è essa stessa una aba, al
cui interno vengono generati gli altri 49 cunti, articolati in cinque giornate. Il cunto-cornice
si apre con un proverbio (es. “fu proverbeio de chili staccionate, de la maglia antica, che
ci cerca cheto che non deve trova chello che non vole”), poi il racconto comincia con il
più classico degli esordi abeschi “c’era una volta” che detemporalizza la aba
collocandola in un tempo immaginario. Anche qui abbiamo una brigata composta dai
personaggi del racconto.

Le prime quattro giornate si concludono con un’egloga recitata da due persone della
corte, la cui funzione, sul piano tematico è complementare ai racconti. La fonte primaria
di Basile è la materia popolare e il cunto conserva spesso la prima versione scritta di abe
appartenenti alla tradizione orale di molti popoli: Cenerentola, La bella addormentata,
Hansel e Gretel. Basile però manipola e contamina materiale e contenuti popolari,
mescolandoli e fondendoli con elementi propri della letteratura colta.

La sua piena adesione al barocco è evidente nella scelta linguistica del dialetto, nello stile
anti-naturalistico e nella presenza di tratti tipici della prosa barocca (accumuli lessicali,
perifrasi, parallelismi sintattici, giochi di parole, vivacità derivativa e compositiva.

Il cunto nasce come testo destinato alla lettura ad alta voce e alla recitazione per
l’intrattenimento nelle corti, per questo non stupisce vedere riprodotte nei cunti modalità
e forme della narrazione orale (inversione verbo-soggetto, ripetizioni…). I racconti sono
disseminati di discorsi diretti, sopratutto monologhi, nei quali non c’è mai mimesi del
parlato, anzi nonostante la presenza di deistici e allocutivi domina lo stesso stile anti-
naturalistico delle parti narrative.

Siamo abituati ad un abesco Disney, ad un abesco educato, il abesco delle origini


doveva creare un poco di contraddizioni e d’inquietudini, di questo parla la aba La gatta
Cenerentola. Alla ne capiremo che è come se fosse un grande archetipo, un prodotto
editoriale che contiene in sé diversi altri generi. Anche dal titolo riusciamo a capire che si
tratta di una box che contiene tanti generi diversi.

La gatta Cenerentola
Prima la aba si chiamava cuntu, o come nel caso della Gatta cenerentola o
trattenimento. Questo è il trattenimento 6 della prima giornata (come nel Boccaccio). Il
racconto è comunque qualcosa che intrattiene a voce (nella tradizione popolare), la
dimensione orale della letteratura è molto forte e ci contraddistingue come italiani. La
cornice è la trama originale del racconto, deve sopravvivere alla moglie del padre, grazie
alla sua virtù contraddittoria riesce a sposare un re. Ha, quindi, una sorta di vittoria
personale, una nuova posizione sociale. Inizialmente Cenerentola si chiama Zezolla. Nella
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prima fase le narratrici fanno un ragionamento sulla aba. La storia inizia sempre con una
ri essione morale, in questo caso è l’invidia. La malignità e l’invidia non portano da
nessuna parte. Dopo inizia la vera e propria aba.

Cenerentola si sfoga con la sua insegnante di cucito, su come la sua matrigna la tratta
male. Cenerentola uccide la sua prima matrigna, abbiamo tre prototipi moderni: la lotta
tra tre donne (la maestra e la bambina si coalizzano contro la matrigna).

Il primo punto di svolta è quello in cui Cenerentola decide sul suo destino “Oh Dio, ma
non potresti essere tu la mammina mia”, il secondo punto è l’uccisione della prima
matrigna e la maestra diventa la seconda moglie del padre. Il momento forte della
storia è il terzo punto di svolta, quando la maestra di cucito diventa ancora più cattiva
della prima moglie. Il primo elemento narrativo di lunga durata è la trasformazione di
Zezzolla in ragazza povera, passa da luoghi ricchi a luoghi in cui stanno i servi “cambiò
stato, ma anche nome”. Questo è il momento in cui lei comincia a chiamarsi Gatta
Cenerentola gatta perché i gatti stanno sempre nelle cucine a leccare le pentole. Un altro
punto di svolta è quando il padre va in Sardegna e Cenerentola chiede al padre il
regalo. Un altro punto di svolta è quando Cenerentola arriva a ricattare e maledire il
padre, qui entrano in scena gli oggetti magici (il dattero, frutto della dolcezza). Dai
trattamenti speciale del dattero viene fuori una donna magica: una fata. Il sesto punto di
svolta è che Zezzolla riesce ad andare alle feste, dove conosce il re. Zezzolla riesce ad
ottenere dal dattero una serie di esseri magici, che vengono fuori dal dattero, che la
preparavano per la festa, questo elemento meraviglioso torna nella storia di Basile e
anche nelle versioni successive.

La parte volgare è dovuta all’oralità della storia, un comico-grottesco che fa ridere il


pubblico.

Zezzolla, in questa versione antica della aba, è una donna totalmente diversa dalla
Cenerentola di oggi.

La scarpetta è un punto cardine che rimane anche nelle versioni recenti.

Le trasformazioni di Zezzolla
1. Da una bambina vittima della matrigna cattiva a bambina cattiva, diventa
un’assassina;

2. Da Zezzolla diventa Gatta Cenerentola, ancora vittima;

3. Da Zezzolla a “personaggio fatato” (puttana);

4. Da Zezzolla a moglie del re.

Rimane l’idea dell’orfana e del mondo magico, elementi narrativi stabili di lunga durata,
che fanno la cultura letteraria europea. Il lamento del principe nel raccogliere non la
scarpetta, ma il chianello che Cenerentola ha perso fuggendo. In questa vera e propria
lode al chianello, Basile sembra prendere in giro certa poesia barocca che elogiava no
all’esagerazione alcuni particolari della donna amata o del suo abbigliamento.

Dopo Basile…

Nel corso del Seicento il genere letterario “inventato” da Basile si di onde in tutta Europa,
in particolare alla corte del Re Sole. Gli scrittori di abe francesi del XVII e XVIII secolo
hanno preso spunto da Straparola e Basile, che avevano usato la aba letteraria anche
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per esprimere i loro sentimenti di critica nei riguardi del processo di civilizzazione,
scegliendo un genere letterario che consente loro di scrivere in modo sovversivo per
mettere in discussione i valori e costumi della società.

Dalle numerose raccolte di abe letterarie pubblicate in Francia tra il ‘600 e il ‘700
ricordiamo Histoires ou contes du temps passé avec des moralités di Charles Perrault.
Egli adatta la materia popolare della aba al gusto ra nato della corte di Versailles. La
raccolta di Perrault conosce, alla ne dell’Ottocento, una fortunata traduzione italiana
realizzata da Carlo Collodi, che non esita ad inserire varianti.

Raccolte ottocentesche

Nel 1812 viene pubblicato il primo volume di quella che diventerà la raccolta di abe più
importante di tutta la storia del folklore: i kinder-und Hausmarchen dei fratelli Jacob e
Grimm. Lo scopo di queste abe era quello di dotare la Germania della sua vera poesia
popolare, così anche nelle abe risuona l’eco di quel passato a cui è necessario rifarsi per
costruire l’anima nazionale tedesca.

Secondo i Grimm, per tornare alla aba genuina e restituirle la sua forma primitiva è
necessario confrontare le diverse varianti, integrarle tra loro e rielaborare i materiali
uniformando lo stile. La raccolta dei Grimm ebbe un’importantissima funzione propulsiva,
sia per l’eccezionale produzione di studi sulla aba, sia perché fu d’esempio per
moltissime raccolte di abe nazionali realizzate nel corso dell’Ottocento in tutta Europa.

In tutto ciò, l’Italia restò indietro e solo nella seconda metà dell’ottocento si avvia la fase
della documentazione e dello studio scienti co delle abe. Vengono pubblicate numerose
raccolte, ma adesso siamo su un piano diverso rispetto a Straparola e Basile: non sono
più abe letterarie ma delle trascrizioni, più o meno fedeli, a seconda delle condizioni e
delle scelte del raccoglitore, di racconti popolari orali.

Un importante autore è Pitrè che citiamo per il più importante contributo al folklore: il suo
sforzo per mantenere in vita le storie siciliane delle classi umili, urbane e contadine. I
quattro volumi delle Fiabe di Pitrè sono più importanti delle abe dei Grimm poiché dotate
di un a ascinante carattere di spontaneità, ri ettendo le usanze, le credenze e le
superstizioni della gente comune di Sicilia, molto più di quanto facessero quelle europee.
Uno dei grandi meriti di Pitrè è l’aver superato l’idea astratta del “popolo narratore”
inteso come collettività indi erenziata; per lo studioso era importante l’individualità
del novellatore o novellatrice, inoltre i testi da lui raccolti sono sempre localizzati in
maniera precisa e si indica il nome, età e mestiere degli informatori.

Alla ne dell’Ottocento, la vasta produzione di Luigi Capuana è anche molto importante.


Egli inventa felicemente, in queste raccolte, ma lo fa attingendo ampiamente ai materiali
della tradizione popolar e ricorrendo a una serie di elementi, nella scelta dei personaggi,
nelle ambientazioni, nelle triplicazioni dei motivi, nel ritmo serrato del testo, negli
espedienti linguistici e stilistici.

Capuana non è stato l’unico ad inventare abe, il caso più celebre è quello del danese
Andersen, le cui Fiabe vennero pubblicate a partire dal 1835.

La preoccupazione moraleggiante è prevalente nella vasta produzione di abe con intento


pedagogico ed educativo sopratutto dopo l’Unità d’Italia, quando la aba, proprio per le
sue origini orali e popolari, comincia a essere usata come veicolo educativo.

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Le abe italiane di Calvino

Le abe italiane di Calvino, pubblicate nel 1956 costituiscono la prima grande raccolta
nazionale di abe in Italia. Sono 200 abe, disposte in ordine geogra co e per ciascuna
indica la località da cui proviene la versione scelta. Chiudono il volume 200 note, una per
ciascuna aba, che danno conto della fonte utilizzata, delle varianti, degli interventi
compiuti. Il lavoro di Calvino si basa sulle precedenti e numerose raccolte di abe
popolari, provenienti dalle diverse regioni d’Italia. Lo scrittore compie un lavoro di
livellamento, linguistico e stilistico, traducendo spesso dai dialetti più vari e cercando di
neutralizzare le di ormità dei raccoglitori, per raggiungere una medietà di stile: sceglie di
solito la versione a suo parere più bella di una stessa aba, ma non esita a contaminare o
a variare dove gli sembra necessario. L’operazione calviniana è una produzione di abe
nelle quali sono evidenti il gusto e lo stile dell’artista.

Le abe italiane da una parte hanno stimolato una serie di imitazioni e di lavori
complementari, dall’altra hanno spinto all’esplorazione di altre strade. Gianni Rodari, che
spesso ha utilizzato le abe tradizionali come materia prima, era di questa seconda
tendenza.

Pur restando nell’ambito della aba scritta c’è grande di erenza tra le raccolte letterarie e
le raccolte realizzate con intenti scienti ci e documentari, ma anche autori che raccolgono
i racconti sul campo e scelgono programmaticamente di essere fedeli nella realtà poi non
sempre riescono ad esserlo, anche perché nel passaggio dall’oralità alla pagina scritta si
smarrisce tutta una serie di elementi paralinguistici.

Anche il con ne tra aba letteraria e aba popolare non è netto: le abe letterarie sono
quelle di Basile e di Perrault, mentre quelle popolari sono quelle raccolte da Pitré; tuttavia
in altri casi non è possibile dare un’etichetta univoca. La grandissima di usione dei testi
di Perrault e dei Grimm ha innestato per molte delle abe ssate per iscritto un processo
di ritorno all’oralità.

Oggi non è più possibile raccogliere racconti popolari autentici, narrati in un contesto
naturale: la storia della aba come tradizione popolare autonoma si è ormai conclusa.

La classi cazione di Aarne e Thompson

I lavori dei folkloristi della cosiddetta scuola nnica hanno ricondotto a determinati tipi di
base i racconti popolari che circolano per il mondo (cfr. The Types of the Folk-tale. A
Classi cation and Bibliography di Aarne e Thompson, 1981 [1928], rivisto poi da Uther
2004). I tipi sono divisi in tre macro-gruppi:

• abe di animali;
• abe normali, che includono le abe di magia;
• abe umoristiche.

I tipi hanno un codice numerico (per esempio Cenerentola è il tipo 510A, Il gatto con gli
stivali è il tipo 545B, ecc.). Una volta catalogate le abe vengono descritte brevemente
informando riguardo all’intreccio, la di usione geogra ca e le varianti.

Thompson pubblicò anche un indice dei motivi della aba (i motivi sono le unità minime
del racconto, per esempio un particolare episodio, un oggetto magico, un animale, un
personaggio, ecc.; cfr. Thompson 1966 [1932-36]); dello stesso autore, fondamentale
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anche il volume La aba nella tradizione popolare, che o re una panoramica completa
sull’origine e la di usione delle abe più importanti, cfr. Thompson 2016 [1946].

Visione della donna nelle abe


Le abe antiche sono più profonde per la visione della donna, negli ultimi cinque-sei anni,
infatti, la visione della donna nelle abe è cambiata molto, proponendo un nuovo modello
sfociando poi negli stereotipi che il mondo Disney ha creato.


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—> Roland Barthes (Francia) è colui che ha fondato, insieme ad Eco, la semiologia.
Aveva creato la rivista Communications, in cui riunisce i generi narrativi delle forme brevi.

—> Calvino (Italia)

—> Hansel Robert Jauss (Germania) è un critico tedesco che scrive un testo Alterità e
modernità della letteratura medievale. Egli inventa la teoria della ricezione: la ricezione del
messaggio cambia in base ai lettori, è la ricezione del messaggio da quando viene scritto
a come viene ricevuto. Ogni lettore interpreterà in maniera diversa il racconto, in base alla
sua esperienza personale e sociale. Il punto fondamentale della ricezione è l’orizzonte
d’attesa, dentro al quale l’autore ltra le sue creazioni. L’orizzonte d’attesa sono le
aspettative, gli scrittori hanno quindi delle aspettative quando scrivono qualcosa.
L’orizzonte d’attesa cambia anche la storia delle opere letterarie. Non c’è mai una
coincidenza tra il lettore (che cambia nel tempo) e lo scrittore, neanche negli scrittori di
oggi in quanto il lettore cambia all’interno di pochi mesi. Signi ca dare più importanza,
non tanto alle intenzioni dello scrittore, ma alle intenzioni del lettore, cosa vuole fare il
lettore di quello che legge. Il lettore si avvicina al racconto con un carico di aspettative,
invece a volte le aspettative vengono, in parte tradite e in parte rimescolate con il testo
antico. È interessante come si pone il lettore di fronte all’opera letteraria, egli non riuscirà
mai a capire qual era la vera intenzione dell’autore e, secondo Jauss, non è neanche
tanto importante.

I tre fanno degli studi a livello europeo per ricostruire la lologia dei racconti brevi.

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