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Antichi Mestieri

Sommario

Introduzione

Capitolo 1 ....... Materiale occorrente

Capitolo 2 ....... Terminologia

Capitolo 3 ....... Preparazione delle parti da saldare

Capitolo 4 ....... Parti soggette a distacco - come


intervenire
......................... Chiave dell'acqua
......................... Estrattori
......................... Traversini
......................... Innesto bocchino
......................... Stortini e femmine
......................... Colonnine

Capitolo 5 ....... Perdite dello strumento


......................... Come individuarle

Capitolo 6 ....... Rifinire e lucidare una saldatura


......................... Strumenti in ottone
......................... Strumenti laccati
......................... Strumenti argentati

Esempi
1) Come saldare un'appoggiadito
2) Come saldare un traversino
3) Come verificare la misura del tuo strumento
5) Come verificare la registrazione dello strumento
........................ Tromba
........................ Corno e strumenti a cilindri
6) Come riparare un'ammaccatura della campana
con un cucchiaio.
7) Sostituire il sughero alla chiave dell'acqua
8) Costruirsi una molla (per chiavi o leve)
9) Riparare una crepa o un grosso buco con una pezza
10) Come estrarre le pompe bloccate

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Miniature di strumenti antichi
Introduzione

Questo che segue vuole essere un manuale che spieghi, il più semplicemente possibile, come fare da soli delle piccole
riparazioni al vostro strumento, riparazioni che capitano spesso quando comincia ad avere i suoi anni, oppure se avete
urgenza di ripararlo e non avete il tempo di rivolgervi ad un riparatore.
Io è dal 1974 che lavoro presso un’antica fabbrica di Milano che produce artigianalmente strumenti in ottone in questi
anni ho imparato a costruire di tutto, dal trombino al basso tuba, sono riuscito in questo anche grazie agli insegnamenti
degli operai più anziani, che oltre ai loro metodi di lavorazione, conoscevano alcuni accorgimenti che vengono
tramandati da generazioni.
Mi sono deciso a scrivere questo manuale perché ci sono sempre meno persone che si avvicinano a quest’attività, alcune
delle aziende più conosciute in Italia hanno chiuso e i riparatori scarseggiano sempre più, inoltre per la musica non
vengono stanziati molti fondi da parte dello stato.
In Germania esistono scuole qualificate in cui insegnano questo mestiere, qui in Italia purtroppo no e se non si
interviene in tempi rapidi, questo mestiere è destinato a scomparire.
Saldare a stagno non è difficile, a mio parere nessun lavoro è difficile avendo la conoscenza, l’attrezzatura adatta, e
facendo molta ma molta pratica.
Puoi magari esercitarti utilizzando un vecchio strumento,
l’importante è trattarlo come se fosse uno strumento nuovo,
cercando di ottenere un risultato soddisfacente. Non disperare se alle prime prove non riesci, dei buoni risultati
si ottengono dopo ripetuti tentativi.
Bene, spero che questo manuale ti sia d’aiuto.
Buon lavoro!

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Capitolo 1
Materiale occorrente

Il materiale che ti devi procurare non è molto, puoi trovarlo nei centri “Fai da te” o in qualsiasi ferramenta fornito.

Ecco l’elenco:

1) Un saldatore a gas, esistono in commercio diversi tipi di saldatori, da quello collegabile tramite un regolatore alla
tradizionale bombola di gas da l. 15 o l. 25, quello con bombola collegata direttamente all'ugello o quelli tipo stilo cioè
con una bomboletta molto piccola incorporata. Quest’ultimo è molto pratico perché adatto al trasporto nel caso desideri
portarti l’occorrente sempre con te. Cerca di acquistarne uno con una lancia che vada bene per questo tipo di saldature,
in particolare che non sia troppo grossa, altrimenti rischi di scaldare troppo lo strumento dissaldando altri pezzi.

2) Un saldatore elettrico, non è molto usato ma in alcuni casi è utile, ad esempio per chiudere un forellino.

3) Stagno, non si adatta molto lo stagno usato in elettronica, quello con pasta salda incorporata, devi richiedere uno
stagno che contenga il 40% o al massimo il 50% di piombo di diametro mm 1,5 o 2,0.

4) Disossidante, questo lo puoi trovare in pasta (la classica pasta salda) o liquido.

5) Una lima, molto piccola a taglio sottile.

6) Tela abrasiva, con grana molto fine, la più fine che riesci a trovare.

7) Mollette in ferro, non si trovano in commercio ma le puoi facilmente realizzare usando del filo di ferro di mm 2,0 o
3,0 di diametro dandogli la forma descritta in figura 1. Sono molto utili per fermare i pezzi che devono essere saldati.

8) Filo di ferro, deve essere molto sottile e molto duttile, questo serve per legare i pezzi tra loro. Deve essere sottile e
duttile altrimenti rischi di ammaccare alcune parti dello strumento

9) Una lista in tessuto, di cotone o qualsiasi altro tessuto purché morbido. Usato con un liquido o pasta per pulire, serve
a lucidare la saldatura.

10) Liquido o pasta per pulire.

11) Un pennellino a setole dure.

12) Vernice trasparente alla nitro, solo per strumenti laccati.

13) Mascherina contro i fumi nocivi

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Capitolo 2
Terminologia

Si usano diversi termini per definire le parti di uno strumento, che possono variare da azienda a azienda. Passo a
descriverteli utilizzando i termini che conosco, illustrando ogni pezzo con immagini per capirci meglio.
Alcune parole usate possono far sorridere (quello che è successo a me quando cominciai questo lavoro), ma anche
questo fa parte di una cultura che si tramanda da molti anni.
Tralascio le parti che generalmente un musicista conosce, cioè la campana, i pistoni ecc... , ma ti descrivo quelle parti
più soggette a riparazioni di saldatura che molti non sanno come vengono definite.

1) Traversino: serve a sostenere più parti tra loro o come


rinforzo.

2) Ciappetta: o fraschetta.

3) Stortino: vengono definiti stortini tutte le curve saldate sia alle


pompe che alla macchina.

4) Pompa: serve per intonare lo strumento e le singole note, la


pompa è composta da:

1) Femmina: il tubo esterno.

2) Maschio: il tubo interno.

3) Vera: il tubo che collega il maschio con lo stortino.

5) Estrattore: è saldato sullo stortino e serve come appiglio per


estrarre la pompa.

6) Chiave dell'acqua: serve per svuotare l’acqua accumulata,


tutto l’insieme è composto da:

1) Grano: è il piccolo cerchio forato dove fuoriesce l’acqua.

2) Chiave: con il sughero che è incollato all’estremità,


chiude il foro.

3) Cavallotto: sostiene la chiave.

7) Piantellino si trova generalmente negli strumenti a cilindri,


serve da sostegno alla tastiera o ad una leva.

8) Appoggiadito.

9) Culazza o poggiamano: è un rinforzo di lastra che protegge lo


strumento dagli urti se si trova sul fondo ad esempio di un tuba
o bombardino o dal sudore delle mani nel caso si trovi
sull’impugnatura ad esempio di un corno. Il sudore infatti con il
tempo tende a che corrodere l’ottone.

10) Colonnina: si trova sui sassofoni, sostiene le varie leve

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Capitolo 3
Preparazioni delle parti da saldare

Bene entriamo nel vivo della lavorazione.


Prima di cominciare a saldare indossa la mascherina antifumo e lavora in un locale ben areato.
Innanzi tutto devi sempre tenere presente che per eseguire una buona saldatura, è necessario pulire accuratamente le
parti da saldare.
E’ molto importante quest’operazione, basta tralasciare anche una piccola parte che in quella parte lo stagno non
attacca, e se si tratta di una pompa o di qualsiasi altro punto dove passa il fiato, la cosa è grave perché lo strumento
perderà sicuramente modificando il suono.
Dunque, prendi i pezzi dissaldati e puliscili accuratamente aiutandoti con una piccola lima e con della tela abrasiva,
elimina lo stagno vecchio fino a riportare in superficie l’ottone , pulisci soprattutto i bordi dei pezzi e dove termina la
saldatura.
Se la parte è dissaldata da poco tempo, e di questo te ne accorgi dal colore dello stagno che non è scuro ma ancora vivo
quasi argenteo, puoi pulire solo i bordi, lo stagno lascialo pure, nella maggior parte dei casi è abbastanza per far si che i
pezzi si risaldino.
Prendi i pezzi e sporcali nella parte dove saranno saldati con pasta salda o col disossidante liquido, unisci i pezzi tra loro
aiutandoti con una molletta o con filo di ferro (nel capitolo seguente ti spiegherò come).
Ora accendi il saldatore e regola la fiamma, fai attenzione che non abbia troppa pressione, cerca di tenerla abbastanza
morbida. Avvicina il saldatore ai pezzi e scaldali appena, dopodiché prendi la pasta salda e, aiutandoti con lo stagno o
con il pennellino, cospargi anche i bordi esterni, la scaldata iniziale serve appunto per permettere lo scioglimento della
pasta salda, nel caso del disossidante liquido quest’operazione si può evitare.
Adesso devi cercare di essere il più veloce e il più preciso possibile, scalda tenendo la fiamma ad una distanza che sfiori
appena i pezzi, cioè usando la punta esterna della fiamma non quella interna che ha un colore azzurro, infatti
quest’ultima ha una potenza calorica molto più forte e solitamente viene usata per altre saldature.
Cerca di scaldare le parti in modo uniforme, non fermarti mai in un solo punto, e di tanto in tanto prova ad avvicinare lo
stagno nel punto dove devi saldare allontanando il saldatore, questo per evitare che lo stagno si fondi prima che venga
appoggiato e formi una grossa goccia.
Quando comincia a sciogliersi significa che il pezzo ha raggiunto la temperatura, ora continua a scaldare allontanando
lo stagno quando avvicini la fiamma e viceversa, mettilo a piccole dosi e continua a scaldare facendolo scorrere tutto
attorno, in modo che non ce ne sia troppo in un punto e poco nell’altro.
Se noti che lo stagno è scorso bene in tutti punti la saldatura è fatta. Controlla se non sono rimasti piccoli vuoti, in caso
contrario riempili.
Nel caso hai messo dello stagno in eccesso eliminalo aiutandoti con uno straccetto di cotone, oppure con il pennello
sporco di pasta salda o umido di disossidante liquido, procedi in questo modo:
scalda affinché vedi che lo stagno comincia a sciogliersi e immediatamente dai in modo deciso un colpo secco da destra
a sinistra o viceversa.
Ripeti l’operazione più volte fino ad eliminarlo completamente.

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Capitolo 4
Parti soggette a distacco con esempi di saldatura

Chiave dell’acqua :
La chiave dell’acqua è una delle parti più soggette al distacco perché a contatto con la saliva, che essendo acida corrode
lo stagno favorendone il distacco.
Se è il grano ad essersi dissaldato, leva la pompa dallo strumento se non è fissa, smonta la chiave levando anche la
molla, procedi con la pulizia e metti il grano in posizione centrando il foro con il buco dello stortino, aiutati con una
molletta per fermarlo.
Salda il grano prestando attenzione a non dissaldare il cavallotto, tieni la fiamma molto molto bassa.
ATTENZIONE, non scaldare per nessun motivo la molla, questa perderebbe la sua elasticità e non funzionerebbe più.
Estrattori :
Per saldare gli estrattori, se riesci a scaldare poco puoi pure estrarre la pompa, altrimenti sfilala di uno o due centimetri,
serve per mantenere nel giusto asse la pompa nel caso si dovessero scaldare anche le vere.

Traversini :
Il traversino si può staccare insieme con la ciappetta o fraschetta se è così procedi nel solito modo, oppure si può
staccare la barra interna (alcuni sono interi, altri hanno una barra all’interno di due tubetti), la cosa migliore in questo
caso e di dissaldare l’intero traversino in modo da poter pulire all’interno il foro del tubetto.
Si potrebbe anche tentare di saldarlo pulendolo solo in superfice senza levarlo, ma nel 90% dei casi resiste pochissimo.
Alcune volte è la ciappetta a staccarsi dalla barra, questo tipo di saldatura è fatto con lega d’argento che si differenzia
dalla saldatura a stagno ed è più complicata.

Innesto Bocchino :
L’innesto del bocchino o Sopracanna è un altro pezzo che si stacca facilmente, specialmente su trombe, flicorni ecc.
perché saldati all’esterno della canna, mentre su corni bombardini ecc. sono saldati all’interno della canna.
Nel primo caso se il distacco è avvenuto semplicemente, in altre parole non è stato provocato da una forzatura del
bocchino che ha piegato la punta della canna, dopo averlo pulito posizionatelo esattamente nella medesima posizione
prestando attenzione a non andare oltre il punto di saldatura altrimenti il bocchino andrebbe a toccare la canna
all’interno.
Nel caso invece la punta della canna si è piegata, procurati se puoi una barra di metallo dello stesso diametro interno e
cerca di raddrizzarla il più possibile badando a lavorare solo sulla punta.
Se l’innesto è del tipo saldato all’interno, allora infilalo ancora nel suo tubo, sempre dopo aver pulito entrambe le parti,
lasciandolo appena fuori, metti un po’ di stagno sull’innesto e poi mentre è ancora caldo spingilo a fondo, rifinisci la
saldatura. In questo modo terrà molto di più a lungo.

Stortini e femmine :
Gli stortini come le femmine si possono staccare completamente, ciò può essere provocato probabilmente da una
saldatura diffettosa se lo strumento è recente, oppure per usura.
Nel caso si sia staccato uno stortino dalla vera, dopo averlo ripulito inseriscilo ancora nella vera, spingi a fondo la
pompa e dai solo una puntata di stagno, cioè metti lo stagno solo in un punto scaldando il meno possibile e, una volta
raffreddato, estrai la pompa almeno un paio di centimetri circa (se la lunghezza te lo permette altrimenti meno) e
termina la saldatura. La pompa si estrae per evitare che si saldino insieme il maschio e femmina, Presta molta attenzione
affinché non succeda, perché diventa un problema riuscire ad estrarre una pompa saldata all’interno, in alcuni casi si
deve smontare tutto.
Lo stesso procedimento usalo nel caso è la femmina a staccarsi dalla macchina, in questo caso è meglio estrarre dalla
sua sede il pistone o cilindro, altrimenti farebbe fatica a scaldarsi la parte perché assorbirebbe il calore e rischieresti di
surriscaldare lo strumento con possibili dissaldature di altri pezzi.
Se è il maschio a staccarsi dalla vera allora non spingere la pompa a fondo ma lasciala fuori assicurandoti che inserendo
il maschio nella vera sia della stessa lunghezza dell’altro, in ogni caso per saldarlo metti sempre la pompa nelle
femmine in questo modo mantieni il giusto asse.

Colonnine (sassofoni e strumenti a chiave) :


Per saldare le colonnine l’importante è rimetterle nella sua giusta posizione, per fare questo smonta la chiave, pulisci il
tutto e rimetti la colonnina infilando se possibile la sua asta per mantenere l’esatta posizione.

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Se il punto da saldare si trova vicino ad altre chiavi, per evitare di bruciare i cuscinetti, usa della lastra di metallo di
spessore sottile, piegala e mettila tra il cuscinetto e lo strumento.
ATTENZIONE, anche in questo caso non scaldare per nessun motivo la molla, questa perderebbe la sua elasticità e non
funzionerebbe più.

Capitolo 5
Perdite dello strumento

Come individuarle :
Suonando, se ti accorgi che vi è una perdita nello strumento, esistono diversi modi per individuarla.
Negli strumenti a pistoni o a cilindri è possibile fare una prima verifica, estrai una pompa alla volta quasi
completamente attendi un paio di secondi poi premi il cilindro o il pistone corrispondente, nel momento che lo premi
dovresti sentire un rumore sordo provenire dalla campana.
Più lunga è la pompa più forte è il rumore se è molto corta sarà quasi impercettibile, questo suono si sente anche
spingendo dentro le pompe.
Se non senti nessun rumore oppure è molto debole, probabilmente può esserci una perdita, allora come seconda verifica
estrai la pompa completamente e riempila d’acqua, poi chiudi un foro con un dito e soffia nell’altro, se c’è una perdita
vedrai uscire l’acqua, in particolare fai attenzione alle vere. Per aiutarti mettiti davanti ad uno specchio, potrai vedere
anche i punti più nascosti.
Quest’operazione la puoi fare anche usando il fumo di una sigaretta al posto dell’acqua.
La perdita però potrebbe non trovarsi sulla pompa ma nelle femmine o addirittura nella macchina, allora a questo punto
devi riempire di acqua tutto lo strumento oppure soffiare del fumo, se si tratta di uno strumento a pistoni estrai la terza
pompa o la quarta se c’è, tieni premuto a fondo il pistone corrispondente, chiudi il foro di uscita della femmina e soffia
con forza. Prova premendo un pistone alla volta sempre però tenendo l’ultimo abbassato.
Negli strumenti a cilindri invece procedi come sopra ma estraendo la pompa generale al posto dell’ultima pompa, chiudi
il foro della femmina e soffia.
Un altro metodo consiste nel mettere, aiutandosi con uno stuzzicadenti, un po’ di detersivo liquido o un goccio d’olio
dove si sospetta la perdita, soffiando saranno visibili le bolle d’aria che fuoriescono.
Le perdite però potrebbero non essere nelle pompe o nello strumento ma nei cilindri o nei pistoni, lo noti perché l’acqua
o il fumo escono dai piattelli. Una piccola perdita è normale, ma se la perdita è eccessiva la cosa è grave al punto da
richiedere la sostituzione dei pistoni o dei cilindri. Se credi che il tuo strumento necessita di questo tipo di intervento, è
bene rivolgersi ad un bravo riparatore o alla casa madre.
Trovata la perdita procedi con la saldatura, cerca di pulire accuratamente con la punta della limetta tra la femmina e lo
stortino. Questo tipo di riparazione non è facile, perché il più delle volte l’interno della femmina è molto sporco e lo
stagno trova molta difficoltà a penetrare, l’importante è riuscire a metterne almeno un filo all’esterno in modo da
chiudere superficialmente il foro.
Invece se la perdita è causata da un buco che si è creato in uno stortino o sulla canna d’imboccatura, gratta con la
limetta intorno al buco e se riesci anche all’interno stando molto attento perché è facile, che il materiale sia ormai
marcio e il buco si allarghi.
Poi, se ti ritieni abbastanza abile prova a saldarlo con la fiamma però stai molto attento, perché il tubo con cui si
fabbricano gli strortini e la maggior parte dello strumento solitamente è di mm 0,5 o 0,6 di spessore ed è molto facile
che scaldando troppo, entri stagno in eccesso e vada ad ostruire il foro interno. In questi casi è meglio usare il saldatore
elettrico, dopo aver pulito il buco sporcalo di pasta salda, scalda il saldatore e una volta raggiunta la temperatura prendi
con la punta del saldatore una goccia di stagno, appoggia il saldatore sul buco e tienilo fermo affinché non si scalda il
materiale e vedi lo stagno fondersi intorno al foro.
Capita spesso, a chi ha la salivazione molto acida, che si formino questi buchi in uno strumento oppure a chi vive in
luoghi di mare, infatti, l’aria salmastra favorisce la corrosione del metallo, i primi sintomi di questa corrosione si notano
dal formarsi di piccoli puntini rossi, anche se lo strumento è laccato, questi puntini col passare del tempo si bucano. La
parte più soggetta è la canna d’imboccatura.
Per gli strumenti a tasti, clarini sassofoni ecc. Prendete una lampadina molto piccola con del filo sufficientemente lungo
collegato ad una batteria, infilatelo all’interno dello strumento, oscura l’ambiente in cui lavori, accendi la lampadina e
osserva se da qualche chiave s’intravede la luce.
Potrebbero essere i cuscinetti da sostituire, oppure sono i bordi dei fori da ripianare con le apposite frese che in Italia
purtroppo non si trovano in commercio. In ogni modo per quest’ultimo tipo d’intervento ti consiglio di portarlo da un
riparatore qualificato.

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Capitolo 6
Rifinire e lucidare una saldatura

Strumenti in ottone :
Il meno complicato è lo strumento in ottone, infatti, non vi è il rischio di rovinare né la lacca né l’argentatura.
Saldando il pezzo, se lo hai sporcato troppo di stagno, se si tratta di una goccia per levarla usa la fiamma o la limetta,
dopodiché aiutandoti con una lista sottile di tela abrasiva a grana fine cerca di levare l’alone di stagno rimasto
Ora prendi la lista in tessuto, sporcala di pasta o liquido per pulire e, per come hai operato per levare lo stagno, leva i
segni che ha lasciato la tela e il colore rossastro provocato dalla fiamma.
Infine, quando hai terminato passa un panno pulito e vedrai lo strumento riprendere la lucentezza che aveva in origine.

Strumenti laccati :
Per lo strumento laccato, la cosa si complica un pochino, se non hai bruciato la lacca e non hai lasciato gocce di stagno
(complimenti), allora passa leggermente la striscia in tessuto anche senza il prodotto per pulire.
In caso contrario, tenta di levare la lacca bruciata con la striscia in tessuto e il prodotto, altrimenti devi procedere come
descritto per lo strumento in ottone prestando attenzione a non passare la tela dove la lacca è ancora intatta.
Quel punto rimarrà senza lacca, se la superficie è limitata puoi lasciarla anche così, oppure prendi la vernice alla nitro e
mettine qualche goccia su un batuffolo di cotone precedentemente arrotolato come una pallina, poi con mano ferma e
decisa passalo velocemente sullo strumento evitando di ripassare più volte sullo stesso punto. Lascia asciugare per
qualche istante.
Si noterà una leggera differenza di colore tra la lacca vecchia e il punto saldato, in ogni caso sempre meglio che vedere
la lacca bruciata.

Strumenti argentati :
Lo strumento argentato è in assoluto il più complicato perché alcune case sono solite mettere un sottile velo d’argento, e
come si tenta di lucidarlo con il prodotto per pulire riaffiora l’ottone.
In ogni modo, se hai lasciato solo l’alone di stagno prendi la striscia in tessuto sporcala appena di prodotto e passala
molto leggermente, non insistere troppo, piuttosto lascialo così tenendolo sempre pulito non si noterà molto. Invece, se
c’è la goccia, cerca di toglierla con la limetta ma non usare assolutamente la tela, lo graffieresti e per togliere i graffi
devi togliere l’argento.

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Esempi di saldatura - N° 1
Saldare un'appoggia dito

In questo esempio ti dimostro come si ripara un'appoggia dito che si è dissaldato. (Foto 1)
Dopodiché esegui la stessa operazione con la ciappetta dell'appoggia dito.
Ricorda di pulire perfettamente i bordi. (Foto 3)

Foto 1

Foto 3

Dunque, come prima operazione, pulisci perfettamente i pezzi.


Comincia col pulire la pompa, eliminando lo stagno vecchio facendo attenzione di non rovinare la lacca, nel caso si
tratti di uno strumento laccato, come descritto nel capitolo 3. (Foto 2)
Ora sporca entrambi i pezzi con pasta salda nei punti dove hai appena pulito,.... (Foto 4)

Foto 2

Foto 4

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Esempi di saldatura - N° 2
Saldare un traversino

In questo esempio vediamo come si ripara un traversino che si è staccato con la ciappetta. (Foto 1)
Procedi con la ciappetta, e anche qui fai molta attenzione ai bordi, ripuliscili perfettamente, otterrai risultati migliori.
(Foto 3)

Foto 1

Foto 3

Bene comincia col pulire bene la parte dove era saldato, avendo cura di pulire i bordi. In questa foto per pulire uso il
Raschietto, un attrezzo triangolare con i bordi taglienti in vendita in alcuni ferramenta, ma va benissimo anche una
limetta come spiegato negli esempi precedenti. (Foto 2)
….ora spalma la pasta salda sulle parti e riposiziona il traversino per saldarlo. (Foto 4)

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Foto 2

Foto 4

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Esempi - N° 3
Verificare la misura dello strumento

Verificare la misura del proprio strumento è un'operazione semplicissima, basta procurarsi una corda di nylon del tipo
che si trova in commercio usato per stendere i panni e un metro da falegname.
L'importante è che non sia troppo elastica, anzi se non lo è per niente è meglio, perciò procurane una che non abbia una
filatura a maglie larghe.
Mentre misuri non devi tirarla e ne tenerla tropo molle, devi procedere dolcemente tenendola ad esempio con il pollice
della mano sinistra da dove parti e con l'altra mano la stendi lungo lo strumento, mentre procedi la tieni ferma con il
pollice destro e sposti il pollice sinistro sempre più in basso tenendolo sempre sopra il destro.
Insomma devi cercare di farla aderire il più possibile alle curve dello strumento.
Altro elemento importante da tenere in considerazione, è che quando misuri lo strumento, devi stare con la corda
esattamente sempre al CENTRO dello strumento.
Ora con delle immagini ti dimostro come fare:
in questo esempio uso la tromba, ma è adattabile a tutti gli strumenti
Quando incontri uno stortino, che sia quello della campana o di una pompa, devi stare sempre al centro, altrimenti se
passi all'esterno o all'interno, la misura cambia di molto! (Foto 2)

Foto 2

Dunque, comincia dalla campana ( non è strettamente necessario, potresti cominciare anche dalla canna d'imboccatura)
e prosegui seguendo il profilo della stessa come la riga rossa, che funge da corda, dell' immagine. (Foto1)
Quando invece incontri la macchina, vai avanti seguendo la strada che fa l'aria quando viene immessa. (Foto 3)

Ricordati le pompe non vanno mai tenute in considerazione quando si misura la lunghezza dello strumento, ad
eccezione della pompa generale.

Foto 1

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Foto 3

Al termine, tieni ben forte con le punte delle dita il punto terminale della corda e, avendo preventivamente preparato il
metro aperto su di un tavolo, misura la lunghezza totale della parte di corda che è servita a misurare lo strumento.
Anche in questo caso non tirare assolutamente la corda, ma cerca di adagiarla sul metro come hai fatto per lo strumento.
Prosegui per vedere alcune misure di strumenti più usate

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Esempi - N° 4
Verificare la registrazione dello strumento
" il Corno"

Il corno viene registrato inserendo, negli appositi incavi del "ferro di cavallo", dei sugherini o dei gommini che vengono
regolati affinché l'apertura dei fori del cilindro combaciano perfettamente con i fori della femmina. Vedi foto n° 1
Quando la macchina non è ancora pompata, il costruttore fa combaciare perfettamente i fori e, quando questi sono in
linea, vengono fatte delle tacche tra il cilindro e il fondello che racchiude il cilindro.
Una per il cilindro in fase di riposo e una in fase di tasto premuto.
Queste tacche permetteranno a corno finito, di registrarlo perfettamente dato che, con le pompe montate sulla macchina
non permettono di vedere l'interno.
Per vedere le tacche del tuo strumento, basta smontare il piattello.
Nell'immagine a destra invece (Foto n° 3), puoi vedere il cilindro in fase di tasto premuto.
La tacca che nell'immagine precedente si trovava in posizione ore 9, ora si trova in ore 12 mentre la tacca che era in ore
12 si trova adesso in ore 3.

Foto 3

Nel caso le tacche non combacino, è segno che il cilindro è fuori registrazione.
In genere è dovuto ad un allentamento dei sugherini, più raro se si tratta di gommini.

Foto 1

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Nell'immagine a sinistra (foto n° 2), potete vedere il cilindro in fase di riposo.
La tacca del pignone, combacia esattamente con la tacca del fondello.
Se ad esempio nella foto n° 2 e 3 la tacca che combacia con quella del fondello è spostata verso destra, il sugherino di
riferimento è più scarso, se invece è spostata verso sinistra è abbondante. Quest'ultimo caso è molto raro e può essere
dovuto ad un rigonfiamento del sugherino.
Se il sughero è scarso, e l'allineamento delle tacche è fuori di poco, a volte basta schiacciare leggermente la sede del
ferro di cavallo dove si trova il sugherino con una pinza, così facendo, il sughero si schiaccia e si rigonfia.
Nel caso invece è abbondante, basta tagliare una fettina molto sottile di sughero.
In entrambi i casi conviene agire molto attentamente, magari con più passaggi per evitare esagerazioni.

Foto 2

Comunque per la sostituzione, conviene rivolgersi alla casa o ad un riparatore che abbia i materiali appropriati, perché
vengono usati dei prodotti che non risentono delle condizioni climatiche e, non subiscono alterazioni a contatto con oli e
solventi.

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Esempi - N° 5
Verificare la registrazione dello strumento
" la Tromba"

La registrazione della tromba, si ottiene inserendo dei feltrini o dei gommini sia sotto il bottoncino, che all'interno del
pistone alla base del pignone.
Quando il pistone è in fase di riposo, è il gommino del pistone che regola la registrazione dei fori principali, mentre
quando il pistone viene premuto è il gommino che si trova sotto il bottoncino a regolare i fori della pompa.
Le immagini che seguono, dimostrano come dovresti vedere i fori del pistone sia in fase di riposo che premuto,.
Per fare questo, estrai le pompe e mettendoti alle spalle di una fonte luminosa, guarda all'interno delle femmine e
verifica i fori. (Foto 1)
Stesso ragionamento per il 2° pistone, in questo, essendo la pompa molto piccola, si riesce a notare bene la posizione
dei fori che in fase di apertura della pompa devono essere entrambi liberi. (Foto 3)

Foto 3

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Foto 1

Come vedi nell'immagine raffigurante il 1° pistone ( Foto 2), in fase di riposo vedrai all'interno della femmina superiore
della 1a pompa, due mezzi fori (contrassegnati in rosso), mentre quando viene premuto il foro lo vedrai completamente
aperto.
Nel caso vedi che è leggermente spostato verso il basso o verso l'alto, è segno che la registrazione non è ottimale.
Importante: quando premi il pistone, esercita la stessa pressione che di solito applichi quando suoni, perché se la
pressione è maggiore, è normale che vada fuori registrazione.
Idem per il 3° pistone (Foto 4)

Foto 2

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Foto 4

Normalmente vengono usati dei gommini che hanno una durata molto lunga, a meno che non sono stati fatti con gomme
che si gonfiano a contatto con l'olio usato per i pistoni.
I feltrini invece, col tempo si logorano e riducono il loro spessore, pertanto conviene sostituirli.
Nel caso volessi cimentarti nella sostituzione dei gommini, devi procurarti della gomma o del feltro dello spessore che
si avvicina agli originali, non troppo morbidi ma anche non troppo rigidi, in particolare la gomma che se rigida, picchia
sul piattello provocando rumore.
Dopodiché utilizzando i vecchi gommini come dima, cerca di ritagliarli uguali.
Per fare il foro centrale del gommino puoi utilizzare un tubetto in metallo affilato in punta dello stesso diametro del foro
del vecchio gommino e con un martello, avendo prima sistemato la gomma su un piano di legno, dai un colpo secco al
tubetto, vedrai che il foro sarà preciso.
Sostituiscili solo se vi è una necessità urgente e temporanea, altrimenti rivolgiti alla casa o ad un riparatore che abbia i
materiali appropriati, perché vengono usati dei prodotti che non risentono delle condizioni climatiche e, non subiscono
alterazioni a contatto con oli e solventi.
Tieni conto che l'unica verifica precisa che puoi fare è con il pistone premuto, pertanto ti conviene sostituire solo gli
spessori del bottoncino, infatti per calcolare l'altezza degli spessori del pistone, si fa prima di saldare la pompatura alla
macchina.

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Esempi - N° 6
Come riparare un'ammaccatura sulla campana con un cucchiaio

In questo esempio vediamo, utilizzando un semplice cucchiaio da cucina, come riparare un'ammaccatura sulla campana.
Premetto che puoi riparare ammaccature anche grosse basta che siano "dolci", cioè, non devono essere ammaccature
provocate da spigoli vivi ma da oggetti arrotondati.
Se sono state fatte con un oggetto appuntito, si devono riparare con apposite forme per eseguire al meglio il lavoro.
Nell'esempio utilizzo una tromba, ma il sistema è valido per tutte le campane.
Prima di tutto procurati un cucchiaio abbastanza robusto, non di quelli che si piegano mangiando la minestra, pulisci
perfettamente da eventuali residui di polveri sia il cucchiaio che la campana, fatto questo ungi leggermente di olio o
burro il dorso del cucchiaio o la parte della campana ammaccata, questo si fa per permettere al cucchiaio di scivolare e
per evitare di rigare lo strumento, soprattutto se laccato.
Impugna il cucchiaio rivolgendo il dorso verso la campana come da figure 1 - 2 - 3, e aiutandoti con il pollice
appoggiato al bordo fai forza verso l'interno facendo scorrere il cucchiaio da destra a sinistra e/o viceversa.
Vi è un'altro fattore di cui devi tenere conto, vi sono strumenti con campane costruite con lastra "cruda" ed altri con
lastra "cotta".
Nel primo caso te ne accorgi perché l'ammaccatura in un primo momento, quando passi il cucchiaio sembra che si
assesti, ma appena lo levi torna nella sua posizione originale.
Nel caso della lastra "cotta" invece, questo non succede, ed è molto più semplice da lavorare, attenzione però, se lo
strumento è molto vecchio e la campana è molto sottile, e questo lo noti perché sembra quasi di carta, pertanto non
confondere campana cotta con campana sottile.
Bene proseguiamo....., di solito quando si riparano ammaccature di questo tipo, la lastra tende a sollevarsi dalla parte
opposta, perciò devi ripetere la stessa operazione al contrario ma questa volta, i movimenti del cucchiaio devono andare
dall'alto al basso e/o viceversa però usando ancora meno forza di prima, cerca di stare molto ma molto leggero. (vedi
foto 4 e 5)

Foto 1

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Foto 2

Foto 4

20
Foto 5

Foto 3

In questo esempio, come descrivo la procedura, è per un'ammaccatura che va dall'esterno verso l'interno della campana,
nel caso sia dall'interno verso l'esterno, inverti le foto e i modi di procedere.
Come al solito ti auguro buon lavoro.

Attenzione, le campane sono di lastra sottile, fatta eccezione per i tuba o i sousafoni, possono variare dai 4 ai 6 decimi
di spessore, dipende sia dai modelli che dalle case costruttrici, la campana è una delle parti più delicate dello strumento,
specialmente se vecchio e liso, pertanto cerca di applicare una forza proporzionata, prova dapprima delicatamente e se
vedi che l'ammaccatura non si assesta aumentala gradatamente.

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Esempi - N° 7
Sostituire il sughero della chiave dell'acqua
Per corni,trombe ecc..

Per sostituire il sughero della chiave dell'acqua, sarebbe bene ma non necessario smontare la chiave, però fai attenzione,
se vuoi provare a smontarla e nella chiave è presente una molla come quella raffigurata in figura 1, cioè con i terminali
tagliati di netto, troveresti molto difficoltoso rimontarla, a meno che non ti vuoi cimentare nella costruzione della molla,
come descrivo nel seguente esempio.
Nota: se sei sprovvisto di sugherino e vuoi sapere come farne uno, clicca qui.
Bene, di seguito descrivo come fare smontando la chiave, ma il procedimento è identico ma leggermente più
difficoltoso senza smontarla.
Comincia col svitare la vite, questa può avere la testa chiusa, oppure con il taglio a cacciavite. Nel caso abbia la testa
chiusa e non riesci a svitarla, aiutati con una pinza (Foto 3), e smonta la chiave.

Foto 3

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Foto 1
Mentre se è una molla come quella raffigurata in figura 2, cioè con i terminali piegati verso l'interno o verso l'esterno,
non vi sono problemi.
Procedi levando il vecchio sughero aiutandoti con un cacciavite, in genere sono incollati. (Foto 4)

Foto 2

Foto 4

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Esempi - N° 8
Costruirsi una molla

Può capitare, col passare del tempo, che una molla specie se di rame come montano strumenti un po' datati, si possa
rompere.
Ora vedrai come fare una molla per chiavi d''acqua o per leve,
gli attrezzi che servono sono: una pinza con becchi sottili, un tronchesino, un chiodo e del filo di rame, meglio se
acciaio.
Nel caso di una molla per chiave dell'acqua, il filo deve avere un diametro al massimo di 5 decimi, se d'acciaio anche
meno, per le leve è meglio misurare la vecchia molla.
Come filo di rame può andare bene anche quello che trovi nei cavi elettrici, meglio se riesci a procurarti del rame più
rigido.
….dopodiché fai una piega a circa un cm dal chiodo e riporta il filo sul chiodo stesso (Fig.4).

Foto 4

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Foto 1

Prendi il chiodo e posiziona il filo come in figura 2.....


Ora fai fare al filo altri due giri del chiodo.....

Foto 2

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Foto 5

….fagli fare due giri del chiodo cercando di tenerlo più unito possibile....
….estrai la molla così ottenuta.

Foto 3

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Foto 6

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Esempi - N° 9
Chiudere una crepa o un foro con una pezza.

Supponiamo che nello strumento si sia formata una crepa o un grosso foro, in questo esempio vedremo come chiudere
una crepa sulla canna d'imboccatura della tromba preparando una "pezza" di ottone. (Foto 1)
....ad esempio nella foto 4 è stata data una forma simile alle altre ciappette dello strumento.

Foto 4

Foto 1

Procuratevi una forbice di quelle adatte a tagliare i metalli e un pezzo di lastra in ottone preferibilmente di uno spessore
sottile, 4 o 5 decimi.....(Foto 2)
Ora dobbiamo piegare la ciappetta così ottenuta per farla aderire alla canna d'imboccatura. Per fare questo dobbiamo
prendere una spina di metallo di diametro leggermente più scarso della canna e bloccarla su una morsa.

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Poi, aiutandoci con un martello in nylon (va bene anche di ferro, in questo caso picchiate leggermente per non rovinare
troppo la ciappetta), cerchiamo di piegarla. (Foto 5)

Foto 2

Foto 5

Tagliate la lastra cercando di darle una forma che si adatta allo strumento.......(Foto 3)
Oppure, se avete la possibilità di procurarvi un blocco di piombo, prendete la spina di metallo e appoggiandola su di
esso picchiate con un martello fino a improntare il piombo......

Foto 3

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Foto 6

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Esempi - N° 10
Come estrarre le pompe bloccate.

Capita spesso che le pompe si bloccano nello strumento, in particolare quando finito di suonare non lo si lava e non si
ingrassano i maschi.
Possono risultare dure a levarsi anche di inverno o in ambienti molto freddi, perché il grasso tende a solidificare e di
conseguenza la pompa fatica ad uscire.
Vi consiglio di non appoggiare la campana dello strumento al vostro corpo mentre cercate di estrarre le pompe (Foto 1),
con la forza che ci mettete rischiate di accartocciare la campana, specialmente se avete un corno......
Ora verifichiamo se sono bloccate a causa del grasso o se i maschi sono ossidati.
Se il problema è appunto solo il grasso, basta scaldare un po' le femmine con un accendino per farlo sciogliere.
Cercate di tenere la pompa verso il basso quando scaldate, con la macchina rivolta verso l'alto per evitare che il grasso
sciogliendosi vada nei pistoni. (Foto 3 )

Foto 3

31
Foto 1

...meglio appoggiare lo strumento su di un fianco lasciando la campana libera. (Foto 2)


Adesso proviamo ad estrarla, per aiutarvi a levarla , inserite uno straccetto come da figura 4, in questo modo avrete più
presa e farete forza solo nella parte centrale.

Foto 2

32
Foto 4

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Strumenti antichi in miniatura
Questi che seguono, sono alcune riproduzioni di strumenti antichi in miniatura che ho realizzato nel tempo libero. Sono
tutti funzionanti; per funzionanti intendo dire che le canne all'interno dello strumento sono vuote, e se uno riesce (date
le dimensioni ridotte pochi riescono), può far uscire qualche nota.

Trombone Buccina, costruito in Belgio nel XIX secolo, caratteristica è la campana a forma di drago.
Caratteristiche della miniatura:
Realizzato in ottone con brillantini incastonati negli occhi, lo strumento misura completo di campana cm 22.
Canneggio dei maschi del trombone mm 4,0 x 5,0, femmine mm 5,0 x 6,0

Corno omnitotico costruito nel 1833 da C. J. Sax, conservato al New York Metropolitan Museum.
Caratteristiche della miniatura:
la campana ha un diametro di cm 27 e ha una larghezza di cm 8,5, i tubi della ritorta sono di mm 3,0 x 4,0.
Materiale usato: ottone.

Una tromba un pò particolare, costruita nel 1598 da Antonius Schnitzer di Norimberga, conservata nel Kunstmuseum di
Vienna.
Caratteristiche della miniatura:
Lo strumento misura dalla campana al bocchino cm 18, il canneggio nella parte cilindrica è del diametro di mm 4,0 per
5,0. materiale usato: ottone.

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Trombone tenore di George Ehe di Norimberga, costruito nel 1619 e conservato al Conservatorio di Parigi.
Caratteristiche della miniatura:
Realizzato in ottone, la campana misura cm 22 di lunghezza, la coulisse cm 23, completo cm 35.
I tubi dei maschi sono di diametro mm 4,0 x 5,0 e le femmine mm 5,0 x 6,0.

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Introduzione
Quasi tutti gli strumenti musicali dell'Europa medioevale vennero dall'Asia: o dal Sud-est per il tramite di Bisanzio, o
dall'Impero islamico attraverso il Nord Africa, o dal Nord-est attraverso la costa baltica. L'eredità diretta dalla Grecia e
da Roma sembra essere stata piuttosto insignificante, e la Lira è il solo strumento che potrebbe essere considerato di
probabile origine europea. Quindi l'Europa accoglie numerosissimi strumenti dalle altre culture limitrofe e lentamente
ma inesorabilmente li modifica secondo i propri usi e costumi fino a farli diventare i capostipiti degli strumenti musicali
che tuttora sono usati nell'esecuzione della musica del nostro tempo, sia classica che di altro tipo. Per quanto riguarda il
Medioevo e soprattutto il periodo intorno all'anno mille, va subito detto che gli strumenti musicali raramente entrano a
far parte delle esecuzioni di musica religiosa, come il canto gregoriano. Il canto cristiano fu infatti in origine un
semplice ampliamento della preghiera di lode a Dio secondo la tradizione ebraica ed è spiegabile che esso respingesse
ogni apporto strumentale.

La Musica
Boezio, De Musica, De Aritmetica, XIV secolo, Napoli, Biblioteca Nazionale, Ms. V.A. 14

Cantore e suonatori di viola e organo portativo


Anonimo, Theatrum Sanitatis: Organare cantum vel sonare, fine XIV sec, Roma, Biblioteca Casanatese.
Il rifiuto divenne ancor più rigoroso quando, trapiantata la chiesa in ambiente pagano, gli strumenti non potevano che
evocare musiche e riti pagani. Tra gli strumenti, solo l'organo fu ammesso a pieno titolo nei riti liturgici, ma ciò
avvenne non senza incertezze: un francescano, attivo nella seconda metà del secolo XIII, scrive in un suo trattato che
tutti gli strumenti erano interdetti per colpa degli abusi dei giullari, ad eccezione dell'organo usato in vari generi di
canto, nella prosa, nella sequenza e negli inni.

Tra gli strumenti antichi o nuovi che entrarono nell'uso liturgico, una particolare funzione fu riservata alle trombe sia
nelle processioni, sia per segnalare l'inizio della messa e, più tardi, il momento della consacrazione e dell'estensione del
pane consacrato. Il fiorire della polifonia, dopo l'anno mille, diede luogo al'intro1 duzione di esecuzioni strumentali, da
sempre considerate contaminazioni della musica secolare e ufficialmente messe al bando: si vedano i concili di Treviri
(1227), di Lione (1274) e di Vienne (1311). Nessun problema invece nella musica profana dove la
pratica strumentale è ampiamente documentata nelle cerimonie pubbliche e ufficiali, nei castelli e palazzi di signori e re,
nelle feste popolari di città o villaggi. Nei romanzi epici, ad esempio, il giullare accompagnava con il suo strumento il
cantore eseguendo la melodia con qualche lieve ornamento, improvvisando inoltre preludi e postludi ai versi cantati,
come informano alcuni testi teorici.

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Dal XIV e XV secolo numerose sono le testimonianze sugli strumenti musicali e il loro impiego contenute nelle fonti
letterarie, nei documenti d'archivio, nelle cronache, nei trattati teorici musicali e soprattutto nell'iconografia.
L'analisi delle immagini delle miniature, degli affreschi e i dipinti in generale permette alcune osservazioni sulla
utilizzazione degli strumenti musicali. Spesso le rappresentazioni sono divise in due categorie: nella prima si nota la
presenza di strumenti ad ancia e a bocchino quali cornamuse, cennamelle, bombarde e vari modelli di trombe; nella
seconda si osservano in gran parte cordofoni quali la viella, la ghironda, il liuto, la mandora (gittern), Tarpa e il salterio,
con la presenza aggiuntiva dell'organo portativo. Gli strumenti a percussione (tamburello e nacaires) ed il caratte-ristico
flauto ad una sola mano unito al tamburo (galoubet e tamburino) sembrano avere in molti casi una utilizzazione separata
dagli strumenti precedentemente citati, anche se in alcuni casi si uniscono agli strumenti a fiato.

Angeli musicanti
Anonimo della Scuola di J. Van Eyck,
XV sec, Madrid

Questa distribuzione sembra sottolineare una divisione già nota all'interno degli scritti teorici e letterari del tardo
Medioevo: quella tra strumenti "alti" e "bassi". Per esempio il termine haut e bas compare frequentemente nei
documenti di origine francese del Trecento e Quattrocento.
Il concetto di "alto" e "basso" non era naturalmente riferito né alla grandezza fisica né all'altezza dei suoni prodotti, ma
indicava in maniera inequivocabile l'intensità dei suoni emessi. In Italia fin dal XIV secolo si sottolineano le
caratteristiche timbriche i l'intensità di suono delle varie categorie di strumenti musicali. Alcuni teorici all'inizio del
Trecento mettono in relazione le so-norità ed il timbro degli strumenti con le finalità d'impiego l'ambiente, usando per la
descrizione delle caratteristiche sonore termini latini con significato di "fortezza" e "debolezza", "potenza" ed
"esiguità".
Nel Quattrocento un'autorevole testimonianza proviene dal teorico musicale Johannes Tinctoris il quale, parlando delle
cennamelle, delle bombarde e del trombone afferma che "comunemente questi strumenti messi insieme si chiamano
alti". Nelle stesse corti italiane, alle due classi di strumenti (alti e bassi) corrispondono, spesso, compiti differenti e, di
riflesso, anche diversa considerazione nell'ambito della concezione estetica del cortigiano. Non è un caso che tra gli
elenchi di custodi e mulattieri della corte di Urbino compaiano i nomi di suonatori di strumenti da guerra quali trombetti
e tamburini, che Federico da Montefeltro non amava molto ma che erano indispensabili per la professione di
condottiero.
Riguardo al gusto musicale del Duca, sono molto esplicite le parole scritte da un cronista dell'epoca: "non era
istrumento che la sua Signoria non avesse in casa. Dilettavasi assai del suono, e aveva in casa suonatori perfettissimi di
più istrumenti", degli strumenti "grossi non se ne dilettava molto, ma organi e istrumenti sottili gli piacevano assai".
Le schede sui singoli strumenti musicali inserite qui successivamente saranno organizzate rispettando in gran parte sia
questa suddivisione pratica tra strumenti "alti" e "bassi" sia l'altra grande suddivisione teorica e speculativa che ha
attraversato tutto il Medioevo a partire fin da Boezio: quella tra tensibilia (strumenti a corde), infla-tilia (strumenti a
fiato) e percussionalia (strumenti a percussione). Il supporto iconografico proviene in parte dalle bellissime miniature
del codice che raccoglie le Cantigas de Santa Maria di I Alfonso el Sabio (fine XIII secolo) e in parte da miniature,
affreischi e dipinti tratti dall'arte figurativa dal X al XV secolo. Lo stu-f dio iconografico rimane tuttora fondamentale
nella ricostruzione degli strumenti musicali medioevali, essendo pochissimi gli originali pervenuti sino a noi. La
situazione migliora per gli altri periodi storici successivi, man mano che ci si avvicina al nostro secolo: gli originali
sono più numerosi e ben conservati, e ovviamente l'iconografia non è più così fondamentale per la ricostruzione.

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Trombe
Nata anch'essa come strumento di segnalazione, la tromba naturale o chiarina si rivelò adatta anche per un uso artistico:
la grande lunghezza del tubo sonoro permetteva ai suonatori più esperti di articolare, esclusivamente per mezzo delle
labbra, melodie piuttosto complesse utilizzando i suoni armonici acuti dello strumento, operazione che con la tromba
attuale viene eseguita con l'aiuto di tre valvole a pistone che variano la lunghezza del tubo sonoro.
Non sono sopravvissute melodie medioevali per tromba, ma ciò non sorprende dal momento che ci troviamo di fronte a
un'arte i cui segreti venivano trasmessi soltanto oralmente e conservati gelosamente all'interno di una corporazione
professionale riconosciuta e tutelata.

Suonatori di flauto a tre fori


Alfonso el Sabio, Cantigas de S. Maria,
XVIII secolo, Escorial, Biblioteca del Monastero di S. Lorenzo, Ms. B.I.2. Miniatura

Possediamo solo una testimonianza indiretta sull'abilità dei suonatori più esperti i quali formavano un'apposita categoria
all'interno della stessa corporazione: tali divisioni di competenze erano così rigide che quando un esecutore di livello
inferiore si permetteva di suonare le note più acute o le melodie, invadendo così la professionalità dei suoi colleghi
riconosciuti come più esperti, poteva essere punito con multe salatissime o pene più gravi, fino alla fustigazione.
A partire dalla chiarina, nel tardo Medioevo si afferma un altro tipo di tromba nella quale l'intonazione delle note viene
effettuata variando la lunghezza del tubo sonoro. Denominata tromba "da tirarsi", in riferimento alla sua principale
caratteristica, essa adotta un principio che verrà successivamente applicato a uno strumento di più grandi dimensioni, il
trombone, le cui linee essenziali, anch'esse elaborate nel corso del XV secolo, sono rimaste sostanzialmente inalterate
fino a oggi.

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