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Parliamo di…

CYBERBULLISMO
Un po’ di chiarezza..

CHE COS’È IL CYBERBULLISMO?


MA PRIMA ANCORA… COS’È IL BULLISMO?
Per definizione, il bullismo è UN ABUSO DI POTERE, è un tipo di azione continuativa e
persistente che mira deliberatamente a far del male o danneggiare qualcuno.

Bullismo è quando …

le azioni sono reiterate nel


tempo

si verificano comportamenti di prevaricazione


diretta o indiretta
sono coinvolti sempre gli stessi
soggetti, di cui uno/alcuni sempre in
posizione dominante (bulli) ed
uno/alcuni più deboli e incapaci di
difendersi (vittime).
Bullismo è:
- spingere, far del male
fisicamente a qualcuno
- Rubare, sottrarre o
danneggiare cose altrui
- Prendere in giro, dare
nomignoli spregiativi, fare
commenti che feriscono
- Escludere qualcuno,
diffondere pettegolezzi su
qualcuno
- Insultare ripetutamente
qualcuno sui social network,
offendere ripetutamente
tramite messaggi o
telefonicamente

Come si manifesta il bullismo?


Tra gli attori di prepotenze si distingue: il bullo leader, ideatore delle
prepotenze (non sempre perpetratore);i gregari, che partecipano alle
prepotenze sotto la sua guida;i sostenitori, coloro che assistono senza
prendere parte all’azione ma sostenendola attivamente con incitamenti,
risolini e via di seguito.
Tra le vittime si parla di:
vittima passiva, che subisce le prepotenze senza riuscire a reagire;vittima
provocatrice, che ingaggia duelli serrati con il bullo, stuzzicandolo, fino a
che questo non risponde con un’azione di prepotenza.Infine gli astanti:gli
spettatori neutrali che non prendono una posizione di fronte alle
prepotenze o che non sono mai presenti agli episodi;i difensori della
vittima, gli unici ad assumersi il rischio di andare contro corrente di fronte
all’autorità del più forte.

I PROTAGONISTI
Flaming: messaggi online violenti e volgari mirati a suscitare battaglie verbali in un
forum
Molestie: spedizione ripetuta di messaggi insultanti mirati a ferire qualcuno.
Denigrazione: sparlare di qualcuno per danneggiare gratuitamente e con cattiveria la
sua reputazione, via e-mail, messaggistica istantanea, gruppi su social network ecc.
Sostituzione di persona ("impersonation"): farsi passare per un'altra persona per
spedire messaggi o pubblicare testi reprensibili.
Rivelazioni (exposure): pubblicare informazioni private e/o imbarazzanti su un'altra
persona.
Inganno: (trickery); ottenere la fiducia di qualcuno con l'inganno per poi pubblicare o
condividere con altri le informazioni confidate via mezzi elettronici.
Esclusione: escludere deliberatamente una persona da un gruppo online per
provocare in essa un sentimento di emarginazione.
Cyber-persecuzione (cyberstalking): molestie e denigrazioni ripetute e minacciose
mirate a incutere paura

IL CYBERBULISMO
COSA FARE?
Difficile per il bullo prendersela con te se racconterai ad un amico ciò che ti sta succedendo
Quando il bullo vuole provocarti, fai finta di niente e allontanati. Se vuole costringerti a fare ciò che non
vuoi, rispondi “NO” con voce decisa
Se gli altri pensano che hai paura del bullo e stai scappando da lui, non preoccuparti. Ricorda che il bullo
non può prendersela con te se non vuoi ascoltarlo
Il bullo si diverte quando reagisci, se ti arrabbi o piangi. Se ti provoca, cerca di mantenere la calma, non farti
vedere spaventato o triste. Senza la tua reazione il bullo si annoierà e ti lascerà stare
Quando il bullo ti provoca o ti fa del male, non reagire facendo a botte con lui. Se fai a pugni, potresti
peggiorare la situazione, farti male o prenderti la colpa di aver cominciato per primo
Se il bullo vuole le tue cose, non vale la pena bisticciare. Al momento lasciagli pure prendere ciò che vuole
però poi raccontalo subito ad un adulto
Fai capire al bullo che non hai paura di lui e che sei più intelligente e spiritoso. Così lo metterai in imbarazzo
e ti lascerà stare
Molte volte il bullo ti provoca quando sei da solo. Se stai vicino agli adulti e ai compagni che possono
aiutarti, sarà difficile per lui avvicinarsi
Per non incontrare il bullo puoi cambiare la strada che fai per andare a scuola; durante la ricreazione stai
vicino agli altri compagni o agli adulti; utilizza i bagni quando ci sono altre persone
Ogni volta che il bullo ti fa del male scrivilo sul tuo diario. Il diario ti aiuterà a ricordare meglio come sono
andate le cose
Subire il bullismo fa stare male. Parlane con un adulto di cui ti fidi, con i tuoi genitori, con gli insegnanti, con
il tuo medico. Non puoi sempre affrontare le cose da solo!
Se sai che qualcuno subisce prepotenze, dillo subito ad un adulto. Questo non è fare la spia ma aiutare gli
altri. Potresti essere tu al suo posto e saresti felice se qualcuno ti aiutasse!
DECALOGO
Cose da non fare:
• offendere gli altri, soprattutto i più deboli
• nascondere ai genitori che qualcuno ti fa del male
• dire bugie
• trattare male un compagno che ti sta antipatico
• approfittarsi dei compagni più deboli
Cose da fare:
• raccontare sempre tutto ai genitori
• raccontare i comportamenti prepotenti, se ne sei vittima, se ne sei
testimone o se ne vieni a conoscenza
• difendere, se possibile, i compagni vittime di prepotenze
• trattare tutti i compagni allo stesso modo
• cercare l’aiuto degli insegnanti, del personale non docente, di altri
compagni se qualcuno ti minaccia
COSA SI RISCHIA A SCUOLA
Dal Regolamento di Istituto:
3. Saranno puniti con severità tutti gli episodi di violenza che dovessero
verificarsi tra gli alunni. Tutti devono poter frequentare la scuola con
serenità senza dover subire le prepotenze di altri.

Le violazioni dei doveri disciplinari da parte degli studenti danno luogo,


secondo la gravità dell’infrazione, all’applicazione delle seguenti sanzioni :
a) dichiarazione di biasimo orale da parte del docente per trasgressioni di
lieve entità;b) nota scritta sul diario e, a giudizio del docente, segnalazione
della trasgressione sul registro di classe; c) sospensione temporanea dalle
attività ricreative dell’intervallo (1 o più giorni); d) lavoro socialmente utile
in ambito scolastico con sospensione dalle lezioni (1 o più giorni);e)
risarcimento danni provocati;f) convocazione immediata dei genitori.

Nel caso di reati e/o fenomeni ripetuti di “bullismo” si farà ricorso alle
autorità competenti.
Codice Penale

Dei delitti contro l'onore - Art. 594. Ingiuria.


Chiunque offende l'onore o il decoro di una persona presente è punito con la reclusione fino a sei mesi o
con la multa fino a euro 516 (1).
Alla stessa pena soggiace chi commette il fatto mediante comunicazione telegrafica o telefonica (2), o
con scritti o disegni, diretti alla persona offesa.
La pena è della reclusione fino a un anno o della multa fino a euro 1.032 (3) se l'offesa consiste
nell'attribuzione di un fatto determinato.
Le pene sono aumentate [c.p. 64] qualora l'offesa sia commessa in presenza di più̀ persone (4) (5).
-----------------------
(1) La multa risulta così aumentata, da ultimo, ai sensi dell'art. 113, L. 24 novembre 1981, n. 689, che modifica il sistema penale. Al reato previsto in questo
comma si applica, ora, la pena pecuniaria della multa da euro 258 a euro 2.582, ai sensi di quanto disposto dall'articolo 52, comma 2, lettera a), D.Lgs. 28
agosto 2000, n. 274. (Tale disposizione si applica a decorrere dal 2 gennaio 2002, ai sensi di quanto disposto dall'art. 65 dello stesso D.Lgs. n. 274 del 2000,
come modificato dall'art. 1, D.L. 2 aprile 2001, n. 91, convertito in legge, con modificazioni, dall'art. 1, L. 3 maggio 2001, n. 163).
(2) Vedi l'art. 11, D.P.R. 29 marzo 1973, n. 156, in materia di bancoposta e di telecomunicazioni.
(3) Al reato previsto in questo comma si applica, ora, la pena pecuniaria della multa da euro 258 a euro 2.582 o la pena della permanenza domiciliare da
sei giorni a trenta giorni ovvero la pena del lavoro di pubblica utilità da dieci giorni a tre mesi, ai sensi di quanto disposto dall'articolo 52, comma 2, lettera
a), D.Lgs. 28 agosto 2000, n. 274. (Tale disposizione si applica a decorrere dal 2 gennaio 2002, ai sensi di quanto disposto dall'art. 65 dello stesso D.Lgs. n.
274 del 2000, come modificato dall'art. 1, D.L. 2 aprile 2001, n. 91, convertito in legge, con modificazioni, dall'art. 1, L. 3 maggio 2001, n. 163).
(4) La competenza per il delitto previsto dal presente articolo è devoluta al giudice di pace, ai sensi dell'art. 15, L. 24 novembre 1999, n. 468 e dell'art. 4,
D.Lgs. 28 agosto 2000, n. 274 (Gazz. Uff. 6 ottobre 2000, n. 234, S.O.). Vedi, anche, gli articoli 64 e 65 dello stesso decreto.
(5) Per l'aumento della pena per i delitti non colposi di cui al presente titolo commessi in danno di persona portatrice di minorazione fisica, psichica o
sensoriale, vedi l’art. 36, comma 1, L. 5 febbraio 1992, n. 104, come sostituito dal comma 1 dell’art. 3, L. 15 luglio 2009, n. 94.

COSA SI RISCHIA: ACCUSA DI


INGIURIA
Codice Penale

Dei delitti contro l'onore - Art. 595. Diffamazione.


Chiunque, fuori dei casi indicati nell'articolo precedente, comunicando con più̀ persone, offende l'altrui reputazione, è punito [c.p.
598] con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032 (1) (2).
Se l'offesa consiste nell'attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro
2.065 (3) (4).
Se l'offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità̀, ovvero in atto pubblico [c.c. 2699] (5), la pena è
della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a euro 516 (6).
Se l'offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza o ad una autorità̀ costituita in
collegio, le pene sono aumentate [c.p. 29, 64] (7) (8).
-----------------------
(1) La multa risulta così aumentata, da ultimo, ai sensi dell'art. 113, L. 24 novembre 1981, n. 689, che modifica il sistema penale. Al reato previsto in questo comma si applica, ora, la pena pecuniaria della
multa da euro 258 a euro 2.582 o la pena della permanenza domiciliare da sei giorni a trenta giorni ovvero la pena del lavoro di pubblica utilit à da dieci giorni a tre mesi, ai sensi di quanto disposto
dall'articolo 52, comma 2, lettera a), D.Lgs. 28 agosto 2000, n. 274. (Tale disposizione si applica a decorrere dal 2 gennaio 2002, ai sensi di quanto disposto dall'art. 65 dello stesso D.Lgs. n. 274 del 2000,
come modificato dall'art. 1, D.L. 2 aprile 2001, n. 91, convertito in legge, con modificazioni, dall'art. 1, L. 3 maggio 2001, n. 163).
(2) La competenza per il delitto previsto dal presente comma è devoluta al giudice di pace, ai sensi dell'art. 15, L. 24 novembre 1999, n. 468 e dell'art. 4, D.Lgs. 28 agosto 2000, n. 274 (Gazz. Uff. 6 ottobre
2000, n. 234, S.O.). Vedi, anche, gli articoli 64 e 65 dello stesso decreto.
(3) La competenza per il delitto previsto dal presente comma è devoluta al giudice di pace, ai sensi dell'art. 15, L. 24 novembre 1999, n. 468 e dell'art. 4, D.Lgs. 28 agosto 2000, n. 274 (Gazz. Uff. 6 ottobre
2000, n. 234, S.O.). Vedi, anche, gli articoli 64 e 65 dello stesso decreto.
(4) La multa risulta così aumentata, da ultimo, ai sensi dell'art. 113, L. 24 novembre 1981, n. 689, che modifica il sistema penale. Al reato previsto in questo comma si applica, ora, la pena pecuniaria della
multa da euro 258 a euro 2.582 o la pena della permanenza domiciliare da sei giorni a trenta giorni ovvero la pena del lavoro di pubblica utilit à da dieci giorni a tre mesi, ai sensi di quanto
disposto dall'articolo 52, comma 2, lettera a), D.Lgs. 28 agosto 2000, n. 274. (Tale disposizione si applica a decorrere dal 2 gennaio 2002, ai sensi di quanto disposto dall'art. 65 dello stesso D.Lgs. n. 274 del
2000, come modificato dall'art. 1, D.L. 2 aprile 2001, n. 91, convertito in legge, con modificazioni, dall'art. 1, L. 3 maggio 2001, n. 163).
(5) Sulla diffamazione a mezzo stampa, vedi il D.Lgs.C.P.S. 3 marzo 1947, n. 156, e l'art. 13, L. 8 febbraio 1948, n. 47. Vedi, inoltre, l'art. 11, D.P.R. 29 marzo 1973, n. 156, in materia postale, di bancoposta e
di telecomunicazioni.
(6) La multa risulta così aumentata, da ultimo, ai sensi dell'art. 113, L. 24 novembre 1981, n. 689, che modifica il sistema penale.
(7) La Corte costituzionale, con sentenza 4-20 gennaio 1977, n. 42 (Gazz. Uff. 26 gennaio 1977, n. 24), ha dichiarato inammissibile la questione di legittimit à del presente articolo, in riferimento all'art. 3
Cost.
(8) Per l'aumento della pena per i delitti non colposi di cui al presente titolo commessi in danno di persona portatrice di minorazione fisica, psichica o sensoriale, vedi l’art. 36, comma 1, L. 5 febbraio 1992,
n. 104, come sostituito dal comma 1 dell’art. 3, L. 15 luglio 2009, n. 94.

COSA SI RISCHIA: ACCUSA DI


DIFFAMAZIONE
Codice Penale
Dei delitti contro la libertà morale - Art. 612-bis. (1) Atti persecutori.
Salvo che il fatto costituisca più̀ grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni chiunque, con condotte
reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da
ingenerare un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da
relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita. (2)
La pena è aumentata se il fatto è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata
da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici. (3)
La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di
una persona con disabilità di cui all'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero con armi o da persona travisata.
Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. La remissione
della querela può̀ essere soltanto processuale. La querela è comunque irrevocabile se il fatto è stato commesso mediante
minacce reiterate nei modi di cui all'articolo 612, secondo comma. Si procede tuttavia d'ufficio se il fatto è commesso nei
confronti di un minore o di una persona con disabilità di cui all'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nonché́
quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d'ufficio. (4)
(1) Articolo introdotto dall'art. 7, D.L. 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con modif., dalla L. 23 aprile 2009, n. 38. La pena prevista dal presente articolo, ai sensi
dell'art. 8, D.L. 23 febbraio 2009, n. 11, convertito dalla L. 23 aprile 2009, n. 38, è aumentata se il fatto è commesso da soggetto già ammonito ai sensi dello stesso
articolo 8. Lo stesso art. 8, prevede che si procede d'ufficio per il delitto previsto dall'articolo 612 bis quando il fatto è commesso da soggetto ammonito.
(2) L'art. 1 bis D.L. 1 luglio 2013 n. 78, conv. con modif., dalla L. 9 agosto 2013, n. 94, ha sostituito le parole "a cinque anni" alle parole "a quattro anni".
(3) Comma sostituito dall'art. 1, D.L. 14 agosto 2013, n. 93, conv, con, modif., dalla L. 15 ottobre 2013, n. 119. Il testo precedente disponeva: «La pena è aumentata
se il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona che sia stata legata da relazione affettiva alla persona offesa».
(4) L'art. 1, D.L. 14 agosto 2013, n. 93, conv, con, modif., dalla L. 15 ottobre 2013, n. 119, in sede di conversione, ha introdotto le parole: «La remissione della
querela può essere soltanto processuale. La querela è comunque irrevocabile se il fatto è stato commesso mediante minacce reiterate nei modi di cui all'articolo
612, secondo comma».

COSA SI RISCHIA: ACCUSA DI ATTI


PERSECUTORI
La Cassazione condanna gli insulti su Facebook anche se anonimi
Attenzione a cosa si posta sul proprio profilo Facebook: gli insulti sui social
network, anche se rivolti ad una persona anonima e letti solo da un gruppo ristretto
di persone, possono essere soggetti a condanna per diffamazione. È quanto ha
stabilito la prima sezione penale della Cassazione (sentenza n. 16712/2014)
depositata il 16 Aprile nei confronti di un maresciallo capo della Guardia di Finanza
che aveva pubblicato nella sezione “dati personali” su Facebook un insulto nei
confronti di un collega.
Il finanziere era stato precedentemente assolto dalla Corte militare d’appello
perché aveva lasciato anonimo il nome dell’offeso. Il procuratore generale militare
ha fatto ricorso contro tale assoluzione motivandola con il fatto che soggetti
indeterminati iscritti al social network, colleghi o conoscenti dell’imputato
avrebbero potuto individuare la persona offesa; identificazione favorita
dall’avverbio “attualmente” riferito alla funzione di comando investita. Inoltre il
social network non è uno strumento finalizzato a contatti istituzionali tra
appartenenti alla Gdf e la frase non è stata letta solo da una persona.

UNA CRONACA
MEDITATE GENTE…MEDITATE…

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