Prof. Marino
« La mente cerca senza trovare nei labirinti della filosofia: il cuore trova senza cercare nel giardino della
giovinezza. »
Ambrogio Bazzero
L’attività elettrica del cuore è scandita da tre segnapassi (pacemaker) che scaricano a frequenze (ƒ) diverse:
Il segnapassi con la velocità di scarica più elevata conduce il ritmo cardiaco. Il segnapassi ventricolare
permette che l’attività dei ventricoli (quella fondamentale) sia sempre mantenuta, anche al venir meno
degli altri. La conduzione del potenziale d’azione tra le cellule del miocardio avviene tramite gap junctions.
ECG
1
Onde:
Segmenti e intervalli:
- Tratto ST: periodo in cui le cellule ventricolari sono tutte depolarizzate e pertanto non sono
rilevabili movimenti elettrici. Da ciò deriva che di norma è isoelettrico. Si modifica con patologie
ischemiche.
- Intervallo QT: sistole elettrica, cioè il tempo in cui avviene la depolarizzazione e la ripolarizzazione
ventricolare. La sua durata varia al variare della ƒ cardiaca, generalmente si mantiene tra i 350 e i
440ms. Un allungamento può predisporre ad aritmie.
1) Normale
2) Onda Q manca, onda S è accentuata, onda R normale
3) (Come sopra, inverso)
4) Totalmente negativo. Detto, complesso QS tipico dell’infarto esteso
5) (Come sopra, inverso)
6) Detto, complesso RSR’ tipico del blocco di branca dx
2
Registrazione dell’ECG
Derivazioni classiche, bipolari:
3
L’asse elettrico del cuore è il vettore dell’onda di depolarizzazione (si veda la + alle derivazioni e la
morfologia delle onde elettriche sul tracciato).
+ = deflessione positiva
– = deflessione negativa
Il voltaggio è uguale all’intensità del vettore.
Es. DII V max e +
La gran massa dell’informazione elettrica proviene dall’attivazione elettrica dei ventricoli. Perciò si può dire
che l’asse del cuore corrisponde all’asse del complesso QRS.
In condizioni normali l’asse del cuore è compreso tra 0° e 90°. Può modificarsi in condizioni patologiche.
4
Il triangolo di Einthoven risponde a semplici regole:
Il sistema triassiale
5
Derivazioni unipolari
Oggi si usano in totale 12 derivazioni. Alle 3 bipolari di Einthoven si aggiungono 3 derivazioni unipolari (e 6
precordiali).
Il sistema esassiale
6
Vediamo un esempio (è più facile nella pratica che nella teoria…):
Questo asse cardiaco è normale. Voltaggio massimo in DII. Inoltre c’è da dire che è positivo (sull’ECG guarda
verso l’alto!), quindi il vettore sarà lungo la linea positiva (quella continua) della derivazione DII nel sistema
esassiale (quella seghettata è la porzione negativa). Linea isodifasica in aVL (non punta né verso l’alto né
verso il basso). Et voilà! Asse cardiaco trovato: + 60°.
Se l’asse cardiaco normale è compreso tra 0° e + 90°, ci possono essere diversi tipi di deviazioni
patologiche:
Come stabilire facilmente il quadrante in cui cade l’asse cardiaco? Semplice regola: si guarda DI e aVF.
Normalmente l’asse T è compreso tra 0° e + 90° (circa + 60°), ossia coincide grossomodo con l’asse QRS.
L’angolo QRS – T deve essere minimo. In condizioni patologiche tende ad aumentare. L’asse P è molto
preciso ed è importante identificarlo. Considerando la posizione nel cuore del NSA (da cui parte l’onda di
depolarizzazione P) esso deve puntare verso DII +. Nelle aritmie, un focus ectopico può modificare l’asse P.
7
Destrocardia: patologia congenita per cui il cuore, posizionato al centro del torace, punta verso dx dagli
assi P e QRS si identificare questa anomala posizione del cuore.
- Fine Ia lezione -
- 1 quadratino = 1 mm = 40 msec
- 1 quadrato = 5 mm = 200 msec
- 5 quadrati = 25 mm = 1 sec
- 2 quadrati = 10 mm = 1 mV
- Asse di P normale (diretto in basso e a sx, con onde P positive in DI e aVF o in DI e DII).
- Ogni onda P deve essere seguita da un QRS e, viceversa, ogni QRS deve essere preceduto da una P.
- L’intervallo PR compreso tra 0,12 e 0,2 sec ed è costante da battito a battito.
- La ƒ deve essere costante e compresa tra 60 e 100 bpm.
Derivazioni precordiali
Le derivazioni agli arti esplorano l’attività cardiaca sul piano
verticale, le derivazioni precordiali riportano l’attività sul piano
orizzontale.
8
Le onde riferite a queste derivazioni saranno quindi: – in V1 e V2, isobifasiche in V3 e progressivamente più
+ in V4, V5 e V6.
Tratto ST
Il tratto ST è molto importante e normalmente si trova sulla stessa linea dell’intervallo PQ. In condizioni
patologiche, generalmente ischemiche, può slivellare.
Analisi dell’ECG
Iniziamo a capire come approcciarci a un tracciato ECG. Innanzitutto bisogna valutare:
1. Ritmo e frequenza:
- Intervallo PR
- Anomalie dell’onda P
- Aritmie
2. Complesso QRS:
- Durata
- Asse elettrico medio
- Anomalie
3. Tratto ST e onda T (ripolarizzazione ventricolare)
- Angolo QRS-T
- Anomalie
4. Intervallo QT
Ipertrofia
Incremento della massa ventricolare per aumento del volume dei cardiomiociti, dovuto a condizioni
genetiche o, più frequentemente, a cause patologiche (↑ del carico: sx ipertensione sistemica; dx
ipertensione polmonare).
Può essere di comune riscontro nel neonato, dovuta all’apertura della circolazione polmonare.
9
Ipertrofia ventricolare sinistra:
- Onda P ampia e bifida in DI (2 punte = depolarizzazione più marcata. Vettore sx > vettore dx).
- Onda P ampia, bifida e – in V1.
10
Dilatazione biatriale:
- Onda P in V1: prima deflessione puntuta + (atrio dx), poi – (atrio sx).
1. Ipertrofia ventricolare dx
- Tratto ST sottoslivellato
- QRS – T allargato
2. Ipertrofia ventricolare sx
- Tratto ST sottoslivellato
- Angolo QRS – T allargato
11
3. Blocco di branca
- Tratto ST sottoslivellato
- Angolo QRS – T allargato
4. Juvenile pattern
- Onda T invertita da V1 a V4
- Detto anche ‘T giovanile’; a lungo ritenuto normale nei soggetti giovani, recenti studi sono
volti a comprendere se tale condizione possa nascondere cardiopatie congenite anche
gravi.
5. Effetto digitalico
- Tratto ST discendente ‘a scodella’
- Questo reperto indica che la somministrazione di digitale è efficacie
6. Ripolarizzazione precoce
- ‘Distacco’ alto del tratto ST
- Ritenuto non patologico in soggetti giovani, si cerca di capire se possa nascondere
cardiopatie congenite
12
7. Pericardite
- Tratto ST sopraslivellato
- Onda T invertita
9. Angina pectoris
- Onda T invertita
13
11. Aneurisma ventricolare
- Tratto ST sopraslivellato
- Onda T invertita
12. Ipokaliemia
- Onda U prominente
13. Iperkaliemia
- Onda T alta e appuntita
14. Ipocalcemia
- Intervallo QT allungato
14
15. Ipercalcemia
- Intervallo QT accorciato
1. Onda Q patologica
- Profondità superiore a 1/3 dell’intero complesso QRS
- Durata di almeno 0,04 sec
- = infarto
2. Sopraslivellamento del tratto ST
- = lesione
15
3. Inversione dell’onda T
- = ischemia
(Infarto = tessuto necrotico; lesione = tessuto destinato a morire ma ancora vitale; ischemia = danno meno
intenso)
L’onda Q patologica è da riferirsi all’assenza di potenziale proveniente dall’area infartuata (zona di non
segnale).
Il sopraslivellamento del tratto ST indica una lesione subepicardica (diversamente da una lesione
subendocardica, che provoca sottoslivellamento del tratto ST). E’ perciò un indice del grado di profondità
della lesione ischemica. In generale lo strato subendocardico è maggiormente sensibile all’insulto
ischemico: le coronarie decorrono in superficie e sui vasi penetranti la parete cardiaca è sempre presente
un gradiente di compressione < riserva coronarica. Si parla quindi di lesione transmurale, ossia non più
limitata alla zona subendocardica ma che si espande verso il subepicardio.
Queste tre alterazioni all’ECG possono non mostrarsi insieme, tuttavia è importante notare che il tracciato
si modifica nel tempo: danno evoluzione riparazione. L’onda Q patologica rimane a testimonianza
dell’insulto ischemico subito dal cuore e risolto per riparazione cicatriziale (che non riporta comunque alle
condizioni iniziali).
16
Localizzazione dell’infarto
(Badate bene che si tratta di una ‘distinzione grossolana’!)
- Laterale
Alterazioni in aVL, DI, V5, V6 (derivazioni di sx, vedono il margine ottuso del cuore)
- Inferiore (diaframmatico)
Alterazioni in DII, DIII, aVF
- Apicale
Alterazioni in DI, DII, DIII
- Anteriore
Alterazioni in V1, V2, V3, V4 (in genere lesione della coronaria discendente anteriore)
- Posteriore
Alterazioni in V1, V2 onda R ↑ di voltaggio o predominante (‘è un po’ strano…’)
Infarto non Q
Parlando in sindrome coronarica acuta si possono distinguere tre presentazioni cliniche:
- Angina instabile
- IMA con ST sopraslivellato infarto transmurale (appena trattato)
- IMA con ST sottoslivellato infarto non Q
Si tratta di un infarto solo subendocardico: non si genera l’onda Q patologica perché non si crea il buco
elettrico transmurale. Sono tuttavia visibili alterazioni del tratto ST e dell’onda T.
17
Disturbi della conduzione atrio – ventricolare:
1. Blocco AV di I° grado
- Intervallo PR > 0,2 sec
- Tipo Mobitz I
L’intervallo PR si allunga progressivamente fino a quando un complesso QRS viene saltato
(periodismo di Luciani – Wenckebach). Lesione al di sopra del fascio di His (sovraissiano).
18
- Tipo Mobitz II
L’intervallo PR è normale, il complesso QRS manca improvvisamente. Lesione sottoissiana.
Viene in genere indicato il rapporto tra onde P e complessi QRS: 2:1, 3:1, 4:1, etc…
19
Blocco di branca
Lesione delle branche del fascio di His:
- BBS
- BBD
- BBS + BBD
BBD:
BBS:
20
- Fine IIIa lezione -
- Deviazione assiale dx
- Piccola onda R in DI e piccola Q in DIII
- Intervallo QRS normale o prolungato fino a 0,1 sec
- No segni di ipertrofia ventricolare dx
21
Blocchi bifascicolari:
Malattia da anomala conduzione cardiaca. E’ caratterizzata dalla presenza di uno o più fasci atrio-
ventricolari accessori, che raggirano il NAV e causano una pre-eccitazione ventricolare, esponendo il pz ad
aritmie. Durante la vita fetale, atri e ventricoli sono collegati da numerosi fasci che scompaiono dopo la
nascita, fatta eccezione per uno: il fascio di His. Tuttavia, in questi pz possono persistere anche altri fasci.
(Per chi se lo stesse chiedendo, ho già controllato: il sig. Parkinson di questa sindrome non è lo stesso
signore del disturbo extrapiramidale!)
Malattia determinata dalla presenza di una via accessoria che connette tessuto atriale e fascio di His,
bypassando l’effetto ritardante del NAV.
- Intervallo PR corto con QRS normale per ampiezza e durata (il prof. dice solo intervallo PQ ridotto)
22
Aritmie
Sintesi della ƒ di scarica dei segnapassi cardiaci:
23
1. Anomala generazione dell’impulso
La formazione dell'impulso avviene a causa di variazioni localizzate di correnti ioniche. Vi sono due
cause principali di formazione dell'impulso che possono condurre ad aritmie: l'automatismo e
l'attività triggered.
Lo stimolo depolarizzante trova una branca bloccata in entrata, ma dopo essere stato condotto
attraverso l’altra branca non incontra nuovamente il blocco. In questo modo il ciclo ricomincia e si
genera un’aritmia da rientro. Questo meccanismo è alla base di flutter atriali, WPW e altri generi di
aritmie ventricolari.
Tachicardia parossistica:
In base al punto in cui si origina la contrazione del cuore, può essere distinta in:
- Sopraventricolare (TPSV)
- Ventricolare (TPV)
Atriale nascita di foci ectopici nell’atrio che scaricano a una ƒ maggiore del NSA.
Aritmia sinusale:
Il cuore è controllato dal NSA, però l’intervallo RR non è fisso ed è condizionato dall’attività respiratoria. È
una condizione tipica del giovane.
24
Blocco senoatriale (S – A):
Il NSA scarica regolarmente, ma sporadicamente si crea un blocco in uscita: di conseguenza un’onda P non
è seguita dal QRS.
Arresto sinusale:
Il NSA si arresta e vi è una fase isoelettrica, con l’intervento del NAV (‘battito di scappamento nodale’).
Identificabile per il complesso QRS più corto. Se ci sono pause lunghe con sintomi, si ricorre al pacemaker.
Extrasistole atriale bloccata → grazie al blocco del NAV non si trasmette ai ventricoli e si visualizza come
un’onda P anomala non seguita da QRS.
Tachicardia atriale:
Si riconosce per ƒ altissima (160-250 bpm), QRS stretto (poiché lo stimolo nasce in alto) e onda P anomala.
Frequentemente questa patologia si associa a cuori normali e giovani ed è dovuta a microrientri. Tale
aritmia è spesso sensibile a manovre vagali (vomito provocato, valsala prolungato, compressione bulbi
oculari, etc…). E’ curabile mediante la distruzione dei circuiti di rientro.
25
Flutter atriale:
Aritmia da rientro nell’atrio dx (250-350 bpm), nella quale il NAV funge da filtro e non fa passare tutti gli
stimoli, ma conduce solo con frequenza 2:1, 3:1 o 4:1. I complessi QRS sono stretti e le onde P sono a
“dente di sega”.
ƒ = 350-600 bpm.
Patologia ipertensiva che si aggrava con l’età. Presenta esaltata eccitabilità/automaticità o fenomeni di
micro-rientro con onde molto irregolari e molto veloci. Il blocco NAV fisiologico fa passare pochi battiti:
QRS con intervalli irregolari, micro onde P irregolari e irriconoscibili. Si corregge con il defibrillatore. Può
non essere corretta dalla digitale (↑ filtro NAV).
Ritmo giunzionale:
26
Gli atri possono essere depolarizzati prima, dopo o contemporaneamente ai ventricoli. In alcuni casi gli atri
possono non venir depolarizzanti a causa di un blocco di uscita.
Tachicardia giunzionale:
27
Segnapassi migrante:
Il segnapassi migra alternativamente tra NSA e NAV e, a seconda di ciò, si modifica l’onda P.
Tachicardia sopraventricolare:
‘E’ la diagnosi scazzo che si fa alle 4 di mattina durante il turno di guardia, al pz che arriva con un ritmo
accelerato chiaramente non patologico…’
Ritmo ventricolare:
Ritmo idioventricolare:
28
Battiti prematuri ventricolari (BPV):
Si possono confondere con extrasistoli provenienti dagli atri, ma questi trovano il miocardio dei ventricoli
ancora non completamente ripolarizzato dal precedente battito e conseguentemente si visualizzerà un
complesso QRS slargato e anomalo.
In genere, a un’extrasistole fa seguito una pausa che può essere compensatoria (se la somma del periodo
dell'extrasistole più la pausa è uguale a due cicli sinusali) o non compensatoria (se la somma è minore). Le
extrasistoli atriali hanno di solito una pausa non compensatoria, quelle ventricolari hanno una pausa
compensatoria.
Se non vi è pausa, se cioè l'extrasistole si inserisce semplicemente fra due battiti sinusali successivi, viene
detta extrasistole interpolata.
29
BPV monolocali:
BPV polifocali:
BPV – Coppie:
BPV – Bigeminismo:
30
BPV – Fenomeno ‘R su T’:
Si tratta di una contrazione ventricolare prematura che capita durante la ripolarizzazione ventricolare (onda
T).
Dopo la contrazione, per un breve intervallo di tempo, detto ‘periodo di refrattarietà’ le fibre muscolari
non sono in grado di reagire ad un impulso elettrico. Durante tale intervallo le fibre sono ripolarizzate e
tornano allo stato di riposo. Il periodo di refrattarietà ventricolare avviene durante la fasce ascendente
dell’onda T. Durante quest’intervallo noto anche come ‘periodo vulnerabile’, il cuore è particolarmente
esposto alla fibrillazione ventricolare (alcune fibre sono già ripolarizzate, altre no!).
Tachicardia ventricolare generata da foci ectopici nel ventricolo. La depolarizzazione segue un percorso
strano e ci sono dissincronie nella funzione ventricolare. Durata > 30 sec (anche se si autolimita).
31
TV – Intermittente:
TV – Torsione di punte:
Aritmia composta da continue modifiche riguardanti il QRS, che sembra ruotare come in una torsione
intorno alla linea isoelettrica. Si innesta su prolungamenti del QT. Il quadro è molto grave.
Il ritmo cardiaco è controllato da un centro ventricolare che si depolarizza con una frequenza di scarica più
elevata di quella che si osserverebbe in condizioni di blocco di branca completo.
Assomiglia ad una tachicardia ventricolare ma è una condizione benigna e perciò non si tratta!
32
Flutter ventricolare:
ƒ = 250-350 bpm. Il tracciato presenta un andamento sinusoidale in cui non è possibile riconoscere specifici
elementi. Tende a degenerare in fibrillazione ventricolare!
Fibrillazione ventricolare:
Totale disorganizzazione meccanica dei ventricoli, causata da contrazioni ‘vermicolari’ del miocardio
ventricolare. Si tratta di una condizione molto grave che comporta inefficienza della gittata sistolica. Se non
trattata evolve in asistolia. E’ una delle principali causa di morte improvvisa. Può essere risolta tramite
cardioversione.
- Fine Va lezione -
33
Diagnostica ad ultrasuoni: l’ecocardiogramma
Ultrasuoni = onde meccaniche sonore, non udibili dall’orecchio umano; ƒ > 20 kHz.
La fisica è semplice. Si utilizza un cristallo piezoelettrico (ossia, capace di una d.d.p. quando soggetti ad una
deformazione meccanica) all’interno di un trasduttore. Si generano onde sonore ad alta ƒ e bassa
lunghezza d’onda ultrasuoni. Come tutte le onde meccaniche si propagano con diversa velocità nella
materia (ricordare che il corpo umano, peraltro, è composto da più dell’80% di acqua). Seguono una
traiettoria lineare fino a quando non incontrano una superficie riflettente tessuto. A questo punto
interviene la legge di Snell.
La tecnica diagnostica si basa sul recupero dell’onda ar (riflessa). Conoscendo V1 si può ricavare
informazioni sulla morfologia del tessuto. Il concetto è assimilabile a quello dell’eco.
Normalmente si utilizzano diverse ƒ perché non tutti i toraci sono uguali (es. neonati). ↑ƒ = ottima
risoluzione ma bassa penetranza.
Ma come si costruisce un’immagine ecocardiografica? Il fascio di ultrasuoni penetra nel tessuto come una
lama verticale, perpendicolarmente alla sonda.
34
Metodologie
Il primo metodo (cronologicamente parlando) di ecocardiogramma prende il nome di M – mode (=
monodimensionale).
Prendiamo ora in considerazione la valutazione della funzionalità del ventricolo sx con ecocardiogramma M
– mode. Durante il suo normale lavoro il VS va incontro a cicli di contrazione e rilascio. Questi movimenti
vengono registrati all’ecocardiografia come un’onda pulsatoria sulla carta millimetrata.
Notate nell’immagine che Dd corrisponde al diametro diastolico del ventricolo, seguito da Ds che è
naturalmente il diametro sistolico. Sopra si può vedere il confronto con il tracciato ECG e con il
fonogramma (suoni S1 e S2). Da questa analisi si può ricavare un’informazione importante per valutare il
funzionamento del ventricolo: la frazione di eiezione quantità di sangue (%) che il ventricolo espelle
rispetto al suo contenuto iniziale (i.e. diastolico). Il valore è considerato normale se: EF > 55%.
35
Esistono formule per calcolare l’EF:
Si deve però tener conto di un altro parametro, la frazione di accorciamento delle fibre cardiache.
Normalmente è: L > 23%.
[ ]
L’M – mode è imprecisa sul piano spaziale, ma molto precisa sul piano temporale (il tracciato è riportato
sulla carta millimetrata).
Oggigiorno si utilizza però una tecnica ecocardiografica diversa dall’M – mode. La tecnica moderna,
comunemente utilizzata in reparto, prevede di muovere la sonda avanti e indietro così da trasformare la
‘lama’ di ultrasuoni in un cono esplorando un’area maggiore si ottiene un’immagine del cuore
anatomicamente.
Tuttavia le onde sonore impiegano un tempo t ad andare e tornare, perciò giungeranno al trasduttore con
un certo ritardo. Si deve giungere ad un compromesso: se ↑ la larghezza dell’immagine, la riproduzione del
movimento ↓ (e viceversa).
Ora due parole sulla metodica ecodoppler. Si sfrutta l’effetto Doppler: se un’onda sonora colpisce un
bersaglio in movimento, l’onda riflessa presenta una ƒ diversa rispetto a quella iniziale (↑ o ↓ a seconda
della direzione del moto del bersaglio) in funzione della velocità. Nel corpo umano il ‘bersaglio mobile’
possono essere i globuli rossi e quindi il flusso sanguigno in generale.
Registrando la ∆ƒ si può ricavare la v del sangue. In condizioni normali è v = 1 m/s. Ma dalla fisica sappiamo
che il flusso attraverso un vaso chiuso è: . Perciò in caso, ad esempio, di stenosi valvolare v ↑,
mentre in caso di aneurisma di un vaso v ↓.
La pressione che muove il sangue all’interno del vaso può poi essere ricavata attraverso la legge di
Bernoulli (semplificata): . Tuttavia, questo valore può essere sottostimato se la direzione
di propagazione dell’onda sonora che utilizziamo non è perfettamente parallela a quella del flusso
sanguigno (condizione di effetto doppler ‘completo’).
L’ecocolordoppler è infine una metodica che aggiunge una registrazione colorimetrica della direzione del
flusso (rosso/blu) e della velocità. Se il flusso si muove alla normale velocità di 1 m/s, il colore sarà
uniformemente rosso o blu. Al contrario, le turbolenze e le variazioni di velocità danno luogo ad un
‘mosaico’ di colori di diversa intensità. Ciò è importante, ad esempio, per individuare vizi valvolari o
alterazioni vasali.
Ultimo arrivato nella diagnostica ad ultrasuoni, l’ecocardiogramma in 3D. Questo permette una dettagliata
valutazione anatomica della patologia cardiaca, in particolare difetti valvolari e cardiomiopatie.
L’ecocardiogramma è una tecnologia diagnostica che costa poco, è sicura e può fornire molte informazioni
utili. Ergo, ci piace molto!
36
Approcci ecocardiografici
L’esame prevede una esatta sequenza di tagli.
37
3. Apicale
Si esegue con pz in decubito sx, quando il cuore si trova a contatto con la parete cardiaca.
La sonda viene posizionata sull’itto della punta.
Sono possibili due visioni: a 4 camere e a 3 camere.
Nella visione a 4 camere la sezione di taglio passa per la crux, l’intersezione tra setto
interventricolare e valvole atrio – ventricolari. Importante per diagnosticare anomalie congenite,
soprattutto in pediatria.
Si possono osservare: AS e VS, AD e VD (a sx!), le valvole atrio – ventricolari (ricorda che la
tricuspide si trova più in alto della mitrale.
(L’immagine è presentata con il cono rivolto verso il basso. Questo è tipico degli ecocardiogrammi
fatti in pediatria. In cardiologia, convenzionalmente, il cono si trova in alto.)
4. Sottocostale
La sonda viene posta sotto il processo xifoideo dello sterno.
Si possono osservare: VD, AD, valvola tricuspide, valvola polmonare.
N.B. Per convenzione l’imaging ecocardiografica è presentata dal basso, quindi la sx è in realtà la dx! (Come
quando si guarda una persona stesa stando ai piedi del letto…).
38
Immagini ecocardiografiche
Apicale a 4 camere
39
Sottocostale
Ecocardiografia transesofagea
Si può osservare come un lembo della valvola mitrale si sia sganciato dal muscolo papillare e sia entrato
nell’AS (eversione).
Ecocolordoppler
40
Ecocolordoppler
41
Terapia per elettrostimolazione: il pacemaker
Per pacemaker, termine inglese che significa ‘segnapassi’, s’intende un apparecchio capace di stimolare
elettricamente la contrazione del cuore quando questa non è assicurata in maniera normale dal tessuto di
conduzione cardiaca.
Pacemaker:
Se il nodo del seno non funziona, un'altra porzione del tessuto cardiaco
assumerà il ruolo di pacemaker, solitamente a una ƒ minore del NSA.
Se il pacemaker batte a una frequenza inferiore a 40 bpm (bradicardia), la contrazione cardiaca non sarà
emodinamicamente stabile, e si renderà necessario l'utilizzo di uno stimolatore cardiaco esterno,
impiantabile o meno.
Stimolatore cardiaco:
Lo stimolatore cardiaco è un dispositivo medico, che funge da ausilio alla funzione cardiaca di soggetti nei
quali il normale ritmo non risulta emodinamicamente adeguato.
Inventato dal canadese John Hopps nel 1950 ha oggi assunto un ruolo preminente nella terapia di molte
malattie cardiache, sia per impedire aritmie indotte da una patologia cronica, sia per prevenire alterazioni
del ritmo cardiaco ad insorgenza sporadica che possono avere prognosi infausta.
Le persone che portano uno stimolatore cardiaco possono svolgere attività professionali, sportive e di
tempo libero come di consueto.
Funzione:
42
Gli elettrodi possono essere bipolari (anodo e catodo entrambi interni al cuore) o monopolari (catodo nel
cuore e anodo solitamente costituito dalla custodia metallica dello stesso stimolatore cardiaco).
I circuiti, la batteria e gli altri componenti interni dello stimolatore sono racchiusi in una cassa ermetica
realizzata in titanio. Il dispositivo viene impiantato, per via chirurgica, sotto cute fino a quando, esaurita la
batteria interna, deve venire espiantato e sostituito con uno nuovo.
Le dimensioni fisiche dello stimolatore cardiaco sono molto contenute: peso circa 21 g, 7x6x1 cm. Funziona
alimentato da particolari batterie, solitamente Litio-Iodio, con un'autonomia di circa 7/8 anni (il dato è
puramente indicativo).
Tipologia:
Per la denominazione degli stimolatori cardiaci vengono utilizzate cinque lettere, il cui significato segue
questo schema:
Alcuni tipi:
o Stimolatore VVI:
Il più frequentemente utilizzato, indicato per la bradiaritmia nella fibrillazione atriale (FA). Poiché
stimola direttamente i ventricoli si ottiene un'onda atriale retrograda con contrazione atriale su
valvola AV chiusa.
o Stimolatore AAI:
Usato nei deficit isolati della funzione sinusale con conduzione AV intatta. Il paziente non deve
avere fibrillazione atriale intermittente. La stimolazione avviene se la ƒ minima attesa non è
soddisfatta. L'attività propria del seno inibisce lo stimolatore. Il vantaggio è che permette di
conservare la sincronia AV, con un miglioramento, rispetto a VVI del 20%, della portata cardiaca.
43
o Stimolatore DDD:
In un paziente con blocco AV lo stimolatore a doppia camera sequenziale permette di intervenire in
caso di défaillance sinusale e/o nodale. Miglioramento della portata cardiaca.
o Stimolatori R:
VVI-R è indicato nelle bradiaritmie con FA.
DDI-R nelle malattie di entrambi i nodi SA e AV.
Questi permettono un adattamento in tempo reale alle attività di tutti i giorni. La ƒ viene
parametrata, per esempio, all'intervallo QT, alla frequenza respiratoria, all'attività muscolare
(misurando l'impedenza), alla temperatura, al tasso di ossigeno e altro.
o Stimolatori antitachicardia:
Indicati in caso di tachiaritmie ventricolari recidivanti con rischio di morte improvvisa, in particolar
modo la fibrillazione ventricolare (FV). Agiscono per defibrillazione, cioè un'elettrostimolazione di
frequenza superiore a quella del pacemaker ectopico.
Achtung! Questo non è stato spiegato a lezione. Puoi leggerlo per interesse personale oppure ignorarlo
spensieratamente. L’importante è che se capita nel compito poi non ti lamenti. Liberamente tratto da
Wikipedia (speriamo sia tutto giusto!).
- The end -
E dopo tutta la fatica per realizzare questa dispensa, vi preghiamo… Studiate l’ECG!!
© Novara 2011
44