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L’ACCOMPAGNAMENTO
SPIRITUALE
INTRODUZIONE
Di solito i cambiamenti sono graduali. Spiritualmente siamo come un
bambino che nasce, cresce piano, lasciando a un lato le abitudini egocentriche e
imparando ad amare Dio e al prossimo. Ma bisogna cercare di vivere secondo lo
Spirito di Dio.
Stiamo in un mondo strano e pazzo nel quale si corre e non c’è tempo per
riflettere su se stessi e che dire di dare tempo all’ascolto; con questa piccola
ricerca voglio ribadire che è necessario per la vita l’avere una guida spirituale e
anche psicologica, che ci guidi nel cammino verso la santità alla luce dello Spirito
Santo.
Questo lavoro è diviso in tre parti: la prima parte è la storica, nella quale
troviamo che già dall’antichità si guidava le anime verso un bene, ma solo con il
monachesimo sa da un vero inizio alla guida spirituale, una guida da un credente
maturo a un altro credente che desidera crescere nella sequela di Cristo. I monaci
sono cercati per cristiani che chiedono di essere educati nella lotta spirituale e
nella lotta contra i demoni. Gli studiosi riconoscono nel periodo tridentino la
nascita dell’istituzione della direzione spirituale nel senso vero come modello di
guida delle anime.
Nella seconda parte vediamo come si può essere guidati e anche come
poter guidare anime bisognose, non solo in un cammino di formazione al
sacerdozio o alla vita consacrata. Bisogna proporre degli obiettivi concreti a chi
vuole essere accompagnato perché la sua lotta sia positiva, proporre un ideale, con
degli obiettivi che insistano non solo in togliere i difetti ma anche in acquisire
delle virtù e chiamare ogni cosa con il suo nome. Così avranno il coraggio di
seguire una ascensione verso una relazione più vicina con Dio. Anche vedremmo
4
che prima di cercare una guida bisogna pregare perché sia la persona giusta che
possa aiutarci a camminare verso Dio, anche il come dev’essere una guida
spirituale, che sia preparata soprattutto spiritualmente.
1
A.GRUN, L’accompagnamento spirituale nei padri del deserto 4ª edizione 2012
2
Dizionario Teologico della vita consacrata “Direzione Spirituale” pag. 560
6
Gli scritti dei Padri monaci esigono dal padre spirituale che sia
“pneumatikos”, ricolmo di Spirito Santo. Secondo Ireneo, è spirituale l’uomo nel
quale lo Spirito Santo ha collegato e permeato anima e corpo. Il padre spirituale
deve anche avere due prerogative: una è conoscere i misteri divini e l’altra aver
indagato il cuore umano. “Cardiognosi” così i greci chiamavano il dono della
conoscenza del cuore.
I monaci mettono in guardia dalla tentazione di voler essere padri
spirituali e guidare altri prima di aver vinto la battaglia contro le passioni e i vizi.
Il frutto di tale battaglia è la conoscenza di sé. Il monaco impara a osservare i
propri atteggiamenti sbagliati e a lavorare su sé stesso, per non essere più
condizionato da potenze demoniache, bensì dallo Spirito Santo. Il padre spirituale
aiuta chi si rivolge a lui a osservare i propri pensieri, ad analizzare e sconfiggere
le proprie passioni, finché non è libero da tutti i pensieri e sentimenti che lo
turbano e quindi è aperto a Dio. Moltissimi detti dei Padri sono risposte a
domande spesso estremamente generiche: “Cosa devo fare?”, “Dimmi una
parola!”. Le risposte possono essere molto diverse, a seconda delle condizioni del
postulante. Gli antichi Padri intuiscono evidentemente ciò di cui il postulante ha
bisogno per progredire verso la verità per incontrare Dio e consegnarsi a Lui. Il
monaco deve osservare un unico esercizio o due o tre aspetti della vita. Se li vive
con coerenza, progredirà internamente su questa strada, capirà chi è Dio e quale è
il senso della sua vita.3 L’abate è il padre dei monaci e non in senso
metaforico, in quanto partecipa della paternità di Dio. I fondatori mendicanti
furono considerati come veri padri, maestri di vita e guide spirituali. Nel secolo
XVI, Sant’Ignazio, nella Compagnia di Gesù, raccomanderà al rettore che “si
osservino le costituzioni, vegliando sopra tutti, con molta cura”; a tutti ordina che
a questo rettore “aprano la coscienza propria in tempi determinati o quando se ne
offra motivo”. Insieme al rettore stabilirà maestri di spirito, che collaborino con
lui in questo cammino di crescita nello spirito. 4
3
A.GRUN, L’accompagnamento spirituale nei padri del deserto 4ª edizione 2012 pagina 38
4
Dizionario Teologico della vita consacrata “Direzione Spirituale” pag. 561. Edizione italiana. Ed.
Ancora Milano
7
È sorprendente quanto sia semplice per i monaci la strada verso Dio. Non
hanno sviluppato alcun metodo complicato ma confidano che sia la semplicità ad
aprirsi.
Il padre spirituale è proprio colui che incoraggia i fratelli. Ciò si ritrova in
molti detti dei Padri: “in nessun caso il fratello deve andarsene rattristato, perché
così non piace a Dio”; La cella rimette in sesto il monaco stanco e vacillante e lo
unisce a Dio. L’assistenza spirituale deve creare prima uno spazio di fiducia nel
quale l’altro sia sempre più in grado di affrontare la propria verità. Perciò il padre
spirituale deve intuire ciò che va bene per l’altro. Il dono di saper distinguere
esige che ci si immedesimi nell’altro, che lo si comprenda, che si tenga conto del
suo anelito e delle sue condizioni, della sua storia e delle sue ferite e che gli si
consigli ciò che può aiutarlo a progredire nella sua situazione. Un’altra maniera di
incoraggiare e rinfrancare chi cerca consiglio è quella di mostrargli con esempi e
confronti qual è la sua situazione e come può progredire.
Tra i primi monaci l’assistenza spirituale non è soltanto una cosa di uomini,
bensì in ugual misura anche da donne. Non si fa differenza né per la capacità né
per i contenuti che uomini e donne comunicano. Talvolta le stesse risposte sono
attribuite indifferentemente a uomini o donne. Contrariamente ai filosofi greci che
negano alle donne la capacità di filosofare, i Padri della chiesa e i primi monaci
esaltano le donne per il fatto di avere la stessa forza ascetica, anzi le considerano
talvolta superiori agli uomini per “virilità”. Nei detti attribuiti alle donne troviamo
spesso immagini e paragoni femminili. La madre Sincletica, per esempio,
paragona la “stabilitas” al comportamento di una madre uccello:
“Se ti trovi un cenobio, non cambiare luogo: ne riceveresti gran danno: come
l’aquila che si allontana dalle uova le rende improduttive e sterili, così si
raffredda e muore la fede di un monaco o di una vergine, se errano di luogo in
luogo” (Detti 6, 194,II). 5
5
A. GRUN L’accompagnamento spirituale nei padri del deserto 4ª edizione 2012. Cfr. pag.
84,85
8
6
A. GRUN L’accompagnamento spiritual. nei padri del deserto 4ª edizione 2012. Cfr.
pagg.121,122
9
7
⁷ Dizionario Teologico della vita consacrata “Direzione Spirituale” pag. 562ss
10
terra per poter riuscire nel rimbalzo verso Dio. Quindi la via che porta a Dio è un
discendere nella propria realtà. Il buttarsi nel proprio profondo avviene partendo
dal peccato. È proprio il peccato che mi costringe ad abbandonare gli ideali
spirituali da me costruiti per “buttarmi giù” nel sotterraneo della mia anima. Ivi
incontrerò il mio cuore insieme a Dio; ivi troverò la scala per salire a Dio.
Se noi leggiamo alla luce dell’immagine – simbolo della scala di
Giacobbe, i dodici gradini dell’umiltà in Benedetto ci porteranno ogni volta in un
vicolo cieco in cui Dio si farà conoscere, svelandosi dopo, una strettoia. Allora
essi saranno quelle pietre di inciampo da funzionalizzare in sante pietre d’altare a
testimonianza della presenza di Dio. I dodici gradini descrivono la graduale
trasformazione dell’uomo: della sua volontà (gradini 1-4), dei suoi pensieri e
sentimenti (gradini 5-8) e del suo corpo (gradini 9-12). Ciò che ci interessa è il
gradino 5 che avviene attraverso il colloquio. Manifestando al padre spirituale da
quale pensieri e sentimenti siamo mossi, chiariamo a noi stessi il nostro modo di
pensare e di sentire. La trasformazione dei propri sentimenti non avviene
rimuovendoli e reprimendoli, ma parlandone con un confratello esperto. Se li
manifesto non mi distolgono da Dio, ma rivelano le mie nostalgie più profonde.
Nel confronto con la propria realtà, non si elude la propria debolezza e impotenza,
ma ci si riconcilio con la propria mancanza di voglia e il mio vuoto. I gradini nono
e decimo si riferiscono al nostro parlare e alla nostra voce. La nostra voce
manifesta se siamo in sintonia con Dio, se siamo permeabili a Dio, oppure se
diamo voce a noi stessi. Il nostro ridere di cui Benedetto parla al undicesimo
gradino fa riferimento al ridere dei rendenti, alla letizia per la propria liberazione
8
.
La direzione spirituale nell’Opus Dei cerca espressamente l’orientamento
della vita interiore e l’esercizio delle virtù cristiane, perché ciascuno sappia
realizzare con spirito cristiano tutti i suoi compiti come servizio a Dio e alle
anime. La direzione spirituale personale è una pratica molto antica e comune nella
vita della chiesa, complementare ad altre attività catechetiche, formative e
dottrinali di carattere più collettivo. In un senso più ampio e generico si può
8
Anselm Grün Meinrad Dufner “Spiritualità dal basso” Editrice Queriniana Brescia
2005. 2011 pag. 41-43
11
risalire allo stesso Gesù Cristo e all’epoca apostolica; Con la direzione spirituale
si è cercato sempre di dare un sostegno soprannaturale e umano nel cammino
personale di santità di ciascun cristiano, d’accordo con la propria vocazione
divina, e con la corrispondente proiezioni apostolica. Il suo fine è stato sempre ed
è esclusivamente spirituale, e sono individuali i suoi grandi frutti nella vita di
tante anime di tutti i tempi. 9
9
Dalla Carta Pastorale del 2/X/2011 nella quale Mons. Javier Echeverria tratta qualche
aspetto della formazione per la vita spirituale e la nuova evangelizzazione. (tradotto dallo
spagnolo all’italiano) Carta pastoral Mons. Javier Echevarría Prelado del Opus Dei Roma.
10
Quaderni di studi “Cristo è la pienezza” la formazione cristiana tra
accompagnamento spirituale e relazione terapeutica. A cura di Laura Salvo e
Angela Tagliafico. Roma: Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, 2017
12
11: EV 1/315). La santità viene offerta a ogni credente come possibilità concreta e
non semplicemente come un ideale vago e indeciso. 11 Dio non ci parla soltanto
della Bibbia e per mezzo della Chiesa ma anche attraverso noi stessi, attraverso i
nostri pensieri e sentimenti, attraverso il nostro corpo, i nostri sogni e anche
attraverso le nostre piaghe spirituali e le nostre debolezze.
I monaci antichi iniziavano proprie passioni della conoscenza di se stessi
per conoscere e incontrare il vero Dio. Grün fa delle domande nella spiritualità
dall’alto: come dev’essere un cristiano? Cosa deve fare? Quali atteggiamenti deve
incarnare?. Questa spiritualità deriva dal grande desiderio umano di migliorare
sempre di più, di salire sempre più in alto. La spiritualità dal basso è la via
dell’umiltà. Il riconciliarsi con la nostra umanità, con il peso della nostra
materialità, con il nostro mondo istintuale e le nostre ombre. L’umiltà è il
coraggio della propria verità. Per poter crescere l’uomo ha bisogno di modelli: un
personaggio cresce all’ombra di un altro personaggio. Quindi la spiritualità
dall’alto è tendere a un ideale e che i santi possono anche aiutarci nel cammino
alla santità12: forse la loro vita non è stata sempre perfetta, però anche in mezzo a
imperfezioni e cadute hanno continuato ad andare avanti e sono piaciuti al
Signore. 13
11
Luce e guida nel cammino. Manuale di direzione spirituale. Benito Goya. EDB Bologna 2008
inserire pagina
12
Anselm Grün Meinrad Dufner “Spiritualità dal basso” Editrice Queriniana Brescia 2005.
2011
pag. 7-14
13
“Gaudete et Exsultate” esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo
contemporaneo. Papa Francesco 2018 editrice Vaticana). No. 3
13
14
Direzione spirituale spagnolo. Luis M. mendisàba “Direccion Espiritual teoria y
practica” Biblioteca de Autores Cristianos. Madrid - MMVII pag. 273-275
15
Giuseppe Forlai “La Compagnia dello Spirito”. Breve introduzione alla Direzione
Spirituale. Gruppo Editoriale Città Nuova Febbraio 2017 pag. 13,14
14
un poco la famigliarità con una visione spirituale delle cose e della vita e avere
acquisito l’attitudine al discernimento con la più grande docilità allo Spirito.
Ci sono inoltre dei doni dello Spirito Santo che sono necessari per una
valorizzazione di una direzione spirituale: il primo è il dono dell’Intelletto, ossia
quell’habitus attraverso il quale comprendiamo la causa delle cose. Risalire alla
15
causa delle cose. Questo dono porta alla conoscenza di sé nella verità, cioè davanti
a Dio. Il secondo dono è quello della Scienza. Esso fa comprendere come quello
che succede dentro e fuori di noi può aiutarci a crescere nella vita in Dio. Il dono
della Scienza è l’arte di comprendere le cose, i fatti le esperienze; la Scienza è una
“porta” verso il mistero. Poi c’è il dono della Sapienza, con il quale, per grazia
dello Spirito, possiamo giudicare noi stessi, gli altri, la storia, come la giudica
Dio. Il sapiente sa che contro ogni evidenza la storia è in mano a Dio, non agli
uomini. In conclusione: per vivere bene la direzione spirituale bisogna coltivare
l’Intelletto, la Scienza e la Sapienza. Questi tre doni fanno si che si arrivi al dono
del Consiglio, per mezzo del quale sappiamo cosa scegliere. Il padre spirituale
non deve mai essere messo nella condizione di dire che cosa fare. 16
La direzione spirituale nelle diverse tappe della vita, con i mezzi di cui
dispone: il colloquio, il piano di vita…, non è se non uno strumento al servizio
della crescita spirituale; il suo esercizio è espressione dell’azione dello Spirito,
che né riposa né lascia riposare chi si lascia guidare da lui. 17
Infine, con coloro che camminano ormai verso la fase unitiva della vita
spirituale, la guida diverrà sempre più discreta ed essenziale nelle sue indicazioni,
svolgendo una funzione di semplice accompagnamento che esprime bene la sua
presenza accanto al cristiano che ormai vive in una relazione di pienezza di fede.
L’aiuto spirituale è una vera e propria esperienza spirituale e più precisamente, è
un’educazione al discernimento spirituale e alla docilità sempre maggiore del
cristiano allo Spirito Santo. L’accompagnamento spirituale costituisce quindi una
mediazione, affinché il cristiano, seguendo le orme di Gesù, il Figlio amato,
scopra l’amore infinito del Padre, si apra progressivamente alla sua azione
provvidente e risponda con fede, speranza e carità sempre maggiore, al suo
progetto salvifico su di lui. Egli compie un’opera che parte da lui, quale sua
sorgente e che nel suo obiettivo finale incammina ogni persona all’unione con lui.
Lungo la sua esistenza Gesù si è lasciato guidare dallo Spirito nel compimento
della sua vocazione e missione. Giovanni della Croce ricorda che: “Lo Spirito
17
Santo è l’agente e la guida spirituale delle anime, delle quali non tralascia mai di
prendersi cura; le guide invece, non sono agenti ma solo strumenti per guidare,
per mezzo della fede e della legge di Dio, secondo lo Spirito dato a ciascuno dal
Signore”18.
18
(Giovanni della Croce, “Fiamma viva d’amore”, B. 3,46 in opere complete, Edizioni ocd. Roma
1982, pag. 800).
18
19
Quaderni di studi “Cristo è la pienezza” la formazione cristiana tra accompagnamento
spirituale e relazione terapeutica. A cura di Laura Salvo e Angela Tagliafico Roma:
Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, 2017. pag. 30-33
19
20
Luce e guida nel cammino. Manuale di direzione spirituale. Benito Goya. EDB Bologna
2008 Cap. 2 caratteristiche della direzione spirituale inserire pag.30-33
21
Anselm Grün Meinrad Dufner “Spiritualità dal basso” Editrice Queriniana Brescia 2005.
2011 pag. 46-51
20
motivo più indicativo per operare una scelta si fonda sul fatto dell’essere stati
chiamati o scelti gratuitamente per compiere tale forma di vita. Esso susciterà, il
desiderio di corrispondere a tale dono gratuito di amore personale con una risposta
degna e altrettanto benevola e gratuita. I segni della scelta divina, si manifestano
nel contesto di un’intenza vita spirituale, nutrita di orazione, di spirito di servizio
di ansia per identificarsi pienamente con Cristo e di far conoscere la sua
liberazione. Questi segni costituiscono il requisito di base del discernimento
spirituale; da soli, pero, non bastano: devono essere completati dai criteri
psicologici di discernimento vocazionale. Negli ambienti vicini alla psicologia, si
tiene conto unicamente di questo che consiste nell’osservare le capacità nella
persona per una risposta sufficiente e i suoi possibili condizionamenti
motivazionali. Dev’essere infatti, una risposta integrale, dinamizzante e unificante
dell’intera esistenza. Il soggetto prende coscienza dell’elezione di cui stato
oggetto. L’accoglie come un segno dell’amore divino e realizza la propria
vocazione e missione specifica in costante ascolto delle nuove chiamate e in
continua fedeltà nelle varie circostanze e situazioni, nell’amare con tutta la mente,
con tutto il cuore e tutte le forze. 22
23
Anselm Grün Meinrad Dufner “Spiritualità dal basso” Editrice Queriniana Brescia 2005. 2011
pag.52,54
24
composto da questi due fattori: retta intenzione e piena libertà. Poi c’ una
motivazione valida che equivale essenzialmente alla “retta intenzione”. È stata
descritta come il desiderio di una decisione piena alla gloria di Dio o come “la
volontà chiara e decisa di consacrarsi interamente al servizio del Signore”.
24
“Psicologia e Vita Consacrata” Benito Goya. Edizione San Paolo Milano 1996 (Psicologia e
accompagnamento spirituale) pag. 40-53ss
26
fatto qualche corso di Teologia della vita consacrata, perché la fede, la preghiera e
successivamente le abilità sociali riempiono tutta la loro vita. Senza la fede
personale, un psicoterapeuta è solo un tecnico competente, serio, professionale,
aggiornato che sa lavorare i suoi disturbi, ma è opportuno, ad esempio, conoscere
il dinamismo del discernimento spirituale, altrimenti non si possono comprendere
i meccanismi di difesa che si attivano durante questo percorso e le insicurezze che
possono emergere, quando si va incontro a una professione perpetua u ordinazione
sacerdotale. Questi incontri sono sempre molto delicati, in quanto né terapeuta e
né il direttore può tradire il segreto del paziente ma entrambi possono dare una
valutazione del percorso senza mai entrare nel foro interno. La persona è un
sistema olistico su quattro dimensioni: mente, cuore, comportamento, spiritualità,
che devono stare in armonia, altrimenti si rischia che la persona agisca in modo
disfunzionale.
Se da un lato la consapevolezza favorisce scelte consce, cioè l’essere
presente a se stessi in ogni cosa che si fa, per un cristiano essere consapevoli
significa aver affrontato consapevolmente alcuni passaggi esistenziali, quali: aver
chiaro che non abbiamo in noi le ragioni ultime della vita; accettare l’irriducibile
solitudine che accompagna ogni scelta valoriale autentica; accogliere il proprio
essere limitato o, se vogliamo, la propria creaturalità. Cioè nella consapevolezza
che siamo limitati, che da soli non possiamo essere efficaci, e che non sempre è
possibile dare le risposte.
La stessa psicologia è una disciplina scientifica in continuo divenire, dal
momento che studia la persona nel suo continuo cambiamento in una società
complessa, che può portare l’uomo a “sincronizzarsi alla complessità del nuovo,
aprendosi alle sue sfide “. Quando un terapeuta lavora con pazienti consacrati
deve curare molto la sua formazione umana e spirituale, in quanto viene richiesto
una competenza che va al di sopra della tecnicità. Il terapeuta deve conoscere
bene la vita che fa il paziente, il modello carismatico, e le esigenze della
congregazione o della diocesi di qui fa parte. Fin dal primo colloquio, o
psicoterapeuta dev’essere empatico, accogliente per creare il clima che favorisca il
paziente e li permetta aprirsi e parlare del suo problema di cosa l’ha spinto a
chiede aiuto, deve esercitare un ascolto attivo, e un’osservazione attenta per
27
Nella sua conclusione dice che il terapeuta deve sempre tenere presente
che dal momento che nella relazione fin dall’inizio vi è una maggiore vicinanza
emotiva, non deve mai perdere la sua obiettività, né dare mai nulla per scontato,
dev’essere sempre attento e rigoroso nel rispettare il setting terapeutico, che è
costituito dalla “domanda del paziente, il ruolo del terapeuta, la simmetria della
relazione l’ambiente di riferimento, la durata della terapia, la modalità d’incontro,
il compenso”. Il terapeuta che lavora in ambito spirituale è molto più esposto,
primo per il suo rapporto con Dio che comunque la sua parte più intima della vita
e secondo perché può cambiare il contesto di riferimento delle sedute.
Per concludere i punti di forza di istaurare una relazione terapeutica in
ambito spirituale fiducia che sono: la facilita la velocità dell’alleanza terapeutica;
la stabilità di un legame che si costruisce rimane nel tempo; la capacità che il
paziente consacrato o sacerdotale ha nel fare introspezione e quindi accelerare il
risanamento delle ferite ed il percorso di psicoterapia; la crescita nella fede, lo
sperimentare la grazia ed il poter influire sul miglioramento di tante altre vite che
vivono al contatto con lui. Il terapeuta, lo aiuta a crescere sempre di più nelle
proprie competenze, conoscenze e capacità, ma a lo stesso tempo a mantenersi
umile per continuare a camminare con i piedi impastati di fango ma con lo
sguardo sempre puntato verso il cielo. 25
Nella conclusione di questo lavoro sia la proff. Tagliafico che la proff.
Salvo hanno realizzato, quindi riporto parte di questa conclusione; Il tema
dell’accompagnamento spirituale e della relazione terapeutica, possiamo
affermare che la psicologia, nei vari modelli con qui viene applicata, offre alla
fede cristiana un punto di appoggio che richiama da vicino gli intenti originali a
cui quest’ultima s’ispira. Infatti, entrambe hanno a che fare con una stessa persona
25
Quaderni di studi “Cristo è la pienezza” la formazione cristiana tra accompagnamento spirituale
e relazione terapeutica. A cura di Laura Salvo e Angela Tagliafico. Roma: Ateneo
Pontificio Regina Apostolorum, 2017 pag 52,53.
30
che crede, spera e ama. È l’essere umano con tutte le sue facoltà di ordine
intellettuale spirituale e psichico, ma anche con tutti i suoi limiti, colui che si
mette alla sequela di Cristo, egli è il soggetto principale sia dello studio teologico,
sia dello studio psicologico. La vocazione dell’uomo a dialogare con Dio e ad
amare i valori evangelici, non può attuarsi senza la sua responsabilità e la sua
capacità di decisione. Dio infatti, agisce rispettando la libertà degli uomini,
aiutandolo a utilizzarla meglio e a rivolgersi a Lui con sempre maggior impegno.
Con l’aiuto della psicologia si può aiutare la persona a raggiungere una maggior
libertà concreta e una migliore disponibilità a seguire Cristo, la fede cristiana non
può che trarne vantaggio.
Dal punto di vista teologico, la critica positiva alla psicologia consiste nel
riconoscere l’apporto rilevante che tale scienza può fornire alla crescita spirituale
del credente e nel farla propria, in quanto rappresenta un progresso autentico delle
nostre conoscenze (Gaudium et Spes. 36).
26
Quaderni di studi “Cristo è la pienezza” la formazione cristiana tra accompagnamento spirituale
e relazione terapeutica. A cura di Laura Salvo e Angela Tagliafico. Roma: Ateneo
Pontificio Regina Apostolorum, 2017 pag. 173-176
32
CONCLUSIONE
E non è tutto una guida spirituale c’è bisogno anche nella parte psicologica e
questo lavoro mi ha aperto gli occhi a pensare così perché sia la guida spirituale
che la guida psicologica soprattutto nel tempo di formazione per la vita consacrata
e sacerdotale vanno della mano, e che mi hanno aiutato ad essere più coerente
nella scelta e nel vivere la vita quotidiana in relazione con me stessa, con gli altri e
con Dio. E considero che anche tutti i cristiani potrebbero anche vivere la stessa
33
BIBLIOGRAFIA
FONTI
Dalla Lettera Pastorale del 2/X/2011 nella quale Mons. Javier Echeverria tratta
qualche aspetto della formazione per la vita spirituale e la nuova
evangelizzazione. (tradotto dallo spagnolo all’italiano) Carta pastoral Mons.
Javier Echevarría Prelado del Opus Dei Roma, 2-X-2011
SUSSIDI
STUDI
Luce e guida nel cammino. Manuale di direzione spirituale Benito Goya. EDB
Bologna 2008 Cap. 2 caratteristiche della direzione spirituale.
Giuseppe Forlai “La Compagnia dello Spirito”. Breve introduzione alla
Direzione Spirituale. Gruppo Editoriale Città Nuova Febbraio 2017
INDICE
INTRODUZIONE 3
CONCLUSIONE 30
BIBLIOGRAFIA 34
INDICE
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