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a.a. 2020-21
Rinaldo Evangelista
revangelista@luiss.it
Obiettivi del corso
• comprendere e ad analizzare la struttura dei settori, le
condotte/strategie e i risultati delle imprese (e le interazioni….)
Obiettivo: costituzione di uno spazio europeo per l‘istruzione universitaria nei quale
siano condivisi i principi fondamentali dei percorsi formativi e i risultati attesi
Servono da guida per l’organizzazione e pianificazione dei corsi di studio e dei singoli
insegnamenti
1. Conoscenza e comprensione
3. Autonomia di giudizio
4. Abilità comunicative
5. Capacità di apprendimento
Obiettivi del corso. Descrittori di Dublino (I)
Conoscenza e comprensione:
Autonomia di giudizio:
Al termine del corso lo studente avrà padronanza del linguaggio tecnico-economico ed avrà
acquisito terminologia specialistica in relazione alle strategie ed alla visione dell’impresa. Tali
capacità saranno promosse tramite la partecipazione attiva alle lezioni, la discussione in aula,
l’analisi di casi studio, specifici interventi seminariali di approfondimento, le verifiche scritte.
Capacità di apprendimento:
Al termine del corso lo studente sarà in grado di cogliere i fondamenti microeconomici che sono
alla base delle discipline manageriali, valorizzando le proprie competenze sia in ambito economico
sia in quello manageriale. In questo modo lo studente migliorerà la sua capacità di applicare, in
modo autonomo, a specifici contesti i temi affrontati e continuare ad approfondire, nel prosieguo
dei suoi studi, in chiave di continuità e complementarità le discipline economiche e quelle
manageriale
Presentazione del corso
Lezioni
• Martedì ore 16.15-18 ONLINE (Aula virtuale 61)
• Merc. ore 10.15-11.45 in presenza, aula: The Dome 1
• Giovedì ore 8 -9.30 in presenza, aula: The Dome 1
Due possibilità:
A. Esame sull’intero programma dalla sessione
estiva in poi
B. Prova parziale ½ programma + prova finale
Esame intero (fine corso)
• Prevede un’unica prova scritta con prova orale facoltativa.
• La prova scritta verte sull'intero programma
• Consiste in 4 domande a risposta aperta.
• In caso di valutazione almeno sufficiente, lo studente può
A) verbalizzare direttamente la valutazione conseguita;
B) chiedere di sostenere ex novo l’esame come prova orale
sull’intero programma.
• Non è possibile chiedere di sostenere la prova orale laddove la
prova scritta fosse stata valutata non sufficiente.
Esame con prova intermedia
• Prevede due prove scritte ed una prova orale facoltativa.
• La prova intermedia scritta verte sulla prima parte del programma e
consiste in due domande a risposta aperta, con un peso sulla valutazione
complessiva pari al 50%.
• La seconda prova scritta verte sulla seconda parte del programma e
consiste in due domande a risposta aperta, con un peso sulla valutazione
complessiva pari al 50%.
• In caso di valutazione almeno sufficiente ad entrambe le prove, lo studente
può verbalizzare direttamente la valutazione conseguita (media delle due
valutazioni).
• In alternativa, sempre in presenza di una valutazione almeno sufficiente, lo
studente nell’appello in cui ha svolto la seconda prova scritta può chiedere
di sostenere ex novo l’esame come prova orale sull’intero programma.
Esame con prova intermedia
• Non è possibile chiedere di sostenere la prova orale laddove
almeno una delle due prove scritte sia stata valutata non
sufficiente.
• L’eventuale prova orale può essere svolta solo nello stesso appello
in cui è stata sostenuta la seconda prova scritta.
• Una volta superata la prova intermedia sarà possibile completare
l'esame con la seconda prova scritta solo nella sessione estiva.
• Nel caso in cui uno studente, dopo aver superato la prova
intermedia, non dovesse superare l’esame nella sessione estiva, ai
successivi appelli dovrà sostenere l'esame in modalità completa.
• Successivamente alla sessione estiva, non sarà più possibile
integrare la prova intermedia con la seconda prova scritta.
Libri di testo e materiale didattico
1) «Economia industriale»
C. Scognamiglio Pasini, Luiss (qualsiasi edizione)
(maggior parte del programma/argomenti)
2) Economia industriale
J. Lipczynski, O.S. Wilson, J. Goddard, Perason,
2017
(solo alcuni capitoli)
Ulteriore materiale didattico
Piattaforma: http://learn.luiss.it:
Assicuratevi di essere iscritti alla piattaforma
dove troverete i lucidi delle lezioni e altro
materiale didattico
Collaboratrice di cattedra:
dott.ssa Chiara Ricci (w.cricci@luiss.it)
Introduzione
all’Economia industriale
Cap. 2 (Scognamiglio)
Rinaldo Evangelista
L’economia industriale
• Argomenti trattati
Cosa studia l’economia industriale?
• Industrial economics (Europa) o Industrial organization
(USA) costituisce un ramo dell’economia politica
(soprattutto micro)
• Studia i casi intermedi tra concorrenza perfetta e
monopoliio (oligopolio e concorrenza monopolistica)
• Studia il comportamento strategico delle imprese
all’interno dei diversi settori o industrie (che definiremo
in seguito)
• In questo corso analizzeremo anche le caratteristiche del
sistema industriale e innovativo italiano e le politiche
industriali nel contesto italiano ed europeo
Cosa studia l’economia industriale?
• Dal mondo astratto, stilizzato, iper-semplificato del
comportamento dei mercati, delle imprese e
consumatori della microeconomia (neoclassica) standard
(primo anno)
=> concorrenza perfetta……monopolio
• Al mondo reale….
uno più realistico e complesso… e aderente alla reale
eterogeneità delle strutture dei mercati, al
comportamento strategico delle imprese, al ruolo delle
politiche industriali…
Caratteristiche mercato concorrenza perfetta
6. Imprese price-taker
7. Tecnologia esogena
Economia industriale
• Va oltre la semplice dicotomia stilizzata
concorrenza perfetta e monopolio
COME E’ POSSIBILE?
Nel caso specifico, però, la protezione brevettuale è però scaduta da diversi anni
ed esiste un farmaco generico con le stesse proprietà ed efficacia venduto ad un
prezzo molti più basso.
3° DOMANDA: PERCHÉ LA COMPETIZIONE DI PREZZO NON FUNZIONA???
RISPOSTA Ruolo della pubblicità => percezione indotta nei clienti che lo
Zantac sia un prodotto migliore + mancanza di informazioni
complete (informazione imperfetta e asimmetria informative)
• L’innovazione
• Le politiche industriali
Economia industriale
Origini e principali approcci
Cap. 2 (Scognamiglio)
Rinaldo Evangelista
L’origine della moderna economia
industriale
• Marshall (Industry and Trade, 1919)
• La scuola di Harvard
• La scuola di Chicago
• L’approccio schumpeteriano-
evolutivo
La scuola di Harvard
Mason (1899-1992) e Bain (1912-1991)
• Paradigma “struttura-condotta-risultati”
Approccio S-C-P
Ovvero, quali sono i fattori alla base del potere di
mercato?
• La performance (di un mercato o di un settore)
dipende dalla ‘condotta’ dei produttori e dei
consumatori, che a sua volta dipende dalla
struttura del mercato
STRUTTURA del
MERCATO/SETTORE
Questioni aperte
• Endogeneità delle variabili di struttura
Struttura
Comportamento
Libertà di entrata
(contendibilità) Performance
La nuova economia industriale
Teoria dei giochi (von Neumann e Morgenstern; Nash)
Modelli di capitalismo
Cap. 4 (Scognamiglio)
Rinaldo Evangelista
Dimensioni/funzioni essenziali di
un sistema economico
2. Come si produce
(organizzazione della produzione)
vs
a capitalizzazione o ripartizione
QUESTIONI APERTE:
POSSIBILI CORRETTIVI
• Internal discipline:
Cap. 3 (Scognamiglio)
Chiara A. Ricci
Le unità di analisi principali
• Venditori (condizioni
di offerta)
• Acquirenti (condizioni
di domanda)
L’individuazione/definizione di un settore o mercato
Elementi di offerta
Elementi di domanda
ΔQ /Q
Elasticità ξD =
ΔP/P
Elasticità ΔQY/Q Y
ξDy/x =
incrociata ΔP /P
X X
Elasticità incrociata ξ=
ΔQY/QY
ΔPX/PX
• Della domanda
- Se maggiore di zero i beni sono sostituti
- Se minore di zero sono complementi
• Dell’offerta
- Se maggiore di zero i beni sono il risultato di produzioni
tecnicamente congiunte
- Se minore di zero sono beni sostituti dal lato
dell’offerta (le imprese possono spostarsi facilmente
da una produzione all’altra)
Problemi nell’identificazione dei mercati
• Fattori rilevanti:
Entità dei costi di trasporto
Disponibilità degli acquirenti a spostarsi
Barriere di natura tariffaria o non tariffaria
(Studio di casi antitrust)
Esempi
• Il caso del mercato del calcestruzzo –AGCM
(29/07/2004). Mercato locale (peso del cemento,
deperibilità del calcestruzzo): territorio della
provincia di Milano
• Eurostat
• OCSE
• Banca Mondiale
Economia Industriale
Rinaldo Evangelista
Qdx = f(Px, Py, Pz,…, Reddito)
date le preferenze
ΔQ /Q
x x
ξD =
ΔP /P
x x
Domanda individuale
• Quanto sareste disposti a pagare per una pizza?
Es. 10 EUR, anche se il prezzo nel menù è di 5 EUR.
Surplus del
consumatore
p'
Q' Q
La domanda marshalliana
• La forma e posizione dipendono da:
▪ Gusti e preferenze del consumatore
▪ Reddito monetario
▪ Prezzo di altri beni
Reddito
Beni inferiori
Quantità
La domanda marshalliana
𝐷𝐽 = 𝐷 − 𝐷𝑖
𝑖≠𝑗
p
Domanda totale
Domanda
residua
Dj D q
Domanda servita
dalle altre
imprese
Economia Industriale
Rinaldo Evangelista
Critiche alla domanda marshalliana
(al suo grado di realismo):
1. Costanza del sistema delle preferenze del
consumatore
2. Esistenza di una relazione reversibile e
differenziabile tra quantità prezzo e reddito
3. Realismo dell’ipotesi di max utilità soggettiva
4. Razionalità e autonomia del comportamento del
consumatore
5. Fattore tempo…
Revisione della teoria marshalliana
della domanda
• Difficile mantenere l’ipotesi di una funzione di
domanda collettiva, come somma delle singole
(indipendenti e a-temporali) funzioni di
domanda individuali
Fase di
saturazione
Fase di max
esplosione
Fase di
gestazione
tempo
Meccanismi di diffusione
Termini/concetti chiave:
• Criticità (raggiungimento di una massa critica di pionieri)
• Contatto-socio economico
• Reazione a catena
Gruppi secondario
La domanda marrasiana
applicata ai Beni intermedi
• Dirigenti/imprenditori pionieri
• Dirigenti/imprenditori «inseguitori» che si attivano:
▪ Per contatti con dirigenti pionieri
▪ In seguito alla concorrenza sui prezzi
Dt=A(Rt-Rt-1)+DSt
Domanda per incremento del parco + domanda di sostituzione
Domanda di beni di consumo durevole
Alcuni determinanti:
Qi=AF(PiQ j)
Principio di accelerazione:
data una variazione della domanda finale (Dt-Dt-1)
la domanda di investimenti varia in maniera molto più
sensibile (principio dell’acceleratore) in base al coefficiente
di proporzionalità A (rapporto capitale/prodotto)
Domanda di beni strumentali
It=A(Dt-Dt-1)+DSt
A= produttività del bene strumentale
rapporto K/output prodotto (fattore di
accelerazione)
D=quantità del prodotto finale
DS=domanda di sostituzione
➢ Tasso di interesse
➢ Liquidità
➢ Profitti correnti e attesi
➢ Grado di utilizzazione della capacità produttiva
➢ Tempo di aggiustamento
Capitolo 2
Produzione,
costi, domanda e
massimizzazione
del profitto
Teoria della produzione e dei costi
Dati:
- Il prezzo dei fattori di produzione
- la produttività media/marginale dei fattori
Costi
fissi
Cfissi
0 Quantità prodotta
Costi Variabili
I costi variabili sono quelli che variano in funzione del volume della
produzione.
Sono costi variabili quelli sostenuti per l’acquisto di materie prime, per
l’approvvigionamento di energia elettrica e così via.
C variabili
C fissi
0 Quantità prodotta
Costi Totali
SONO DATI DALLA SOMMA DEI COSTI FISSI E DEI COSTI
VARIABILI
Ct
Ct = costo totale
Costi Cv = costi variabili
Cv Cf = costi fissi
Cf
0 Quantità prodotta
Il Costo Marginale
Il costo marginale è invece l’incremento del costo totale a
seguito della produzione di un’ulteriore unità di prodotto.
ΔCT
CMa = ΔQ
Costo CMa
marginale
Il costo
marginale è
influenzato
Quantità prodotta dalle sole
spese variabili
Esistono altri tipi di costo?
Costo opportunità:
_
Funzione di produzione Q = f(L, K) Funzione dei costi C = f(Q)
Ogni successiva curva di costo medio di breve periodo si riferisce a una scala di produzione più ampia
Per produrre al livello più basso del costo medio di lungo periodo, l’impresa solitamente non opera al
punto più basso della funzione di costo medio di breve periodo
1. A livello di prodotto
✓ Macchine automatiche
✓ Indivisibilità dei fattori produttivi (principio dei multipli)
✓ Learning by doing
2. A livello di impianto
Regola empirica dei 2/3: se l’area di una superficie varia con un rapporto di 2/3 rispetto
alla variazione del suo volume, anche il costo di produzione di un’unità produttiva nelle
industrie di processo aumenterà di 2/3 rispetto alla crescita della propria capacità
produttiva
3. A livello di impresa
I. Approvvigionamento di materie prime
II. Promozione delle vendite
III. Raccolta del capitale
IV. Risorse e competenze di tipo organizzativo-manageriale
Produzione e costi di lungo periodo
Diseconomie di scala
Diseconomie di scala
Le diseconomie di scala si verificano quando, oltre una
determinata scala produttiva, i costi medi di lungo periodo
tendono a crescere all’aumentare della produzione
Economie di scopo
Le economie di produzione congiunta sono i minori costi
che si ottengono quando un’impresa produce due o più
prodotti usando le stesse risorse
Elasticità
Curva della
domanda
break-even
0 point Quantità prodotta/venduta
Rappresentazione grafica
punto di pareggio con costi non
lineari Ct 2
Rt
Area dell’utile Ct1
P Ct = costo totale
Costi P Rt = ricavi totali
Ricavi P = punto di pareggio
break- break-
0 even
point
even
point
Quantità prodotta/venduta
Ct1 Ct2
Domande per capire
La teoria
neoclassica
dell’impresa
La teoria neoclassica dell’impresa
Nella teoria neoclassica, modelli differenti descrivono la determinazione del prezzo e della quantità
prodotta per le diverse strutture di mercato
La concentrazione dell’offerta
(cap. 7 Scognamiglio)
Rinaldo Evangelista
Concentrazione: definizione
La concentrazione misura la distribuzione delle
imprese in un’industria per dimensione.
E’ alta quando:
«una larga porzione di un qualche aggregato
economico è detenuta da parte di una piccola
porzione di unità produttive e decisionali, la
quale domina l’aggregato» (Bain, 1959)
Struttura->Condotte->Prformance
e il ruolo della concentrazione
• Tipologia di prodotto
• Tecnologie utilizzate
• Utilizzo finale del prodotto
• Sul lato della domanda (grado di
sostituibilità/elasticità incrociata)
Facciamo riferimento alla
«concentrazione orizzontale»:
si prende in esame il numero e/o le dimensioni
relative di imprese che operano nello stesso
«stadio» o «fase» del processo produttivo
A, B, C: Diverse industrie/mercati
Maggiore la concentrazione e
diseguaglianza della quote di
mercato
-> maggiore sarà la concavità della
curva
• Rapporto di concentrazione
• Entropia
Indici di concentrazione assoluta. Le
variabili prese in considerazione
Output complessivo dell’industria
xi = output singola impresa
Elementi di base
dell’indice
Quota di mercato/offerta
della singola impresa
1
C= 0≤C≤1
𝑛
𝜎= 𝜎2
Dimensione media Varianza Deviazione
dell’impresa iesima della dimensione d’impresa standard
(scarto quadratico medio)
𝜎 Coefficiente di
c= ҧ variazione
𝑥 della dimensione
d’impresa
(indice di asimmetria
quote di mercato)
Non risente dell’unità di
misura
Indice di Hirschman-Herfindahl- (HH)
(con utilizzo del coeffic. variazione)
𝜎 Coefficiente di variazione
c= ҧ della dimensione
𝑥 d’impresa
= 1 in caso di monopolio
𝑐2 + 1 (c= 0; n=1)
Si può dimostrare che: 𝐻𝐻 =
𝑛 = 0 in caso di n che tende a infinito
Tiene conto
del numero
di imprese
Indice di Entropia
(mutuato dalla fisica)
• Indice che misura il grado di «disordine» o «incertezza» (quindi anche
interdipendenza) caratterizzante una data industria
• Correlato inversamente con la concentrazione – un maggiore numero di
imprese aumenta l’incertezza
• Tanto maggiore è il numero delle imprese tanto più difficile è il controllo delle
quote di mercato delle singole imprese (quindi minore potere di mercato)
1
𝐸= σ𝑁
𝑖=1 𝑠𝑖 ln
𝑠𝑖
- Nel caso di monopolio è zero (s=1; ln(1) =0)
𝜎
• Coefficiente di variazione c=
𝑥ҧ
%
cumulata
output
% cumulata n. imprese
Indice di Gini
• M1, M2, M3, M4: diverse industrie con diversi livelli di concentrazione
%
cumulata
output
% cumulata n. imprese
(dalla più piccola alla
più grande)
Coefficiente di variazione
𝜎 Deviazione standard
c= ҧ
𝑥 Media
2
1 𝑛 2
con σ = σ𝑖 (𝑥𝑖 -𝑥)ҧ
𝑛
Varianza
La varianza dei logaritmi della dimensione
d’impresa
2
n
1 xi
v2 = log
n i =1 xg
2) Approcci stocastici
Ipotesi 2 (+ realistica)
La distribuzione delle imprese
è log-normale
tende a spostarsi verso
l’origine degli assi.
Come si spiega?
legge di Gibrat (effetto proporzionato)
Tutte le imprese, indipendentemente dalla loro
dimensione hanno la stessa probabilità di crescita
proporzionale.
Ciò induce ad una crescente concentrazione e
distribuzione dimensionale log-normale
Approcci deterministici (SCP)
Numero di imprese
efficienti e
concentrazione
dipende:
Dal rapporto tra
Il ilvello domanda e la
Long-term average costs1 dimensione minima
efficiente
(D1/x1 o D2/x2)
Long-term average costs2 a seconda della curva
dei costi e forma della
curva di domanda
Nel caso di curve di
costo ad L:
il numero di imprese
efficienti presenti sul
mercato e il livello di
concentrazione sono
indeterminati
Concentrazione, margini di profitto ed
elasticità della domanda
Assumendo che le performance di un settore siano
misurate dal suo tasso di profitto p, si può
dimostrare che p (e il potere di mercato) dipende
da tre fattori:
3. Le condotte collusive
Indice di Lerner (potere di mercato)
E’ una misura del potere di mercato o margine di
profitto:
𝑝−𝑀𝐶
L=
𝑝
Se le funzioni di costo non sono omogenee:
𝑛 𝑝−𝑀𝐶𝑖
L=σ𝑖 𝑠𝑖
𝑝
o media ponderata dei margini di profitto delle
imprese di un settore
Indice di Lerner
Per un’industria nel suo complesso (in caso di
monopolio):
𝑝−𝑀𝐶 1
L= =
𝑝 𝜀
P=f(Q)=f(q1+q2+……. qn)
E il profitto della sigola i-esima impresa è uguale
𝜋𝑖 =p(Q) 𝑞𝑖 -𝑐𝑖 𝑞𝑖
𝑝−𝑀𝐶 𝐻𝐻
L= =
𝑝 𝜀
Modello con reazione
Se:
- poniamo (lambda) li come parametro che misura la congettura dell’impresa i-esima
sulla reazione in termini di quantità di tutti i propri concorrenti alle sue variazioni di
quantità (misura il livello di coordinamento/collusione tra le imprese).
- ipotizziamo che tutte le imprese abbiano la stessa funzione di costo e che ipotizzino
tutte lo stesso li,
il modello andrebbe verso una situazione di equilibrio in cui le quantità prodotte da ogni
singola impresa tenderebbero ad uguagliarsi.
𝑝−𝑀𝐶𝑖 1+𝜆
L= = (2)
𝑝 𝑛𝜀
Rinaldo Evangelista
Struttura->Condotte->Performance
e il ruolo delle barriere all’entrata
Differenza tra:
2) Barriere istituzionali
• Autorizzazioni e licenze
• Brevetti
• Dazi
• Altre restrizioni/misure di regolazione
• Barriere non tariffarie
BARRIERE ALL’ENTRATA
Determinanti (economiche)
• economie di scala
• differenziazione di prodotto
C = vq + K
v: costi variabili medi
q: quantità prodotta
K: costi fissi
v: costi
variabili
medi
Numero di imprese
efficienti e
concentrazione
dipendono:
Dal rapporto tra
Il ilvello domanda e la
dimensione minima
efficiente
(D1/x1 o D2/x2)
a seconda della curva
dei costi e forma della
curva di domanda
Economie di scala e barriere all’entrata
LE ECONOMIE DI SCALA
• Effetto reputazione
• Brevetti
• Non rivalità
Mancanza di incentivi alla
• Non escludibilità produzione del bene
(non copertura dei
costi/remunerazione degli
investimenti)
Costi marginali tendono a zero
Mancanza di una domanda
Prezzo/costo concorrenza pagante (free riding)
perfetta (ottimo paretiano)
tenderebbe a zero “Fallimento del mercato”
➢ Segreto industriale
➢ Lead-time
Microsoft fa leva sul potere che ha nel mercato dei sistemi operativi, per estendere
la sua posizione dominante anche nel mercato dei software multimediali
Effetti:
•Indebolimento della concorrenza
•Barriere all’entrata
•Riduzione margini scelta dei consumatori
Il caso/contenzioso Microsoft-Commissione
europea
Questioni/dimensioni da valutare:
Caratterizzata da:
• Esternalità di rete
Basi teoriche:
• Scuola di Chicago
• Concetto di barriere all’entrata di Demsetz
• Riferimento all’efficienza paratiena/statica non è applicabile
(visione Schumpeteriana del processo competitivo)
Il caso Microsoft-Commissione europea
CONDANNA:
I prezzi predatori:
consistono nel fissare temporaneamente i prezzi al di sotto
dei propri costi marginali (o dei costi medi variabili) per
scoraggiare l’entrata, per poi alzarli successivamente
Prezzo di eliminazione
prezzo in corrispondenza del quale una o più imprese sono costrette ad
uscire dal mercato
prezzo inferiore al costo marginale o variabile medio (Areeda-Turner)
Altre strategie di deterrenza all’entrata
2. Prezzo limite effettivo (o BSM) è quello che rende nullo il valore della
decisione di entrata (considerando il prezzo che verrebbe a determinarsi
dopo l’entrata
E livello
del
prezzo
R = 4 anni anni
Barriere all’entrata in contest dinamico e presenza di
economie di scala
Tenendo il prezzo al di
sopra del prezzo limite
ottengo temporaneamente
un profitto A alto, ma poi,
avrò una diminuzione dei
profitti pari a B
La differenziazione
cap. 9 Scognamiglio
Rinaldo Evangelista
Struttura->Condotte->Performance
e il ruolo della differenziazione dei prodotti
➢ Differenziazione verticale:
Tutti portano:
Le utilità nette
Conclusioni:
12
L’informazione e i costi di transazione
Informazione
• Ciascun consumatore investe nell’acquisizione di diverse tipologie di
informazione per uguagliare costo marginale a beneficio marginale
Costi di transazione
I consumatori sostengono un costo per passare a un prodotto
concorrente (switching cost) e quindi reagiscono diversamente alle
variazioni di prezzo
Informazione imperfetta e switching costs
➢ La differenziazione dei prodotti può anche essere il risultato non
di una differenza nelle caratteristiche ma differenze nei costi
dovuti a:
➢ Esempi:
Esempi:
➢ Ostacoli alla portabilità del numero telefonico
p → pM (p di monopolio)
2000
DH
SL
1000
DL
500 QH 500 QL
PH PL
Data la probabilità di SH SL
acquistare un’auto peggiore
la disponibilità a pagare (di
coloro che originariamente
domandavano auto di alta
qualità) diminuisce DH
1500
DM DM
Data la probabilità di
acquistare un’auto migliore
la disponibilità a pagare (di
DL
coloro che originariamente
domandavano auto bassa
qualità) aumenta
DH
1200
DM DM
DMM
DMM
DL
SH
PH PL
SL
DH
Il prezzo è
diminuito
talmente da
azzerare 1000
l’offerta di
DMM
auto buone
DL
0 QH 400 QL
Differenziazione: Il ruolo della pubblicità
Premesse:
• La presenza di gusti differenziati
• Il ruolo dell’informazione nella teoria del consumo/scelte
del consumatore
• La presenza di asimmetrie informative e switching costs
• Beni di convenienza
➢ Basso prezzo ed elevata frequenza di acquisto
➢ Più suscettibili all’effetto della pubblicità
• Beni di spesa
➢ Prezzo unitario più elevato e acquistati meno
frequentemente
➢ Meno suscettibili alla pubblicità
𝒔𝑻 𝜂+𝛼h
= P-MC
𝜂 + 𝛼h =
𝒑𝑸 P 𝜀
I problemi da affrontare:
2) Quale prezzo?
➢ Ipotesi:
1) ci sono due venditori di gelati in una spiaggia lunga 1 km,
ognuno ad un estremo
0 1
0 0,5 1 0 1
Impresa 1 0,5
Differenziazione di prodotto e potere di mercato
(la dimostrazione di questa parte del modello è trattata nella sezione 16.9.4)
Quali prezzi?
➢ È necessario definire i prezzi date le localizzazioni,
quindi:
Ipotizziamo che i 2
venditori siano localizzati
ai due estremi p1 p2’ + t(1-x) p2
Consideriamo un
consumatore collocato in
X
p1 ’ p1’ + tx
rappresentiamo i costi
complessivi che deve
sostenere per acquistare
dal rivenditore 1 oppure p2 ’
dal rivenditore 2
Impresa 1
0 x 1 Impresa 2
costi dati dal prezzo +
costi trasporto.
X 1-X
39
Costo totale per il consumatore nel modello di Hotelling
e individuare la
localizzazione in cui il p1’
costo è lo stesso
p2 ’
Il consumatore
posizionato sul punto x è
indifferente all’acquisto 0 x 1
del bene dall’impresa 1 o
2
1-X X
41
Costo totale per il consumatore nel modello di Hotelling
42
(Attenzione: Da qui in poi l’argomento viene trattato nel paragrafo 16.9.4)
Impresa 1 Impresa 2
1 𝑝2′ −𝑝1′ 1 𝑝1′ −𝑝2′
x= + 1-x= +
2 2𝑡 2 2𝑡
p1=p1’x-cx p2=p2’(1-x)-c(1-x)
Rinaldo Evangelista
La diversificazione
La strategia corporate di diversificazione si realizza
quando un’azienda decide di sviluppare nuove
produzioni in mercati nuovi anziché rafforzare la propria
posizione nel settore in cui già opera
➢ Crescita aziendale
IMPRESA
GENERAL ELECTRIC
Opera in moti settori della
Manifattura/servizi/finanza
MICROSOFT
Sistemi operativi
Motori di ricerca (Yahoo)
Telefonia
Misure della diversificazione
CM1=0.40 CM2=0.40
HH1=0.46 HH2=0.40
Fattori che determinano (vantaggi
dovuti a) la diversificazione
4. Aspetti finanziari
Effetti sui costi di produzione
Ripartizione di costi indivisibili su una più
ampia gamma di prodotti
Ciò si verifica nel caso delle spese/investimenti in
✓Pubblicità
✓Ricerca
✓Marca/Brand
Esempio:
Honda, noto produttore di motociclette. Questo ha
conferito all’impresa credibilità e riconoscimento nel
settore dei tosaerba,
consentendole di conquistare una buona fetta di mercato
senza ingenti investimenti in attività pubblicitarie o ricerca
Effetti sui prezzi di vendita
La diversificazione può essere attuata per segmentare la domanda del mercato e sfruttare
le differenti elasticità dei segmenti della curva di domanda con prezzi differenziati (vedi
capitolo Discriminazione dei prezzi)
Esempi:
Oréal (sfruttamento di diverse elasticità);
abbonamenti a windows più internet explorer (bundling sales);
stampanti e inchiostri compatibili (tying)
Diversificazione e vendite in bundling
Stagione teatrale con tre recite
Diversa disponibilità a pagare di A e B ai tre spettacoli:
Spettacoli in programma
Disponibilità a
pagare per il
Tipi di 1 2 3 pacchetto da 3
spettatori recite
A 100 70 70 240
B 70 100 70 240
ΔS ?
Crescita *
mercato Prodotti a bassa Prodotti alta
profittabilità profittabilità
Ma con buone e alta crescita
prospettive di
sviluppo
Dogs Cash cows
Prodotti alta
profittabilità
Settori da cui e bassa crescita
uscire (rendono disponibili
risorse da impiegare
in altri settori)
p - MC profittabilità
p
Diversificazione: profili finanziari
Un obiettivo del processo di diversificazione può consistere nel
compensare il fattore di rischio di un’industria/mercato con quello di
un’altra industria/mercato i cui risultati attesi non sono correlati
E il rischio:
𝜎= ത 2 𝑝𝑖
(𝑅𝑖 − 𝑅)
1
Diversificazione: profili finanziari (2)
Il ritmo della crescita, del valore della produzione e azionario possono essere
fortemente aumentati dal ricorso al (sovra)indebitamento e alle piramidi
societarie.
Altro insuccesso…