Per comprendere a pieno il cyberbullismo e le sue dinamiche è necessario,
prima di tutto, capire a fondo il fenomeno da cui esso ha origine ovvero il bullismo.
Il bullismo è un comportamento nocivo perpetuato ai danni di un individuo con
il solo scopo di fare del male; le caratteristiche del bullismo che lo differenziano da sporadici screzi, insulti o litigi sono le seguenti: costanza nel tempo e circoscrizione ad un solo luogo.
Il cyberbullismo è perpetuato con scopi di molestia e oppressione, ma se nel
bullismo la vittima aveva sempre e comunque un luogo ed un tempo che passava lontano dal bullo e senza essere l’oggetto delle sue angherie, nel cyberbullismo è quasi impossibile sottrarsi alle aggressioni in quanto è completamente svolto online. L’unico modo per liberarsi di quest’ultimo è scollegarsi completamente dalla rete e diventare irreperibili, cosa che, vista la società nella quale viviamo, è molto difficile da compiere dato che ad oggi i social network sono uno dei principali mezzi di comunicazione.
Nell’insieme di comportamenti e dinamiche del bullismo, ed anche del
cyberbullismo con le dovute differenze, si possono riconoscere diversi “ruoli” rappresentati da diversi individui: troviamo la persona che compie questi atti di violenza, detta bullo, e chi invece li subisce, ovvero l’individuo bullizzato, a questi si aggiunge un gruppo più o meno grande di amici o compagni del bullo che generalmente lo affiancano per evitare di diventare l’oggetto delle vessazioni di quest’ultimo; oltre a questi esiste anche un quarto “ruolo” ricoperto da tutti coloro che, anche essendo testimoni dei fatti, non intervengono per paura o per pigrizia creando così un clima pesante, omertoso e perfetto per invogliare l’artefice del bullismo a continuare la sua impresa.
Nel bullismo il bullo è, in linea di massima, più possente fisicamente e
psicologicamente rispetto alla sua vittima ed è direttamente o indirettamente un conoscente di quest’ultima; nel cyberbullismo, al contrario, chiunque può fare la parte bullo, ed è qui che l’anonimato diventa un problema, in quanto identificare colui che bullizza è molto più complicato rispetto a quando le violenze si verificano di persona.
Esistono sei diversi tipi di cyberbullismo che si differenziano l’uno dall’altro dal modo con il quale essi vengono messi in atto.
1. Flaming, questo tipo di violenza verbale è considerato facente parte della
categoria del cyberbullismo anche se generalmente non è reiterato nel tempo. Solitamente è quello che potrebbe accadere in una normale discussione a voce ma trasposta online, eccezion fatta che in questo caso anche la vittima, se presente, tende ad assumere un comportamento aggressivo. 2. Harassment, letteralmente molestie, consiste nell’inviare ripetutamente e costantemente messaggi di qualunque genere alla vittima; questo tipo di molestia diventa grave nel momento in cui il bullo coinvolge anche altre persone, che possono essere completamente sconosciute alla vittima. 3. Il cyberstalking è lo stadio successivo dell’harassment, ovvero quando il bullo inizia a minacciare la vittima di violenza fisica oppure di diffondere materiale privato in rete e quest’ultima teme concretamente per la propria incolumità. 4. Denigration è, come suggerisce la parola stessa, il denigrare in qualunque modo la vittima; talvolta vengono condivisi video, foto o materiale di altro genere online, talvolta, invece, vengono inventati fatti con il palese scopo di rovinare la reputazione del bullizzato. Altri tipi di cyberbullismo si basano sull’impersonare la vittima in modo che si vengano a creare situazioni imbarazzanti (Furto d’identità o Impersonation); oppure l’esclusione della vittima da determinati gruppi sui social media, questa pratica è definita Exclusion.
Secondo l’UNICEF nel mondo, ma soprattutto nei paesi ad alto reddito e
fortemente industrializzati, 1 ragazzo su 3 tra i 13 ed i 15 anni ha vissuto una qualsivoglia esperienza di bullismo ed i casi sono in aumento. Ogni anno sono 246 milioni i ragazzi vittime di bullismo e/o di cyberbullismo. L’ISTAT riporta che in Italia il 20% dei ragazzi tra gli 11 ed i 17 anni è stato bullizzato o cyberbullizzato e l’11,7% è stato vittima solo di cyberbullismo (7,1% ragazze e 4,6% ragazzi). Come osserva l’UNICEF, essere vittime di queste violenze non porta solo conseguenze a breve termine ma può anche portare gravi conseguenze a lungo termine, quali: difficoltà relazionali, depressione, solitudine, ansia, scarsa autostima o addirittura pensieri suicidi.
L’Italia è stata il primo paese europeo ad inserire nel proprio ordinamento la
parola “cyberbullismo”, in particolare nella legge 71 del 29/05/2017 la quale si pone come scopo ed obbiettivo di contrastare il cyberbullismo in tutte le sue forme.